Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 4 ottobre 2024

Giorgio Agamben/ La fine del giudaismo

Israele, specie l'Israele biblico, non filosofeggia, non fa grandi riflessioni sui problemi fondamentali della vita. Israele narra, racconta. Chi ha un po' approfondito riconosce il connubio indissolubile: Torah-Popolo-Terra [terra nella concretezza, non in senso simbolico, di appartenenza]; ma questo è l'ebraismo, non il sionismo. Chi ha interesse può approfondire qui
In ogni caso non dimentichiamo che la radice ebraica del cristianesimo è nell'ebraismo puro della Torah, non in quello spurio, rabbinico, del Talmud, differenziatosi ufficialmente nell'Assemblea di Yavne dopo la distruzione del Tempio.

La fine del Giudaismo

Non s’intende il senso di quanto sta oggi avvenendo in Israele, se non si comprende che il Sionismo costituisce una doppia negazione della realtà storica del Giudaismo. Non soltanto infatti, in quanto trasferisce agli ebrei lo Stato-nazione dei cristiani, il Sionismo rappresenta il culmine di quel processo di assimilazione che, a partire della fine del XVIII secolo, è andato progressivamente cancellando l’identità ebraica. Decisivo è che, come ha mostrato Amnon Raz-Krakotzkin in uno studio esemplare, a fondamento della coscienza sionista sta un’altra negazione, la negazione della Galut, cioè dell’esilio come principio comune a tutte le forme storiche del Giudaismo come noi lo conosciamo. Le premesse della concezione dell’esilio sono anteriori alla distruzione del Secondo Tempio e sono già presenti nella letteratura biblica. L’esilio è la forma stessa dell’esistenza degli ebrei sulla terra e l’intera tradizione ebraica, dalla Mishnah al Talmud, dall’architettura della sinagoga alla memoria degli eventi biblici, è stata concepita e vissuta nella prospettiva dell’esilio. Per un ebreo ortodosso, anche gli ebrei che vivono nello stato d’Israele sono in esilio. E lo Stato secondo la Torah, che gli ebrei aspettano all’avvento del Messia, non ha nulla a che fare con uno stato nazionale moderno, tanto che al suo centro stanno proprio la ricostruzione del Tempio e la restaurazione dei sacrifici, di cui lo stato d’Israele non vuole nemmeno sentire parlare. Ed è bene non dimenticare che l’esilio secondo il Giudaismo non è soltanto la condizione degli ebrei, ma riguarda la condizione manchevole del mondo nella sua integrità. Secondo alcuni cabalisti, fra cui Luria, l’esilio definisce la situazione stessa della divinità, che ha creato il mondo esiliandosi da sé stesso e questo esilio durerà fino all’avvento del Tiqqun, cioè della restaurazione dell’ordine originario.

È proprio questa accettazione senza riserve dell’esilio, con il rifiuto che comporta di ogni forma presente di statualità, che fonda la superiorità degli ebrei rispetto alle religioni e ai popoli che si sono compromessi con lo Stato. Gli ebrei sono, insieme agli zingari, il solo popolo che ha rifiutato la forma stato, non ha condotto guerre e non si è mai macchiato del sangue di altri popoli.

Negando alla radice l’esilio e la diaspora in nome di uno stato nazionale, il Sionismo ha tradito pertanto l’essenza stessa del Giudaismo. Non ci si dovrà allora meravigliare se questa rimozione ha prodotto un altro esilio, quello dei palestinesi e ha portato lo stato d’Israele a identificarsi con le forme più estreme e spietate dello Stato-nazione moderno. La tenace rivendicazione della storia, da cui la diaspora secondo i sionisti avrebbe escluso gli ebrei, va nella stessa direzione.
Ma questo può significare che il Giudaismo, che non era morto a Auschwitz, conosce forse oggi la sua fine.
Giorgio Agamben, 30 settembre 2024

20 commenti:

Anonimo ha detto...

LA NARRAZIONE DEL 7 OTTOBRE

Sempre più spesso la narrazione oggi sostituisce la rappresentazione della realtà, per cui la realtà diventa ciò che si narra. Dove per narrazione è da intendersi il “racconto” che si fa di una determinata sequenza di fatti, che non sono più letti secondo schemi interpretativi teorico-politici che diano la possibilità di inquadrare in modo razionale, anche se non concorde, la realtà considerata.

Nel linguaggio prevalente il concetto di narrazione ha assunto il significato di una forma comunicativa il cui obiettivo è conquistare il consenso di chi ascolta utilizzando forme retoriche, enfatiche, di solito farcite di elementi emotivi con i quali creare la giusta empatia. La narrazione come interpretazione ideologica della realtà, il modo di costringere la realtà a significare ciò che si “narra”. Una posizione analitica, che provi a ragionare sulla questione di turno, infastidisce perché introduce il dubbio, il sospetto che la narrazione sia debole se non addirittura fallace.

Questa premessa per impostare correttamente la questione in oggetto, ma non per arrivare tutti alla medesima conclusione, cosa impossibile in generale perché la contraddizione è parte costitutiva oltre che della vita stessa della questione sociale, dove essa si esprime nel contrasto di interessi di classe ognuno dei quali tende a prevalere sull’altro. Sul campo geopolitico poi la contraddizione si esprime a un livello di complessità per cui si rende necessaria la considerazione e l’analisi di molteplici fattori, che non sempre si esprimono con quella chiara evidenza che a noi semplici esseri umani serve per capire come stanno le cose.

È indubbio che la narrazione dell’11 settembre – senza entrare nel merito della sua natura – sia servita agli Usa per legittimare quella “guerra infinita” che ha messo a soqquadro mezzo mondo. Come è indubbio che la narrazione del 7 ottobre sia servita per legittimare Israele a intraprendere un’operazione che lo stato sionista covava da tempo. Altrimenti non si capirebbe come si è arrivati a bombardare l’Iran, il Libano e la Siria, così come non si capirebbe perché gli Usa sono andati in Afghanistan e poi in Iraq e altrove… per colpire i responsabili dell’attentato alle torri gemelle, così come non si capirebbe perchè ormai l’area mediorientale sia diventata cruciale per i destini del mondo.

Alla luce di un’analisi ragionata che rifiuta la “narrazione” come metodo di indagine, diventa quindi “strano” il fatto che uno Stato che vanta uno dei più efficaci (e subdoli) servizi segreti del mondo, con un apparato militare e di controllo sofisticatissimo si trovasse quel fatidico 7 ottobre nudo a subire un’incursione condotta da Hamas. Anche una persona semplice capisce che qualcosa non ha quadrato in quel 7 ottobre.

Il che non vuol dire che Hamas abbia agito sotto comando nemico o che non ci siano stati morti in campo israeliano. Per capire meglio come sono andate le cose è necessario sapere della “direttiva Hannibal”. Di tratta di un protocollo militare israeliano istituito nel 1986 finalizzato a precludere la cattura di soldati israeliani durante i combattimenti, per evitare che i “terroristi” catturino civili o soldati israeliani per poi utilizzarli come merce di scambio. La direttiva Hannibal, nel caso dei fatti del 7 ottobre, ha impedito che i militanti di Hamas facesse il maggior numero possibile di prigionieri (non era negli interessi di Hamas ammazzare indistintamente), da che se ne deduce che molti israeliani siano caduti vittima del fuoco di Tshal.

Da quel giorno la “reazione” di Israele è stata a dir poco feroce, Gaza è diventata un campo di sterminio dove la soldataglia israeliana ha dato sfogo ai peggiori istinti antipalestinesi. Ufficialmente oltre 40.000 mila morti (senza considerare i grandi feriti e le morti conseguenti all’impossibilità di cure, visto che buona parte dei presidi ospedalieri sono stati colpiti), migliaia dei quali innocenti bambini.

Anonimo ha detto...

Segue

La narrazione del “7 febbraio” è servita quindi a legittimare la strategia geopolitica di desertificazione di quel poco di terra ancora popolata da palestinesi (contemporaneamente a Gaza si interveniva nello stesso modo in Cisgiordania). (Parlare ancora oggi di soluzione “due stati per due popoli” è incredibilmente fuori irrealistico, la soluzione, certo di prospettiva, è: un solo stato multietnico.)

La narrazione del “7 ottobre” continua a fare da quadro di giustificazione ai feroci bombardamenti in Libano, centinaia di tonnellate di bombe scaricate su quartieri civili per colpire i capi di Hezbollah, per non parlare delle continue provocazioni all’Iran in modo che questa fosse “costretta” a rispondere, come è accaduto. Non bisogna essere esperti di geopolitica per capire che questo scenario ha come regista la potenza americana, la quale mostra un’aggressività – dalle conseguenze terribili per l’intera umanità – direttamente proporzionale alla sua perdita di carisma internazionale.

La manifestazione annunciata a Roma per il 5 ottobre non è stata autorizzata. Stiamo assistendo allo scatenamento del potente apparato politico-mediatico che nega in maniera assoluta che si possa denunciare la logica criminale, in questo caso genocida, dello stato d’Israele. Questo apparato supera la dicotomia destra/sinistra, è rappresentato equamente in entrambi gli schieramenti, anche se la destra in questa circostanza sembra essere più israeliana degli stessi israeliani.

La condanna della condotta israeliana è liquidata come anti-semita. Serve a nulla stare a specificare che un conto è dirsi anti sionista un altro anti semita. Serve a nulla. In tutti i programmi televisivi si scatenano i Parenzo di turno: ringhiano, roteano gli occhi, ridacchiano rabbiosi impedendo con ciò qualsiasi tentativo di ragionamento politico. Gli stessi che hanno giustificato l’invio di armi in Ucraina perché lì c’era un “aggressore e un aggredito” ribaltano il tavolo e non vogliono sentire ragione. Bisogna capirli, non possono fare diversamente, devono rispondere allo stesso padrone: gli Usa.

Ritengo quindi che vada espressa piena solidarietà umana e politica all’eroico popolo palestinese, oltre che a quello libanese, iraniano e siriano. Un’area, quella mediorientale, martoriata e dannata, ma non per cause intrinseche alla natura delle popolazioni che vi abitano, ma per via di una “legalità internazionale” figlia della seconda guerra mondiale che ha imperialisticamente tracciato righe immaginarie sulla sabbia del deserto, che non potevano che portare alla catastrofe.

In conclusione, una valutazione politica. Ritengo errata la decisione politica di manifestare a ridosso del 7 ottobre, in questo modo si va a rafforzare la “narrazione” ufficiale che vuole ricondurre a questa data l’inizio di una guerra, che invece era largamente premeditata. La politica deve agire sul piano della comprensione della situazione concreta, per far sì che gli effetti del proprio agire siano utilizzabili a proprio favore, non a quello dell’avversario.

4 settembre 2024 ore 11.31

Anonimo ha detto...

Il testo di cui sopra è di Antonio Catalano

Anonimo ha detto...

« Gli ebrei sono, insieme agli zingari, il solo popolo che ha rifiutato la forma stato, non ha condotto guerre e non si è mai macchiato del sangue di altri popoli. »

Je me frotte les yeux…

Et le livre de Josué, qu'est-ce qu'il nous raconte ?

Anonimo ha detto...

Tentare di “invertire il declino” senza affrontare i problemi di fondo

«Gli Stati Uniti cercano di rilanciare la propria competitività economica sovvenzionando le proprie industrie, esigendo fedeltà geoeconomica dagli alleati e sabotando le industrie dei rivali. Le sovvenzioni sono finanziate dal debito e quindi c'è il rischio che gli Stati Uniti aggravino i problemi di fondo. I generosi sussidi alle industrie statunitensi previsti dall'Inflation Reduction Act hanno incoraggiato le industrie tedesche ed europee a trasferirsi negli Stati Uniti. Inoltre, il distacco dell'Europa dall'energia russa a basso costo con le sanzioni e la distruzione del Nord Stream ha incentivato le industrie europee ad alta intensità energetica a trasferirsi oltreoceano. Con il perdurare della guerra in Ucraina e l'aumento del senso di insicurezza in Europa, gli Stati Uniti possono convertire la dipendenza dalla sicurezza europea in lealtà geoeconomica, poiché anche all'Europa viene chiesto di sganciarsi dalle tecnologie cinesi. Con il futuro della NATO a rischio, mentre gli Stati Uniti puntano gli occhi sull'Asia, gli europei cercano di aumentare il loro valore per Washington abbandonando le precedenti ambizioni di perseguire l'autonomia strategica e la “sovranità europea”, e subordinando invece gli interessi nazionali ai capricci di Washington. I vantaggi della rinnovata influenza di Washington sul vecchio continente avranno un costo: l'Europa si indebolirà e diventerà meno rilevante, mentre le alternative politiche in Europa vinceranno sempre più spesso le elezioni sfidando Washington e Bruxelles. La coercizione economica contro la Cina per frenare il suo sviluppo tecnologico ed economico sta fallendo. L'interruzione delle catene di approvvigionamento, ad esempio vietando l'esportazione di chip per computer in Cina, ha comportato per i giganti tecnologici americani, come Intel, enormi perdite in termini di fatturato e la perdita di migliaia di dipendenti, dato che il loro principale cliente era la Cina. Mentre gli Stati Uniti non possono diversificarsi dalla Cina, la Cina può diversificarsi dagli Stati Uniti rafforzando la propria sovranità tecnologica e stabilendo nuovi partenariati tecnologici. Ciò presenta notevoli analogie con l'incapacità dell'UE di recidere i legami economici con la Russia. La Russia potrebbe diversificarsi dall'Europa riorientando la sua economia verso est, mentre l'Europa non può diversificarsi dalla Russia, come dimostrano i problemi economici dell'Europa.» Glenn Diesen

Anonimo ha detto...

Sapranno i valenti scrittori intervenuti che la pioggia di razzi su Israele sia dalla striscia di Gaza che dal sud del Libano dura da anni ?
Sapranno che la maggior parte degli aiuti umanitari e' servita a costruire tunnel sotterranei vere e proprie opere di ingegneria ?
Sapranno che , per dissimulare l'imbocco di ciascun tunnel i costruttori hanno scelto di scavare di preferenza sotto edifici pubblici quali scuole, ospedali, edifici religiosi ?
Sapranno che lo scopo di Hamas, scritto nel suo statuto, e" la distruzione dello stato di Israele ?

mic ha detto...

Il vero problema, umanamente insolubile, è che ognuno punta all'annientamento dell'altro!
E, in ogni crocevia di questa storia infinita, ognuno emula l'altro in efferatezza...

Anonimo ha detto...

« Gli ebrei sono, insieme agli zingari, il solo popolo che ha rifiutato la forma stato, non ha condotto guerre e non si è mai macchiato del sangue di altri popoli » (Giorgio Agamben).

Je me frotte les yeux…

Agamben a-t-il jamais lu, entre autres, le livre de Josué ?

A-t-il jamais lu le récit de la conquête de Jéricho ?

Josué 6, 21 : « Ils dévouèrent à l'anathème tout ce qui se trouvait dans la ville, hommes et femmes, jeunes et vieux, jusqu'aux taureaux, aux moutons et aux ânes, les passant au fil de l'épée… »

Des pacifiques, ces hébreux…

Et tout le reste…

Anonimo ha detto...

Ĺo stato di Israele e' una istituzione estremamente diversa daĺle costituzioni degli stati islamici che lo attorniano.
Anche il Libano , qualche decennio fa era uno stato diverso , a maggioranza cristiana.
Poi e' arrivato Hezbollah e i cristiani sono diventati minoranza. E il paese da prospero e felice e' diventato povero .
Uno stato da cui cristiani ed ebrei cercano di fuggire.

Anonimo ha detto...

La teoria di Israele che deve restare perennemente "in esilio" e non aspirare ad uno Stato nazionale, si concilia con la profezia del Signore, secondo la quale " ... Gerusalemme sarà calpestata dai Gentili, finché i tempi dei Gentili non siano compiuti" (Lc 21, 24)? Compiutisi i tempi dei Gentili, a chi sarebbe venuto in possesso di Gerusalemme?
Come dobbiamo intendere questa non facile profezia? Che la riconquista ebraica di Gerusalemme, dopo tanti secoli, dimostra che i tempi dei Gentili si sono compiuti, includendo nei Gentili anche i musulmani ovviamente?
Notazione a margine: se i palestinesi di Gaza invece di fare della loro striscia una base terroristica nascosta tra i civili per attaccare quasi ogni giorno Israele, avessero fatto una vita normale, stabilendo rapporti pacifici con gli israeliani e pensando solo a lavorare, che avrebbe fatto Israele, li avrrebbe ugualmente attaccati? Difficile crederlo.
T.

Anonimo ha detto...

L'antico Testamento descrive guerre che sono state ordinate da Dio. La Terra Promessa è un dono di Dio a quell'accozzaglia di persone che hanno accettato di diventare il suo popolo. Dio lo dice chiaramente che, attraverso le tribù che costituiscono Israele, leva una parte di terra sulla quale vivranno seguendo la Legge, e divenendo così un esempio di fede per gli altri popoli. Tra le varie infedeltà vi sono guerre che Dio, attraverso i Profeti, aveva proibito e che sono state fatte comunque. Per cui vi sono guerre giuste e guerre ingiuste, come da sempre insegna la Chiesa Cattolica Apostolica. Ecco, penso che ciò che fanno I Sionisti non sia "secondo il cuore di Dio", frase molto usata anche a sproposito da quegli evangelicals, statunitensi ma non solo, che hanno scelto di supportare "gli ebrei", diventando così apostati pure loro. Purtroppo attualmente il morbo si è trasmesso pure alla Chiesa Cattolica. Uno dei frutti di un pervertito e perverso ecumenismo .
Valeria Fusetti

Anonimo ha detto...

« Se i palestinesi di Gaza invece di fare della loro striscia una base terroristica nascosta tra i civili per attaccare quasi ogni giorno Israele, avessero fatto una vita normale, stabilendo rapporti pacifici con gli israeliani e pensando solo a lavorare, che avrebbe fatto Israele, li avrebbe ugualmente attaccati? Difficile crederlo. »

Autrement dit — et traduit en langage de 1943 :

« Se gli ebrei di Varsavia, invece di fare del loro ghetto una base terroristica nascosta tra i civili per attaccare la Wehrmacht quasi ogni giorno, avessero condotto una vita normale, stabilendo rapporti pacifici con i nazisti e pensando solo al lavoro, cosa avrebbe fatto a Wehrmacht? Avrebbe comunque attaccato? Difficile da credere.… »

Anonimo ha detto...

Zineb Triki, actrice française d'origine marocaine, dit ce qu'elle pense de la situation à Gaza :

https://www.egaliteetreconciliation.fr/Israel-colonisation-genocide-Zineb-envoie-du-lourd-76788.html

Anonimo ha detto...

A T. - La profezia è facile da capire, la nuova Israele ( che prende l'avvio da ebrei) è la Chiesa cattolica che ha soppiantato la chiesa ebrea autocondannatasi col Deicidio e apostasia. Il tempo dei gentili ( il vero Cristianesimo) sta per concludersi causa nuova apostasia e nuovo Deicidio. Quindi gli ebrei stanno per convertirsi alla fine della fine dei tempi dei gentili, come dice san Paolo ( che sarà se non una risurrezione dei morti?). Ció non è ancora avvenuto , presumo quindi ci sarà un intervento diretto di Dio causa l'apostasia della vera Israele - Chiesa ( e presumo sarà con l'avvertimento, giudizio dei vivi- credo, come da apparizioni varie tra cui Garabandal e Medjugorje, terzo segreto: il miracolo). Quando gli ebrei si convertiranno e si convertiranno tutti i popoli ( quel che rimarrà di buono tra gli increduli ed apostati vari) all'unico vero Dio, propedeutico alla Parusia , perchè stavolta Gesù tornerà nella gloria e non potrà tornare quindi tra peccatori. Il tempo dei segreti sarà un tempo di purgatorio in terra per chi si convertirà all'ultimo minuto, e ció deriverà dal fatto che ci sarà la separazione tra Cristiani e increduli divenuti a quel punto demoni che perseguiteranno i credenti. La Madonna dopo non apparirà più sulla terra perchè semplicemente non saranno più necessarie apparizioni, essendo il Cielo collegato alla Terra come nell'Eden. Finirà il tempo della misericordia concesso per la conversione, si adempirà il Pater, la Tua Volontà in terra come in Cielo. La nuova Gerusalemme è peraltro,
nel tempo dei gentili , Roma. Quindi alla fine Gerusalemme, causa l'apostasia romana, sarà di nuovo il nuovo centro della cristianità globale? Ci saranno fatti geologici, naturali o no, che modificheranno di nuovo la terra? Pure geograficamente Roma doveva essere anche collegata o vicina a Gerusalemme prima del tempo di Peleg ( cap.10 Gn) quando si divise la terra. Perchè all'inizio la terra emersa era un tutto unico, fu col tempo, per qualche fatto geologico che si divisero in continenti vari, al tempo di Peleg, e poi le Americhe si allontanarono. Il terzo tempio della nuova creazione sarà spirituale, potrebbe avere un centro in Gerusalemme? Potrebbe essere, ma non sarà ebreo, sarà cristiano.

Anonimo ha detto...

Il parallelo con la ribellione del Ghetto di Varsavia nel 1944 non regge. A Varsavia, gli ebrei erano rinchiusi in un ghetto, con tanto di mura etc. e in attesa della deportazione finale. Gaza era diventata una striscia di terra libera, dove i palestinesi potevano autogovernarsi e scegliere una politica invece di un'altra. La sventura dei palestinesi di Gaza si chiama Hamas, che li ha in pratica occupati, trasformando il territorio in una base terroristica. Ma Hamas è solo uno strumento delle grandi potenze, in questo caso dell'Iran, il cui regime ha da sempre professato la distruzione di Israele.

Anonimo ha detto...

Spiegazione della Profezia da parte di anonimo delle 11:36, che scrive sempre "ebrea" dove si dice in genere "ebraica" e usa "Israele" come sostantivo femminile.
Sarà per colpa mia, ma della sua esegesi ho capito poco assai. Non farei un discorso tanto dettagliato e complicato. Il riferimento riportato dal Vangelo di Luca era solo a Gerusalemme, alla città, sul cui destino il Signore tanto si era addolorato. "Calcabitur a gentibus" disse, sarà occupata e sottomessa, dagli stranieri, dagli infedeli fintantoché il destino di questi popoli "gentili" non si sarà compiuto.
Ora, con lo Stato di Israele, Gerusalemme è tornata in proprietà degli ebrei, che però non si sono convertiti, anzi. Dio ha certamente permesso questo fatto. Ha esso una capitale importanza per la nostra teologia della storia? Cioè per la nostra comprensione del futuro sviluppo secondo i piani di Dio?
Non bisogna dimenticare che la Parusia del Signore sarà improvvisa, senza preavvisi particolari, "rapida come il lampo" dicono i Testi. Ci saranno solo segni indiretti, in un disordine generale sempre più diffuso, anche nella natura. Ora, in questo "disordine" non possiamo includere la riconquista ebraica di Gerusalemme, causa appunto di guerre e sterminii senza fine con gli arabi ed anzi con tutto il mondo musulmano? Se lo possiamo, allora la riconquista ebraica di G. avrebbe un significato escatologico in un senso che nemmeno gli ebrei immaginano, oggi.
Io comunque riferirei la profezia al destino escatologico di Israele come preannunciato nel Nuovo Testamento, non immischierei la Chiesa (comunque lo farei solo indirettamente, nel senso che essa sarebbe arrivata alla fine della sua missione, con la predicazione del Verbo a tutto il mondo, compito nel quale essa sembra essersi oggi esaurita - e così si sarebbe compiuto "il tempo dei Gentili").
T.
T.

Aloisius ha detto...

Complimenti, ottima riflessione, in cui mi riconosco in pieno.
Aloisius

Aloisius ha detto...

Non è vero che i palesitnesi fossero liberi a Gaza: sono oppressi in modo indicibile dagli israeliani da quando gli assegnarono la nazione a tavolino.
E comunque, quand'anche fosse, ma non è, non giustifica lo sterminio di 40.000 civili palestinesi, anzi sicuramente di più, né l' occupazione di Gaza, né l' occupazione della Cisgiordania, né il bombardamento ulteriore del Libano, né la provocazione dell' Iran.
C'è una sproporzione e evidente tra l'attacco di Hamas e la reazione di Israele, che lo supera di gran lunga.
Senza tenere conto dello squilibrio di forze, visto l' appoggio USA.
Nauseante trasformare i carnefici in vittime e gli oppressori in oppressi e deboli.
Israele, con la forza USA, è il carnefice è l' oppressore dei palestinesi
Aloisius

Anonimo ha detto...

# Aloisius
Se Hamas combattesse a viso aperto, non ci sarebbero tanti morti fra i civili. Ma Hamas è un'organizzazione terroristica, per la quale le esigenze della "guerra giusta" (nel modo di combattere) sono solo aria fritta. Le cifre fornite da Hamas andrebbero comunque verificate.
Sono creduti a scatola chiusa, possono sparare qualsiasi cifra e viene subito riportata come fosse oro colato.
Un'altra cosa che non si dice: i palestinesi sono ricchi, con i fondi che ricevono dai paesi arabi e da tutto il mondo. Hanno un'elite che vive nel lusso, fuori da Gaza, e impiega la maggior parte dei soldi che riceve a finanziare il terrorismo perenne contro Israele.
Per chi li ha conosciuti, sono anche di una impressionante arroganza. Si considerano gli inviati di Allah per sterminare i Giudei. E i Cristiani, anche se al momento quest'opera è poco attiva, visto che la presenza cristiana loro l'hanno ridotta al lumicino, anche nel Libano.
Per gli smemorati: i guerriglieri palestinesi, che allora si chiamavano Fedain, perché scacciati dagli Israeliani o per altri motivi, invasero il Libano meridionale e anche Beirut, dopo esser stati cacciati dalla Giordania che avevano tentato di occupare (ma la Legione Araba del re giordano li fece a pezzi), dando vita ad una guerra civile che durò anni, volta soprattutto contro le milizie maronite, cristiane. Erano appoggiati e addestrati dall'Unione Sovietica.
Vedere cattolici dalla memoria corta che spargono calde lacrime sul destino dei poveri palestinesi, non è un bello spettacolo.

mic ha detto...

Vedere cattolici dalla memoria corta che spargono calde lacrime sul destino dei poveri palestinesi, non è un bello spettacolo.

Veramente i cristiani le lacrime le spargono sia per i pslestinesi (civili innocenti e non tutti terroristi o conniventi) che per gli ebrei (non tutti sionisti).
È noto che le due etnie si detestano da decenni. Ma c'e stata un'escalation dell'odio motivata non solo dal terrorismo islamico ma anche dalla costante inesorabile irrefrenabile colonizzazione israeliana che rosicchia senza limiti una terra già ridotta ai minimi termini... E in Palestina ci sono anche i cristiani, tra due fuochi...