Come noto, il libro che Ratzinger scrisse cinquant’anni fa, Introduzione al cristianesimo, in tutti questi decenni di modernismo spinto delle Gerarchie ecclesiastiche è stato letto in milioni di copie in tutte le lingue del mondo.
Nell'ottobre scorso abbiamo pubblicato [qui] un articolo molto importante, sulla necessità che il sacro parto, che ha dato alla luce il Figlio di Dio, non possa essere che virginale, come in effetti è stato, mentre il professor Joseph Ratzinger sostiene che “la dottrina della figliolanza divina di Gesù Cristo non verrebbe intaccata qualora Gesù fosse nato da un matrimonio umano” (Introduzione al cristianesimo).
Molti lettori, nella nutrita discussione, hanno tuttavia esposto le loro perplessità e contrarietà alla spiegazione di Radaelli, così che egli ha ritenuto molto utile per tutti dare una risposta esauriente e chiarificatrice, per individuare bene anche le intenzioni che hanno mosso Ratzinger a scrivere quel suo libro. Il che non significa che in lui ci sia stato del malanimo, o uno spirito anticattolico, come Radaelli dice anche nel suo libro [qui]; ma significa però che, fin da allora, si è lasciato coinvolgere nel mainstream in voga all’epoca: la Nouvelle Théologie del suo cardinale di riferimento, J. Frings, ma anche di tutto l’ambiente tedesco e nord europeo in generale (club San Gallo docet).
La risposta formulata da Radaelli affronta la cosa sia in ordine alla carità da tenere con tutti gli erranti, in primis con Joseph Ratzinger già Benedetto XVI (del quale auspica la conversione), sia in ordine alla verità da difendere, il Logos divino, e ciò affinché lo splendore della nostra santa dottrina cattolica rifulga ancora una volta in alto nei cieli e nel fondo dei cuori, così che smettano di svendere le nostre chiese e si preoccupino prioritariamente della salus animarum.
L'interessante risposta è lunga e articolata. Per questo potete scaricarla da qui in formato pdf.
26 commenti:
PREGHIERA A MARIA
1. Vi venero con tutto il cuore, Vergine santissima al di sopra di tutti gli Angeli e i Santi del Paradiso, come Figlia dell'Eterno Padre, e vi consacro l'anima mia con tutte le sue potenze.
Ave Maria...
2. Vi venero con tutto il cuore, Vergine santissima al di sopra di tutti gli Angeli e i Santi del Paradiso, come Madre dell'Unigenito Figlio, e vi consacro il mio corpo con tutti i miei sentimenti.
Ave Maria...
3. Vi venero con tutto il cuore, Vergine Santissima, al di sopra di tutti gli Angeli e i Santi del Paradiso, come Sposa diletta del Divino Spirito, e vi consacro il mio cuore con tutti i suoi affetti, pregandovi di ottenermi dalla Santissima Trinità tutti i mezzi per salvarmi. Ave Maria...
Chiarissimo Professore,
il Suo preziosissimo studio sul pensiero ereticale del prof. Ratzinger è inattaccabile, per chi lo legge senza pregiudizi.
Il problema di chi La contesta non risiede nel dato in sé (che chiunque non digiuno di Teologia non può non riconoscere come vero), ma risiede nel fatto che quelle proposizioni le abbia formulate l'idolo del conservatorismo strumentale alla rivoluzione progressista.
Se infatti Ella avesse attribuito le parole di Ratzinger ad un quivis de populo, gli stessi che ora La attaccano Le avrebbero dato ragione.
Purtroppo in seno alla setta conciliare vi è una frangia di sedicenti conservatori che, pur riconoscendo gli orrori di questo pontificato, si ostina a non volerne veder le cause nel Vaticano II e in quanti di esso sono stati gli ideologi, tra i quali non si può non includere il prof. Ratzinger.
La favola bella costruita a tavolino dai progressisti, ad uso e consumo dei moderati, è proprio questa: lasciar pur che essi credano che Bergoglio è un "compagno che sbaglia", ma non osar mettere in discussione il Concilio ed il fine teologo. Il quale, rispetto al Vaticano II, è perfettamente coerente con i Predecessori e con l'infaustissimo Successore.
Questi moderati chiudono ostinatamente gli occhi davanti alla realtà, perché essa non trova corrispondenza coi loro schemi mentali. E non si accorgono che, difendendo Ratzinger anche quando dice cose inammissibili per un Cattolico, si ritrovano ad accettare le cause necessarie della crisi presente. Un altro successo della strategia rivoluzionaria: si chiama gestione del dissenso. Finché non cadrà la maschera.
E' pur vero che, dinanzi alla tetragona volontà di non vedere la realtà, cadono le braccia...
Che dire a mons Baronio ? Che ha ragione ? eh si, ha ragione, come ne ha il prof Radaelli...ma a costo di sembrare quello che sono, cioè sentimentale, dico che capisco chi difende a spada tratta papa Benedetto XVI°. Sono persone dallo spiccato senso materno. E'quel senso materno che impedisce di vedere i difetti di carattere dei figli e che, perciò, li rovina. E' un eccesso di protezione che non fa prendere sul serio gli insegnamenti descritti nel Libro dei Proverbi, e fa crescere i detti figli come eterni minori. A volte anche eterni minorati.Se poi hanno anche il fascino e la mitezza di Papa Benedetto XVI° diventano pure i figli preferiti, facendo torto agli altri, di figli. Ovviamente se ce ne sono. E fin che il tutto rientra nei rapporti umani si danno per scontato che esistano fragilità e debolezze, ma diventa un problema serio, oserei dire eternamente serio, quando il fascino e la mitezza di un figlio riempiono talmente l'orizzonte da nascondere il posto che spetta al Figlio Unigenito.
Valutiamo insieme un'ipotesi.
Per una particolare grazia di stato, Benedetto XVI ha conosciuto qualcosa che non può dire.
Conosce le profezie bibliche, quelle delle apparizioni mariane, il catechismo, forse altro.
Con la grande intelligenza che lo contraddistingue ha pensato il meglio da farsi.
Non si è messo a gestire o a riformare... Ha avuto l'intuizione (es. Summorum Pontificum).
Ha visto il marciume, non si è ritenuto Mastro Lindo, ma si è messo a implorare pietà.
Si è fidato ed affidato, lasciando che emergesse ciò che era, è e sarà necessario.
Croce sua, privata, e croce di tutta la Chiesa, come Corpo di Cristo martoriato.
Come nel giorno della croce chi pensa d'aver vinto si avvia alla propria sconfitta.
Nello sconcerto generale a Maria fu dato Giovanni e a Giovanni fu data Maria. Stop.
Attorno a quel resto si raduneranno anche quelli fuggiti, tranne chi si era impiccato.
Roma credeva di comandare, così Erode e così il sinedrio. Tutti comandano qualcosa.
Anche allora e oggi ci sono anche i sapientoni che hanno da dire su tutto e su tutti:
su Pilato e su Erode; su Anna e su Caifa; su Giuda e su Tommaso; su Pietro e su Andrea...
Avranno avuto da ridire sulla Madre, malignato sulla Maddalena, sbeffeggiato il Giovannino.
I sapienti propalano dotte disquisizioni, certificando l'inadeguatezza di tutti.
Quello che scarseggia è un silenzio in cui sentir parlare Dio, che attende solo quello.
Quelli che capiscono tutto criticano il "galileo", il "rabbi barbuto", il "marciatore".
Due anni fa "pagliuzze e travi". Un anno fa: "crescano insieme grano e zizzania".
E "date a Cesare quel che è di Cesare"... o "chi è senza peccato scagli la prima pietra".
Chi dice così non può che esser fuori strada. Chi lo segue ha gli stessi schemi mentali.
Ipotesi: e se la Volontà del Padre, amaro calice incluso passasse di lì?
Gesù seguì quella, non i suoi gusti o la sua sapienza certo non minore dei più sapienti.
E' solo un'ipotesi per cercare di capire il momento storico fidandomi della Provvidenza.
Dovrei fidarmi di più dei vapori di qualche intelligenza e anche della malcelata insolenza che dà del "Tubinga" ad un uomo di Dio che la croce l'ha portata e la porta ancora?
Tralcio, ne abbiamo parlato più volte: si tratta di ipotesi plausibili, ma da verificare.
Tuttavia questo cosa c'entra con gli eventuali (io non mi posso esprimere) errori teologici in certi scritti di Ratzinger? La Volontà del Padre certo non passa per il pensiero ereticale. Un conto sono i passi indietro, altro conto i passi errati. E qui a nessuno è chiesto di "fidarsi" di una malcelata intelligenza, per Radaelli come per altri: ci sono punti ben dettagliati, si ragioni su quelli, non con censure a priori.
Non sono in grado di argomentare sul piano filosofico e/o teologico, dirò quello che posso.Ho letto il suo libro 'Al cuore' più di una volta, l'ho apprezzato, mi è piaciuto, l'esposizione lieve mi ha reso possibile l'arduo cammino tanto da ripeterlo più volte e per meglio comprenderlo e per meglio gustarlo. Grazie. Ma ora come aiutare Ratzinger?
Mentre leggevo questo suo contributo ho notato le immagini di montagna di cui spesso Lei si serve, le salite, i dirupi, le corde, i ferri, nel mentre mi è tornata alla mente un'immagine usata da Ratzinger, forse a sua volta presa da un romanzo, non ricordo, un naufrago in mare aperto che ha solo un legno a cui aggrapparsi, la croce. Queste due immagini chissà forse vi corrispondono anche, non so.
Tempo fa qualcuno disse che la filosofia occidentale è una glossa a Platone, non saprei dire. Da quello che capisco Ratzinger è sul versante di Platone e Sant'Agostino, mentre non ha mai manifestato grande interesse per Aristotele e San Tommaso è sempre rimasto lontano dalle sue affinità elettive.
Nel libro 'La mia vita' offre un panorama delle sue letture e delle sue frequentazioni durante i suoi anni universitari, forse lì si può scovare qualcosa, sia per i Testi sui quali si è formato, sia sulle persone incontrate diventate importanti per la sua fede e il suo bagaglio culturale.
Ricordo che citava un collega , non ricordo se negli ultimi anni universitari o nei primi anni di insegnamento, uno studioso che morì giovane, forse un alcolista, ed aveva portato avanti studi che, a suo dire, di Ratzinger, sarebbero stati riscoperti nel futuro.
Un altro suo testo da scandagliare sarebbe 'San Bonaventura, la teologia della storia' ma, come Lei ha sottolineato , il tempo stringe, mi sembra più verosimile che un suo vecchio e sincero amico possa affrontare con lui argomenti che toccano infine la più intima natura della sua fede.
Come dire ad un tedesco, guarda che l'idealismo ti ha portato fuori strada? La sua anima romana a che punto è? E' mai nata? Cosa ha succhiato dello stoicismo romano? Ormai è più il tempo che è vissuto a Roma che non quello vissuto in Bavaria, ma è diventato romano? S'è integrato? E' rimasto forse cripto-luterano?
Caro Professore, abbiamo scritto un'enciclopedia britannica cercando di venire a capo del rebus Ratzinger. Preghiamo.
l'acredine, se non proprio avversione, di Radaelli per Ratzinger, sacerdote, teologo, Papa supera ogni immaginazione. Qui non è più una riflessione sulla dottrina, sulla teologia, sulle ragioni del futuro Papa BXVI (a prescindere dal loro esito), ma l'intento sistematico di demolire la "buona fede" del teologo Ratzinger, le sue profonde intenzioni di servire alla Verità. è penoso ed imbarazzante.
Non mi diventa chiaro perche Radaelli propone una "non confessata" negazione del 'fatto' di concezione virginale di Gesu quando Ratzinger nega 'solamente' la necessita di questa. Sembra un 'non sequitur'.
La questione e' tutto sommato semplice.
E' dogma di fede che la Madonna era Vergine quando ha dato alla luce Gesù
Lo afferma espressamente l'Arcangelo Gabriele, per testimonianza della stessa Maria - perche' solo Lei poteva raccontare tale fatto all'evangelista - e lo ha ribadito da duemila anni il Magistero infallibile.
Alla luce di questa evidente, chiara, indiscussa verità di fede cattolica, l'affermazione di Ratzingher - per quanto dotto, mite, intelligente, fine teologo, ecc. - secondo la quale
".... la dottrina della figliolanza divina di Gesù Cristo non verrebbe intaccata qualora Gesù fosse nato da un matrimonio umano” ..."
e' conforme o no al dogma?
Mi sembra evidente che non lo sia.
E' in grado di creare dubbi in un semplice fedele come me?
Certamente, perché e' in contrasto con la verginità di Maria e sono portato a pensare che quella verità non è così certa come ho sempre creduto.
Un nemico della Chiesa, potrebbe utilizzarla a sostegno del fatto che la Madonna non fosse Vergine?
Sicuramente si, rappresenta un sostegno valido anche per un protestante o un comunista ateo.
'lo dice pure il tuo Papa! E ancora ci credi?'
Insomma, nin devo essere un fine teologo per capire, da fedele, che quella affermazione e' ambigua, e' un "ni".
E dopo aver letto quella frase scritta da un papa, che doveva confermarmi nella fede, mi trovo invece una certezza messa in discussione.
Per me e' sufficiente per dare ragione a Radaelli e a Cesare Baronio.
Per la serie: «certe volte persino Ratzinger dice una vaccata», segnalerei l'articolo del prof. Radaelli, che getta luce su un meccanismo che dovremmo avere sempre ben presente: quello del concedere terreno a chi non vuole credere.
La vaccata in questione è un'affermazione retorica che facilmente scade in un inutile e dannoso "autorevole possibilismo" il quale, per il solo fatto di esistere, a lungo termine dà origine a qualche discussione "borderline possibilista" che tipicamente degenera in eresia più o meno conclamata. Ratzinger, in quel libro, magari voleva soltanto proporre un'esagerazione retorica: “la dottrina della figliolanza divina di Gesù Cristo non verrebbe intaccata qualora Gesù fosse nato da un matrimonio umano”, come ad intendere che la dottrina cattolica è talmente vera e coerente che resterebbe vera anche se cadesse uno dei dogmi di fede.
Questo, però, è teologicamente una mostruosità, perché implica la possibilità che uno dei dogmi di fede possa essere meno necessario (o addirittura superfluo) rispetto agli altri. E suggerirebbe che i dogmi di fede non sarebbero poi così strettamente connessi tra loro. E aprirebbe strane e pericolose strade agli annoiati in cerca di novità.
Come vedete, la vaccata consiste non necessariamente in un'affermazione ambigua o errata, ma anzitutto nel concedere una comoda possibilità a chi volesse pensare in modo sbagliato mentre si proclama cattolico.
Un madornale errore dello stesso genere lo commise anche Paolo VI riguardo alla Humanae Vitae: l'enciclica nulla concedeva - nemmeno alla discussione - ma l'autore stesso un mese prima aveva fatto sapere che se ne poteva discutere. Ossia aveva sottilmente degradato l'autorevolezza ad autoritarismo: "fate come dico, ma potete continuare a discuterne". Col risultato che la Humanae Vitae si presenta come solido appoggio solo per chi vuole ubbidire senza discutere.
Il 23 giugno 1964 disse infatti: «Ma diciamo intanto francamente che non abbiamo finora motivo sufficiente per ritenere superate e perciò non obbliganti le norme date da Papa Pio XII a tale riguardo; esse devono perciò ritenersi valide, almeno finché non Ci sentiamo in coscienza obbligati a modificarle». Mentre si lamentava che la Humanae Vitae ebbe una pessima accoglienza, non gli tornavano in mente quelle sue parole di gratuito "possibilismo"?
@Petrus
Non potendo entrare nel merito delle questioni, non posso sapere se ci sia supponenza in Radaelli e se il pensiero di Ratzinger venga travisato. Mi dico però che chi potrebbe aiutare a comprendere questi dubbi è proprio Ratzinger, rispondendo alle critiche del teologo. Quando la questione Radaelli-Ratzinger è emersa molti hanno detto "lasciatelo stare", intendendo che per ragioni di età e stanchezza Ratzinger non sarebbe in grado di occuparsi della questione. Ma non è così: lo dimostrano i puntuali e circostanziati interventi che l'"emerito" ha pubblicato ancora recentemente, su riviste teologiche; basta pensare alla questione della conversione degli Ebrei. È chiedere troppo una sua presa di posizione?
Non è affatto vero che Radaelli metta in discussione la buona fede di Ratzinger, lo ha chiarito più volte, ed è sempre entrato nel merito, a differenza di molti. Attribuirgli un malanimo non è onesto.
Pulex,Ratzinger nega "solamente"?
Ti rendi conto di quello che dici?
Quel solamente cambia tutto.
Tutto questo nella errata convinzione, infusa e rafforzata dal CVII, che i protestanti e i dubbiosi sarebbero tornati nella Chiesa cattolica.
I fatti, e anche le statistiche, dimostrano l'esatto contrario, ma Bergoglio ha anche accentuato e accelerato il cammino su questa strada sbagliata, fino a sconfinare in affermazioni che, da piccolo fedele, mi sembrano chiaramente eretiche.
Ciò che manda in confusione molti (compreso lo stesso Radaelli), a mio modesto parere, sembra sia l'aver inteso l'argomento ipotetico usato da Ratzinger sulla necessità e veridicità della nascita virginale di Gesù, non come termine di paragone (in quanto condizione conveniente) usato per dimostrare l'ambito ontologico della figliolanza divina (condizione necessaria) del Signore, quanto piuttosto come l'oggetto principale del suo discorso. In realtà, chiunque abbia un minimo di buon senso e intelligenza, ma anche semplicità di approccio alla lettura del testo, non avrebbe difficoltà a cogliere come il dogma della nascita virginale venga implicitamente confermato ed usato semplicemente come argomento accessorio per dimostrare altro. Per me, su questo tema, la polemica sollevata dal Radaelli sembra avere tutta l'aria di essere pretestuosa, pregiudiziale e forse anche strumentale. Con tutto il rispetto, è solo il mio parere.
Petrus mi sembra non c'e' da parte sua quel rispetto che dice di avere l.
Se "....chiunque abbia un minimo di buon senso e intelligenza... non avrebbe difficoltà a cogliere..", dice chiaramente che chi critica quella frase di Ratzingher e' privo di intelligenza e di buon senso.
E non è vero affatto.
In realtà, Petrus, gia' il solo fatto che il passo crea confusione su un dogma come la verginità della Madonna, vuol dire che non è un insegnamento chiaro.
E Ratzingher, all'epoca di quel libro, era Papa se non sbaglio.
Sarà stato un passo forbito, "implicitamente confermato come accessorio", ma se crea confusione ai piccoli, e anche ad alcuni meno piccoli, e' ambiguo.
A San Tommaso d'Aquino e San Pio X, per fare due esempi, non succedeva di arzigogolare sui dogmi creando confusione.
Loro chiarivano rendendo semplici cose complicate.
Con il modernismo il crollo, nei fatti, della dottrina non è mai avvenuto per un attacco frontale. Mai. E' stata questa tecnica del dire e non dire, dell'affermare e sollevare un dubbio, nel ribadire il dogma mentre, nei fatti, lo si demoliva, a parole, si diceva A, nei fatti si agiva B...c'è una tecnica dietro. E rigorosa, quella dei guastatori 'senza-dare-nell'occhio'.
Ma voi pensate che lo sviluppo avuto dai peccati, quelli che gridavano vendetta al cospetto di Dio, ad oggetto 'culturale' del sinodo pastorale dei giovani sia avvento dalla sera alla mattina? No, tutti zitti sui peccati che gridavano vendetta al cospetto di Dio ma, oggi un ritocchino qui, domani una virgoletta là, dopodomni un breve accenno ad un convegno e dai e dai, presenti l'amico omicida a tizio, il pedofilo a caio, che risultano simpatici, affabili..ed oggi quel grido di vendetta non si leva dagli abissi infernali neanche fino a terra. Perché quei peccati mortali che gridavano vendetta al cospetto di Dio sono diventatati 'ferite', che con qualche percorso misericordioso, a tappe, l'uomo cancella. Non che Dio abbia perdonato, no. A dire il vero, nessuno lo ha interpellato Dio. Sono cose sistemate aum aum tra uomini. E tutti tranquilli e complici gli uni degli altri, una mano lava l'altra e tutte e due lavano il viso. E Dio, Uno e Trino? Chi? Boh! Evviva, il mio papa, il papa emerito e tutti i papi santi CVIIisti. Tranne ovviamente Pio XII, del quale si sta opportunamente cancellando la memoria, perchè la storia, che prima si computava dalla nascita di Gesù Cristo, ora la si computa dal CVII. Siete rimasti indietro. Aggiornatevi.
@ Pulex
"Non mi diventa chiaro perché Radaelli propone una "non confessata" negazione del 'fatto' di concezione virginale di Gesu quando Ratzinger nega 'solamente' la necessita di questa."
Il problema è proprio questo: la Concezione virginale di Nostro Signore è non solo conveniente - come si dice nel linguaggio teologico - ma anche necessaria, ed è gravissimo metterla anche solo in dubbio. Questa proposizione, presa in sé, è eretica. Non c'è verso di stiracchiarne il senso per far dire qualcosa che, nel contesto, è chiarissimo. Inoltre il prof. Radaelli non è uno sprovveduto, e se è giunto alla convinzione di dover denunziare questa ed altre deviazioni, di certo non l'ha fatto a cuor leggero, come invece pare facciano incauti commentatori nei suoi confronti.
Diciamolo ben chiaro: non si vuol vedere la realtà, perché questa fa crollare il castello di carte costruito maldestramente da qualche "moderato" che, non avendo il coraggio di schierarsi, preferisce illudersi vagheggiando un fantomatico ritorno dell'Emerito. Si deplorano gli errori bergogliani, certo, ma non si ha l'onestà intellettuale di valutare con altrettanta obiettività quelli del Predecessore; ché se quella frase l'avesse detta il regnante Pontefice, e non Ratzinger, di certo ben pochi avrebbero espresso obiezioni.
Consiglierei di leggere il saggio di Radaelli, prima di criticarlo, e magari di studiar bene tutta la sua vasta opera.
In ultimo, non fosse che per prudenza, raccomanderei anche di chiedersi se la propria formazione teologica permetta di confrontarsi con uno dei più competenti filosofi cattolici viventi.
" la Concezione virginale di Nostro Signore è non solo conveniente - come si dice nel linguaggio teologico - ma anche necessaria, ed è gravissimo metterla anche solo in dubbio."
A me pare che con questa espressione si voglia limitare l'onnipotenza di Dio, che avrebbe potuto anche "usare un altro metodo" per la nascita di Suo Figlio; metodo che a noi comuni mortali non è dato conoscere.
Ed è esattamente ciò che intende papa Benedetto.
Ad una rilettura sine ira et studio, la frase di Ratzinger sembra più maldestra che
eretica. [I]
Appare nella sua contestazione della tesi che vuol vedere nella Incarnazione un mito desunto da anteriori o coevi miti pagani.
La "vera divinità" di Cristo, le fonti e la "teologia ecclesiale" (adottata dalla Chiesa, si suppone) secondo R. non hanno mai visto nel racconto neotest. della concezione e nascita di Gesù "l'argomento per affermare la vera divinità di Gesù, deducendone la 'figliazione divina'". Cioè quella "figliazione divina" del mito, per il quale si aveva un mezzo Dio e un mezzo uomo. Per la fede, continua R., all'opposto, "è stato sempre un dato fondamentale che Gesù è integralmente Dio e integralmente uomo. Il suo esser Dio non comporta una sottrazione al suo esser uomo: questa è stata la rotta imboccata e seguita da Ario e da Apollinare, i grandi eretici dell'antica Chiesa. Contro di essi venne difesa con ogni energia l'intatta integrità della natura umana di Gesù, proscrivendo così una volta per sempre l'assimilazione del racconto biblico al mito pagano del semidio generato dalla divinità". (Introduz. al Cristian., 4a ed., Queriniana, 1971, p. 222).
Qui bisogna spiegare. R. ribadisce dunque chiaramente il dogma : Gesù è integralmente Dio e integralmente uomo. Contro gli eretici come ARio e Apollinare. Quale il loro errore? Hanno concepito l'umanità di Gesù in modo sbagliato. Ario considerava Cristo un dio inferiore rispetto al Padre, creato da Lui ("vi fu un tempo in cui non era"), e privo dell'anima, provvisto solo dell'anima inferiore o sensitiva. Al posto dell'anima, come noi, il Logos, inteso nel modo che si è detto, di una divinità non consustanziale al Padre ma creata da Lui. Perciò il Cristo diventava una sorta di mezzo Dio e mezzo uomo, non era né completamente Dio né completamente uomo. (Così stravolto, affascinò la rozza mente dei Germani, quasi tutti ariani). Sulla stessa via Apollinare, con delle sfumature che non è il caso di ripetere qui. Difendendo il dogma contro questi eretici, la Chiesa (la "teologia ecclesiale") impediva che il racconto biblico (la nostra fonte neotest.) potesse esser assimilato al mito pagano del semidio "generato dalla divinità" ("generato" al modo nel quale "genera"la divinità nei miti pagani, accoppiandosi con le femmine). Questo si poteva infatti dire del Cristo imperfetto e sbagliato costruito da eretici come Ario e Apollinare.
Ciò chiarito, in modo del tutto ortodosso anche se con un linguaggio che richiede di essere interpretato in alcuni punti, R., per rafforzare ulteriormente il concetto, passa al periodo dove si trova la frase che suscita sconcerto. [SEGUE] {forse domani, 13 dic)
G.
In verità, leggendo il commento di Baronio, sono stato stimolato a guardare dentro di me e devo riconoscere che mai ho minimamente dubitato che la concezione di Nostro Signore fosse stata non solo conveniente, ma anche necessaria, e mi riesce difficile immaginare una ragione che potesse far venir meno lo stato di necessità. Leggendo Ratzinger però a me pare di scorgere solo la sua preoccupazione di dimostrare la divinità del Signore, prescindendo da ogni considerazione fenomenologica, e allo scopo, arrivando anche ad ipotizzare, con una mera argomentazione retorica, anche un concepimento pienamente umano. E' evidente come l'uso di suddetta ipotesi non fosse mirato a verificarne la verosimiglianza - anzi, il periodo ipotetico, nel contesto, la qualifica senza ombra di dubbio come non reale -, ma a circoscrivere all'ambito eminentemente ontologico la natura divina di Nostro Signore. Non ritenete che questo esercizio argomentativo contribuisca a spazzare via in un modo ancora più potente, forse, anche la più velata e inapparente infiltrazione dell'eresia ariana nel dogmatismo cristologico?!
Credo che Ratzinger non ritenesse necessario dover dare spiegazione dell'inverosimile ipotesi, perché, ripeto, il suo intento non era proporla come circostanza plausibile, bensì adoperarla come artifizio argomentativo. Certo, vero è che, stando così le cose, l'aver ritenuto non necessario dover dare spiegazioni, per taluni lettori può effettivamente rappresentare un rischio. Ma questa è una conseguenza accidentale, non è premeditato dolo.
Rimando a Wikipedia per la voce:
La retorica è tradizionalmente intesa come l'arte del dire, del parlare, e più specificatamente del persuadere con le parole. Il termine viene dal latino rhetorica (ars), a sua volta dal greco antico: ῥητορική τέχνη, rhêtorikề téchnê, 'arte del parlare in pubblico', da ῥήτωρ, 'colui che parla in pubblico', dalla radice del verbo εἴρω, 'io dico'[1][2].
Disciplina ancora vivace, ha raccolto lungo più di due millenni di storia un insieme assai vasto di dottrine e tecniche, confrontandosi e confondendosi con una molteplicità di discipline (in particolare con l'oratoria) e assumendo essa stessa aspetti e significati alquanto variegati, finendo per essere intesa anche come "teoria generale della comunicazione", tanto che lo storico francese Henri-Irénée Marrou la definì "denominatore comune della nostra civiltà [occidentale]"[3].
In termini generali, la retorica può essere intesa come un metodo di organizzazione del linguaggio naturale, non simbolico, secondo un criterio per il quale ad una proposizione segua una conclusione. Lo scopo della retorica è la persuasione, intesa come approvazione della tesi dell'oratore da parte di uno specifico uditorio. Da un lato, la persuasione consiste in un fenomeno emotivo di assenso psicologico; per altro verso ha una base epistemologica: lo studio dei fondamenti della persuasione è studio degli elementi che, connettendo diverse proposizioni tra loro, portano a una conclusione condivisa, quindi dei modi di disvelamento della verità nello specifico campo del discorso...
Gli aspetti del 'modernista', spiega la Pascendi sono: il filosofo, il credente, il teologo, lo storico, il critico, l'apologista, il riformatore...l'espressione di questi aspetti avviene attraverso il linguaggio, quindi mi è parso opportuno rimandare al quadro di sintesi della retorica (Wikipedia) e agli 'aspetti del modernista' illustrati dalla Pascendi. Buona lettura.
La frase di R. sembra più che altro maldestra [II]
Stabilito che la "fede ecclesiale" ha respinto ogni possibile nesso con il mito pagano del "semidio generato dalla divinità", R. così continua, per rafforzare il concetto:
"La figliazione divina di Gesù, com'è intesa dalla fede ecclesiale, non poggia sul fatto che Gesù abbia alcun padre terreno; la dottrina affermante la divinità di Gesù non verrebbe minimamente inficiata, quand'anche Gesù fosse nato da un normale matrimonio umano"(op. cit., ivi). E perché "non verrebbe inficiata"? "perché la figliazione divina di cui parla la fede non è un fatto biologico, bensì ontologico; non è un processo avvenuto nel tempo, bensì in grembo all'eternità di Dio: Dio è sempre Padre, Figlio e Spirito; il concepimento di Gesù non comporta che nasca un nuovo Dio-Figlio, ma che Dio in quanto Figlio nell'uomo-Gesù attragga a sé la creatura uomo, così da essere lui stesso uomo"(ivi).
Nell'ambito del discorso la frase che dà scandalo sembra effettivamente usata come esempio per assurdo al fine di dimostrare la tesi sostenuta dall'autore: la "figliazione divina" per i cristiani è un fatto in primo luogo "ontologico" non "biologico", ove con "biologico" si deve intendere (verosimilmente) la fecondazione divina inventata dai miti pagani, un dio che si unisce con una donna, come nei miti che hanno protagonista Giove. Ontologico, ossia riguardante la natura stessa trinitaria di Dio, essendo, come sappiamo, la Seconda Persona consustanziale al Padre. R. per la verità non usa il termine "consustanziale" né quello di "natura" (natura divina). Preferisce il termine "ontologico", più debole, al quale Heidegger ha dato un significato ambiguo.
Comunque, dobbiamo dire che è corretto affermare che la "figliazione divina" di Cristo è come tale indipendente dal non aver avuto, quando si è incarnato, un padre terreno, visto che esiste dai tempi dei tempi, appartiene all'eternità stessa del suo esser Dio; tanto indipendente, che non sarebbe stata alterata ("la divinità di Gesù") nemmeno se Egli fosse nato da un normale matrimonio umano. Forse che la divinità ontologica del Cristo poteva esser alterata se Egli fosse nato da un normale rapporto matrimoniale? No, certamente: come può ciò che è umano alterare, inficiare ciò che è ontologicamente divino?
Tuttavia, questa constatazione non ci soddisfa, anche se può apparire valida sul piano puramente logico. E vediamo perché non ci soddisfa, dopo aver ribadito che la frase contestata non sembra mossa da intenti ereticali quanto espressione di un ragionamento che si spinge incautamente al di là del consentito, finendo col creare una certa confusione. Intanto, essa svia il discorso su un altro tema, del tutto estraneo, ossia sul fatto se fosse stata veramente necessaria la nascita verginale e miracolosa del Signore: tema dirompente e potenzialmente eretico. [CONTINUA]
G.
La frase di R. sembra più che altro maldestra [III]
Come deve esser allora inteso il concepimento sovrannaturale di Gesù, in modo da eliminarvi ogni elemento mitico? Lo dice il periodo conclusivo, già citato: "[esso] non comporta che nasca un nuovo Dio-Figlio, ma che Dio in quanto Figlio nell'uomo-Gesù attragga a sé la creatura uomo, così da essere lui stesso uomo".
Vuole qui R. rendere il concetto tradizionale dell'Incarnazione? Perchè non ripetere, più semplicemente, che incarnandosi il Verbo ha assunto la natura umana perfetta cioè senza peccato? Ci troviamo invece di fronte ad un "attrarre a sè la natura umana, sì da essere lui stesso uomo" che non appare del tutto chiaro. Che significa "attrarre a sè la natura umana"?
Il fatto è che la prosa di R. non manca di oscurità e tende ad esser involuta. Troppo preoccupato di rispondere alle critiche dell'esegesi razionalista, egli finisce (senza volerlo) coll'oscurare anche ogni legittimo aspetto "fisico" nella nascita del Signore o a renderlo poco comprensibile. Almeno, questa è l'impressione che dà.
Continua, infatti, scrivendo che la "figliazione divina" di NS non deve ritenersi "fisica" se non nel senso di una physis ossia natura che è quella della divina essenza trinitaria. Per cui, "l'essere-da-Dio che va ribadito col termine 'fisico' non è da intendersi in senso generativo-biologico, ma nel senso che [...] in Gesù ha assunto la natura umana colui che da tutta l'eternità si trova incluso 'fisicamente' (realmente,in linea entitativa) nella relazione unitario-triplice-pulsante nell'amore divino"(ivi, pp. 222-3).
Ma qui il ragionamento sembra lasciar il posto ad un gioco di parole sul termine "fisico" e a confondere i piani. E la fisicità concreta, miracolosa della Figliazione divina di NS sembra perdersi.
In realtà il Verbo, consustanziale al Padre in quanto Figlio, non poteva incarnarsi nell'uomo Gesù se non mediante una figliazione che resta sempre divina (opera dello Spirito Santo) ma è anche biologica, dove la "biologia" non è quella del seme paterno (che non poteva esserci, per non contaminare il Verbo con il peccato originale) ma della carne materna che ha regolarmente (biologicamente) formato dentro di sé l'uomo Gesù e lo ha fatto nascere, con il parto verginale. Siamo qui di fronte ad una "biologia" dove il divino e l'umano entrano per volontà di Dio in rapporto senza mescolarsi, un grande mistero.
Ma più che di una propalazione di eresie da parte di R., io parlerei qui di un'esegesi confusa quanto ad alcuni concetti essenziali, fors'anche perché attuata con gli strumenti concettuali del pensiero contemporaneo. Egli vuole difendere il dogma ma il suo discorso finisce con l'accavallarsi, a mio avviso, in concetti scollegati e che non fanno chiarezza.
G. [FINE. Grazie dell'attenzione]
Che significa "attrarre a sè la natura umana"?
Io sono un ignorante in ambito teologico, salvo i fondamentali, ma questo posso girarlo come contributo in queste discussioni perché posso testimoniare come vengono ricevuti certi discorsi presso i fedeli normali. Quando leggo frasi come quella menzionata, mi dico che non sto capendo un gran che, ma magari è a causa della mia ignoranza e "l'attrazione" è un concetto chiarissimo a chi mastica di filosofia e teologia. Ma il commento di G mi dice che non è così. Mi pare ci sia una specie di eterogenesi dei fini: nonostante le certamente ottime intenzioni di "spiegare meglio" i concetti tradizionali con un linguaggio nuovo, io percepisco solo più confusione. Mi è tutto molto più chiaro attraverso la terminologia tradizionale.
Allora, a cosa giova tutto ciò?
Caro Fabrizio, ieri avrei voluto, ma non ho avuto tempo di intervenire. Ora mi limito a due semplici e rapide osservazioni.
1. "Attrarre a sé" diluisce attenua e vanifica la dirompente concreta realtà dell'Incarnazione, che significa "assunzione della natura umana" da parte del Verbo divino. Cioè, Gesù è venuto personalmente nella carne e sangue... e "non attrae", ma "incorpora" chi Lo accoglie e diventa "figlio di Dio" nel Figlio diletto! Ed è una realtà ontologica. Per questo è pregnante la definizione pre-conciliare della Chiesa come "corpo mistico di Cristo", piuttosto che quella di conio veterotestamentaria di "popolo di Dio" ripresa dal concilio in tutte le salse.
2. Sulla diatriba "necessità/opportunità" - In "senso generativo biologico" non si può pensare (neppure come ipotetica eventualità) che Dio potesse servirsi anche di un padre umano (che avrebbe recato con sé lo stigma del peccato originale) perché l'unico esemplare di uomo, non contaminato del peccato originale, pensato da Dio prima di tutti i tempi è Cristo Signore!
Piuttosto, alla resa dei conti, l'impianto modernista esclude il peccato originale... lo abbiamo visto in altre occasioni che non sto qui a riprendere...
Qui sta il busillis (e anche il business degli atei e dei mercanti nel tempio): negare la realtà del peccato originale oppure in alternativa non negarlo ma reinterpretarlo (Lutero).
Nel primo caso non siamo decaduti, ma siamo evoluti e ancor più progrediremo.
Nel secondo caso l'Immacolata non rappresenta uno snodo decisivo della salvezza.
E se l'Immacolata non schiaccia il capo al serpente, chi pecca insiste e non si pente.
La realtà attuale della creazione è infatti sottoposta al dominio del principe di questo mondo. Gesù è "re" in un altro modo. Il suo regno non è di questo mondo. Se la posta in palio fosse questo mondo servirebbe la spada... Gesù al Getsemani smonta questa velleità dicendo a Pietro: "quelli che prendono la spada, di spada moriranno. O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?". Gesù è servito dagli angeli anche nel deserto e gli angeli lo accompagnano dal Getsemani alla Resurrezione. Gli angeli fedeli sono gli abitanti del regno dove Dio vuole portare l'uomo, grazie al Verbo incarnato, sottraendolo al regno finito nelle grinfie degli angeli ribelli e del loro capofila esclusi per sempre con le anime che hanno scelto loro.
Tutto passa la libertà con cui per amore si sceglie l'una o l'altra possibilità.
Lutero non credeva al libero arbitrio: il peccato originale avrebbe a tal punto corrotto l'anima umana da privarla della possibilità di volgersi da sola verso il bene. Il peccato per Lutero è inevitabile. La carne è costitutivamente perdente e la Grazia ottiene di trasformare la sconfitta in vittoria.
In effetti nell'uomo c'è una "seconda natura" conseguente al peccato originale. E' la ragione per la quale San Paolo dice che facciamo quel che non vorremmo. La ragione per la quale Gesù (sempre al Getsemani) ci avverte che lo spirito è forte, ma la carne debole. Bisogna vegliare e pregare con Lui per non cadere in tentazione. La carne, il mondo e Satana ci tentano e bisogna resistere. E in questa prova sta il prendere la croce, rinnegare se stessi e seguire Gesù, via, verità e vita (eterna), nel Regno del Padre.
La misericordia di Dio ci soccorre nella nostra natura ferita. E questo soccorso, unito alla consapevolezza della ferita, ci rende umili, timorati di Dio capaci di speranza anziché disperazione, esercitando la libertà per restare in grazia, anziché perderla.
Il peccato originale segna una condizione, fonda una speranza e chiede l'esercizio della libertà senza presunzione. Maria Santissima è una creatura specialissima, scelta per far prendere carne a Dio, una carne incorrotta per guarire quella corrotta. La guarigione della carne ha chiesto sangue, perché il dominatore di questo mondo è sanguinario.
Ma la morte non ha più l'ultima parola. Il Regno di Dio è vicino, ma non è senza porta.
Transitare da quella porta senza comprendere la Redenzione è una pura illusione.
Infatti il sanguinario dominatore principe delle tenebre è anche un abilissimo falsario.
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