Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 21 settembre 2013

Papato e sinodalità e/o conciliarità

Ravenna, Basilica di San Vitale
L'intervista de La Civiltà Cattolica al papa è divenuta una miniera di informazioni e la reiterazione di esternazioni che confermano il nuovo conformismo anticonformista di questo papa.
A detta dello stesso intervistatore essa si è rivelata: « una sorta di flusso vulcanico di idee che si annodano tra loro... un dialogo sorgivo. È chiaro che Papa Francesco è abituato più alla conversazione che alla lezione ».
Ma a noi è altrettanto chiaro che un papa non può continuare a dare lezioni che hanno l'immediatezza e il pressappochismo delle conversazioni. E purtroppo questa inedita pastorale mediatica - che non ha bisogno di documenti e atti di governo per imporsi a chi ormai ha portato cuore e intelletto all'ammasso - è così fluida e cangiante ed anche fumosa nonché suscettibile di interpretazioni plurime da non offrire neppure un atto concreto posto in essere. La conseguenza è che mancano contenuti meditati, sviluppati e motivati come si dovrebbe - e dunque chiaramente definitori - sui quali fornire, da parte di un'autorità magisteriale non unidirezionale (se ancora esiste), le possibili e a volte necessarie osservazioni e richieste di chiarimenti.
Queste mie riflessioni non nascono oggi. Sono maturate seguendo in tempo reale i prodromi di ciò che oggi viene portato allo scoperto e alle sue estreme conseguenze da questo papa.
Tra gli ormai numerosi segnali di mutazioni genetiche apparentemente inarrestabili, tutti per nulla marginali e soprattutto dirompenti, estraggo qui il punto sulla sinodalità. A seguire, le considerazioni corredate dei documenti dell'epoca citati dal papa.
[...] «Si deve camminare insieme: la gente, i Vescovi e il Papa. La sinodalità va vissuta a vari livelli. Forse è il tempo di mutare la metodologia del Sinodo, perché quella attuale mi sembra statica. Questo potrà anche avere valore ecumenico, specialmente con i nostri fratelli Ortodossi. Da loro si può imparare di più sul senso della collegialità episcopale e sulla tradizione della sinodalità. Lo sforzo di riflessione comune, guardando a come si governava la Chiesa nei primi secoli, prima della rottura tra Oriente e Occidente, darà frutti a suo tempo. Nelle relazioni ecumeniche questo è importante: non solo conoscersi meglio, ma anche riconoscere ciò che lo Spirito ha seminato negli altri come un dono anche per noi. Voglio proseguire la riflessione su come esercitare il primato petrino, già iniziata nel 2007 dalla Commissione Mista, e che ha portato alla firma del Documento di Ravenna. Bisogna continuare su questa strada». Cerco di capire come il Papa veda il futuro dell’unità della Chiesa. Mi risponde: «dobbiamo camminare uniti nelle differenze: non c’è altra strada per unirci. Questa è la strada di Gesù». [...]
Ora che emerge questa nuova e ulteriore 'fessura', dalla quale potranno derivare ulteriori voragini che solo de fide possiamo non pensare incolmabili, ripropongo quanto avevo espresso con timore e ora si mostra con sconcertante evidenza.
« La X Sessione plenaria della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico fra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa (Ravenna 8-15 ottobre 2007), nel documento sottoscritto intitolato «Le conseguenze ecclesiologiche e canoniche della natura sacramentale della Chiesa. Comunione ecclesiale, conciliarità e autorità (documento di Ravenna)», pone la reciproca interdipendenza tra primato e conciliarità al livello locale, regionale e universale, per cui «il primato deve essere sempre considerato nel contesto della conciliarità e, analogamente, la conciliarità nel contesto del primato» (n. 43). Questa visione dà una dinamicità al modo di concepire il ministero pontificio in una proiezione verso un futuro che ogni fedele vorrebbe vedere realizzato [!?] ».
Ricordo che il documento di Ravenna - promotore il pluri-citato (dal nuovo papa) card. Kasper - fu accolto con alcune riserve [documentai a suo tempo le perplessità di diverso ordine del Patriarcato di Mosca - vedi il seguito nel 2010 - e anche], mentre ora viene riproposto sic et simpliciter senza remore addirittura dal papa stesso. Esso aggiunge alla collegialità la cosiddetta conciliarità, peraltro nel documento non riferita propriamente al Vaticano II. Tuttavia si corre ugualmente il rischio di riconoscere ad esso, in virtù della collegialità che evoca e che si intende realizzare, una ulteriore funzione costitutiva e fondante una nuova realtà che va a toccare il cuore stesso della Chiesa e della sua identità nella persona del Romano Pontefice. Il problema non è solo sugli evidenti segnali di apertura nei confronti dei "fratelli separati" Orientali, ma anche su quelli nei confronti delle altre confessioni cristiane, che non possiamo di punto in bianco non considerare più eretiche. Appaiono scelte che contengono un messaggio preciso, sia nel senso della collegialità episcopale, sia nel senso dell'ecumenismo. Inoltre il problema non è nell'apertura in sé; ma nel fatto che venga escluso il reditus.

Avrei molte riflessioni da fare, ma me ne astengo perché non è il mio ruolo: questioni come questa necessitano di esser prese in considerazione da chi di dovere e meriterebbero una grande smentita dotata della dovuta autorevolezza, per essere incanalate in una visione cattolicamente praticabile. Ma la smentita non arriverà più ora che il Trono più alto - che c'è nonostante la dissoluzione in atto - ha fatto sua l'impostazione evidenziata. Mi limito quindi a richiamare l'attenzione e a lanciare in qualche modo l'allarme, come noi sentinelle vigili siamo chiamate a fare di fronte al silenzio e all'inerzia alimentate anche dagli orditori d'inganni.

Anche perché non dimentichiamo che qualunque adeguamento ai tempi operato attraverso 'forme' su essi modulate, porta lontano dalla fontale primazialità voluta dal Signore. Infatti ogni 'forma' veicola e manifesta una sostanza corrispondente pur se implicita. Difendere la manifestazione della sostanza significa difendere la sostanza stessa, nella consapevolezza che la negazione di una dimensione accidentale rischia di essere un ferimento che la sostanza può sopportare solo fino ad un certo punto.

55 commenti:

Anonimo ha detto...

Bergoglio non è nè demagogo nè superficiale, nè sprovveduto. E' invece un politico finissimo che attua una strategia con fini molto precisi purtroppo.
E lo fa in perfetta sincronia con i centri del potere globale (materiale ed etico). La prova tangibile di ciò è l'immediata cessazione degli attacchi alla Chiesa e al papato portati su scala ed insistenza mondiale dai potentissimi e ricchissimi mezzi di informazione dei suddetti centri.
La cessazione degli attacchi è avvenuta all'istante la sera stessa dell'elezione. E' come se il sistema del Vero Potere avesse riconosciuto che ora il Papa è dei loro.
Così prima la Chiesa cattolica poteva essere l'ultimo anche se mal ridotto baluardo contro la devastazione spirituale e materiale adesso ne è parte attiva.
Miles

Fabiola ha detto...

"Il mondo ha processato e condannato la chiesa cattolica e il pensiero cristiano, la chiesa lo assolve. Che trovata geniale, che uovo di Colombo. Non solo lo assolve: mutua i suoi mezzi, ci trascina evangelicamente verso un soggettivismo modernista di tipo antico, verso la sua radice, verso la morale dell’intenzione. (Giuliano Ferrara)

Intanto Bergoglio governa.
Il card. Piacenza nominato Penitenziere Maggiore e quindi sollevato dalla carica di Prefetto della Congregazione per il Clero e per i Seminari, dopo soli tre anni. Non m'intendo di alchimie curiali ma non mi sembra esattamente un "proveatur ut amoveatur".

Amicus ha detto...

Il p. Malachi Martin S.J. disse più volte di essere a conoscenza del contenuto della famosa Terza parte del Segreto di Fatima, ma di non poterlo rivelare perché vincolato dal giuramento di mantenere il segreto a riguardo.
Tuttavia cercò di rivelarne i punti più importanti in modo indiretto, specialmente nei libri da lui pubblicati.
Sul Blog 'Fides et Forma' Francesco Colafemmina ne ha pubblicato alcuni brani tratti dal libro 'The Keys of This Blood' (Simon and Schuster, 1990) tradotti in italiano, dei quali mi permetto di copiare qui alcuni stralci significativi:

"C'è un ulteriore sviluppo possibile all'interno del corpo Romano Cattolico che, se incontrollato, può scuotere l'unità della sua struttura. In breve, questa è l'elezione in conclave di un candidato papale la cui politica sarà quella di dissolvere l'unità e cambiare la struttura della Chiesa Cattolica Romana semplicemente attraverso l'abbandono del ministero petrino, il privilegio sul quale è costruita l'unità strutturale della Chiesa come un corpo visibile, e dissociando l'approssimativo numero di quattromila vescovi della Chiesa dalla loro collegiale sottomissione al papato - il principio sul quale sono stati finora strutturati. Tutto ciò significherà una nuova funzione per il Vescovo di Roma, e non quella tradizionale; implicherà inoltre un nuovo rapporto con tutti i vescovi, incluso quello di Roma, fra loro."

Amicus ha detto...

Segue:
"La riduzione del Papa nel suo alto ufficio sarà il risultato della convinzione che l'originale Ufficio Petrino e Papale come praticato dai Papi Romani fino all'ultimo terzo del XX secolo non sia stato in realtà nient'altro che il risultato condizionato dal tempo di mode culturali che si estendono all'indietro per secoli; e che ora è tempo di degradarne l'importanza per poter liberare lo "spirito del Vaticano II" per modellare la Chiesa in una immagine che sia adeguata alla concezione progressista di un'epoca nuova e molto diversa da quella precedente.
I Cattolici vedranno allora lo spettacolo di un Papa validamente eletto che separerà l'intero corpo della Chiesa, sciolto dalla sua unità tradizionale e la struttura apostolica orientata al papato che la Chiesa aveva finora creduto di istituzione divina.
Il brivido che scuoterà il corpo della Chiesa Cattolica in quei giorni sarà il brivido della sua agonia. Perché le sue pene verranno dal suo interno, orchestrate dai suoi leaders e dai suoi membri. Nessun nemico esterno avrà portato a questa situazione. Molti accetteranno il nuovo regime. Molti resisteranno. Tutti saranno frammentati. Nessuno potrà più contenere insieme sulla terra i membri sparsi del visibile corpo della Chiesa Cattolica come fosse una compatta organizzazione vivente."
(http://fidesetforma.blogspot.it/)

Certo, la Chiesa non morirà, ma la devastazione sarà enorme. Che la Madonna ci aiuti.

Anonimo ha detto...

Una domanda secca alla dottoressa Guarini,lei pensa che si sia spento anche il settimo candelabro o che sia lì lì per spegnersi?Grazie per l'eventuale risposta.Che potesse finire così l'ho intuito da quel'buoona seera',pensavo fosse solo una mia impressione emotiva....GR2

Anonimo ha detto...

bergoglio si sta rivelando per quello che è un progressista ,e ciò prterà danni
fabio

Luisa ha detto...

Intanto il card. Piacenza, senza dubbio troppo conservatore per i gusti di papa Bergoglio, ha subito una diminutio, confermati invece il neocatecumenale Filoni e l`amico della Tdl Müller, e siamo solo all`inizio.

Anonimo ha detto...

Cara Mic guarda questo ignobile articolo : " Setta e comunità, rito e adorazione " sulla pagina facebook dei nuovi francescani dell'Immacolata https://www.facebook.com/fratifrancescani.dellimmacolata.3?hc_location=timeline
" Setta e comunità, rito e adorazione

Il conflitto con il tradizionalismo lefevriano mette la Chiesa davanti ad una alternativa che decide il suo futuro.

Dopo le grandi purghe degli anni trenta, in cui vennero sterminati anche moltissimi rappresentanti del clero ortodosso e dei fedeli della Chiesa in Russia, Stalin, avendo constatato che questo tipo di persecuzione rafforzava i credenti anzichè provocarne l'estinzione, propose ai rappresentanti del Patriarcato di Mosca un nuovo "modus vivendi", che essi accettarono nel solco della tradizione cesaropapista del loro Paese, ma che si sarebbe rivelato piuttosto quale un "modus moriendi".

Anonimo ha detto...

II parte del delirante articolo del francescano dell'Immacolata del Belgio : " Il dittatore georgiano concesse alla Chiesa l'uso di alcuni superstiti edifici di culto, con la possibilità di celebrarvi i riti religiosi, senza però diffondere il Vangelo al di fuori di essi.
I praticanti dovevano costituire agli occhi degli stranieri la prova che in Unione Sovietica esisteva la libertà di culto, quando in realtà essa risultava soppressa nella sostanza, e ridotta a pura rappresentazione, come se si fosse trattato di una scenografia: anche nel campo religioso si seguiva il modello dei cosiddetti "villaggi Potemkin", mere facciate allestite dall'omonimo Principe, amante della grande Imperatrice Caterina, per farle credere che il popolo disponesse di case confortevoli.

Anonimo ha detto...

III parte dell'articolo
Va da sè che i anche i frequentatori delle chiese, e gli stessi sacerdoti, venivano considerati dagli osservatori stranieri - a prescindere dalle loro autentiche motivazioni di coscienza - come fruitori di una autentica libertà di culto, mentre erano in realtà parte della finzione illusionistica, rappresentazione di una realtà inesistente.
Questa situazione vorrebbero determinare, con l'aggravante della mancanza di una costrizione ad opera del potere, i tradizionalisti lefevriani nella Chiesa Cattolica: la loro ossessione è la purezza del rito, la pedissequa conformità con un modello che essi - manipolando la storia liturgica - presentano come unico in una vicenda storica nel corso della quale la celebrazione della Messa ha conosciuto molte riforme; il rito tridentino non è stato certamente l'unico, bensì l'ultimo in ordine di tempo fino al Concilio, anzi fino alla prima riforma di Giovanni XXIII, che ancora manteneva l'uso del latino, pur depurando il canone da alcune incongruenze storiche, quali l'eliminazione della preghiera del Venerdì Santo "contra perfidos judaeus".
Supponiamo che le pretese dei lefevriani venissero accolte per intero, abolendo la celebrazione della Messa in lingua volgare, che essi - facciamo attenzione a questo aspetto ! - non considerano valida: se così fosse, il ripristino della presunta purezza del rito produrrebbe l'effetto di distruggere quanto costituisce il suo fine, essendo il canone nulla più che un mezzo.
Il fine è l'adorazione della Divinità, che non si limita alla celebrazione eucaristica, ma conforma l'esistenza dei Cristiani determinando tutto il loro atteggiamento di servizio verso il prossimo.
Perchè Gesù criticava aspramente i Farisei? Perchè essi avevano sostituito la forma alla sostanza, non adoravano Dio ma il modo di pregarlo, e a causa di questo atteggiamento avevano finito in realtà per adorare sè stessi.
C'è poi l'altra opposizione determinata dai cosiddetti tradizionalisti, palesata dal modo in cui essio hanno condotto le trattative con la Santa Sede in vista del ripristino della piena comunione, iniziate sotto il pontificato di Giovanni Paolo II e cui Benedetto XVI aveva ingenuamente creeduto di dare impulso con la piena liberalizzazione della celebrazione della Messa in latino: la pluralità dei riti nella Chiesa, che esiste non soltanto tra Oriente e Occidente, ma anche nell'ambito della stessa Chiesa latina, in cui convivono con il rito romano anche quello ambrosiano e quello mozarabico, è in funzione della sua unità: "e pluribus unum".
Si tratta di una eredità dell'inculturazione originaria, e della stessa stessa concezione della "Ecclesia ex gentibus".
La pluralità dei riti, in altre parole, favorisce l'accettazione di un'unica verità rivelata.
Se invece i praticanti di un rito lo considerano come la prova del fatto che essi sono gli unici detentori di tale verità, allora al concetto di comunione, che significa tendenza all'unione, si sostituiscequello di setta, termine che designa chi taglia, chi divide, chi contrappone.
La diffusione della celebrazione in latino, successiva al "Motu Proprio" di Benedetto XVI "Summorum Pontificum", è stata così presentata dai tradizionalisti come una annessione di nuovi adepti, non come prova di tolleranza e di apertura da parte della Santa Sede.
Mentre alcuni lefevriani in buona fede, convinti che il contenziosoi vertesse soiltanto sul rito, ritornavano in comunione con Roma, altre persone - in buona fede anche esse, ma manipolate - finivano per essere annnesse di autorità ad un disegno scismatico.
Un disegno che oggi riprende vigore, avendo accresciuto i ranghi dei propri adepti.

hpoirot ha detto...

un grazie a Amicus per averci ricordato la precisa e illuminante descrizione di padre Malachi Martin, Ricordo che nei suoi "romanzi" egli aveva anche evocato (con molto anticipo) le dimissioni di un papa...

Dante Pastorelli ha detto...

Nelle relazioni ecumeniche questo è importante: non solo conoscersi meglio, ma anche riconoscere ciò che lo Spirito ha seminato negli altri come un dono anche per noi.
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E cosa mai posseggon questi "altri" che la Chiesa Cattolica non ha? Quei semi buoni che posseggono sono semplicemente un'eredità della Chiesa. Non esistono semi buoni diversi da quelli della Chiesa.

Quanto allo scritto del FI mi sembra frutto o di ignoranza o di malafede. Quando mai la Messa NO è stata dai lefebvriani dichiarata invalida? Quando si fanno affermazioni così gravi, se non si vuol esser tacciati di pagliacci e figli del menzognero è necessario portar delle prove concrete.

Luisa ha detto...

Non so chi sia il Charles L. che ha scritto quel panfletto anti FSSPX sulla pagina facebook dei FFI, a parte l`ignoranza di chi non sa nemmeno scrivere correttamente "lefebvriana", vediamo in quale ideologia navigano i FFI che hanno preso in mano il potere, appare chiaramente quale è il loro pensiero sulla Liturgia, il solo amesso ormai.
Ideologia "pura" e di un certo tipo.
Charles L. mi ricorda quel frate dei FI, almeno così si presentava, che scriveva su Mil, sprizzava odio e disprezzo per la FSSPX e il suo pensiero sulla Messa tridentina era così palesamente negativo che molti sospettavano fosse solo un provocatore.
Spero che la maggioranza dei FFI sparanno resistere alle pressioni di chi ormai è solo abilitato ad esprimersi.

bernardino ha detto...

Atti 26,15-18. Io (Paolo) domandai."Chi sei, o Signore?". ed il Signore a me: "Io sono Gesu' che stai perseguitando. Ma alzati e sta' ritto, giacche' per questo ti sono apparso: per costituirti ministro e testimone della visione che hai visto e di quelle che di me vedrai, e insieme liberarti da Israele e dai pagani, presso i quali Io ti mando ad aprire i loro occhi, perche si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ricevano cosi il perdono dei peccati e l'eredita' tra i santificati mediante la fede in me".
Salmo 105, 34-42.

don gianluigi ha detto...

Cara Mic, devo ringraziarti per il tuo immenso lavoro di metterci davanti con uno spirito libero le tante espressioni verbali e fattuali di Papa Francesco. Ti confesso che all'inizio i tuoi interventi mi parevano attraversati da un certo pregiudizio negativo, ma col tempo mi sono dovuto ricredere, tuttavia credo che lo Spirito Santo continui a proteggere la Chiesa e il ministero del Papa seppur in maniera misteriosa.
Cerco di spiegarmi, partendo da Benedetto XVI. Egli ha dimostrato coi fatti di voler una riforma della Chiesa, partendo dalla Liturgia e, per tutto il corso del suo pontificato, ce ne ha dato l'esempio nel suo modo di celebrare, ma...(il ma... è grande come una casa) il suo compito non era quello di dare l'esempio (cosa che tutti dovremmo fare), bensì di compiere atti da Papa per difendere l'unità della Chiesa a livello dogmatico, disciplinare e morale. Possiamo riconoscergli un magistero ordinario impeccabile per quanto riguarda la dottrina e la morale, ma per la disciplina abbiamo avuto poco più del motu proprio "Summorum pontificum". Grazie a quell'unico atto disciplinare pontificio universale, però, la Messa di sempre fu salva, mentre con tutto il buon esempio che ha dato Benedetto la liturgia nelle nostre parrocchie è rimasta tale e quale a prima nel 90% dei casi.
Ora veniamo a Papa Francesco che dice tante belle cose e altre meno belle e compie tanti gesti che "bucano" lo schermo e l'attenzione della gente. Sono come l'esempio di prima, possono aiutare quando suggeriscono il bene della fede e della carità, ma non sono vincolanti, non servono. 100 anni fa non avremmo saputo niente di tutto ciò. Come lo Spirito Santo non permise che Paolo VI abolisse la Messa, anche se quello era il suo intento, così oggi non permetterà che qualcuno distrugga il depositum Fidei e la missione della Chiesa, anche se il qualcuno fosse il Papa.

viandante ha detto...

E cosa mai posseggon questi "altri" che la Chiesa Cattolica non ha? Quei semi buoni che posseggono sono semplicemente un'eredità della Chiesa. Non esistono semi buoni diversi da quelli della Chiesa.

Caro Dante concordo.
Il problema é che guardandosi attorno, a volte si ha l'impressione che alcune chiese sono coscienti e non si vergognano dei buoni semi che posseggono e che anche la Chiesa cattolica possiede.
Ma spesso i nostri pastori, non tutti, non sono coscienti della ricchezza di sementi che la loro Chiesa possiede.
Il risultato é che per le persone superficiali, cioé quasi tutte, sembra che gli altri abbiano dei tesori che noi non abbiamo!

rocco ha detto...

"il suo compito non era quello di dare l'esempio"

caro don Gianluigi, aggiungerei "non era solo quello di dare l'esempio" !

diciamo che almeno l'esempio lo dava!

bedwere ha detto...

Gli ortodossi seri non possono che scuotere la testa di fronte a questi incessanti esempi di superficialita` ed al pressapochismo. Ad esempio,
Oriente e Occidente cristiano: quale possibilità di incontro?

rocco ha detto...

" Come lo Spirito Santo non permise che Paolo VI abolisse la Messa, anche se quello era il suo intento, così oggi non permetterà che qualcuno distrugga il depositum Fidei e la missione della Chiesa, anche se il qualcuno fosse il Papa."

sono d'accordo. la trovo una possibile spiegazione del non prevalebunt.

per mic,
hai gia trattato nello specifico l'argomento "non prevalebunt"?

inoltre non ritrovo un commento di genderson che dice piu' a meno che in fondo Benedetto VI non e' sceso dalla croce ma dal trono. e' una lettura del fatto interessante, che pone nuova luce al gesto e lo carica di un forte significato forse sfuggito , come di forte grido e di richiamo per i fedeli , per dichiarare senza parlare l'effettiva crisi della Chiesa Cattolica.

Anonimo ha detto...

Cara Mic vuoi farti altre due risate ( amare) ? Leggi qua ... quante idiozie http://www.vitobiolchini.it/2013/09/19/i-vescovi-sardi-si-affidano-a-papa-francesco-no-ad-un-seminario-tradizionalista-a-cuglieri-voluto-da-cappellacci-e-dal-pd/

L'ICRSS definito lefebvriano !!!

Amicus ha detto...

"Intanto il card. Piacenza, senza dubbio troppo conservatore per i gusti di papa Bergoglio, ha subito una diminutio..."

E' perché non è andato a ballare a Copacabana. Gli sta bene, così impara.
Filoni invece, pur non avendo partecipato al mega-flash mob della GMG, è un grande esperto di danze davidiche. Ergo...

beghe sarde ha detto...

....
Insomma, per Gian Valerio Sanna che a Cuglieri si formino sacerdoti che contestano il dettato del concilio Vaticano II e che celebrano messe in latino non è un problema. Per i vescovi sardi invece lo è, eccome se lo è. L’apertura di un seminario del genere sarebbe un colpo durissimo per la chiesa e la società sarda, perché rischierebbe di riportare indietro l’orologio della storia di mezzo secolo, con gravissime ricadute su di un clero che, più di quello di altre regioni italiane, ha bisogno di fare dieci passi in avanti e non cento indietro.

L’ultima speranza si chiama papa Bergoglio, i cui primi atti da pontefice rendono ottimisti i vescovi sardi. Lo scorso 29 luglio Francesco ha infatti proibito ai frati francescani dell’Immacolata di celebrare la messa in rito antico. La decisione di Bergoglio ha destato scaplore nel mondo cattolico perché si è posta in evidente contrasto con quanto deciso invece nel 2007 da Benedetto XVI, il quale aveva “sdoganato” la messa in latino.

A Cuglieri in 1700 hanno firmato la petizione proposta dal Comitato Pro Seminario che chiede di affidare lo stabile ai lefebriani, “anche per favorire il risveglio di attività economiche e culturali in un territorio depresso e pesantemente provato dalla crisi”.

Richiamandosi addirittura all’appello di Francesco di non lasciare i conventi vuoti, nel suo blog otto giorni fa Gian Valerio Sanna ha rilanciato la richiesta di affidare l’ex seminario pontificio di Cuglieri all’ICRSS. Ma probabilmente il senso delle parole del Papa era un altro. E forse sarà lui stesso a chiarirle definitivamente a Cappellacci domenica a Cagliari. Almeno i vescovi sardi lo sperano ardentemente.

rosa ha detto...

invece "prestare" chiese cattoliche a ortodossi ai vescovi sardi sembra andare benissimi
Rosa

Anonimo ha detto...

Possibili ragioni per lo spostamento di Piacenza.
Ispezioni e riforma dei Seminari...

.... Come è di regola in questi casi, non vengono fornite le motivazioni degli spostamenti, che sono prerogativa pontificia. Mauro Piacenza ha cominciato a lavorare alla Congregazione per il Clero nel 1990, prima di essere nominato Presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali, e di tornare poi al Clero come Segretario quando ne era Prefetto il brasiliano Claudio Hummes, grande elettore, secondo alcuni, di papa Francesco.
Da qualche mese la Congregazione per il Clero ha assunto anche il compito di vigilare sui Seminari, e subito erano iniziate le visite, in particolare alle istituzioni romane....
Il cardinale Piacenza, originario di Genova, era molto stimato sia da Benedetto XVI che dal suo Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, sia per le notevoli capacità di lavoro che per la conoscenza approfondita della “macchina” e dei problemi della Congregazione, oltre che essere interprete di una linea ecclesiastica attenta alla tradizione....

http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/curia-curia-curia-28005/

Joseph ha detto...

Dal Bollettino della S. Sede del 21.9.2013 si apprende che l'Arcivescovo Di Noia (per cui era stato "creato" ad personam l'incarico di Vicepresidente della Commissione Ecclesia Dei, cosa che aveva fatto sperare in positivi sviluppi nella trattativa con la FSSPX) è stato rimosso e nominato Segretario Aggiunto dell'ex Sant'Uffizio. Il massimo Dicastero di destinazione è importante e ci fa ben sperare, ma il ruolo, temiamo sia solo "onorifico".


L'unica che rimane al suo posto è la lobby gay...

Anonimo ha detto...

Leggo su questo documento.

http://www.internetica.it/Ravenna07-finale.htm

"...Il tema della prossima sessione plenaria [dopo Ravenna] sarà il seguente: “Il ruolo del Vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio”."

Cos'hanno fatto?

Anonimo ha detto...

Nella Fede cattolica il problema cruciale non e' mai fare passi avanti o indietro. La dottrina non puo' mai cambiare. Il problema e' salire in paradiso e non scendere in basso, all'inferno.
La prospettiva falsa nasconde quella vera.

Anonimo ha detto...

Il seguito è qui:

...La nuova contesa interpretativa si è accesa intorno agli esiti dell'ultima riunione della Commissione teologica mista tra la Chiesa cattolica e tutte le Chiese ortodosse autocefale, conclusasi a Vienna lunedì scorso. L'organismo bilaterale, composto in misura paritaria da una sessantina di rappresentanti delegati delle Chiese sorelle - cardinali, metropoliti, vescovi, teologi e accademici - a partire dalla riunione di Ravenna del 2007 ha con fatica abbordato per la prima volta la questione che da sempre rappresenta la pietra d'inciampo nei rapporti tra il cattolicesimo e l'Oriente cristiano: il ruolo del vescovo di Roma nella Chiesa universale.

Nella sessione di Vienna, proseguendo sulla tabella di marcia concordata da tempo, i delegati avrebbero dovuto concludere la discussione tesa a limare, emendare e possibilmente approvare un documento di lavoro che esprimesse una visione condivisa del ruolo esercitato del vescovo di Roma nella comunione di tutta la Chiesa durante il primo millennio.

I due co-presidenti della Commissione - il vescovo cattolico Kurt Koch, neo-ministro vaticano per l'ecumenismo, e il grande teologo Ioannis Zizioulas, metropolita del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli - alla fine dei lavori avevano tracciato un bilancio positivo del summit, senza entrare troppo nei dettagli. «Non ci sono nubi di incomprensione tra le nostre due Chiese» aveva dichiarato il capo della delegazione ortodossa, aggiungendo fiducioso che il ritorno all'unità potrebbe essere il risultato «non di una riforma, che è un termine troppo forte, ma di un adattamento da entrambe le parti. Gli ortodossi devono rafforzare la loro concezione del primato. E forse la parte cattolica deve rafforzare di più la dimensione della sinodalità». A stretto giro, da Mosca è arrivato un commento senz'altro più articolato e ruvido delle giornate di Vienna, subito trasformato dai taglia e cuci delle agenzie occidentali nell'ennesimo siluro post-sovietico sulle speranze ecumeniche accreditate da Koch e Zizioulas. [...]

http://www.internetica.it/cattortodossiVienna-avantiadagio.htm

Dante Pastorelli ha detto...

VIANDANTE: Ma spesso i nostri pastori, non tutti, non sono coscienti della ricchezza di sementi che la loro Chiesa possiede.
----------
L'intero scrigno delle ricchezze, o, se rimaniamo nel campo dei semi, l'intero granaio lo possiede esclusivamente la Chiesa Cattolica.
Non so se i nostri pastori, quelli che dovrebbero esser tali, non siano coscienti o se questa ricchezza li schiacci troppo anche sotto il peso dei doveri.

Quanto al seminario "lefebvriano" in Sardegna, non sono beghe sarde, ma sardegnole.

Marco Marchesini ha detto...

Non ho parole per la vicenda dell'ICRSS in Sardegna. L'istituto non ha legami con la FSSPX e anche le posizioni sono diverse.

Sono allibito dall'ottusità dei vescovi sardi.
Ma sono davvero cattolici?
Quando amministrano i Sacramenti hanno davvero l'intenzione di fare quello che fa la Chiesa?


Marco Marchesini ha detto...

Per la FSSPX il NO è valido, ma lo ritengono cattivo in sé stesso e pericoloso per la Fede. Per questo sconsigliano di assistervi attivamente.
La validità però non è mai stata messa in discussione, purché il Sacerdote abbia la debita intenzione (attualmente non è scontato).

L'articolo di quel frate dell'Immacolata è delirante.

hpoirot ha detto...

Giuliano-Ferrara, da giornalista laico, mostra di avere infinitamente più sensum-fidei di Bergoglio ...

"Il suo relativismo é un adulterio col mondo"

"...per Ferrara ad essre imperdonabile é l'atteggiamento conciliante di Francesco verso un mondo che ha condannato il cristianesimo"

http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2013/9/21/Giuliano-Ferrara-vs-Papa-Bergoglio-Il-suo-relativismo-e-un-adulterio-con-il-mondo/429074/

Luisa ha detto...

Quell`articolo è delirante e mostra il vero volto di chi complottava prima ed è ora ai posti di comando, i soli ad aver diritto alla parola.
Ma almeno, a chi non ha fette di salame sugli occhi, i ruoli nella tristissima vicenda dei FFI sono palesamente distribuiti.

Vedere taluni,nella vicenda dei FFI,aggredire i cattolici che non hanno la lingua di legno, che dicono chiaro e tondo quel che, più evidente non potrebbe essere, osservare, più un generale, il livore sempre più vomitevole che si sta rovesciando sui cattolici tradizionali, non fa che riflettere il clima di questa nuova Chiesa dove soffierebbe un`aria pura e un nuovo clima fatto tutto di amore, misericordia e accoglienza.
Una Chiesa in cui papa Bergoglio sta generosamente distribuendo ai nemici dei cattolici tradizionali le fruste per batterli, non che prima non se ne servissero, ma molti se ne stavano ipocritamente zitti o erano diplomatici, because Benedetto XVI.
Ma oggi ad essere oggetto di giudizi, critiche e sarcasmo, sono anche i cattolici che, senza essere legati alla Messa Antica, vivono la loro Fede in modo autentico, vivo e impegnato e hanno il torto di corrispondere ad una delle ormai innumerevoli categorie bergogliane.
Senza dimenticare che papa Bergoglio sta dando ai nemici della Chiesa gli argomenti per combatterla ancora più apertamente.

Louis Martin ha detto...

Bellissime le parole di Ferrara, HPoirot, ricordano quelle dette tante volte da Monsignore.
Al di là delle tante fondate critiche che si possono fare all'Elefantino, mostra ancora una volta una straordinaria intelligenza delle cose.

sam ha detto...

Dopo questo riposizionamento di Ferrara e, immagino, dei suoi punti di riferimento oltreoceano, sono proprio curiosa di vedere le prossime acrobazie e contorsionismi di Introvigne & C...

Anonimo ha detto...

Romano dice,

il papato per tanti secoli sta rivivendo in modo mistico la storia di Israele narrato nei libri di Rè..

con Bergolio siamo arrivato a 4 Rè 16...

Come Achaz, Bergolio è ecumenisto (pregava sul altare idololatra con Assyriani), disprezzo il culto divino (ha tolto l'altare di bronzo), infideli, eretico, maligno...

i rè infideli di Giuda e di Israele hanno introdotto al culto divino cose dai gentili, prostitute maschili (Riccia), idoli, imagini osceni (come la statua nuova di Michele nel giardino Vaticano)..

i paralleli sono enormi...

Anonimo ha detto...

A volte sono in disaccordo con Ferrara, ma di sicuro non è un pecorone che porta il cervello,all'ammasso...
John

Ernesto ha detto...

E cosa mai posseggon questi "altri" che la Chiesa Cattolica non ha? Quei semi buoni che posseggono sono semplicemente un'eredità della Chiesa. Non esistono semi buoni diversi da quelli della Chiesa.

Be', dipende da chi sono questi "altri". Prendiamo le Chiese ortodosse: in materia di rigore e dignità liturgica hanno parecchio da insegnare alla Chiesa cattolica di oggi. Realtà dignitose e rigorose ci sono senza dubbio anche da noi (e concediamo pure che raggiungano il loro vertice assoluto nelle celebrazioni che si tengono in San Francesco Poverino a Firenze), ma nel mondo cattolico la dignità e il rigore liturgico non sono altrettanto generali e diffuse che nel mondo ordotosso. Questo significa che almeno sotto il profilo di questa generalità i cattolici hanno qualcosa da imparare dagli ortodossi.

Ernesto ha detto...

L'intero scrigno delle ricchezze, o, se rimaniamo nel campo dei semi, l'intero granaio lo possiede esclusivamente la Chiesa Cattolica, ma non lo sa più usare. Mentre altri, per esempio gli Ortodossi, sanno impiegare al meglio i semi del loro granaio parziale. E qui, spiace dirlo, c'è qualcosa da imparare anche per chi è convinto di sapere già tutto.

Dante Pastorelli ha detto...
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Dante Pastorelli ha detto...

@ ERNESTO

Non ho parlato dell'uso, ma solo del possesso dell'intero scrigno e dell'intero granaio. E che se ne faccia un buon uso o meno si sarebbe dovuto agevolmente ricavare da quel che aggiungevo in risposta ad altro commento: "Non so se i nostri pastori, quelli che dovrebbero esser tali, non siano coscienti o se questa ricchezza li schiacci troppo anche sotto il peso dei doveri."
Per parte mia ho sempre ammirato la dignità delle celebrazioni dei riti orientali. Ma parlando di semi si stava parlando delle Verità di Fede non della dignità liturgica.
San Francesco Poverino non vedo perché lo si voglia tirare in mezzo: ho forse mai affermato che vi si raggiunge il vertice "il vertice assoluto" nelle celebrazioni della Messa? Noi facciamo quello che possiamo coi nostri poveri mezzi.
Questa meschina "concessione" sarcastica non fa onore né a chi scrive né al blog che l'ospita.
Ed ancora: " E qui, spiace dirlo, c'è qualcosa da imparare anche per chi è convinto di sapere già tutto."
Sì, qualcuno deve imparare anche un po' di buona educazione.





Anonimo ha detto...

ma nel mondo cattolico la dignità e il rigore liturgico non sono altrettanto generali e diffuse che nel mondo ordotosso. Questo significa che almeno sotto il profilo di questa generalità i cattolici hanno qualcosa da imparare dagli ortodossi.

Questo può riguardare il Novus Ordo. cioè la Riforma di Paolo VI, ma non Il Rito Romano Tridentino - "mai abrogato" - dal quale abbiamo TUTTI da imparare e, soprattutto da "viverlo" per vivere...

E non permetteremo che possa essere ulteriormente minacciato da una prassi arbitraria che pretende abrogarlo de facto se non de iure.

I veri fedeli non potranno che resistere.

Ernesto ha detto...

Questo può riguardare il Novus Ordo.

Giusto, mic. Il fatto è che, putroppo il Vetus Ordo non riguarda attualmente la generalità delle parrocchie cattoliche. Ci auguriamo che possa tornare a farlo. E chiunque si spenda in questo senso, dà, direttamente e indirettamente, un contributo fattivo alla riscoperta di verità intangibili.

Anonimo ha detto...

Questa meschina "concessione" sarcastica non fa onore né a chi scrive né al blog che l'ospita.

Vorrei tanto che si riuscisse ad evitare di chiamare in causa l'onore del blog per ogni virgola fuori posto.

D'altronde, c'è da ipotizzare che ci siano "disturbatori di professione" che certe "piccatine" le mettono di proposito.
L'unico modo per neutralizzarle è non raccoglierle e badare al succo, come hai giustamente fatto e come ho fatto anch'io appena ho avuto il tempo...

Hai fatto bene - ed era giusto - specificare su S. Francesco poverino e l'avrei fatto io stessa nel mio post, se tu non mi avessi provvidenzialmente preceduta.

Anonimo ha detto...

Una Chiesa che non sa usare il suo depostitum, inclusa la santa liturgia, nella quale quel depositum trova perfetta sintesi nonché pieno e attuale dispiegamento, è una chiesa nel cui granaio manca almeno la coscienza di questa verità. E non è poca cosa! Se tale coscienza si può reperire altrove, è bene procedere in tal senso. Il sottosuolo nigeriano è pieno di oro nero, ma se ai nigeriani la tecnologia per estrarlo è sconosciuta, si renderà loro necessario mutuarla da altri paesi.

...

Anonimo ha detto...

Per Anonimo qua su,

Il granaio della Chiesa non è vuoto. E' la maggioranza degli operai di questa generazione che non vi attingono e sembra abbiano perso lo sguardo limpido per 'vederne' la bellezza la ricchezza e la fecondità.

Ma c'è ancora chi custodisce. Del resto, anche il Signore non parlava a un "pusillus grex"?
Il resto sarà opera Sua e della storia che verrà che non finisce con questa generazione.

Dante Pastorelli ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Dante Pastorelli ha detto...



Non si tratta,in quel da me sottolineato, di virgole, né di punti, due punti, accenti ecc., ma di sostanza.

Marco Marchesini ha detto...

Capisco che si possa ammirare la Liturgia celebrata dagli orientali separati (evito apposta di usare il termine ortodossi, visto che vuol dire "di retta dottrina"), ma non è tutto oro quello che luccica.
E' vero, hanno conservato una Liturgia degna di questo nome, ma loro sono contrari a dei dogmi rivelati da Dio. A parte la questione del "Filioque", c'è il dogma del Primato del Papa, dell'Immacolata (hanno una diversa concezione del peccato originale), dell'Assunta, ecc...

Marco Marchesini ha detto...

Per non parlare delle loro divisioni interne tra le varie "chiese". A Pistoia c'è anche il sinodo moderato della resistenza guidato da un ex cattolico.
Loro si trovano rispetto alle "chiese" canoniche come la FSSPX sta a Roma.
Anche loro sono contro l'ecumenismo e per il mantenimento del vecchio calendario giuliano.
Inoltre anche se hanno mantenuto la Liturgia, quanto a liberalismo, ecumenismo molti di loro non hanno niente da invidiare ai modernisti romani.

Marco P. ha detto...

In ogni caso gli scismatici orientali, dacché si sono staccati da Roma, non possono più attingere vera linfa, ché questa solo a Roma è possibile averla (poi che anche chi è a Roma ne attinga, è un altro paio di maniche).
Lo Spirito Santo non può avere "seminato" qualche cosa fuori dalla Chiesa Cattolica, che "spirito" è quello che per far avere qualche cosa alla Chiesa lo semina fuor di Essa ?
Se la Chiesa (l'Unica) è arrivata attraverso i secoli al modo di governo che le è proprio è perché ha guardato alla Tradizione ininterrotta, partendo dai primi secoli, quindi quella tradizione lì dei primi secoli è già compresa in quanto nella Chiesa si è sviluppato nel corso dei secoli, sviluppi che ha mantenuto il riferimento all'oggettività della Rivelazione. Ciò che gli scismatici orientali hanno sviluppato dopo essersi staccati da Roma è frutto dello scisma, e non credo ci sia nulla da imparare, né sintesi da cercare con queste false tradizioni.

Dante Pastorelli ha detto...

Varie, anche in Italia, sono le realtà ortodosse, con a capo vescovi ordinati da altri vescovi scismatici pure rispetto alle loro chiese madri. Qualche prete e pochi fedeli. Uno di questi preti, un fiorentino ex-prete cattolico trapiantato a Bologna come archimandrita Mark - da Marcello - e che ho conosciuto e visto più volte ma di sfuggita, è morto pochi mesi fa.
Il "vescovo" di Pistoia so chi è.

Dante Pastorelli ha detto...

Un "bravo" a Marco P.

Marco Marchesini ha detto...

Ottimo intervento anche da parte mia Marco P.
Immagino tu ti riferisca alle dottrine di Gregorio Palamas che distingueva realmente in Dio un'essenza inconoscibile dalle varie energie increate partecipabili dalla creatura. Dopo lo scisma è questa la loro dottrina caratteristica che pensavano di derivazione patristica. Ovviamente tale teoria assurda è contro la sana filosofia, contro i Padri ed è stata confutata da San Tommaso d'Aquino.

L'ho conosciuto anche io il "vescovo" di Pistoia ad un incontro "ecumenico" nella mia vecchia parrocchia. Fa l'altro ha anche criticato l'incontro di Assisi.

Marco P. ha detto...

Grazie per i complimenti a Dante Pastorelli e Marco Marchesini, che ovviamente contraccambio per il contenuto sempre competente, puntuale e prezioso dei loro interventi nei vari post.

Non ho studi particolari di teologia alle spalle (sono ingegnere...), quindi non mi riferivo, non conoscendolo alle dottrine erronee di G. Palamas.
Su questo ottimo blog però si può crescere nell'amore per la sana dottrina e la vera teologia, riflettendo sugli spunti che mic con sapienza e pazienza ci propone ed approfondendoli ulteriormente con il confronto e l'aiuto di sani sacerdoti fedeli al loro ministero.