Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 30 giugno 2025

Luglio 2025 Sante Messe antiche celebrate a Bergamo

Carissimi amici in Cristo,
sperando di fare cosa gradita, allego il calendario delle Sante Messe di luglio celebrate a Bergamo secondo il Missale Romanum del 1962.
In particolare segnalo le Sante Messe di
martedì 1 luglio, alle ore 20:00 (Festa del Preziosissimo Sangue di nostro Signore Gesù Cristo) e
di mercoledì 2 luglio, alle ore 20:00 (Visitazione della Beata Vergine Maria).
Inoltre segnalo che dopo la Messa di venerdì 4 luglio (I venerdì del mese) sono previste l’esposizione del Santissimo Sacramento, l’adorazione e la recita delle Litanie del Sacro Cuore di Gesù.

Ricordo che prima della Messa è possibile confessarsi ed è prevista la recita del Santo Rosario.
Ringrazio e vi invito a pregare per mons. Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo, can. mons. Michelangelo Finazzi, Vicario episcopale per i laici e per la pastorale, can. mons. Giovanni Carzaniga, Prevosto di Sant’Alessandro in Colonna, e per i nostri sacerdoti.
È possibile scaricare e leggere l’Ordinario ed il Proprio delle Sante Messe ai seguenti link:

APERIRE TERRIS CŒLUM, APERTUM CLAUDERE Omelia in occasione della Messa Pontificale nella festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo

Qui l'indice degli interventi precedenti e correlati.
Mons. Carlo Maria Viganò
APERIRE TERRIS CŒLUM, APERTUM CLAUDERE
Omelia in occasione della Messa Pontificale
nella festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo


Beate Pastor Petre, clemens accipe
Voces precantum, criminumque vincula
Verbo resolve, cui potestas tradita,
Aperire terris cœlum, apertum claudere.

O beato pastore Pietro, accogli clemente
le voci dei supplici e le catene dei peccati
sciogli con la tua parola, a cui è attribuito il potere
di aprire alle terre il cielo e, se aperto, di chiuderlo.
Hymn. Decora lux, 3
Sancti Apostoli Petrus et Paulus, de quorum potestate et auctoritate confidimus, ipsi intercedant pro nobis ad Dominum.
Sono queste le parole con le quali inizia la solenne formula della Benedizione Apostolica: I Santi Apostoli Pietro e Paolo, nel cui potere e autorità confidiamo, intercedano per noi presso il Signore. La potestà e l’autorità del Romano Pontefice derivano infatti dai due Patroni della Santa Chiesa, che l’inno odierno saluta come
Mundi Magister, atque cœli Janitor,
Romæ parentes, arbitrique Gentium
, [1]
l’uno Maestro del mondo, l’altro custode delle Porte celesti, padri di Roma e giudici delle Genti. Le loro vite, consacrate alla predicazione del Vangelo e alla conversione dei popoli al Dio Uno e Trino, sono intrecciate anche in morte, nel Martirio: Per ensis ille, hic per crucis victor necem, San Paolo di spada, San Pietro sulla croce. Quel Martirio – testimonianza eroica di Fede usque ad effusionem sanguinis – consacra ancora oggi la terra dell’Urbe:

Il vescovo del Michigan consente la continuazione della messa antica, sospesa a causa di Papa Francesco

Il vescovo del Michigan PERMETTE alla messa antica di continuare dopo che ne era prevista la cessazione a causa di Papa Francesco. Il permesso scadeva il 13 giugno, ma è intervenuto il vescovo Robert Gruss. Una decisione di Leone XIV a questo punto non può più tardare.

Il vescovo del Michigan consente la continuazione
della messa antica, sospesa a causa di Papa Francesco


SAGINAW, Michigan ( LifeSiteNews ) — Il vescovo di Saginaw, Michigan, consente, al momento, nella sua diocesi, la celebrazione della messa latina tradizionale, per la quale il 13 giugno scadeva il permesso ai sensi della Traditionis Custodes di Papa Francesco.

Un parrocchiano di Saginaw ha scritto su Facebook un post successivamente rimosso: "Grazie a Dio il nostro meraviglioso pastore, il vescovo Gruss, ha detto che la messa in latino può continuare alla Sacra Famiglia di Saginaw ogni domenica alle 15:00!".
Ne ha dato conferma un sacerdote conosciuto da LifeSiteNews precisando che è l'unica Messa tradizionale celebrata dalla diocesi. Un'altra Messa antica nel territorio diocesano, ma non affiliata alla diocesi, viene celebrata ogni domenica alle 15:00 a Bay City dalla Fraternità Sacerdotale di San Pio X (FSSPX).

La Saginaw Latin Mass Association aveva precedentemente condiviso in un messaggio su Facebook che il vescovo Robert D. Gruss aveva "concesso una dispensa per la messa latina tradizionale da celebrare alla Sacra Famiglia fino al 13 giugno 2025" e che stava "considerando" di chiedere una proroga. Il responsabile delle comunicazioni della diocesi di Saginaw, John Gonzalez, ha confermato sempre a LifeSiteNews che Gruss ha scritto alla Santa Sede in merito a una proroga della Messa antica da parte della sua diocesi e sta consentendo che continui in attesa di una risposta.

Una vicenda in corso di evoluzione.

Luglio 2025. Calendario Sante Messe tradizionali a Pavia

Carissimi,
ecco il calendario delle Sante Messe per il mese di luglio nella Chiesa di San Luca a Pavia:
A tutti un cordiale saluto nel Signore!
don Fabio e don Marino

La superficialità di una latinità strumentale

Non sono sempre d'accordo con Giorgia Meloni che, tuttavia, al momento, ritengo il meno peggio. Pubblico il testo che segue – anche se ritengo la critica alla persona troppo severa: purtroppo la forma senza contenuto oggi è una costante non solo in politica –, perché è interessante conoscere la reale profondità della massima citata; il che dimostra quanto abbiamo perso della nostra cultura oltre che della nostra civiltà. Qui l'indice degli articoli sul Latino.

La superficialità di una latinità strumentale

Nel corso dell’intervento a Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica, l’On. Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio dei Ministri pro tempore, ha evocato, con piglio assertivo ma senza reale profondità, la nota massima romana "si vis pacem, para bellum", attribuita generalmente a Vegezio (V secolo d.C.), autore tardoimperiale del "Epitoma rei militaris" (è contenuta nel Prologo del III libro). La frase, divenuta ormai luogo comune nella retorica politico-militare, è stata adoperata in riferimento alla delicata tregua intervenuta tra la Repubblica Islamica dell’Iran e lo Stato di Israele, come se il richiamo a tale principio bastasse a conferire profondità analitica o spessore teorico all’azione diplomatica dell’esecutivo italiano. Tuttavia, una simile esibizione di latinità, così come proposta dal Presidente del Consiglio dei Ministri, si rivela nient’altro che un involucro retorico vuoto, uno slogan ad effetto, ripetuto senza alcuna consapevolezza del suo significato storico, politico e soprattutto filosofico. [L'uso è semplicemente pragmatico nel contesto di una scelta difficile e controversa -ndr]

Con loro sorpresa, gli scienziati scoprono i limiti dell’Intelligenza Artificiale

Qui l'indice degli articoli sul transumanesimo e sulla realtà distopica.
Con loro sorpresa, gli scienziati scoprono
i limiti dell’Intelligenza Artificiale

Immagine a lato AI generata con ChatGPT di OpenAI, modificata con Canva Pro

Gli scienziati hanno scoperto un difetto nei processi informatici generalmente noti come Intelligenza Artificiale (IA). Sorprendentemente, una delle grandi aziende del settore, Apple, ha pubblicato questo studio. Per usare un eufemismo, esso mette in dubbio quel futuro dominato dalle macchine che molti cosiddetti esperti ritengono imminente.

Conoscenza e intelligenza
Nella mente di molti, conoscenza e intelligenza sono sinonimi. In realtà, non lo sono affatto. La conoscenza è un accumulo di fatti e informazioni. L’intelligenza è la capacità di applicare tali conoscenze. A prima vista, questa può sembrare una distinzione senza reale differenza, ma i due concetti sono distinti. Un modo meno accademico per esprimere questa discrepanza potrebbe essere: “Conosce tanti fatti, ma gli manca il buon senso”.

domenica 29 giugno 2025

"Studiorum Ducem" nel sesto centenario della canonizzazione di san Tommaso d'Aquino.

Il 29 giugno 1923 Pio XI pubblica l'enciclica "Studiorum Ducem" in occasione del sesto centenario della canonizzazione di san Tommaso d'Aquino.

«Per evitare poi gli errori che sono la prima origine di tutte le miserie della nostra età, occorre rimanere fedeli, oggi ancor più che in altri tempi, alle dottrine dell’Aquinate. Le varie opinioni e teorie dei Modernisti sono da lui vittoriosamente confutate, tanto le filosofiche, difendendo, come vedemmo, il valore e la forza dell’intelligenza umana e provando con fermissimi argomenti l’esistenza di Dio; quanto le dogmatiche, ben distinguendo l’ordine naturale dal soprannaturale e illustrando le ragioni del credere e tutti quanti i dogmi; e mostrando nella teologia che le cose credute per fede non si appoggiano sopra un’opinione, ma sulla verità e sono immutabili; nella scienza biblica dando il vero concetto della divina ispirazione; nella disciplina morale, sociale e giuridica, con lo stabilir bene i principii della giustizia sia legale e sociale, sia commutativa e distributiva, e le relazioni della giustizia stessa con la carità; nell’ascetica col dare insegnamenti sulla perfezione della vita cristiana e contrastando coloro che al suo tempo avversavano gli ordini religiosi. E contro quella emancipazione da Dio che oggi si vanta, egli afferma i diritti della prima Verità e l’autorità che ha sopra di noi Iddio supremo Signore. Da qui si rileva perché i Modernisti nessun altro dottore della Chiesa paventino quanto Tommaso d’Aquino. Come dunque un giorno fu detto agli Egiziani, nel loro estremo bisogno di vivere, «Andate da Giuseppe» perché avessero da lui in abbondanza il frumento per alimentare il loro corpo, così ora a tutti gli affamati di verità Noi diciamo: «Andate da Tommaso» per aver da lui, che ne ha tanta abbondanza, il pascolo della sana dottrina e il nutrimento delle loro anime per la vita eterna»

Bellezza innegabile

Bellezza innegabile

Ieri, al termine di un mio intervento a Roma, uno studente mi ha fermato e mi ha rivolto una domanda che, nella sua apparente semplicità, conteneva la gravità di un interrogativo radicale: "Prof., ma in questo clima di sfiducia e rassegnazione dovuto a molti fattori, Lei riesce a vedere la bellezza e ad assaporarla in modo non effimero e limitato?"

Questa domanda, alla quale ho cercato, pur con tutti i miei innumerevoli limiti, di rispondere, obbliga a spingersi oltre la nozione diffusa di bellezza come emozione soggettiva o sensazione passeggera, per ricondurla alla sua radice più profonda: l’essere stesso in quanto manifestazione di un ordine intelligibile e oggettivo.

29 Giugno – San Pietro e San Paolo, Apostoli

Oggi è la Domenica Terza dopo la Pentecoste qui; ma, coincidendo col 29 giugno, prevale la ricorrenza di San Pietro e San Paolo Apostoli. Dal III secolo è attestato in questo giorno il culto liturgico del martirio dei santi Pietro e Paolo avvenuto forse lo stesso anno: 67 dC. Tale data è entrata subito nel calendario di tutte le Chiese.

29 Giugno – San Pietro e San Paolo, Apostoli

La risposta dell’amore.
“Simone, figlio di Giona, mi ami tu?”. Ecco l’ora in cui si fa sentire la risposta che il Figlio dell’Uomo esigeva dal pescatore di Galilea. Pietro non teme la triplice domanda del Signore. Dalla notte in cui il gallo fu meno pronto a cantare che non il primo fra gli Apostoli a rinnegare il suo Maestro, lacrime senza fine hanno segnato due solchi sulle sue guance; ma è spuntato il giorno in cui cesseranno i pianti. Dal patibolo sul quale l’umile discepolo ha voluto essere inchiodato con il capo in giù, il suo cuore traboccante ripete infine senza timore la protesta che, dalla scena sulle rive del lago di Tiberiade, ha silenziosamente consumato la sua vita: “Sì, o Signore, tu sai che io ti amo!” (Gv 21,17).

L’amore, segno del nuovo sacerdozio.
L’amore è il segno che distingue dal ministero della legge di servitù il sacerdozio dei tempi nuovi. Impotente, immerso nel timore, il sacerdote ebreo non sapeva far altro che irrorare l’altare figurativo del sangue di vittime che sostituivano lui stesso. Sacerdote e vittima insieme, Gesù chiede di più a coloro che chiama a partecipare alla prerogativa che lo fa pontefice in eterno secondo l’ordine di Melchisedech (Sal 109,4). “Non vi chiamerò più servi, perché il servo non sa quel che fa il padrone. Ma vi ho chiamati amici perché vi ho comunicato tutto quello che ho udito dal Padre mio (Gv 15,15). “Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi. Perseverate nell’amor mio” (ivi, 9).

sabato 28 giugno 2025

Schuster, Liber Sacramentorum – La Vigilia dei Santi Pietro e Paolo

La sacra Veglia presso le due tombe apostoliche dei Santi Pietro e Paolo. Un testo che ci riporta indietro di diversi secoli. 
Schuster, Liber Sacramentorum – La Vigilia dei Santi Pietro e Paolo

Nonostante che l’odierno Messale assegni alla vigilia dei Santi Pietro e Paolo un’unica messa, pure dal Lezionario del Würzburg e da Alcuino sappiamo che nel secolo VIII questa notte in Roma si celebravano due distinte sinassi, una in Vaticano, l’altra sulla via Ostiense.

Ecco il brano del Lezionario relativo a san Paolo: «In vigilias sancti Pauli. Lectio Epistolae beati Pauli apost. ad Galatas: (I, 11-20) Fratres, notum autem facio Evangelium… usque… quia non mentior.
«In Natali sancti Petri, Lect. libr. Actuum Apostolor. (IX, 1-22). In diébus illis Saul autem adhuc spirans minas et caedes in discipulos… usque… quod hic est Christus». Quando però verso i tempi d’Adriano I seguì in Roma un lavoro di semplificazione dell’antica liturgia, la messa vigiliare di san Paolo venne facilmente affidata ài monaci che celebravano i divini uffici in quella splendida basilica, ed i codici si limitarono a riferire solo quella che si offriva in Vaticano, ed alla quale effettivamente interveniva il popolo. Tale appunto è lo stato rappresentato dal Gelasiano, dal Gregoriano e dal Comes di Würzburg, dal quale attraverso parecchi anelli dipende altresì il nostro odierno Messale. I canti della messa si riferiscono di preferenza a san Pietro, ma le collette sono comuni ad ambedue gli Apostoli, perché i Romani ci tenevano a non separarne mai la memoria, dal momento che Pietro e Paolo anche in Oriente venivano paragonati all’uno e all’altro occhio che sfavillano sul volto verginale della Chiesa.

Gli inni eucaristici di San Tommaso: “Sacris solemniis”

Potete trovare sulla colonna di destra (visualizzando la versione web), insieme a Sacris solemniis, una lunga serie dei più importanti Inni della nostra Tradizione.
Gli inni eucaristici di San Tommaso: “Sacris solemniis”

L’inno “Sacris solemniis” è il secondo inno che si incontra nell’officiatura del Corpus Domini, essendo inserito all’interno del canto del Mattutino.
San Tommaso espone in poesia la verità della cessazione dell’Antica Alleanza e l’istituzione da parte di Gesù Cristo dell’unico ed eterno Sacrificio, quello stesso figurato nell’immolazione dell’agnello stabilita al tempo dell’uscita del popolo ebraico dall’Egitto.
Di gran momento risulta anche la strofa quinta, soprattutto in relazione ai calamitosi tempi attuali, in cui vediamo contraddetto, per il tramite distributori laici e distributrici laiche della comunione, il domma per cui ai soli sacerdoti Gesù Cristo abbia trasmetto il potere non solo di consacrare e offrire l’Eucaristia, ma anche quello di distribuirla (cfr. Concilio di Trento, Sess. XXIII).

La coraggiosa dichiarazione del cardinale Zen sulla messa antica invia molteplici messaggi a Hong Kong

Nella nostra traduzione da National Catholic Register il coraggio che vince il mondo. Il 22 giugno il cardinale di Hong Kong ha guidato la processione eucaristica dopo aver celebrato la messa tradizionale. Qui trovate l'indice dei precedenti.

La coraggiosa dichiarazione del cardinale Zen sulla messa antica
invia molteplici messaggi a Hong Kong

Il cardinale Joseph Zen Ze-Kiun sapeva esattamente cosa stava facendo quando ha pubblicato online una sua foto mentre guidava una processione eucaristica dopo aver celebrato una messa tradizionale in latino a Hong Kong e un suo amico ha detto al Register che con essa ha inviato numerosi messaggi.

Tra i destinatari ci sono i cattolici della diocesi di Hong Kong e Papa Leone XIV, che deve ancora esprimere le sue intenzioni riguardo alla messa tradizionale, ha affermato Mark Simon, che conosce il cardinale Zen dal 1996.

L'oscurità delle profezie. Un avvertimento da San Pietro

Nella nostra traduzione da substack.com
L'oscurità delle profezie
Un avvertimento da San Pietro


Hans Memling (c.1430–1494), Giovanni Evangelista a Patmos e Visioni dell'Apocalisse 

Le profezie bibliche, come quelle del segreto di Fatima, hanno dato origine a infiniti dibattiti sul loro significato. Delusi dalla pluralità di interpretazioni e dalle controversie che ne derivano, numerosi cattolici le evitano completamente. La causa principale di tale atteggiamento è la convinzione che comprenderle sia praticamente impossibile. Ho persino incontrato sacerdoti e monaci che, per prudenza (forse esagerata), evitavano qualsiasi discussione sulle profezie. D'altra parte, ci sono altri cattolici che, abbracciando con entusiasmo certe interpretazioni particolari, finiscono per discutere con chiunque non condivida le loro opinioni. Solo le profezie rimangono, impassibili e silenziose, nelle pagine della Sacra Scrittura, a sfidare la nostra capacità di comprensione. Sono oscure e, quando si avverano, le cose non accadono "fotograficamente". Permettetemi di fare solo un esempio.

venerdì 27 giugno 2025

Una randellata certe nomine recenti

Dopo la nomina denunciata dal vescovo Strickland qui.
Che randellata!

Comunque andiamoci cauti.
Esiste la possibilità fondata che, pur essendo un modernista, sia moderato e voglia rimettere le cose a posto in modo graduale, evitando bruschi cambi di rotta.
Soprattutto dopo gli sconquassi del predecessore.
Vista anche l'aggressività ideologica della maggioranza dei cardinali, sullo stampo di quelli in questione.
Preghiamo, preghiamo e poi preghiamo, con vita cristiana coerente. (Aloisius)

Dichiarazione del vescovo Joseph E. Strickland sulla nomina di mons. Shane Mackinlay ad arcivescovo di Brisbane

Cominciano ad essere troppe le nomine strane. Qui l'indice dei numerosi interventi di un vescovo, ingiustamente rimosso, ma che non tace.

Dichiarazione del vescovo Joseph E. Strickland sulla nomina di mons. Shane Mackinlay ad arcivescovo di Brisbane

Con profonda preoccupazione per i fedeli della Chiesa, mi sento in dovere di affrontare la recente nomina del Vescovo Shane Mackinlay ad Arcivescovo di Brisbane da parte di Sua Santità Papa Leone XIV.

Pur dovendo filiale rispetto e obbedienza al Santo Padre nelle questioni di sua competenza, questa nomina solleva serie questioni pastorali e dottrinali.

Il vescovo Mackinlay ha pubblicamente espresso il suo sostegno alla possibilità di ordinare le donne al diaconato, una posizione che non solo introduce grave confusione, ma sfida direttamente l’insegnamento e la tradizione coerenti della Chiesa cattolica.

Venerdì dopo il Corpus Domini. La festa del Sacro Cuore di Gesù

Ripubblico, per rimeditare e per chi leggesse solo ora. Litanie del Sacro Cuore di Gesù [qui]. Vedi anche: Intronizzazione del Sacro Cuore di Gesù: la Sacra Scrittura [qui]; Leone XIII il Sacro Cuore e la Regalità sociale di Cristo [qui]: Leone XIII - Atto di Consacrazione del genere umano a Cristo Re [qui]; In festo SS.mi Corporis Christi. L’Eucaristia: rapporto di Dio con l’uomo e dell’uomo con Dio [qui]

Venerdì della II Settimana dopo Pentecoste.
La festa del Sacro Cuore di Gesù

Oggi la Chiesa ci propone di onorare con un culto speciale il Cuore sacratissimo di Gesù di cui il sacramento ci ha già rivelato l'immensa tenerezza. E per stimolarci ad onorare quel Cuore divino con maggior rispetto e devozione, Pio XI ha elevato questa festa al rito di doppio di prima classe e messo la sua Ottava alla pari di quelle di Natale e dell'Ascensione [1]. Il culto del Sacro Cuore - scriveva egli ancora Cardinale - è la quintessenza stessa del cristianesimo, il compendio e il sommario di tutta la religione. Il cristianesimo, opera d'amore nel suo inizio, nei suoi progressi e nel suo compimento non potrebbe essere identificato assolutamente con nessuna altra devozione come con quella del Sacro Cuore [2].

Oggetto della devozione al Sacro Cuore.

L'oggetto della devozione al Sacro Cuore è lo stesso Cuore ardente d'amore per Dio e per gli uomini. Dall'Incarnazione infatti Nostro Signor Gesù Cristo è l'oggetto dell'adorazione e dell'amore di ogni creatura, non soltanto come Dio ma come Uomo-Dio. Essendo la divinità e l'umanità unite nell'unica persona del Verbo divino, Egli merita tanto come Uomo che come Dio tutti gli omaggi del nostro culto; e come in Dio tutte le perfezioni sono adorabili, così pure in Cristo tutto è adorabile: il suo corpo, il suo sangue, le sue piaghe, il suo cuore, e per questo la Chiesa ha voluto offrire alla nostra adorazione questi oggetti sacri.

I cattolici tradizionali vedono il potenziale di evangelizzazione della Messa antica

Nella nostra traduzione da OSV News, l'articolo aggiunge altre affermazioni - oltre a quelle già not del card. Burke - a favore dell'annullamento delle restrizioni sulla Messa antica da parte del nuovo Papa. Ne viene fuori una panoramica che vale la pena riprendere. Qui l'indice dei numerosi precedenti.

I cattolici tradizionali vedono il potenziale 
di evangelizzazione della Messa antica

LONDRA (OSV News) — I cattolici tradizionalisti hanno esortato papa Leone XIV ad allentare le restrizioni imposte dal suo predecessore alla messa in latino, insistendo sul fatto che la mossa è basata su incomprensioni e sta ostacolando la rinascita della chiesa occidentale.

"Spero che papa Leone metta fine all'attuale persecuzione dei fedeli nella Chiesa, cioè di coloro che desiderano adorare Dio secondo l'antica usanza del rito romano", ha affermato il cardinale statunitense Raymond L. Burke, ex prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica del Vaticano, aggiungendo: "Ho avuto modo di esprimerlo direttamente al Santo Padre e spero che, quanto prima, inizi a studiare questa questione" [qui - qui].

giovedì 26 giugno 2025

Chi crede insegna. Chi non crede, perché insegna?

Il caso Grillo e la responsabilità dell’Ateneo Sant’Anselmo. “Come è possibile che un giovane beato possa comunicare una teologia eucaristica così vecchia, così pesante, ossessiva, concentrata sull’inessenziale e tanto trascurata invece sulle cose decisive?”, scrive il teologo, già ben noto per il suo modernismo (qui).

Chi crede insegna. Chi non crede, perché insegna?

Il comunicato del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo del 23 giugno 2025 prende ufficialmente le distanze da “quanto singolarmente espresso da docenti ” sui propri blog e social, precisando che tali opinioni non rappresentano l’insegnamento dell’Ateneo, che invece si professa in piena comunione con la Chiesa e il Romano Pontefice.

A prima vista, potrebbe sembrare un segnale positivo. Ma a ben vedere, è qui che nasce il vero cortocircuito:
che senso ha dissociarsi dalle opinioni private di un docente, se poi lo si lascia libero di continuare a insegnare ciò che crede?
Un teologo non è un funzionario della riflessione religiosa, ma un uomo credente che pensa nella Chiesa e per la Chiesa. La teologia non è un’opinione personale, è un atto di fede che si fa intelligenza. E chi insegna, plasma le menti e i cuori di coloro che domani guideranno il popolo cristiano.

Il papa di nuovo nella Sala Regia e, per le vacanze, a Castel Gandolfo

Ci vengono segnalate alcune ambivalenze: es. qui; ma intanto, mentre ci diamo il tempo per una valutazione più completa, ambienti vaticani storici e rappresentativi tornano a vivere.

Il papa di nuovo nella Sala Regia

Dopo dodici anni, abbiamo assistito a una scena che è riuscita a riportare in Vaticano il peso della storia e della tradizione: Papa Leone XIV è tornato a mostrarsi nella solenne Sala Regia, la cosiddetta “sala del trono”.
Il pontefice si è seduto sotto l’imponente dipinto del Vasari che raffigura Papa Gregorio XI nel suo ritorno da Avignone a Roma, un’immagine altamente simbolica per il papato. Il suo gesto, tutt’altro che casuale, è un forte richiamo all’identità romana della Chiesa e all’unità cattolica, in quanto rievocativo di una solennità che sembrava perduta.
Un momento che ha emozionato i fedeli e ribadito la volontà del pontefice di riallacciare i fili con la tradizione più profonda del Vaticano.

* * *

Il Papa torna a Castel Gandolfo per le vacanze estive

Il 6 luglio il Papa si trasferirà nelle Ville Pontificie che Francesco aveva reso nel 2016 polo museale. Domenica 13 la Messa nella Parrocchia pontificia di San Tommaso da Villanova e l’Angelus in Piazza della Libertà, poi il 20 una celebrazione nella Cattedrale di Albano e, nel pomeriggio, il rientro in Vaticano. Per tutto il mese sospese udienze private e generali, riprenderanno il 30 luglio. Ritorno a Castel Gandolfo anche il 15 agosto fino al 17.
Leone XIV ha già effettuato un sopralluogo e ha risposto positivamente all'invito del sindaco Alberto De Angelis e del vescovo di Albano, monsignor Vincenzo Viva. Alloggerà a villa Barberini, una delle ville Pontificie di Castel Gandolfo, e questo permetterà di mantenere aperto ai visitatori il palazzo pontificio, che ormai è un museo a tutti gli effetti.

Leone XIV: Meditazione ai seminaristi in occasione del loro giubileo

Splendida e commovente catechesi di Papa Leone XIV: Meditazione ai seminaristi in occasione del loro giubileo qui, Basilica di San Pietro, Altare della Confessione, 24 giugno 2025. Significativa la recita comune del Credo in latino. 

[...] Cari seminaristi,
Sono lieto di poter accompagnarvi questa mattina, in occasione del vostro Giubileo, insieme ai sacerdoti che vi accompagnano nel cammino formativo. Provenite da varie Chiese nel mondo e avete esperienze di vita molto diverse, ma nel Signore formiamo tutti un unico corpo. Infatti una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione (cfr Ef 4,4). Oggi, sulla tomba dell’apostolo Pietro e insieme a me, suo Successore, rinnovate solennemente la fede del vostro Battesimo. Questo Credo sia la radice da cui germoglia l’“eccomi” che con gioia direte nel giorno della vostra ordinazione sacerdotale. Dio, che ha iniziato in voi la sua opera, la porti a compimento.

[recita del Credo in latino]

Preghiamo. Padre, che in questo Anno giubilare, apri alla tua Chiesa la via della salvezza, accogli i nostri propositi di bene ed esaudisci il nostro desiderio di convertire a te le nostre vite per divenire autentici testimoni del Vangelo. Con la grazia dello Spirito Santo guida i nostri passi verso la beata speranza di incontrare il tuo volto nella Gerusalemme celeste, in cui il tuo Regno giungerà al pieno e perfetto compimento e tutto sarà realizzato in Cristo tuo Figlio. Egli vive e regna con te e con lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.
[benedizione]
Tanti auguri a tutti voi e buon pellegrinaggio di speranza!

mercoledì 25 giugno 2025

Un bilancio che non torna: il report dei vescovi francesi e il silenzio sulle vocazioni

Precedenti sulle vocazioni legate alla Tradizione in Francia qui - qui - qui e in generale qui - qui.
Un bilancio che non torna: il report dei vescovi
francesi e il silenzio sulle vocazioni


Città del Vaticano - Nei giorni scorsi, precisamente il 19 e 20 giugno 2025, la Presidenza della Conferenza Episcopale Francese (CEF) è giunta in Vaticano per il consueto incontro con il Pontefice. Ma questa volta l’incontro aveva un peso particolare: è stato il primo incontro ufficiale della Presidenza con Papa Leone XIV, ma anche l’ultimo, giungendo alla vigilia della conclusione del loro mandato. A guidare la delegazione: Mons. Éric de Moulins-Beaufort, arcivescovo di Reims e presidente della CEF, insieme a Mons. Vincent Jordy (Tours), Mons. Dominique Blanchet (Créteil), Mons. Hugues de Woillemont, e la sig.ra Céline Reynaud-Fourton, direttrice per gli Affari Istituzionali e Internazionali. La visita si è aperta con un incontro diplomatico presso l’ambasciata francese presso la Santa Sede e si è conclusa con un’udienza privata concessa dal Santo Padre, durante la quale è stato presentato il bilancio di sei anni di presidenza. Temi affrontati: dalla sinodalità alla bioetica Il resoconto fornito dalla stessa CEF menziona un ventaglio ampio di temi trattati: dalla lotta contro gli abusi all’aumento dei catecumeni, dalla formazione dei sacerdoti alle sfide bioetiche, passando per la solidarietà, l’ecologia, il dialogo interreligioso e – nota non secondaria – le comunità tradizionaliste. Su quest’ultimo punto, non si entra nel dettaglio. Ma che venga esplicitamente indicato nel comunicato suggerisce che se ne sia parlato ed è un tema preoccupante. La domanda resta: i vescovi francesi ne hanno parlato per mettersi in ascolto o per diffondere i propri pregiudizi? Papa Leone XIV ha voluto invece soffermarsi su tre nodi specifici: la crisi ecologica, la crescita dei catecumeni in Francia e la tensione internazionale. Sorprende, però, che i vescovi francesi non abbiano richiamato l'attenzione su una delle vere emergenze della Chiesa francese: le vocazioni sacerdotali.

Titoli che feriscono la Verità. La nuova strategia della stampa laicista contro la Chiesa e il papa

Titoli che feriscono la Verità. La nuova strategia
della stampa laicista contro la Chiesa e il papa


“Ma è vero che la Chiesa ha fatto questo?” È con questa domanda, inviatami da un fedele smarrito, che comincia tutto. Una domanda semplice, sincera, nata dopo aver letto, come tanti, il titolo comparso il 18 giugno sulla prima pagina de La Stampa: “Una legge sul fine vita, c’è il via libera del Vaticano.”
Domanda legittima. Perché chi ama la Chiesa si allarma quando la sente tirata in ballo in questioni decisive. E chi vive la fede, intuisce istintivamente che c'è qualcosa che non torna, che quel titolo non è una notizia, ma una forzatura, uno slogan travestito da informazione.
Allora è giusto rispondere. Con chiarezza. E denunciare, con rispetto ma senza esitazioni, il meccanismo sistematico con cui certa stampa laicista manipola la percezione della realtà ecclesiale, non per servire la verità, ma per minare la fede dei semplici e l’autorevolezza della Chiesa.

Il valore teologico della narrativa

Nella nostra traduzione da The Catholic Thing. Il professor Kmita sottolinea una prospettiva al di fuori del quotidiano – che si tratti di letteratura, architettura, storia, teologia – da molti considerata irrilevante, ma che in realtà apporta maggiore rilevanza e un significato umano e divino più pieno alle nostre vite.

Il valore teologico della narrativa

In un articolo dedicato alla lettura di narrativa letteraria, L'autorevole padre gesuita James V. Schall, uno dei fondatori di The Catholic Thing, ha ricordato l'opinione di Rudolf Allers (1883-1963), il quale affermava che vale sempre la pena leggere opere letterarie. Questa affermazione, ci dice padre Schall, include anche la cattiva letteratura; per la ragione che "vi troveremo quasi sempre scene di realtà umana che altrimenti non noteremmo".

Fin da giovanissimo, sono stato – e rimango – un avido lettore di narrativa. Persino i miei interessi teorici sono sempre stati subordinati alla letteratura. Questo perché il mio mentore, un professore francese di nome Marian Prada, mi ha insegnato che scrittori e poeti hanno in genere una visione della vita, dell'essere umano e del mondo più profonda di quella della maggior parte di noi. Potrebbe sembrare un'affermazione semplicistica, una che avrete sicuramente sentito (o letto) in una forma o nell'altra. Ma quando viene detta al momento giusto, dalla persona giusta, assume un valore che può cambiarti la vita. L'affermazione di Allers va nella stessa direzione.

martedì 24 giugno 2025

Latino e musica / San Giovanni e le note musicali

Latino e musica
San Giovanni e le note musicali

Oggi, 24 giugno, ricorre la festività di San Giovanni Battista, detto anche San Giovanni “della mietitura”, per la concomitanza con la stagione di quella importante pratica agricola.
Ma qui voglio ricordare San Giovanni in relazione a un antichissimo inno latino in suo onore, da cui deriva la denominazione, ancora oggi in uso, delle note musicali: Re, Mi. Fa... (ho omesso il Do, per un motivo che vedremo subito).
Ecco, in estrema sintesi, la storia. Le note per il canto gregoriano cominciarono a essere scritte - senza righi (notazione neumatica) - nel IX secolo, in alcuni monasteri europei, tra cui quello di San Gallo. La loro annotazione su quattro righi comparve nell’XI secolo ad opera del monaco Guido d’Arezzo. Ma lo stesso monaco ovviò anche a un altro notevole inconveniente: la difficoltà pratica di intendersi, comunicando oralmente, tra compositore ed esecutori (cantori). Infatti non era per nulla agevole indicare verbalmente le varie note senza poterle chiamare con i loro nomi: perché quei nomi non esistevano! Ed ecco allora il colpo di genio del monaco Guido: assegnare a ciascuna nota il proprio nome, facendole così uscire dall’anonimato e dall’incomunicabilità... E come fece? Semplice: prese una pergamena su cui era stato scritto (rigorosamente a mano!) un inno a San Giovanni Battista, che iniziava con “Ut queant laxis”, e scelse come nome di ciascuna nota le prime due lettere dei versetti - latini ovviamente - nell’ordine in cui si susseguivano in quell’inno. E così la prima nota si chiamò “Ut”, e tale rimase fino al XVII secolo, quando Giovanni Battista Doni la cambiò nella meglio pronunciabile “Do”: Do come “Dominus”! Ma c’è chi pensa che quel “Do” sia la “sigla” con cui Doni ha legato per sempre il suo nome alla prima nota musicale. Da osservare che in Francia e nei paesi francofoni la denominazione “Ut” è ancora in uso.
Guido d’Arezzo “battezzò” (proprio come il Battista!) le sei note allora esistenti. La settima fu introdotta da Bartolomeo Ramis de Pareja nel 1482, e prese nome dalle iniziali delle ultime due parole dell’inno di cui si era servito Guido d’Arezzo, “Sancte Ioannes”: dunque l’ultima delle sette sorelle fu chiamata “Si”.
Ecco una possibile traduzione dell’Inno:
Affinché i tuoi servi
possano cantare
a voce distesa
le tue meravigliose opere,
cancella il peccato
del loro labbro impuro,
o San Giovanni.
(Oreste Martinelli)

"Era nel bel mezzo di una funzione religiosa": l'attentato che ha causato 22 morti in una chiesa in Siria

Com’era facilmente prevedibile, buttato giù Assad a favore dei tagliagole, a Damasco i cristiani vengono perseguitati dai cosiddetti islamici buoni, quelli che piacciono a Europa e Israele... L'attentato suicida durante la messa nella chiesa di Sant'Elias: l'uomo ha sparato sui fedeli prima di farsi esplodere. Qui l'indice dei precedenti.

"Era nel bel mezzo di una funzione religiosa":
l'attentato che ha causato 22 morti in una chiesa in Siria

La messa della domenica nella chiesa greco ortodossa di san Elias alla periferia di Damasco si è trasformata in una strage. Almeno 20 i morti e quasi i 60 feriti. Ci sono anche bambini tra le vittime. Un attentatore suicida è riuscito ad eludere i controlli all’ingresso. Ha prima sparato all’impazzata e poi, quando la polizia è entrata richiamata dalle urla, si è fatto esplodere.

Il pensiero di tanti è andato immediatamente alla guerra israelo-americana contro l’Iran. L’ipotesi era che da Teheran potesse essere arrivato l’ordine di creare il caos. Il nuovo corso siriano può essere un buon obiettivo con cui cominciare ad incendiare il Medio Oriente per vendetta. Il presidente Ahmad al-Sharaa è un ex al Qaeda ed ex Isis, cioè un ex terrorista della Guerra Santa sunnita, nemico giurato della Rivoluzione Islamica sciita iraniana. Sin dal principio però non c’erano prove, indizi, rivendicazioni nulla .Già a logica l’accusa regge poco. L’Iran è abbastanza impegnato a resistere contro chi lo attacca veramente e non ha interesse a colpire la Siria, ormai ridotta alla semi impotenza da mesi di bombardamenti israeliani e da anni di guerra civile.

Col passare delle ore sono arrivate le testimonianze dei cristiani sopravvissuti, il loro racconto delle urla dell’attentatore suicida, ed è emersa una pista più credibile. L’attentatore sarebbe un membro dell’Isis che ha ancora una forte presenza nel Paese, ma è contrario al nuovo corso. Il suo ex esponente al-Sharaa, ora alla presidenza, è considerato un traditore del califfato. Cellule dello Stato Islamico sono ancora presenti con rapimenti e la richiesta di pedaggi nella zona desertica verso l’Iraq. Le celebri rovine di Palmira sono ancora di difficile accesso proprio per queste bande integraliste.

Il quartiere di Dweilaa dov’è avvenuta la strage è un’area mista della capitale siriana, abitata da sunniti, cristiani e alawiti. È il primo attacco di questa importanza alla comunità cristiana della Siria da dicembre 2024, alla caduta del regime di Bashar al-Assad. Il ministro dell’Informazione Hamza Mostafa ha parlato di «vile attacco terroristico. Non cederemo al nostro impegno per l’eguaglianza tra i cittadini, proteggeremo la società e combatteremo le organizzazioni criminali».

Molti analisti temono che la attuale instabilità nel paese possa alimentare la rinascita di cellule dormienti di gruppi islamici estremisti.

Pellegrinaggio Summorum Pontificum a Roma - 2025 - Sotto il patrocinio del cardinale Burke

Annuncio del 14° Pellegrinaggio annuale Summorum Pontificum a Roma, 24-26 ottobre. Il pellegrinaggio di quest'anno, presieduto dal cardinale Burke, coincide con il 100° anniversario della festa di Cristo Re. Dettagli di seguito.

Pellegrinaggio Summorum Pontificum a Roma - 2025 -
Sotto il patrocinio del cardinale Burke


Il pellegrinaggio Summorum Pontificum si svolgerà a Roma per la quattordicesima volta, concludendosi la domenica di Cristo Re, il 26 ottobre. 
Questo pellegrinaggio eccezionale, nel primo anno del pontificato di Papa Leone XIV, ha la particolarità di svolgersi durante l'Anno Santo e il centenario dell'enciclica Quas Primas di Papa Pio XI, sulla regalità istituzionale di Cristo.
La partecipazione a tutte o ad alcune delle cerimonie del pellegrinaggio è completamente gratuita. Tuttavia, i pellegrini organizzeranno autonomamente il loro viaggio a Roma e provvederanno autonomamente al loro alloggio. Il programma del pellegrinaggio sarà il seguente:

Giudicare o non giudicare. Il dilemma di San Girolamo

Nella nostra traduzione da Substack.com una interessante riflessione sul tema del "giudicare". Sul giudizio in generale vedi precedente: È il passato che giudica il presente qui

Giudicare o non giudicare. Il dilemma di San Girolamo
Cosa possiamo giudicare? Come dovremmo giudicare?

Immagine a lato: Domenico Ghirlandaio (1448–1494), San Girolamo nello studio

Negli ultimi anni, quando parlavo con alcuni miei conoscenti della terribile crisi che sta attraversando sia il mondo moderno sia la Chiesa, uno degli “argomenti” utilizzati dai miei interlocutori per mettermi a tacere era tratto direttamente dal Vangelo di Matteo:
Non giudicate, affinché non siate giudicati (Matteo 7:1). (1)
Tutte queste situazioni sono diventate per me una buona occasione per riflettere sul brano biblico in relazione al quale mi è stato chiesto di sospendere la mia capacità di giudizio. Ho così iniziato a leggere le interpretazioni dei Santi Padri e Dottori della Chiesa, che sono assolutamente unitarie e convergenti. I due aspetti estremamente importanti riguardanti l'interpretazione dell'affermazione di Nostro Signore "Non giudicate, affinché non siate giudicati" si riferiscono, in primo luogo, al contenuto – cosa dovremmo e non dovremmo giudicare – e, in secondo luogo, al modo in cui giudichiamo – come giudichiamo. Li considererò uno per uno, ma non prima di aver menzionato il dilemma di San Girolamo – un dilemma espresso attraverso una domanda che ci condurrà direttamente al cuore della questione:

lunedì 23 giugno 2025

Mons. Viganò. Pignus futuræ gloriæ / Omelia nella solennità esterna del Corpus Domini

Qui l'indice degli interventi precedenti e correlati.
Mons. Carlo Maria Viganò
Pignus futuræ gloriæ
Omelia nella solennità esterna del Corpus Domini,
II Domenica dopo Pentecoste
Se nascens dedit socium,
Convescens in edulium,
Se moriens in pretium,
Se regnans dat in præmium.
Nascendo si è fatto simile a noi,
nel banchetto si è fatto cibo,
nella morte prezzo di redenzione,
regnando nostro premio.
Hymn. Verbum supernum prodiens ad Mat.
L’ufficio del Corpus Domini fu composto da San Tommaso d’Aquino. Una pia tradizione vuole che il Doctor Angelicus ne abbia trascritto i testi appoggiando l’orecchio al tabernacolo, quasi sotto dettatura del Signore Eucaristico. Tutta la Liturgia di oggi è un canto al Santissimo Sacramento, indissolubilmente legato al Sacrificio della Messa e al Sacerdozio.

Nell’antifona O sacrum convivium, l’Aquinate definisce il Santissimo Sacramento – e implicitamente con esso, appunto, la Santa Messa in cui è consacrato – Pignus futuræ gloriæ, pegno di gloria futura.

Lex naturalis non abrogatur: La voce di Papa Leone XIV e il disinganno del moderno

Lo scorso 20 giugno, nel solenne contesto del Giubileo dei governanti, Leone XIV ha pronunciato un discorso che si distingue, come una delle più lucide enunciazioni del fondamento morale della politica nell’orizzonte del magistero recente. Resta tuttavia il compito, tanto più urgente quanto più arduo, di distinguere ciò che viene dalla tradizione e ciò che è frutto di una modernità segnata dall’oblio dell’essere. Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica, in attesa del ripristino della Lex naturalis.

Lex naturalis non abrogatur: La voce di Papa
Leone XIV e il disinganno del moderno


Nel solenne contesto del Giubileo dei governanti, il 20 giugno 2025, Papa Leone XIV ha pronunciato un discorso che si distingue, per pregnanza concettuale e profondità teoretica, come una delle più lucide enunciazioni del fondamento morale della politica nell’orizzonte del magistero recente. La sua affermazione secondo cui l’azione politica, per non divenire arbitrio travestito da procedura, deve ancorarsi alla legge naturale, "non scritta da mani d’uomo, ma riconosciuta come valida universalmente e in ogni tempo", recupera con vigore una visione ontologicamente fondata dell’ordine normativo, in netta controtendenza rispetto alle derive decisionistiche e contrattualistiche che hanno segnato la modernità giuridica.

La Secreta

Si riallaccia ai precedenti: Il Suscipe sancte Pater qui - qui e L'offerimus tibi Domine qui; In spiritu humilitatis qui: Il Lavabo qui; Il Suscipe Sancta Trinitas qui ; L'Orate fratres e Suscipiat qui. Nella nostra traduzione da New Liturgical Movement conosciamo più a fondo la Secreta, un'altra delle sublimi formule della Messa dei secoli e gli elementi che ne fanno un unicum irreformabile. Ogni semplice sfumatura è densa di significati per nulla scontati a prima vista. Minuzie, patrimonio del passato, da custodire. Conoscerle non è ininfluente per una fede sempre più profonda e radicata. Grande gratitudine a chi ce le offre con tanta generosa puntualità.

La Secreta

Dopo l' Orate fratres e il Suscipiat qui, il sacerdote recita la seconda orazione propria. Nel cosiddetto Sacramentario Gregoriano, è intitolata Oratio super oblata, ovvero "Preghiera sulle offerte"; nel cosiddetto Sacramentario Gelasiano, è chiamata Secreta o Secreto. Il Messale Romano del 1970 usa il primo titolo per questa preghiera, il Messale 1570/1962 il secondo.

L'uso del termine secreta ha dato origine a numerose speculazioni storiche e ancor più a riflessioni teologiche.
In primo luogo, potrebbe indicare la voce del celebrante. Secondo Josef Jungmann, la liturgia gallo-franca, come le liturgie mozarabica e orientale, aveva un rito di offertorio silenzioso, e fu questa pratica a influenzare la terminologia del sacramentario gelasiano. [1] Secreta, in altre parole, significa qui "segreto" o sussurrato, e per Jungmann tale rubrica è in tensione con quella che egli sostiene essere la precedente pratica romana (e perennemente ambrosiana) di recitare l'orazione ad alta voce, una traccia della quale è rimasta nel Messale tridentino quando il sacerdote recita la parte conclusiva ( per omnia saecula saeculorum ) a voce udibile.

domenica 22 giugno 2025

Siamo fatti per nutrirci di Dio

Per chi desidera leggere e meditare per intero le sue parole, ecco l’omelia completa pronunciata dal Santo Padre questa sera a Roma sul sagrato di San Giovanni in Laterano. Merita tempo, silenzio, ascolto. Perché, come ha detto lui stesso, “quando ci nutriamo di Gesù, viviamo per Lui”. Oggi trovate le foto della processione fino a Santa Maria Maggiore, da lui ripristinata.

Testo integrale dell’omelia di Papa Leone XIV – Corpus Domini 2025




Cari fratelli e sorelle, 
è bello stare con Gesù. Il Vangelo appena proclamato lo attesta, raccontando che le folle rimanevano ore e ore con Lui, che parlava del Regno di Dio e guariva i malati (cfr Lc 9,11). La compassione di Gesù per i sofferenti manifesta l’amorevole vicinanza di Dio, che viene nel mondo per salvarci. Quando Dio regna, l’uomo è liberato da ogni male. Tuttavia, anche per quanti ricevono da Gesù la buona novella, viene l’ora della prova. In quel luogo deserto, dove le folle hanno ascoltato il Maestro, scende la sera e non c’è niente da mangiare (cfr v. 12). La fame del popolo e il tramonto del sole sono segni di un limite che incombe sul mondo, su ogni creatura: il giorno finisce, così come la vita degli uomini. È in quest’ora, nel tempo dell’indigenza e delle ombre, che Gesù resta in mezzo a noi.
Proprio quando il sole declina e la fame cresce, mentre gli apostoli stessi chiedono di congedare la gente, Cristo ci sorprende con la sua misericordia. Egli ha compassione del popolo affamato e invita i suoi discepoli a prendersene cura: la fame non è un bisogno che non c’entra con l’annuncio del Regno e la testimonianza della salvezza. Al contrario, questa fame riguarda la nostra relazione con Dio. Cinque pani e due pesci, tuttavia, non sembrano proprio sufficienti a sfamare il popolo: all’apparenza ragionevoli, i calcoli dei discepoli palesano invece la loro poca fede. Perché, in realtà, con Gesù c’è tutto quello che serve per dare forza e senso alla nostra vita.
All’appello della fame, infatti, Egli risponde con il segno della condivisione: alza gli occhi, recita la benedizione, spezza il pane e dà da mangiare a tutti i presenti (cfr v. 16). I gesti del Signore non inaugurano un complesso rituale magico, ma testimoniano con semplicità la riconoscenza verso il Padre, la preghiera filiale di Cristo e la comunione fraterna che lo Spirito Santo sostiene. Per moltiplicare pani e pesci, Gesù divide quelli che ci sono: proprio così bastano per tutti, anzi, sovrabbondano. Dopo aver mangiato – e mangiato a sazietà – ne portarono via dodici ceste (cfr v. 17).
Questa è la logica che salva il popolo affamato: Gesù opera secondo lo stile di Dio, insegnando a fare altrettanto. Oggi, al posto delle folle ricordate nel Vangelo stanno interi popoli, umiliati dall’ingordigia altrui più ancora che dalla propria fame. Davanti alla miseria di molti, l’accumulo di pochi è segno di una superbia indifferente, che produce dolore e ingiustizia. Anziché condividere, l’opulenza spreca i frutti della terra e del lavoro dell’uomo. Specialmente in questo anno giubilare, l’esempio del Signore resta per noi urgente criterio di azione e di servizio: condividere il pane, per moltiplicare la speranza, proclama l’avvento del Regno di Dio.
Salvando le folle dalla fame, infatti, Gesù annuncia che salverà tutti dalla morte. Questo è il mistero della fede, che celebriamo nel sacramento dell’Eucaristia. Come la fame è segno della nostra radicale indigenza di vita, così spezzare il pane è segno del dono divino di salvezza. Carissimi, Cristo è la risposta di Dio alla fame dell’uomo, perché il suo corpo è il pane della vita eterna: prendete e mangiatene tutti! L’invito di Gesù abbraccia la nostra esperienza quotidiana: per vivere, abbiamo bisogno di nutrirci della vita, togliendola a piante e animali. Eppure, mangiare qualcosa di morto ci ricorda che anche noi, per quanto mangiamo, moriremo. Quando invece ci nutriamo di Gesù, pane vivo e vero, viviamo per Lui. Offrendo tutto sé stesso, il Crocifisso Risorto si consegna a noi, che scopriamo così d’essere fatti per nutrirci di Dio. La nostra natura affamata porta il segno di un’indigenza che viene saziata dalla grazia dell’Eucaristia. Come scrive Sant’Agostino, davvero Cristo è «panis qui reficit, et non deficit; panis qui sumi potest, consumi non potest» (Sermo 130, 2): un pane che nutre e non viene meno; un pane che si può mangiare ma non si può esaurire.
L’Eucaristia, infatti, è la presenza vera, reale e sostanziale del Salvatore (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 1413), che trasforma il pane in sé, per trasformare noi in Lui. Vivo e vivificante, il Corpus Domini rende noi, cioè la Chiesa stessa, corpo del Signore. Perciò, secondo le parole dell’apostolo Paolo (cfr 1Cor 10,17), il Concilio Vaticano II insegna che «col sacramento del pane eucaristico viene rappresentata ed effettuata l’unità dei fedeli, che costituiscono un solo corpo in Cristo. Tutti gli uomini sono chiamati a questa unione con Cristo, che è la luce del mondo: da Lui veniamo, per mezzo suo viviamo, a Lui siamo diretti» (Cost. dogm. Lumen gentium, 3). La processione, che tra poco inizieremo, è segno di tale cammino. Insieme, pastori e gregge, ci nutriamo del Santissimo Sacramento, lo adoriamo e lo portiamo per le strade. Così facendo, lo porgiamo allo sguardo, alla coscienza, al cuore della gente. Al cuore di chi crede, perché creda più fermamente; al cuore di chi non crede, perché si interroghi sulla fame che abbiamo nell’animo e sul pane che la può saziare. Ristorati dal cibo che Dio ci dona, portiamo Gesù al cuore di tutti, perché Gesù tutti coinvolge nell’opera della salvezza, invitando ciascuno a partecipare alla sua mensa. Beati gli invitati, che diventano testimoni di questo amore! [se Lo accolgono -ndr]

Card. Burke: La corruzione dottrinale e morale è “direttamente correlata” alla falsificazione della liturgia

Ne avevamo dato notizia qui. Ora, nella nostra traduzione da National Catholic Register un articolo di Edward Pentin che ne riferisce i dettagli dalla Conferenza tenutasi a Londra per celebrare i 60 anni della Latin Mass Society of England and Wales.

Card. Burke: La corruzione dottrinale e morale è
“direttamente correlata” alla falsificazione della liturgia


Il cardinale Raymond Burke ha fatto appello a Papa Leone XIV affinché revochi le restrizioni sulla liturgia precedente al 1970, sottolineando che il rispetto della tradizione liturgica è fondamentale per la missione della Chiesa cattolica e che la corruzione dottrinale e morale si manifesta in «divisioni e fazioni» che portano all’abuso liturgico.

Parlando in videoconferenza a una conferenza a Londra per celebrare i 60 anni della Latin Mass Society of England and Wales, il cardinale Burke ha ricordato che la difficoltà più grave che San Paolo ha dovuto affrontare nella Chiesa primitiva di Corinto era «l’abuso che era entrato nella celebrazione della Santissima Eucaristia» e che era «direttamente collegato alle divisioni dottrinali e morali tra i membri della comunità».

Gli USA sono entrati ufficialmente in guerra

Qui l'indice degli articoli sulla situazione mediorientale.
Bene, siamo arrivati al capolinea. Gli USA sono entrati ufficialmente in guerra, attaccando tre siti nucleari iraniani ("C'era una volta un aggressore e un aggredito..."). Lo Yemen ha dichiarato che entrerà in guerra a fianco dell'Iran. Su Tel Aviv e Haifa sono arrivate stamane decine di missili, con effetti che cominciano a ricordare i paesaggi di Gaza.

Se l'Iran non riceverà aiuti esterni da uno dei pesi massimi, Cina o Russia, non sarà in grado di resistere nel lungo periodo ad un attacco congiunto USA-Israele. Se gli aiuti arriveranno - a meno che non riescano a farli arrivare in forme assai poco visibili - saremo nella Terza Guerra Mondiale.

Qualunque sia l'esito, ne uscirà un mondo diverso da quello che abbiamo conosciuto finora.

(Scusate l'interruzione, ora potete proseguire con la conferenza a reti unificate sulla difesa occidentale dei diritti umani.) (Andrea Zhok)

La GUERRA, uno scenario drammatico: Mons. Strickland parla chiaro

La GUERRA, uno scenario drammatico: Mons. Strickland parla chiaro. Qui l'indice dei suoi interventi. Qui l'indice sulla situazione mediorientale.

Miei cari fratelli e sorelle in Cristo,
Siamo ai margini di un mondo tremante. I venti di guerra si stanno nuovamente addensando in Medio Oriente, con tensioni crescenti tra Iran e Israele. Gaza sta di nuovo sanguinando e il mondo guarda con i pugni chiusi o le braccia conserte.

In lontananza, la Cina si muove silenziosamente, non solo attraverso i confini geopolitici, ma anche nel cuore stesso della Chiesa. In Nigeria, i nostri fratelli e sorelle subiscono violente persecuzioni. In Europa regna la confusione: culturale, morale, spirituale. E qui in patria, le strade risuonano di proteste, alcuni gridano "No al re". Eppure, come pastore di anime, vi dico: c'è un Re. Ce n'è uno solo. Non grida. Non si pavoneggia. Regna da una Croce, e il suo nome è Gesù Cristo.

Domenica seconda dopo la Pentecoste / L'Eucaristia sacrificio perfetto

Riscopriamo approfondiamo e meditiamo, ripercorrendoli sempre di nuovo, i tesori della nostra fede secondo i ritmi dell'Anno liturgico.

Domenica seconda dopo la Pentecoste
L'Eucaristia sacrificio perfetto

Intróitus
Ps. 17, 19-20 - Factus est Dóminus protéctor meus, et edúxit me in latitúdinem: salvum me fecit, quóniam vóluit me. Ps. 17, 2-3 - Díligam te, Dómine, virtus mea: Dóminus firmaméntum meum, et refúgium meum, et liberátor meus. Glória Patri… Ps. 17, 19-20 - Factus est Dóminus protéctor meus...
Introito
Sal. 17, 19-20 - Il Signore si è fatto mio protettore e mi ha tratto fuori, al largo: mi ha liberato perché mi vuol bene. Sal. 17, 2-3 - Amerò Te, o Signore, mia forza: o Signore, mio sostegno, mio rifugio e mio liberatore. Gloria al Padre… Sal. 17, 19-20 - Il Signore si è fatto mio protettore...

La nozione del sacrificio.
L'Eucaristia ha per fine principale l'applicazione incessante quaggiù del Sacrificio del Calvario. Bisogna dunque che consideriamo questo Sacrificio dell'Uomo-Dio in se stesso, onde meglio ammirare la mirabile continuazione che se ne fa nella Chiesa. A questo riguardo è opportuno precisare innanzitutto la nozione generale di Sacrificio.
Dio ha diritto all'omaggio della sua creatura. Se i re e i potenti della terra erano in diritto di esigere dai loro vassalli il solenne riconoscimento della loro sovranità, a maggior ragione il dominio supremo del primo Essere, causa prima e fine ultimo di tutte le cose, lo impone agli esseri chiamati dal nulla dalla sua onnipotente bontà. E come, mediante il tributo che lo accompagnava, l'omaggio dei servi e dei vassalli implicava, insieme con la confessione della loro sudditanza, la dichiarazione effettiva dei beni e dei diritti che essi riconoscevano di avere dal loro signore, così l'atto con il quale la creatura si umilia dinanzi al suo Creatore dovrà manifestare a sufficienza, per se stesso, che essa lo riconosce come Signore di tutte le cose e autore della vita.