Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 3 febbraio 2016

Poveri della Tradizione, non borghesi della Tradizione

Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno IX n° 2 - Febbraio 2016

Sapete bene quante volte, su questo foglio di collegamento, abbiamo messo in guardia contro i pericoli del modernismo. Quante volte abbiamo reagito contro la maldestra modernizzazione della Chiesa, che sta ormai compiendosi nella più acuta crisi che la Chiesa abbia mai conosciuto nella sua storia.

Abbiamo reagito, ne sentiamo tutto il dovere; abbiamo detto di “no”; abbiamo detto di non accettare questo stravolgimento della vita cristiana che si amplifica sotto i nostri occhi.

È bene, però, ricordare che non abbiamo fatto solo questo, e che non abbiamo fatto innanzitutto questo: ci siamo prima preoccupati di assicurare tra noi una vita stabilmente cristiana.

Sì, perché “essere contro” non equivale a fare il cristianesimo. È un'illusione mortale quella di pensare che essere contro qualcosa equivalga automaticamente a costruirne l'alternativa.

Sarebbe per noi un gravissimo inganno quello di pensare che basti reagire al modernismo teologico, al pastoralismo ingannevole del post-concilio, alla mania di mettere al passo con le ultime mode del mondo la vita cristiana, per vedere sorgere un Cattolicesimo sano, secondo Tradizione.

Il père Emmanuel Andrè, di cui tanto riferiamo sul nostro bollettino e che costituisce certamente uno dei più fulgidi esempi sacerdotali nella Chiesa dei tempi moderni, disse ai suoi monaci, difronte al dilagante Naturalismo: “Siate uomini di Dio, siate uomini di reazione”.

Verissimo! Per essere di Dio, occorre reagire contro il male dilagante. Occorre dire di “no” all'errore che è in te, e al veleno che circola nel mondo.
Ma non basta dire di no, occorre essere di Dio: “Siate uomini di Dio...”. La reazione, quella sana, nasce solo dall' “essere di Dio”. Occorre preoccuparsi dunque di fare il cristianesimo; l'interesse dev'essere concentrato sul vivere una vita autenticamente cristiana, sul lavorare perché molti abbiano i mezzi e la possibilità di “essere di Dio”.

Ci sono alcuni, in certo mondo tradizionalista o conservatore, che sono permanentemente in reazione, in perenne accusa, rischiando di esaurire i propri sforzi nello scovare il male attorno a loro.
E quando reagiscono contro i cristiani ammodernati, sembrano attendere il cattolicesimo vero dai “modernisti” stessi, pretendendo da loro una conversione che forse attenderanno invano.

No! Occorre fare il cristianesimo, questo attende Dio da noi; per questo ci da la sua grazia.

Un grande benedettino, il Card. Schuster, difronte alla grave crisi di qualche monastero, consigliava di non perdere tempo nel tentare la sua riforma, ma di fondarne a fianco un altro, dove regnassero l'osservanza della Regola di San Benedetto e uno spirito autenticamente monastico: nel momento più forte della crisi, questi nuovi monasteri osservanti sarebbero stati l'anima della rinascita cristiana e monastica.

Così anche per noi: occorre impiantare una vita veramente cristiana dove viviamo, attorno alla Messa tradizionale, fonte di inaudite grazie. Occorre fare il cristianesimo senza perdere nemmeno un minuto, là dove sacerdoti di retta intenzione tornano ad assicurare la Tradizione, nei sacramenti e nella dottrina. I preti, almeno quelli che hanno capito, hanno il dovere di garantire la Tradizione, e i fedeli di riconoscerla e di muoversi!

Ci resta da ricordare però un fatto non secondario: per fare il cristianesimo occorre “dare la vita”.
Dare la vita, è questa l'obbedienza vera che Dio attende da noi.
Dare la vita, cioè tutto, perché se Dio non può chiederci tutto, vuol dire che per noi non è.

Questo dare tutto, va vissuto in una coscienza limpida, unita ad una concretezza estrema, operativa.
L'impiantare il cristianesimo inizia dalla grazia, cioè dall'altare del Signore: è dalla messa cattolica, dal sacrificio di Cristo, che tutto ha vita, dottrina, preghiera, opere, carità, cultura...
Per assicurare il culto e la vita cattolica, secondo tradizione, occorre dare la vita: siamo disposti a questo, o ci basta essere contro?
Se, improvvisamente, fosse data piena libertà all'esperienza della Tradizione, se nella Chiesa ci fosse data questa libertà totale, sorgerebbero questi luoghi di grazia intorno all'altare grazie a noi? Oppure, questo miracolo di libertà per la Tradizione ci troverebbe ancora impegnati ad assicurarci le nostre libertà, i nostri umori alterni? Un siffatto miracolo non ci coglierebbe forse preoccupati di garantirci ancora il nostro “tempo libero”, come fa il resto del mondo?

Solo perché ogni Domenica, e sottolineiamo ogni, ci sia la messa cantata, occorre che molti diano la vita! Il prete che la celebra, l'organista che accompagna il canto, la schola che sostiene la lode del popolo, i fedeli che stabilmente si riferiscono a quella chiesa.

Vedete, la nuova liturgia, miseramente ridotta, di fatto ha garantito, favorendole, le “libertà” e il disimpegno dei fedeli. Sembra nata per intrattenere e non per fare il cristianesimo.

Per fare il cristianesimo occorre non essere liberali, ma uomini impegnati con Dio, consegnanti tutto a Dio: solo i poveri, quelli veri, lo capiscono, non i “borghesi” della tradizione.

Poveri sono quelli che non sperano la salvezza da sé, dal proprio giudizio e azione. Poveri sono quelli che si consegnano a Dio, disposti a dare tutto perché la Chiesa Cattolica continui ad esserci.
Borghesi sono, invece, quelli impegnati a salvare i propri spazi di libertà. Sono liberali nell'anima; vogliono amare Dio, ma non consegnando tutto: loro si illudono e la Chiesa scompare.

Che questa Quaresima ci insegni la vera obbedienza al Signore.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

I "cristiani borghesi" sembra una bergogliata!

Anonimo ha detto...

http://www.antoniosocci.com/ne-manda-piu-allinferno-la-misericordia-di-dio-che-non-la-sua-giustizia-s-alfonso-maria-de-liguori/#more-4192

Ghislieri ha detto...

No i cristiani borghesi sono quelli che parlano di tradizione ma non vivono realmente la Tradizione. Quelli che considerano la Tradizione un revival storico e non Il modo di pensare e di agire.

Luís Luiz ha detto...

Ottimo articolo, scritto in uno spirito veramente cristiano. Purtroppo, data la natura gerarchica della Chiesa, non è possibile chiudere gli occhi a catastrofi come il governo di Bergoglio in Vaticano per dedicarsi soltanto all'adorazione liturgica. Oggi, la soluzione del caso Bergoglio è priorità assoluta. Ci va la vita della Chiesa.

Anonimo ha detto...

@Luis Luiz

Lei ha perfettamente ragione, è di assoluta priorità e di difficilissima soluzione poiché è appoggiatissimo e sponsorizzato dai potentati che lo hanno messo lì apposta, per fare quello che devono non occorre che siano colti, di alta levatura intellettuale, non servono discorsi altisonanti, sono memes, eseguono e basta, io ci vedo molte assonanze coll'attuale governo italiota che pare abbia i giorni contati, mentre el papa non corre alcun pericolo.....avete letto le sperticate lodi alla Cina? Sorvolando con voli acrobatici sulle porcate che il governo cinese fa, e continua a fare, contro chiunque si opponga e non parlo solo dei poveri preti cattolici, ma dei tibetani, di Hong Kong, per la quale la ricreazione è finita, tra un po' torneranno i tribunali popolari, ma el papa tace, sempre, chi tace acconsente, intanto pare sia probabile il Nobel per la pace, sono in tanti a chiederlo, e se l'hanno dato al bombardiere americano, non vedo come non possano darlo a lui, ci troviamo in un cul de sac e sono troppi coloro che lo appoggiano......Anonymous.

Anonimo ha detto...

Appaiono scandalose oggi le parole di San Bernardo da Chiaravalle: “Si merita di più ascoltando devotamente una Santa Messa che col distribuire ai poveri tutte le proprie sostanze e col girare pellegrinando tutta la terra”.

Anonimo ha detto...

Ma sono dei lefebvriani??? Se si, come funziona quando finisce l'Anno Santo della Misericordia, quando non potranno più confessare validamente perché sprovvisti di giurisdizione??? Se invece non sono lefebvriani qualcuno mi spiega perché loro possono celebrare sempre col Vetus Ordo??? Ripeto, io devo fare dei salti mortali per cercare un sacerdote che abbia l'autorizzazione, come mai loro possono, hanno fatto qualche richiesta particolare al Vescovo Diocesano? Se invece non sono lefebvriani e quindi confessano sempre validamente a sto punto, provo ad andar lì a Messa! Vorrei delle risposte, grazie!

mic ha detto...

Non sono Lefebvriani. Celebrano nella Chiesa di Santa Caterina v.m di Vocogno di Craveggia (VB)

Anonimo ha detto...

Quanto alla massima di San Bernardo. Una cosa non esclude l'altra. Occorre la vita di grazie e la pratica della carità verso il prossimo. Saremo giudicati sulla carità. L'amore verso Dio senza amore verso il prossimo non piace certo a Cristo e al suo comandamento nuovo.