Determinante per i 'teologi del mistero' rimane la identificazione dei singoli misteri e il riferimento ai rispettivi “fatti” che li contengono. Qui il discorso si sposta sulla Liturgia, che ne è l’“attuazione”. Il riconoscimento dell’importanza e della necessità assoluta della storicità dei “fatti” è fondamentale, perché è in essi che è contenuto il “mistero”. Questa accentuazione sui 'fatti' conferma l'evidente impronta storicista. Questo è solo un sommario sia pure già molto eloquente per l'essenziale; sto preparando un articolo più ampio e circostanziato anche in riferimento alla recente temuta [vedi] ma ora sembra avvenuta approvazione del rito maya, culmine del processo di decentramento e di malintesa inculturazione... ne riparleremo!
San Tommaso di fronte alla 'dottrina del mistero'
Per i teologi del mistero la Messa è innanzitutto la presenza dell'atto redentore, dell'azione redentrice, grazie alla liturgia. La presenza reale non è negata, ma diventa in qualche modo secondaria.
Il contrasto tra la posizione tomista, che si appoggia sulla presenza reale per spiegare il sacrificio, e la teologia del mistero, che si appoggia su una misteriosa presenza dell'atto redentore non è sfuggito ai nuovi teologi. Ecco come un teologo del mistero giudica l'opera del teologo tomista dom Vonier:
Costui indipendentemente dagli studi di Maria-Laach e partendo da San Tommaso, arrivava all'incirca allo stesso risultato di Dom Casel. Nel suo bellissimo libro La Chiave della dottrina eucaristica egli parla spesso della "ripresentazione cioè nel rendere presente in senso letterale " della morte di Cristo. Ciononostante, ciò non significa per lui che la presenza del Christus passus e per nulla della passio Christi, dell'atto stesso della passione. In definitiva, dom Vonier si arresta proprio davanti al punto centrale della dottrina del mistero, la Mysteriengegenwart o la presenza sacramentale dell'opera redentrice nel culto della Chiesa.(3)
Di fatto è perché c'è una presenza sacramentale e del tutto reale del Christus passus, che la Messa è un vero sacrificio e che essa "ripresenta e rinnova il sacrificio della Croce(4). Mentre il carattere oscuro delle spiegazioni della "presenza misterica", tendente a svalutare la presenza reale e sostanziale della vittima del Calvario sull'altare. E conseguentemente, ciò può portare a conseguenze molto distanziate dalla teologia cattolica, come quella di una messa pretesa valida senza consacrazione.
2. Secondo la "dottrina del mistero" la presenza del sacrificio si realizza attraverso le parole "disseminate" nelle preghiere che evocano la Cena e il Sacrificio di Nostro Signore. Le parole della Consacrazione sono diventate superflue, o per lo meno facoltative. È interessante notare che nell'enciclica, Ecclesia de Eucharistia, il papa dice che "la ripresentazione sacramentale del sacrificio di Cristo implica (infert in latino) la presenza reale". Secondo la teologia di San Tommaso, è il contrario: la presenza reale provoca quella del sacrificio.
1 commento:
La Tradizione è la risposta alla catastrofe che colpisce la Chiesa post-conciliare alla ricerca spasmodica di dialogare e di compiacere al mondo. Va detto che mentre la Tradizione in paesi come gli USA, ma anche la Francia, marcia alla grande, da noi ha più difficoltà. Tuttavia l'unica Messa antica in diocesi è stracolma di molti giovani. È anche vero che i giovani sono l'elemento trainante del rinnovamento, esenti dagli influssi "malefici" dei primi anni post-conciliari; le ultime generazioni vivono lo spirito della Tradizione cattolica come si deve, i più anziani, come me, che pur amano la Tradizione, non hanno ovviamente il loro vigore e sono ancora troppo affetti dal risentimento per quel che abbiamo e stiamo passando. C'è ormai un abisso tra giovani e Chiesa post conciliare. Nelle parrocchie praticamente sono assenti. Le nostre parrocchie (compresa Camaiore) sono destinate alla morte. Ha pure da venire il vescovo in visita pastorale. Io avrei da dirgli delle cose, ma son pesanti e non servirebbe.
Posta un commento