Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 14 febbraio 2024

Card. Raymond Leo Burke "Gesù è lo stesso ieri, oggi e domani" Omelia Dominica in Quinquagesima

Riprendiamo l'Omelia per la Dominica in Quinquagesima del card. Burke.
Card. Raymond Leo Burke 
"Gesù è lo stesso ieri, oggi e domani" 
Omelia Dominica in Quinquagesima

Mentre facciamo gli ultimi preparativi per il tempo di Quaresima, la Chiesa ci invita a riflettere sulla Passione di Nostro Signore. Nel Vangelo, Nostro Signore annuncia agli Apostoli la sua imminente morte e risurrezione:

Ecco, noi andiamo a Gerusalemme, e tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell’uomo si compirà. Sarà consegnato ai pagani, schernito, oltraggiato, coperto di sputi e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà.(1)

Nostro Signore chiarisce che il culmine del suo ministero pubblico non sarà la vittoria dei suoi nemici, la vittoria del mondo in ribellione contro il suo Creatore, ma, piuttosto, il compimento del piano d’amore di Dio per la salvezza dell’uomo, come era stato insegnato dai Profeti. Sarà la vittoria dell’Amore divino sul peccato e sul suo frutto – la morte eterna –, attraverso la via della sua sofferenza e della sua morte, abbracciata con piena fiducia nelle promesse di Dio Padre. La vittoria sarà ottenuta per la via della Croce.

La via crucis è costitutiva dell’opera di salvezza di Nostro Signore. È costitutiva della nostra vita in Cristo, come acclamiamo nell’inno Vexilla Regis di San Venanzio Fortunato [ qui ]: “O Crux, ave, spes unica” (“Ave, o Croce, nostra unica speranza”)(2). In un precedente annuncio della sua Passione e Morte, in occasione della professione di fede di San Pietro, subito dopo aver dichiarato: “Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno”(3), dichiarò: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”(4). Il tempo di Quaresima, in cui stiamo per entrare, è il nostro tempo annuale per meditare sul Mistero della Croce e per fortificarci, attraverso le pratiche antiche e collaudate della preghiera, del digiuno e dell’elemosina, per portare fedelmente, ogni giorno, la Croce con Nostro Signore.

Il Vangelo di oggi, dopo aver raccontato l’annuncio della Passione e Morte di Nostro Signore, ci dice che gli Apostoli “non compresero nulla di tutto questo”(5). Ricordiamo anche come Nostro Signore dovette rimproverare severamente San Pietro che, al momento della sua professione di fede a Cesarea di Filippo, quando Nostro Signore annunciò la sua Passione e Morte, rispose: “Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai.”(6) Nostro Signore identificò chiaramente l’origine del pensiero di San Pietro: “Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!”(7). La risposta di San Pietro riflette la costante tentazione proveniente dal mondo, da Satana, di fronte alla sofferenza, all’offerta della propria vita, che è la forma quotidiana della nostra vita in Cristo. San Paolo, nel bellissimo inno all’amore divino della Lettera di oggi, ci insegna che la carità “tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”(8).

Quante volte sentiamo dire oggi che la Chiesa non è al passo coi tempi, che la Chiesa deve dialogare con il mondo, che la Chiesa deve trovare un compromesso con il mondo. No, la Chiesa non è indietro con i tempi, perché “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre”(9).Ciò di cui il mondo ha bisogno dalla Chiesa è Cristo, il suo insegnamento salvifico e i suoi sacramenti. Sì, la missione della Chiesa come Corpo Mistico di Cristo è quella di portare al mondo Cristo, che è la nostra unica salvezza, senza scendere a compromessi con il mondo, ma chiamando il mondo alla conversione, come fece il Signore stesso fin dal primo momento del suo ministero pubblico, quando dichiarò: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo”(10). Quando fu processato davanti a Ponzio Pilato per essere condannato alla morte in croce, Nostro Signore chiarì la missione della sua incarnazione redentrice, la sua missione di Re del cielo e della terra: “Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità”(11). La sua Passione e Morte è stata la sua ultima testimonianza della verità, che ha portato alla sua Risurrezione e Ascensione, alla vittoria della Verità e dell’Amore divini.

Salito alla destra del Padre, dal suo Cuore glorioso trafitto Nostro Signore ha effuso sulla Chiesa i sette doni dello Spirito Santo. Dal suo Sacratissimo Cuore, Cristo effonde nei cuori dei membri del Corpo Mistico di Cristo la settiforme grazia dello Spirito Santo, il Septenarium sacrum, per ispirarli e guidarli a prendere quotidianamente la Croce per la loro salvezza eterna, per la salvezza del mondo. Mentre ci prepariamo al tempo di Quaresima, rivolgiamo la nostra attenzione alla Croce, strumento della nostra salvezza eterna. In particolare, facciamo attenzione agli inganni del mondo, che ci allontanano dalla Croce e quindi da Nostro Signore, che solo è la nostra salvezza. Ripetiamo spesso, ogni giorno, la preghiera: “O Crux, ave, spes unica”. Nel suo commento alla Domenica di Quinquagesima, il beato Ildefonso Schuster ci consiglia:
Quant’è profondo il mistero della Croce, così che perfino gli Apostoli, quelli che già da tre anni erano stati iniziati alla scuola di Gesù, ancora non l’intendono. Non solo essi non lo intesero nell’odierna salita a Gerusalemme, ma non vi giunsero neppure la sera del banchetto pasquale, in cui furono consacrati i pontefici del Testamento Nuovo. Pochi istanti dopo, omnes, relicto eo, fugerunt e lasciarono Gesù solo salir al Calvario. Quanto, dunque, vuol essere studiato e meditato Gesù Crocifisso, onde non errare circa un punto della massima importanza, verso il quale deve orientarsi tutta la nostra vita soprannaturale: il mistero dell’espiazione nel dolore.(12)
Ci troviamo di fronte a gravi difficoltà nella nostra vita personale e siamo tentati di cercare la loro soluzione al di fuori di Cristo e della sua Croce. Ci troviamo di fronte a un mondo assediato da un abissale declino della cultura cristiana, da un attacco alle verità più fondamentali sulla vita umana, sul matrimonio e sulla famiglia, e dalla violenza in molteplici forme, soprattutto nelle guerre. Affrontiamo la situazione della Chiesa assediata da una confusione pervasiva, dall’errore e dal loro frutto, la divisione. Siamo tentati di cercare la loro soluzione al di fuori di Cristo, che ha promesso di rimanere sempre con noi nella Chiesa fino all’ultimo giorno. Siamo tentati di abbandonare Cristo nella Chiesa attraverso lo scisma e l’apostasia. L’unico modo per affrontare tutte le sfide che ci si presentano nella nostra vita personale, nella nostra vita nel mondo e nella nostra vita in Cristo nella Chiesa, è quello di rimanere fedeli a Cristo, di rimanere fedelmente con Cristo sulla via della Croce, di abbracciare, secondo le parole del beato Ildefonso Schuster, “il mistero dell’espiazione attraverso la sofferenza”.

Ci siamo riuniti per la Winter School della Scuola “Ecclesia Mater” per affrontare le nostre sfide sulla via crucis. Preghiamo affinché il tempo trascorso insieme ci avvicini sempre più a Cristo nella Chiesa. Preghiamo affinché il tempo trascorso insieme ci ispiri e ci rafforzi nel seguire quotidianamente la via crucis. Preghiamo affinché il tempo trascorso insieme sia un’efficace preparazione all’osservanza del tempo della Quaresima, un tempo di forte grazia per la nostra vita cristiana.

Mettiamo ora il nostro cuore, unito al Cuore Immacolato della Vergine Madre di Dio, nel Sacratissimo Cuore di Gesù attraverso il Sacrificio Eucaristico. Imploriamo Nostro Signore con il mendicante cieco di Gerico: “Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me! … Signore, che io riabbia la vista”, confidando nella sua risposta alla preghiera del nostro cuore: “Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato”(13).
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Così sia. Fonte ____________________________________
 (1) Lc 18, 31-33. (2) “II.Hebdomada Sancta, Ad Vesperas”, Liber Hymnarius cum Invitatoriis & aliquibus Responsoriis [AntiphonaleRomanum, Tomus Alter] (Sablé-sur-Sarthe (Francia): Abbaye Saint-Pierre de Solesmes, 1983),p. 60. 
(3) Lc 9, 22. 
(4) Lc 9, 23. 
(5) Lc 9, 24. 
(6) Mt 18, 2 
(7) Mt 18, 23 
(8) 1 Cor 13, 7 
(9) Eb 13, 8 
(10) Mc 1, 15 
(11) Gv 18, 37
(12) A.I. Schuster, Liber Sacramentorum. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano. Vol.III. Il Testamento Nuovo nel Sangue del Redentore (La Sacra Liturgia dalla Settuagesima a Pasqua), 4ª ed. (Torino-Roma: Casa Editrice Marietti, 1933), p. 37 
(13) Lc 18, 38. 41-42

10 commenti:

Anonimo ha detto...

"Il proposito del digiuno è la preparazione a partecipare alla Santa Eucaristia e alle solenni celebrazioni cristiane....Il digiuno non è mera astensione da certi cibi, ma soprattutto un'astensione dalle azioni malvage."
"È possibile che chi digiuna non venga ricompensato per il suo digiuno. Come? Quando infatti ci asteniamo dai cibi, ma non ci asteniamo dalle iniquità; quando non mangiamo carne, ma rosicchiamo le case dei poveri; quando non diventiamo ubriachi di vino, ma diventiamo ubriachi di piaceri malvagi; quando ci asteniamo tutto il giorno, ma passiamo tutta la notte in spettacoli sfrenati. Allora a che serve astenersi dagli alimenti, quando da un lato privi il tuo corpo di un alimento selezionato, ma dall'altro ti offri un cibo illecito?"
(San Giovanni Crisostomo, nel Mercoledì delle Ceneri)

L'inutilità dell'ascetica ha detto...

Mangiate quello che volete a Pasqua, il sacrificio non è nello stomaco, ma nel cuore. Si astengono dal mangiare carne, ma non parlano con i loro fratelli o familiari, non vanno a trovare i loro genitori o li pesa curare, non condividono il loro cibo con i bisognosi, vietano ai loro figli di vedere il loro papà, vietano ai nonni di vedere i loro nipoti, criticano la vita degli altri, picchiano la moglie, ecc.. Un buon arrosto o uno stufato di carne non ti renderà una persona cattiva, come nemmeno un filetto di pesce ti renderà santo.
Meglio cercare di avere una relazione più profonda con Dio attraverso un trattamento migliore con il prossimo
Siamo meno superbi e più umili di cuore.

PAPA FRANCESCO

mic ha detto...

Forse si riferisce alla Quaresima non alla Pasqua... Ma l'esemplarità illustrata è di una banalità assoluta. E non tiene conto del vero spirito con cui astensione e digiuno devono essere insegnati e praticati

Anonimo ha detto...

Intanto venerdì 16 febbraio a Milano si terrà un Seminario fra Chiesa Cattolica e Massoneria, due realtà "in cammino" e dialoganti (ogni tanto succede che si faccia qualcosa "alla luce" e non sempre al buio tra queste due "realtà") con pezzi di alto calibro.

Anonimo ha detto...

Chiesa Cattolica e Massoneria sono perfettamente fuse da un bel po' di tempo; in Francia, quasi ufficialmente dai tempi del ralliement di Leone XIII.

Anonimo ha detto...

Bergoglio: “mangiate quello che volete in quaresima e a Pasqua, il sacrificio non è quello dello stomaco…” poi parla di opere di caritá, ma le opere senza la FEDE E SE NON SONO OFFERTE A DIO SONO VUOTE!
"La Chiesa decreta il digiuno dal cibo, tra le altre cose, affinché possiamo sperimentare approssimativamente ciò che Cristo ha sperimentato quando digiunò nel deserto per 40 giorni. Il digiuno è anche un mezzo per ricordarci la nostra fame di Dio. La preghiera, la confessione, e il digiuno sono collegati tra loro perché insieme costituiscono l’espiazione dei nostri peccati. In questo modo, ci preparano a ricevere il cibo più importante: il Corpo e il Sangue di Cristo."
Venerabile Mons Fulton Sheen 1957

mic ha detto...

Intanto venerdì 16 febbraio a Milano si terrà un Seminario fra Chiesa Cattolica e Massoneria, due realtà "in cammino" e dialoganti

Ho pubblicato stamattina

https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2024/02/una-cum-grembiulini.html?m=1

Anonimo ha detto...

Grandissimo! Tanti bigotti pensano di essere a posto perché rifiutano la fetta di torta o la bistecca, mentre sono pieni di orgoglio, giudizio sugli altri e fariseismo.
“Misericordia voglio, non sacrifici”, sembra adattissimo ai tradizionalisti dei giorni nostri.

Anonimo ha detto...

Questo non-bigotto è uno di quelli che dicono che "quello che conta è il cuore", come se l'aderenza alla dottrina fosse mero formalismo e non fedeltà...
E a chi dice che in Quaresima si sottolinea che il vero digiuno non è quello del cibo ma da tante altre cose (maldicenze, menefreghismo, egoismo, vanità ecc) io dico che il VERO DIGIUNO È DAL CIBO, poi è ovvio che astenersi o contenersi nel cibo comporta rivedere tutta la nostra condotta cristiana e morale, ma in primis dovremmo abituare il nostro corpo alla mortificazione dei sensi, a dominarlo con la volontà, proprio perché Dio ci ha creato liberi e come Figli di Dio in questo periodo Lui ci chiama a recuperare l'essenziale, cioè che noi siamo Suoi e tutto è Dono.
Figli liberi da ogni schiavitù e padroni del nostro libero arbitro l'unica cosa che ci appartiene!
Francesca

mic ha detto...

Per il non-bigotto 14:46

"Nell'entrare, miei carissimi figli, in questi giorni pieni di misteri, santamente istituiti per la purificazione delle nostre anime e dei nostri corpi, procuriamo d'obbedire al precetto dell'Apostolo, liberandoci da tutto ciò che può macchiare la carne e lo spirito, affinché il digiu­no, dominando la lotta che esiste fra le due parti di noi stessi, faccia sì che l'anima riacquisti la dignità del comando, pur essendo anch'essa sottomessa a Dio, e da lui governata. Non diamo occasione a nessuno di mormorare contro di noi, né esponiamoci al giusto disprezzo di coloro che vogliono trovare a ridire, perché gl'infedeli avrebbero ben motivo di condannarci, se per nostra colpa fornissimo alle loro empie lingue le armi contro la religione, e se la purezza della nostra vita non rispondesse alla santità del digiuno che abbiamo abbracciato. Non ci dobbiamo immaginare che tutta la perfezione del nostro digiuno consiste nell'astinenza dai cibi, perché sarebbe vano sottrarre al corpo una parte del suo nutrimento, se nello stesso tempo non allontanassimo l'anima dall'iniquità".