Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 9 marzo 2016

Risposta a Dugin: il cattolicesimo rimane vera Chiesa

Interessante puntualizzazione di Campari & De Maistre.

La lettura di Dugin circa l’incontro tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill è indubbiamente interessante, anche per il fatto di offrire una prospettiva ex parte scismatica, che effettivamente introduce spunti innovativi rispetto al nostro modo di pensare abituale. Al link riportato troverete i rimandi mediatici e la trascrizione in inglese della riflessione duginiana.

Muovo il mio breve commento in merito. È vero, Roma è cambiata ed ha perso il peso geopolitico dei secoli andati; il secolarismo ateo e la massoneria liberale hanno soppiantato il Cattolicesimo nella guida attiva dell’Occidente e, dati alla mano, sembra umanamente ineccepibile che il Cattolicesimo ormai stia morendo, con l’aggravante, non ancora sconfessata e forse ultimamente acuitasi, del compromesso con la cultura secolare e del cedimento alla politica del nuovo Ordine.

La mia obiezione all’affondo del filosofo russo è che fin qui viene esibito uno sguardo eccessivamente immanente, che non tenga sufficientemente conto del rilievo spirituale della storia e di sue possibili letture alternative, insomma si riconosce una critica troppo politica e troppo russa, lucida circa la sintomatologia, ma non circa la diagnosi degli eventi.

In risposta, propongo piuttosto la profezia del mistico Divo Barsotti, secondo la quale l’esito mortale della Chiesa sarebbe simbolo della Sua partecipazione alla sentenza subita dal Capo, il Cristo.

Questa lettura, che palesa il segreto propriamente cattolico circa la storia, trova numerosi precedenti e tra essi amo segnalare l’analisi di uno spirito eccelso del Cattolicesimo, padre Guéranger, riformatore di Solesmes. La sua comprensione della crisi liturgica occidentale e la sua costatazione piana circa l’apparente salubrità delle pratiche liturgiche orientali sono un ottimo e sintetico paradigma per rispondere a Dugin e al suo trionfalismo neo-imperiale.

Leggiamo cosa asserisca l’abate benedettino nel XIV capitolo delle Istitutions liturgiques e proviamo ad estenderne le considerazioni oltre l’ambito meramente liturgico: «Non è possibile eresia liturgica dove il simbolo è già minato, dove non si trova altro che un cadavere di Cristianesimo, cui soltanto gli impulsi, oppure un galvanismo, imprimono ancora qualche movimento, finché, cadendo a pezzi dalla putrefazione, diverrà del tutto incapace di ricevere stimoli esterni. È dunque solo in seno alla vera Chiesa che può fermentare l’eresia antiliturgica, vale a dire quell’eresia che si pone come nemica delle forme del culto. Soltanto dove c’è qualche cosa da demolire il genio della distruzione cercherà di introdurre il veleno» (P. Guéranger, L’eresia antiliturgica e la riforma protestante, Amicizia Cristiana, Chieti 2011, p.14) [qui, nel blog].

Che stiano così le cose? Che il decadimento cattolico dipenda dall’essere il solo e incorrotto Depositum Fidei contro di cui si schiantano le repulsioni diaboliche e anticristiche? Ciò detto, condivido la critica al compromesso in cui i Cattolici occidentali hanno disastrosamente condotto la Chiesa nei tempi moderni, né la riflessione citata esclude che in qualche modo un’alleanza con gli Scismatici possa risultare il mezzo concreto per risollevare le nostre sorti (il che poi mostrerebbe il risvolto provvidenziale della rottura occorsa mille anni fa).
La storia e il suo Giudice ci diranno quale sia la lettura migliore tra quelle sopra offerte, irriducibili ed antitetiche usque ad unitatem, per ora mi premeva solo chiarire che, seppur tra mille crisi e tradimenti, seppur morenti e decadenti, noi cattolici non siamo certo privi di una risposta vigorosa e di una prospettiva gloriosa da confessare.

7 commenti:

Anacleto ha detto...

Mi sembra che la citazione di Dom Guéranger sia inappropriata in relazione all'articolo, dato che egli si riferisce al protestantesimo.
La liturgia ortodossa è rimasta, divesrsamente da quella romana, sostanzialmente immutata e deriva direttamente dalla più antica liturgia di S. Giacomo, fratello del Signore, ancora oggi celebrata. La liturgia cd. tridentina, che viene celebrata in molte comunità russe e antiochene, non è uguale a quella romana damaso-gregoriana eccetto per il Canone. Soprattutto lo spirito - a partire dall'XI secolo - è profondamente cambiato: non più la contemplazione del mistero della Redenzione con la Resurrezione come punto centrale, bensì la (quasi) esclusiva contemplazione della Passione e della Crocifissione.
Anche la loro teologia non si è, contrariamente a quella occidentale, ""evoluta": alcuni ritengono questo un segno di arretratezza, altri una garanzia di fedeltà.
L'analisi di Dugin è impietosa, ma rispecchia la realtà.

mic ha detto...

La chiave di lettura esatta sta nello scritto di cui al link (su una impropria enfasi del "mistero pasquale"):
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2013/08/enfasi-su-una-nuova-concezione-del.html

e nelle seguenti parole di Mario Palmaro:

"I veri nodi che hanno imbrigliato la teologia cattolica e che l’hanno soffocata sono stati l’abolizione del peccato e la separazione tra fede e sacramenti. Il sacramento è, insieme, vincolo e mezzo per proteggere le creature dal peccare. Ecco qui il tema fondamentale, dimenticato e negletto: il peccato. Ecco lo scandalo, la vergogna senza la quale l’uomo è incomprensibile. Va bene il mistero pasquale, va bene la resurrezione, va bene il trionfo della pietra rotolata. Ma non esiste alcuna garanzia che le nostre anime siano preservate dalla morte ineluttabile [aggiungo, ma per Mario era scontato: se non il Sacrificio di Cristo. Ed è nota la venerazione anche degli orientali per la "Santa e Vivificante" Croce]. Il peccato porta con sé il mistero della dannazione eterna".

Marco P. ha detto...

Sembra che il senso dell’intervento di Dugin sia:
noi (russi-ortodossi) non abbiamo nessun vantaggio da quanto potrebbe scaturire da un riavvicinamento di cui l’incontro Papa-Kirill sembrerebbe l’incipit, sono loro (gli occidentali-cattolici) che ormai allo stremo dopo decenni di corruzione liberale vedono in noi una zattera di salvezza, per questo il patriarca ha una posizione di vantaggio.

Mi sembra una visione che guarda solo l’asse orizzontale della questione, da un punto di vista diciamo politico: quali vantaggi e cosa dare/offrire in questo negozio (per inciso: è di ieri, martedì della IV di Quaresima il Vangelo in cui Gesù sferza i mercanti nel tempio, scacciandoli perché riducono la Casa di Dio ad un luogo di mercanteggiamento).
Inoltre parte dal presupposto che l’attuale gerarchia abbia capito che l’amplesso con il mondo che la vede coinvolta ormai da decenni, sia deleterio, pericoloso, mortale, e quindi a fronte di tale presa di coscienza stia cercando una via d’uscita.
Se ciò fosse vero dovrebbero esserci segnali indicatori di tale coscientizzazione, ma non mi pare che ne pervengano, anzi il contrario.
Inoltre ancora, il segnale che avrebbe dovuto far svegliare la gerarchia è la ormai conclamata ininfluenza politica di Roma (intesa come Vaticano) a livello mondiale. Quindi ancora ci si pone in osservazione da una prospettiva meramente terrena, orizzontale.

Il cattolicesimo è più di una prospettiva politica ovviamente, anche se è vero che quando la Cristianità permeava la società nel suo insieme, dai suoi reggitori fin al popolo, non si prescindeva dalla Fede anche per le cose temporali, cosa che invece oggi giorno appare irragionevole anche ai cattolici “praticanti” (horribile dictu), quelli dei consigli pastorali, per intendersi. La prospettiva prima e gloriosa del cattolicesimo è la via imprescindibile della croce, quella che è centrale nel mistero della Redenzione, quella che il Signore stesso ci invita a prendere per poter essere sui discepoli, quella sola grazie alla quale i nostri peccati possono essere perdonati, quella sola senza della quale non ci sarebbe la Resurrezione: è questa la nostra forza, la nostra gloria il solo segno fregiandoci del quale possiamo essere vincitori nelle battaglie che la Provvidenza permette che combattiamo per la Gloria di Dio e la nostra salvezza, e spirituali e materiali.

Anonimo ha detto...


@ Non dimentichiamo le colpe della Russia di fronte al cattolicesimo

Al Concilio di Firenze, il Patriarca Isidoro, un greco, patriarca di Mosca che dipendeva ancora da Costantinopoli, sottoscrisse l'accordo dottrinale con Roma. Torno' in Russia come cardinale e delegato apostolico della Russia. Pero' nel celebrare la S. Messa fu interrotto a forza dal principe Vassili, capo dello Stato moscovita (ancora vassallo dei mongoli), e cacciato dalla chiesa perche' aveva pregato per il Papa e letto il decreto d'unione. Il principe fece arrestare Isidoro, lo fece rinchiudere in un convento. Poi convoco' un sinodo di vescovi "ortodossi", proclamo' la decadenza di Isidoro e "respinse in nome del popolo russo l'unione progettata con Roma".
Dunque, un atto di forza, ispirato dalla pura politica, che sanziono' tra l'altro la sempiterna subalternita' della gerarchia "ortodossa" al potere politico. Un atto infame e gravissimo, perche' se non ci fosse stato, la Russia sarebbe quasi sicuramente diventata cattolica e l'intera storia moderna avrebbe avuto un corso diverso. Questo lo possiamo dire con certezza. Dugin si guarda bene dal rammentare quest'episodio. Poi:
L'Occidente, dice, e' dominato dal corrotto liberalismo massonico. Quanto abbia contribuito la Russia sovietica a questa corruzione, nel finanziare i partiti comunisti, si guarda bene dal dirlo.
Dice poi "noi la Terza Romaa". Ma quale "Terza Roma"? La Terza Roma non esiste, e' solo un mito fasullo. Loro sono e restano scismatici ed eretici. Il cattolicesimo, anche sotto Putin, e' considerato in Russia una setta da tener sotto, da perseguitare.
La Resurrezione della Chiesa cattolica non puo' certo aver luogo con improbabili accordi (per far che?) con scismatici ed eretici ma solo dall'interno, da una "rivolta" che spacchi il fronte del conformismo e della decadenza. Se non ci sara', allora vorra' dire che saremo vicini alla Fine, con tutto quel che segue. Ma la salvezza,e di tipo politico, non puo' certo venire dall'Oriente da sempre nemico di Roma. Historicus

Silente ha detto...

Lo dico da cattolico, apostolico, romano. Non capisco l'astio di alcuni "cattolici" nei confronti degli Ortodossi. Si tratta ovviamente di pulsioni protestantiche. In realtà, quest'astio è tipicamente modernista, quando è ben evidente che l'unico "ecumenismo" possibile è proprio quello nei confronti delle Chiese Sorelle Ortodosse.
Riguardo a Aleksandr Dugin, pensatore di notevole spessore culturale, consigliere di Putin, teorico delle ultime, interessantissime evoluzioni della dottrina eurasiatica, rappresenta la "punta di lancia" di un pensiero europeo, e non certo solo russo, che vuole costruire un'alternativa geopolitica al dominio delle lobby, innominabili e no, della grande finanza, dell'arroganza statunitense, del libertinismo omosessualista, abortista e neo-malthusiano. Dugin ha ripreso e approfondito, sia in senso teologico che soprattutto geopolitico, il concetto paolino di Kathécon che, con qualche ragione, vede oggi incarnato nella Russia di Putin. O ci siamo già dimenticati delle parole forti di Putin in difesa della famiglia e della morale tradizionale?.
Sul tema, consiglio la lettura di questo testo: Alain de Benoist e Aleksandr Dugin, Eurasia, Vladimir Putin e la grande politica, Controcorrente, Napoli 2014.
Lo ribadisco: chi oggi è afflitto da spirito anti-ortodosso, è in realtà un cripto-modernista su un piano teologico e chi attacca il pensiero di Dugin e dell'Eurasia, è un ascaro neo- o teo-con dell'America e dell'Unione Europea e del suo liberismo-libertinismo dominante.

mic ha detto...

Lo dico da cattolico, apostolico, romano. Non capisco l'astio di alcuni "cattolici" nei confronti degli Ortodossi.

Caro Silente,
non confondiamo con l''astio' puntualizzazioni che si rendono necessarie a fronte di alcune affermazioni. Del resto l'unico ecumenismo possibile con gli Ortodossi è il "reditus" anche per loro sulle questioni per cui divergono da 'la Catholica'.
La lettura della realtà odierna, che ci vede sconcertati ma certo non contrariati nel trovare in Putin l'araldo dei valori rinnegati in casa nostra, non deve farci dimenticare le differenze. Anche se questo non implica antagonismi, ma sano realismo.

mic ha detto...

Non dimentichiamo quanto ad Aleksandr Dugin - che si presenta in sedi politiche come porta-parola di Putin e dei valori tradizionali, che dovrebbero unire oggi l’Europa alla Russia ma che sono caratterizzati da forti coloriture Euroasiatiche - che chi lo conosce meglio registra un suo cambiamento nel senso della conversione, visto che risulta professasse errori. Le stesse persone si augurano che si tratti di conversione autentica. C'è inoltre chi pensa che potrebbe rivelarsi un boomerang nei confronti di Putin...
Tuttavia non è il caso che ci addentriamo in speculazioni del genere che esulano dai nostri obiettivi e focalizzazioni.