Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 12 aprile 2021

"Uccideteli, uccideteli tutti": La guerra contro la polizia in Francia

Che ne dite delle uscite della Murgia contro il generale Figliuolo (le divise le fanno paura) e contro Salvini perché "ama le divise"? Sembrano cachinni di poco conto avuto riguardo alla fonte: in fondo non è altro che la versione all’amatriciana di «defund the police», lo smantellamento della polizia diffusa negli Usa, dopo la morte di George Floyd; ma non possiamo ignorare che corrispondono ad una vecchia funesta tendenza della sinistra allergica alle forze dell’ordine che, a conti fatti, ha diffuso l'attuale cultura che respinge lo stesso concetto di ordine, rimpiazzato fluidificando tutto: i confini nazionali, i valori, l’identità sessuale. Se ne riconoscono i prodromi [qui]. Dunque è necessario non rimanere indifferenti di fronte ai rischi, non remoti, di finire come la Francia. Ci sono state reazioni sparse nei confronti della Murgia et similia; ma deve diventare un movimento di popolo, incentivandone la cultura.

"Uccideteli, uccideteli tutti": La guerra contro la polizia in Francia

Il 25 gennaio a Pantin, un sobborgo di Parigi, il 4 febbraio a Carcassonne, nella parte meridionale della Francia, e il 13 febbraio a Poissy, nel dipartimento degli Yvelines, gruppi organizzati di "giovani" – secondo il vocabolario dei grandi media per evitare qualsiasi designazione etnica – hanno attirato le forze di polizia nei loro quartieri per tendere loro un'imboscata. Al grido: "Uccideteli, uccideteli tutti!", le pattuglie della polizia sono state attaccate con lanci di esplosivi e dispositivi pirotecnici usati come armi di guerriglia urbana. Tutte le volte, i video degli attacchi sono stati diffusi sui social network.

Tra il 17 marzo e il 5 maggio 2020, la polizia francese ha subito 79 imboscate, secondo quanto emerge dai dati statistici del Ministero dell'Interno pubblicati da Le Figaro. Nell'ottobre 2020, Le Figaro ha calcolato dall'inizio dell'anno almeno dieci attacchi contro distretti della polizia e, secondo Le Monde, più di 85 episodi di "violenza contro pubblici ufficiali" sono stati registrati quotidianamente in tutto il Paese dalla polizia nazionale. A gennaio, i servizi statistici del ministero dell'Interno hanno registrato, sulla base delle informazioni provenienti dai rapporti della polizia, 2.288 episodi di violenza perpetrata al grido: "Uccideteli tutti!".

In Francia è in corso una guerra contro la polizia, ma non se ne parla. Al contrario, molti membri dei media, cantati rap, attori, esperti e altri si uniscono a delinquenti e criminali per affermare che una forza di polizia intrinsecamente razzista è attiva in una guerra contro i neri e gli arabi che vivono in Francia.

Continue manifestazioni di protesta ampiamente pubblicizzate e organizzate dal clan di Assa Traoré, sono il miglior esempio di questa inversione. Dal 2016, Assa Traoré, una donna nera di origine africana, conduce una campagna contro la polizia. Ha accusato gli agenti che arrestarono suo fratello Adama di averlo ucciso. Quattro rapporti ufficiali di esperti hanno negato qualsiasi "uccisione" per mano della polizia, ma la Traoré continua la sua lotta e a produrre rapporti di esperti per "dimostrare" che suo fratello è stato assassinato. Ora è appoggiata a livello internazionale. È stata nominata "persona dell'anno" da Time Magazine e si è accaparrata un corposo articolo sul New York Times.

Assa Traoré non è l'unica leader della campagna contro la polizia francese. Nel maggio 2020, mentre la cantante francese Camélia Jordana veniva intervistata su France 2, la Traoré ha accusato la polizia di uccidere quotidianamente neri e arabi, gratuitamente, per puro divertimento. "Gli uomini e donne che vanno a lavorare ogni mattina nei sobborghi" vengono "massacrati per nessun'altra ragione che il colore della pelle", ha dichiarato la cantante.

Poi, tempestivamente, ha avuto luogo una sequenza surreale: il deputato Aurélien Taché (di La République en Marche, il partito del presidente francese Emmanuel Macron) ha twittato:
"Brava @Camelia_Jordana, ma il prezzo che pagherai sarà terribile (...) lo sapevi. Negheranno, poi sposteranno l'onere della prova e ancora una volta cercheranno di far sembrare le vittime colpevoli".
La rivista Les Inrockuptibles ha intervistato il regista David Dufresne come "esperto" della brutalità della polizia, visto che una volta ha diretto un documentario sul conflitto permanente tra i giovani delle banlieue e la polizia. Ovviamente, David Dufresne ha confermato le accuse mosse da Camelia Jordana, affermando che la cantante "ha dichiarato delle ovvietà".

A giugno 2020, il magazine di Sinistra L'Obs si è spinto oltre consegnando il microfono a Omar Sy, il divo francese di origini senegalesi e mauritane sbarcato a Hollywood. Dalla sua villa di Los Angeles, Sy "ha chiesto giustizia per Adama Traoré" e ha fatto un parallelo con George Floyd, invocando "una forza di polizia degna della nostra democrazia".

Il 24 giugno, Amnesty International ha pubblicato un rapporto che denunciava il razzismo della polizia durante il lockdown imposto in Europa a causa della pandemia di Covid-19. Il 19 luglio 2020, il sindaco di Sinistra di Colombes, nell'Haute-de-Seine, Patrick Chaimovitch, ha paragonato la polizia di Vichy – il regime francese che collaborò con i nazisti durante la Seconda guerra mondiale – a quella odierna. Uno psicoanalista, Gérard Miller, ha invitato la gente a "riflettere sull'osservazione" di Chaimovitch, e un giornalista, Edwy Plenel, ha comparato il nuovo ministro dell'Interno Gérald Darmanin a René Bousquet, un funzionario di alto livello che organizzò l'incursione del Vel d'Hiv durante la Seconda guerra mondiale e collaborò con la Gestapo.

Il sospetto dei media sull'uso legittimo della violenza da parte della polizia è così forte che gli agenti sotto attacco non si sentono nemmeno autorizzati a usare la propria arma in dotazione. Philippe Bilger, un ex magistrato, scrive: "Di fronte a minacce, lanci vari e attacchi fisici, [la polizia] non ha praticamente alcun diritto di usare ciò che la legge l'autorizza a utilizzare", ossia la propria arma da fuoco.

Le accuse mosse dai media e dal mondo dello spettacolo – attori, cantanti e così via – contro la polizia sono alimentate anche dal mondo accademico. La polizia è accusata di aver effettuato "controlli facciali", facendo un uso razzista del controllo dei documenti. Questa idea è stata lanciata e alimentata da uno studio pubblicato nel 2009 da Fabien Jobard e René Lévy, due sociologi, i quali hanno affermato che i controlli della polizia vengono effettuati sulla base "dell'aspetto fisico" e "non su ciò che le persone fanno, ma su ciò che sono o sembrano essere". Nel 2017, Défenseur des droits, un'agenzia statale dedita alla difesa degli inermi, ha accusato pubblicamente la polizia di effettuare controlli di identità razzisti. Il 12 febbraio, Claire Hédon che dirige Défenseur des droits, ha chiesto dai microfoni della radio pubblica France Info di porre fine alle verifiche di identità in "determinati quartieri" e la creazione di "zone dove non si effettuano controlli di identità".

Le rivendicazioni di personaggi del mondo dello spettacolo, così come gli "studi" dei sociologi di Défenseur des droits, non possono essere contrastati – o corroborati – da studi sociologi che dimostrano che la criminalità è distribuita in modo diseguale tra i diversi strati etnici che compongono la società francese. La legge francese vieta la produzione di dati sulla criminalità in base alla razza o al gruppo etnico. Ciò crea una strana situazione in cui è lecito accusare la polizia di razzismo, ma è vietato e punibile per legge precisare che le persone nere o nordafricane sono sovra-rappresentate nelle carceri e nei dati sulla criminalità rispetto alla loro presenza demografica nella popolazione francese.

L'offensiva lanciata dai media e dai personaggi dello spettacolo contro la polizia è così forte che spesso i politici e i membri del governo non osano opporsi a questi "accusatori" e in modo vile si schierano a favore degli artisti contro la polizia. "Oggi, quando il colore della vostra pelle non è bianco, il rischio di essere di essere fermati dalla polizia è grosso", ha dichiarato il presidente Macron al magazine Brut, nel dicembre 2020. Con parole in codice, il presidente stava dicendo alla popolazione francese che il comportamento della polizia era razzista.

I codardi della magistratura, ovviamente, si schierano altresì con la folla chic contro la polizia. Nel 2016, la Corte di Cassazione stabilì che "un controllo di identità basato su caratteristiche fisiche associate a un'origine reale o presunta, senza alcuna preventiva giustificazione oggettiva, è discriminatorio. Si tratta di una colpa grave".

Il 27 gennaio 2021, i legali di sei importanti Ong hanno promosso un'azione collettiva contro lo Stato. Hanno inviato una notifica ufficiale al premier francese Jean Castex, al ministro dell'Interno Gérald Darmanin e a quello della Giustizia Éric Dupond-Moretti, chiedendo di porre fine ai "controlli facciali".

Lo Stato ha quattro mesi per rispondere alla notifica formale dell'Ong e presentare delle proposte. Se non risponderà in modo soddisfacente, l'azione collettiva contro lo Stato, la prima del genere in Europa, finirà in tribunale. La polizia francese non è attaccata solo dai cittadini francesi. Anche influenti attori internazionali si sono impegnati a sfidare le risorse investigative della polizia. Il 6 ottobre 2020, la Corte di Giustizia dell'UE ha emesso la propria sentenza su tre casi (C511, C512 e C520/18) riguardanti la "conservazione generalizzata e indifferenziata dei dati relativi al traffico e dei dati relativi all'ubicazione" nel settore delle comunicazioni elettroniche. In altre parole, per proteggere la privacy dei cittadini europei, i governi nazionali non saranno autorizzati a chiedere a un operatore telefonico di conservare (per alcuni mesi) i dati dei clienti. Ad esempio, un ufficiale di polizia giudiziaria non sarà più in grado di ottenere – nel prossimo futuro – dati dettagliati sulle telefonate effettuare e ricevute da un sospetto criminale o le coordinate GPS per le telefonate ricevute ed effettuate nei due mesi precedenti.

Di conseguenza, prevenire e risolvere i crimini sarà molto più complesso e spesso impossibile. Nel 90 per cento dei casi, la polizia ha come unico indizio i numeri di telefono che figurano vicino a una scena del crimine. Tali numeri hanno aiutato la polizia a rintracciare i sospetti, come una scia di briciole.

Le forze che oggi si scagliano contro la polizia – alcuni dei media, celebrità, organizzazioni "antirazziste" e Ong, parte della magistratura francese e tribunali europei per i diritti umani, nonché il cosiddetto Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali – stanno tutte lottando per privare gli Stati europei del loro potere su un punto essenziale: la loro missione di garantire la sicurezza di tutti i cittadini. Jean-Eric Schoettl, già segretario generale del Consiglio Costituzionale, ha scritto:
"Congenitamente, giudici, commissari e, in gran parte, membri del Parlamento europeo rifiutano l'Europa come potenza così come sfidano la sovranità nazionale. Questa allergia alla responsabilità sovrana è nel DNA di una Unione fondata contro l'idea stessa di potenza".
Se questo modello francese di smantellare la polizia avrà successo, la cosiddetta ideologia antirazzismo, forgiata a metà degli anni Ottanta dalla Sinistra, si dimostrerà lo strumento più efficace per distruggere gli Stati dopo la Rivoluzione bolscevica del 1917. Se la polizia non può indagare o proteggere la popolazione perché gli agenti temono di essere definiti razzisti, allora la sicurezza dei cittadini è in pericolo. - Fonte

Yves Mamou, vive in Francia, ha lavorato per vent'anni come giornalista per Le Monde.

21 commenti:

Anonimo ha detto...

Questi sono gli effetti di cause lontane e prossime. Evidentemente la Francia da tempo manca di una guida seria e competente interessata, nei fatti, a dirimere la reale situazione della nazione; evidentemente anche in Francia la 'gauche caviar' ha dilagato senza trovare argini consistenti; evidentemente la Francia riempiendosi di persone provenienti dalle sue colonie da un lato ha cercato di lavarsi la sua coscienza coloniale, dall'altro non è stata in grado di integrare queste masse nella sua cultura né nella sua società lavorativa; evidentemente ormai in Europa la maggior parte dei governi, dei politici, dei quadri medio alti sono 'di facciata' anche se eleganti non hanno a cuore la loro realtà nazionale, ma hanno a cuore solo la parte che sono stati chiamati a recitare a pagamento sul palcoscenico europeo ed internazionale. Non è che cxzzxggxxndx si possa pretendere che 'motu proprio' le mine innescate si disinnescano, in più costruendo la gloriosa società futura!.

Da Welthanschauung Italia ha detto...

Perché il popolo non si ribella? Perché assiste inerme, paralizzato, dinanzi alla feroce compressione dei suoi diritti fondamentali? Perché la maggioranza avalla tutto ciò? La risposta è tanto semplice, quanto paradossale: perché siamo "nati liberi".
Giorgio Gaber in "Elogio della schiavitù" disse: " Ma è chiaro: è la lotta per la libertà che fa bene.La libertà fa malissimo. A tutti."

Siamo figli di una libertà concessa, non conquistata. Siamo il prodotto di un concetto di libertà confezionato, funzionale al dominio da parte dell'autorità. Non siamo consapevoli della nostra condizione, in passato come oggi. Ci siamo sempre sentiti "liberi" nei modelli imposti dall'alto. Prima nel consumo sfrenato, nel fare ciò che volevamo quando volevamo, oggi nel pranzo fuori in "zona gialla" e nella passeggiata, mascherati, sotto casa in "zona arancione". Nulla è cambiato. Il recinto è ridotto, ma l'uomo continua a pascolare. La verità è che quest' illusione ha saziato talmente tanto l'individuo moderno da renderlo incapace di scorgere le catene a cui era, ed è legato. È incapace di lottare, ed è nella battaglia per la conquista della libertà che se ne comprende il reale valore. Oggi ci si trincera dietro un falso perbenismo. La concezione di senso civico è distorta. La maggioranza ha scelto oramai la via da percorrere, forte di essere nel giusto. Tamponi e vaccini sono gesti di altruismo, combattere per i propri diritti fondamentali è pazzia. Le chiusure sono la normalità, il diritto al lavoro un lusso per cui non vale la pena sprecarsi troppo. D'altronde se prima non sapevamo quanto "potesse far male la dittatura della stupidità", oggi, almeno "noi", ne siamo ben consci. E ne paghiamo le drammatiche conseguenze, sulla nostra pelle.

Ascoltarlo e' un piacere . ha detto...

Video del canale Metapolitics:: Il piano di papa francesco... Don Curzio Nitoglia,
https://gloria.tv/post/jbtiZwTmWzqH1tCvQLrjpRCn2

Anonimo ha detto...

A Milano guerriglia contro le Forze dell’Ordine durante il raduno per il video di un rapper con centinaia di partecipanti. Mentre si tenta di demonizzare in ogni modo padri e madri di famiglia che scendono in piazza per manifestare la loro disperazione e per poter lavorare, nessuno si scandalizza per questo? Tutto normale?

Anonimo ha detto...

BANLIEU AMBROSIANE.
Al surreale grido di "Fuori dal nostro quartiere!", per la seconda volta in pochi giorni, a Milano, bande di giovani stranieri hanno preso di mira le forze dell'ordine lanciando razzi, sassi e bottiglie. I poliziotti hanno dovuto usare i lacrimogeni per disperdere i giovani vandali, in entrambe le occasioni. La prima volta è avvenuto in via Gola (la parte degradata dei Navigli), la seconda in piazza Selinunte (la parte degradata di San Siro).
Queste bande di giovani sradicati, amanti del rap e specializzati nei vandalismi, pretendono di imporre la loro legge ai cittadini milanesi. Sappiamo già, purtroppo, come andrà a finire. Tra una decina d'anni la polizia non entrerà più in quei quartieri, che come le banlieu francesi diventeranno zone franche di spaccio, criminalità e di vessazione sistematica degli autoctoni da parte dei nuovi arrivati. E diverranno anche centro di diffusione del terrorismo islamico, che molto spesso "converte" i giovani sradicati nichilisti occidentalizzati, che ritornano all'islam dei loro padri ma in modo molto più fanatico e violento. Diventa il modo per incanalare, nel fanatismo, tutto il loro odio e la loro rabbia di sradicati. Come avvenuto in Francia, Belgio, Olanda, Inghilterra, Germania. E' una storia già scritta. Per questo i nostri immigrazionisti, "dirittisti" , mondialisti e "meticcisti", clero compreso, sono due volte colpevoli. Sanno già quello che succederà. E lo auspicano.
Martino Mora

Anonimo ha detto...

Il televideo mediaset riporta la notizia ma senza specificare che si trattava di giovani sì, ma stranieri. Ovviamente la colpa è nostra che non siamo abbastanza "inclusivi".

Anonimo ha detto...


Tra i fomentatori di odio contro la polizia, in prima fila, a quanto sembra, personaggi del mondo dello spettacolo: cantanti, attori, gente del contorno, maschi e femmine, insomma
la parte migliore della società, famosa per i suoi illibati costumi, la cultura e la
grazia (nelle donne).
La viltà dei cosiddetti poteri costituiti è diventata ormai leggendaria.
Una viltà complice.

Anonimo ha detto...

Ma questa violenza in Francia è determinata da cosa? Non credo solo dall'arroganza poliziesca come in Italia. Qui (per ora) non si è andati oltre: il carabiniere che inseguiva il runner sulla spiaggia deserta, i due poliziotti con i quad per sanzionare una persona anche lei in mezzo al nulla, inseguimenti con sirena ai rider, poliziotti che si mettono a sindacare cosa sia giustificabile acquistare, sacerdoti sanzionati per aver celebrato messa con una persona esterna presente e altre superbie hanno fatto usare a parecchi l'espressione "ghigno dello sbirro". Ma non si arriva per quello alle molotov.
Io e i miei soci, dovendo muoverci in quanto manutentori di impianti, temiamo più i soldati: quelli non pensano di trovarsi di fronte persone che non sono nè aggressive nè pari a loro, molti temevano e temono che saranno dei soldati (non dei poliziotti) a sparare per primi.

Ma è ancora la Svezia? ha detto...

La Svezia apre alle spose bambine per “motivi speciali”. La socialdemocrazia capitola alla sharia e rigetta l’abolizione totale del matrimonio con minorenni. “E' realtà nel paese”. Il relativismo morale li ha resi ciechi e paralizzati...

Anonimo ha detto...

Pro aris et focis

Anonimo ha detto...


Molti temono che saranno i soldati a sparare per primi...

Ma quali soldati? Quand'ero militare di leva, molti anni fa, mi ricordo che si diceva nell'ambiente che, quando i soldati dovevano per qualche motivo operare in città, a contatto col pubblico, portando ovviamene le armi, queste armi erano con i caricatori scarichi, per paura delle "grane" che sarebbero nate da un eventuale incidente, con qualche ferito o addirittura, Dio salvi, con un morto.
Insomma, pistole e fucili senza proiettili. Una cosa umiliante, da esercito da operetta.
Questo, prima dell'inizio della stagione terroristica in grande stile.
Forse le cose oggi sono cambiate.
In Italia, comunque, i casi di abuso di potere o brutalità da parte della polizia, legati al rispetto dell'emergenza Covid, sono stati piuttosto pochi.
Non facciamo del vittimismo a buon mercato.

Japhet ha detto...

La storia di Malika, ragazza di 22 anni, è finita sulle prime pagine di tutti i giornali. La ragazza di Castelfiorentino, Toscana, è stata insultata, cacciata di casa, minacciata di morte in quanto lesbica e innamorata di un’altra donna e non di uomo. I genitori, per impedirle di rientrare a casa, hanno cambiato la serratura dell'abitazione. E quando lei, in compagnia dei Carabinieri, si è presentata all’abitazione per riavere indietro quantomeno i suoi vestiti, la madre ha risposto così agli agenti: “Io non so chi sia questa persona”.
Feminist Post svela però un particolare che è stato “deliberatamente omesso dai media, ovvero che il padre di Malika è di cultura musulmana”. Malika Chalhy ha un fratello che si chiama Samir, suo padre si chiama Aberrazak, mentre la madre è italiana. Spulciando sul profilo Facebook del padre, originario del Marocco, si può trovare una foto con tutta la famiglia che indossa il velo. “Può essere - scrive il portale femminista - che questo (difficile) non abbia nulla a che fare con il comportamento della famiglia nei confronti della ragazza. Può essere invece che le origini offrano una significativa chiave di lettura. Più ancora che le terribili, viscerali e rabbiose parole della madre, colpiscono le minacce del fratello Samir: ‘ti taglio la gola’, ‘sei una tumorata lesbica’”.

https://www.iltempo.it/attualita/2021/04/13/news/malika-lesbica-cacciata-di-casa-minacce-padre-madre-fratello-famiglia-islamica-musulmani-26878002/

Anonimo ha detto...

Più che la famiglia sono i media che manipolano i giovani; in questo caso la giovane è stata trasformata in una mina gettata in seno all'Islam. Questo sarà il metodo, più o meno, in cui gli islamici verranno democraticamente occidentalizzati. Cioè corrotti, oggi condividere la stessa cultura vuol dire condividere lo stesso grado di corruzione. Che poi è la stessa tecnica con cui hanno sventrato la chiesa, le famiglie occidentali e gran parte dell'Occidente.

Teniamo presente che diverse donne occidentali ed italiane si sono convertite all'Islam, forse nulla sapendo di preciso, ma sentendosi protette,in maniera distorta quanto volete, dove dio è dio,il maschio è maschio e la femmina è femmina. Certezze base che qui sono diventate rarissime. Tutto il'68 su questo si è fondato con l'ideologizzazione e la corruzione della gioventù; prima di tutto è stata la chiesa ad abbassare la guardia. La morale cattolica non era acqua di rose, esistevano famiglie che non frequentavano coppie non sposate che vivano more uxorio, per esempio.

Noi cattolici dobbiamo darci da fare a convertire gli islamici a Gesù Cristo ,non a corromperli, questa è solo una infamia, attraverso la quale siamo passati e quindi siamo a conoscenza del degrado che porta. Mi dispiace di questa tragedia familiare islamica. Avrei preferito che la giovane fosse tornata a casa con un giovane cattolico capace di seminare il buon seme in questa famiglia.

Anonimo ha detto...

Leggendo le inchieste giornalistiche sulle bande dei giovani maghrebini di Milano, troviamo solo conferme di ciò che solo i superficiali non rescono a capire. Vi sono degli agglomerati di case popolari, a Milano, in cui la presenza degli immigrati nordafricani (senza considerare gli stranieri di altre etnie) arriva al 50%. Una parte dei giovani di questi agglomerati (certo non tutti) ha una spiccata propensione alla violenza, al'illegalità, al sopruso. I punti di riferimento di questa "gioventù bruciata" non sono affatto i predicatori islamici, ma i cantanti rap e trap. Quindi stiamo parlando di sradicati "americanisti" (è quello il modello culturale) e non di fanatici islamisti. I quali semmai arriveranno in un secondo tempo, a seminare fanatismo in un terreno già gravido di violenza, come insegna il modello delle banlieu francesi.
Insomma. immigrazione di massa, sradicamento, quartieri-ghetto multietnici, violenza,omologazione massificante, musica rap e trap (tipica dei ghetti american) che incita alla violenza, alla droga, al sesso, ai soldi facili.
Voilà, l'americanismo senz'anima. Un modello intrinsecamente malvagio.
Martino Mora

Anonimo ha detto...

Deve destare preoccupazione quanto accaduto in Francia, dove un noto marchio, si è dovuto scusare con la comunità islamica, in quanto il suo slogan pubblicitario, " Avete già bevuto 1 litro di acqua oggi?", è stato postato il primo giorno di Ramadan.
Questo, quanto accade, quando il politicamente corretto, si associa all'islamofobia!

Anonimo ha detto...

Rapper e ragazzi in gran parte stranieri fanno casino a San Siro attaccando la polizia. Il sindaco Sala che fa? Riceve due rapper, di cui uno con precedenti, che nei loro pezzi insultano le forze dell'ordine.
Questo è il sindaco di Milano...

#STOPCRISTIANOFOBIA ha detto...

Nella stanza della giovane Leila, gli agenti della sicurezza francese hanno trovato le foto delle Torri gemelle in fiamme e del corpo mutilato di Samuel Paty. Inquietanti anche i messaggi sul suo account Telegram: «Ucciderò i cristiani. Taglierò teste».
L'Europa, non può rimanere inerme, rispetto alla all'odio verso i cristiani che viene fomentato al suo interno!

https://www.tempi.it/francia-leila-islam-terrorismo-chiesa-bomba-attentato-cristiani/amp/

Japhet ha detto...

Una donna musulmana algerina, sposata con un cittadino francese, si è presentata alla cerimonia di conferimento della cittadinanza indossando il velo integrale rifiutandosi di stringere la mano ad un funzionario pubblico di sesso maschile.
Cittadinanza negata.

È tardi ma brava Francia
Prendere appunti

Anonimo ha detto...

Giorgia Meloni:
Uccisa a coltellate da un tunisino che, secondo le prime ricostruzioni, avrebbe urlato “Allah Akbar”. Una poliziotta ha perso così la vita in quello che potrebbe essere l’ennesimo attentato terroristico in Francia.
Un pensiero al popolo francese e alla famiglia della vittima.

Vi rendete conto di come siamo ridotti? ha detto...

Dopo la poliziotta accoltellata e uccisa oggi in Francia da un tunisino entrato clandestinamente nel Paese più di dieci anni fa, risulta ancora più inquietante l’episodio avvenuto stamane a Milano, dove un somalo di 33 anni ha minacciato col coltello diverse persone, fra cui una bimba di 6 anni davanti a una scuola, prendendela per i capelli. VIGLIACCO!!!
Poverino, bisogna aiutarli, scrivono che è stato solo un “raptus di follia” (non gradiva il cibo della distribuzione di generi alimentari?).
A casa!!!

A Rambouillet ha detto...

Marion Marechal:
Un étranger clandestin (encore) qui obtient un titre de séjour (encore) et égorge une policière avec préméditation en criant « Allah Akbar » (encore). A ce stade, c’est le gouvernement qui est criminel. C’est insupportable et tellement triste. Nous pensons à ses proches, qu’elle repose en paix.