Caro Daniele, probabilmente non sei a conoscenza della situazione. Debbo precisarti che la Chiesa di San Francesco a Forlì è dei Frati Minori di San Francesco e non resterà abbandonata perché ci sarà un Frate Minore: Fra Costantino Tamagnini, dei Frati Minori. Inoltre, anche per la mia formazione liturgica, da te non condivisa, finché non è chiarita e risolta pienamente la posizione della Fraternità di San Pio X col Papa e la Santa Sede, io non ho alcuna intenzione di concedere la celebrazione della Liturgia, in particolare Eucaristica, secondo il Rito di San Pio V: non lo ritengo necessario e nemmeno opportuno. So che è stato fatto senza il mio permesso all’ospedale, per cui ho ingiunto al Cappellano di non concederlo in avvenire. Ad ogni modo, per i motivi sopraesposti, per ora non se ne fa nulla. Cordiali saluti. (Don Lino Pizzi)
A Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Lino Pizzi
Vescovo di Forlì-Bertinoro
Oggetto: risposta alla Sua comunicazione e-mail del 29/9 u.s.Eccellenza Reverendissima,
abbiamo atteso qualche giorno per riscontrare la Sua immediata risposta via e-mail (…forse troppo immediata?) alla nostra lettera aperta. Abbiamo atteso sperando di vedere, comunque, qualche passo di mediazione e una disponibilità al dialogo che dimostrasse – almeno – la volontà di comprendere, con la carità propria dei Pastori d’anime, il nostro vivo desiderio di far crescere “l’esperienza della Tradizione” anche a Forlì.
Poiché ciò non è avvenuto, non ci sembra di poter mancare d’importunarLa ancora con alcune considerazioni ed opportune puntualizzazioni a quanto Lei, in modo tanto cursoreo, ci ha scritto.
Innanzitutto ci preme chiarire che conosciamo bene la situazione di S. Francesco. Siamo, infatti, ben consapevoli che essa sia di proprietà dell’Ordine dei Frati Minori, tant’è vero che le abbiamo chiesto di “favorire la destinazione d’uso”, ossia d’intercedere presso l’Ordine a nostro favore. Ci ha positivamente sorpreso, invece, apprendere da Lei dell’arrivo di un (!) frate per “abitare” la Chiesa di C. so Garibaldi. Sono state raccolte quasi 9000 firme per impedire la partenza dei frati ma era stato ribadito, ancora nella S. Messa di saluto a Montepaolo del 25/9 u.s., che la decisione dell’addio era “irrevocabile” (anche il sito internet diocesano, tuttora, riporta questo) e che solo dei laici avrebbero avuto la custodia dei luoghi. Ad ogni buon conto, la nostra richiesta, come alla fine della lettera aperta ben Le avevamo esplicitato, non era legata ad un luogo, ma ad un fine: “rendere possibile anche a Forlì, l’esperienza della Tradizione”. Un fine che resta, pertanto, totalmente valido.
Venendo al cuore della Sua risposta, che è quello che più importa:
- non è nostro compito - né ci è delegato - di spendere parole circa la posizione della FSSPX. Sarebbe, però, nostra curiosità sapere com’è stata “chiarita e risolta pienamente con il Papa e la Santa Sede” la posizione della Chiesa Ortodossa Rumena, alla cui Diocesi Italiana Lei ha concesso, molti anni fa, l’uso perpetuo (?) dell’Oratorio di San Giuseppe dei Falegnami, per istituirvi una “parrocchia”;
- quanto poi al rifiuto di “concedere …. il Rito di San Pio V”, la sua profonda formazione liturgica non ignora certamente che Papa Benedetto XVI ha liberalizzato quel ‘mai abrogato’ rito (col Motu Proprio Summorum Pontificum del 7/7/2007) e che pertanto ogni sacerdote può celebrarlo (indipendentemente dalla posizione canonica della FSSPX) senza dover chiedere ed ottenere, da Lei o da altri, alcun permesso;
- sapevamo che Lei aveva “ingiunto” al Cappellano dell’Ospedale di non permettere a noi cristiani delle “novelle catacombe” di utilizzare quel sacro luogo (l’ampiamente inutilizzata Cappella del Padiglione ‘Allende’) per le nostre Messe “clandestine”, ma non abbiamo mai smesso di sperare in un suo atto di carità, anzi, com’è ora di moda, di “misericordia”.
Una misericordia che, sorprendentemente, abbiamo trovato solennemente dichiarata (sulla carta) nelle Linee Pastorali per il Biennio 2016/2018, da Lei presentate ufficialmente e con grande risalto anche mediatico, lo scorso 30/9 in Cattedrale.
L’abbiamo ritrovata là dove si dichiara che la scelta del ‘metodo sinodale’ col quale intendete lavorare (p. 14, n°1) comporta di: "accogliere tutte le posizioni nella vita ordinaria delle nostre comunità, delle nostre parrocchie. Non è lontana la stagione nella quale, nelle nostre comunità, alcuni si sentivano di dichiarare altri meno cattolici. Una forma di delegittimazione che divideva profondamente. Ora puntiamo alla comunione nella molteplicità dei doni senza prevenzioni".
Dobbiamo, così, dedurre – ci permetta la celia - che nella correzione delle bozze sia saltata una riga dopo la parola “prevenzioni” a seguito della quale si sarebbe dovuto leggere ancora: “eccetto che verso i ‘non allineati’ tradizionalisti che fanno richieste non necessarie e nemmeno opportune”…
A noi sembra chiaro, Eccellenza Reverendissima, che solo una visione prettamente ideologica impedisce, ad una ben definita generazione ecclesiale, di prendere atto che il cambiamento di liturgia, consequenziale al cambiamento di fede operato dal Concilio Vaticano II, ha svuotato le chiese e distrutto le vocazioni.....
E’ accaduto, però, un fatto: in questi pochi giorni, spesso in modo discreto e riservato, ci sono giunti tanti messaggi di apprezzamento e di condivisione da laici e consacrati. In particolare, alcuni di questi ultimi, si sono spinti a dire che loro non capiscono il senso di certi arroccamenti e che personalmente non hanno nessun problema, né col Rito Tridentino, né con la sua celebrazione da parte dei sacerdoti cattolici della FSSPX.
Questo ci ha enormemente consolato e ci ha confermato ancor di più nella buona battaglia la cui prosecuzione affidiamo all’intercessione della Beata Vergine del Fuoco.
Siamo sicuri che, al pari della sua immagine cantata nell’inno, anche la Santa Tradizione risorgerà molto presto nella nostra città.
In Xto Rege
Daniele Casi
Forlì, 3 ottobre 2016
19 commenti:
Auguri!
Dopo che in Italia in Francia e in altre nazioni europee le nostre chiese cattoliche edificate per il culto del l'unico vero Dio rivelato da nostro Signore Gesù Cristo e mantenuti a spese dei fedeli sono state utilizzate per forme di preghiera assolutamente idolatrica da parte di infedeli, trovo assolutamente ingiustificato, di pessimo gusto e senza un minimo criterio logico negare una chiesa perché in essa vi sia celebrata la Santa Messa di sempre. Spero davvero con tutto il cuore che gli italiani smettano di versare il loro otto per mille a una chiesa che gioca a essere arbitra tra la fede e l'impostura eretica, tra Cristo nostro Signore è il demonio! Finanziare questo tipo di realtà eclesiastica è peccato contro la giustizia. Stefano toson
Regalano chiese ai maomettani, fanno partecipare i maomettani alla messa consentendo loro perfino di cantare i versi del corano ...
ma non permettono ai cattolici che si celebri il vero Sacrificio di Cristo ... la Santa Messa tridentina... e ora di ritornare alle catacombe!
"non permettono ai cattolici che si celebri il vero Sacrificio di Cristo " : è una cosa vergognosa, indegna da vedersi tra confratelli della stessa fede. Veramente debbono avere un'odio luciferino verso tutto ciò che sa di preconciliare. Loro sarebbero i misericordiosi, quelli dei ponti e non dei muri ? sarebbe questo il loro spirito evangelico, il dialogo con tutti, queste sono le loro "porte aperte"? (su Verona Fedele c'è una rubrica con questo nome, inaugurata da una coppia di omosessuali; che schifo, lasciatemelo dire; accolgono e elogiano i froci e odiano i veri cattolici, ma ne risponderanno a Cristo, ho se ne risponderanno)
..hanno per padre il diavolo....l'ipocrisia e la menzogna sono le loro stelle polari...
monsignor Pizzi, i fedeli della Tradixione che sono a Forlì non si fanno lobitomizzare il cervello. La c.d liberalizzazione della celebrazione Messa Vetus Ordo prescinde dalla soluzione, se vi sarà un giorno, dei rapporti fra S. Sede e Fsspx. Non siamo così ignoranti, non beviamo tutto ciò che ci viene propinato.
Una interpretazione di massima del presente:
Questo perenne dire e disdire è la "tecnica", al passo dei tempi, per la conquista e mantenimento del potere. Per i sovvertimenti necessari alla trasformazione dell'essere umano in composto biologico pluriuso.
La tecnica del 'potere anonimo'del nuovo millennio, che non potrà essere accusato di questo e quello perchè, avendo detto e fatto in contemporanea anche il contrario di questo e quello, non avrà espliciti forti accusatori nè forti difensori. Gli uni mancando di prove provate, gli altri di motivi di difesa fondati.
In tal modo il potere costruisce la sua perpetuità. Così crede.
Il presule forlivese si firma "don Lino Pizzi", al pari del suo degno superiore "vescovo di Roma". Il primo omettendo il proprio titolo di Vescovo, il secondo quello di Sommo Pontefice.
Ci si potrebbe chiedere per quale motivo costoro vogliano privare del dovuto onore l'uno la propria consacrazione episcopale, l'altro il ruolo di Vicario di Cristo: ma sappiamo tutti che questa umiltà d'accatto, in fondo, altro non è che un modo per mettere in ombra Nostro Signore, sommo ed eterno Sacerdote, pavoneggiandosi come i farisei.
Eppure entrambi, l'uno presentandosi come "don Lino", l'altro come "vescovo di Roma", si guardan bene dal rinunciare al potere che quelle cariche garantiscono loro. E così, ostentando un'umiltà fittizia, spadroneggiano e comandano e ingiungono, contro il diritto canonico ed ancor più contro la salus animarum e quella misericordia ch'essi hanno ridotto a mero collutorio ideologico.
Sarebbe auspicabile che questi egocentrici, intenti solo ad innalzare se stessi e ad umiliare Cristo Sacerdote di cui dovrebbero essere immagine, si decidessero una volta per tutte a ritirarsi in qualche remota pieve, lasciando a chi ha qualità intellettuali, spirituali, morali e dottrinali tanto l'uso del titolo, quanto l'abito e la dimora.
Tornatevene a casa, ipocriti! Fuori dall'episcopio e da Santa Marta: se ci tenete a farvi trattare da semplici chierici, abbiate la decenza di non imporre la vostra volontà a chi trattate - in spregio al ridicolo - come sudditi.
"Questo perenne dire e disdire è la "tecnica", al passo dei tempi, per la conquista e mantenimento del potere. Per i sovvertimenti necessari alla trasformazione dell'essere umano in composto biologico pluriuso." Brava Irina, incornicerò queste frasi.
Ho letto tutto d'un fiato la replica e la sottoscrivo. E' stata usata la dovuta cortesia ed eleganza nello scrivere. Tanto mi è piaciuta in particolare questa affermazione: "Dobbiamo, così, dedurre – ci permetta la celia - che nella correzione delle bozze sia saltata una riga dopo la parola “prevenzioni” a seguito della quale si sarebbe dovuto leggere ancora: “eccetto che verso i ‘non allineati’ tradizionalisti che fanno richieste non necessarie e nemmeno opportune". Nessuna illusione su una futura riconversione!Per costoro vige la legge: mors tua, vita mea! Non hanno alternative. Oggi son forti e si gonfiano di presunzione, ma domani? Da un cesenate: Sursum corda.
Baronio,
Per correttezza devo precisare che il (Don Lino Pizzi) è un'aggiunta redazionale, che il realtà è l'intestazione della mail sulla quale, nel testo pervenuto, non compariva la firma.
Rimane il paradosso di un nome e un cognome che paiono una beffarda antifrasi: lino e pizzi... piuttosto terital e perle di plastica, almeno a giudicar dalle mitrie e le casule che il Nostro indossa.
Confermo che mitrie dell'Eccellentissimo abbondano di plastiche perline
Purtroppo da tre anni stiamo assistendo al disvelamento di molti cuori !
Ma noi fedeli alle promesse alla Vergine Madre non giudichiamo e preghiamo per loro .
Ieri Monica Mondo ha intervistato un giovane Sacerdote proveniente da Mosul che parla ancora la lingua di Gesu' e l'intervista si conclude con il Padre Nostro in aramaico .
https://gloria.tv/video/peRABSaXyL2c3VJ8HU8aLfcNu
Padre Rebwar è un sacerdote iracheno di 38 anni, nato a Erbil, ordinato nel monastero di san Giorgio a Mosul, diventato tristemente noto per la distruzione e la profanazione delle bandiere nere dell’Isi. Un cristiano che con la sua gente ha vissuto l’esodo del 2014, per accamparsi nei campi profughi da cui non si può partire, perché nessun paese ti accoglie; un cristiano che ha visto la denigrazione, la tortura e le morti più crudeli da parte dei fondamentalisti islamici, e che ha visto così tanti amici morire, da non conoscere più la paura.
Lunga vita al cardinale Sarah
Essere razzisti anche molto moderati, anche per problemi di amigdala e dunque di salute, anche perché si è stufi di leggere notizie come quella del nigeriano assassino che la magistratura impone di ospitare in Italia in quanto nigeriano, è molto pericoloso: gli antirazzisti sono ferocissimi e dediti al linciaggio. Per questo ho letto, in ritardo, “Dio o niente”, il libro del cardinale guineano Sarah: metti che mi convinca che l’africanizzazione dell’Italia è cosa buona e giusta… Purtroppo non mi sono convinto. In compenso ho scoperto un uomo di Dio. Secondo Sarah “l’idea di una donna cardinale è tanto ridicola quanto quella di un prete che volesse diventare religiosa”, nelle rivendicazioni femministe c’è “grande arroganza e volontà di potere”, la teoria del genere è una “frode immorale e demoniaca”, i partigiani dell’eutanasia sono lupi che si fingono “agnelli generosi al fianco dei più deboli”. Sul versante liturgico è filo-tridentino (“Con l’antico messale riusciamo a comprendere meglio che la Messa è un atto di Cristo e non degli uomini”), su quello sociale sembra Nicola Porro: “L’uguaglianza non è una creazione di Dio. L’egualitarismo è un’ideologia che prospera grazie alla dimenticanza del religioso”. Lunga vita al cardinale Sarah, una luce dal conradiano continente di tenebra.
(Camillo Langone)
Oggi ho visto una maomettana sputare, modo cammello, mentre passava davanti alla Basilica.
Certi sedicenti consacrati sono alla stessa stregua dei proci che occupavano impunemente la casa di Ulisse. Un giorno però il Re che credevano morto tornò e fece giustizia e regnò con la sua sposa fedele!
Estratto del libro “Padre Pio nella sua interiorità. Figlio di Maria, francescano, stigmatizzato, sacerdote, apostolo, guida spirituale”, di Don Attilio Negrisolo, Don Nello Castello, Padre Stefano Maria Manelli (Edizioni San Paolo, Roma, 1997).
https://gloria.tv/article/6AcnHrYGbyWRDLXTvdNiqmMd3
Adesso bisognerà collaborare con Fra Costantino Tamagnini ,che di collaboratori ne avrà bisogno .Senza stare a stracciarsi le vesti .In silenzio ....bobo
Se il povero frate part-time lascerà spazio all'Esperienza della Tradizione, troverà disponibilità. Altrimenti anche considerando la venerabile larva a cui è stata ridotta S. Francesco, presto non avrà che tornarsene stabilmente a Bologna
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