Riprendiamo l'analisi di un giornalista americano, Louie Verrecchio, sul blog Harvesting the Fruit of Vatican II, in ordine alle recenti dichiarazioni del papa apparse in interviste in Italia e in America. Se essa ci conferma, perché esprime i nostri stessi interrogativi e considerazioni, nello stesso tempo ci preoccupa perché dimostra la gravità della situazione in atto nella Chiesa, mentre il clamore mediatico per certi versi papolatra devia l'attenzione delle masse e ne soffoca la capacità di discernere.
Ringrazio Rosa per la sua pronta e attenta traduzione.
L’intervista concessa dal Papa a varii giornali e riviste gesuite nel mondo (in Italia “La Civiltà Cattolica”, in USA “America Magazine”) che consta di circa 11000 parole in Inglese, sarà probabilmente discussa per settimane. Il mio contributo alla discussione inizia con sottolineare 10 punti.
Posso innanzitutto chiedere il vostro perdono se mi trattengo dall’applaudire ogni frase pronunciata dal Papa che assomiglia alla solida dottrina tradizionale cattolica ? Niente di personale, è soltanto una mia caratteristica. Io infatti non sono il tipo da chiamare il meccanico ogni volta che l’ auto parte subito.
1. Papa Francesco non è a suo agio nell’esercizio dell’autorità:
È stato da pazzi. Dovevo trattare situazioni difficili, e prendevo le mie decisioni di getto, e da solo. Sì, e devo aggiungere una cosa: quando affido qualcosa a qualcuno, io mi fido completamente di quella persona. Lui o lei devono commettere veramente un grave errore, prima che io affronti lui o lei. Ma, a parte questo, la gente si stanca dell’autoritarismo”. “Il mio modo autoritario e veloce di prendere decisioni mi ha portato ad avere serie conseguenze e ad essere accusato di essere ultraconservatore... Io non sono mai stato di destra... era il mio modo di fare autoritario nel prendere le decisioni che causava problemi”.[1]
Chiaramente questo è un uomo che sente le accuse di “conservatorismo” da parte dei “poster boys” (= esponenti tipici) del progressismo, i suoi fratelli gesuiti, come se fossero una pugnalata al cuore.
2. Come risultato di quanto appena detto, questo è un Papa che è determinato a cercare riparo nell’invenzione conciliare conosciuta come “collegialità”.
“I Concistori, i Sinodi sono, ad esempio, luoghi importanti per rendere vera e attiva questa consultazione. Bisogna renderli però meno rigidi nella forma. Voglio consultazioni reali, non formali. La Consulta degli otto cardinali, questo gruppo consultivo outsider, non è una decisione solamente mia, ma è frutto della volontà dei cardinali, così come è stata espressa nelle Congregazioni Generali prima del Conclave. E voglio che sia una Consulta reale, non formale”.
Sua Santità si è spinto fino a parlare delle Chiese ortodosse, che sono definite dal loro rifiuto della primazia papale (Primato petrino). “Da loro possiamo imparare di più sul significato della collegialità episcopale e sulla tradizione di sinodalità”. [ne abbiamo parlato qui]
Papa Francesco può insistere quanto vuole, ma rimane il semplice fatto che, se consultarsi con i suoi cardinali e vescovi è saggio, la Chiesa che Gesù ci ha dato, è monarchica in struttura, e che soltanto il Papa possiede il potere pieno e supremo (“potestas”) di giurisdizione su tutta la Chiesa.
3. Il non voler assumere la veste dell’autorità di Cristo come rappresentata dal Romano Pontefice da parte di Papa Francesco ha un effetto profondo e negativo sulla sua ecclesiologia.
“L’immagine della Chiesa che mi piace è quella del santo popolo fedele di Dio. …Il popolo è soggetto. E la Chiesa è il popolo di Dio in cammino nella storia, con gioie e dolori. Sentire cum Ecclesia dunque per me è essere in questo popolo. E l’insieme dei fedeli è infallibile nel credere, e manifesta questa sua infallibilitas in credendo mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il popolo che cammina.”
Il “Popolo” può costituire un soggetto, ma certamente quest’immagine non esaurisce affatto l’obbiettiva realtà di che cosa è la Chiesa.
Ciò che manca in modo rilevante, non solo nell’intervista, ma anche nella testimonianza di questi sei mesi di pontificato, è una qualsiasi prova che Papa Francesco veda se stesso con qualcosa di più che un semplice Pastore che cammina insieme con il suo Popolo, come se questo corpo, quest’entità, si muovesse tutt’ insieme “en masse”, distaccato dalla guida autorevole offerta dall’occupante il Trono di Pietro, che il Signore nominò per servire come Capo visibile dell’intera Chiesa.
4. Forse questo avviene perché Papa Francesco sembra concepire una certa dicotomia, o come minimo una notevole tensione, tra l’ortodossia e l’ortoprassi, tra la fede e la pratica, la dottrina e la spiritualità.
“Se volete sapere chi è Maria, chiedete ai teologi, se volete sapere come amarla, dovete chiedere alla gente”.
I tre “officia” di Cristo - d’insegnare, governare e santificare - sono, ovviamente, in perfetta armonia tra loro cosicchè, per usare l’esempio del Papa, la gente non potrebbe conoscere come amare Maria senza l’ausilio di uno di questi tre “munera”.
Inoltre, mentre una partecipazione a questi “officia” è in un certo grado propria di tutti i battezzati, essi si esprimono molto più profondamente nella gerarchia sacra, e in modo unico nel Romano Pontefice. Anche se Papa Francesco può non concordare esplicitamente con quest’affermazione, il suo imbarazzo nell’abbracciarla è palpabile.
5. PF sembra vedere una Chiesa che la stragrande maggioranza dei fedeli non ha mai sperimentato.
In base al commento sconvolgente della settimana scorsa, “direi che la Chiesa non è mai stata così bene come oggi”, il Papa ha descritto una situazione che la maggior parte dei Cattolici potrebbe solo immaginare nei loro sogni più accesi:
Una bella omelia, una vera omelia, deve cominciare con il primo annuncio, con l’annuncio della salvezza. Non c’è niente di più solido, profondo e sicuro di questo annuncio. Poi si deve fare una catechesi. Infine si può tirare anche una conseguenza morale. Ma l’annuncio dell’amore salvifico di Dio è previo all’obbligo morale e religioso. Oggi talvolta sembra prevalere l’ordine inverso”.In realtà i parroci che pongono “gli imperativi morali e religiosi” prima di un generico e confuso calore dottrinale cristiano.
La sconnessione tra l’idea del Santo Padre su che cosa sia vivere nella Chiesa e l’ amara realtà degli ostacoli che devono affrontare coloro che desiderano vivere una vita pienamente cattolica, non finisce di stupire.
6. Questo Papa, come il suo immediato predecessore, è assolutamente determinato nel non lasciare che “ i fatti sul terreno” interferiscano con la sua visione del Concilio Vaticano II.
“Il Vaticano II è stato una rilettura del Vangelo alla luce della cultura contemporanea. Ha prodotto un movimento di rinnovamento che semplicemente viene dallo stesso Vangelo. I frutti sono enormi. Basta ricordare la liturgia. Il lavoro della riforma liturgica è stato un servizio al popolo come rilettura del Vangelo a partire da una situazione storica concreta”.
PF vive ovviamente nello stesso universo parallelo dal quale Papa Giovanni Paolo II disse: ” La gran maggioranza dei pastori e del Popolo cristiano ha accettato la riforma liturgica in spirito d’obbedienza e invero di fervore gioioso”; anche se i frutti reali della riforma liturgica post-conciliare erano tali, proprio mentre egli parlava, che desolate parrocchie venivano chiuse e sprangate ad un tasso allarmante nelle diocesi di tutto il mondo.
7. La determinazione di PF di lodare il Vaticano II, e di considerarlo come se esso soltanto costituisca la pienezza di una sicura dottrina, ha generato il lui un’ aperta ostilità verso coloro che osano abbracciare la dottrina di Fede com’ è stata insegnata e vissuta prima della confusione provocata dalle innovazioni conciliari, innanzitutto al riguardo della liturgia.
“ Poi ci sono problemi particolari, come la liturgia secondo il Vetus Ordo. Penso che al decisione di Papa Benedetto fosse prudente e motivata dal desiderio di aiutare persone che hanno questa sensibilità. Ciò che preoccupa, però, è il rischio di ideologizzazione del Vetus Ordo, il suo sfruttamento”.
Apparentemente, il Santo Padre ha semplicemente trascurato la lettera di spiegazione che accompagnava il Summorum Pontificum, così come le Istruzioni per la sua applicazione che sono seguite quattro anni dopo. Altrimenti, realizzerebbe che lo sforzo per rendere la liturgia tradizionale, che non è mai stata abrogata, facilmente accessibile, non ha assolutamente nulla a che fare con una qualche condiscendenza nel placare “persone con questa sensibilità”; piuttosto, è motivata dalla realtà dell’ “ Usus antiquior... considerato come un tesoro prezioso che dev’essere preservato... per il bene dei fedeli ” (Istruzione sull’applicazione del SP).
8. L’ostilità di PF verso i Cattolici tradizionali ha anch’essa radici nella sua ecclesiologia compromessa.
“Se il cristiano è restaurazionista, legalista, se vuole tutto chiaro e sicuro, allora non trova niente. La tradizione e la memoria del passato devono aiutarci ad avere il coraggio di aprire nuovi spazi a Dio. Chi oggi cerca sempre soluzioni disciplinari, chi tende in maniera esagerata alla “sicurezza” dottrinale, chi cerca ostinatamente di recuperare il passato perduto, ha una visione statica e involutiva. E in questo modo la fede diventa una ideologia tra le tante. Io ho una certezza dogmatica: Dio è nella vita di ogni persona”.
Pensate: qui c’è un Papa che critica apertamente come “legalisti” coloro che si aspettano che la Chiesa fornisca precisamente ciò che ci si attende da ogni Santa Madre: forte rassicurazione, chiarezza, salvezza.
Se questo non è assurdo abbastanza, egli afferma che quelli che cercano nella Chiesa ciò che è da ultimo caratteristica di Dio stesso (chiarezza e salvezza), finiscono con “nulla “ !
È come se concepisse che la fluidità dottrinale, l’ambiguità e l’esposizione alle menzogne del Demonio siano doni che provengano dall’Alto.
È interessante notare come in questo contesto il Papa ricada su quella che lui chiama una “certezza dogmatica” che “Dio è nella vita di ogni persona”.
La Chiesa cattolica non ha altro da offrire a parte questo ?
“La religione ha il diritto di esprimere la propria opinione al servizio della gente, ma Dio creandoci ci ha reso liberi: non è possibile interferire spiritualmente nella vita d una persona”, ha detto il S. Padre.
Non è chiaro di primo acchito se il Papa intendesse includere il “Cattolicesimo” in questo generico riferimento alla “religione”, ma sembrerebbe di sì. Ciò porta all’ovvia questione: il Vicario di Cristo crede veramente che la Dottrina della Fede è un’ “opinione” che minaccia di “interferire “ con la vita spirituale di un individuo ?
Sarei felice di dire che ci sono buone ragioni per eliminare facilmente quest’eventualità, ma ho paura di non poterlo fare.
9. PF sembra credere che l’insegnamento della dottrina cattolica debba essere adattato al genere umano, non viceversa. Allo stesso modo, crede che l’insegnamento della Chiesa non formi l’uomo, ma ne sia formato.
“Quando la formulazione di un pensiero smette di essere valida ? Quando perde di vista l’umano, o anche quando è spaventata dalla condizione umana, o s’illude riguardo se stessa... Il pensiero della Chiesa deve recuperare genialità e capire meglio come gli essere umani capiscono se stessi oggi, al fine di sviluppare ed approfondire l’insegnamento della Chiesa”.
La conclusione inevitabile dei commenti papali è che egli immagina che le formule dottrinali un tempo considerate nutrimento per l’anima, possano diventare un veleno semplicemente con il passar del tempo.
Eccoci, siamo arrivati al punto assolutamente più importante della nostra analisi dell’ intervista papale e dei sei mesi di pontificato:
10. Papa Francesco è un modernista.
“San Vincenzo di Lerins fa il paragone tra lo sviluppo biologico dell’uomo e la trasmissione da un’epoca all’altra del depositum fidei, che cresce e si consolida con il passar del tempo… La visione della dottrina della Chiesa come un monolite da difendere senza sfumature è sbagliata”.
San Vincenzo di Lerino non incoraggiò mai, in nessun modo, “modi differenti di comprendere”. Invece disse: “Ora nella stessa Chiesa cattolica noi esercitiamo la massima cura nel mantenere quel che è stato creduto ovunque, sempre, e da tutti...noi non possiamo saggiamente allontanarci da quelle interpretazioni che chiaramente sono state proclamate dai nostri antenati e padri”.
Papa S. Pio X, nella sua magnifica enciclica Pascendi Dominici Gregis, sulla dottrina dei Modernismi, disse riguardo la nozione erronea che l’esperienza umana in qualche modo fornisca un “modo di comprendere differente” della verità cattolica: “ Questa dottrina dell’esperienza è completamente contraria alla verità cattolica anche sotto un altro aspetto... È estesa ed applicata anche alla Tradizione, come finora compresa dalla Chiesa, e la distrugge”.
Inoltre, il Giuramento contro il modernismo[2] afferma molto chiaramente:
“Infine io dichiaro di essere completamente opposto all’errore dei Modernisti che ritengono che...il dogma possa essere definito secondo ciò che sembra meglio e più adatto alla cultura di ogni epoca; invece, che l’assoluta ed immutabile verità predicata dagli Apostoli dall’inizio non possa mai essere creduta diversa, mai compresa in qualsiasi altro modo”.
Questo, temo, è un impegno che il S. Padre non può, in buona coscienza, assumere.
Dobbiamo digiunare e pregare molto per questo S. Padre, che possa, per Grazia di Dio, governare la Chiesa secondo il Suo volere.
Louie Verrecchio
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Note di Chiesa e post-concilio: 1. Stando a quello che dice, sta confondendo autoritarismo con autorità. Ma le decisioni affrettate, prese con autoritarismo, rivelano immaturità e insicurezza. Inoltre, oggi, se sembra dare segnali che rifiutano l'autorità, non pare aver abbandonato l'autoritarismo...
2. Sostituito dal Credo di Paolo VI
Note di Chiesa e post-concilio: 1. Stando a quello che dice, sta confondendo autoritarismo con autorità. Ma le decisioni affrettate, prese con autoritarismo, rivelano immaturità e insicurezza. Inoltre, oggi, se sembra dare segnali che rifiutano l'autorità, non pare aver abbandonato l'autoritarismo...
2. Sostituito dal Credo di Paolo VI
[Traduzione di Rosa per Chiesa e post-concilio]
17 commenti:
autorota'=autoritarismo=tirannide. La scuola di francoforte in versione tanguera. invece autorita"=autorevolezza che, come il coraggio, se uno non ce l'ha , non se la puo' dare. sia a36 anni, sia a77.
Rosa
Ringrazio lo stimatissimo blog di Chiesa e post Concilio, per gli ottimi post che propone.
Nulla da aggiungere.
Sono d'accordo con Rosa; il coraggio non ha età... o c'e l'hai o non c'e l'hai.
Se uno ama Dio il coraggio salta fuori quando meno te lo aspetti.
Volevo aggiungere al post partito prima del previsto:
Se uno ama Dio che rappresenta la Santa Chiesa cattolica Apostolica Romana e quindi la Tradizione...
scusate.
Romano dice,
Verrecchio è uno dei più intelligenti cattolici laici negli Stati Uniti, con la fede sincera di dire la verità
è un onore all'Italia di avere un nipote italo-americano tanto bravo...
Io mi auguro soltanto che questo brutto momento, questa tristissima pagina della storia della chiesa finiscano presto e che qualcuno di veramente all'altezza del suo ruolo prenda in mano le redini della Chiesa. Con questo papa mi pare di vivere in un incubo, qualcosa di irreale e quasi incredibile.
Giustappunto,uno il coraggio o ce l'ha sennò non se lo può dare....si dà il caso che ce l'avessimo un papa coraggioso,ma dall'alto(terrestre,non in versione celeste)si è deciso che no,il tedesco non andava bene e hanno ritirato fuori dalla naftalina il loro vero candidato del 2005 e di adesso,altro che Spirito Santo,ora anche qualche cardinale sta uscendo dall'incantesimo del bel discorso preconclave,ma ora è tardi,tanti si svegliano adesso e capiscono il danno che ci siamo fatti sperperando un tesoro di sapienza e di fede,forse Dio ci ha puniti perchè non abbiamo appprezzato il dono fattoci,certo,non praevalebunt resta fondante,ma intanto quanto dolore,per noi, per la chiesa,che situazione da sogno pieno di incubi e poi io non riesco proprio a mandar giù l'11 febbraio,una data shock che difficilmente dimenticherò,come il fulmine che ha squarciato il cielo dietro al cupolone,ta semeia ton kairon,sono i segni dei tempi,che Dio ci assista.Lupus et agnus.
lupus et agnus, non solo quel filmine, ma anche il nubifragio a Roma il 13/3/ 13
come ticapisco...
rosa
Beh, allora vi ricordo anche la cometa della sera del 12 marzo...
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2013/03/una-cometa-sara-visibile-occhio-nudo-la.html
"Seconda domanda: che cosa intende papa Francesco per 'ferite del cuore' da sanare prima di pensare a colesterolo e zuccheri?"
Penso che il 'Vescovo di Roma' Bergoglio consideri "ferite" quelle causate da ciò che ancora resta in piedi (non molto) della dottrina della 'vecchia Chiesa' preconciliare: ad esempio il celibato ecclesiastico, l'indissolubilità del vincolo matrimoniale e il Primato giurisdizionale del Papa, insieme ad altre 'bazzecole' di questo tipo.
Tutte cose insomma che - ça va sans dire - ancora impediscono a preti e laici di darsi senza problemi alla bella vita, e agli ecumaniaci di fondere finalmente tutte le pseudochiese 'cristiane' insieme a quella Cattolica.
Ora per la bisogna è appunto arrivato lui, 'Francesco'.
Nei prossimi giorni vedremo cosa succederà in concreto. Naturalmente - lo ricordo solo per gli ignari - la dottrina della Chiesa non può essere legittimamente mutata da chicchessia, fosse pure il Papa.
N.B.: anche l'attacco al celibato ecclesiastico costituirebbe indirettamente un attacco alla Chiesa, che ne risulterebbe ulteriormente indebolita e mondanizzata.
Beh, allora vi ricordo anche la cometa della sera del 12 marzo...
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2013/03/una-cometa-sara-visibile-occhio-nudo-la.html
Poi c'è quella che sarà visibile il 28.11
Nell'articolo si richiama l'attenzione sulla specularità dei due numeri chiave
11 (il giorno della rinuncia)
28 (il giorno della fine del mandato attivo)
Fantasie? Può darsi, ma Jung parlava di coincidenze signficative...
Tornando all'analisi di Verrecchio , tocca diversi punti che rivelano inesorabilmente l'ecclesiologia conciliare nonché quello che abbiamo chiamato pressapochismo e aspetti decisamente modernisti.
Salve non avrei mai pensato di rimpiangere in modo così palese Benedetto XVI, si certo la sua rinuncia è stata uno shock ma col tempo mi aspettavo che questo shock si attenuasse e si potesse andare avanti. Invece mi ritrovo che ogni giorno che passa il rimpianto aumenta insieme all’incredulità rispetto a quello che sta succedendo. Non so se sia normale che al cambio di un papa ci sia questo disorientamento, sinceramente dal di dentro ho vissuto solo il cambio da Giovanni Paolo II a Benedetto e otto anni fa non ho visto ne provato tutta sta confusione. Sicuramente Benedetto non sarà stato perfetto e di errori ne ha fatti ma paragonato all’oggi ne esce un santo. So che alcuni di voi non hanno apprezzato il suo modo di comportarsi rispetto alla liturgia tradizionale però sinceramente non capisco il perché. E’ il papa che ha riaperto una porta attraverso la quale la liturgia tradizionale potesse rientrare nella chiesa con la sua dignità , l’unico che ha parlato in modo chiaro ed inequivocabile in 50 anni che tale liturgia avesse tutto il diritto di essere celebrata. Da quanto ho capito frequentando questo blog prima i tempi erano bui e celebrare la messa con il VO era un’impresa quasi impossibile. Magari la porta che ha aperto non sarà stata spalancata ma intanto l’ha aperta, ha dato uno spiraglio attraverso il quale poter cominciare a rendervi visibili con tanto di riconoscimento ufficiale, ora credo che stia a voi lavorare affinchè questa porta aperta diventi sempre più ampia ma soprattutto non si richiuda rendendo vano il suo gesto . Leggo spesso che quello che rimproverate al Santo Padre è che non ha mai officiato una messa ufficiale con il rito VO ma che altro doveva fare ancora, non pensate che anche per lui sia stato difficile fare questo passo; promulgare il SP gli è costato tanto in termini di inimicizie e di contrasti eppure lui pur consapevole di tutto questo lo ha fatto non si è tirato indietro ha lottato e criticarlo per il fatto di non aver celebrato con questo rito mi sembra eccessivo. Quanti altri esponenti di spicco della chiesa si sono esposti così ? lui ha dato il la forse doveva essere qualche altro prelato o prete normale che doveva proseguire sulla strada da lui tracciata. Certo avrebbe potuto farlo ma mettetevi nei suoi panni cosa sarebbe successo, ancora più attacchi oltre a Vatileaks e pedofilia? Magari mi ricordo male ma mi sembra che una volta abbia celebrato una messa nella cappella sistina con il rito antico, se frugo nella memoria mi ricordo di immagini di lui che celebrava con le spalle alla gente ( so che a voi questa espressione non piace passatemela :) ) voi siete sicuramente più attenti di me su queste cose e magari qualcuno si ricorda in che occasione è stato. Scusate per la lungaggine e grazie per l’attenzione saluti Vighi
Cara vighi, non so se Papa Benedetto in privato celebrasse anche la Messa Tridentina, ma nella Cappella Sistina,
per la Festa del Battesimo del Signore, celebrava la Messa con il NO ma all`altare della Cappella guardando dunque Cristo e non rivolto ai fedeli, e che cosa successe?
Che anche quel gesto gli fu rimproverato, caddero gli strali di chi gli rimproverò di aver celebrato voltando le spalle ai fedeli!!
paralando di date se non erro il concilio di trento si concluse lo stesso giorno in cui fu promulgato il novus ordo. mi sbaglio?
rettifico ...ho cercato e trovato.
il concilio di trento si chiude il 4 dicembre 1563, la sacrosanctum concilium viene promulgata esattamente 400 anni dopo, il 4 dicembre 1963.
coincidenze? date le motivazioni e le implicazioni, io dico di no.
luisa grazie per avermi specificato di che messa si trattava, io nella mia ignoranza mi ricordavo il Santo Padre con le spalle girate e da qui avevo dedotto che fosse un rito diverso, non sapevo che si potesse celebrare il NO anche di spalle guardando a Cristo. Se si è preso gli astrali pur celebrando con il rito classico figuriamoci se avesse osato celebrare con il VO. grazie saluti Vighi
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