Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 21 febbraio 2020

Venerdì 21 febbraio.La Preghiera di Riparazione

Ricordiamo che oggi, venerdì, è il giorno dedicato alla Preghiera di Riparazione secondo le modalità [qui], complete delle Litanie del Sacro Cuore, che trovate qui
Rimaniamo fedeli al nostro impegno nella preghiera di riparazione e continuiamo a pregare perché sia sventata l'introduzione della cosiddetta Messa ecumenica ora perfino amazzonica, che vanifica il Santo Sacrificio. Per non parlare dei cambiamenti di paradigma che usano il funambolismo linguistico per condurre verso rivoluzionari orizzonti inesplorati fuori dalla Via maestra. Si profilano all'orizzonte anche gli esiti inquietanti del Sinodo dell'Amazzonia [qui] mentre vanno moltiplicandosi ogni giorno profanazioni e blasfemie che ci spingono alla Riparazione,
Preghiamo per come viene contristato il Signore nella Sua Chiesa, nel nostro Paese e nell'Occidente già cristiano e nel degrado ingravescente che lo attanaglia specialmente in questo tempo, in cui vediamo prevalere le forze che promuovono un “nuovo umanesimo” senza Cristo, che dovrebbe rimpiazzare il “vecchio”, fondato sulle nostre radici cristiane. Preghiamo anche perché il Signore stenda le Sue mani sulla Cina e sul mondo intero per preservarlo dai rischi di contagio virale a spirituale che incombono su noi tutti.
Invochiamo Cristo Signore che ci ha ammonito che “senza di Lui non possiamo far nulla” (Gv 15, 5) e chiediamo l'intercessione della Vergine, Madre Sua e nostra, perché voglia stornare tutti i pericoli, i mali e le insidie in tutti gli ambiti del vivere civile e religioso dove Lui possa tornare a regnare. Preghiamo anche perché il Signore voglia presto darci Santi Pastori che possano guidare i fedeli in questa epoca di smarrimento, di confusione e di empietà e sostenga coloro che si espongono con parresìa.

Offerta della giornata al Sacro Cuore di Gesù
Cuore Divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, in unione al Sacrificio Eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno in riparazione dei peccati e per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del Divin Padre. Amen.
* * *
Riflessione settimanale
Dai «Discorsi»
di San Bernardo, abate

(Disc. «De diversis», 15; PL 183, 577-579)
Cercare la sapienza
Procuriamoci un cibo che non perisce, compiamo l'opera della nostra salvezza. lavoriamo nella vigna del Signore, perché possiamo meritarci il nostro denaro quotidiano. 
Agiamo alla luce della sapienza che dice: Colui che compie le sue opere alla mia luce, non peccherà (cfr. Sir 24, 21). «Il campo è il mondo» (Mt 13, 38), dice la Verità. Scaviamo in esso e vi troveremo il tesoro nascosto. Tiriamolo fuori. Infatti è la stessa sapienza che si estrae dal nascondiglio. Tutti la cerchiamo, tutti la desideriamo. 
Dice: «Se cercate, cercate davvero; convertitevi e venite!» (Is 21, 12). Mi chiedi da che cosa convertirti? Distogliti dalle tue voglie. E se non la trovo nelle mie voglie, dove la posso trovare questa sapienza? L'anima mia infatti la desidera ardentemente. Se la desideri certo la troverai. 
Però non basta averla trovata. Una volta trovatala occorre versarla nel cuore in misura buona, pigiata, scossa e traboccante (cfr. Lc 6, 38). Ed è giusto che sia così. Infatti: Beato l'uomo che trova la sapienza e ha in abbondanza la prudenza (cfr. Pro 3, 13). 
Cercala dunque mentre la puoi trovare, e mentre ti è vicina, invocala. Vuoi sentire quanto ti è vicina? Vicina a te è la parola nel tuo cuore e nella tua bocca (cfr. Rm 10, 8), ma solamente se tu la cerchi con cuore retto. Così infatti troverai nel cuore la sapienza e sarai colmo di prudenza nella tua bocca; ma bada che affluisca a te, non defluisca o venga respinta. 
Certo hai trovato il miele, se hai trovato la sapienza. Soltanto non mangiarne troppo, perché non abbia a rigettarlo dopo di esserti saziato. Mangiane in modo da averne sempre fame. Infatti la sapienza dice: «Quanti si nutrono di me avranno ancora fame» (Sir 24, 20). non far troppo conto di quello che hai. 
Non mangiare a sazietà per non rigettare e perché quanto credi di avere, non ti sia strappato, poiché hai tralasciato prima del tempo di cercare. Infatti non si deve desistere dal ricercare o dall'invocare la sapienza, mentre la si può trovare, mentre è vicina. Diversamente, al dire dello stesso Salomone, come chi mangia molto miele ne riceve danno, così colui che vuole scrutare la maestà divina è schiacciato dalla sua gloria (cfr. Pro 25, 27). 
Come poi è beato l'uomo che trova la sapienza, così è beato pure, o anche più beato ancora, colui che dimora nella sapienza. Questo infatti riguarda forse la sua abbondanza. Certo in questi tre casi sulla tua bocca c'è l'abbondanza di sapienza e di prudenza: se sulla bocca hai la confessione della tua iniquità, se hai il ringraziamento e il canto di lode, se infine hai anche una conversazione edificante. In realtà «con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza» (Rm 10, 10). 
Come pure: Il giusto si fa suo accusatore fin dal principio del suo dire (cfr. Pro 18, 12), nel bel mezzo deve magnificare Dio e in un terzo momento deve essere ripieno di sapienza in modo da edificare il prossimo.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Gesù ci chiede di pregare "sempre", non di pregare "bene".

Cioè di stare, davanti a Lui, di lasciarci guardare.
Mentre ci viene incontro, sempre di nuovo.

In ogni istante, dentro ogni circostanza minuta e consueta.

In ogni ciottolo della strada, in ogni squarcio di azzurro, in ogni volto amabile ma anche no,
in ogni palpito del cuore, in ogni peso doloroso, in ogni ansia per ciò che amiamo...

Se stiamo.
Nell’orizzonte del Suo guardarci.

A mani vuote e aperte.

Allora non c'è passo, o gesto, o lacrima che non possa trasformarsi in preghiera.
Se stiamo.

Anonimo ha detto...

Grazie caro/a per avercelo ricordato , anche Santo Francesco faceva lo stesso.

Anonimo ha detto...

Santa Messa, oggi.

A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere? Quella fede può forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta. Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede». Tu credi che c’è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano! Insensato, vuoi capire che la fede senza le opere non ha valore? Vedete: l’uomo è giustificato per le opere e non soltanto per la fede. Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta.

Qualche rischio di decontestualizzare c'è...

Eppure ci aiuta lo stesso San Giacomo ad evitarlo: “Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi. Perché se uno ascolta soltanto e non mette in pratica la parola, somiglia a un uomo che osserva il proprio volto in uno specchio: appena s’è osservato, se ne va, e subito dimentica com’era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla”.

Eccoci quindi riportati nell'alveo: sta parlando delle opere “della legge”. Non delle opere “a modo mio”, secondo “la mia legge”, come se la legge non ci fosse perché basta l'ammoore.

San Giacomo non si mette in alternativa a San Paolo in Rm 3,20 dove scrive che “in virtù delle opere della legge nessun uomo sarà giustificato davanti a lui”.
Infatti ci salviamo in virtù del sacrificio di Cristo, che “Dio ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue” (Rm 3,25).
San Paolo lo scrive anche in Gal 2,16: “l’uomo non è giustificato dalle opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo”.

San Paolo respinge il valore delle opere umane -prese in quanto tali, disgiunte dal riferimento a Cristo- per meritare la salvezza senza la fede. Una tale fiducia nello sforzo dell’uomo per rendersi giusto dimentica che egli è radicalmente peccatore. Credendo di salvarsi solo con le opere, costui renderebbe vana la fede in Cristo. Così San Paolo afferma che dopo aver ricevuto la salvezza per pura grazia, la fede deve essere accompagnata dalla carità: è il celeberrimo inno di 1 Cor 13,2, dove impariamo che la carità della quale si parla non è esaurita dal “fare”, persino un fare esagerato, eroico.

La legge che Cristo ci ha portato è la legge dell’amore (Rm 13,8) e l’amore si mostra attraverso le opere (Rm 2,6), ma sono opere che non si vantano e non si ripiegano sul proprio operare. Le opere da sole non bastano e non basta da sola neanche la fede, perché congiungersi mediante la fede al sacrificio di Cristo, significa morire al proprio egoismo e operare col cuore di Cristo. Diversamente la fede è morta.

Le opere messe in atto dalla fede non si riducono soltanto alle opere di misericordia corporale e spirituale, ma all’osservanza dei comandamenti di Dio, tutti e dieci.
Gesù ha detto: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama” (Gv 14,21). E in San Giovanni c'è: “Chi dice: «Lo conosco» e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui” (1 Gv 2,4).

Nel Padre Nostro chiediamo qualcosa di umanamente “impossibile” senza il sostegno di Dio: saper rimettere i peccati altrui e resistere quando messi alla prova, mentre siamo assediati dal maligno dal quale ci libera lo stare nel Regno del Padre, facendo la Sua volontà, nutriti dal pane disceso dal cielo per poter provvedere al pane necessario su questa terra, santificando il Suo nome.

Anonimo ha detto...

Questa sera ho ascoltato Giulietto Chiesa su Pandora TV, news della settimana, che ha parlato di un fusione in fieri tra Intesa ed Ubi. Non ho più ritrovato il video quindi cito gli elementi che ricordo. Di questa fusione pochissimi sembrano sapere. Il fatto che sia quasi contemporanea al coronavirus, che danno iniziato in Europa già da dicembre, fa sorgere più di un interrogativo e sulla gestione discutibile del virus e del procedere di questo importantissimo atto economico/finanziario quasi dietro le quinte.Bisogna far presto.

Anonimo ha detto...

Siccome il capitale di questa fusione sarà ingente, tanto quanto tutto il patrimonio degli italiani, mi è venuto il dubbio che, se Intesa ed Ubi sono società con presenze straniere al loro interno, i soldi italiani verranno gestisti da stranieri. Maria cerca di saperne subito qualcosa.