Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 20 giugno 2025

Lo Spirito della Verità e lo spirito del tempo /Avvenire - Buonaiuti

Nel giorno della Pentecoste, Avvenire ha celebrato “la buona battaglia” del modernista Ernesto Buonaiuti. Quello di modificare la Chiesa dall’interno era l’antico sogno, irrealizzato, dei modernisti. “Fino ad oggi – aveva spiegato il sacerdote apostata Ernesto Buonaiuti – si è voluto riformare Roma senza Roma, o magari contro Roma. Bisogna riformare Roma con Roma; fare che la riforma passi attraverso le mani di coloro i quali devono essere riformati. Ecco il vero e difficile metodo; ma è difficile. Hic opus, hic labor”. Di seguito, alcune riflessioni che interrogano non solo la teologia, ma anche il modo in cui oggi si comunica nella Chiesa.

Lo Spirito della Verità e lo spirito del tempo

Nel giorno della Pentecoste, quando la liturgia ci fa proclamare: “Lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità” (Gv 16,13), il quotidiano Avvenire ha deciso di affidare la sua prima pagina culturale alla figura di Ernesto Buonaiuti, sacerdote scomunicato per modernismo. Il titolo, eloquente: “La buona battaglia di Ernesto Buonaiuti”.

Firmato da Luigino Bruni, l’articolo non si limita a recensire due volumi appena pubblicati, ma rilancia, in modo implicito e poi esplicito, una revisione della scomunica, valorizzando Buonaiuti come “moderno profeta” capace di porre domande che “nemmeno i cattolici di oggi riescono più a formulare”. Non manca, nel cuore del pezzo, l’affermazione che il dogma sarebbe il frutto di un’evoluzione storica.

Qui non siamo solo davanti a un giudizio storico su una figura controversa. Siamo di fronte a una modalità comunicativa ormai ricorrente in ambienti ecclesiali: quella che scavalca il Magistero, lo relativizza in nome di un “dialogo culturale”, e propone l’eccezione come paradigma.

Il titolo è rivelatore: la battaglia di Buonaiuti, combattuta contro il Magistero, è “buona”; la scomunica, atto estremo di giustizia ecclesiale, è problematica; la Chiesa del passato, quella di Pio X, di Pio XII, è letta come severa e incapace di comprendere “la profezia” dei suoi ribelli. Il tutto, pubblicato dal quotidiano dei vescovi italiani, in giorno solennissimo.

La comunicazione ecclesiale, così facendo, cede al principio del “generare dibattito” a ogni costo, anche quando ciò significa offuscare la verità. La fedeltà alla Tradizione è trattata come rigidità, mentre il modernismo viene elevato a fermento, quasi a spirito ispiratore del futuro.

Lo Spirito Santo, che la Chiesa celebra a Pentecoste, non è uno spirito neutro, aperto a tutto e al contrario di tutto. È lo Spirito del Padre e del Figlio, che ha il compito di “ricordare ciò che Gesù ha detto” (Gv 14,26) e “guidare alla verità tutta intera” (Gv 16,13). Non porta il popolo di Dio verso nuove ideologie, ma verso la pienezza della verità già donata in Cristo. Non evolve il dogma, lo approfondisce. Non lo relativizza, lo rende più luminoso.
Chi, invece, descrive il dogma come “frutto dell’evoluzione storica”, come ha fatto Buonaiuti e oggi viene riproposto da Bruni, nega che esista una verità oggettiva, rivelata, custodita nella Chiesa come tesoro da trasmettere, non da riscrivere.

Ernesto Buonaiuti non fu un martire della cultura, ma un sacerdote che, pur dotato di vivace intelligenza, rifiutò sistematicamente il Magistero della Chiesa. Scrisse opere che mettevano in discussione la rivelazione, l’ispirazione della Scrittura, la divinità di Cristo, la natura soprannaturale della Chiesa. Non si trattò di incomprensioni marginali: fu condannato più volte, non ritrattò mai, mai chiese perdono. La sua scomunica non fu una punizione, ma l'estrema medicina della verità.

La vera “buona battaglia” è quella di chi ha conservato la fede nella semplicità e nella fedeltà alla verità ricevuta. Di chi, magari senza clamore mediatico, ha lottato contro il mondo non per piacergli, ma per salvare le anime. Di chi ha custodito il dogma come un tesoro, non come un reperto da musealizzare.

L’articolo pubblicato da Avvenire l’8 giugno 2025, nel giorno della Pentecoste, è più di una recensione: è un segnale rivelatore dello stile comunicativo di certa stampa cattolica, che non conferma nella fede, ma insinua il dubbio come forma di intelligenza e l’eterodossia come fermento spirituale. Ma la Chiesa non ha bisogno di riabilitare i suoi contraddittori per essere fedele allo Spirito: ha bisogno di annunciare con coraggio e umiltà la verità tutta intera, come Gesù ha promesso. E per evitare fraintendimenti, è bene ricordare con chiarezza chi fu davvero Ernesto Buonaiuti.

Chi era Ernesto Buonaiuti (1881–1946)
Un sacerdote romano, dotato di notevole cultura e forza espressiva, ma che progressivamente aderì a tesi moderniste, sostenendo:

Una Concezione evolutiva del cristianesimo
Buonaiuti sosteneva che il cristianesimo non fosse una religione rivelata dall’alto, ma un'esperienza storica che si evolve nel tempo. Per lui, il dogma non era immutabile, ma l’esito di un processo culturale e psicologico. Queste idee sono tipiche del modernismo, condannato da Pascendi Dominici Gregis (1907). Il suo errore fu la negazione del carattere soprannaturale e immutabile della rivelazione e del dogma.

La Riduzione della fede a coscienza soggettiva
Per Buonaiuti, la fede nasce dalla coscienza religiosa dell’individuo. La verità non sarebbe qualcosa di oggettivo e definito, ma ciò che risponde al bisogno spirituale del credente. La religione, quindi, diventava un’esperienza interiore, non una verità rivelata da Dio e custodita dalla Chiesa. Il suo errore fu il soggettivismo religioso e relativismo dottrinale.

La Critica radicale alla Chiesa-istituzione
Buonaiuti fu profondamente critico verso la Chiesa gerarchica, che riteneva una sovrastruttura imposta allo spirito originario del Vangelo. Vedeva l’istituzione come colpevole di aver irrigidito la religione in norme, dogmi e potere. Il suo errore fu l’opposizione sistematica tra “Gesù delle origini” e “Chiesa storica”, con rifiuto della legittimità del Magistero.

Nonostante le numerose ammonizioni, Buonaiuti non ritrattò mai le sue posizioni. Anzi, continuò a insegnare e pubblicare, pur essendo già sospeso e infine scomunicato. La scomunica vitando nomine arrivò nel 1925. Per tutta la vita si considerò sempre “più fedele del Papa”, come accade spesso nei modernisti. Il suo comportamento fu un: atteggiamento di sfida dottrinale e disciplinare, senza mai cercare una vera riconciliazione.

Dopo la scomunica, fu docente universitario, membro dell’Accademia dei Lincei e intellettuale di riferimento nel panorama laico italiano. Il suo pensiero influenzò alcune correnti di teologia post-conciliare, soprattutto per la sua insistenza sulla storicizzazione del Vangelo e della fede.

Rifiutò sempre di ritrattare. Continuò a insegnare e pubblicare contro le direttive ecclesiastiche. Fu infine scomunicato nel 1925 con formula vitando nomine, e mai rientrò nella piena comunione. I suoi scritti furono inseriti nell’Indice dei Libri Proibiti.

Non fu un perseguitato. Fu un intellettuale che scelse consapevolmente di opporsi al Magistero in nome di un cristianesimo “libero”, ma senza più Verità.

Nel giorno in cui lo Spirito discende sugli Apostoli e nasce la Chiesa, ricordiamo che non è lo spirito del tempo a riformare la fede, ma è lo Spirito di Dio a purificarci da ogni errore.

Perciò, con fiducia e con fermezza, possiamo ancora ripetere:
Vieni, Spirito di verità, liberaci dalla confusione.
Conferma i cuori semplici nella fede della Chiesa.
E donaci il coraggio di combattere la buona battaglia. Quella vera.
Don Mario Proietti

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Buonaiuti era compagno di seminario e buon amico di Roncalli. E difatti quando divenne Papa quest'ultimo trovò negli archivi giudizi dei suoi mestri che lo ritenevano un modernista.

Anonimo ha detto...

Domanda: Chi c'e' dietro Avvenire?

Ma sarà vero? ha detto...

«ISRAELE È CADUTA. IN GINOCCHIO, ORAMAI»
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Sì. Il grande inganno è caduto.

Stiamo davvero assistendo al crollo definitivo del sogno della "Grande Israele" del sionista Theodor Herzl (1860 – 1904) e "nulla" lo potrà fermare.

I centri nevralgici più importanti dello stato ebraico sono stati colpiti in modo clamoroso.

L'Iran sta operando in maniera chirurgica da sopra i cieli di Israele, portando a segno una dinamica a peso e calcolo incredibile, dirompente quanto inattesa, devastando bersagli cardinali che vanno dai centri ove risiede l'anima finanziaria, ossia la Borsa centrale al palazzo dello scambio dei diamanti etc., fino alle infrastrutture energetiche del Paese.

Israele è praticamente in ginocchio, giacché è finita sotto shock. La sua inguaribile superbia atavica ora è segnata da grande dolore e sgomento.

Una Tel Aviv irriconoscibile, visibilmente smarrita e attonita, comincia a svuotarsi, assomigliando sempre più alle "prime" ore di Baghdad come alle "ultime" di Gaza.

Donald Trump sionista ?

Fanno "ridere" anche quei "poveri" "soldati" della falsa controinformazione foraggiati dai fondi neri del Deep State sionista che alimentano una propaganda inconsistente oramai.

Il Presidente degli Stati Uniti d'America ha dichiarato che assumerà una decisione sulla guerra israelo-iraniana entro due settimane.

Ciò significa che non sta affatto intervenendo per salvare Israele dal "fuoco" della disfatta, piuttosto li sta facendo cuocere alla brace, a fuoco lento lento.

Praticamente sta costringendo gli "umili" sionisti a trattare con l'Iran prima che sia troppo tardi.

Stavolta non si scherza!

Giacché non gli sta fornendo neppure un'arma. Vale a dire che se lo stato ebraico non accetterà di trattare, inevitabile sarà la sua rovina.

Il redde rationem è fisiologico e non gli si può sfuggire. Oramai.

Oremus.

mic ha detto...

Pensavo fosse noto che è il giornale della CEI