Una chiosa iniziale. Di fatto la Chiesa trionfante non può risentire di alcuna spallata, come leggiamo di seguito. Ovviamente per Chiesa trionfante occorre correttamente intendere quella che già gode in cielo il premio della vittoria per aver vinto in terra la buona battaglia. Infatti la Catholica, cioè la Chiesa universale, come corpo mistico di Cristo Signore, è costituita dalla Chiesa militante (noi fedeli che ancora ci troviamo a combattere le battaglie della vita presente in collaborazione con la Grazia), dalla Chiesa purgante (le anime che espiano in purgatorio gli ultimi debiti con la divina giustizia) e dalla Chiesta trionfante; ma nel senso sopra detto. L'autore dell'articolo, che riprendo perché interessante, sembra intenderla piuttosto come trionfalista. Ed è un'accezione modernista...
Muore a 93 anni il grande teologo svizzero da sempre considerato l'opposto del futuro Benedetto XVI. Ma la spallata alla Chiesa trionfante non è stato lui a darla
Periodo che poi erano gli anni ’60 che, come si sa, a contestazione dello status quo non hanno mai avuto pari. Tubinga, a dispetto della sua atmosfera serena degna di una città ideale, non solo non faceva eccezione, ma era in testa a quel marasma.
Dicono i maligni, a questo punto, che le lezioni cattolicamente correttissime di Ratzinger affascinassero molti studenti, ma quelle dell’eterodosso suo amico-rivale ne affascinassero ancor di più. C’è della logica, in tutto questo, perché anche senza notare la mascella carismatica di Küng non ci si può stupire del fatto che dei ventenni, allora come oggi come in qualsiasi altra epoca, preferissero il richiamo all’essere folli ed affamati a quello ad essere saggi e composti. Sennò che giovinezza è.
Abbiamo detto “amico-rivale”, ed è la verità. I due si sono sempre stimati e, c’è da ritenerlo, si sono anche voluti bene. Ma andare d’accordo è altra cosa. Soprattutto tra sapienti, perché la conoscenza potrà pure unire gli esseri umani ma i professori li divide senza possibilità di redenzione. Nel caso specifico, poi, parlare di Küng è parlare all’incontrario di colui che poi è diventato Benedetto XVI. Nessuno dei due, però, se ne è mai doluto.
Addio, chiesa trionfante
Prendiamo ad esempio proprio gli anni di Tubinga. Si è appena chiuso il Concilio Vaticano II. Nella Chiesa si sprigionano energie nucleari: se non le sai gestire rischiano di essere distruttive. Tanto che chi è chiamato a chiudere la sessione epocale, e si tratta di un altro pensatore del calibro di Jacques Maritain, poco dopo scrive un libro, “Il contadino della Garonna”, che ancor oggi viene considerato il sacro testo della reazione. Il che è sbagliato quanto un goal di Fashanu, ma a spiegarlo ci vorrebbe troppo.
Comunque erano tempi in cui il catechismo in Olanda lo riscrivevano a costo di rischiare lo scisma e un quarto teologo di razza, Hans Urs von Balthasar, commentava: “dalle Alpi in su sono tutti protestanti, anche i cattolici”.
Mica era un’opinione dal sen fuggita, ma una summa teologica di eventi storici. Per capire Küng e la sua eterodossia bisogna infatti capire la Svizzera ed il suo complesso rapporto con la Chiesa, soprattutto con la Chiesa Trionfante. E tornare indietro nel tempo e nello spazio: Costanza, concilio del 1418. Tre papi ed una cattività avignonese da chiudere una volta per tutte. Si ammisero, oltre ai presbiteri, i laici.
Si chiuse la triarchia papale con l’elezione di un quarto (per la cronaca: Martino IV Colonna della casa di Genazzano) e gli si affidò l’incarico di tornare a Roma, ristabilire l’autorità non solo spirituale del Vicario di Cristo e ridare una guida spirituale all’Occidente. Puntualmente lui lo fece, anche se ci mise tre anni.
Quello che ci interessa, però, non è questo. È che a Costanza prese parte – attivamente – anche un teologo dissidente: si chiamava Pomponio Leto ed era un umanista. Teorizzava la superiorità del parere del Concilio su quello del Pontefice. In altre parole: il Papa non contava nulla se messosi contro i vescovi. Oggi diremmo: il Papa non è infallibile, ma allora non lo si diceva perché il dogma dell’infallibilità del Papa arriverà solo nel 1871, sotto Pio IX.
Küng però nacque dopo il Vaticano I (nel 1928, per la precisione), quindi disse che il Papa non era infallibile. Gli fu tolto l’insegnamento a Tubinga, e che ringraziasse il cielo perché a Pomponio Leto era andata peggio: rinchiuso a Castel Sant’Angelo con la accusa di aver cospirato per uccidere il Pontefice, e quando implorava che gli si desse almeno qualcosa da leggere sennò impazziva gli facevano scivolare sotto il ferro della porta la trascrizione dei suoi discorsi di Costanza.
Si impose così l’idea di Küng l’eretico. Ma non è così, perché se i suoi pareri sono stati spesso stridenti rispetto a quelli non diciamo di Ratzinger, ma di Montini per non dire di Wojtyla, questo è perché la Chiesa è in eterna ricerca della verità, e l’esplorazione conduce a mondi sconosciuti e strade inesplorate. Solo con il tempo, e con un adeguato lavoro di riflessione, si arriva poi ad un’idea condivisa.
Magari decenni dopo, ma un teologo è abituato ai tempi lunghi.
Il sottile fascino della rivoluzione
Ecco allora che Küng non è classificabile se non come voce critica della Chiesa, con buona pace di Balthasar: non era protestante. Era diversamente cattolico. La teologia è la scienza dei sottili distinguo, e questa classificazione appartiene senz’altro alla categoria.
Ora che è morto è impossibile evitare di pensare a due cose. La prima è che con Ratzinger, in fondo, si riappacificò, ed andò a trovarlo anche in Vaticano. Non pace completa fu, ma di certo non fu rottura.
La seconda più che altro è una curiosità intellettuale: chissà come ha affrontato le ultime ore, perché nella sua riflessione degli ultimi anni lo Sterbenhilfe, l’aiuto a lasciare la vita, è stata centrale. Intendiamoci: niente eutanasia né suicidi assistiti. Piuttosto un atteggiamento simile a quello del Cardinal Martini. Ma sono misteri più grandi di noi: possiamo solo assistere in silenzioso rispetto.
No, c’è anche un terzo punto su cui riflettere. Ed è questo. A Tubinga nasceva una Chiesa che voleva essere di rottura, aperta al futuro, pronta a mettersi in discussione anche a costo di rischiare in prima persona. Una Chiesa giovane e di contestazione dello status quo.
Anni dopo ci fu uno studioso di Tubinga che disse basta: con la Chiesa paludata, trionfante, che nascondeva la polvere sotto il tappeto ed aveva bisogno di un bello scossone.
Fu così che un Papa, per la prima volta dal Concilio di Costanza se non dal Concilio di Pisa che lo aveva preceduto di poco, abbandonò l’incarico. Era Joseph Ratzinger, Papa Benedetto XVI.
Se Küng era un dissidente, lui è stato un rivoluzionario. Come spesso capita ai conservatori di rango. (Nicola Graziani - Fonte)
29 commenti:
Anche Hans Küng se ne è andato, a 93 anni, una bella età. Nella mia biblioteca sono presenti una decina di sue pubblicazioni, alcune delle quali mi furono consigliate durante la frequenza del corso di teologia a Roma nel periodo 1978/82. L'ho sempre apprezzato molto, specialmente dopo la revoca dell'insegnamento della teologia all'Università di Friburgo da parte della Congregazione per la dottrina della fede: un vero e proprio provvedimento medioevale. Ma le chiesa cattolica è sempre ferma al medioevo, quindi non c'è da stupirsi. Non concordo sull'ottimismo di Hans Küng sull'Islam, in cui egli ritiene che possa esservi separazione dei poteri e democrazia. Visione utopica! Ha trattato molto bene, comunque, i temi e i problemi della storia delle religioni, e spesso mi sono imbattuto nei suoi lavori quando mi interessavo di storia delle religioni. Ha dato. a mio avviso, un grande e notevole contributo allo sviluppo delle relazioni interconfessionali e interreligiose. Per questo la sua memoria va mantenuta e i suoi lavori scientifici tenuti sempre presenti.
Un concetto errato della verità
L'autore di questo articolo sembra un tipico prodotto del Concilio Vaticano II, quando dice che "la Chiesa è all'eterna ricerca della verità", in modo da arrivare, dopo esser passata per la gisuta fase critica, ad una verità condivisa (da arrivarci appunto con il c.d. "dialogo" con tutti).
La Chiesa "trionfante", pare di capire, sarebbe quella dogmatica, anteriore al Vaticano II.
Si vede come l'autore non possieda (e forse non per colpa sua) il senso della verità che deve caratterizzare la Chiesa.
Trattandosi di una verità "rivelata" da Dio e non dagli uomini, gli uomini di Chiesa hanno il dovere innanzitutto di custodirla, per l'appunto nel DEPOSITO DELLA FEDE (s. Paolo). "La ricerca" concernerà pertanto il modo migliore di esporre questo immutabile deposito, modo che può variare ma sempre senza alterare le verità custodite, sulla fede e i costumi. INsomma, la teologia è la "scienza di Dio" (Aquinas), del Dio rivelatosi alla fine in Gesù Cristo NS, non può essere semplice "ricerca della verità", libera e infinita, che mai si posa e mirante a "condivisioni" semplicemente umane. Una "teologia" di questo tipo, deistico o come volete voi, può certamente esistere ma non sarebbe affatto cattolica.
E difatti non lo è la gran parte della teologia cattolica attuale, che si ispira al concetto della verità come ricerca (vedi Cost. Conc. Dei Verbum sulla divina Rivelazione art. 8.2, ove si afferma la proposizione non cattolica secondo la quale "la Chiesa tende nel corso dei secoli incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa vengano a compimento le parole di Dio"). Come se appunto dopo 20 secoli la Chiesa ancora non possedesse "la pienezza della verità divina": concetto assurdo, tipicamente modernista, che risente della nozione soggettivistica della verità di un Blondel (uno degli ispiratori di de Lubac, eminenza grigia della Dei Verbum), il quale respingeva apertamente la nozione aristotelico-tomistica del vero (adaequatio rei et intellectus) contropponendovi quella per così dire "dinamica" dell'adeguarsi reciproco di "intelletto e vita" (nozione vitalistica della conoscenza, legata al momento storicamente transeunte, negatrice della possibilità di una verità assoluta, come quella rivelata da Dio; nozione che privilegia l'azione - il fare - sul pensiero).
PP
[PS - Kueng era un eretico e non credo si limitasse a negare l'infallibilità del papa in materia di fede e costumi. Chissà quante anime ha rovinato. Da papa, Ratzinger avrebbe dovuto trattarlo come quell'eretico che era, invece si è limitato a considerarlo un vecchio professore dissidente, nelle opinioni. Ma Ratzinger, a sua volta, ci credeva all'infallibilità papale, nel senso limitato del dogma proclamato al Vaticano I? la domanda credo sia legittima. La sospensione dall'insegnamento non fu un provvedimento "medievale" come si ama dire, fu un provvedimento troppo blando per uno come Kueng e come per gli altri teologic eretici, lasciati praticamente liberi di fare carne di porco della autentica teologia cattolica, a partire da Giovanni XXIII].
Non ho letto nulla di Hans Kung. Ho letto diversi libri di Ratzinger e dopo anni non li ho più voluti leggere. Entrambi, mi sembrano essere più figli del loro tempo, che non della Chiesa militante, purgante, trionfante che sia.
Questo articolo sbarazzino/teologico che smondaneggia non mi è piaciuto, con aggiunta inoltre dell'aiutino al moribondo che unisce Martini a Kung. La vita di tutte queste persone è stata una tragedia per loro e per noi e porgere questi problemi immensi così tra il serio ed il faceto, no grazie.
Scusate, ma l' equivoco sulla Chiesa trionfante (voluto?) renderebbe nullo l' intero discorso; incentrato, per altro, sull' errore, ben più grave, e ricorrente, della verità intesa non come realtà, ma come elaborazione, ricerca, in definitiva prodotto dell' uomo. Posso dirlo? questi modernisti: che noia!
Vedo con gioia che siete ferrati!
Mi compiaccio!
Hans Küng, monsignor Forte: “Di grande stimolo per la Chiesa, la attaccava perché la amava”
Il Teologo Arcivescovo di Chieti-Vasto: «Il suo intento profondo era costruttivo. Le sue punzecchiature erano motivate dalla volontà di realizzare lo spirito del Concilio Vaticano II»
Da La Stampa
Una delle "chicche" di Mons Forte
Quale posizione aveva nel dibattito sulla relativizzazione della verità?
«La verità non è qualcosa che si possiede e quindi di cui si può disporre a piacimento. È qualcuno che ci viene incontro, che ci trasforma. In questo senso ha un aspetto dinamico, che era quello su cui Küng insisteva».
Il dinamismo (evolutivo) non appartiene alla Verità (a quel Qualcuno...) ma a noi se, quando la/Lo conosciamo, l'accogliamo..
La PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA rende omaggio al teologo HANS KUNG, scomparso ieri, sostenitore del SUICIDIO ASSISTITO. Contestò anche L’INFALLIBILITÀ DEL PAPA in materia di fede e il CULTO MARIANO.
Che è un po'come dire "picchiava la moglie perché l'amava"; d'accordo che è chiedere troppo a Forte di essere cattolico, ma almeno non spari questi sfondoni!
Preghiamo per la povera anima di Küng, perché ormai davanti al Sommo Giudice avrà scoperto come tutte le sue "teorie" in contrasto con la Santa Dottrina erano ispirate dal demonio, a cui lui ha comunque dato l'assenso.
EquesFidus
di Kung principalmente ho letto solamente le interviste ai giornali (repubblica in testa), in cui sostanzialmente ripeteva sempre le stesse cose, ma spesso si lanciava in giudizi ed opinioni estemporanei che avrebbero meritato qualche approfondimento in più: per esempio una volta disse che la decisione dell'Apostolicae curae era basata su argomenti poco convicenti, ma senza specificare quali. non molto corretto dal mio punto di vista, ma orma era un personaggio mediatico
una volta ho provato a leggere un suo libro, ma arrivato a un certo punto alcuni giudizi infelici e sbagliati sugli orientali separati (mummificati, liturgia fossilizzata, concentrati sul misticismo etc) mi fecero chiedere il tomo. mi domando come lo considerino un profeta dell'ecumenismo...
è stato un teologo mediatico, ormai sostenuto solo da sparate sempre più grandi (per esempio quello del suicidio assistito come automartirio). preghiamo per lui e accompagniamolo all'oblio
Danza di Pasqua: (video)
https://gloria.tv/post/mn2SJ8vSsmfV4LnbqnHwWL8pY
https://tirol.orf.at/stories/3098047/
Beh, sembra che altri "chiamati"amino così tanto NSGC da offrirGli , nella Sua casa,nel giorno della Sua resurrezione , un balletto coreografico con otto tra ballerini e ballerine . Certo , qualcosa e' mancato ad esempio le calzamaglie , un po' di piercing ma tutti i presenti sembrano aver molto gradito visto che battevano ritmicamente le mani. Visto che il proscenio e' tutto del Signore ha voluto per se' solo la ribalta ..puo' capitare.
Mons. Forte, assunto alla notorietà della cronaca al tempo dell'infausto Sinodo sulla Famiglia per le sue posizioni gay-friendly, trasuda teologia di scuola tedesca, quella teologia fasulla praticata da teologi cattolici tedeschi, che fa impallidire le audacie e astruserie della teologia liberal-razionalista protestante (alla quale del resto si ispira).
Le edizioni san Paolo gli hanno pubblicato ponderosi tomi di una "simbolica ecclesiale" in 8 volumi (al 1995). Il volume 5 si intitola "Chiesa della Trinità o Saggio sul mistero della Chiesa comunione e missione". Quintali di carta sul nulla, un nulla fumoso e logorroico.
La Chiesa della Trinità sarebbe il nuovo concetto di Chiesa che si ricava dalla Lumen Gentium, la costituzione conciliare sulla Chiesa. All'art. 1 la LG fa capire che la missione della Chiesa consiste nel realizzare l'unità del genere umano, del quale sarebbe "il sacramento". Agli artt. 2-4 la Chiesa viene presentata secondo uno schema che ricorda il celebre trittico della teologia della storia di Gioacchino da Fiore : età del Padre, del Figlio, dello Spirito ove quest'ultima avrebbe realizzato una pienezza mai vista della Grazia e l'avvento del Regno in terraV( AVtV II: Disegno salvifico universale del Padre, art. 2; Missione del Figlio, art. 3; Lo Spirito santificatore della Chiesa, art. 4). Questo schema non è mai stato proposto prima del Concilio;è la visione fuori dal seminato dell'abate calabrese, che però era in buona fede e anelava ad un sincero quanto ardente rinnovamento spirituale della Chiesa dei suoi tempi, dilaniata dalle lotte tra papato e impero e da altri gravi problemi.
Il Vat II annuncierebbe appunto l'avvento della terza età, della Chiesa dello Spirito, una Nuova Pentecoste. Così fu presentato da Giov XXIII e sembra che Giov Paolo II credesse sinceramente che c'era stata nel Concilio una nuova rivelazione, sostanziatasi nelle novità dell'ecumenismo e della libertà religiosa (Doermann).
Kueng ha lavorato molto anche al tema dell'interconfessionalità, dell'ecumenismo, della nuova religione universale.
Dopo tutto il veleno che ha sparso, è morto.
Deo gratias!
Il Vaticano elogia il defunto Hans Kung.
Non vi fu nessun elogio alla morte di monsignor Marcel Lefebvre. Eppure entrambi ruppero col Vaticano post-conciliare.
Il primo ruppe negando dogmi e principi morali, il secondo difendendo la Tradizione contro il Concilio.
Il primo ruppe in nome dell'eresia. Il secondo in nome dell'ortodossia.
Il primo è stato perdonato, il secondo no.
Per la Roma modernista vi può essere "misericordia" per gli eretici impenitenti. Non vi può essere per chi ha difeso la Verità.
Martino Mora
Come si diceva in altri tempi: "pace all'anima sua".
Ad ogni modo, come teologo, non so. E non mi pronuncio.
L'ho sempre visto bene come "guru", ma anche i guri (o come si dice passano...).
E già all'inizio della osannata carriera... insomma se volete guardate qua:
https://www.crisismagazine.com/2008/when-kung-and-von-hildebrand-came-to-loyola
"Dopo aver chiuso l'appartamento vaticano e avere trasformato le ville pontificie di Castel-gandolfo in museo, il Papa si libera anche degli immobili extraterritoriali di San Giovanni".
Tutto un museo?
Pure "Il sismografo" - notoriamente agenzia dei Guardiani della rivoluzione franceschiana - insinua che la prevista musealizzazione del complesso lateranense, disposta recentemente dall'Augusto Pontefice regnante, sia fatta a puro e bieco scopo di lucro, per una "chiesa povera" sempre più affamata di soldi.
https://ilsismografo.blogspot.com/2021/04/vaticano-franciscus-apud-lateranum.html
IL TEOLOGO DELLA ZIZZANIA...
Morto Hans Küng, teologo svizzero. Ha guadagnato spesso le prime pagine dei giornali, quando sparava grosso contro la dottrina cattolica. Hegeliano di formazione, voleva la riforma ecumenica e democratica della Chiesa. Intanto seminava nel silenzio. I frutti li raccogliamo oggi: molti pensano che si sia già nel concilio Vaticano III che lui auspicava.
Danza di Pasqua: (video)
https://gloria.tv/post/mn2SJ8vSsmfV4LnbqnHwWL8pY
Tutti i cristiani dovrebbero danzare, cantare e gioire per la Santa Pasqua .
La Danza, nella Bibbia è intesa soprattutto come lode, manifestazione di gioia spirituale ed espressione liturgica.
" Davide danzava con tutte le forze davanti al Signore. Davide era cinto di un efod Così Davide e tutta la casa d’Israele trasportarono l’arca del Signore con tripudi e a suon di tromba” (2Sam 6,12; 6,14-15).
Francesco Agnoli:
A proposito della teologia di KUNG
Ciò che Dio rivela, l’uomo può accettarlo o meno. L’unica cosa che non può fare, è decidere cosa tenere, cosa lasciare, cosa modificare. Non è soltanto un segno di scarsa fede, ma anche di scarsa intelligenza e di somma presunzione. Grandi geni come Agostino, Anselmo, Tommaso ecc. hanno passato la vita a cercare di capire le Verità rivelate, mostrandone la grandezza.
Le hanno prima accettate, poi indagate, ben sapendo che il mare non si raccoglie con il secchiello; ben sapendo che la Verità rivelata è un dono, non un possesso.
8 aprile 2021 08:28
C'è danza e danza. La danza che nasce dalla autentica gioia interiore è estemporanea.
Il fatto degno di indagine non è dunque il contrasto di un teologo con uno o due papi, ma il suo rifiuto di una o più VERITÀ di Fede.
prof. Francesco Agnoli
https://www.marcotosatti.com/2021/04/08/agnoli-il-problema-di-hans-kung-non-erano-i-papi-ma-la-fede-cattolica/
un giorno tutti gli uomini del cosidetto XXI concilio da Roncalli fino all'ultimo che li segue dovranno comparire davanti al Giudizio dell'Altissimo, e che Dio abbia pietà per loro.. ma una cosa è certa ognuno pagherà il prezzo che Dio stabilisce.. ma Dio è un Giudice vero Giudice... e giudica molto severamente.... guai a chi avrà osato andare contro le Sue Leggi Divine..
Anonimo 8:28
La danza non appartiene al contesto liturgico e alla sua sobria adorante sacralità. È entrata dopo il concilio grazie alle pagliacciate neocatecumenali.
La 'gioia' è un sentimento profondo che può essere vissuto ed espresso in tanti modi a seconda delle situazioni. Da non confondere con l' 'allegria', che spesso diventa sguaiatezza, tanto enfatizzata nel contesto sopra citato.
@ Martino Mora: "Per la Roma modernista vi può essere "misericordia" per gli eretici impenitenti. Non vi può essere per chi ha difeso la Verità": caro Martino, ma lei sa bene che i modernisti e Kung sono fatti della stessa pasta, ben venga quindi, per il falso papa Bergoglio, chi attacca e nega la Verità tutta intera, cioè Cristo stesso, fingendo buone intenzioni per ingannare i semplici e gli ingenui. Nessun problema, però, si ritroveranno un giorno, tutti assieme, "fratelli tutti", là "dove è pianto e stridor di denti", ma lì non incontreranno sicuramente Mons. Léfèbvre, ne stiano certi: hanno fatto la loro scelta, hanno scelto da che parte stare, e ne subiranno le conseguenze...
Che bella la prima omelia di Pietro (prima lettura odierna)!
Uomini d'Israele, perché vi meravigliate di questo e perché continuate a fissarci come se per nostro potere o per la nostra religiosità avessimo fatto camminare quest'uomo?
Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l'autore della vita, ma Dio l'ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni. E per la fede riposta in lui, il nome di Gesù ha dato vigore a quest'uomo che voi vedete e conoscete; la fede che viene da lui ha dato a quest'uomo la perfetta guarigione alla presenza di tutti voi.
Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi.
Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire.
Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore ed egli mandi colui che vi aveva destinato come Cristo, cioè Gesù.
Bisogna che il cielo lo accolga fino ai tempi della ricostituzione di tutte le cose, delle quali Dio ha parlato per bocca dei suoi santi profeti fin dall'antichità. Mosè infatti disse: "Il Signore vostro Dio farà sorgere per voi, dai vostri fratelli, un profeta come me; voi lo ascolterete in tutto quello che egli vi dirà. E avverrà: chiunque non ascolterà quel profeta, sarà estirpato di mezzo al popolo". E tutti i profeti, a cominciare da Samuèle e da quanti parlarono in seguito, annunciarono anch'essi questi giorni.
Voi siete i figli dei profeti e dell'alleanza che Dio stabilì con i vostri padri, quando disse ad Abramo: "Nella tua discendenza saranno benedette tutte le nazioni della terra". Dio, dopo aver risuscitato il suo servo, l'ha mandato prima di tutto a voi per portarvi la benedizione, perché ciascuno di voi si allontani dalle sue iniquità».
Che dire?
Avrà anche rinnegato Gesù nella notte della Passione, ma si è rifatto.
Ha pianto, ha visto il risorto, ha capito. E adesso lo annuncia, confermando i fratelli.
Pietro/Cefa fa/dice questo.
E se non lo fa non è Pietro/Cefa.
Il povero Hans Küng avrebbe voluto che Pietro si occupasse d'altro.
Adesso è già passato davanti al Pietro che regge le chiavi del Paradiso.
Gli avrà aperto? E non di sua iniziativa o a suo giudizio, ma secondo quello di Dio.
Perché Pietro/Cefa non è un'istituzione umana con voleri umani e secondo le ragioni umane.
Hans Küng ha teologato una vita senza averlo capito.
Dopo essere morto a questa vita sta capendo perché. Non si sa dove.
Alla fine avrebbero dovuto, semplicemente, riformare se stessi.
«Riposi in pace»: la preghiera di Ratzinger per l’amico Hans Küng
Benedetto XVI è stato subito avvertito della morte del vecchio collega, si conoscevano dagli anni del Concilio
Si conoscevano da sessant’anni, al Concilio erano i due «periti» più giovani, gli enfant prodige destinati a diventare i teologi più celebri della loro generazione. Joseph Ratzinger ha saputo subito della morte di Hans Küng, avvertito dall’arcivescovo Georg Gänswein: «Requiescat in pace», riposi in pace, ha mormorato Benedetto XVI in latino. E il Papa emerito, racconta Gänswein al «Corriere», ha pregato per l’amico e avversario di una vita. Già docente a Tubinga, era stato Küng a fare assegnare la cattedra a Ratzinger. Con gli anni le posizioni si sono fatte sempre più distanti, Küng non risparmiò critiche durissime. Così fece epoca l’incontro del 24 settembre 2005, Benedetto XVI era Papa da 5 mesi e accolse Küng a Castel Gandolfo: d’accordo che «non avesse senso» una discussione dottrinale, parlarono di questioni condivise come l’etica mondiale (Weltethos). Del resto la loro ricerca ha condiviso l’essenziale, le parole del Salmo 27 che Ratzinger ha posto come esergo al suo Gesù di Nazaret: «Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto».
https://www.corriere.it/cultura/21_aprile_08/riposi-pace-preghiera-ratzinger-l-amico-hans-kung-4379f330-9835-11eb-a699-02d51c5755ff.shtml
Ratzinger e il senso della Chiesa, innanzitutto come istituzione : non l'ha mai avuto.
Che Ratzinger abbia pregato per l'anima del defunto Kueng, è ovvio e sta bene.
Che come Papa lo abbia ricevuto privatamente al Vaticano, discutendo con lui per ore di
teologia e morale, non è stato un bene.
Mi spiego. IN quanto papa in carica, R. non doveva ricevere, anche privatamente, un teologo sospeso, privato dell'insegnamento accademico, noto per le non poche eresie che ha sempre sostenuto. Anche nelle sue frequentazioni private, un Papa non può comportarsi come se fosse un privato qualsiasi. Nel caso di specie, come con altri teologi eterodossi, si è sempre usata la mano leggera quando addirittura non li si è premiati, come nel caso di de Lubac elevato alla porpora, con dispensa dal diventar vescovo (e a de Lubac non importava assolutamente nulla di diventar vescovo o cardinale).
Ricevendo in privato Kueng come niente fosse, R. ne legittimava di fatto la posizione eterodossa in nome della libertà di coscienza in religione introdotta dal Concilio.
Invece di chiamare Kueng al redde rationem teologico (abiura espressa e pubblica dei propri errori, scomunica in caso di rifiuto, seguita da eventuale riduzione allo stato laicale) lo si è lasciato libero di diffondere i propri gravi errori e di recitare la parte falsissima della vittima del supposto autoritarismo "romano".
Discutendo in privato con l'eretico (e nemmeno per convertirlo, a quanto se ne sa) R. ha mostrato di non avere il senso dell'istituzione (che per i capi laici è il senso dello Stato): essa esige rispetto e quindi impone certi comportamenti obbligati, ancorché formali.
Del resto, se R. avesse avuto il "senso della Chiesa", già come istituzione, non si sarebbe dimesso. Non era un malato terminale né le sue facoltà mentali erano indebolite.
Non hanno il senso della Chiesa coloro che non hanno il senso della Tradizione della Chiesa, che impone di mantenere immutato il Deposito della Fede. E difatti, c'è un logica che collega l'ingiusta restituzione ai Turchi dello stendardo della loro ammiraglia catturato all'arma bianca a Lepanto, da parte di Paolo VI, con la distruzione della liturgia cattolica da parte del medesimo. Montini, oltre a non avere il senso della liturgia non aveva nemmeno quello della storia, nostra di cristiani e italiani e della Chiesa.
T.
La mafia di S. Gallo ha messo nel frullatore l'hegelismo di Küng, l'heideggerismo di Rahner e il soggettivismo moderno che riduce tutto al sé; vi ha aggiunto, dopo averle macerate a dovere, le dottrine spurie del CVII ratificate dall'euforico Wojtyla e dalla "bronsa coverta" Ratzinger e ne
è sortito l'umoralmente misericordevole succo di Bergoglio.
Il luogo tenuto dalla fonte di acqua viva qual'è la dottrina immortale di S. Tommaso, è stato usurpato dallo stomachevole, luciferino e venefico intruglio pastorale(?) trans-modernista di questa chiesa luteraneggiante e parodica, nel tempo di Vaia e del Covid.
Le grazie velate d'azzurro della Vergine Purissima sono esposte in prossimità dello scherno volterriano, mentre le forme sconce della lubrìca Pachamama corteggiata da un Priapo esotico, vengono oscenamente ostentate ad un passo dal sepolcro di S. Pietro.
E nemmeno trema Laodicea, sazia e disperata, perché la di-verte inscenando pantomime pagane ed eco-latriche chi invece, se Pastore davvero, dovrebbe avvertirla che è nel mirino infallibile e severo dell'Arcangelo.
La teologia cattolica presuppone la fede, la filosofia no; il filosofo della religione Hans Küng (perché tale è stato Küng, si badi bene, e non un teologo), era da lustri sul pezzo a metterci alacremente del suo e, sic stantibus rebus, penso sia trapassato soddisfatto.
A me non mancò e non manca ora che è tornato dal Padre ma, siamone certi: finché Dio lo permetterà, il vento che spira dal nord, continuerà a portarci l'olezzo molesto del suo s-pensiero che è indicativo della putrefazione della modernità; conservare il fiuto spirituale capace di riconoscerlo, ci preserverà dal contagio.
Küng, non ci sarà consentito dimenticarlo e noi, dunque, dovremo voler sempre ricordare che ad ispirare la sua riflessione, non era di certo il motto "contemplari et contemplata aliis tradere" dell'Aquinate.
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