Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 19 ottobre 2016

don Curzio Nitoglia. Il problema dell'una cum. Secondo S. Tommaso, Gaetano, Bañez, Billuart e Garrigou-Lagrange

Il problema dell'una cum
Secondo S. Tommaso, Gaetano, Bañez, Billuart e Garrigou-Lagrange 

Padre Domingo Bañez

L’eminente teologo domenicano Domingo Bañez[1], commentando la Somma Teologica dell’Aquinate (In IIam-IIae, q. 1, a. 10) e riprendendo l’ipotesi del suo confratello il cardinal Tommaso de Vio detto il Gaetano[2] (De comparatione auctoritatis Papae et Concilii, Roma, Angelicum, 1936, ed. a cura di Vincent Pollet, cc. 18-19), spiega che, se, per pura ipotesi investigativa, il Papa cadesse in eresia, resterebbe Papa. Infatti la mancanza della grazia santificante lo separerebbe dall’anima della Chiesa e la mancanza di fede dal corpo di essa, ma la giurisdizione visibile del Pontefice romano non ne verrebbe scalfita poiché essa riguarda il governo visibile della Chiesa, che è una società visibile e non può essere privata  dell’autorità visibile che la governa a motivo della mancanza di grazia o di fede, i quali sono abiti soprannaturali invisibili[3]. 

Quindi, secondo il Bañez (e il Gaetano alla scuola di S. Tommaso[4]) il Papa (ipoteticamente) eretico non sarebbe membro vivo della Chiesa per mancanza di grazia, non farebbe più parte del corpo della Chiesa per errore contro la fede, ma ne sarebbe Capo visibile in atto quanto al governo o alla giurisdizione: “Il Papa non è Capo della Chiesa in ragione della santità o della fede perché non è così che può governare i membri della Chiesa, ma è Capo di essa in ragione dell’ufficio ministeriale, che lo rende atto a dirigere e governare la Chiesa mediante il governo esterno e visibile tramite la gerarchia ecclesiastica, che è visibile  e palpabile. Quindi secondo l’influsso spirituale della grazia e della fede non è membro della Chiesa di Cristo, se non le ha; invece secondo il potere di governare e dirigere la Chiesa ne è il Capo visibile in atto” (In IIam-IIae, q. 1, a. 10, Venezia, 1587, coll. 194-196)[5]. 

Charles-René Billuart

Il Billuart[6] (1685-1757) nel suo De Incarnatione (dissert. IX, a. II, § 2, obiez. 2) riprende la tesi del Bañez e insegna che “il capo governa e il membro riceve la vita della grazia. Quindi, se il Papa cadesse in eresia, manterrebbe ancora la giurisdizione con la quale governerebbe la Chiesa, ma non riceverebbe più l’influsso della grazia santificante e della fede da Cristo Capo invisibile della Chiesa e dunque non  sarebbe membro di Cristo e della Chiesa. Ora in un corpo fisico chi non è membro fisico non può esserne capo fisico, ma in un corpo morale o in una società la testa morale può sussistere senza essere membro morale di essa. Infatti un corpo fisico senza vita non sussiste e un capo fisico morto non governa il corpo fisico, mentre il capo morale di una società o corpo morale lo governa anche senza la vita spirituale o la fede” (cfr. Ch.-R. Billuart, Cursus theologiae, III pars, Venezia, 1787, pp. 66; II-II pars, Brescia, 1838, pp. 33-34, 123 e 125). 

Padre Garrigou-Lagrange

Recentemente anche uno dei più grandi teologi del Novecento, padre Reginaldo Garrigou-Lagrange[7], nel suo trattato De Christo Salvatore (Torino, Marietti, 1946, p. 232), commentando San Tommaso (S. Th., III, qq. 1-90) e riprendendo la dottrina dei due Dottori domenicani controriformistici citati sopra, specifica che un Papa (ipoteticamente) eretico occulto resterebbe membro della Chiesa in potenza, ma non in atto, e manterrebbe la giurisdizione tramite la quale governa visibilmente la Chiesa. L’eretico pubblico invece, non sarebbe più membro della Chiesa neppure in potenza, come insegna il Bañez, ma manterrebbe il governo visibile della Chiesa. Quindi è pacifico per la sana e la più alta teologia della prima, seconda e terza scolastica (S. Tommaso, Gaetano, Bañez e Garrigou-Lagrange) che, ammesso e non concesso che il Papa cada in eresia, manterrebbe egualmente la giurisdizione e resterebbe Capo della Chiesa, pur cessando di esserne membro. 

Se si trattasse di una testa fisica ciò sarebbe impossibile, ma è possibile se si tratta di un Capo morale e per di più secondario, ossia del Vicario visibile di Cristo invisibile asceso in Cielo e Capo principale della Chiesa.

La ragione è che la testa fisica di un corpo non può influire e comandare i membri del suo corpo, se ne viene separata fisicamente non ricevendo più la vita dall’anima separata dal suo capo e dal suo corpo (per esempio Tizio viene decapitato e muore, la sua anima lascia il suo corpo e la sua testa non ne dirige più, tramite il cervello, tutti gli organi), mentre un Capo morale di una società o di un ente morale (temporale come lo Stato o spirituale come la Chiesa) può esercitare la giurisdizione sull’ente morale anche se è separato per l’errore contro la fede o per il peccato dalla Chiesa[8] e dall’influsso vitale interno e soprannaturale di  Cristo. Ciò, pur essendo anormale ed eccezionale, è possibile[9]. 

Il sedevacantismo e la questione della Messa “una cum

Si risolve così la famosa e spinosa questione della Messa celebrata “una cum Pontifice nostro N.” (Paulo VI-Francisco I). Infatti siccome il Papa ipoteticamente eretico non sarebbe membro vivo della Chiesa per mancanza di grazia, non farebbe parte del corpo della Chiesa per errore contro la fede, ma ne sarebbe Capo visibile quanto al governo o alla giurisdizione, secondo la migliore teologia tomistica dall’Aquinate († 1274), passando per i teologi controriformistici (XVI secolo) e per il Billuart (XVIII secolo) sino a padre Garrigou-Lagrange († 1964), allora è del tutto lecito citare nel Canone della Messa il Papa (eventualmente) eretico, che non è membro della Chiesa, ma che quanto al potere di giurisdizione ne è il Capo, dicendo, come recita il Canone: “In primis, quae tibi offerimus pro Ecclesia tua sancta catholica: quam pacificare, custodire, adunare et regere digneris toto orbe terrarum: una cum famulo tuo Papa nostro N. et Antistite nostro N./ In primo luogo ti offriamo questi doni per la tua santa Chiesa cattolica affinché ti degni pacificarla, custodirla, riunirla e governarla in tutto il mondo insieme con [una cum] il tuo servo il nostro Papa N., e con il nostro Vescovo N.”[10]. In breve si chiede di pacificare, custodire… la Chiesa assieme al Papa e al Vescovo del luogo ove si celebra.

Conclusione 

Non vi è dunque nessun peccato nel nominare nel Canon Missae  il nome del Papa ritenuto, ma non provato, decaduto dal Pontificato perché ammesso e non concesso che non  sia membro della Chiesa per eventuale indegnità o eresia, ne resta il Capo e il fondamento visibile quanto al governo. Quindi è lecito celebrare e assistere alla Messa “una cum” senza commettere alcun peccato mortale. 

Un battezzato scellerato per vita immorale o per mancanza di fede, ma  eletto canonicamente Papa non è più membro vivo o tout court della Chiesa, però ne resta il Capo (anche se indegno) quanto al potere di giurisdizione. Quindi la governa visibilmente e lo si deve nominare nel Canone della Messa senza per questo macchiarsi di peccato e sporcare la Chiesa, che è Santa quanto alla sua natura (Corpo Mistico di Cristo), al suo fine (il Cielo),  alla sua origine (Dio)  e ai suoi mezzi (Sacramenti, Magistero infallibile e Leggi), ma è composta di membri santi e peccatori per divina volontà. Il Papa come membro può essere un peccatore anche contro la fede, ipoteticamente potrebbe essere considerato “eretico”, ma solo in maniera puramente investigativa o  dubitativa, come quando S. Tommaso d’Aquino si chiede in forma fittiziamente dubitativa “An Deus sit / Se Dio esista” (S. Th., I, q. 2, a. 3), tuttavia in entrambe i casi resterebbe Capo visibile (anche se indegno) della Chiesa quanto al governo di Essa. 

Ora privare oggi, in questo mondo infernale, i fedeli della Messa tradizionale perché viene celebrata nominando nel Canone il nome del Papa regnante è un azzardo scellerato, che espone la maggior parte dei fedeli al rischio prossimo di non poter vivere in stato di grazia abitualmente, privandoli di tutti Sacramenti amministrati “una cum”. 

I fedeli possono andare ad ogni Messa tradizionale (celebrata anche non “una cum”). Infatti è il Ministro che  risponde a Dio delle sue scelte, mentre  il fedele deve solo rispondere se ha osservato o meno il 3° Comandamento: “Ricordati di santificare le feste”. 

Non dimentichiamo mai l’insegnamento dell’Angelico secondo cui “Dio non abbandona mai la sua Chiesa al punto da non poter trovare ministri sufficienti per le necessità del popolo” (S. Th., Suppl., q. 36, a. 4, ad 1).

Ora, se gli unici Sacramenti leciti fossero quelli amministrati non “una cum”, i ministri cattolici sarebbero forse un centinaio su un miliardo e mezzo di fedeli cattolici. Quindi sarebbero totalmente insufficienti per le necessità del popolo.
d. Curzio Nitoglia
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1. Nato a Valladolid il 29 febbraio 1528 e morto a Medina del Campo il 21 ottobre del 1604. Discepolo di Domingo Soto e di Melchior Cano all’Università di Salamanca, ove scrisse profondi commenti alla Somma Teologica dell’Aquinate e insegnò per molti anni acquistando fama di profondo interprete di S. Tommaso d’Aquino. Il suo nome è legato indelebilmente alla celebre controversia sul concorso divino, sulla pre-mozione fisica, sulla grazia efficace e la predestinazione al Cielo ante praevisa merita sostenuta da lui e dal suo Ordine nel 1582-1588 contro Ludovico Molina (Cuenca 1536-Madrid, 1600) e i Gesuiti. Fu uomo di vita austera e di profonda pietà e per vai anni il confessore di S. Teresa d’Avila e dell’imperatore Filippo II.  cfr. U. Viglino, voce Bañez,  in Enciclopedia Cattolica; C. Giacon, La seconda scolastica, Milano, Bocca, 1946, vol. II.
2. Teologo, cardinale e Maestro generale dei  Domenicani, nato a Gaeta il 2 febbraio 1468, morto a Roma il 10 ottobre 1533, riposa nella Basilica di S. Maria sopra Minerva a fianco del Ferrariensis ( Ferrara, 1474 – Rennes 1528) o Francesco de’ Silvestri da  Ferrara, il grande commentatore della Summa contra Gentiles di Tommaso d’Aquino. Tommaso de Vio fu un lavoratore infaticabile e scrisse numerosissime opere di filosofia,  teologia e di esegesi, ma la sua fama più duratura resta legata al classico commento della Summa Theologiae di S. Tommaso d’Aquino, composto dal 1507 al 1520, la cui maggiore edizione è quella Leonina in 13 volumi, iniziata nel 1882 per volere di Leone XIII. Cfr. U. Degli Innocenti, voce De Vio Tommaso, in Enciclopedia Cattolica; C. Giacon, La seconda scolastica, Milano, Bocca, 1946, vol. II.
3. “Qualunque sia la forma di governo, ciò che importa  anzitutto è che ci sia un governo, altrimenti una società non sta in piedi. Quindi l’esistenza di un governo è giustificata dall’ordine intrinseco che pone e conserva i rapporti tra gli uomini, i quali devono vivere e vivono di fatto in società. Ora il governo di una società complessa, com’è la società civile o lo Stato nazionale [e a maggior ragione la società spirituale universale che è la Chiesa, ndr], deve essere forte, cioè capace di tenere sotto di sé e dirigere tutte le attività delle famiglie e degli altri organismi che possono svolgersi entro la società suddetta” (F. Roberti – P. Palazzini, Dizionario di Teologia Morale, Roma, Studium, IV ed., 1968, vol. I, p. 753, voce “Governo”).
4. III Sent., d. 25, q. 1, a. 2, ad 5; S. Th., II-II, q. 14, a. 2, arg. 4;  II-II, q. 1, a. 10; II-II, q. 10, a. 5, ad 3; II-II, q. 1, a. 7, arg. 2; II-II, q. 2, a. 6, ad 3;  II-II, q. 1, a. 9, sed contra
5. È interessante notare che Domingo Bañez (In IIam-IIae, q. 1, a. 10, Venezia, 1587, col. 196) trattando questo problema fa un’analogia tra il Re e il Papa, tra lo Stato e la Chiesa, analogia negata da alcuni che si improvvisano teologi e dichiarano il Papa decaduto dal Papato.  
6. Nato a Revin sulla Mosa nelle Ardenne l’8 gennaio 1685, morto ivi il 20 gennaio 1757. La sua opera principale è la Summa Sancti Thomae hodiernis Academiarum moribus accommodata (19 voll., Liegi, 1746-51), cui fece seguire il Supplementum cursus Theologiae (Liegi, postumo 1759). Il Billuart stesso  fece un compendio delle due opere intitolato Summa Summae Sancti Thomae sive compendium Theologiae (6 voll., Liegi, 1754). Difese la dottrina tomistica sulla premozione fisica, la predestinazione e la grazia efficace. Egli fu il teologo più stimato del suo tempo specialmente nel XIX secolo. Anche ai nostri giorni la sua Summa è uno dei manuali più consultati per l’assoluta fedeltà al tomismo, la chiarezza dell’esposizione e la precisione del linguaggio. Cfr. P. Mandonnet, voce Billuart, in D. Th. C., vol. II, coll. 890-892.
7. Nato ad Auch in Francia nel 1877 e morto a Roma nella Clinica S. Domenico in piazza Sassari il 15 febbraio 1964. Nel 1909 iniziò l’insegnamento della teologia dogmatica alla Pontificia Università dei Domenicani chiamata Angelicum in Roma sino al 1960. “Nella prima metà del XX secolo e soprattutto durante il Pontificato di Pio XII fu il teologo più ascoltato dalla Curia romana. Preciso, chiaro, metodico e profondo, seppe mettere al servizio della teologia meglio di qualsiasi altro la filosofia neotomistica” (B. Mondin, Dizionario enciclopedico di filosofia, teologia e morale, Milano, Massimo, II ed., 1994, p. 362). Garrigou-Lagrange “è stato il più eminente e influente teologo cattolico della prima metà del XX secolo, colui che dopo la crisi modernista ha saputo meglio d’ogni altro operare una solida sintesi tra il dato rivelato e il realismo filosofico di S. Tommaso. L’edificio che egli ha costruito con lo strumento della filosofia tomistica è di enorme portata; è ammirevole oltre che per la sua grandiosità anche per la solidità d’ogni sua parte. È il classico edificio della teologia classica post-tridentina” (B. Mondin, Dizionario dei Teologi, Bologna, ESD, 1992, p. 255). Cfr. I. Colosio, Il padre Maestro Reginaldo Garrigou-Lagrange, l’uomo di studio, in “Rivista di ascetica e mistica”, 1965, pp. 52-68.
8. Giovanni Hus (1369-1415) riteneva, come i Donatisti, che i sacerdoti privi della grazia santificante non conferiscono i Sacramenti validamente (DS, 1208). Egli estendeva questo principio anche al potere che riguarda il governo o la giurisdizione della Chiesa. In breve, secondo Hus, un Papa che non segue S. Pietro nei buoni costumi e nella confessione della fede, non è Papa, successore di Pietro, ma è vicario di Giuda Iscariota (DS, 1212-1213); se il Papa è cattivo o infedele, allora, al pari di Giuda, è un demonio, un ladro, destinato all’eterna rovina, e non è Capo di una Santa Chiesa Militante, non essendo neppure membro di questa (DS, 1220). Secondo Hus ciò vale per tutti i Cardinali e i Vescovi ed anche per i titolari dei poteri civili: “nessuno è pubblica autorità civile sin da che è in stato di peccato mortale” (DS, 1230). Cfr. G. Perini, I Sacramenti, Bologna, ESD, 1999,  II vol., Battesimo, Confermazione, Eucarestia, pp. 87-88; A. M. Lanz, voce Hus, in Enciclopedia Cattolica. .
9. Non è assolutamente o metafisicamente possibile anche per miracolo solo ciò che ripugna (per esempio che un triangolo, restando tale, abbia quattro angoli); è fisicamente possibile per miracolo che un peso  lasciato nel vuoto non cada a terra se Dio sospende le leggi naturali; invece è moralmente possibile che una madre odi e uccida suo figlio andando eccezionalmente e anormalmente contro l’inclinazione naturale.   
10. Questa è la traduzione esatta delle parole del Canone. Si veda G. Campanini – G. Carboni, Vocabolario Latino-Italiano, Italiano-Latino, Torino, Paravia, 1961, VI ed., p. 158, voce “Cum”: “preposizione con l’ablativo indicante compagnia. […]. Una cum, insieme”. I sedevacantisti pretendono che esse significhino: “…la tua santa Chiesa cattolica che fa una sola cosa con il tuo servo il nostro Papa N.”. Ora anche se così fosse  e si dicesse, nel Canone della Messa, che la Chiesa e il Papa sono una sola cosa perché il Papa ne è il Fondamento e il Capo visibile, alla luce di quanto insegnato dai teologi citati  sopra non vi sarebbe nessun inconveniente. Quindi può essere nominato al Canon Missae anche secondo questa traduzione inesatta senza commettere nessun peccato. 

29 commenti:

marius ha detto...

..."ammesso e non concesso che il Papa cada in eresia, ..."

Basta soltanto aprire occhi e orecchie

Anonimo ha detto...


# Sul Papa che cada in eresia

Quando il Papa regnante, nel viaggio in aereo di ritorno dalla sua visita pastorale in Armenia, elogiando la teoria luterana della giustificazione, ha detto: "Oggi luterani e cattolici, con tutti i protestanti, siamo d'accordo sulla dottrina della giustificazione: su questo punto tanto importante lui non aveva sbagliato". Qui, manifestando la sua opinione come dottore privato (che pero' parlava ad una platea mondiale, grazie ai media), Papa Francesco non ha forse approvato l'eresia di Lutero? Non l'ha approvata nel merito, nel suo contenuto? Se Lutero "non aveva sbagliato su questo punto tanto importante" allora si e' sbagliato il Concilio di Trento nel condannare solennemente la teoria luterana della giustificazione! Da questa conclusione non si scappa. Papa Bergoglio si e' espresso in contraddizine manifesta con il dettato del dogmatico Concilio di Trento.
Dobbiamo pertanto dire, secondo logica, che il presente Pontefice, parlando come dottore privato, si e' allineato sulle posizioni dell'eretico Lutero, professando cosi' un'eresia in senso materiale (l'eresia luterana sulla giustificazione per sola fede, che egli mostra di approvare). Quindi, come dottore privato, un Papa puo' cadere in eresia o no? E a Lund, a celebrare "i doni della Riforma" [sic] cioe' a render omaggio all'eresia luterana [sic] ci va come dottore privato o come Capo della Chiesa Cattolica?
Si vorrebbe una risposta chiara.
PP

mic ha detto...

Mi convinco sempre più che la nostra distinzione tra "dottore privato" e "in cattedra" non vale più e comunque non ha alcuna presa con chi dialoga con tutti tranne che con la Tradizione. E la distinzione stessa, se risponde alla nostra logica fatta di rigore - che non è rigorismo ma retto uso della Ragione -, oltre a non valere più non ha alcuna presa su interlocutori che usano il fumoso linguaggio soggettivista quando non orwelliano e fanno della prassi (scissa dalla dottrina, almeno quella esplicita e costante della Chiesa) la loro unica imposta legittimazione.
Non vedo soluzioni a breve termine se non la necessità di continuare a resistere e a portare avanti, pur in spazi esigui, la pastorale sana che custodisca il seme, cioè la Fede.

Anonimo ha detto...

Se non ricordo male, questa tesi del Gaetano è confutata sonoramente con fior di argomenti da San Roberto Bellarmino. Non si capisce perché Nitoglia la ignori.
TEOFILATTO

Anonimo ha detto...

Concordo con Marius: se Bergoglio è Papa allora bisogna dire che il Papa è caduto in eresia, contro i fatti non valgono gli argomenti.

Bergoglio: ‘San Paolo raccomandava la verginità perché attendeva l’imminente ritorno di Gesù e voleva che tutti si concentrassero unicamente sull’evangelizzazione: «Il tempo si è fatto breve» (1 Cor 7, 29) […] Piuttosto che parlare in modo assoluto della superiorità della verginità, dovrebbe essere sufficiente indicare che i diversi stati della vita sono complementari, e che di conseguenza alcuni possono essere più perfetti in un modo ed altri in un altro.’

MAGISTERO DEFINITORIO (DOGMA): “Se qualcuno afferma che la condizione maritale supera quella della verginità o del celibato, e che non è meglio o più benedetto restare nella verginità o nel celibato piuttosto che essere uniti in matrimonio, sia anatema” (DH 1810).

Anonimo ha detto...

Grazie a don Curzio per questo contributo di grande interesse.

Maso

Marco P. ha detto...

mic, credo che nonostante si viva immersi nel soggettivismo non si debba ad esso sottostare ma sforzarsi di tenere dritta la barra del timone mantenendo la corretta visione oggettiva, imprescindibile per non scivolare negli errori che contestiamo agli attuali sedenti nelle sedi di governo e a coloro che li seguono in codesti errori.
Quindi, se è vero quel che dici e cioè che la distinzione tra dottore privato e definizione "ex cathedra", non fa presa sulla platea dei moderni uditori e sul popolo ormai anenestetizzato e direi lobotomizzato da decenni di avvelenamento ideologico, non di meno tale distinzione comunque c'è. E lo sappiamo noi ma anche quelli che non possono varcare quella soglia divinamente posta a difesa della Fede, il non praevalebunt, e perciò cercano di far dimenticare che esiste questo limite. Varcarlo significherebbe per loro smascherare il colossale inganno in cui al momento prosperano. Tale inganno è però già smascherato, ma occorre far qualche sforzo in più, proprio da questa distinzione.
Pensare che qualcuno dica chiaramente che a Lund Bergoglio parlerà come dottore privato oppure invece come Papa mi sembra illusorio. L'equivoco continuerà in quanto è nelle situazioni equivoche che la Fede è messa più a dura prova, e questo è un periodo di prova particolarmente duro.

Piuttosto, tornando allo scritto di don Curzio, se è lecito assistere alla S. Messe Una Cum tradizionali (leggi ad esempio quelle Motu Proprio o quelle FSSPX), perchè non si approfondisce e si dice qualche cosa su quelle N.O. ?
Sottolineare che sono quelle "tradizionali" a rientrare nel novero di quelle ammissibili esclude le altre tout court ?
Se è vero che il Signore non fa mai mancare il necessario ai suoi fedeli, è vero altrettanto che anche la diffusione di S. Messe tradizionali, è limitata e normalmente occorre sobbarcarsi un bel po' di km per potervi assistere, così quando questi km diventano più di 100 e ci sono esigenze familiari che richiamano al proprio dovere di stato, ecco che risulta non dico eroico ma per lo meno arduo combinare il tutto e perciò soffrire al N.O. diventa una scelta obbligata.
In un "Commento" del 5 dicembre 2015, e nei due precedenti Mons. Williamson affrontava l'argomento e concludeva:
".... Pertanto, il NOM e la Chiesa del Novus Ordo, nel complesso sono pericolose per la Fede, e i cattolici hanno ragione ad attaccarsi alla Tradizione per evitare il pericolo. Ma nel prendere le distanze dalla struttura della Chiesa, essi si sono esposti al pericolo opposto: quello di un isolamento che conduce ad uno spirito settario e anche farisaico, scollegato dalla realtà. Nel Novus Ordo ci sono dei veri sacramenti e dei veri cattolici, di cui Dio si prende cura, e i “tradizionalisti” dovrebbe essere felici di questo. Il loro isolamento non deve portarli a ritenere che sarebbero obbligati a negare che nel Novus Ordo sia rimasto ancora qualcosa di cattolico. Questo sarebbe irreale, e il pendolo della realtà tornerà, come con la direzione della FSSPX, dove attualmente non si vede più quanto ci sia ancora bisogno di isolarsi dalla struttura ufficiale della Chiesa. No. La Tradizione ha ancora bisogno di isolamento, ma di un isolamento generoso e non di uno spirito isolazionista".

Infine, cosa si dice di quelle non Una Cum (ad es. IMBC) ? Si ottempera il precetto fondato sul 3° comandamento assistendovi ? Lo si fa liberi da colpa grave ?

Anonimo ha detto...


~ Ancora sul Papa a Lund, ulteriori precisazioni

Nel suo elogio della dottrina luterana sulla giustificazione, Papa Bergoglio si e' fondato sul la Dichiarazione comune fra cattolici e luterani sulla medesima dottrina. Per l'esattezza ha detto: "[...] Ed oggi luterani e cattolici, con tutti i protestanti, siamo d'accordo sulla dottrina della giustificazione: su questo punto tanto importante lui [Lutero] non aveva sbagliato". Non aveva evidentemente sbagliato a sostenere che il peccatore e' trovato giusto da Dio (giustificato) in base alla sola fede nella salvezza procurataci dalla Croce di Cristo! Il punto da mettere in rilievo e' il seguente: la lode di Bergoglio a Lutero viene quale logica conseguenza di quanto scritto in questa incredibile Dichiarazione comune. Si tratta di un documento ufficiale, approvato dai Papi (da tre Papi: GPII, Benedetto XVI, Francesco), nel quale ci si associa alla concezione eretica della giustificazione. Proprio cosi'.
Infatti, se si va a vedere il documento sul sito della S. Sede, troviamo ripetuto piu' volte: "insieme confessiamo che non in base ai nostri meriti ma soltanto per mezzo della grazia e nella fede nell'opera salvifica di Cristo noi siamo accettati" (art. 15); "Insieme confessiamo che l'uomo dipende interamente per la sua salvezza dalla grazia salvifica di Dio...La giustificazione avviene soltanto per opera della grazia..." (art. 19); "Insieme confessiamo che le buone opere - una vita cristiana nella fede nella speranza e nell'amore - sono la conseguenza della giustificazione e ne rappresentano i frutti" (art. 37)". In quest'ultimo articolo si vede che anche per la Gerarchia cattolica attuale le buone opere non cooperano in modo decisivo alla nostra salvezza (Conc. di Trento) ma sono solo una conseguenza della fede nella nostra salvezza, salvezza ottenutaci gia' da questa fede e quindi "soltanto" da essa. Le opere non sono dunque piu' meritorie (e non lo vediamo questo concetto luterano apparire in qualche modo nella Amoris Laetitia?).
Per chi non lo sapesse, il "soltanto" fu arbitrariamente introdotto da Lutero nella sua traduzione di Rm 3, 28, dove S. Paolo, citando la Scrittura, insegnava che "l'uomo e' giustificato per fede [la fede in Cristo], senza le opere della Legge [mosaica, a cominciare dalla circoncisione]". Lutero tradusse: "..noi pensiamo che e' giustificato per sola fede, senza le opere della Legge", replicando con disprezzo ed insulti a chi gli faceva notare l'arbitrario inserimento dell'avverbio "sola" (Io traduco idee, non parole, gridava il forsennato).
Se ne deve concludere che l'errore luterano, gia' condannato formalmente come eresia, e' penetrato in un documento ufficiale della Chiesa. Oppure no? E se no, si dimostri che la mia analisi e' sbagliata, che l'infausto "solamente" della Dichiarazione comune non e' luterano ma corrisponde a quanto ha insegnato sempre la Chiesa.
Nell'attesa della confutazione, possiamo provvisoriamente sostenere che: Papa Francesco va a Lund per magnificare, da Papa in carica, Lutero sulla base di un Documento ufficiale da lui approvato che sottoscrive aspetti essenziali dell'eresia luterana, contraddicendo quanto esplicitamente condannato al Tridentino. Spiritualmente, e' un viaggio verso il piu' profondo dell'Inferno. Preghiamo perche' ci ripensi, perche' lo Spirito Santo gli faccia cadere il paraocchi modernista e la cerimonia sia annullata. Oppure mutata radicalmente, che vada a Lund per convertire gli eretici, come dovrebbe fare, in quanto sacerdote di Cristo e suo Vicario in terra. PP

Anonimo ha detto...

L'onestà intellettuale pretende che si diano pareri (dato che pareri sono) a favore e contro la possibilità del papa eretico, quindi si citerebbero nel caso anche altri teologi e Santi, da san Alfonso Maria de Liguori a San Roberto Bellarmino ecc. Mi soffermo su alcune frasi, ammesso e non concesso(?) che NON sia membro della Chiesa per indegnità o eresia (parrebbe non esserci eresie?) ne resta il governante. - L a Chiesa è fatta di santi e peccatori (non è frase dei modernisti? In quanto la Chiesa è costituita di santi come li chiama san Paolo anche se cadono a volte in peccato e SUBITO si pentono: ciò per essere membri vivi) per divina volontà (sono peccatori)? - ipoteticamente eretico (?)- il fedele deve preoccuparsi solo del 3° com.? E il 1°comando di riconoscere la voce del Pastore nel Suo Vicario? Forse sarebbe ora di capire (come fedele lo dico) dove si trova la Chiesa oggi, non mi pare possa essere nei luterani! E capire se costui è Papa o no!Forse sarebbe il caso di un concilio imperfetto come a Costanza per chiarire alcune cosette non irrilevanti. Se un anticristo mantiene la giurisdizione (Autorità proveniente da Dio) abbiamo messo insieme Dio e beliar.

Josh ha detto...

@PP
avevo provato più in breve a dire la stessa cosa qui sotto nei commenti, citando lo stesso passo:

https://www.blogger.com/comment.g?blogID=5570132738557818436&postID=4918441453478830608

aggiungo: "sola" nel testo non c'è, l'aggiunta inventata di Lutero scopre le sue intenzioni di divisione

Romani 3,28

λογιζομεθα ουν (<n.d.r.altri codici hanno gar per infatti) πιστει δικαιουσθαι ανθρωπον χωρις εργων νομου

(riteniamo) (infatti) (per fede) (è giustificato) (un uomo)(senza)(opere)(della legge)

"riteniamo che l'uomo è giustificato per fede senza opere della legge."

ma il sola non c'è, e lo ammettono anche gli altri protestanti
cfr.

https://triangulations.wordpress.com/2010/05/09/romans-328/

detto questo, il bello è che, come dicevamo sopra, S. Paolo continua a parlare pagine e pagine, non ha terminato.
I luterani e post-tali si sono fiondati solo su questo passo, IDEOLOGIZZANDOLO, tralasciando tutto il resto.

L'uomo è giustificato per fede. Senza Sola.
Ma sempre per fede deve vivere una vita degna CONSEGUENTE ALLA GIUSTIFICAZIONE RICEVUTA, le buone opere hanno un ruolo nello stabilire dove passerà l'eternità.
Infatti, non basta magnificare quanto Gesù ha già fatto per me sulla Croce, se non mi pento, cambio vita, faccio frutti degni del ravvedimento, mi santifico, compio buone opere che hanno un ruolo nella mia salvezza.

Si vedano (non solo i Vangeli ovviamente), non solo l'Ep. di S. Giacomo (in cui il valore delle opere buone è sottolineato in maniera inequivocabile), ma anche la stessa immagine in S. Paolo (e altrove) in cui si parla delle corone di gloria che Dio darà secondo i meriti di ciascuno: ecco che il merito di ciascuno, in ambito buone opere, conta assai. (1Corinzi 9,25; 2Timoteo 2,5;
2Timoteo 4,8; Giacomo 1,12; 1Pietro 5,4; Apocalisse 2,10; Apocalisse 3,11)

la presa di posizione del doc. congiunto sulla Giustificazione è tragica perchè avalla questo errore ed intento di Lutero.
Si tratta di ideologizzazione di un passo estrapolato su gli altri, già quando Lutero scrive che l'epistola ai romani (in realtà alcuni passi estrapolati e tradotti pure impropriamente come abbiamo visto sopra) è il cuore del vangelo, anzi la sua espressione più pura (sempre inteso come giustificazione per sola fede senza opere degne e senza novità di vita).

Lutero Scrive: "l'ep. romani è il documento più importante del NT, il vangelo nella sua espressione più pura....una luce risplendente, sufficiente a illuminare l'intera Bibbia" (M. L., Prefazione alla lettera ai Romani) specie con la sua traduzione impropria e aggiunta di vocaboli che non ci sono, come il "SOLA". Già da lì si capisce l'intento e l'ideologia usandolo come chiave esegetica di TUTTA la S.Bibbia.

Josh ha detto...

Aggiungo: da quell'interpretazione ideologica di Lutero, di "giustificazione per sola (aggiunto arbitrariamente)fede" di cui nella sua Prefazione alla Let. Romani, si dice ancora "È il cuore del vangelo biblico" , e di lì l'errore passa all’intera riforma protestante. Calvino concorda, chiamando la giustificazione per sola fede, nelle sue Istituzioni, "il perno sul quale ruota tutta la religione."
(Calvino, Ist. III, 11,1)

per lui la giustificazione per sola fede, senza opere sante, come estrapolata da Lutero con la traduzione errata dall'Epistola e l’aggiunta del “sola” che non c’è, era addirittura fondamento stesso della certezza della salvezza. Basta quel che ha fatto Cristo per noi, dicono. A noi basta saperlo. Auguri.

bene: la dichiarazione congiunta coi Cattolici(?) sulla Giustificazione, ignora il Concilio di Trento (articoli riportati ai link sopra) e si dice d'accordo con tutto questo.

Lutero proclamava anche come motto che "il giusto vivrà per fede" (intendendo senza la necessità delle opere)...sembra tanto la definizione di eresia come la spiegava San Pio X: non sempre si dice qualcosa di sbagliato, a volte una pagina è giusta, e quella dopo è totalmente falsa.

E infatti "Il giusto vivrà per fede" lo dice ovviamente la Sacra Scrittura in Ebr. 10,38...

Peccato che il versetto non sia finito, infatti aggiunge

"MA se si tira indietro, l'anima mia non lo gradisce!». Con chiaro riferimento alle buone opere meritorie. Altro che pecca fortiter sed crede fortius!

Lorenzo F. ha detto...

Insomma basta discostarsi un attimo dalla linea di questo blog, osare contraddire un autore di un articolo per essere vergognosamente censurati! Ma vi sembra normale?

mic ha detto...

Certo che è normale, quando si attacca la persona anziché confutare ciò che esprime se non si è d'accordo.
Questi comportamenti e non il dissenso, che aiuta ad approfondire, divergono dalla linea editoriale di questo blog.

mic ha detto...

Certo che è normale, quando si attacca la persona anziché confutare ciò che esprime se non si è d'accordo.
Questi comportamenti e non il dissenso, che aiuta ad approfondire, divergono dalla linea editoriale di questo blog.

Anonimo ha detto...

Per l’anonimo delle 16:12, che dice: “L’onestà intellettuale pretende che si diano pareri (dato che pareri sono) a favore e contro la possibilità del papa eretico, quindi si citerebbero nel caso anche altri teologi e santi, da sant’Alfonso Maria de’ Liguori a san Roberto Bellarmino ecc.”

Ma qui non si tratta della questione della possibilità d’un papa eretico (“è possibile o no che un papa cada nell’eresia?”), ma d’un’altra: “dato, per ipotesi, che un papa cada nell’eresia, cessa per questo d’esser papa?”

Don Curzio ci fa sapere (io, confesso, l’ignoravo) che grandissimi teologi, come Domenico Báñez e Reginaldo Garrigou-Lagrange (del quale ho tanta stima che mi sentirei di dire di lui quel che Cicerone diceva di Catone, “Reginaldus mihi unus est pro centum milibus”, “il solo Reginaldo conta per me come centomila altri”), hanno sostenuto che, anche in caso d’eresia, il papa resta tale.

Si può esser d’accordo o no, giacché in fin de’ conti si tratta, come dice Lei, d’opinioni. Ma, appunto, la cosa è quindi dubbia. Ragione di più per andarci col piede di piombo. Anche se per ipotesi si fosse provato che Francesco I sia eretico (e la cosa è molto, ma molto più ardua di come sembra a qualcuno degli amici che scrivono qui), nemmeno in quel caso potremmo dire con sicurezza che non è più papa.

Almeno in questo, cioè nell’invitarci a un’estrema prudenza, don Curzio ha pienamente ragione, e io lo ringrazio ancóra di cuore, sperando che ci benedica e preghi per noi.

Maso

Epiphanio ha detto...

Condivido l'articolo di don Curzio, molto illuminante e preciso. Infatti, sono cose che uno conosce ma non ha gli elementi per formularle in modo chiaro. Mi ricorda P. Meinvielle (vedi "De la Càbala al Progresismo", 2 ed., 2013) quando parlava della possibilità di uno stesso Papa per due chiese, una della propaganda, gnostica, un'altra delle promesse, indefettibile. Penso che si possa applicare alla recita del Rosario, dal momento che la preghiera per il Papa la si fa per le intenzioni del Papa della Chiesa cattolica, il quale potrebbe capitare di essere uno gnostico ed eretico. Ora, che Nostro Signore possa accogliere le preghiere e distribuire le grazie secondo la Sua Provvidenza, anche per la conversione del Papa, è un mistero che tocca la comunione dei Santi.
La Chiesa è una sola, ma i suoi membri possono allontanarsi da Essa creando una chiesa gnostica, equivoca, simile alla città degli uomini (vedi S. Agostino). Il Papa, in quanto al suo potere di governare tutta la Chiesa, potrebbe cadere in eresia e partecipare ed alimentare alla chiesa gnostica, della pubblicità e della mondanità.
Il Papa, o El Papa, è ora Bergoglio. Peggio per lui se non si ravvede, perché avrà pure il suo giudizio.

quale Magistra ha detto...

a questo punto si torna al solito terribile nodo al pettine, dove le coscienze cattoliche più vigilanti in cerca della Verità tradita, seguendo la retta ragione, giocoforza si pongono questa domanda cruciale:

Come potrebbe la Chiesa vincolarci all’errore con la pienezza della sua autorità?
...
(si rileva che il nodo è sempre lì):
il dotto teologo mons. B. Gherardini rivolse quelle pressanti questioni a BXVI circa il "discorso da fare intorno al cv2", (che è all'origine di tutti i mali attuali), ad es. nella Supplica al Santo Padre BXVI sul CVII come epilogo del libro chiese:
“Qual è la sua natura? Il suo valore dogmatico? La sua pastoralità di cui si dovrà autorevolmente precisare la nozione, in quale rapporto sta con il suo eventuale carattere dogmatico ...etc."
ma non ci fu nessuna risposta.

"Vi sono quindi due “magisteri” che si contraddicono e che pertanto non possono venire entrambi da Pietro, perché Pietro e la sua Chiesa non possono dare frutti cattivi. Vi è però obbligo di conformarsi…ad entrambi, cosa impossibile. Il teologo pubblicò quindi l’amarissimo seguito del suo libro e cioè: “Il discorso mancato” con la Lindau. Ci furono le “dimissioni” e l’avvento del pontefice più gradito di sempre, tra credenti e non, come attestano tutti i sondaggi. Con Joseph Ratzinger vi fu la dogmatizzazione (forzata e apodittica) della “continuità” che servì per rimettere (apparentemente) nell’alveo della Tradizione il CVII. Chiusa quella “fase” e mai contraddetta esplicitamente da Bergoglio perché data ormai per acquisita, si può tornare a “volare” facendo balzi “in avanti” che riprendono invece lo “spirito del concilio” roncalliano. Questo crea un disagio fortissimo in coloro che avevano posto troppe speranze sul pontificato di Joseph Ratzinger. Riflessione tedesca e balzo in avanti argentino, si pongono come due facce del modernismo condannato, dirette verso la stessa direzione: la sconfitta, il “praevalebunt”, riempito da una sorta di guerra civile interna tra i nostalgici del ‘papaemerito’ e i difensori del ‘vescovodiroma’, sotto lo sguardo apprensivo della mistica Caterina Emmerich che vide la rovina stessa della Chiesa con “due papi”..."

http://www.radiospada.org/2013/10/la-chiesa-e-il-papa-o-insegnano-il-vero-o-non-sono/
art. del 23 ott 2013, ancora attualissimo

Pietro Ferrari ha detto...

Lo conosco dal 1995 ... mi genera tristezza vedere una così grande intelligenza ripiegata a difendere l'indifendibile che tra l'altro già aveva condannato.

E' non solo OGGETTIVAMENTE sacrilego partecipare attivamente ad un rito in cui ci si deve unire alle intenzioni LITURGICHE del celebrante che considera anche SOGGETTIVAMENTE come Papa un eretico, ma anche appunto soggettivamente se vi si partecipa ben sapendo che si offre una oblatio 'immonda' perché ordinata da e in comunione con un signore che intende o comunque agisce per distruggere la Chiesa.

Comunque e in estrema sintesi, il pezzo riguarda eresìe private non ex cathedra e si può leggere anche in senso (involontariamente) filo-tesista, in quanto concede ai sedenti al Soglio un qualche titolo (apparentemente legittimo) per essere considerati almeno come materialmente occupanti la Sede. E' invece incomprensibile quanto antitradizionale come Nitoglia possa, manifestamente, dire che un eretico pubblico (quindi) neanche membro della Chiesa possa però esserne il CAPO munito di (vera e formale) giurisdizione (!!!) - ossìa quella di !!! governare, giudicare, santificare, canonizzare, insegnare, legare e sciogliere !!!! - solo perché c'è bisogno nella Chiesa di una 'qualche visibilità' (dell'eresìa?) e perché un corpo morale DEVE avere per forza un capo per comunicare la vita, come se il vero Capo della Chiesa non fosse Gesù Cristo. Pensavo di dover aggiungere qualcosa al mio libro Non Possumus dopo questa lettura ma non ne trovo le ragioni.

Angelo Busico ha detto...

"Infatti è il Ministro che risponde a Dio delle sue scelte, mentre il fedele deve solo rispondere se ha osservato o meno il 3° Comandamento: “Ricordati di santificare le feste".
Perché questa verità viene così spesso - come dire - dimenticata ?

Cesare ha detto...

Allora per lo stesso ragionamento tutti i sacramenti praticati da sacerdoti modernisti sono validi e quindi anche tutti i sacerdoti modernisti sono sacerdoti validi e valide sono le messe dove si balla la tarantella e si canta quello che si vuole e si spruzza l'acqua benedetta con pompette e la comunione si puo' averla nelle mani e si puo' intingere l'ostia nel vino e ci si puo' confessare da un prete notoriamente modernista. Don Curzio Nitroglia puo' rispondere a tutto questo?

Anonimo ha detto...

dall'articolo linkato sopra da Quale magistra: Can. 753 – I Vescovi, che sono in comunione con il capo del Collegio e con i membri, sia singolarmente sia riuniti nelle Conferenze Episcopali o nei concili particolari, anche se non godono dell’infallibilità nell’insegnamento, sono autentici dottori e maestri della fede per i fedeli affidati alla loro cura; a tale magistero autentico dei propri Vescovi i fedeli sono tenuti ad aderire con religioso ossequio dell’animo"

Pertanto, i fedeli sottoposti ad esempio alle tante Conferenze Episcopali nazionali, ma anche ai singoli vescovi diocesani, devono “aderire con religioso ossequio dell’animo” – in quanto “affidati alla loro cura” – a quanto esse od essi insegnano, propongono a credere, consigliano, essendo “maestri della fede”. Ogni spazio a disobbedienze, distinguo, opposizioni o critiche, risultano essere contrarie a quell’ossequio religioso che un animo fedele deve avere. Quindi la C.E.I. va ossequiata quando propone dottrine morali permissive circa la Legge sulla fecondazione assistita o quella olandese o austriaca quando contrastano altri insegnamenti ufficiali. Tutto ciò presuppone che la differenza dottrinale non dovrebbe in teoria mai sussistere tra le varie componenti della Chiesa.)

Avanti dunque cosa aspettate voi pseudotrazionalisti/pseudocattolici a sgambettare insieme ai radicali per la marcia in favore dell'amnistia?! Ditelo anche al sig Quinto!
http://www.radicali.it/20161019/giustizia-partito-radicale-cei-conferenza-episcopale-italiana-aderisce-alla-marcia-lamnisti

PATETICI

mic ha detto...

Avanti dunque cosa aspettate voi pseudotrazionalisti/pseudocattolici a sgambettare insieme ai radicali per la marcia in favore dell'amnistia?!

Non siamo mai allineati con le 'storture', da chiunque vengano. Trovi una sola virgola di questo blog che sia 'cerchiobottista'...

Il 'religioso ossequio', indica rispetto che non significa disattivare l'uso di ragione, respingendo ogni deviazione dall'insegnamento costante della Chiesa e formulando tutte le critiche tento necessarie quanto rispettose dettate dalla coscienza per il bene nostro e di tutti.

Patetico è chi continua ad insultare noi, dando sfogo alle sue contrarietà ma mostrando di non conoscere i contenuti di questo blog.

mic ha detto...

"Infatti è il Ministro che risponde a Dio delle sue scelte, mentre il fedele deve solo rispondere se ha osservato o meno il 3° Comandamento: “Ricordati di santificare le feste".
Perché questa verità viene così spesso - come dire - dimenticata ?


Il fedele non risponde solo del 3° comandamento, ma anche di tutti gli altri. E ogni fedele non può scindere la sua coscienza di credente dal suo comportamento di cittadino. La Fede non è una questione privata (anche se cercano di renderla tale) ma investe anche la sfera pubblica!

mic ha detto...

Per Cesare Ferrara,

non si può fare di ogni erba un fascio.
Conosco diversi sacerdoti non modernisti ma neppure aderenti a ambiti tradizionali, che portano avanti una pastorale certamente non eretica né eretizzante (ho presente tra l'altro anche la mia parrocchia). Così come ci sono molti sacerdoti (soprattutto tra i più giovani), che avvertono disagio e cercano di approfondire e di ben orientarsi.
Questo è un dato che mi risulta personalmente, così come personalmente non sono incline al catastrofismo anche se devo ammettere che ci troviamo in una situazione inedita e di estrema gravità. Ma confido nel Signore e nella Sua Chiesa che non è né estinta né estinguibile.

Ovvio che nessuno di noi può aderire o seguire quei sacerdoti modernisti che compiono abusi liturgici o sono allineati ad una 'pastorale' in rottura con l'insegnamento costante della Chiesa.
Poiché la liturgia è il fulcro di tutto e personalmente aderisco a quella scuola teologica che ritiene che la Messa sia valida se il sacerdote intende celebrare secondo ciò che intende la Chiesa (quella cattolica che crede nella 'transustanziazione', per intenderci e non nella 'transignificazione' o peggio), è ovvio che le celebrazioni da disertare sono proprio quelle di costoro. Ma, onestamente, non possiamo affermare che TUTTE le celebrazioni al di fuori di contesti aderenti alla Tradizione siano invalide...

mic ha detto...

Ho cancellato in questo momento l'ennesimo intervento provocatorio. Non intendo lasciarmi trascinare in alcuna disputa. Il tempo va 'speso' in maniera costruttiva e non per le sterili contumelie.
Qui non si parla con autorità che nessuno di noi si arroga, neppure don Curzio Nitoglia. Si esprimono pareri motivati che si possono accogliere o se ne può dissentire e eventualmente si possono confutare argomentando invece che con insulti ad personam : lo stesso comportamento dei modernisti ai quali ci assimilate del tutto arbitrariamente.
Se siete veri cristiani dovreste tentare di piantarla con gli insulti e le provocazioni, che ovviamente non pubblico, ma che trovo davvero eccessivi sia nel numero che nei toni.
Se non siete d'accordo non vi resta che andare a pascolare altrove.

mic ha detto...

Per Pietro Ferrari,
Conosco i trascorsi di don Curzio, ma è ben noto che ne ha preso pubblicamente le distanze.
Non entro nelle sue argomentazioni perché sono posizioni che non mi sento in coscienza di assumere.

Anonimo ha detto...

'E' invece incomprensibile quanto antitradizionale come Nitoglia possa, manifestamente, dire che un eretico pubblico (quindi) neanche membro della Chiesa possa però esserne il CAPO munito di (vera e formale) giurisdizione (!!!) - ossìa quella di !!! governare, giudicare, santificare, canonizzare, insegnare, legare e sciogliere !!!! - solo perché c'è bisogno nella Chiesa di una 'qualche visibilità' (dell'eresìa?) e perché un corpo morale DEVE avere per forza un capo per comunicare la vita, come se il vero Capo della Chiesa non fosse Gesù Cristo" .

Pietro Ferrari, Lei non ha letto l'articolo, perchè ciò che dice se applica anche a Padre Domenico Banez, Charles-René Billuart, Padre Garrigou Lagrange e anche al Gaetano. Così, sono anche loro "antitradizionale"? Esiste alcuna condanna delle loro tesi per il magistero quando hanno diffeso ciò che possiamo leggere nell'articolo di D. Nitoglia? O è lei a condannare le tesi che diffendono questi grandi teologi?

Anonimo ha detto...

Non si continui a fare come fecero i farisei e i sadducei 2000 anni fa, oggi tradizionalisti e modernisti, ma si accetti finalmente la Verità, non giudizio di uomini che non contano e passano ma il giudizio di Dio, e questo è scritto nella Rivelazione, nella Tradizione, nel Magistero vero, nei Santi Padri, nella liturgia vera...se vogliamo rispettare opinioni e biancovestiti solo in quanto biancovestiti che ci portano all'inferno..e ci piacciono i sofismi... allora il giudizio sarà contro di noi.

mic ha detto...

Credo che il giudizio sarebbe contro di noi se accettassimo acriticamente tutto quel che dicono i biancovestiti solo in quanto biancovestiti.
Un conto è il rispetto, un conto è l'adesione della coscienza.