Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 27 luglio 2025

Omelia del Card. Sarah nella Messa pontificale a Sant'Anna d'Auray

La profonda omelia del Cardinal Robert Sarah, inviato speciale da Papa Leone XIV, ieri al santuario di Sant’Anna d’Auray in Bretagna (Francia), di fronte a 30.000 fedeli. Traduzione da fr.Aleteia.org.

Omelia del Card. Sarah nella Messa pontificale a Sant'Anna d'Auray

«Carissimi fratelli della Bretagna e della Francia, saluto con rispetto le autorità civili qui presenti in occasione del quattrocentesimo anniversario delle apparizioni di sant’Anna in questi luoghi. Papa Leone XIV mi ha delegato presso di voi come suo inviato straordinario in questo santuario di Sant’Anna d’Auray. Con questo gesto, il Santo Padre vuole sottolineare l’importanza che attribuisce al vostro pellegrinaggio. Vi porto dunque, a tutti voi, pellegrini di sant’Anna, i saluti e la benedizione da parte del nostro amato Papa Leone XIV.

Il Papa prega per voi in questo giorno. Con il suo inviato, vi testimonia il suo affetto paterno. A suo nome, saluto con grande cordialità Monsignor Raymond Centène, vescovo di Vannes, che tanto ama sant’Anna. Saluto gli altri vescovi, i padri abati e i superiori delle comunità qui presenti, i sacerdoti venuti dalla Bretagna e da altri luoghi, e voi, cari pellegrini di sant’Anna, che siete giunti in questo santuario per rispondere alla chiamata di sant’Anna e, soprattutto, per adorare Dio.

In questo luogo, 400 anni fa, sant’Anna apparve a Yvon Nicolazic per dirgli: «Yvon Nicolazic, Me zo Anna, mamm Mari» (“Sono Anna, madre di Maria”, in bretone). «Yvon, non temere, sono Anna, madre di Maria. Dite al vostro parroco, al vostro sacerdote, che sulla terra chiamata Bocenno – cioè il luogo in cui ci troviamo attualmente – un tempo si costruì una cappella a mio nome, fu la prima di tutta la regione. Da 924 anni e 6 mesi è in rovina, desidero che sia ricostruita al più presto e che ve ne prendiate cura, perché Dio vuole che io vi sia onorata, Dio vuole che veniate qui in processione».
Cari fratelli e sorelle, sant’Anna disse a Yvon Nicolazic: «Dio vuole questo luogo».

Dio ha scelto questa terra per farne un luogo santo, Dio ha voluto che una parte della vostra terra, una parte del vostro Paese, la Francia, fosse una terra sacra, una terra riservata. Dio ha voluto che i vostri antenati non coltivassero questo luogo, che non lo usassero per l’allevamento o l’agricoltura. Lo ha scelto perché fosse un luogo in cui essere onorato. C’è qui un grande mistero da meditare. C’erano tante altre chiese disponibili, tanti altri luoghi possibili, ma Egli ha scelto questo. Perché?

Anzitutto per dirci che Dio viene prima di tutto, che la gloria di Dio ci precede e non ci appartiene. Dio ci ha creati con un atto d’amore gratuito, tutta la creazione è opera delle sue mani, dono gratuito del suo amore. Non abbiamo meritato il suo amore, Egli ci ha amati per primo, gli dobbiamo tutto, poiché a Lui dobbiamo la vita, il movimento e l’essere. Per noi, sue creature e suoi figli, onorare Dio, rendergli gloria, è un atto di giustizia. Rendere gloria a Dio non è una scelta facoltativa, è un dovere, una necessità. È molto importante riprenderne coscienza, soprattutto nelle vostre società che tendono a considerare Dio come morto, inutile, privo di interesse.

Troppo spesso in Occidente la religione è presentata come un'attività al servizio del benessere dell'uomo. la religione viene assimilata ad azioni umanitarie, ad atti di beneficenza, all'accoglienza dei migranti e drj senzatetto, alla promozione della fraternità universale e della pace nel mondo. La spiritualità sarebbe una forma di sviluppo personale, utile a portare un po' di sollievo all'uomo moderno, preso dalle sue abituali attività politiche ed economiche. Anche se questi temi skno importanti, questa visione della religione è falsa.

La religione non è questione di cibo o di azioni umanitarie. Nel deserto, è la prima tentazione che Gesù respinge. Per redimere l’umanità, occorre superare la miseria della fame e della povertà, ed è questo che il diavolo propone al Signore. Ma Gesù risponde che quella non è la via della redenzione. Egli ci fa comprendere che anche se tutti avessero da mangiare a sazietà, se la prosperità si estendesse a tutti, l’umanità non sarebbe redenta.

Vediamo infatti proprio nei paesi del benessere, della ricchezza dell'abbondanza, l'uomo si autodistrugge, perché dimentica Dio e pensa solo alla ricchezza e al benessere terreno. Ciò che salva il mondo è il pane di Dio, e il pane di Dio è Cristo stesso. Ciò che salverà il mondo è l’uomo che si inginocchia davanti a Dio per adorarlo e servirlo. Dio non è al nostro servizio. Siamo noi al suo servizio. Siamo stati creati per lodare e adorare Dio. È nell'adorazione che scopriamo la nostra vera dignità, il senso ultimo della nostra esistenza. È inginocchiandosi davanti a Dio che l'uomo scopre la sua vera grandezza e nobiltà. E se non adoriamo Dio, finiremo per adorare noi stessi.

Dio ha scelto questo luogo per essere adorato, Dio ha scelto la Francia perché fosse come una terra santa, una terra riservata a Dio. Non profanate la Francia con leggi barbare e disumane che promuovono la morte mentre Dio vuole la vita. Non profanate la Francia perché è una terra santa, una terra riservata a Dio. La Bretagna è una terra sacra e deve rimanere tale, una terra riservata a Dio, Dio deve avere il primo posto. E la nostra prima attività è adorare, glorificare Dio. È l’espressione più alta della nostra gratitudine verso Dio e la più bella risposta della nostra vita all’eccezionale amore che ci porta. Per adorare Dio, bisogna mettersi da parte, nel silenzio. Venite qui nel silenzio del cuore per ascoltare Dio. Questo è ciò che chiamiamo entrare in un atteggiamento sacro. Ci sono luoghi sacri, luoghi riservati a Dio, scelti da Dio. Questi luoghi non possono essere profanati da altre attività se non dalla preghiera, dal silenzio e dalla liturgia.

Le nostre chiese non sono sale da spettacolo, né sale da concerto o spazi per attività culturali o ricreative. La chiesa è la casa di Dio. Gli è riservata esclusivamente. Vi entriamo con rispetto e venerazione, vestiti decorosamente perché tremiamo davanti alla grandezza di Dio. Non tremiamo per paura ma per rispetto, stupore e ammirazione. Voglio dire grazie ai bretoni e alle bretoni che sanno indossare i più bei costumi tradizionali per rendere gloria alla maestà divina. Non si tratta qui di folklore. Lo sforzo esteriore che fate per vestirvi è solo il segno dello sforzo interiore che fate per presentarvi a Dio con un’anima pura, lavata dal sacramento, ornata dalla preghiera e dallo spirito di adorazione.

I luoghi sacri non ci appartengono, sono di Dio. La liturgia ha come fine la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli, e la musica sacra è uno strumento privilegiato per favorire una partecipazione attiva e consapevole dei fedeli alla celebrazione dei misteri cristiani.
Durante le apparizioni, sant’Anna chiede a Yvon Nicolazic che l’antica chiesa sia ricostruita e che se ne abbia cura. È difficile, è costoso, è esigente, eppure è l’immagine di ciò che Dio vuole oggi. Dio vuole ancora oggi che ricostruiamo la sua casa. Dio viene a dirci oggi, a ciascuno di noi: «ho scelto la tua anima, ho scelto il tuo cuore come una terra sacra perché io vi sia adorato».
La tua anima battezzata è un luogo sacro, non profanarla abbandonandola alle passioni disordinate e allo spirito del mondo, non profanarla togliendo a Dio il primo posto. Se la chiesa della tua anima è in rovina, ascolta la chiamata di Dio. È tempo di ricostruirla, di ricostruirla sulla roccia, la solida fondazione sulla quale dobbiamo edificare la nostra vita e la nostra speranza.
Sì, è tempo di ricostruire la chiesa della nostra anima, è tempo di confessarti, confessa i peccati che hai commesso in parole o in azioni, di notte o di giorno, confessati in questo tempo favorevole e nel giorno della salvezza ricevi il tesoro celeste. «Soprattutto custodisci la tua anima», ci dice san Cirillo di Gerusalemme. È tempo di prendersene cura, riservando ogni giorno un vero tempo di preghiera intensa e silenziosa, è tempo di scacciare gli idoli del denaro, degli schermi, della seduzione facile e volgare. Dio vuole il tuo cuore, Dio vuole la tua anima come ha voluto questa terra di Bretagna. La tua anima è un luogo sacro, prenditene cura. Solo in questo santuario sacro della tua anima Dio potrà parlarti, consolarti, riportarti a sé con una conversione radicale. Solo in questo santuario interiore potrai udire la sua chiamata alla santità, ad essere adoratore. «Siate santi perché io, il Signore vostro Dio, sono santo».

È in questo luogo interiore e sacro che tu, giovane uomo, potrai udire la sua chiamata a essere sacerdote o religioso. Che tu, giovane donna, potrai udire la sua chiamata a donarti a lui nella vita religiosa, consacrandogli il tuo corpo, il tuo cuore e tutte le tue capacità di amare. Se profani questo luogo interiore della tua anima con una vita dominata dal peccato e dalle distrazioni mondane, rischi di passare accanto alla tua vita, rischi di non essere mai veramente te stesso.

Miei cari fratelli e sorelle, non rubiamo a Dio il santuario sacro della nostra anima. Dio l’ha creata, Dio l’ha redenta, non profaniamo il nostro corpo. Il nostro corpo è Tempio di Dio e lo Spirito di Dio abita in noi. Non distruggiamo questo Tempio, perché il Tempio di Dio è sacro, e questo Tempio siamo noi. Dio ce l’ha affidato affinché ce ne prendiamo cura e possiamo adorarlo nel silenzio. Dio lo vuole, Dio ti vuole.

Cari fratelli e sorelle, Dio ha scelto questa porzione di terra di Bretagna con un’intenzione tutta speciale, ha voluto essere onorato qui attraverso il culto reso a sant’Anna. Non esiste altro luogo al mondo dove sant’Anna sia apparsa. Che privilegio! Che grazia! Che mistero! Sant’Anna porta in questo luogo un messaggio particolare, lei che, insieme a Gioacchino, non aveva figli a causa dell’età avanzata. Il suo cuore doveva essere colmo di dolore e inquietudine. Che sofferenza per il cuore di una donna che aspira a diventare madre e vede la sua attesa prolungarsi.

Quanto avrà dovuto interrogarsi sant’Anna: è colpa mia? Perché una tale prova? Sicuramente tra voi ci sono uomini e donne che soffrono per non avere figli. Sicuramente tra voi ci sono genitori il cui cuore, come quello di sant’Anna, è invaso dalla sofferenza, dall’angoscia e dall’inquietudine per figli malati, che hanno abbandonato la fede, che sembrano allontanarsi da Dio, o ancora per la famiglia, o per la patria che sembra in pericolo.
Le nostre prove e sofferenze ci pongono talvolta in uno stato di profonda incomprensione. Perché la morte di un figlio? Perché la sofferenza degli innocenti? Perché la guerra? Perché il tradimento? Perché, Signore? A volte ci sentiamo abbandonati da Lui. Apparentemente Dio non c’è più, e per l’Europa, Dio è morto. Dobbiamo ribellarci? Dobbiamo pensare che Dio sia diventato indifferente? Dobbiamo abbandonare la pratica religiosa perché non ascolta le nostre preghiere? Dobbiamo smettere di pregare e di andare a messa la domenica?

Guardiamo sant’Anna e ascoltiamo la sua voce. Cosa fa? Si ribella contro Dio? Si allontana da Dio? No, rimane nell’adorazione. Dio è più grande delle nostre incomprensioni, dei nostri dubbi. Dio è più grande del nostro cuore. Di fronte al male, non abbiamo risposte preconfezionate, non abbiamo risposte umane. Di fronte al male, abbiamo una sola risposta: l’adorazione. La nostra unica risposta davanti al mistero del male è l’adorazione silenziosa. Sì, il male è incomprensibile, ma sappiamo per fede che la fiducia adorante in Dio è più forte dell’assurdità del male.

Sant’Anna è venuta a dire qui ai bretoni, a tutta la Francia, e attraverso loro agli uomini di tutti i Paesi e di tutti i luoghi, che l'adorazione è l'unico rimedio alla disperazione. La fede in Dio e l'adorazione di Dio sono hli jnici rimedi che possono garantire agli uomini una pace solida e duratura.

Voi tutti che soffrite, mi rivolgo a voi: guardate sant’Anna. Voi tutti che siete nello sconforto per i vostri figli, i vostri genitori, la vostra patria: guardate sant’Anna. Come lei, perseveriamo nell’adorazione. L’adorazione di Dio non ci deluderà mai. L’adorazione paziente e silenziosa di sant’Anna ha permesso la nascita di Maria, la madre del Salvatore, la più bella, la più pura, la più santa di tutte le creature.

Voi tutti il cui cuore è colmo di dolore e pena: ls vostra adorazione porterà frutto nella speranza. L'adorazione perseverante e ostinata squarcia le tenebre e porta la luce della speranza.

Quando tutto sembra buio, possiamo sempre dire, con il nostro amato Papa Leone XIV, che il male non vincerà, il male non prevarrà. Dio, il nostro Dio, è infinitamente buono, infinitamente bello, infinitamente grande. Oggi, con sant’Anna, in questo luogo benedetto e scelto da Dio, si levi in ciascuno dei nostri cuori questo grido d’amore:
«Venite, adoriamo il Signore, venite, adoriamolo, prostriamoci davanti a lui, pieghiamo le ginocchia davanti all’Eterno nostro Creatore, perché egli è il nostro Dio. Amen.»

10 commenti:

Laurentius ha detto...

Le solite furberie conservatrici. Se mai crede che io ci caschi...

San Pantaleone, prega per noi.

Anonimo ha detto...

Lasciando la Bretagna voglio esprimere la mia gratitudine. Per la bella fede di un grande popolo, per la sua storia spirituale così ricca, per la sua sete di Dio. Cristo vivrà sempre sulla tua terra. Da Feiz sulla causa Tadou! +RS

MESSA VALIDA, FEDE INVALIDATA? UNA FERITA APERTA NEL CUORE DELLA CHIESA ha detto...

Un amico su Facebook mi ha fatto sobbalzare dalla sedia. Mi scrive, allega il link al blog di Aldo Maria Valli e mi invita ad ascoltare alcune affermazioni pronunciate da un sacerdote nella solennità del Corpus Domini, precisamente dal minuto undici e venticinque in poi, e infine mi pone la domanda che fa tremare le vene ai polsi: «Ma con queste idee le Messe che celebra sono ancora valide?». Ho ascoltato e riletto più volte. Le parole non lasciano spazio a equivoci. Secondo questo sacerdote, l’unicità dell’Eucaristia sarebbe stata compresa nei secoli come un passaggio dalla dimensione simbolica a quella fisica; la dottrina della transustanziazione sarebbe una costruzione tardiva; nella cena di Gesù non si sarebbe realmente mangiato il suo Corpo né bevuto il suo Sangue; pane e vino sarebbero rimasti tali acquistando solo un significato nuovo legato al memoriale e alla testimonianza della comunità; la presenza reale verrebbe sostituita da una presenza ideale legata allo stile di vita del credente e perfino l’Amen alla Comunione diventerebbe un semplice «ci credo che questo rappresenta il messaggio di Gesù».

Non si tratta di una sfumatura o di un linguaggio impreciso. Qui siamo davanti a una negazione aperta del dogma della Presenza Reale e della transustanziazione, ciò che il Concilio di Trento ha definito come verità di fede e che la Chiesa ha custodito lungo i secoli con la formula solenne che dice così: «Con la consacrazione del pane e del vino si opera la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo di Cristo nostro Signore e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue; questa conversione la santa Chiesa cattolica ha giustamente e propriamente chiamata transustanziazione» (DS 1642). E il Catechismo ribadisce: «Nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia sono contenuti veramente, realmente e sostanzialmente il Corpo e il Sangue insieme con l’anima e la divinità di nostro Signore Gesù Cristo» (CCC 1374).

La domanda dunque è legittima: ma la Messa è valida? La teologia sacramentale ci dice che la validità dipende da tre condizioni: materia valida, cioè pane di frumento e vino d’uva; forma valida, cioè le parole della consacrazione almeno sostanzialmente come la Chiesa le ha ricevute; intenzione del sacerdote, cioè fare ciò che fa la Chiesa. Se queste tre condizioni sono presenti, la Messa è valida anche se il sacerdote è peccatore, confuso o eretico, perché l’efficacia del sacramento non dipende dalla sua fede, ma dalla potenza di Cristo che agisce attraverso il rito, ex opere operato.

Resta però il nodo più delicato: un prete che nega la Presenza Reale e la transustanziazione conserva ancora l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa? San Tommaso d’Aquino risponde così: «Se uno non crede che sia il Corpo di Cristo, ma vuole fare ciò che fa la Chiesa, consacra validamente» (Summa Theologiae, III, q.64, a.9). Il Concilio di Trento conferma che basta questa intenzione fondamentale. Quindi, se il sacerdote, pur avendo idee sbagliate, pensa: “Io celebro la Messa come la Chiesa la chiama”, allora la consacrazione avviene. Sarebbe invalida solo se egli escludesse coscientemente l’effetto sacramentale e volesse compiere un rito puramente simbolico, come nei culti protestanti. Ma nella maggior parte dei casi, anche chi dice eresie vuole comunque “dire Messa”.

Anonimo ha detto...

Segue
Ma qui arriva il dramma più grande. Non basta che la Messa sia valida. Se la fede del popolo crolla, tutto crolla. Quando ai fedeli si ripete che il pane resta pane e che Cristo è presente solo nel ricordo o nella comunità, la gente smette di adorare, non si inginocchia più, non cerca il tabernacolo, non vive più il silenzio adorante. Tutto si riduce a una cena fraterna, a un memoriale di valori. E allora sì che la Chiesa muore. Perché l’Eucaristia non è un simbolo, non è una metafora: è Cristo vivo e vero, presente realmente, realmente e sostanzialmente.

E allora che fare? Occorre parlare chiaro, dire ai fedeli senza ambiguità che in quel frammento di pane consacrato c’è il Signore dell’universo vivo e vero. Occorre riparare con l’adorazione gli oltraggi fatti al Sacramento. Occorre pregare per i sacerdoti perché non dimentichino mai ciò che celebrano. Occorre che i Vescovi esercitino il loro munus docendi vigilando, correggendo, insegnando, perché qui non è in gioco un dettaglio liturgico, ma il cuore stesso della fede.

E il Vescovo cosa deve fare? Non può restare in silenzio. Il suo compito è quello di primo custode della fede nella diocesi, come insegna il diritto canonico e come impone il suo munus docendi. Deve convocare il sacerdote, chiarire se riconosce e professa il dogma definito dal Concilio di Trento e ribadito dal Catechismo. Se si tratta di un’espressione infelice, occorre una rettifica pubblica per non lasciare il popolo confuso. Ma se persiste nell’errore, il Vescovo deve ammonire formalmente, spiegando che negare la Presenza Reale non è un’opinione ma un delitto contro la fede, che può comportare la scomunica. E insieme occorre una catechesi di riparazione, perché il danno è pubblico e le anime non devono restare disorientate. Qui non si tratta di rigidità, ma di carità pastorale, perché la prima carità è la verità.

Concludo: le Messe di questo sacerdote sono probabilmente valide, ma valida non significa buona e ortodossia non è un optional. Il giorno in cui la Chiesa smetterà di credere nella Presenza Reale non ci sarà bisogno di persecuzioni: saremo già dissolti.
Mario Proietti

Anonimo ha detto...

Credo che queste situazioni nascano da una mancata educazione spirituale. Che esista lo Spirito Santo e che agisca in Cielo ed in terra non è un sapere diffuso. Allora forse è anche comprensibile che la gente si cerchi altre fonti, tutte inquinate, in quanto gestite dal Nemico.Forse bisogna lavorare di più su tutte le Persone della Santissima Trinità. Forse si può anche cominciare approfondendo i doni dello Spirito Santo, uno per uno, assimilati bene.Allora forse si comincerà a capire quello che ancora non si capisce della transustanziazione.Teniamo anche presente quanto ha influito nella modernità lo psicologismo ed il sentimentalismo, dai quali si è preteso di toccare il Cielo, fino ad arrivare all'erotismo come via di accesso allo spirito(satanico).Lo stesso modernismo è un tipo di ignoranza della Santissima Trinità ed in particolare dello Spirito Santo. Lo stesso materialismo cerca di spiegare tutto con la scienza, con una scienza avulsa dallo Spirito Santo, come avulso è il modernismo, lo psicologismo, il sentimentalismo e l'erotismo.Queste sono tutte potenze umane legate ai sensi umani e coordinate dal sistema nervoso, se in esse non entrano le virtù ed i doni dallo Spirito Santo che è purificazione e lievito.

Anonimo ha detto...

Beh, neanche a me piacciono i conservatori, pero il card Sarah ha detto cose belle e importanti e ritengo che non sia un trucco per farci abbassare la guardia. È in buona fede.

Anonimo ha detto...

Per essere eretici basta anche negare una sola verità della fede cattolica, non una verità qualunque, tipo il papa si veste di bianco, ma un dogma di fede o morale. Chi è eretico, anche se ancora crede nella transustanziazione, non celebra "secondo la 'mente' della Chiesa", perché ne è fuori, ed anche perché nella fede cattolica tutte le verita' sono in relazione le une con le altre e se ne togli una intacchi il tutto. Quindi, le Messe degli eretici sono invalide.
Poi ci possono essere altri problemi, come con le Messe degli anglo-cattolici, che credono nella transustanziazione... Ma le loro Messe sono invalide, come tutti gli altri loro sacramenti tranne il battesimo e matrimonio, perché nel loro caso la successione apostolica si è interrotta e dunque non hanno né vescovi né preti validamente ordinati.

Anonimo ha detto...

Il cristianesimo non si risolve nel cibo o nella filantropia.

Applausi!

Anonimo ha detto...

Meravigliosa,come tutte le sue riflessioni sempre tanto profonde

Anonimo ha detto...

Preghiera, Silenzio, Liturgia.
Il Silenzio è molto importante, il Card. Sarah ne ha scritto anche un bel libro alcuni anni fa e vedo che anche in questa omelia il Cardinale cita spesso la parola silenzio.
Il silenzio è una perla rara, sempre più introvabile ai nostri giorni. Mi capita sovente di immaginare quello che poteva essere il livello medio di rumore nel passato, oramai molto lontano, quando non c'erano i motori a scoppio (e quindi auto, moto, camion, ecc.), non c'era la corrente elettrica e la notte era scura ma profondamente vera.
Spesso si associa il silenzio al deserto, luogo di meditazione; adesso che c'è molto rumore, l'unico deserto che abbiamo acquistato è quello interiore, un senso di vuoto abissale che nessuna tecnica può riempire, ma che solo la Fede può sanare.
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