Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 16 febbraio 2020

Appello di accademici cinesi: Non lasciate che Li Wenliang sia morto invano

In una lettera aperta si domanda che il 6 febbraio, data della morte del dottore, sia celebrata la “Giornata della libertà di parola”; che il governo chieda pubbliche scuse per aver silenziato l’allarme di Li; che si rispetti la Costituzione cinese che (in teoria) difende la libertà di parola. Il “Quotidiano del popolo” tace sulle minacce della polizia a Li Wenliang. L’hashtag “È morto il dott. Li Wenliang” ha ricevuto 670 milioni di visitatori; “Li Wenliang è morto” altri 230 milioni di visitatori. 
In tutta la Cina, la gente parla della morte del dottor Li Wen Liang scrive su Facebook il professor Stefano Biavaschi.
“Fu il medico cristiano che scoprì per primo il coronavirus e venne perseguitato dalle autorità per aver lanciato l’allarme sui pericoli”. Nel dicembre dell'anno scorso era stato perfino arrestato.
Si era sempre preso cura dei pazienti fino a quando non è stato infettato anche lui. È morto lasciando una moglie, anch'essa infetta, oltre che incinta di 8 mesi del loro secondo figlio. Prima di morire il dottor Li Wen Liang ha lasciato uno scritto nel quale, in modo profondamente toccante, ha detto come gli sarebbe mancata la sua famiglia, la sua amata Wuhan, ed ha citato 2 Tim 4: 7-8: "Ho combattuto la buona battaglia, ho finito la gara, ho mantenuto la fede.

Pechino (AsiaNews) “Non lasciamo che Li Wenliang sia morto invano”: è l’appello che alcuni accademici cinesi hanno lanciato come lettera aperta sul web e condiviso da milioni, dopo la morte del dottore che per primo ha lanciato l’allerta sul coronavirus ed è stato silenziato dalla polizia. In esso – senza riferirsi a nessuno in particolare – si domanda il rispetto della Costituzione, che (in teoria) garantisce la libertà di parola. Per questo si chiede che si tolgano le leggi che frenano tale libertà; che il 6 febbraio (la data della morte di Li) sia celebrato come “Giornata della libertà di parola”; che il governo chieda scusa in pubblico per non aver ascoltato, anzi per aver soffocato la voce del dottor Li, definito “un martire” della verità.

Fra i firmatari vi è il prof. Tang Yiming, a capo della Facoltà dei classici cinesi all’Università normale di Wuhan, la città epicentro dell’epidemia. “Se le parole del dott. Li non fossero state trattate come dicerie, se ad ogni cittadino fosse garantito il diritto a dire la verità, non saremmo in questo disastro, non avremmo una catastrofe nazionale con contraccolpi internazionali”.
“L’epidemia di coronavirus non è un disastro naturale, ma un disastro operato dall’uomo. Dovremmo imparare dalla morte di Li Wenliang”.

Zhang Qianfan, professore di diritto alla Beijing University, un altro dei firmatari, ha detto che la morte di Li Wenliang “non deve spaventarci, ma incoraggiarci a parlare chiaro… Se sempre più persone rimangono in silenzio per paura, la morte verrà ancora più presto. Tutti dovremmo dire no alla repressione della libertà di parola da parte del regime”.

La morte del giovane Li Wenliang – 34 anni, sposato, un figlio di cinque anni e la moglie che aspetta un secondo figlio per giugno – “eroe ordinario”, ha commosso molti. Fino a ieri, l’hashtag “È morto il dott. Li Wenliang” ha ricevuto 670 milioni di visitatori; “Li Wenliang è morto” altri 230 milioni di visitatori; “Voglio la libertà di parola” ha avuto 2,86 milioni di visitatori. Ma questi sono stati subito rimosso dalla polizia del web.

Quanto poca libertà di parola ci sia in Cina è dimostrato da due fatti legati alla morte del dott. Li. Il primo: l’annuncio della sua morte è stata “ritardata” per volere del governo, che voleva prepararsi a possibili rivolte. La seconda: la notizia riportata ieri sulla morte di Li Wenliang dal “Quotidiano del popolo” on line non ha nemmeno una riga sul fatto che Li è stato minacciato dalla polizia e dalle autorità dell’ospedale quando ha condiviso a fine dicembre le sue preoccupazioni per un’epidemia “simile alla Sars”.

Il dottore ha offerto un’eredità che lascerà sempre un segno nel cuore del popolo cinese. Si è preso cura dei pazienti e ha cercato di fermare la diffusione del coronavirus sapendo che molto probabilmente sarebbe stato infettato. Il dottor Li Wen ha scelto di donare la sua vita per cercare di salvare quella di altri.
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Questo il testo toccante ripreso da Fb:

“Non voglio essere un eroe.
Ho ancora i miei genitori, i miei figli,
la mia moglie incinta che sta per partorire e molti dei miei pazienti nel reparto.
Sebbene la mia integrità non possa essere scambiata con la bontà degli altri,
nonostante la mia perdita e confusione,
dovrei procedere comunque.
Chi mi lascia scegliere questo paese e questa famiglia?
Quanti reclami ho?
Quando questa battaglia sarà finita, guarderò il cielo,
con lacrime come la pioggia.
Non voglio essere un eroe.
Ma come medico,
non riesco a vedere questo virus sconosciuto che fa
male ai miei coetanei e a così tante persone innocenti.
Anche se stanno morendo,
mi guardano sempre negli occhi, con la loro speranza di vita.
Chi avrebbe mai capito che stavo per morire?
La mia anima è in paradiso,
guardando il letto bianco,
su cui giace il mio stesso corpo,
con la stessa faccia familiare.
Dove sono i miei genitori?
E  la mia cara moglie,
la signora che una volta ho avuto difficoltà a inseguire?
Combattere fino all’ultimo respiro.
C’è una luce nel cielo!
Alla fine di quella luce c’è il paradiso di cui spesso la gente parla.
Ma preferirei non andarci.
Preferirei tornare nella mia città natale a Wuhan.
Ho la mia nuova casa lì,
per la quale devo ancora pagare il prestito ogni mese.
Come posso rinunciare?
Come posso rinunciare?
Per i miei genitori perdere il figlio quanto deve essere triste?
Per la mia dolcezza senza suo marito, come può affrontare le vicissitudini del suo futuro?
Me ne sono già andato
Li vedo prendere il mio corpo,
metterlo in una borsa,
dentro la quale giacciono molti connazionali.
Andati come me,
spinti nel fuoco, nel focolare,
all’alba.
Arrivederci, miei cari.
Addio, Wuhan, la mia città natale.
Spero che, dopo il disastro,
ti ricorderai che qualcuno ha provato a farti sapere la verità il prima possibile.
Spero che, dopo il disastro,
imparerai cosa significa essere giusti.
Mai più brave persone
dovrebbero soffrire di paura senza fine e tristezza indifesa.
Ho combattuto la buona battaglia, ho finito la gara.
Ho mantenuto la fede.
Ora c’è in serbo per me la corona della giustizia” (Li Wen Liang).

25 commenti:

Anonimo ha detto...

https://sadefenza.blogspot.com/2020/02/breaking-news-lautopsia-rivela-che-il.html

Un'autopsia supervisionata dalla polizia cinese ha rivelato che Li Wenliang, un medico che ha cercato di avvertire il mondo dell'epidemia di coronavirus, è stato assassinato.

Notizia bomba, sul medico di cui i media mainstream hanno annunciato la morte dopo aver contratto il virus mentre curava i pazienti a Wuhan. La sua morte ha scatenato la diffusione della rabbia pubblica e dolore in Cina,  ha richiesto l'esecuzione di un'autopsia indipendente.

Una dichiarazione della polizia afferma che sei funzionari dell'assistenza sanitaria sono stati arrestati in relazione alla morte del medico.

L'indagine è stata condotta dal fratello di Li, David Shangfen, che è un alto ufficiale di polizia nella provincia di Hubei. David afferma che le indagini sono in corso e tutti i colpevoli dovranno affrontare la legge. "Li stava rispondendo al trattamento e doveva essere dimesso in pochi giorni. Quindi sospettavo che qualcosa non andasse ", ha detto David alla stampa.

Anonimo ha detto...

Il virus della paura globale
Paura, paura. Per ogni vittima del coronavirus ci sono mille vittime della paura del contagio. Homo homini virus, variante epidemica del lupus. La paura del contagio è antica, umana, originaria, quanto irrazionale e a volte superstiziosa, ma viene tradotta con un’accusa impropria, carica di valenza ideologica e di fanatismo: razzismo. Ma non c’è alcuna carica ideologica o fanatica nella paura; è solo una diffusa, elementare, protettiva paura della contaminazione e dei suoi agenti possibili e presunti. È paura della malattia, non è odio o disprezzo verso il cinese, lo straniero. George Duby pubblicò un memorabile libretto sulle cinque paure più diffuse di fine millennio. Tra queste spiccava la paura del contagio. Ancestrale. Ma la paura è il sentimento pubblico più diffuso nella nostra società egoista e individualista.

http://www.marcelloveneziani.com/articoli/il-virus-della-paura-globale/

Anonimo ha detto...

https://opportuneimportune.blogspot.com/2020/02/se-parliamo-esplicitamente-querida.html#more
….
se l'orrido Bugnini avesse detto a Pio XII che i cambiamenti della settimana santa sarebbero serviti a Roncalli per iniziare la rottamazione, non sarebbe riuscito nello scopo, se…..

Anonimo ha detto...

https://www.lanazione.it/cronaca/coronavirus-cina-1.5032232

Circa 2500 cinesi stanno tornando dalla Cina diretti in Toscana. Saranno attentamente monitorati, ma non messi in quarantena. Infatti, per il governatore Rossi “Al momento non c'è nessun allarme, nessun caso di nuovo coronavirus tra persone di ritorno dalla Cina”. Inoltre, aggiunge Rossi, 
“dobbiamo alzare il livello di attenzione e di prevenzione, ma prima di tutto combattere la paura, l'ignoranza, il pregiudizio, i fenomeni di razzismo".
Insomma, per il geniale governatore della Toscana la quarantena non è una misura preventiva atta ad isolare possibili fenomeni di contagio, ma va messa in atto quando già esiste il contagio e, soprattutto, non bisogna avere paura! Il problema non è il virus ma la “paura del virus” e, ovviamente, il “razzismo”.
Naturalmente la paura è invece giustificatissima quando si tratta di mettere in quarantena gli italiani.
Insomma, se metti in quarantena un italiano, o comunque un occidentale sei prudente. Se metti in quaratena un cinese hai pregiudizi razziali. Se metti in quarantena un africano sei un razzista. Se l'africano è un migrante sei razzista, fascista e sovranista. 
A volte l'idiozia ideologica tocca le vette del sublime...
Giovanni Bernardini

Ireneo ha detto...

Al governo cinese che vuole cancellare il cristianesimo, Dio ha proposto l'eroismo di un cristiano che per il suo popolo e la sua famiglia ha donato la vita. Solo la cieca ideologia può combattere l'autentico Bene delle Nazioni.

Anonimo ha detto...

Certe sventure naturali hanno proprio il carattere diabolico, e noi non dobbiamo essere così stolti da ribellarci al Signore, ma proprio allora dobbiamo adorare i suoi giudizi e dobbiamo rendergli testimonianza di amore e di Fede. Quante bestemmie si dicono allorché il terremoto, la frana, l’eruzione, la voragine, la valanga devastano una regione! Eppure quelle sventure sono quasi sempre promosse da satana che vuole screditare la Divina Provvidenza! Satana si nasconde accuratamente dietro le leggi naturali e non si fa scorgere, affinché gli uomini rimangano scossi nella loro Fede e maledicano Dio. Anche nelle cose più comuni può entrarci lo spirito maligno, anche in un cavallo che s’impenna, in una macchina che rovina, in una sventura che sembra iattura, in un ladrocinio, in un ferimento, in una calunnia. È necessario rimanere calmi e sottomessi alla Divina Volontà, perché allora satana se ne fugge e la nostra tribolazione si muta in bene come si mutò quella del santo Giobbe. Certo non è a caso che Dio ci ha lasciato un esempio così impressionante di quello che può lo spirito maligno nella nostra vita, e noi non possiamo fare i superuomini, negando l’intervento diabolico, per capitare così nelle sue reti e gettarci in braccio alla disperazione.

Dal libro di Giobbe
Don Dolindo Ruotolo

mic ha detto...

Roma (AsiaNews) - L’anziano vescovo di Nanyang, mons. Giuseppe Zhu Baoyu è il più vecchio paziente guarito dal coronavirus. Il 98enne pastore si era ammalato di polmonite da Covid-19 lo scorso 3 febbraio. Dal 12 febbraio è risultato negativo ai test e il 14 febbraio i suoi polmoni non erano più infettati. Mons. Zhu è stato curato all’ospedale centrale di Nanyang e presentava oltre al virus anche altre malattie come aritmia e versamenti pleurici. È guarito grazie a un catetere per il drenaggio del torace. La guarigione di mons. Zhu ha dell’eccezionale: finora tutti i dottori e gli epidemiologi avevano detto che il coronavirus è fatale per le persone anziane e per i pazienti che sono affetti da altre malattie.

La guarigione di mons. Zhu è divenuta un caso in Cina e il “Quotidiano del popolo” gli ha dedicato un articolo e un video.

P. Sergio Ticozzi, missionario del Pime, da oltre 50 anni nel mondo cinese, che conosce personalmente il vescovo, ci ha rilasciato questo commento:

“La notizia della guarigione di Mons. Giuseppe Zhu Baoyu dal coronavirus mi è stata fonte di gioia.  Quando ho incontrato il vescovo due anni fa, era in carrozzella e viveva nel convento delle suore diocesane. A prima vista non mi ha riconosciuto ma quando una suora gli ha detto il mio nome, mi ha sorriso e mi ha salutato “Mio vecchio amico”.  È stato un incontro commovente. 

 Ho conosciuto Mons. Zhu quando era ancora semplice sacerdote nei primi anni del 1990 e ho ammirato la sua prestanza fisica vedendolo girare in bicicletta a visitare i fedeli, nonostante le sofferenze passate negli anni di prigionia e di lavoro rieducativo. L’ho rivisto altre volte. Il suo predecessore, Mons. Giuseppe Jin Dechen mi ha consegnato la lettera di richiesta di averlo come suo ausiliare da far avere a Roma. È stato ordinato vescovo il 19 marzo 1995, festa del suo patrono. 

 Anche da vescovo ha continuato il suo ministero quotidiano con semplicità e umiltà fin quando la salute lo ha costretto a ritirarsi. Faceva molta attenzione ai bisogni degli altri. Ricordo in una mia visita a Nanyang, nella conversazione, avevo manifestato la mia intenzione di recarmi da Nanyang a Zhumadian. Si è interessato con che mezzo intendevo andarci e subito ha telefonato a un suo amico di attendermi alla stazione del bus. Ho apprezzato molto la sua premura. Gioisco della sua guarigione e prego il Signore di benedirlo e di conservarlo in salute ancora a lungo”.

Anonimo ha detto...

A L'aria che tira, sul Coronavirus, Ilaria Capua (virologa): "In Africa è possibile che si manifesti in maniera più grave e che la circolazione incontrollata rappresenti una fase di espansione del virus".

Viator ha detto...

https://it.gatestoneinstitute.org/15617/coronavirus-scuote-cina

La malattia che sta flagellando il Paese potrebbe essere la "Chernobyl" della Cina, l'occultamento di un disastro che finirà per portare al crollo del regime.

Molti analisti si aspettano che Pechino rilanci l'economia, ma questo è possibile solo se c'è un'attività economica sottostante. Con gran parte dell'economia ferma, non c'è molto da stimolare. Un'economia morta è una crisi esistenziale per un regime la cui base primaria di legittimazione è la promessa di garantire prosperità al popolo cinese.

L'audacia delle recenti richieste mostra che, a causa dell'epidemia, il popolo cinese sta iniziando a perdere la paura di Xi e del Partito comunista. [L'ex premier australiano] Rudd e i propagandisti cinesi affermano che il partito supererà questa crisi, ma quando la gente non ha più paura, può accadere di tutto.

"Se non ci danno una spiegazione, noi non ci arrenderemo", ha detto Lu Shuyun, la madre del dottor Li Wenliang, chiedendo di sapere perché la polizia ha vessato suo figlio mentre cercava di salvare i pazienti.

Anonimo ha detto...

https://www.nicolaporro.it/coronavirus-adesso-la-minaccia-arriva-dallafrica/

Anonimo ha detto...

Comunque sia andata, l'epidemia è molto più seria di quanto si possa immaginare, lasciando perdere le frescacce che ci propinano in tv, la situazione è gravissima e nonostante il feroce controllo del PCC, qualcosa esce, ho letto l'intervista di un italiano che vive/va da 20 anni in Cina che è scappato in maniera rocambolesca da una città cinese senza nome come l'intervistato che ha molta paura, città spettrali, gente invisibile, cibo e acqua scarseggiano e tutti i media sono bloccati, non so se i complottisti che parlano di attacco virale USA o altri per spezzare l'egemonia e la potenza economica della Cina, o per far cadere Xi e il sistema, ma di certo la Cina pagherà carissimo il prezzo del virus che comunque è diversissimo dalla Sars e per cui non esiste il benché minimo antivirus o qualsiasi tipo di cura, quindi fossi nella stupida UE starei allarmato invece di far passare tutti senza controlli, la Russia li fa eccome ed anche la Turchia e noi? Venghino lorsignori venghino......

Anonimo ha detto...

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/02/18/coronavirus-a-wuhan-i-malati-chiedono-aiuto-ma-sui-social-i-loro-post-vengono-cancellati-malati-e-medici-disperati/5709562/

Anonimo ha detto...

http://www.atlanticoquotidiano.it/quotidiano/coronavirus-lo-strano-protocollo-toscana-cina-e-incognita-che-allarma-ma-vietato-parlarne-africa/

Anonimo ha detto...

20 febbraio 2020
Prego che Papa Francesco faccia come il cardinale Federigo, arcivescovo di Milano durante la peste manzoniana. Riapro i “Promessi sposi” (capitolo XXXII) e leggo che il cardinale scrisse così ai suoi parroci: “Siate disposti ad abbandonar questa vita mortale: andate con amore incontro alla peste, come a un premio, come a una vita, quando ci sia da guadagnare un'anima a Cristo”. Insomma esortava i sacerdoti a garantire a qualunque costo i sacramenti agli appestati. Dando l'esempio col restare nella città infetta quando tutti lo esortavano a tagliare la corda. Più di sessanta parroci milanesi (“gli otto noni, all'incirca”) eroicamente, santamente morirono: se la Chiesa ambrosiana ancora esiste lo deve anche a loro. Prego che Papa Francesco scriva qualcosa di simile ai preti cinesi: garantiscano i sacramenti ai contagiati anche a costo della vita. Con un simile esempio tanti malati morirebbero sereni e tanti vivi si farebbero cristiani. Si diffonderebbe il virus della conversione. (Tutto ciò, sebbene in diverse proporzioni, dovrebbe accadere anche in Italia: prego di vedere qualche cardinale allo Spallanzani).

mic ha detto...

B.M., italiano, lavora in Cina. È tornato con un volo Shanghai-Mosca-Monaco e con un bus da Monaco in Italia per sfuggire al coronavirus

https://www.ilsussidiario.net/news/coronavirus-litaliano-in-quarantena-vi-racconto-la-censura-di-pechino/1986456/

mic ha detto...

Un'autopsia supervisionata dalla polizia cinese ha rivelato che Li Wenliang, un medico che ha cercato di avvertire il mondo dell'epidemia di coronavirus, è stato assassinato.

Notizia bomba, sul medico di cui i media mainstream hanno annunciato la morte dopo aver contratto il virus mentre curava i pazienti a Wuhan. La sua morte ha scatenato la diffusione della rabbia pubblica e dolore in Cina,  ha richiesto l'esecuzione di un'autopsia indipendente.

Una dichiarazione della polizia afferma che sei funzionari dell'assistenza sanitaria sono stati arrestati in relazione alla morte del medico.

L'indagine è stata condotta dal fratello di Li, David Shangfen, che è un alto ufficiale di polizia nella provincia di Hubei. David afferma che le indagini sono in corso e tutti i colpevoli dovranno affrontare la legge. "Li stava rispondendo al trattamento e doveva essere dimesso in pochi giorni. Quindi sospettavo che qualcosa non andasse ", ha detto David alla stampa.

https://sadefenza.blogspot.com/2020/02/breaking-news-lautopsia-rivela-che-il.html

Anonimo ha detto...

Ricoverato per coronavirus un 38enne italiano a Codogno.
“In base alle prime informazioni il 38enne non sarebbe stato di recente in Cina ma avrebbe avuto contatti con altri italiani tornati dalla Cina.”
Se confermata dalle controanalisi dell’ISS, la notizia è di una gravità estrema: ha sempre avuto ragione il virologo Roberto Burioni che su medicalfacts.it da tempo ci avvisa che il SARS-CoV-2 si può trasmettere da soggetti pauci o del tutto asintomatici!

Anonimo ha detto...

Cesare Sacchetti:
L'italiano che ha preso il coronavirus in Lombardia è stato a cena con un amico tornato dalla Cina. Le sue condizioni sono gravi. Intanto Mirabella sulla RAI ripete che il contagio non "è affatto facile". Magari può provare a dirlo ai parenti dell'uomo.

Anonimo ha detto...

Ecco, poiché il paziente non è andato dal virus, è il virus ad essere andato da lui e questo vuole dire una cosa sola, che con tutti i discorsi beoti, con tutte le strette di mano e le dimostrazioni di amicizia sino-italiche, con le aperture e il fascioleghismo da invocare per esorcizzare il male ed anatemizzare i profeti di sventura, con l’idiozia buonista, il Covid-19 è arrivato in Italia. Ed ora i sanitari sono costretti alla disperata ricerca della rete di contatti, sì, nel dedalo cinese, dove stranamente non muore mai nessuno.
(Renzo Puccetti)

Anonimo ha detto...

Non è che bisognasse essere virologi e non certo razzisti per temere il contagio.
Ed è stato irresponsabile non prendere precauzioni (come ad esempio in Toscana) nei confronti di cinesi e non provenienti dalla Cina, compresi gli arrivi dagli scali intermedi...

Anonimo ha detto...

Cominciano ad esserci conferme che il fratello di Li Wenliang sta indagando sulla sua morte ed avrebbe prove (dagli esiti dell’autopsia) che non si tratta di morte naturale.

Oltre la drammaticità del caso e oltre il dolore per un episodio così efferato, vorrei porre attenzione sul significato che potrebbero avere alcuni particolari.

- Il fratello di Li sarebbe un alto ufficiale della polizia e quindi parte della borghesia/burocrazia cinese. Nonostante ciò indaga e comunica: è un atto di grande dignità ma, di fatto, anche un atto di “insubordinazione”;
- nei giorni scorsi sono circolati documenti di accademici tuttora in servizio presso università cinesi che hanno esplicitamente detto che il regime è contro il popolo e che è il regime la causa dei fallimenti cui la Cina va incontro (e naturalmente chiedono democrazia);
- questi documenti e la rabbia per la morte di Li sono stati condivisi (nonostante l’attività di censura del regime)  da un numero impressionante di cinesi (centinaia di milioni);
- in Cina vi è una grandissima “classe” borghese ( 15-20 percento della popolazione) con rapporti con l’estero e spesso con una certa autonomia economica che si è sviluppata in relazione alle politiche del PCC ma che ora non può non vedere le contraddizioni tra la complessità di una società moderna e le rigidità semplificatorie/regolatorie di un regime autoritario;
- Xi Jinping si è chiaramente ( e, dal mio punto di vista, ineluttabilmente) orientato verso un’evoluzione fascista del regime cercando consenso con una politica di conquista;
- Il “caso” coronavirus potrebbe essere non solo un problema per l’economia ma potrebbe soprattutto mettere in forte dubbio l’appoggio della borghesia cinese ai piani di Xi.

Cordiali saluti.
Paolo Montagnese

Anonimo ha detto...

Cesare Sacchetti:
Conte: "quarantena per chi è venuto a contatto con i contagiati di Codogno." La quarantena andava fatta prima a chi è tornato dalla Cina quando l'epidemia era già scoppiata. Invece di pensare ai ristoranti cinesi, dovevate pensare alla salute degli italiani

In Liguria ha detto...

Genova – Ben sei persone, due adulti e quattro bambini, sono state trasferite all’ospedale San Martino e all’ospedale pediatrico Gaslini per controlli legati all’emergenza infezione da coronavirus.

Si tratterebbe di una famiglia di origine cinese che è rientrata da poco da un viaggio in Cina e presenterebbe sintomi che hanno fatto scattare l’applicazione del protocollo di sicurezza.

Anonimo ha detto...

Chiara Giannini:
Solo ora la quarantena obbligatoria per chi rientra dalla Cina, ora che ci sono sei contagiati dal Coronavirus, cinque dei quali gravissimi. Mentre Rossi continua a blaterare e questo governo mostra la sua vera faccia: quella dell’incapacità e della disorganizzazione! Io avrei chiuso le frontiere. Ma sarebbe bastata la quarantena obbligatoria dai primissimi giorni di diffusione della malattia. Vadano a casa!

Anonimo ha detto...

Con le frontiere spalancate i virus vanno a nozze.
Ma poichè occorre essere "aperti", "globali", "accoglienti" e costruire "ponti invece di muri", salutiamo felici e beoti l'arrivo del Corona.
La globalizzazione (in)felice.
Martino Mora