Qualche commento alla luce del dato ISTAT secondo cui nel 2015 gli italiani si sono ridotti di 194.000 unità.
In Italia, dopo solo vent’anni dall’introduzione del nuovo diritto di famiglia, avvengono ogni anno, 50.000 separazioni e 20.000 divorzi, con più di 45.000 bambini coinvolti.
Una percentuale di oltre il 30% dei nuovi matrimoni contratti, che sale ad oltre il 50% nei grossi centri urbani.
Nella quasi totalità dei casi, i figli si vedono sottrarre repentinamente la figura del padre.
Ospito ed appoggio il pensiero del Dott. Carlo Rossetto, Vice Presidente dell’Associazione Papà Separati
Milano Onlus (Sezione di Padova) il quale mi ha recentemente inviato un
suo abstract per descrivere la situazione dei papà separati (dai figli
s’intende ovviamente) e la condizione della famiglia italiana in generale. Riporto qui di seguito il suo contributo.
Il quadro a dieci anni di distanza dall’approvazione della Legge 54 sull’affidamento condiviso appare francamente desolante.
Mi ricordo dopo due o tre anni dall’approvazione della legge di aver
parlato con un giudice (maschio) che, essendosi occupato di separazioni,
si era dichiarato fieramente contrario all’affidamento condiviso
e che quindi si era subito fatto trasferire ad un altro ramo della
magistratura. Io gli avevo risposto che ero stato uno dei promotori di
questa legge e di spiegarmi i motivi della sua avversione, ma lui
diplomaticamente aveva cambiato discorso. Mi ricordo anche di una
conferenza organizzata a Padova da una famosa giudice alla presenza
dell’on. Avv. Paniz promotore della Legge alla Camera dei Deputati,
durante la quale la medesima si era dichiarata profondamente contraria
all’affidamento condiviso e quasi stupita (e contrariata) del mio intervento a favore della legge.
Ma perché gran parte della magistratura si è opposta alle volte in
maniera così evidente ? A mio parere sicuramente per motivi culturali ed
ideologici, ma non solo. Il rilassante principio giurisprudenziale in
vigore prima della legge era “incarichiamo uno dei due genitori di
pensare a tutto e che l’altro non dia fastidio” e quindi esisteva ed
esiste una rassicurante prassi consolidata che richiede impegno
modificare. Di conseguenza sono stati subito inventati alcuni artifizi giurisprudenziali
quali la figura del genitore collocatario, la domiciliazione
prevalente, entrambi non previsti dalla legge sull’affidamento
condiviso.
Tutto questo ha comportato nelle ordinanze e nelle sentenze sia la
restaurazione (o meglio il mantenimento) del vecchio diritto di visita
del genitore non collocatario (invece di poterli vedere
anche al di fuori di rigidi orari) che il disporre il solito assegno di
mantenimento per i figli che nella legge del 2006 doveva rimanere
residuale ed assolutamente integrativo del mantenimento diretto a carico
di entrambi i genitori. Si è poi proseguito nel processo di svuotamento e di tradimento dei principi
della legge sull’affidamento condiviso con l’improprio inserimento nel
Codice Civile del concetto di “residenza abituale” con il Dlgs 154/2013
senza neppure averne discusso e aver dibattuto le delicate conseguenze.
Poi è arrivata la sentenza della Corte di Cassazione n. 9633/2015 che
afferma la possibilità del genitore collocatario (sarebbe più giusto
ormai chiamarlo col vecchio nome di affidatario esclusivo) di potersi trasferire in un’altra città per motivi di lavoro.
Va da sé e non bisogna essere certo degli esperti del settore che, se
la mia ex moglie si trasferisce indisturbata a circa 500 km di distanza,
io i miei figli li potrò vedere solo con molta difficoltà e notevole
dispendio di tempo e denaro per il viaggio ossia quasi mai. Questo era
lo spirito dell’affidamento esclusivo che sostanzialmente dava un potere quasi assoluto al genitore affidatario (quasi sempre la madre) escludendo forzatamente di fatto la figura dell’altro genitore dalla gestione dei figli.
Poi col passare del tempo spesso si creava e si crea, purtroppo ancora, la sindrome di alienazione parentale
ossia il genitore vincitore (mi spiace usare questo termine, ma è il
più reale possibile) denigrando non solo la figura dell’altro genitore,
ma anche tutta la sua famiglia (paterna quasi sempre) con nonni, zii
inclusi e così via ne induce il completo rifiuto nei figli. Ho avuto
modo di vedere una situazione simile con un amico padre separato il cui
figlio doveva effettuare la Prima Comunione. Non era stato avvertito, né tanto meno invitato né lui né la sua famiglia
per la sacra cerimonia e qui intanto si potrebbe già discutere sul
comportamento di quel Parroco che, frettolosamente, aveva dimenticato
che il bambino aveva due (e non uno) genitori regolarmente sposati
religiosamente. Ma quello di cui ero rimasto maggiormente colpito era
che il nonno paterno, a cui non era stata data la possibilità di vedere
il nipote da diverso tempo, si era, come dire, appostato sul corridoio
attraverso il quale i bambini dovevano recarsi verso l’altare. Al
passaggio del nipote il nonno cercava due o tre volte di chiamare per
nome il nipote, il quale purtroppo ben addestrato,
proseguiva a testa bassa facendo finta di non aver visto e sentito
nulla. E in effetti se un genitore collocatario decide di non far vedere
i figli all’altro, anche proprio al fine di escluderlo dalla vita dei figli
tenendosi l’affidamento dei figli, la casa coniugale e gli assegni di
mantenimento, lo denigra giorno per giorno come una goccia che, piano
piano, scava la roccia e vi è praticamente poco da fare allo stato
attuale delle cose se non fare delle costose cause dall’incerto esito.
Sono frequenti esempi di genitrici collocatarie impunite che, adducendo le scuse più banali, impediscono il diritto di visita e un rapporto equilibrato dei figli con i padri.
A fronte di un problema simile sono stato invitato da un amico
iscritto al partito di maggioranza ad un incontro direttamente con un
onorevole responsabile degli affari legali, ma purtroppo non è seguita alcuna positiva modifica
legislativa a favore dei rapporti fra figli e padri separati. Vi è da
considerare che uno strumento come la mediazione familiare che avrebbe
dovuto evitare nelle separazioni delle conflittualità con dannose
conseguenze sui figli, non essendo stato reso obbligatorio, è rifiutato
da quel genitore che sa che davanti al giudice riuscirà ad ottenere
tutto ciò che desidera. Aggiungo inoltre che l’affidamento condiviso era
nato anche per suddividere i compiti di cura della prole, a fronte di
una separazione, fra i due genitori, liberando così anche le madri,
soprattutto quelle che lavorano, da questo esclusivo impegno dando loro
la possibilità di ritagliarsi maggiori spazi per la loro vita privata. Ora si parla tanto di crollo delle nascite in Italia nel corso del 2015,
ma a fronte di una situazione del genere qual è il maschio che desidera
diventare padre quando così facilmente può essere privato di tutto, non
solo economicamente (casa di proprietà, risparmi anche di una vita,
parte considerevole del proprio stipendio) ma anche e soprattutto del
rapporto affettivo con i propri figli ? E ovviamente il problema si
ripercuote anche sulle giovani donne che non riescono più a trovare uomini disposti
a condividere con loro la gioia della nascita di figli. E questo sta
diventando un tema di grande attualità in quanto le donne hanno una
scadenza naturale per la prima maternità.
Chi non ha sentito donne verso i quarant’anni fare il discorso di sentirsi come uno yogurt prossimo alla scadenza
? E sì perché alle giovani donne è stato insegnato che la carriera
viene prima di tutto che l’ unica affermazione per la donna è quella
economica e professionale. Poi, passando gli anni, si rendono conto che
la soddisfazione professionale non è tutto e che per la loro completa realizzazione è necessario avere dei figli.
Allora si creano alle volte delle situazioni paradossali in cui queste
donne affermate professionalmente sentono che devono fare subito
qualcosa e allora vagheggiano, non sapendo con chi fare il figlio, di
farsi inseminare artificialmente in qualche paese estero. Oppure io ho
iniziato a sentire storie di uomini (non a caso di solito piacenti ed
intelligenti) che, dopo una brevissima relazione in cui si era
assicurato da parte femminile di prendere contraccettivi, si ritrovano inaspettatamente padri.
Interessante la spiegazione fornita da una di queste donne: “A circa
quarant’anni dopo aver vissuto tutte le mie esperienze possibili, anche bisex,
sentivo l’esigenza di avere un figlio. Se tu vuoi lo puoi riconoscere,
in caso contrario non vi è alcun problema perché sono economicamente
autosufficiente e lo posso mantenere da sola.” Questa impostazione
ovviamente non tiene conto delle esigenze di un figlio
che, per crescere equilibratamente, ha bisogno dell’affetto di un padre e
di una madre e non può essere considerato quasi alla stregua del
risultato di una sperimentazione scientifica. E per finire mi viene
spontanea una domanda: non è che, questo femminismo esasperato
in cui la donna si realizza solo ed esclusivamente con la carriera e il
successo professionale, ma anche la stessa legislazione sull’aborto, la
facile distruzione delle famiglie con il divorzio, questa
conflittualità di coppia che sembra interminabile a livello legale,
tutto ciò sia stato creato e sostenuto in tutto il mondo occidentale col
neanche poi recondito scopo di disincentivare e diminuire le nascite ?
(fonte: blog Benetazzo)
15 commenti:
Vogliamo la ricetta?
Guardiamo alla Sacra Famiglia, il modello perfetto.
No credo ci sia da aggiungere altro.
L'articolo è solo retorica, parlo da "pioniere", figlio di separati, poi divorziati ed ormai ho quasi cinquant'anni.
La verità sperimentata sulla mia pelle e pressochè di tutti gli altri che ho visto bene e che hanno pudore di confessare a chi è "diverso" da noi, è che, qualsiasi sia il motivo, la madre è carnalmente legata al proprio figlio, il padre no.
Ed alla fine proprio tuo padre ti dimentica, nella migliore delle ipotesi vivrà una sua vita in cui tu, suo figlio, avrai solo il ruolo di comparsa.
Fidatevi, lo dico solo coperto da anonimato, perchè nessuno di "noi" lo dirà mai a viso scoperto, è troppo umiliante.
Tutto il resto è fiction tipo Cesaroni.
“….mi viene spontanea una domanda: non è che, questo femminismo esasperato in cui la donna si realizza solo ed esclusivamente con la carriera e il successo professionale, ma anche la stessa legislazione sull’aborto, la facile distruzione delle famiglie con il divorzio, questa conflittualità di coppia che sembra interminabile a livello legale, tutto ciò sia stato creato e sostenuto in tutto il mondo occidentale col neanche poi recondito scopo di disincentivare e diminuire le nascite ?”
Sì. Ma soprattutto allo scopo di sradicare l’essere umano dalla sua famiglia, cioè dalla cinghia di trasmissione dell’identità, dalla guida, per farne una monade senza passato e futuro, senza certezze, un vuoto cosmico da condurre dove si vuole.
Sì, ma soprattutto per sterilizzare l’occidente cristiano, nelle radici, per farne, da popolo, una massa senza identità, attraverso l’immigrazione forzata di genti di altre culture, di altre religioni, molto determinate nel loro proselitismo attraverso la violenza. Gente molto prolifica.
Sì. Per ridurre la popolazione drasticamente a ciò che si ritiene “ecologicamente sostenibile”, come se Dio stesso non sostenesse ciò che vuole sostenere, come se non avesse mai mandato manna dal cielo o moltiplicato i pani, come se fosse la Madre Terra” a nutrirci, come se i nostri capelli non fossero contati da Chi, non certo”madreterra”, ci ha creati, come se i vestiti candidi dei gigli non i avesse cuciti nostro Signore …..
Sì. Ma mi lasci dire che l’affidamento condiviso è una ipocrisia senza fine. Perché nemmeno in costanza di matrimonio la pari condivisione, intesa come mancanza, alla fine, di un capo famiglia, di qualcuno che abbia l’autorità di decidere, può essere considerata una conquista, un bene. Una guida formata da due teste …. Tutti sanno che una sola persona, un capo, è più efficiente di un collegio (immaginiamo un esercito comandato da un collegio, che si deve riunire, per deliberare, con tanto di rispetto di forme e di termini per l’adunanza ecce cc.). E tutti sanno che un collegio, per potere funzionare, con la regola della maggioranza, deve essere di numero dispari ….
Il punto è che si è abbandonata la legge di Dio. 1) Siete una carne sola. Ciò che Dio ha unito, l’uomo non divida. 2) Le donne siano sottomesse ai loro mariti come al Signore, perché è l'uomo il capo della donna, come anche Cristo è il capo della Chiesa, e gli uomini amino le mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e per essa ha dato se stesso.
Femmine mascolinizzate hanno prodotto maschi devirilizzati. E la rottura del punto di chiusura, e di forza, la rottura dell’ordine, ha lasciato scatenare la forza centrifuga. Tutto ormai si disperde, e corre sempre più lontano. Anche la crisi economica (artefatta) che porta i figli lontano. Niente è casuale. Tutto torna.
Anna
Rapporto tra legge e realtà: quando la legge ti aiuta a vivere nella realtà e quando la legge ti aiuta ad evadere dalla realtà.
Oggi viviamo in un periodo dove la legge è evasione dal reale;le mille vie di fuga dalla realtà non seriamente concepita, illusoriamente concepita e trasmessa. Più la legge diventa regolamento di infiniti particolari, di infinite tutele, più significa, a mio parere, che la legge fondamentale è stata oscurata, rigettata per motivi ideologici.
qualsiasi sia il motivo, la madre è carnalmente legata al proprio figlio, il padre no.
Questo fatto NON è un dato naturale, ma acquisito, sec.me. Per secoli, l'uomo usciva di casa per provvedere al mantenimento di moglie e figli e, quando rientrava, o era troppo stanco, o non riusciva a stabilire un contatto, una comunicazione, uno "stare vicino ai figli", se non poi portandoseli nei campi, bottega, sul proprio luogo di lavoro, onde trasmetter loro il "mestiere". Priam era compito della madre accudirli ed educarli.
Ma se il padre riusciva a"vivere con i figli", questi si legavano a lui moltissimo, come alla madre.
Ed oggi, che comunque i ruoli si sono un po' modificati, se una moglie e madre coinvolge fin da subito il marito e padre (si, anche facendogli cambiare i pannolini o dare gli omogeneizzati), e lui non si rifiuta, i figli si legano in ugual misura ad entrambi i genitori, ed anche il padre si sente "carnalmente" legato al figlio.
E' purtroppo vero che molti sono i padri che hanno abbandonato, o abbandonano "il tetto coniugale", e non meritano nulla, ma è purtroppo altrettanto vero che sono ormai molte le donne che affrontano il matrimonio e la maternità con una superficialità allarmante.
Perciò l'affido congiunto è una giusta legge, ma affidata ai nostri giudici, che o sono incompetenti o sono ideologicamente motivati,e quindi, in un caso o nell'altro, incapaci di amministrare una "giusta" giustizia.
Concordo con Anna: il tutto, "l'uccisione del padre", lo sfasciamento del matrimonio, il femminismo esasperato di conio lesbico, ecc., sono figli di un ben determinato piano, agenda, ideologia, scegliete voi, partorita da menti malate e demoniache.
Tout se tient.
Ecco evidenziata, una volta di più, quanto sia abominevole il motto liberal-massonico:
"Libera Chiesa in libero Stato".
Le Leggi dello Stato non devono, non possono esulare dalle Leggi di Dio.
Se non ci fosse la Legge sul Divorzio, questo articolo non esisterebbe.
RR ha detto:
"Perciò l'affido congiunto è una giusta legge, ma affidata ai nostri giudici, che o sono incompetenti o sono ideologicamente motivati,e quindi, in un caso o nell'altro, incapaci di amministrare una "giusta" giustizia."
Gent. Sig. RR, ha letto il testo di legge confrontandolo con il precedente?
Ha verificato quali siano le differenze sostanziali, oltre a quelle formali?
O parla per sentito dire?
Grazie.
Anonimo che m'interpella,
A suo tempo lessi la legge. Inoltre per proncipio credo che i figli abbiano bisogno di una madre E di un padre. SEMPRE, a meno che uno dei due, o entrambi, non siano indegni, ma sul serio, non perché cosi decide un assistente sociale o un giudice ideologizzato.
E conosco coppie divorziate, separate, figli separati, padri affranti, madri "yogurt".
Il problema è complesso, ma quello che dice l'articolo è vero, lo posso affermare da avvocato civilita che ha trattato vari casi, sebbene non specializzato in materia.
In base alla mia esperienza posso dire che l'affido condiviso è l'ideale per i figli, ma funziona solo con genitori intelligenti, anche se non religiosi, che mettono al primo posto l'interesse dei figli minori, soprattutto se piccoli.
E'un po' come l'accordo tra gentiluomini con la stretta di mano.
Anche perché i rimedi giudiziari in caso di inadempimento di uno dei due coniugi sono difficili e spesso inutili e controproducenti.
Gli avvocati devono avere una formazione particolare, caratteriale e professionale, e' un settore delicato che esce fuori dalle controversie normali e la fede puo' essere un aiuto, ma spesso cozza, tanto che sto iniziando a considerare una obiezione di coscienza.
L'avvocato bravo, soprattutto in questo campo, deve essere pronto ad andare contro il proprio cliente per il suo bene, con il rischio di perdere l'incarico perché ritenuto avvocato 'debole', o peggio ancora colluso.
capitato un paio di volte proprio in materia familiare, perché quando le separazioni sono incattivite si entra in una spirale di rancori personali e familiari in cui il cliente vuole vedere il sangue, la 'morte civile' dell'altro ex coniuge, vuole l'avvocato carogna, scorretto, che gli prende un sacco di soldi.
E spesso trova pane per i suoi denti, non certo il sottoscritto.
Fioccano querele, che non servono a nulla e inaspriscono il rapporto; giudici e avvocati, anche se buoni e in buona fede, nulla possono fare.
Quello che dico e molto generico, i casi singoli prevalgono.
Ma è vero quello che dice anonimo delle 0,21, il legame maggiore è con la madre, soprattutto se i figli sono piccoli ed e' vero che molti padri si disinteressano.
Ma e' altrettanto vero che, se non si parla di benestanti, chi ci rimette a livello personale ed economico e' il padre nel 90 percento dei casi. Cade letteralmente in disgrazia, povero e odiato da ex moglie e figli. Un disastro.
E' vero anche, infine, che la maggior parte delle madri fanno di tutto per rompere il legame padre/figli: per rancori personali, nei casi più cinici, usando i figli come strumento di ritorsione e vendetta, o per pura prevaricazione, tipo 'tu non sei un padre degno (spesso perché non paghi)' quindi te lo devo levare.
Ho potuto toccare con mano un tema di cui si parla poco perché è un tabu', soprattutto in questi tempi: la violenza femminile.
Mi è capitata proprio con padri buoni, caduti in situazioni devastanti, che facevano e accettavano di tutto pur di elemosinare qualche ora con i figli.
Mentre la violenza maschile - intendiamoci, riprovevole e ripugnante - è brutale, fisica, a volte anche psicologica ma più prevedibile, quella femminile e' subdola, perfida, invisibile, dissimulatrice, astuta, perversa, diabolica
Per tali motivi c'è l'ha sempre vinta, perché con questa "qualita'", passa da sempre da vittima piangente pur essendo una carnefice spietata.
Tornando all'affido condiviso, si può dire che in generale:
1) è necessario comunque un accordo di massima, perché i figli, soprattutto se piccoli, hanno bisogno di stabilita' anche fisica e, tranne casi speciali, hanno più bisogno della madre;
2) se i genitori hanno un poco di astio che prevale sul bene dei figli, fallisce miseramente e non c'è mediazione familiare che regga, anche perché gli ex coniugi, se si odiano, la rifiutano.
È verissimo anche, a livello ancora più generale, quello che dite voi donne del blog, ben più sagge e illuminate delle laiciste bigotte, riassunto nella frase di Anna
"Femmine mascolinizzate hanno prodotto maschi devirilizzati".
Aggiungo, pero', che anche in questo caso le donne sanno far cadere sull'uomo la colpa di essere devirilizzato.
Questa è la mia limitata esperienza personale e professionale con considerazioni puramente personali, prendertele come tali.
In tutto questo scempio, ovviamente, chi paga il conto sono i figli.
Ciò che scrive l'avvocato Rmv è sacrosanto!
L'affido condiviso funziona solo se i genitori sono intellettualmente onesti oltre che intelligenti naturalmente e se antepongono il benessere dei figli al di sopra delle loro beghe, evitando di usarli come strumento di ritorsione.
La violenza femminile è di solito di tipo psicologico e in alcuni casi diventa devastante. La violenza maschile ha di solito caratteristiche diverse.
Concordo con Luigi, lui ha l'esperienza di avvocato, io di medico ( perché poi, prima o poi, arrivano da me).
Madri esemplari, brave cattoliche, le quali, abbandonate dal marito con i figli, ancora piccoli o ragazzi, il marito che poi scompare, non paga alimenti, se ne infischia; madri che non si risposano e nemmeno allacciano un relazione, dedicandosi tutte ai figli, ai quali sono davvero esempio luminoso di virtu', queste madri esistono ancora? Secondo me si', anche se magari oggi, dopo l'irrompere della mentalita' femminista e dell'edonismo di massa, con tutti i loro mali, non saranno tanto numerose. Per queste donne, in donne di questo tipo, la violenza femminile, cioe' la perfidia (per chiamare lo cose con il loro nome), era cosa del tutto sconosciuta. Allo stesso modo dell'odio per il coniuge fedifrago. A.R.
Basta guardarsi attorno per dare ragione al dott. Rossetto: padri divorziati, quasi sempre per colpa, oggettiva ma non riconosciuta giudizialmente, delle mogli, ridotti sul lastrico dall'avidità delle fameliche ex-consorti, privati dei figli, impossibilitati al ricorso della magistratura - tra l'altro, sempre più femminizzata, come l'insegnamento. E, come ben denunciato dal bravissimo Claudio Risé, una società sempre più devirilizzata e femminilizzata che tollera che bambini crescano senza il modello maschile.
Quante mogli, per lucrare qualche euro in più, hanno addirittura accusato senza prove i mariti di atti pedofili nei confronti dei figli, venendo poi tardivamente smentiti da una magistratura pigra, lenta e femminista solo dopo anni di martirio per questi disgraziati ex-coniugi?
Mi raccontava un amico che assieme a un gruppo di altre persone si sta autotassando per evitare che un loro collega finisca sulla strada a causa delle pretese della moglie divorziata - tra l'altro fedifraga - che legalmente lo strozza finanziariamente, oltre ovviamente a impedirgli la frequentazione dei due figli, nonostante il pronunciamento del giudice, naturalmente disatteso.
Le cause: il femminismo trionfante, ovviamente. Poi, come insegna il bravo Claudio Risé, la devirilizzazione della società. Ancora, la già citata femminilizzazione (in senso di sempre maggiore presenza femminile, ma anche di "femminilizzazione" intellettuale) della magistratura. E, soprattutto, il venir meno della visione tradizionale (cristiana, ma non solo) della famiglia, delle sue necessarie e naturali relazioni, anche gerarchiche, interne.
Ci siamo già dimenticate cosa dice San Paolo sul tema? Vi facilito la ricerca: è la lettera agli Efesini, 5,21-33. Leggetela.
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