Il rapporto tra libertà e verità, la coscienza, il peccato e i suoi effetti, l’unicità del cristianesimo e del rapporto con Cristo, le realtà ultraterrene (Inferno, Purgatorio, Paradiso), la preghiera, ecc. Esce in Italia una “Summa” in due volumi degli insegnamenti di Fulton Sheen: Perché credere? 50 risposte sul senso della vita. Precedenti qui - qui - qui - qui
Perché credere? Le ragioni della fede spiegate da Fulton Sheen
«Non sareste in cerca di Dio se non lo aveste già trovato in qualche misura. Siete dei re in esilio, ma avete un regno». Fulton Sheen (1895-1979) ha speso la sua vita terrena nel costante anelito di riportare tutti a riconoscersi come figli di un unico Padre e ad usare della propria libertà nell’unico modo che assicura la gioia (eterna), cioè aderendo alla Verità incarnata: Gesù Cristo. Questo è stato il fine dei suoi sessant’anni di sacerdozio e della sua enorme opera di divulgazione, fatta tra l’altro di 73 libri, articoli, conferenze e più di tre decenni di trasmissioni - prima alla radio e poi in TV - durante le quali teneva incollati milioni e milioni di spettatori, ricevendo poi migliaia di lettere (fino a un picco di 8.500 a settimana), di cui la maggioranza da non cattolici.
Nella vasta opera del venerabile Sheen rientrano anche delle audiocassette che l’allora vescovo ausiliare di New York realizzò nel 1965, all’età di settant’anni (parlando, al suo solito, a braccio), e trascritte dopo la sua morte. Oggi quelle trascrizioni sono disponibili anche in una traduzione in italiano, proposta dalle Edizioni Ares nei due volumi Perché credere? 50 risposte sul senso della vita (titolo originale: Your Life Is Worth Living: 50 Lessons to Deepen Your Faith, Sophia Institute Press). Un’opera che monsignor Robert Barron, vescovo di Winona-Rochester e lui stesso noto predicatore, definisce nella prefazione «quanto di più vicino a una Summa sheeniana». In queste 50 lezioni, come del resto in tutta la sua opera, emergono lo stile brillante e la cultura (non solo teologica) del grande evangelizzatore statunitense, capace di parlare al cuore delle persone di ogni estrazione sociale e allo stesso tempo di esporre in modo chiaro le ragioni della fede.
Barron sottolinea a proposito «il talento dell’autore nel trovare analogie, paragoni e immagini per esporre i misteri cristiani. […] Non conosco nessuno, nella grande tradizione dell’omiletica cristiana, della catechesi o della teologia, in grado di praticare il metodo analogico con maggiore capacità di Fulton Sheen». Grazie a questo talento e, ovviamente, alla sostanza dei suoi insegnamenti, Sheen riuscì a rafforzare la fede e suscitare conversioni in un pubblico (dentro e fuori gli Stati Uniti) che era già ampiamente secolarizzato e in balìa delle più varie ideologie, prima tra tutte quel comunismo che aveva disseminato i suoi errori per il mondo (come profetizzato dalla Madonna a Fatima) e la cui prospettiva atea e materialista si era insinuata perfino dentro la Chiesa.
Di fronte alle costrizioni di pensiero e alle false libertà “regalate” dalle ideologie, Sheen chiamava a distinguere tra bene e male, scegliendo il primo, con una coscienza rettamente formata. «Ci dev’essere qualcuno dietro la coscienza, il Tu divino, che è il modello della nostra vita. La maggior parte dei problemi mentali di cui soffriamo al giorno d’oggi sono dovuti alla rivolta della mente contro questa legge scritta nei nostri cuori».
L’esistenza del male è legata all’uso o, meglio, all’abuso che l’uomo fa della libertà donatagli da Dio, agendo come chi - per citare qualcuna delle tante immagini cui ricorre Sheen - si serve di una matita non per il suo fine (scrivere) bensì come apriscatole (non riuscendo nello scopo e distruggendo la matita), oppure versa del profumo nel serbatoio della sua auto. «Possiamo metterci l’aroma numero 5 e non c’è dubbio che per le nostre narici sarà più gradito del gasolio, ma la macchina semplicemente non partirà». In modo simile funziona per i comandamenti: possiamo anche scegliere di trasgredirli, ma in tal caso andiamo contro la nostra felicità, già in terra. Dio, invece, ci chiama a instaurare un rapporto autentico con Lui, dandogli la nostra fiducia, con la gioia che sperimentano i santi. «Più vi lasciate guidare dall’amore di Dio, più diventerete voi stessi e tutto ciò avviene senza che perdiate la vostra libertà».
Sheen, in questi saggi, affronta anche il tema della diversità di fondo tra il cristianesimo e le altre religioni. Se è vero che in ogni religione «c’è del bene», solo nella fede cristiana c’è la pienezza della verità, che è appunto Gesù stesso. «Nel cristianesimo Cristo occupa un posto differente da quello che Buddha occupa nel buddhismo, Confucio nel confucianesimo, Maometto nell’islàm» e questo per varie ragioni, come il fatto che è l’unico - tra i suddetti fondatori - che è stato preannunciato attraverso una serie di profezie (dal luogo della sua nascita al modo in cui sarebbe morto), l’unico che ha compiuto miracoli, l’unico che chiede di credere in Lui e di relazionarsi a Lui, Dio fatto uomo. Perciò, argomenta Sheen, «quando [...] giungiamo a Cristo, il cristianesimo esige un legame intimo e personale: dobbiamo essere una cosa sola con Lui. Non possiamo affatto definirci cristiani se non riflettiamo la persona, la mente, la volontà, il cuore e l’umanità di Cristo».
In quest’opera nel pieno della sua maturità, Sheen si sofferma dunque in modo semplice e al contempo colto sui principali misteri della fede cristiana, la Santissima Trinità, l’Incarnazione, Maria e il suo parto verginale (una verità - come mostra il predicatore - manifestata anche nell’uso diverso che il Nuovo Testamento fa dei termini greci, per indicare da un lato nascite ordinarie e, dall’altro, quella di Gesù), la ribellione degli angeli decaduti, il peccato originale e i suoi effetti, il rapporto tra natura e grazia, i Sacramenti. E, ancora, il venerabile ci parla del Purgatorio e dei Novissimi, oggi così dimenticati: Morte, Giudizio, Inferno, Paradiso. Il tutto facendo un lucido ritratto della società contemporanea: «Il mondo non ha mai avuto tanta ricchezza e tanta infelicità. Mai prima aveva avuto tanta istruzione e così poca conoscenza della verità». Oggi la situazione appare anche più drammatica rispetto a 50-60 anni fa. E tanto più serve riscoprire le ragioni della fede che Sheen ben richiamava. - Fonte
7 commenti:
Questo tipo di libri oggi sono essenziali, i defunti cattolici hanno una forza che i cattolici viventi hanno perso.
Mah ! Poco fa ho assistito alla trasmissione di Rai 1 dove e' stata presentata una neo cattolica ovvero una giovane che, nata in una famiglia agnostica e non battezzata decise di farsi battezzare la notte di Pasqua in eta" sdulta. Il suo nome e' Elisa Fuksas e ha scritto della sua conversione e del suo catechismo prima del battesimo.
IL SIGNORE VERIFICHERÀ SE ABBIAMO I SEGNI DELLA CROCE SU DI NOI
Ricordo che - dopo aver trascorso quattro mesi in ospedale - iniziai lentamente a riprendermi. Ho celebrato la Santa Messa su un altare costruito sopra il mio letto, alla presenza di alcuni sacerdoti e amici. Ho fatto un sermone spontaneo che ricordo molto bene. Ho detto che ero contento di essere stato operato a cuore aperto perché - quando il nostro Salvatore verrà - verificherà se abbiamo i segni della Croce su di noi.
Guarderà le nostre mani per vedere se sono state crocifisse dal dono sacrificale; guarderà i nostri piedi per vedere se sono stati feriti dalle spine e trafitti dai chiodi mentre cercavamo la pecorella smarrita. Egli guarderà i nostri cuori per vedere se si sono aperti per ricevere il Suo Cuore Divino. Oh, che gioia è per me il mio costato ferito, che mi permette di imitare, almeno in minima parte, la Sua sofferenza sulla Croce. Forse mi riconoscerà per questa cicatrice e mi accoglierà nel Suo Regno.
(Fulton J. Sheen, da "Treasure in Clay. L'autobiografia di Fulton J. Sheen")
Per fedeli di Brescia e dintorni :
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Don Luca Paitoni
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info@cristomorfosis.it - www.cristomorfosis.it
Maria Chiara 348 54 84 451
GRAZIE! - Già allora era pastoralmente impagabile, e diffusamente citato - poi venne il Concilio ...
Arnaldo T. Maria Canziani
Ventinovesimo giorno (14 Marzo)
PREPARAZIONE ALLA CONSACRAZIONE
A SAN GIUSEPPE
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Pater, Ave, Gloria
A te, o beato Giuseppe
MEDITAZIONE (sul testo proposto giorno per giorno)
Impegno missionario e Fioretto della giornata (indicati alla fine della meditazione)
Preghiera biblica o tradizionale (riportata in calce alla meditazione)
Litanie a san Giuseppe
Ventinovesimo giorno: il padre
In tutte le culture superiori la figura paterna è il perno della famiglia, che costituisce la cellula fondamentale della società. Per volontà del Creatore, il padre detiene in seno ad essa il primato del governo, mentre la madre quello dell’amore, da esercitare in piena e leale intesa con il primo. La paternità ben esercitata garantisce ordine ed equilibrio nei rapporti familiari e, di riflesso, in quelli sociali. Sia pure con accentuazioni diverse a seconda degli ambienti e delle epoche storiche, ciò è sempre stato riconosciuto dalla retta ragione ed è confermato dalla fede.
È soprattutto un buon rapporto con il padre a consentire ai figli di assumere anche sul piano psicologico l’identità già fissata nel concepimento, nonché di scoprire e occupare il loro posto nel mondo sviluppando le proprie capacità e mettendole al servizio del bene comune. L’educazione all’obbedienza e alla sottomissione, al tempo stesso, indica ad ognuno i limiti entro i quali esercitare lecitamente e proficuamente il libero arbitrio. Chiunque può facilmente riconoscere fino a che punto l’assenza o la deformazione della figura paterna sia nociva tanto per l’individuo quanto per la collettività.
La Vergine Maria, pur essendo la Madre di Dio, rispettò pienamente il ruolo del capo-famiglia, dandogli, anche in una situazione drammatica, la precedenza che gli spettava: «Tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo» (Lc 2, 48). San Giuseppe, dal canto Suo, non macchiò mai l’esercizio della propria autorità del minimo tratto di durezza, brutalità o intemperanza; l’identità delle Persone affidategli esigeva certo la massima riverenza, ma la Sua umiltà e mitezza non avrebbero tollerato quei difetti nemmeno con familiari comuni. Possa la Sua paternità sostenerti, guarirti, consolarti e correggerti.
IMPEGNO MISSIONARIO: darò testimonianza dell’ordine stabilito da Dio nella famiglia e dei suoi effetti positivi.
FIORETTO: anziché chiudere un occhio per quieto vivere, correggo con dolcezza un comportamento sbagliato del prossimo.
Egli mi invocherà: «Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza».
Gli conserverò sempre la mia grazia,
la mia alleanza gli sarà fedele.
Se i suoi figli abbandoneranno la mia legge
e non seguiranno i miei decreti,
se violeranno i miei statuti
e non osserveranno i miei comandi,
punirò con la verga il loro peccato
e con flagelli la loro colpa,
ma non gli toglierò la mia grazia
e alla mia fedeltà non verrò mai meno.
Non violerò la mia alleanza,
non muterò la mia promessa.
Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre:
certo non mentirò a Davide.
(Sal 88 [89], 27.29.31-36)
https://crociatasangiuseppe.blogspot.com/p/ventinovesimo-giorno-15-marzo.html?m=0
Trentesimo giorno (15 Marzo)
PREPARAZIONE ALLA CONSACRAZIONE
A SAN GIUSEPPE
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Pater, Ave, Gloria
A te, o beato Giuseppe
MEDITAZIONE (sul testo proposto giorno per giorno)
Impegno missionario e Fioretto della giornata (indicati alla fine della meditazione)
Preghiera biblica o tradizionale (riportata in calce alla meditazione)
Litanie a san Giuseppe
Trentesimo giorno: il giusto
È il Vangelo stesso ad attribuire a san Giuseppe la qualifica di giusto (cf. Mt 1, 19). Nella Sacra Scrittura il termine designa chi osserva irreprensibilmente tutte le leggi e le prescrizioni del Signore (cf. Lc 1, 6). Non si tratta di un’ineccepibilità formalistica di tipo farisaico, tesa all’esaltazione dell’io, ma di un’attenzione costante della coscienza alla volontà di Dio conosciuta e della sua applicazione riverente e amorosa alla condotta. Il giusto sa di non poter diventare tale senza la grazia, ma neppure senza la propria fedele e diligente collaborazione.
La ricerca di questo stato non è mai compiuta; sentirsi arrivati alla perfezione non ne sarebbe nient’altro che una plateale smentita. Perciò più essa progredisce, più l’uomo scava nel proprio nulla e cresce nell’umiltà. Si tratta di un capolavoro che impegna tutta la vita e al quale concorrono due inseparabili artisti: quello principale, Dio, e quello secondario, la creatura. L’ultimo colpo di scalpello sarà dato al momento del congedo da questo mondo, se l’anima avrà perseverato sino alla fine in questo lavorio incessante, per lo più visibile solo all’Amato.
San Giuseppe è patrono della buona morte, cioè di una morte santa, in stato di grazia, nella pace di chi sa di andare verso la Vita vera. Nell’ultimo passaggio, Egli fu assistito da due familiari d’eccezione, Gesù e Maria; le angustie della morte furono così alleviate e rese non solo tranquille, ma perfino serene. È questa una grazia che viene concessa a tutti i giusti, purché la chiedano insistentemente ai membri della Santa Famiglia. Se già non è tua abitudine, prendila al termine di ogni giornata.
IMPEGNO MISSIONARIO: a chi si augura una morte priva di sofferenza, mostrerò piuttosto la necessità di lasciare questo mondo in stato di grazia.
FIORETTO: ripeto ogni sera la preghiera seguente.
Gesù, Giuseppe e Maria,
vi dono il cuore e l’anima mia.
Gesù, Giuseppe e Maria,
assistetemi nell’ultima agonia.
Gesù, Giuseppe e Maria,
spiri in pace con voi l’anima mia.
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