Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 2 aprile 2021

Arciv. Viganò. PASSIO ECCLESIÆ Meditazione in Passione et Morte Domini

Condivido con gratitudine la meditazione di Mons. Viganò per il Venerdì Santo. Indice degli scritti e degli interventi precedenti e correlati [qui].

PASSIO ECCLESIÆ
Meditazione in Passione et Morte Domini

Questa è la vostra ora, è l’impero delle tenebre.
Lc 22, 53
I testi della liturgia del Triduo Sacro ci colpiscono, come un colpo di frusta, per la cruda brutalità dei tormenti ai quali il Salvatore è stato sottoposto per volontà del Sinedrio, su ordine del Procuratore romano. La massa, istigata dai sommi sacerdoti, invoca il sangue innocente del Figlio di Dio su di sé e sui propri figli, rinnegando nell’arco di pochi giorni il trionfo tributatogli con l’ingresso in Gerusalemme. Le acclamazioni e gli hosanna si volgono in crucifige e i rami di palme diventano fruste e bastoni. Come possono deludere, le folle: capace di tributare onori con la stessa convinzione con cui poco dopo decreta la condanna a morte.

Chi sono i protagonisti e i responsabili di questa condanna? Giuda, Apostolo tra i Dodici, ladro e traditore, che per trenta denari consegna il Maestro all’autorità ecclesiastica per farlo arrestare. Il Sinedrio, ossia l’autorità religiosa dell’Antica Legge, ancora in vigore al momento della Passione. I falsi testimoni, pagati o in cerca di notorietà, che accusano Nostro Signore contraddicendosi l’un l’altro. Il popolo, o meglio la massa pronta alle manifestazioni di piazza che si lascia guidare da pochi, abili manipolatori. Il Procuratore Ponzio Pilato, rappresentante dell’Imperatore in Palestina, che emette una sentenza ingiusta, ma con l’autorità ufficiale. E tutta quella congerie di subalterni senza nome che infierisce con inaudita crudeltà su un innocente, per il solo fatto che così ci si aspetta da loro: guardie del Tempio, soldati del Sinedrio, militari romani, gentaglia violenta.

Nostro Signore è condannato a morte nonostante sia stata riconosciuta la sua innocenza dal Magistrato legittimo: Accipite eum vos et crucifigite; ego enim non invenio in eo causam. Pilato non vuole inimicarsi i sommi sacerdoti, né avere contro la folla che essi possono manovrare facendo leva sull’odio nei confronti dei Romani, che occupano militarmente la Palestina. Egli sa quale sia il disprezzo che nutrono verso di lui i leviti e gli anziani del popolo, considerandolo un pagano dal quale tenersi lontani, al punto da non volersi contaminare entrando nel Pretorio: rimangono fuori, a controllare che il potere temporale che li opprime si renda loro complice nel condannare per blasfemia, ossia per un crimine di natura religiosa, il loro Messia. Anzi: per mandare a morte, senza condanna, un innocente. Innocens ego sum a sanguine justi hujus, dice Pilato. Così l’autorità civile, per pavidità dinanzi all’arroganza e al ricatto di una sommossa, rinuncia ad esercitare la giustizia; così l’autorità spirituale, per non perdere il potere che aveva monopolizzato, nasconde le profezie, si ostina a non riconoscere il Messia promesso nonostante le continue conferme della Sua divinità, e congiura per uccidere Gesù Cristo perché, dicendo il vero, Egli si è proclamato Dio. I principi dei sacerdoti minacciano Pilato: Si hunc dimittis, non es amicus Cæsaris, e giungono a sottomettersi al potere imperiale pur di mandare a morte il loro Re: Non habemus regem, nisi Cæsarem. Ma non era Erode, il re di Giudea?

Fin sulla Croce - dove il Signore intona l’antifona del proprio Sacrificio con le parole del Salmista: Deus meus, Deus meus: ut quid me dereliquisti? - chi sapeva a memoria le Sacre Scritture finge di non riconoscere in quel grido solenne l’ultimo monito alla Sinagoga, presago dell’abolizione del sacerdozio levitico e della imminente distruzione del tempio, quarant’anni dopo, per mano di Tito. Nel Salmo 21 Davide preannuncia quello che gli Ebrei avevano sotto gli occhi e che non erano più capaci di comprendere a causa del loro accecamento, e quel monito lo sentiamo oggi ripetere negli Improperi della liturgia di Parasceve, increduli dell’infedeltà del popolo eletto e straziati dal ripetersi, non meno straziante, dell’infedeltà del nuovo Israele, dei suoi pontefici, dei suoi ministri.

Non vi è una sola parola, nella liturgia del Triduo pasquale, che non suoni come un’accusa addolorata e sofferente; l’accusa del Signore che vede compiersi nel tradimento di Giuda e del suo popolo l’atto con il quale il potere religioso e quello civile si alleano contro il Signore e il Suo Cristo: Astiterunt reges terrae, et principes convenerunt in unum, adversus Dominum, et adversus Christum ejus.

Dice Nostro Signore: Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi. Con questo monito il Salvatore ci ricorda che la Sua santissima Passione deve compiersi anche nel Corpo Mistico – Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi – sia nei singoli nel corso dei secoli, sia nella Chiesa come istituzione alla fine dei tempi. Ed è significativa la corrispondenza tra la Passione di Cristo e la passione della Chiesa.

Questa corrispondenza mi pare sia ancor più evidente in quest’ora di tenebre, in cui il potere del nuovo Sinedrio infedele e corrotto è alleato con il potere temporale nel perseguitare Nostro Signore e quanti Gli sono fedeli. Anche oggi i principi dei sacerdoti, assetati di potere e smaniosi di compiacere l’impero che li tiene soggiogati, ricorrono a Pilato per far condannare i Cattolici, accusandoli di blasfemia per non voler accettare il tradimento dei loro capi. Gli Apostoli e i Martiri di ieri rivivono negli apostoli e nei martiri di oggi, ai quali per ora è negato il privilegio del martirio cruento, ma non la persecuzione, l’ostracismo, la derisione. Ritroviamo Giuda, che vende al Sinedrio i buoni pastori; ritroviamo i falsi testimoni, i manigoldi, i sobillatori della massa, le guardie del tempio e i soldati del Pretorio; ritroviamo Caifa che si straccia le vesti, Pietro che rinnega il Signore e gli Apostoli che fuggono e si nascondono; ritroviamo chi incorona di spine la Chiesa, chi la prende a sberle e la sbeffeggia, chi la flagella e la espone al ludibrio; chi le getta addosso la croce degli scandali dei suoi ministri, i peccati dei suoi fedeli; anche oggi c’è chi intinge la spugna nell’aceto e chi trapassa il costato della Chiesa con una lancia; anche oggi vi è una veste inconsutile e chi se la gioca a sorte. Ma come ieri, anche oggi la Madre della Chiesa ed un Apostolo rimarranno ai piedi della croce, testimoni della passio Ecclesiæ come un tempo furono testimoni della passio Christi.

Ognuno di noi, in queste ore di silenzio e di raccoglimento, esamini se stesso. Chiediamoci se vogliamo essere, nell’azione liturgica degli ultimi tempi, tra quanti anche solo per conformismo hanno guardato altrove, hanno scosso il capo, hanno sputato sul Signore al Suo passaggio verso il Calvario. Chiediamoci se in questa sacra rappresentazione avremo il coraggio di asciugare il Volto insanguinato di Cristo nell’immagine devastata della Chiesa, se sapremo come il Cireneo aiutare la Chiesa a portare la sua croce, se come Giuseppe d’Arimatea le offriremo un luogo degno in cui deporla finché non sia risorta. Chiediamoci quante volte abbiamo schiaffeggiato Cristo, prendendo le parti del Sinedrio e dei sommi sacerdoti, quante volte abbiamo anteposto i rispetti umani alla nostra Fede, quante volte abbiamo accettato trenta denari per tradire e consegnare il Salvatore, nei Suoi buoni ministri, ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo.

Quando la Chiesa griderà il suo Consummatum est sotto un cielo nero, mentre la terra tremerà e il velo del tempio di strapperà dall’alto al basso, quello che manca ai patimenti di Cristo (Col 1, 24) sarà compiuto nel Corpo Mistico. Aspetteremo la deposizione dalla croce, la composizione nel sepolcro, il silenzio assorto e muto della natura, la discesa agl’Inferi. Ci saranno anche in questo caso le guardie del tempio a vigilare che il pusillus grex non risorga, e vi sarà chi dirà che sono venuti i suoi seguaci a trafugarlo.

Verrà anche per la Santa Chiesa il Sabato Santo; verrà l’Exultet e verrà l’Alleluja, dopo il dolore, la morte e il buio della tomba. Scimus Christum surrexisse a mortuis vere: sappiamo che risorgerà con Lui anche il Suo Corpo Mistico, proprio quando i suoi ministri penseranno che sia tutto perduto. E riconosceranno la Chiesa, come hanno riconosciuto Nostro Signore, in fractione panis. Questo il mio augurio, dal più profondo del cuore, per questa Santa Pasqua e per i tempi che ci attendono.

+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
2 Aprile 2021
Feria VI in Parasceve

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Passio Italiae
https://www.lanuovabq.it/it/immigrazione-illegale-in-calo-nellue-tranne-che-in-italia

MEDITERRANEO
Immigrazione illegale in calo nell'Ue. Tranne che in Italia
POLITICA03-04-2021 Gianandrea Gaiani
L'immigrazione illegale attraverso le rotte mediterranee e i Balcani sono in calo in tutta l'Ue. Con un'unica eccezione: l'Italia. La rotta del Mediterraneo centrale, verso il Sud Italia, è in crescita. Gli sbarchi illegali sono il triplo rispetto allo stesso periodo del 2020 e 15 volte di più rispetto ai primi tre mesi del 2019. La causa è solo politica...

tralcio ha detto...

Gesù, sfinito dalla crudele flagellazione patita, dallo sforzo per portare la croce, dai traumi per le cadute e la piaga di quel carico, dalle ore trascorse inchiodato alla croce, con il tormento della corona di spine, riesce ancora a pregare: prima il salmo 22 (che fu interpretato come "sta chiamando Elia") e poi il salmo 31, affidando lo spirito al Padre.
Nel cielo è tornata la luce dopo le ore di misterioso buio, inspiegabile anche per la luna piena che caratterizza la Pasqua. Il sole, nascostosi per onorare Cristo-luce, innalzato in croce, ritorna per illuminare la scena del Verbo incarnato che muore nella sua umanità.
Innocente, per ammissione stessa del potere giudicante, lavatosene le mani per convenienza.
Per invidia di chi ha sobillato la folla, la maggioranza, facendole preferire Barabba.
Nel disprezzo del potere religioso, conoscitore a menadito delle Scritture, ma non basta.
Nella menzogna dei falsi testimoni, nell'inettitudine di un re da burla come Erode Antipa.
Le trombe del tempio squillano per indicare il tempo di sacrificare l'agnello pasquale.
L'Agnello di Dio, identificato così dal Battista fin dall'esordio nella vita pubblica, si sacrifica per i peccati del mondo: all'umanità malata opera un trapianto di cuore. Il suo.
Durante quest'intervento, che vede la Madre cooperare sotto la croce, presso il trono del Re, Gesù riesce a dire "ho sete". Gli danno aceto... Eh, il pronto intervento che cosa sa fare! Come sono sollecite le cure, quando le organizza un ministero che ha altri scopi.
In quell'aceto nella spugna appoggiata alle labbra di Gesù disidratato e sfinito, ma che prega e opera un trapianto di cuore per salvare un'umanità malata terminale, c'è ancora Dio. Sì, c'è infatti un'altra preghiera, ancora l'eco di un salmo. Perché la storia è nelle mani di Dio. Allora ecco il terremoto, il vento, i sepolcri aperti, i morti risuscitati, il pesantissimo velo del tempio squarciato in due, dall'alto in basso...
Allora anche uno che era lì solo per dovere, il centurione, inizia a capire qualcosa.
Sotto la croce c'è già la Chiesa: la Madre, il figlio, le donne, i primi convertiti.

Anonimo ha detto...

La Passione di Gesù e la passione della Chiesa in un parallelo impressionante, verissimo. Oggi c'è Caifa e c'è Pietro ...ma Pietro oggi si identifica con Caifa, almeno il Pietro apparente.

Anonimo ha detto...


Sotto la Croce, ecco la Madre, che partecipa alla sofferenza del Figlio.
La Madre, le pie donne, poi i primi convertiti...
Ben detto.
Ma oggi, l'immagine dominante della donna, non è quella di una donna
che follemente rifiuta di essere madre?
E anche di essere moglie? E gli uomini, tutti d'accordo, in apparenza...
Anche per questo, oggi, sotto la Croce non c'è rimasto più nessuno.

Anonimo ha detto...

Infine il grande male in cui siamo dentro è l'incompetenza ed i tradimento delle guide istituzionali ed ecclesiali e un popolo drogato, come nella guerra dell'oppio. Ma la tragedia è la mancanza di guide. Ne basterebbe una, una sola. A volte è stato sufficiente un Papa, un Papa solo per salvare l'Occidente. Oggi neanche un sagrestano. A nessuno importa nulla dell'Italia. A nessuno. Ognuno pensa all'orticello suo e a come annettersi quello del vicino. Tutti sono al servizio dei potentati stranieri e l'Italia la tengono come donna di bordello. In vendita. Guai a voi! In eterno.

Anonimo ha detto...


Dell'Italia non importa nulla a nessuno...

L'affermazione è forse troppo recisa ma non priva di verità.
Manca anche una spinta nella cultura. Nel mondo intellettuale,
chi è oggi che ha fede nell'Italia, che si ripropone la sua
rinascita spirituale? Nella migliore delle ipotesi, si leggono solo
analisi di tipo sociologico per dimostrare che l'Italia non esiste.
Per tacere di quelli che gridano che non deve esistere, a sinistra e
destra, che dobbiamo tornare a suddividerci e frammentarci, come in un
passato non tanto lontano. A suddividerci, per esser di nuovo
colonia straniera.
Ci vorrebbe un nuovo Gioberti cioè un pensatore che svolgesse la
stessa funzione di Gioberti, oggi dimenticato e anche dileggiato, ovvio.

"Ci venne un libro che fece una rivoluzione profonda in tutta Italia, il Primato di Gioberti. Noi eravamo servi, divisi, sminuzzati, spregiati dagli stranieri che ci dicevano una stirpe degradata, l'Italia terra di morti [Lamartine], non di uomini vivi, non altro che un nome rimasto nella geografia e scancellato dal novero delle nazioni d'Europa; noi stessi ci tenevamo inferiori a tutti gli altri, e per tanti secoli di misera servitù avevamo offuscata la coscienza dell'essere nostro, quando costui ci dice: "Voi italiani siete il primo popolo del mondo" [...] Non mai libro di filosofo e neppure di poeta o di altro scrittore è stato più potente e salutare di questo [...] Io non parlo della sua filosofia e della sua dottrina cattolica, che per me è la parte esteriore e mutabile del suo libro [...] Il buon Gioberti fu poeta e profeta, e come filosofo civile non s'ingannò. L'Italia deve annoverare quest'uomo tra i suoi maggiori benefattori." (L. Settembrini, Ricordanze della mia vita...).
Z.

Anonimo ha detto...

Ricordo bene? Ricordo male?

All'inizio si parlava di immunità di gregge, intendendo che diffondendosi il virus avrebbe contagiato sempre più persone perdendo forza, depotenziandosi, fino a diventare niente più che un leggero malessere, tant'è che la Svezia, da quello che si sa, non ha chiuso nulla, senza avere stragi nazionali causate da questa malattia.

Ora con immunità di gregge si intende vaccinazione nazionale, distanziamento, mascherina, senza essersi informati che se si vaccina durante un'epidemia i casi si moltiplicano,infatti bisogna vaccinare prima che l'epidemia appaia o dopo che si sia conclusa. Le vaccinazioni annuali antinfluenzali infatti si fanno in autunno.

Metodo terapeutico usato si avvale della confusione e dell'omissione:
Medicina preventiva, assente.
Tra l'apertura e la chiusura si è scelto il singhiozzo giornaliero e/o settimanale deciso a sentimento.
Ad aprile/ maggio dell'anno scorso i Medici già avevano sperimentato terapie sicure domiciliari di cui informarono, appena fu loro possibile, il governo.
Il governo con i comitati tecnico scientifici hanno privilegiato il metodo superfluo di scena ed omesso il metodo necessario di cura domiciliare.

Anonimo ha detto...

Vescovo di Phoenix (Usa): "L'insegnamento della Chiesa richiede ai leader cattolici che hanno pubblicamente sostenuto leggi gravemente immorali, come l'aborto e eutanasia, di astenersi dal ricevere la Santa Comunione"

Jaime Carlos Arangüena ha detto...

ANCORA SU KÜNG...

"che si ribellò a tutti i Papi", eccezion fatta per papa Francesco [1]

NOTA

[1] https://www.farodiroma.it/addio-ad-hans-kung-il-teologo-europeo-piu-coraggioso-il-dialogo-in-corso-con-papa-francesco/

Se a qualcuno fosse rimasto un dubbio! ha detto...

Notevolmente significativo, posto che Bergoglio ignora ostentatamente ogni comunicazione dal versante cattolico...
"...
Successivamente, dopo le dimissioni di Ratzinger, Hans Küng ha ricevuto nel 2016 una lettera da Papa Francesco che rispondeva alla richiesta di “una libera discussione sul controverso dogma dell’infallibilità”, un “appello urgente a Papa Francesco per consentire una discussione aperta e imparziale sulla infallibilità del papa e dei vescovi”. L’appello è stato diffuso contemporaneamente in più lingue e in tante pubblicazioni.

Nella sua lettera “Francesco non ha fissato alcuna restrizione” alla discussione. E Küng si è sentito inoltre molto incoraggiato sulla possibilità reale di avviare un dialogo dalla Esortazione Apostolica, Amoris Laetitia.
“Io non prevedevo questa nuova libertà che Francesco ha aperto nella sua esortazione post-sinodale”, ha confidato il teologo sottolineando in particolare l’affermazione di Bergoglio sul fatto che “non tutte le questioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolti dagli interventi del magistero”. Secondo Küng “questo è il nuovo spirito che ho sempre atteso dal magistero” e rende possibile una discussione sull’infallibilità”."

mic ha detto...

"questo è il nuovo spirito che ho sempre atteso dal magistero”

Non è altro che quello che mons. Gherardini chiamava il "gegen-geist", il "contro-spirito" del concilio...