Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 22 giugno 2025

Card. Burke: La corruzione dottrinale e morale è “direttamente correlata” alla falsificazione della liturgia

Ne avevamo dato notizia qui. Ora, nella nostra traduzione da National Catholic Register un articolo di Edward Pentin che ne riferisce i dettagli dalla Conferenza tenutasi a Londra per celebrare i 60 anni della Latin Mass Society of England and Wales.

Card. Burke: La corruzione dottrinale e morale è
“direttamente correlata” alla falsificazione della liturgia


Il cardinale Raymond Burke ha fatto appello a Papa Leone XIV affinché revochi le restrizioni sulla liturgia precedente al 1970, sottolineando che il rispetto della tradizione liturgica è fondamentale per la missione della Chiesa cattolica e che la corruzione dottrinale e morale si manifesta in «divisioni e fazioni» che portano all’abuso liturgico.

Parlando in videoconferenza a una conferenza a Londra per celebrare i 60 anni della Latin Mass Society of England and Wales, il cardinale Burke ha ricordato che la difficoltà più grave che San Paolo ha dovuto affrontare nella Chiesa primitiva di Corinto era «l’abuso che era entrato nella celebrazione della Santissima Eucaristia» e che era «direttamente collegato alle divisioni dottrinali e morali tra i membri della comunità».

Ha affermato che la storia della Chiesa dimostra che «la corruzione dottrinale e morale nella Chiesa si manifesta nella falsificazione del culto divino», aggiungendo che «dove non si rispettano la verità della dottrina e la bontà dei costumi, non si rispetta nemmeno la bellezza del culto», affermando che la soluzione, è un rinnovato rispetto per la Tradizione e le leggi che regolano la sacra liturgia.

Nel corso della conferenza, il cardinale americano ha detto anche di aver già chiesto a Papa Leone XIV di rimuovere le restrizioni sulla Messa tradizionale in latino «non appena ragionevolmente possibile», nella speranza che la situazione torni ad essere quella del pontificato di Benedetto XVI.

All’inizio del suo discorso, il cardinale Burke ha citato il padre della Chiesa del V secolo Prospero d’Aquitania, che ha affermato: «La legge della preghiera postula la legge della fede». Ed ha aggiunto che la sacra liturgia è «la massima espressione della nostra vita in Cristo e, quindi, il vero culto non può che riflettere la vera fede».

Ha continuato dicendo che la sacra liturgia è il «tesoro più grande» della Chiesa ed è insostituibile, aggiungendo che «il disordine e la corruzione» all’interno della fede e della sua pratica non potranno resistere di fronte alla «verità, alla bellezza e alla bontà contenute nell’adorazione di Dio “in spirito e verità”».

Rispetto per la Tradizione
Inoltre, ha sottolineato che il culto divino non è stato istituito dall’uomo, ma da Nostro Signore stesso, e quindi è fondamentale la fedeltà alla Tradizione – così come è stata tramandata fin dai tempi degli apostoli –  affermando che «Il rispetto della Tradizione non è altro che il rispetto dello ius divinum» (del diritto divino) ed è essenziale per «il rapporto giusto e corretto tra Dio e la sua creazione», in particolare l’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio.

Ma ha notato, nel periodo postconciliare degli ultimi 60 anni, una «enfasi esagerata sull’aspetto umano della sacra liturgia»; il che secondo lui porta a una diminuzione dell’enfasi sull’incontro con Dio attraverso i segni sacramentali e a una negligenza del «giusto rapporto dell’uomo con Dio».

Il cardinale ha attribuito la colpa all’antinomismo – la convinzione che non vi sia alcun obbligo di osservare la legge morale – che si è diffuso a partire dagli anni ‘60 e ha dato origine all’«antinomismo liturgico», che ha definito come la sua manifestazione «più orribile».

Ha ricordato al pubblico che il «primo obiettivo» dei Dieci Comandamenti è il culto divino e che il principio fondamentale dello ius divinum è «il diritto di Dio di ricevere l’adorazione dell’uomo nel modo da lui comandato». Se il culto offerto a Dio «in spirito e verità», che egli ha definito «dono di Dio all’uomo», non viene onorato, allora la legge di Dio è «corrotta per scopi umani», ha affermato. “Solo osservando e onorando il diritto di Dio di essere conosciuto, adorato e servito come Egli comanda, l’uomo trova la sua felicità”.

Ha lamentato che oggi l’attenzione alla legge liturgica “sembra totalmente estranea o, almeno, esoterica”, ma che “senza un adeguato apprezzamento della struttura giuridica della sacra liturgia, il tesoro più grande e più bello della Chiesa è soggetto a fraintendimenti e persino ad abusi”.

Sottolineando come, nel 1963, Papa San Paolo VI mise in guardia contro tali abusi e sottolineò l’importanza della disciplina che governa la liturgia affinché rimanga fedele alla tradizione, il cardinale Burke ha affermato che «ci si meraviglia» di come, fin dagli anni ’70, l’avvertimento di Paolo VI sia stato per lo più ignorato o inascoltato. Ha anche ricordato le preoccupazioni di Papa San Giovanni Paolo II riguardo a «una certa libertà “creativa”» nella liturgia nei suoi due documenti del 1980 sulla liturgia, Dominicae Cenae e Inaestimabile Donum.

«La fonte delle difficoltà è la perdita della conoscenza della sacra tradizione come veicolo insostituibile di trasmissione della sacra liturgia», ha affermato il cardinale Burke, riferendosi al discorso di Benedetto XVI alla Curia romana nel 2005.

Ha aggiunto che l’insegnamento sia di Benedetto XVI che di Giovanni Paolo II «indica chiaramente che la corretta attenzione alle norme liturgiche non costituisce una sorta di legalismo o rubricismo, ma un atto di profondo rispetto e amore per il Signore che ci ha donato il dono del culto divino, un atto di profondo amore che ha come fondamento insostituibile la conoscenza e la coltivazione della Tradizione».

Ha anche ricordato le ormai famose parole di Benedetto XVI nella lettera che accompagnava la Summorum Pontificum, che liberalizzava la celebrazione della liturgia precedente al 1970:
«Ciò che le generazioni precedenti hanno tenuto sacro, rimane sacro e grande anche per noi, e non può essere improvvisamente proibito o addirittura considerato dannoso».
Traditionis Custodes
Ma il card, Burke ha affermato che Traditionis Custodes, la lettera apostolica di Papa Francesco del 2021 che ha imposto severe restrizioni alla liturgia tradizionale, ha «gravemente turbato» la «pace liturgica, frutto dell’applicazione di Summorum Pontificum», aggiungendo che spera che le relative questioni giuridiche «siano affrontate il prima possibile».

In risposta a una domanda del pubblico su questo argomento, il cardinale Burke ha affermato che l’attuazione di Traditionis Custodes equivale a una «persecuzione dall’interno della Chiesa» e che «ha già avuto occasione di esprimerlo» a Papa Leone, affermando: «Certamente spero che, non appena sarà ragionevolmente possibile, egli riprenderà lo studio di questa questione e cercherà di ripristinare la situazione com’era dopo la Summorum Pontificum, e persino di continuare a sviluppare ciò che Papa Benedetto XVI aveva così saggiamente e amorevolmente stabilito per la Chiesa».

Il cardinale ha concluso esprimendo la sua speranza, accompagnata dalla preghiera, che «un rinnovato apprezzamento della Tradizione come principio proprio della sacra liturgia [possa] portare alla realizzazione della speranza dei Padri conciliari in comunione con il Romano Pontefice».
Edward Pentin

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

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