Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 22 marzo 2016

don Samuele Cecotti. L’analfabetismo religioso dei giovani delle parrocchie

Una indagine sociologica mostra i dati dell’ignoranza delle verità della fede da parte dei giovani che frequentano la vita parrocchiale. Colpa della società, ma anche di quanto offriamo loro.

Novemila under 30, scelti secondo rigorosi criteri statistici, sono stati intervistati in un progetto curato dalle ricercatrici Rita Bichi e Paola Bignardi. I risultati sono poi confluiti nel volume “Dio a modo mio. Giovani e fede in Italia” (Vita e Pensiero). Emerge un quadro che dire desolante è poco anche se non insospettato da chi abbia minimamente il polso della situazione.

Ciò che più impressiona è il semianalfabetismo religioso dei giovani cattolici universitari o già laureati, che hanno frequentato sei e più anni di catechismo e magari tuttora partecipano alla vita di realtà almeno nominalmente ecclesiali. Insomma il dato di questa ricerca che ci deve veramente interrogare è quello che riguarda i “nostri” giovani e li fotografa in uno stato che, spesso, si fatica persino a dire di cristianesimo, figuriamoci se si possa chiamare di sana e robusta fede cattolica.

Emerge dominante tra i giovani “cattolici” un’idea vaga e confusa di religione, un sincretismo inconsapevole, una ignoranza crassa dell’abc del Cristianesimo, una pratica alla vita sacramentale optional. Un guazzabuglio new age dove la Risurrezione si confonde con la reincarnazione, Gesù è una specie di Buddha palestinese, W il Papa ma se mi parla di morale allora quasi quasi meglio il Dalai Lama, che Dio esista anche ci credo ma della Santissima Trinità non mi sfiora neppure il pensiero e così continuando.

E sono i “nostri” giovani, quelli che hanno frequentato il catechismo, battezzati-comunicati-cresimati, che per tredici anni di scuola hanno seguito un’ora alla settimana di religione cattolica. Questo studio certifica, ce ne fosse ancora bisogno, il drammatico fallimento della catechesi e della pastorale degli ultimi trent’anni, se non quaranta.

Le chiese sono sempre più vuote e così le aule di catechismo ma non riusciamo a formare decentemente neppure quella piccola percentuale di giovani che passano ancora per le nostre cure educative. Ovviamente le felici eccezioni non mancano, eroici parroci, splendidi catechisti, insegnanti di religione per vocazione, ragazzi dottrinalmente preparati e motivati ma … la media statistica dice altro ed è da piangere!

Piangiamo pure ma chiediamoci il perché di tanto e tale disastro. Il cardinale Robert Sarah, lo scorso maggio, osservava, intervenendo al Pontificio istituto Giovanni Paolo II, il fallimento formativo del catechismo dei fanciulli così come impostato negli ultimi decenni nella più parte delle parrocchie italiane: “I bambini fanno solo disegni e non imparano niente”, così il Prefetto della Congregazione per il Culto Divino.

E come dargli torto se poi i frutti sono quelli rilevati dallo studio di Bichi e Bignardi. Il buon vecchio catechismo di san Pio X che ha formato generazioni e, immagino, lo stesso cardinal Sarah bambino, dava ben più generosi frutti. Le nostre nonne, magari analfabete, sapevano benissimo che Gesù è vero uomo e vero Dio, che la Madonna è sempre vergine, che Iddio è Uno e Trino, quali sono i novissimi, le tre virtù teologali, le quattro cardinali, i dieci comandamenti, i sette sacramenti e le opere di misericordia corporale e spirituale. Poi sono arrivati i nuovi metodi pedagogici, i grandi modelli pastorali, buttato via il nozionismo e con esso anche le nozioni, tutto è dialogo, socializzazione, scambio e interazione … e abbiamo gli universitari “cattolici” che scambiano Buddha con Gesù!

Certo la società non aiuta, la crisi della famiglia nemmeno ma ciò spiega in parte, non giustifica il fallimento generalizzato e plateale dell’istruzione religiosa degli ultimi decenni. Forse per comprendere la crisi del catechismo si deve allargare un po’ l’orizzonte d’indagine e guardare alla realtà delle parrocchie e degli altri poli educativi ecclesiali e chiedersi: sono realtà animate dalla profonda consapevolezza di avere un tesoro divino da partecipare? C’è chiara la coscienza della Verità eterna ricevuta, l’unica Verità dalla cui luce ogni uomo deve essere illuminato? Insomma, chi insegna è previamente lui convinto che la Divina Rivelazione custodita e trasmessa dalla Chiesa è l’unica luce capace di illuminare e dar senso all’enigma umano?

Quando si ha la fortuna d’incontrare un prete, un catechista, un insegnante di religione con simile consapevolezza, coscienza, convinzione allora il Vangelo affascina, brilla di splendida luce, Cristo si mostra per quello che è: il più bello tra i figli dell’uomo e il Logos eterno, la Bellezza e la Verità sussistenti. E c’è il rischio di innamorarsene e di voler donare tutta la propria vita a Lui.

Ma quanto è difficile incontrare simili maestri nella fede, quanto difficile!

Ricordo la noia infinita provata durante le ore di catechismo e la delusione negli anni del primo sbocciare della ragione speculativa in me per il vuoto culturale sperimentato negli ambienti “di Chiesa”, per un cristianesimo che mi appariva sempre più insipido, incapace di rispondere ai grandi interrogativi dell’anima umana. Ricordo che mille domande si affacciavano alla mia mente: domande su me, il cosmo, Dio, la storia e la Chiesa, l’escatologia, il senso delle cose, talmente tante che ora più neppure le ricordo tutte. Risposte in parrocchia? Buoni sentimenti a piene mani, qualche richiamo al sociale, gite e pizzate, prima delle Palme disegnare Gesù su qualche cartellone in groppa all’asinello e prima di Natale in fasce nella greppia. E così anch’io fui uno di quelli che appena terminato il catechismo non misi più piede in parrocchia.

E se la Provvidenza non mi avesse fatto incontrare un ottuagenario Monsignore d’altri tempi (lo definirei un colto e santo prete anni ’50) e quel miracolo intellettuale che è il tomismo chi lo sa dove sarei finito, in quale miraggio avrei cercato d’estinguere la mia sete di Verità. Di certo non in chiesa! Forse sarei finito a parlar di archetipi con Jung o sarei con Severino a dir che tutto è eterno o più probabilmente, deluso dai vari tentativi, mi cullerei in una gnosi pessimista e tragica alla scuola di Cioran e Ceronetti. Ma così avrei perso Cristo e allora povero me se non avessi conosciuto del Cristianesimo che la versione sciocca che lasciai.

Che compassione, che stringimento di cuore mi fanno allora i giovani che, avendo sperimentato solo il Cristianesimo da pizzata e cartellone, cercano altrove un senso alla vita o semplicemente si adagiano a vivere senza più neppure pretendere che la vita abbia un senso. Oggettivamente sbagliano, lo so bene, perché solo Cristo è Via, Verità e Vita e Cristo lo si incontra nella Chiesa ma come li capisco, come li sento vicini e come mi fa rabbia pensare a così tante anime smarrite semplicemente perché non hanno trovato ciò che era loro sacrosanto diritto ricevere da noi pastori: la Verità tutta intera e nulla di meno!
(articolo tratto da: Vita Nuova Trieste)

14 commenti:

Marco P. ha detto...

Grazie ad Esistenzialmente Periferico per questo articolo che fotografa una realtà che sfugge solo a chi ha occhi ma non vede, bocca e non parla, orecchie e non ascolta (Psal.134).

Il passo successivo per approfondire l'analisi, secondo me è legato alla domanda: ignoranza colpevole o no (da applicare sia ai docenti che ai discenti) ?

Inoltre ed in parallelo:
il Card. Sarah dice bene che il catechismo si è rachitizzato e ridotto ad un sgorbio durante il quale il meglio che si può fare è disegnare sui cartelloni qualche infantile disegno e scrivere qualche insulsaggine mielosa, e dice bene che questo è un andazzo che dura da decenni. Ma visto che vige il principio di causalità, questa constatazione è insufficiente e si sfugge sempre alla domanda fondamentale: quale la causa ?
Visto che la situazione è questa ed è sempre in peggioramento è un fatto che la causa non è stata individuata o non la si vuole individuare, oppure infine se è stata individuata non vi si vuole porre rimedio.

Anonimo ha detto...

Quello che mi stupisce è che se ne accorgano adesso......ma prima dov'erano? Vanno a dottrina dalla 3°elementare fino alla 3° media, non tutti fanno la Cresima, giocano, hanno gli animatori che organizzano ogni tipo di intrattenimento, catechisti improvvisati i.e. ragazzotti di poco più grandi che ne sanno meno di loro, i preti mai si fanno vivi, quando il vescovo, poco prima della Cresima, si fa vedere nelle parrocchie, prendono i meno ignoranti, 2 domandine e via, stesso dicasi per i corsi pre-matrimoniali, penosi e ridicoli, perché si tratta non più di bambini-adolescenti, ma di adulti, a volte conviventi da anni e con prole. Ho visto le cartelline preparatorie, domanda e risposta con vignette, di mio figlio e mia nuora, da mettersi le mani nei capelli, per non dire peggio. Il nostro vescovo, buon'anima, ha proposto 1 anno di catechismo vecchio stampo e Comunione e Cresima insieme a 9 anni per tutti, i preti si sono rivoltati, non so come finirà. Ai posteri l'ardua sentenza. Lupus et Agnus.

Anonimo ha detto...

Finalmente uno scritto che prende nota dell’attuale realtà, senza paraocchi.
Come sperare non ci sia analfabetismo religioso se i ragazzini, dopo aver partecipato al catechismo prima dei dieci anni, vivono in un ambiente, compreso quello familiare, dove non esiste nessun richiamo al sentimento religioso, alla parola Dio e a tutto ciò che lo rappresenta?
Gli universitari “cattolici” che scambiano Buddha con Gesù! Quale cammino hanno percorso gli universitari che si definiscono tali? Sono stati battezzati in fasce, hanno seguito il catechismo da bambini per poi concludere il percorso con la Prima Comunione e la Cresima. Dopo, per la stragrande maggioranza dei ragazzi subentra il vuoto. Non è poi vero che i giovani seguono per tredici anni di scuola un’ora alla settimana di religione cattolica. L’ora di religione, quando non è una inutile perdita di tempo, non è mai dedicata alla religione cattolica.
«Il buon vecchio catechismo di san Pio X che ha formato generazioni e, immagino, lo stesso cardinal Sarah bambino, dava ben più generosi frutti. Le nostre nonne, magari analfabete, sapevano benissimo che Gesù è vero uomo e vero Dio …».
Già, le nonne analfabete di una volta che sapevano tutto a memoria! E dove sono oggi le nonne di una volta? Da decenni ormai è scomparso quell’humus familiare in cui nasceva e si sviluppava quella religiosità capace di creare per ogni momento della giornata un genuino richiamo a Dio, anche con un semplice segno della croce.
E per concludere bisognerebbe vedere se davvero le tante “anime smarrite” mostrano la volontà e l’interesse necessario per ricevere quella che è definita la Verità tutta intera e nulla di meno!

Anonimo ha detto...

Per quel che vale la mia testimonianza personale... sono andato a scuola sempre da suore e preti (classe 1970). Fino alle elementari, probabilmente niente da dire. Alle medie così e così, anche se ho un buon ricordo del mio insegnante di religione. Alle superiori, un disastro. L'insegnante laico - che però era ben preparato - nonostante i tentativi di diversi modi di impostare il discorso (esegesi della Bibbia, discorsi più improntati alla vita quotidiana, eccetera) non riuscì a fare niente. Quando dico "non riuscì a fare niente" intendo dire che in aula regnava il caos totale, per menefreghismo. Non era supportato, se non a parole, dal preside (religioso): le note sul registro fioccavano a decine, nella sua ora, ma rimanevano senza conseguenze. Preside che aveva fatto costruire, anni prima, un complesso sportivo all'interno della scuola con cui si era indebitato. Evidentemente non si poteva rinunciare alle rette pagate da certe famiglie. Cambiato insegnante, arrivò un prete. Era un bravo prete. Me lo ricordo perché fu la prima volta che vidi un prete incazzarsi: l'andazzo continuava e un giorno scaraventò il registro urlando "sono stufo di farmi prendere per il culo". Parlava ai ragazzi, ma evidentemente intendeva la presidenza.

Ecco, questa è stata la mia scuola cattolica. Istituto Champagnat (Maristi) a Genova, dal 1983 al 1988. Allora, di cosa stiamo parlando? Il vescovo, ovviamente, era informato. E, tanto per capirci, era Siri (io mi sono diplomato nel 1988, Siri si ritirò nel 1987). Grande ecclesiastico, con le idee giuste, ma una frana al governo, almeno per quanto era visibile all'esterno. D'altronde aveva proibito le schitarrate durante le messe, ma nessuno si curava della sua proibizione (neanche le suore che frequentai dal 1975 al 1983).

La maggior parte dei miei compagni di scuola oggi non frequenta (qualcuno è fortunatamente tornato in chiesa dopo aver sposato una buona moglie cattolica). Sui princìpi io sono rimasto saldo per... chissà perché? Sempre per l'educazione familiare e evidentemente per l'azione dello Spirito Santo. Non certo per la scuola cattolica che ho frequentato. Sull'apologetica, un mezzo disastro. Sto recuperando affannosamente da tre anni a questa parte, grazie a riviste come il Timone e altre testate di apologetica online.

Per questo mi incazzo quando sento parlare di scuola cattolica: è giusto difenderla dagli attacchi, è giusto rivendicare certe condizioni economiche, ma poi mi chiedo se veramente ne vale la pena. I vescovi? Non pervenuti anche su questo fronte.

PS La palestra, qualche anno dopo, andò totalmente persa, perché i debiti risultarono insostenibili e fu venduta. Forse meglio così, piuttosto che mandarci, in orario scolastico, gli adolescenti mentre era contemporaneamente aperta al pubblico, con signore trentenni e quarantenni in tuta attillata e con le chiappe in evidenza.

--
Fabrizio Giudici

irina ha detto...

La scuola come sappiamo non versa in situazione migliore,tra gite e gitarelle tra autogestioni e conferenze, il tempo passa e gli asini crescono e noi con loro asini diventiamo. Quando tutto si è aperto a tutti il livello plausibile da richiedere si è abbassato di parecchio e questo fin all'università dove a volte si riprende dal dettato. In più la religione cattolica è diventata una tra le religioni, mentre in contemporanea veniva instillata goccia a goccia la rivoluzione permanente e quella sessuale, tanto liberatoria, veniva praticata prima dalle ultime classi delle superiori poi democraticamente a scendere, dalle medie inferiori fino alle conquiste dei nostri giorni dove per legge i pargoli devono essere masturbati dalla nascita per introdurli nei valori formativi del cxzzx. Tutta questa liberazione ha forse avuto anche una incidenza sui neuroni dei docenti e dei discenti, che hanno finito per scambiarsi tanto preziose esperienze, parlandone: dialogando dialogando per continuare a liberarsi...anche dalle mutande.Davanti a tanti benefici immediati della masturbazione comunitara, fisica od orale, lorsignori capiscono che stare lì a leggere e rileggere, a ripetere e ripetere, a trovar concetti che attestino che la tua mente ha lavorato sodo per appropriarsi logicamente delle lezioni, è veramente noioso, molto meglio inebetirsi in intrecci carnali dove l'io si perde nel chilo per chilo.Come fanno i ragazzi ad interessarsi al Signore nostro Gesù Cristo se nessuno ne parla a loro? Se pochissimi mostrano che è Lui la guida della loro vita? Se Gesù Cristo è stato messo in soffitta con i vestiti della bisnonna? Eppoi tutto ora deve essere soft, imparare a memoria fu già tacciato essere da idioti, che avevano però la possibilità di ruminarsi l'imparato alla bisogna, ora tutto è uno sfumato pressapoco tant'è che quelli dallo sguardo lungo lo rimodellano di tanto in tanto, adeguandosi ai tempi naturalmente.Infine con una popolazione così svigorita è un gioco da ragazzi presentare la chiesa 0.2/0.3/0.4, come anche la costituzione sempre più aggiornata dalle sentenze deitar, dellecorti, deigiudici, in queste cascate girnaliere di leggi sempre nuove, che coprono quelle di ieri che coprivano quelle dell'alto ieri, la Legge di Mosè è archeologia e l'apice che non andrà perduto una curiosità da collezionisti.

tralcio ha detto...

Fotografia dell'esistente, da almeno 20 anni a questa parte:

-i catechisti sono formati alla comunicazione (la forma) ma non al contenuto.
Ignorano bellamente i dogmi e i sacramenti diventano belle storielle "edificanti".
Tutto è gioco e racconto, Tolkien o San Luca poco cambia. Favolette...
Persino per loro "studiare" e "conoscere" sono parole desuete e scomode, figurarsi il pretenderlo da dei bambini o ragazzini. E i sacerdoti riuniscono i catechisti soprattutto per organizzare strategie pastorali e stabilire calendari. Pregare? Invocare lo Spirito santo? Adorare il Signore? E chi ne ha il tempo? C'è da stare sui gruppi di what's up, interagire con "il gruppo mamme", organizzare la pentolata per "la festa del papà" (San Giuseppe? Chi è? Un vecchietto per la festa dei nonni...).

-l'ora di catechismo è tutta protesa a soddisfare il cliente, cioè a rendere piacevole il tempo: gioco, filmati, gite... E se non vieni tanto il sacramento lo ricevi lo stesso. Se poi il gruppo è chiassoso il catechista non fa che sbraitare per un'ora state attenti, state fermi, state zitti. Se chiedete al ragazzino di ritorno dal catechismo che cosa hanno fatto risponderà: niente, c'era troppo caos.
E invece di chiedere aiuto al Signore, lo si chiede a psicologi ed esperti di diattica. Aggiungendo ulteriore "mondo" a un catechismo svuotato di eterno...

-si raccoglie ciò che si è seminato. Un fallimento completo.
Non c'è troppa differenza tra chi "va a messa" e chi non ci va. I primi hanno trovato un ambiente che li soddisfa, amici con cui giocare e fare comunella. I secondi hanno trovato lo stesso altrove. Tutti fanno comunella, nessuno fa comunione con Gesù.

-nessuno sa dire due parole (è il caso di dirlo: "in croce") che sappia rendere conto della propria fede. Gesù è un valore o un ideale. E' un'idea. Perciò si sta "in chiesa" come si starebbe al bar. Tutto è desacralizzato.

una nonna ha detto...

Le nonne,quando ancora ci sono, vengono considerate delle povere ignoranti quando cercano di inculcare nei nipoti dei sani principi cattolici. Se non ti deridono cominciano a parlare di fisica, matematica ed altre scienze solo per demolire il cattolicesimo, visto come ignoranza e oscurantismo. La maggior parte delle famiglie non vuole che i figli partecipino alle lezioni di religione e quei pochi che lo fanno, se si comincia a mettere i puntini sulle i, ritirano i figli. Non sono pochi i genitori che chiedono di togliere i crocifissi dalle aule. Sinceramente io non vedo una soluzione. Preghiamo la Nostra Madre Santissima

Anonimo ha detto...



La "versione sciocca del Cristianesimo", della quale parla l'autore, e' quella distillata dagli alambicchi del Concilio Vaticano II

Anonimo ha detto...

Quanti tra Preti, Vescovi, Cardinali, Papi, semplici fedeli, papà e mamme di famiglia, hanno accolto l'invito di Maria Santissima, suffragata dalla testimonianza dei tre pastorello di Fatima, a consacrarsi al suo Cuore Immacolato, ad offrire a Dio sacrifici e penitenze per la conversione dei poveri peccatori, a pregare il S. Rosario in famiglia e a credere che il non accettare questo messaggio divino avrebbe avuto conseguenze tremende: la perdita della fede oltre a guerre e persecuzioni? Chi scopre il meraviglioso segreto del Cuore Immacolato di Maria, arriva certamente a Gesù Cristo, sperando anche contro ogni speranza, perché abbiamo la certezza che Gesù ha sconfitto la morte e instaurerà, prima o poi, il Suo Regno, di giustizia e di pace, anche in questo mondo. Se saremo a Lui fedeli, certamente vedremo rifiorire questa civiltà, assisteremo forse anche a fatti terrificanti o a meravigliosi prodigi, in terra o in cielo, ma ciò che importa, sarà solo non essere allontanati dal nostro Salvatore e diretti in quel luogo da cui non ci sarà che pianto e stridore di denti. I tre pastorello, quando videro l'Inferno, non persero più occasione, per sacrificarsi, mortificarsi, dare ogni onore, lode e gloria a Gesù e quante anime avranno contribuito a stappare al nemico? Certamente, insieme all'intercessione di altri Santi e di Maria Santissima, anche la mia.

Anonimo ha detto...

ma non è don SAMUELE Cecotti?

mic ha detto...

Sì, grazie. Ho corretto.

Anonimo ha detto...

Il "bello" viene quando il bambino, adeguatamente preparato da un catechista consapevole del proprio ruolo e compito, viene corretto dal parroco eretico imponente con relativa mortificazione del pargolo che non sa più a chi dar retta e, constatata la mancanza di autorevolezza in chi dovrebbe confermarlo nella Fede, opta per l'atteggiamento menefreghista di altri suoi coetanei e amici. Tanto ci salviamo comunque e....in ogni caso l'Inferno non esiste e se esiste è vuoto, perciò fate voi i conti!

Anonimo ha detto...

Non parliamo poi di far ricevere ai bambini la Prima Comunione in bocca, per far percepire la sacralità del segno, il rispetto e l'adorazione dovuta al Corpo di Cristo! Non sia mai! In mano, presa alla carlona, e via!

Anonimo ha detto...

E' successo anche a me: un mio bambino aveva ricordato le anime del Purgatorio nelle intenzioni ed è stato quasi preso in giro dal parroco.