Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 18 marzo 2016

DALL'ALTARE MAGGIORE ALLA «TAVOLA DA PRANZO», COSÌ SI È PERSO IL SACRIFICIO DELLA MESSA

"gli specialisti sanno molto bene che esaltare "l’altare rivolto al popolo" non significa richiamarsi ad una pratica della Chiesa delle origini" (mons. K. Gamber)
Perché, come si sostiene, il carattere sacrificale della Messa sarebbe meno chiaramente espresso quando il prete è girato verso il popolo?
La domanda può essere ribaltata: dal momento che gli specialisti sanno molto bene che esaltare "l’altare rivolto al popolo" non significa richiamarsi ad una pratica della Chiesa delle origini, perché non ne traggono le inevitabili conseguenze? Perché non sopprimono i "tavoli da pranzo" eretti con una sorprendente coralità nel mondo intero?

Molto probabilmente perché questa nuova posizione dell’altare corrisponde, meglio dell’antica, alla nuova concezione della Messa e dell’Eucaristia.

È molto chiaro che oggigiorno si vorrebbe evitare di dare l’impressione che la "tavola santa" (come viene chiamato l’altare in Oriente) sia un altare per il sacrificio. Senza dubbio è la stessa ragione per la quale, quasi dappertutto, si pone sull’altare un mazzo di fiori (uno solo), come sulla tavola da pranzo di una famiglia in un giorno di festa, insieme a due o tre ceri: questi quasi sempre a sinistra, il vaso dal lato opposto.

L’assenza di simmetria è voluta: non bisogna creare dei punti di riferimento centrali, come quando si mettevano i candelieri alla destra ed alla sinistra della croce che stava in mezzo; qui si tratta solo di una tavola da pranzo.

Non ci si mette dietro l’altare del sacrificio, ci si mette davanti; già il sacrificatore pagano faceva cosí, il suo sguardo era diretto verso la raffigurazione della divinità a cui si offriva il sacrificio; anche nel Tempio di Gerusalemme si faceva così: il sacerdote incaricato di offrire la vittima stava davanti alla "tavola del Signore", come si chiamava il grande altare dell’olocausto nel cuore del Tempio (cfr. Malachia 1, 12), e questa "tavola del Signore" era collocata di fronte al tempio interno ov’era custodita l’Arca dell’Alleanza, il Santo dei Santi, il luogo in cui dimorava l’Altissimo (cfr. Salmi 16, 15).

Un pranzo si consuma con il padre di famiglia che presiede, in seno alla cerchia famigliare; mentre invece, in tutte le religioni, esiste una apposita liturgia per il compimento del sacrificio, liturgia che prevede che il sacrificio si compia all’interno o davanti ad un santuario (che può essere anche un albero sacro): il liturgo è separato dalla folla, sta davanti ai presenti, di fronte all’altare, rivolto alla divinità. In tutti i tempi, gli uomini che hanno offerto un sacrificio si sono sempre rivolti verso colui al quale il sacrificio era diretto e non verso i partecipanti alla cerimonia.

Nel suo commento al libro dei Numeri (10, 27), Origene si fa interprete della concezione della Chiesa delle origini: "Colui che si pone dinanzi all’altare dimostra con ciò di svolgere le funzioni sacerdotali. Ora, la funzione del prete consiste nell’intercedere per i peccati del popolo". Ai giorni nostri, in cui il senso del peccato sparisce sempre piú, la concezione espressa da Origéne sembra essersi largamente perduta.

Lutero, lo si sa, ha negato il carattere sacrificale della Messa: egli non vi vedeva altro che la proclamazione della parola di Dio, seguita da una celebrazione della Cena; da qui la sua preoccupazione di vedere il liturgo rivolto verso l’assemblea.

Certi teologi cattolici moderni non negano direttamente il carattere sacrificale della Messa, ma preferirebbero che questo passasse in secondo piano al fine di poter meglio sottolineare il carattere di pasto della celebrazione; questo, il piú delle volte, a causa di considerazioni ecumeniche a favore dei protestanti, dimenticando però che per le Chiese orientali ortodosse il carattere sacrificale della divina liturgia è un fatto indiscutibile.

Solo l’eliminazione della tavola da pranzo e il ritorno alla celebrazione all’"altar maggiore" potranno condurre ad un cambiamento nella concezione della Messa e dell’Eucaristia, e cioè alla messa intesa come atto d’adorazione e di venerazione di Dio, come atto d’azione di grazia per i suoi benefici, per la nostra salvezza e la nostra vocazione al regno celeste, e come rappresentazione mistica del sacrificio della croce del Signore.

Questo, tuttavia, non esclude, come abbiamo visto, che la liturgia della Parola sia celebrata non all’altare, ma dal seggio o dall’ambone, com’era un tempo durante la Messa episcopale. Ma le preghiere devono essere tutte recitate in direzione dell’Oriente, e cioè in direzione dell’immagine di Cristo nell’àbside e della croce sull’altare.

Visto che durante il nostro pellegrinaggio terreno non ci è possibile contemplare tutta la grandezza del mistero celebrato, e ancor meno lo stesso Cristo, né l’"assemblea celeste", non basta parlare ininterrottamente di ciò che il sacrificio della messa ha di sublime, bisogna invece fare di tutto per mettere in evidenza, agli occhi degli uomini, la grandezza di questo sacrificio, per mezzo della stessa celebrazione e della sistemazione artistica della casa del Signore, in particolar modo dell’altare.

Allo svolgimento della liturgia e alle immagini, si può applicare ciò che dice dei "veli sacri" lo Pseudo Dionigi l’Areopagita, nella sua opera Sui nomi divini (1, 4): questi veli "che [ancora adesso] nascondono lo spirituale nell’universo sensibile, e il sovraterreno nel terreno, che conferiscono forma e immagine a ciò che non ha né forma né immagine… Ma il giorno verrà che, essendo divenuti incorruttibili e immortali e avendo raggiunto la pace beata accanto a Cristo, saremo, come dice la Scrittura, presso il Signore (cfr. I Tessalonicesi 4, 17) tutti pieni di contemplazione per la sua apparizione visibile".

7 commenti:

irina ha detto...

Niolàs Gòmez Dàvila,Tra poche parole, (pagina 177).

Il primato di San Pietro disturba il clero progressista,il misticismo di San Giovanni lo annoia,la teologia si San Paolo lo irrita.
Non sarà che il suo patrono è l'apostolo dotato di coscienza sociale,colui che protestò contro lo spreco cerimoniale di unguenti e propose di vendere la mirra liturgica per dividere il ricavato tra i poveri?

(pagina 161)

Il putiferio scatenato dal Concilio Vaticano Secondo ha mostrato l'utilità igienica del Santo Uffizio.
Assistendo alla "libera espressione del pensiero cattolico", abbiamo visto che l'intolleranza della vecchia Roma pontificia fu un limes imperiale non tanto contro l'eresia quanto contro la grossolanità e la scempiaggine.

(pagina 162)

Gli stupidi un tempo attaccavano la Chiesa, ora la riformano.

Il successore degli Apostoli proclama urbi et orbi, dal soglio pontificio, che si metterà alla testa del "progresso dei popoli" verso un paradiso suburbano.

Altro non ricordo... ha detto...

La ricognizione secondo me parte da lontano :

*Abbigliamento delle Suore (si accorciano le gonne , escono i capelli , non nascondono piu' le loro forme ,si rendono meno suore e piu' donne )
*Entrano le chierichette e i laici nell'area sacra
*Si modificano gli altari come ben descritto nell'articolo ( addirittura in alcune Chiese si arriva a dei nonsense come la Chiesa di S.Salvatore in Lauro , in cui davanti al bellissimo altare si posa in opera una grande pedana su cui poggia la "tavola da pranzo ", non parliamo poi di S.Carlino alle 4 fontane , di S.Andrea al Quirinale con quel tavolo del 600 davanti all'altare , non si salva nessuna , neanche il Santuario dove riposa S.Luigi Orione . Non parliamo poi delle nuove Chiese , costruite secondo i nuovi dettami , prendendo a pretesto il giubileo del 2000 sono stati costruiti i migliori orrori . Sarebbe interessante risalire ai mandanti:

https://www.google.it/search?q=s.andrea+al+quirinale&espv=2&biw=1425&bih=882&tbm=isch&imgil=F7E0MwOjaBpJOM%253A%253BIfU1efXWNHXULM%253Bhttp%25253A%25252F%25252Fwww.prolocoroma.it%25252Fchiesa-santandrea-quirinale%25252F&source=iu&pf=m&fir=F7E0MwOjaBpJOM%253A%252CIfU1efXWNHXULM%252C_&usg=__osALWogbaZsgyOItKuM8rDPWnMo%3D&ved=0ahUKEwj5xp-lgMrLAhWDWRQKHZVsC8oQyjcIKQ&ei=HdXrVrnEOIOzUZXZrdAM#imgrc=F7E0MwOjaBpJOM%3A


https://www.google.it/search?q=s.carlino+alle+4+fontane+interno&espv=2&biw=1425&bih=882&tbm=isch&imgil=FGUEqXnMnCD0IM%253A%253BohybzBMw2njxmM%253Bhttp%25253A%25252F%25252Fwww.tesoridiroma.net%25252Fchiese_barocco%25252Fchiesa_carlo_4_fontane.html&source=iu&pf=m&fir=FGUEqXnMnCD0IM%253A%252CohybzBMw2njxmM%252C_&usg=__nhLbnadc0eh1BtbHVwKUJzo6Di8%3D&ved=0ahUKEwjlyvnHg8rLAhVFtBQKHX3aBzgQyjcIJw&ei=jNjrVuVUxehS_bSfwAM#imgrc=w3TAHhYRaZp94M%3A

Anonimo ha detto...

O.T.importante : il card. Walter Kasper afferma che il nuovo chilometrico documento papale che sarà firmato domani "sarà il primo passo di una riforma che farà voltare pagina alla Chiesa dopo 1700 anni" (dichiarazione riportata da Raffaele Luise, vaticanista del GR1).
"Luise, notoriamente vicino alle posizioni del cardinale, non ha esitato a dire che 'quello che abbiamo avuto la fortuna di sentire questa sera a Lucca da un membro chiave della Curia è rivoluzionario'."
http://sinodo2015.lanuovabq.it/kasper-lesortazione-post-sinodale-fara-voltare-pagina-alla-chiesa/

Cesare Baronio ha detto...

Senza ricorrere alla fisiognomica o ai trattati lombrosiani, Kasper ha i connotati di un posseduto: chiedere a qualsiasi esorcista per conferma. Basta guardare le facce di questi personaggi - anche salendo più in alto - per capire che non sono in grazia di Dio.

Come stupirsi se la chiesa conciliare si fa una dottrina a propio uso e consumo, dopo cinquant'anni di disastri su tutti i fronti?
Questi di cattolico non hanno più nulla, nemmeno l'apparenza. Prima si poteva cadere nell'equivoco, oggi sono talmente chiari nei loro intenti che non serve nemmeno glossare il loro pensiero.

In altri tempi, per molto meno, il popolo fedele prendeva picche e forconi e mandava a spasso i Prelati ribelli: vedi le Insorgenze in Romagna. Oggi nessuno si muove. Aspettiamo dal Cielo la punizione che il popolo cristiano non sa infliggere ai suoi indegnissimi capi.

Anonimo ha detto...

Peraltro queste tavole sono immancabilmente di pessimo gusto, di materiale spesse volte vile: degne delle attuali celebrazioni e dei cotanti protagonisti.

Intanto questi poveri fratelli... ha detto...

Migranti: MOLTI CRISTIANI SCAPPANO DAL PAKISTAN VERSO LA THAILANDIA

(AGI) - Roma, 17 mar. - Continua la fuga di migliaia di pakistani cristiani che lasciando la loro patria cercano rifugio in Thailandia. SCAPPANO DA PRESSIONI, PERSECUZIONI, MINACCE E RAPPRESAGLIE. A causa della legge pakistana sulla blasfemia, ogni tipo di abuso si puo' trasformare in pena di morte. "A motivo anche dei bassi costi del viaggio e della facilita' del visto turistico, molti arrivano in Thailandia, ma ben presto il loro sogno di pace svanisce" riferisce una fonte locale di Fides che chiede l'anonimato per motivi di sicurezza. La Thailandia e' uno dei paesi che non ha firmato la Convenzione sui Rifugiati del 1951 ne' il successivo Protocollo del 1967. Cosi' chi arriva nel Paese e inizia presso gli uffici dell'UNHCR l'intricato percorso burocratico si vede ben presto privato di diritti e protezione. Il visto turistico scade entro un mese e servono soldi per l'estensione, mentre l'iter previsto per i richiedenti asilo puo' richiedere dai 3 ai 5 anni. "A questo punto il rifugiato, che ufficialmente non e' tale, diventa un illegale e un criminale - prosegue la fonte - non puo' avere un lavoro legale e non ha diritto all'assistenza sanitaria. E' costretto a situazioni di clandestinita', vittima frequentemente di traffici loschi e di lavori servili. Le ong impegnate nel settore sono in contatto con tanti pakistani in carcere accusati come criminali comuni. DONNE E BAMBINI SONO IMPRIGIONATI SENZA DISTINZIONE. Le parrocchie, la gente comune, alcune organizzazioni, li aiutano come possono, violando in qualche maniera le disposizioni della polizia".(AGI)
Mal

Luís Luiz ha detto...

Spero che la risposta non sia ancora una volta una dolciastra e farisaica "supplica filiale".