Cosa sta accadendo ai Francescani e alle Francescane dell'Immacolata?
Il recente Decreto di commissariamento della Suore Francescane dell'Immacolata, ha ridestato l'attenzione sulla dolorosa e per molti versi sconcertante vicenda dell'Ordine. In un documentato articolo (da noi ripreso qui) Maurizio Blondet riporta gli esiti dell’incontro di uno dei commissari, Sabino Ardito, coi Francescani dell’Immacolata – in pratica, coi superiori dei conventi e dei loro organismi – lo scorso 28 settembre. L’incontro doveva essere segreto. Da qualcuno che c’era, si son potuti ricavare per sommi capi gli ordini che l’Ardito ha impartito, di fatto configurando un altro Ordine, senza peraltro tener conto che le costituzioni dello stesso, in tal mondo sovvertite, sono state approvate da Giovanni Paolo II nel 1990: è forse questo il frutto della tradizione vivente che cambia con le mode del tempo?
- Non sarà concesso a nessuno di loro di lasciare l’ordine per operare, ad esempio, come sacerdoti secolari incardinati in qualche diocesi, Potranno andarsene solo per essere ridotti allo stato laicale (cosa che implica una decisione del papa diretta) e sposarsi.
- Dovranno strapparsi la “medaglietta miracolosa” che portano cucita sul saio (una particolarità degli Azzurri). La motivazione data dal commissario: “Se no, qualcuno potrebbe pensare che è davvero miracolosa”.
- Dovranno spogliarsi del saio quando si coricano.
- Dovranno cancellare dai loro statuti il “Voto Mariano” [vedete bene qui di che si tratta]
- È stato infine loro intimato di non parlare più e non fare più riferimento a San Massimiliano Kolbe.
Certo non si vuol enfatizzare l'affidarsi unicamente a preghiere medagliette e penitenze, che sono utili e hanno la loro ragion d'essere nella vita di fede. Però occorre che contemporaneamente vi siano coloro che pubblicamente si battono per la difesa del dogma della fede. Un esempio: al recente Sinodo sulla famiglia, diverse perverse proposizioni non sono passate, a cominciare da quelle di tipo omofilo. Oltre alle preghiere è dovuta intervenire un'opposizione aperta e anche dura, in certi casi forse vicina a passare alle vie di fatto (card. Sarah contro Danneels), tanto aperta e decisa da mandare, alla fine, il Papa fuori dai gangheri. Oltre che pregare bisogna quindi "percuotere nelli eretici sterpi" o comunque premere pubblicamente sui difensori della fede che, pur con qualche limite, sono finalmente venuti allo scoperto negli ultimi tempi, affinché continuino l'opera e acquistino ancora maggior coraggio.
Cos'è cambiato nella Chiesa?
Tornando alle comunicazioni del Commissario, non solo l'ultima, ma anche tutte le altre sopra riportate costituiscono soprusi feroci ed assurdi. Spiegabili unicamente con un odium theologicum, non soltanto verso il martire polacco e il suo esempio, fra l'altro, di campione della polemica anti-massonica ed anti-giudaica, ma anche verso la chiamata soprannaturale all’eroismo favorita dall'ascesi presente nelle leggi spirituali da sempre insegnate e vissute dalla Chiesa. Leggi, oggi, di fatto espulse non solo dalla vita consacrata ma dall'intero orizzonte della fede cattolica.
Non vi stupite se, per riflettere su cosa è cambiato, nella Chiesa, a proposito di 'penitenza' et alia, anche negli ordini religiosi [vedi] (qui il discorso si allaccia a quanto evidenziato anche dalle polemiche innescate dal commissariamento alle Suore), ricorriamo a un testo di Antonio Socci. Si tratta di alcune pagine che ricordavo di aver letto nel suo Libro Il segreto di Padre Pio, Rizzoli, 2007, pagg. 294-298; 299-301. Le ho scansionate per condividere.
C'è da riconoscere a Socci l'onestà intellettuale di documentarsi adeguatamente e di elaborare con obiettività le sue conclusioni, nonostante su tante distorsioni dovute al concilio sia inesorabilmente chiuso e rifiuti ostinatamente ogni possibilità di confronto. Ma in questo caso quel che ha scoperto da solo parla alla sua ragione oltre che alla sua fede e lo esprime senza remore. Vi propongo quindi il testo che segue (richiamando in particolare l'attenzione sulla nota 438), che contribuisce a render ragione della rivoluzione copernicana avvenuta nella Chiesa, da noi sofferta e ripetutamente denunciata.
Un testo di Socci che rende ragione del cambiamento
(Tratto da. Antonio Socci, Il segreto di Padre Pio, Rizzoli, 2007, pagg. 294-298 - 299-301). Corsivi e grassetto sono miei.
È sorprendente ritrovare nella preghiera del cuore di don Giussani, alla sua prima messa, la stessa identica implorazione di padre Pio («che mi tenga in Croce con Lui»). E si tratta di due uomini di Dio che hanno una storia molto diversa. C'è anche una frase di San Paolo che entrambi amavano citare per far capire quando il battesimo, i sacramenti, il cammino cristiano, cambiano l'identità di una persona: «sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20).
Non vi stupite se, per riflettere su cosa è cambiato, nella Chiesa, a proposito di 'penitenza' et alia, anche negli ordini religiosi [vedi] (qui il discorso si allaccia a quanto evidenziato anche dalle polemiche innescate dal commissariamento alle Suore), ricorriamo a un testo di Antonio Socci. Si tratta di alcune pagine che ricordavo di aver letto nel suo Libro Il segreto di Padre Pio, Rizzoli, 2007, pagg. 294-298; 299-301. Le ho scansionate per condividere.
C'è da riconoscere a Socci l'onestà intellettuale di documentarsi adeguatamente e di elaborare con obiettività le sue conclusioni, nonostante su tante distorsioni dovute al concilio sia inesorabilmente chiuso e rifiuti ostinatamente ogni possibilità di confronto. Ma in questo caso quel che ha scoperto da solo parla alla sua ragione oltre che alla sua fede e lo esprime senza remore. Vi propongo quindi il testo che segue (richiamando in particolare l'attenzione sulla nota 438), che contribuisce a render ragione della rivoluzione copernicana avvenuta nella Chiesa, da noi sofferta e ripetutamente denunciata.
Un testo di Socci che rende ragione del cambiamento
(Tratto da. Antonio Socci, Il segreto di Padre Pio, Rizzoli, 2007, pagg. 294-298 - 299-301). Corsivi e grassetto sono miei.
È sorprendente ritrovare nella preghiera del cuore di don Giussani, alla sua prima messa, la stessa identica implorazione di padre Pio («che mi tenga in Croce con Lui»). E si tratta di due uomini di Dio che hanno una storia molto diversa. C'è anche una frase di San Paolo che entrambi amavano citare per far capire quando il battesimo, i sacramenti, il cammino cristiano, cambiano l'identità di una persona: «sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20).
I santi infatti sono icone di Cristo. Chi incontra loro ha la sensazione vera di incontrare Gesù. Ed è così. Nel loro volto risplende il suo. Al punto che più di una volta è stato visto il volto di padre Pio trasformarsi letteralmente e realmente nel volto di Gesù (lo vedremo più avanti).
E tuttavia - a voler essere sinceri - resta in me, e credo in tutti, la ripugnanza del dolore, resta un fondo di ribellione, resta la domanda: perché Gesù ci ha salvati consegnandosi a un supplizio atroce? E perché dobbiamo seguirlo fin lì?
Dopo aver scoperto, con grande sorpresa, questa consonanza fra padre Pio e don Giussani (il quale peraltro fu anche lui incompreso per anni e vessato dal mondo ecclesiastico), rileggo alcune pagine di quest'ultimo, certe sue meditazioni sulla Via Crucis: «C'è un fatto grosso come una montagna: Dio ci ha amato per primo», «la nostra vita Gli appartiene»; «Questo è il delitto, il venir meno dell'uomo a se stesso: il peccato. Che scrosciante impotenza assume, allora, questa parola: peccato. E si capisce tale parola dalla sua origine, dalla sua radice che è la dimenticanza di Te, o Padre. Affidarsi a Lui vuol dire seguirlo, accettarne la legge. Può sembrare sacrificio, ma è per la gioia. Conviene a noi questa via in cui il sacrificio è condizione per diventare maturi, grandi (...) il Consolatore ci verrà dato».
Ed ancora: «È nel sacrificio che tutto diventa vero, compreso te stesso e la tua stessa vita», «non ha bellezza, né aspetto suggestivo il sacrificio. Il sacrificio è Cristo che patisce e muore»; «Se portiamo attenzione alle nostre giornate, ad ogni input di sacrificio che, imposto dalla vocazione, noi assecondiamo, realmente ci percepiamo redentori, ricostruttori di città distrutte, redentori con Cristo (...) non potremo andare per strada e guardare le facce degli altri se non sentendo uno struggimento, uno struggente desiderio di salvarli. È dentro questo struggimento che sì salva se stessi».437
Ma perché Gesù ha dovuto soffrire così? Non poteva salvarci senza farsi suppliziare così? Nel linguaggio cristiano di una volta si diceva che il sacrificio del Golgota servì a placare l'ira divina e riparare l'offesa fatta dagli uomini a Dio col peccato. È la soddisfazione vicaria.438 Al tempo di padre Pio ci si esprimeva così. Quel linguaggio oggi ci urta, quasi ci ripugna. Lo stesso papa Ratzinger nel suo libro Gesù di Nazaret descrive lo scandalo di noi, uomini moderni davanti all'Innocente che «si è caricato delle nostre sofferenze e addossato i nostri dolori», davanti a quel Gesù che è «stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità».439
Anche nella Chiesa si è criticata la dottrina della «soddisfazione vicaria» perché - si è detto - dà l'idea di un Dio suscettibile e offeso come un despota orientale che pretende il risarcimento e addirittura un risarcimento di sangue, quasi un Dio che esige vittime. Sono espressioni che sconcertano.
Noi oggi restiamo quasi inorriditi da questo chiedere vittime, da un Dio che sembra aver bisogno delle sofferenze di queste stesse vittime per dare grazie, per scongiurare il Male, per salvare. Ancor più sconvolge se si conosce personalmente qualcuna di queste persone che accettano volontariamente, nel nascondimento, di subire sofferenze atroci (che si producono in modo non naturale), per amore di Cristo, per riparazione dei peccati e per scongiurare sofferenze ad altri.
Lo stesso padre Pio in certi momenti si pose queste domande. In una lettera del 1912 si interrogava su questo sconvolgente mistero della sofferenza vicaria: «Delle sofferenze me ne fo una felicità. Gesù stesso vuole le mie sofferenze; ne ha bisogno per le anime. Ma mi domando quale sollievo potrò dargli colle mie sofferenze?! Quale destino! Oh il dolcissimo Gesù a quanta altezza ha sollevato l'anima mia!». Poi aggiunge: «Mi dà da pensare che un Dio si abbassa a mendicare pene da una sì vile creatura. Ma ditemi, babbo mio, la sua purezza non rimane imbrattata da questo mio cuore (...)? Io riconosco di non avere in me niente che sia stato capace di attirare gli sguardi di questo nostro dolcissimo Gesù. La sola sua bontà ha colmato l'anima mia di tanti beni».440
Questo è ciò che in padre Pio sconvolge. Non è solo questione di linguaggio, ma della sostanza. Infatti dopo il Concilio oltre al linguaggio è sembrato che si abbandonasse anche la sostanza della soddisfazione vicaria (non a caso il carattere sacrificale, espiatorio e propiziatorio della messa è stato messo in ombra).
Quei termini urtano. Ho provato anch'io questo choc leggendo alcune espressioni usate da padre Pio che erano consuete nella Chiesa prima del Concilio (per esempio: «L'onnipotente ti vuole in olocausto»).411 Mi è sembrato insopportabile questo «bisogno» di una vittima, questo Dio irato che esige soddisfazione. È terribile, inaccettabile. Eppure questa cosa «scandalosa» è il cuore stesso del cattolicesimo: è il Calvario, la messa.
Se noi non riusciamo più a capacitarcene è - scrive, Ratzinger - per una generale «banalizzazione del male». Inoltre «alla comprensione del grande mistero dell'espiazione è di ostacolo anche la nostra concezione individualistica dell'uomo: non riusciamo più a capire il significato della vicarietà, perché secondo noi ogni uomo vive isolato in se stesso; non siamo più in grado di capire il profondo intreccio di tutte le nostre esistenze e il loro essere abbracciate dall'esistenza dell'Uno, del Figlio fattosi uomo», di «Colui che ha portato il peso di tutti noi».442
Dunque non è un problema di linguaggio. Del resto se la Chiesa ha usato per secoli questo linguaggio significa che esso racchiude un tesoro grande, vero e buono. Così ho lasciato che quelle espressioni si depositassero nel cuore, ruminandole, meditandole.
[...]
Gli animali, gli oceani, i venti, le montagne, le stelle, le galassie non hanno il potere di offenderlo, di ferirlo. Nell'universo, nella creazione, nulla ha questo tremendo potere. L'uomo, questa minuscola creatura, sì. Solo lui può. E Dio, che è Signore e Padrone di tutto, ha sete dell'amore della sua creatura.443
Ma com'è possibile che l'Onnipotente dia un valore così grande a me, ai miei gesti, alle mie parole, perfino ai miei pensieri da poterne Lui, l'Altissimo, esserne ferito, quando neanche io do importanza a nulla e sento la vita come insignificante? Eppure perfino i miei capelli sono da Lui contati, assicura Gesù, quasi che l'Altissimo sia follemente innamorato di questa creatura come neanche un uomo può esserlo di una donna. «Dio è un sofferente, poiché è un innamorato», scrive Ratzinger.444
In effetti è proprio così il Padre di cui Gesù è venuto a parlarci. Non ci raccontò, quando era fra noi fisicamente, l'immortale parabola del Figliol Prodigo per rivelarci com'è il Padre? E quel Padre di quella parabola non è folle di amore per un figlio cinico e sciagurato? Sì. È proprio Dio quel Padre che si lascia ferire nell'anima da un figlio irresponsabile, che lo lascia libero e soffre perché lo sa lontano e perduto. È Dio stesso quel Padre che quando lo scriteriato torna, dopo aver dilapidato tutti gli averi, anziché cacciarlo gli corre incontro commosso («vedendolo apparire da lontano»), gli si getta al collo, lo bacia, piange di felicità e per lui dà un grande banchetto e chiama tutti a far festa.
Il «Dio offeso», che tanto ha fatto arricciare il naso a noi moderni, non è altro che il Padre che si lascia ferire nell'anima, il Padre folle di amore e poi il Padre misericordioso. Ma perché allora esige la «riparazione», la «soddisfazione»? Perché non c'è onore e gloria più grande che il Creatore può dare alla sua creatura che elevarla alla capacità di poter «riparare», di poter dare qualcosa a Lui, Signore di tutto. È il primo passo per elevarla addirittura alla dignità divina, alla sua stessa sublime altezza. [In sostanza per ripristinare, nella Creazione nuova in Cristo, l'originaria integrità e l'unione con Lui infrante dal peccato originale. Per questo il Signore Risorto, che ci ha redenti sulla Croce e ha inghiottito la morte, ascende al Cielo e invia il Suo Spirito che opera nella Chiesa: il Suo corpo mistico -ndr].
Ma come può un'infima creatura mortale riparare un'offesa infinita alla Maestà divina? Che può mai dare a Dio una creatura, di per sé, visto che tutto è già di Dio e lei stessa gli appartiene?
Sarà paradossale, ma penso che Dio esiga la «soddisfazione» anche per manifestare più che mai l'immensità della sua misericordia. Infatti san Tommaso d'Aquino dice che il patire di Cristo era conveniente alla giustizia e alla misericordia: «Alla misericordia perché non essendo l'uomo di per sé in grado di soddisfare per il peccato di tutta la natura umana, Dio gli concesse come riparatore il proprio Figlio. E ciò fu un atto di maggiore misericordia che non il condono dei peccati senza nessuna soddisfazione».
A noi è chiesto solo di aiutare per una piccolissima parte Gesù a portare la nostra croce (sottolineo: la nostra). È così che possiamo prenderci tutti i suoi meriti e possiamo partecipare alla sua eredità regale. E quella minuscola parte di croce che portiamo è - diceva padre Pio - come lo scalpello dello scultore che ci plasma e ci rende un capolavoro, somiglianti a Gesù. Che ci rende re come lui. «Una delle meraviglie operate dal Salvatore» ha scritto il biblista Garrigou-Lagrange «è quella di aver reso utilissima la cosa più inutile: il dolore. Egli l'ha glorificato con l'obbedienza e l'amore». Sia chiaro, Gesù è molto premuroso e sta molto attento che la piccola parte di croce che tocca a noi non ci sia troppo gravosa.
Dice san Francesco di Sales: «La sapienza eterna di Dio ha previsto fin dal principio la croce che Egli ti invia dal profondo del Suo Cuore come un dono prezioso. Prima di inviartela Egli l'ha contemplata con i Suoi occhi onniscienti, l'ha meditata col Suo divino intelletto, l'ha esaminata al lume della Sua sapiente giustizia. E le ha dato calore stringendola tra le Sue braccia amorose, l'ha soppesata con ambo le mani se mai fosse di un millimetro troppo grande o di un milligrammo troppo grave. Poi l'ha benedetta nel Suo nome santissimo, l'ha cosparsa col balsamo della Sua grazia e col profumo del Suo conforto. Poi ha guardato ancora a te, al tuo coraggio. Perciò la croce viene a te dal cielo, come un saluto del Signore, una elemosina del Suo Misericordioso Amore».445
Dio vuole che sia l'uomo (col suo aiuto) a vincere Satana. Ma perché Dio vuole che sia l'uomo stesso (tramite il sacrificio di Cristo)446 a vincere quel crudele padrone che lo teneva in schiavitù? Perché vuole che sia l'amore dell'uomo che offre se stesso, a vincere Satana? Perché Dio non spazza via il Male dal mondo con la sua forza onnipotente? La risposta è sconvolgente: perché così non salverebbe la libertà dell'uomo e senza libertà non potrebbe farci diventare «dèi». Perché il connotato della divinità è l'essere liberi.
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Gli animali, gli oceani, i venti, le montagne, le stelle, le galassie non hanno il potere di offenderlo, di ferirlo. Nell'universo, nella creazione, nulla ha questo tremendo potere. L'uomo, questa minuscola creatura, sì. Solo lui può. E Dio, che è Signore e Padrone di tutto, ha sete dell'amore della sua creatura.443
Ma com'è possibile che l'Onnipotente dia un valore così grande a me, ai miei gesti, alle mie parole, perfino ai miei pensieri da poterne Lui, l'Altissimo, esserne ferito, quando neanche io do importanza a nulla e sento la vita come insignificante? Eppure perfino i miei capelli sono da Lui contati, assicura Gesù, quasi che l'Altissimo sia follemente innamorato di questa creatura come neanche un uomo può esserlo di una donna. «Dio è un sofferente, poiché è un innamorato», scrive Ratzinger.444
In effetti è proprio così il Padre di cui Gesù è venuto a parlarci. Non ci raccontò, quando era fra noi fisicamente, l'immortale parabola del Figliol Prodigo per rivelarci com'è il Padre? E quel Padre di quella parabola non è folle di amore per un figlio cinico e sciagurato? Sì. È proprio Dio quel Padre che si lascia ferire nell'anima da un figlio irresponsabile, che lo lascia libero e soffre perché lo sa lontano e perduto. È Dio stesso quel Padre che quando lo scriteriato torna, dopo aver dilapidato tutti gli averi, anziché cacciarlo gli corre incontro commosso («vedendolo apparire da lontano»), gli si getta al collo, lo bacia, piange di felicità e per lui dà un grande banchetto e chiama tutti a far festa.
Il «Dio offeso», che tanto ha fatto arricciare il naso a noi moderni, non è altro che il Padre che si lascia ferire nell'anima, il Padre folle di amore e poi il Padre misericordioso. Ma perché allora esige la «riparazione», la «soddisfazione»? Perché non c'è onore e gloria più grande che il Creatore può dare alla sua creatura che elevarla alla capacità di poter «riparare», di poter dare qualcosa a Lui, Signore di tutto. È il primo passo per elevarla addirittura alla dignità divina, alla sua stessa sublime altezza. [In sostanza per ripristinare, nella Creazione nuova in Cristo, l'originaria integrità e l'unione con Lui infrante dal peccato originale. Per questo il Signore Risorto, che ci ha redenti sulla Croce e ha inghiottito la morte, ascende al Cielo e invia il Suo Spirito che opera nella Chiesa: il Suo corpo mistico -ndr].
Ma come può un'infima creatura mortale riparare un'offesa infinita alla Maestà divina? Che può mai dare a Dio una creatura, di per sé, visto che tutto è già di Dio e lei stessa gli appartiene?
Sarà paradossale, ma penso che Dio esiga la «soddisfazione» anche per manifestare più che mai l'immensità della sua misericordia. Infatti san Tommaso d'Aquino dice che il patire di Cristo era conveniente alla giustizia e alla misericordia: «Alla misericordia perché non essendo l'uomo di per sé in grado di soddisfare per il peccato di tutta la natura umana, Dio gli concesse come riparatore il proprio Figlio. E ciò fu un atto di maggiore misericordia che non il condono dei peccati senza nessuna soddisfazione».
A noi è chiesto solo di aiutare per una piccolissima parte Gesù a portare la nostra croce (sottolineo: la nostra). È così che possiamo prenderci tutti i suoi meriti e possiamo partecipare alla sua eredità regale. E quella minuscola parte di croce che portiamo è - diceva padre Pio - come lo scalpello dello scultore che ci plasma e ci rende un capolavoro, somiglianti a Gesù. Che ci rende re come lui. «Una delle meraviglie operate dal Salvatore» ha scritto il biblista Garrigou-Lagrange «è quella di aver reso utilissima la cosa più inutile: il dolore. Egli l'ha glorificato con l'obbedienza e l'amore». Sia chiaro, Gesù è molto premuroso e sta molto attento che la piccola parte di croce che tocca a noi non ci sia troppo gravosa.
Dice san Francesco di Sales: «La sapienza eterna di Dio ha previsto fin dal principio la croce che Egli ti invia dal profondo del Suo Cuore come un dono prezioso. Prima di inviartela Egli l'ha contemplata con i Suoi occhi onniscienti, l'ha meditata col Suo divino intelletto, l'ha esaminata al lume della Sua sapiente giustizia. E le ha dato calore stringendola tra le Sue braccia amorose, l'ha soppesata con ambo le mani se mai fosse di un millimetro troppo grande o di un milligrammo troppo grave. Poi l'ha benedetta nel Suo nome santissimo, l'ha cosparsa col balsamo della Sua grazia e col profumo del Suo conforto. Poi ha guardato ancora a te, al tuo coraggio. Perciò la croce viene a te dal cielo, come un saluto del Signore, una elemosina del Suo Misericordioso Amore».445
Dio vuole che sia l'uomo (col suo aiuto) a vincere Satana. Ma perché Dio vuole che sia l'uomo stesso (tramite il sacrificio di Cristo)446 a vincere quel crudele padrone che lo teneva in schiavitù? Perché vuole che sia l'amore dell'uomo che offre se stesso, a vincere Satana? Perché Dio non spazza via il Male dal mondo con la sua forza onnipotente? La risposta è sconvolgente: perché così non salverebbe la libertà dell'uomo e senza libertà non potrebbe farci diventare «dèi». Perché il connotato della divinità è l'essere liberi.
437 Luigi Gìussani, Egli solo è, San Paolo 2005.
438 La dottrina della soddisfazione vicaria è e resta dottrina della Chiesa attinta soprattutto da sant'Anselmo d'Aosta. Tale dottrina fu accusata di essere espressa in termini giuridici e forensi e si disse che era impossibile credere a un Dio che chiede un prezzo da sborsare. Ma al di là del linguaggio la dottrina della soddisfazione vicaria spiegava la realtà del peccato, in tutta la sua malizia, e la redenzione operata da Cristo con la sua espiazione «al mio posto, al tuo posto» (c'è già tutto nei testi paolini e non solo che parlano di espiazione, propiziazione etc). Ma perché negli ultimi anni questo caposaldo della fede cattolica sembra essersi oscurato? Alla vigilia del Concilio, la Commissione teologica incaricata di redarre gli schemi da presentare alla discussione dell'Aula ne aveva preparato uno dal titolo «De satisfactione Christi», che costituiva l'undicesimo capitolo del più ampio schema «De deposito fidei pure custodiendo». In un punto del testo si diceva: «Propitiatio autem, quae est Jesu Christus iustus, pro peccatis totius mundi, efficaciam sactisfatoriam, quam Vicariam vocant, revera habent». Il testo si concludeva con la condanna di errori riguardo la Redenzione: «Questo Sacrosanto sinodo bevendo la dottrina dell'umana redenzione dalla purissima fonte della rivelazione e dal perenne magistero della Chiesa, respinge le opinioni di coloro che stimano falsamente non avere il peccato inferto a Dio un'offesa e che presumono di affermare che il sacrificio di Cristo in croce non ha altro valore ed efficacia se non di esempio, di merito e di liberazione e non di una vera e propria soddisfazione per la scelleratezza degli uomini».
Il capitolo fu discusso nella commissione cardinalizia, nella seduta del 23 gennaio 1962, e riportò il voto favorevole di tutti, ma in seguito decadde con tutto lo schema agli inizi del Concilio in seguito al fatto che gli schemi preparatori furono spazzati via.
439 J Ratzìnger, Gesù di Nazaret, cit., p. 191.440 Ep. I, p. 307.
441 Ep. III, p. 199.
442 J. Ratzinger, Gesù di Nazaret, cit., pp. 191-192.
443 Santa Teresina di Lisieux scriveva: «Ecco dunque tutto ciò che Gesù esige da noi. Egli non ha affatto bisogno delle nostre opere, ma soltanto del nostro amore, poiché quel medesimo Dio che dichiara (nell'Antico Testamento, rida) di "non avere affatto bisogno di dirci se ha fame", non ha esitato a mendicare un po' d'acqua dalla Samaritana. Aveva sete (...) Ma dicendo: "Dammi da bere", era l'amore della sua povera creatura che il Creatore dell'universo reclamava: aveva sete d'amore (...) Ah! Lo sento più che mai, Gesù è assetato: non incontra che ingrati e indifferenti tra i discepoli del mondo, e tra i "suoi" Egli trova, ahimè, pochi cuori che si abbandonino a Lui senza riserva, che comprendano tutta la tenerezza del suo Amore infinito» (Storia di un'anima, Ancora 1983, pp. 231-232).
444 J. Ratzinger, Guardare al crocifisso, cit., p. 52.
445 «Così santa Caterina da Siena dice "a coloro che si scandalizzano e si ribellano davanti a ciò che loro capita": Tutto viene dall'amore, tutto è ordinato alla salvezza dell'uomo. Dio non fa niente se non a questo fine» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 313).
446 «Infatti morendo egli ha vinto colui che aveva il dominio di morte, cioè il demonio, e ha liberato coloro che il timore della morte teneva per tutta la vita in schiavitù» (Catechismo romano o del Concilio di Trento).
40 commenti:
Anche Alessandro Gnocchi lotta per ristabilire la verità, ieri Bergoglio ha citato don Camillo a sostegno delle sue tesi, gli risponde Gnocchi :
“FUORI MODA”. La posta di Alessandro Gnocchi
http://www.riscossacristiana.it/fuori-moda-la-posta-di-alessandro-gnocchi-111015/
Se daVVERO è STATO MESSO Nero su bianco che, in definitiva, la colpa dei religiosi (e delle suore ancora di più) è quella di non vivere ai sensi del Vaticano II, CIò è la prova provata che si tratta di qualche cosa di diverso dal Cattolicesimo.
http://roma.repubblica.it/cronaca/2015/11/11/news/sequestro_beni_per_500mila_euro_a_ex_abate_montecassino-127093410/
Il “Patto delle catacombe” e i “soliti noti” del concilio
"È evidente come tutte queste iniziative, presentate come la nuova “avanguardia” ecclesiastica, in realtà, di nuovo, non abbiano assolutamente alcunché: quelli che vengono presentati sono i temi triti e ritriti del pauperismo, del pacifismo, dell’ecologismo, dell’ecumenismo spinto, già sentiti prima, durante e dopo il Concilio Vaticano II, ma a lungo eclissatisi, solo per il fatto di non aver trovato terreno fertile ove attecchire, come han dimostrato le numerose condanne, ammonizioni e correzioni disciplinari collezionate nel tempo dalle loro idee (senza che ciò, peraltro, li abbia indotti a mutarle neppure di una virgola). L’arrivo del Papa «venuto dalla fine del mondo» e lo «spirito del Sinodo» hanno convinto i portatori di queste idee ad uscire dall’ombra ed a cercar di riciclarsi, nella convinzione di poter trovare, questa volta, appoggio nella Chiesa di papa Francesco. Pregando che non sia così". (Mauro Faverzani)
http://www.corrispondenzaromana.it/il-patto-delle-catacombe-e-i-soliti-noti-del-concilio/
"Passo dopo passo, questi ci portano proprio alla terza guerra mondiale"
http://www.maurizioblondet.it/passo-dopo-passo-questi-ci-portano-proprio-alla-terza-guerra/
Dal testo:
"Al tempo di padre Pio ci si esprimeva così. Quel linguaggio oggi ci urta, quasi ci ripugna...."
L'autore dà ragione di "quel" linguaggio, o meglio, del suo senso profondo. Ma anche lui è dovuto partire dal senso di ripulsa che è stato inculcato alle generazioni post-conciliari e ritrovare poi la rotta attingendo a fonti non inquinate.
Se queste 5 nuove regole imposte dal gesuita sui Frati e sulle Suore sono come sono state riportate, senza dubbio il nuovo commissario è sospetto di eresia e il Santo Padre con lui...
Osservatore
Se non ricordo male ad un bambino che gli chiedeva il perché del dolore innocente (perché i bambini soffrono)l'attuale Papa rispose di non saper dare una risposta.
Ne sono rimasta allibita e affranta , un po'come quando ironizzò sul bambino che teneva le mani giunte.
http://www.libertaepersona.org/wordpress/2013/07/la-croce-e-essenziale/
Se non avessi conosciuto un paio di anni fa la Santa Messa di sempre adesso sarei affranta e non ci capirei più niente: ascoltandola e imparando a conoscerla posso confermare: è "il Sacrificio" e nella sua prospettiva il dolore e la sofferenza di Dio danno la spiegazione anche dei nostri dolori e delle nostre sofferenze... ma da 50 anni per i cattolici non è più così, è una cena con una pietanza molto speciale e basta, così, quando arrivano i dolori non si sa che fare e si cercano scorciatoie.
Zeta
Ultimissime dalla ""LA VITA IN DIRETTA RAI UNO"" ore 17,30 di oggi 11 ottobre -
PADRE MANELLI PARLA IN TELEVISIONE INSIEME AL SUO AVVOCATO E FA' APPELLO A BERGOGLIO DI RICEVERLO per i dovuti chiarimenti - L'AVVOCATO CHIEDE ANCHE DI ACCOMPAGNARLO DAL VdR - PUBBLICAMENTE SI DICHIARA INNOCENTE E DICE CHE LE FUORISCITE CALUNNIANO - INSIEME CI SONO TRE SUORINE che negano tutto ciò che dicono le fuoriuscite ed i giornali di regime, (vere suore FFI e non come quella che stà vestita in borghese in studio) dice apertamente che sono tutte calunnie -
Sappiamo apertamente quanto è stato fatto soffrire Padre pio da Pietrelcina, proprio dalla S.Sede per mezzo dell'allora P. gemelli, ed alla fine hanno fatto fiasco - guardate cosa è S.Pio - la storia si ripete? con Padre Manelli e P. Pellettieri? tutto verrà a galla.
Hanno distrutto un Ordine religioso fiorente di Cattolicesimo con calunnie che prima o poi verranno fuori e si capirà che la strategia dei soliti noti tocca due note:
1) commissariati, e vietato di celebrare la Messa VO - lingua latina - e andare dritti dritti senza paure verso la tradizione -mentre la chiesa due di Roma va verso il protestantesimo.
2) problemi di soldi, di interessi; mettere le mani in qualche modo su ciò che possiede l'Ordine, ma sembra che il tutto è di proprietà di privati cittadini che governano l'ordine-
Comunque anche la bomba FFI è esplosa in televisione e forse esploderà anche davanti alla Magistratura Italiana. Forse sapremo cose molto grosse prima o poi - ma più prima che poi.
Forse la nostra testardagine sui FFI stà dando qualche frutto. Al resto peserà Cristo e l'Immacolata - la Medaglietta potrebbe fare miracoli.
@Berni-exodus 11 novembre 2015 18:12: il punto è che Bergoglio ha dimostrato nella maniera più chiara di avere in fortissimo odio tutto ciò che di cattolico c'è stato prima del suo insediamento dipinto praticamente quotidianamente come fonte di ogni male ed ogni difetto. Si capisce quindi il ferocissimo accanimento (alla faccia della "misericordia"...) contro le espressioni del cattolicesimo di sempre più cristalline e fedeli alla Chiesa bimillenaria. Purtroppo non si tratta di un episodio seppur drammatico ma circoscritto magari dovuto a una variabile umana: si tratta di sistematica eliminazione senza pietà, terra bruciata, su tutti i fronti ed in crescita esponenziale. E' per questo che tutto ciò fa venire i brividi.
Miles
Al di là dell'obbedienza alla Chiesa, poichè la vicenda FFI è stata messa in mano alla giustizia dello Stato italiano fin quasi dall'inizio - perché se no i soldi non potevano "accattarselI" - trovo giusto e sacrosanto che Padre Mannelli adisca le vie legali per la difesa del suo buon nome, della sua dignità, ma soprattutto di quello delle Suore e Frati.
Ben venga quindi un'iniziativa come quella di apparire in TV (del resto gli attuali vertici della Chiesa sono da mane a sera in TV, sui giornali, alla Radio, ci manca che ci facciano sapere (Dio mi perdoni) che marca di carta igienica usano). Perciò à la guerre comme à la guerre. Perchè ormai è una guerra. Più elegante e meno sanguinosa, apparentemente, di quella dei 30 anni, ma è una guerra.
Mi auguro solo che per i Fdi (Francescani dell'Immacolata) tutto finisca per il meglio! Non capisco il perché di queste continue persecuzioni, al di là del discorso CVII - che, detto per inciso, a mio parere è solo una scusa. Conosco alcuni frati della mia città, e tutto posso dire tranne che mi abbiano dato l'impressione di essere in disunione con la Chiesa. Anzi, tutto l'opposto. Mi sono sembrati in totale unione con la Chiesa ma soprattutto con Cristo e con la Vergine Maria!
Mi auguro che la Chiesa bergogliana ci faccia una fgura di m...a, come si meritano quei papaveroni vaticani saccenti ed arroganti. Dio vede e provvede, mi dico sempre, e talvolta la giustizia divina si compie anche qui in questo mondo, prima che nell'altro (ove sicuramente ai malvagi impenitenti, laici o religiosi che siano, l'inferno non glie lo toglie nessuno, stiano sicuri). Segnalo agli amici del blog il breve, consolante articolo "Fratelli coltelli" apparso tempo fa su Papale Papale, a firma di Antonio Mastino: conforta molto sapere che fine faranno tutti i sicari prezzolati, bugiardi e violenti (anche solo psicologicamente).
In Italia succede anche questo:
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/corte-costituzionale-cade-divieto-assoluto-selezione-degli-e-1193256.html
"....di non parlare più e non fare più riferimento a San Massimiliano Kolbe."
E noi laici possiamo ancora far riferimento a S. Massimiliano Kolbe e ricordarlo, o adesso è interdetto anche a noi?
E' forse stato de-santificato? E' stato scomunicato post mortem?
Magari è in programma la sua degradazione durante l'anno delle copiose false misericordie....
@Irina
cito "....ha dato la vita sua affinchè un altro l'avesse ....Cos'è che non capiscono lorsignori?"
la sofferenza vicaria, anche nel riguardo noi-gli altri, che così bene spieghi e illustri non è più capita
perchè non è più spiegata, proclamata, compenetrata la morte vicaria di Cristo.
Dicono che sia "dolorismo".
Non lo si capisce se non si è illuminati dalla grazia.
Mi sono convertito grazie all'intuizione di quel passaggio
(Is. 53,5; 1Pietro 2,24). Finchè non si crede fermamente in quel potere di Cristo, non si va da nessuna parte.
@Josh
concorre anche questa morte resa spensierata alla quale ci siamo assuefatti.
I moribondi non ci sono più. Stai bene fino all'ultimo. Pic. E sei morto. C'è un travaglio per nascere ed uno per morire. S'è perso il contatto con la vita. E anche con la morte. La vita con la sua austerità insegnava a ben morire.L'agonia di Gesù convertì il ladrone accanto.Una seria vita di preghiera e penitenza ora disturba la qualità della vita di chi è a mille miglia dal reale sacrificio di sè.
Cristo patì per voi per darvi l'esempio, perché ne seguiate le orme (1 Pt 2, 21).
La seconda Persona della Ss.ma Trinità, incarnatasi, poté soddisfare a nome di tutti gli uomini l'infinito oltraggio recato a Dio Padre col peccato di Adamo (e tutti i peccati con esso), con un'infinita riparazione: infinita perché solo Dio poteva riparare l'offesa fatta a Dio da Adamo, capo dell'umanità.
Unirsi a Cristo sofferente per espiare le colpe proprie e del prossimo, ossia prendere la propria croce e seguire il Signore, è la sola condizione per poi poter godere con Lui l'eterna beatitudine in cielo. Negare questo significa mettere in discussione il dogma della Redenzione, e con esso il peccato originale, ed un'infinità di altri dogmi connessi a questo punto fondamentale della nostra Fede.
Figuriamoci se la setta conciliare può accettare l'idea che l'uomo moderno, di cui elogia i presunti diritti, sia meritevole dell'eterna dannazione se non si riconosce peccatore e si converte. La dignità dell'uomo, empio contraltare rivoluzionario e massonico dei diritti sovrani di Dio, non tollera di dover inchinarsi a Lui, non accetta né la colpa né la redenzione.
Giovanni Paolo II, al seguito della nuova dottrina del Concilio, lasciò intendere che l'umanità intera è stata redenta in Cristo per il solo fatto che Egli si è degnato di condividere la nostra natura umana, a prescindere dall'obbligo di ciascuno di convertirsi a Cristo, e a Lui solo, nell'unica Chiesa da Lui fondata: se lo avesse fatto, egli avrebbe sconfessato l'ecumenismo di cui fu instancabile fautore. Oggi Bergoglio porta alle estreme conseguenze gli errori del Vaticano II e della Redemptor hominis, e coerentemente proibisce ai religiosi di vivere in spirito di espiazione e di riparazione. Ancora una volta abbiamo la dimostrazione che tutte le sciagure di oggi si trovano contenute in nuce nel Concilio e nel suo magistero eterodosso.
Non stupisce che Bergoglio non abbia risposte per chi gli chiede il senso del dolore: non è cattolico.
@ Ultimissime dalla ""LA VITA IN DIRETTA RAI UNO"" ore 17,30 di oggi 11 ottobre -
Che il Padre Fondatore di un Ordine religioso , improntato alla sequela dell'Immacolata , debba IMPLORARE , PIETIRE di essere ascoltato dal suo Superiore mi sembra di una crudelta' inaudita . Perfino al condannato a morte, in America , si concede l'ultima parola !
Ma qui sembra di assistere alla diretta fucilazione , al plotone di esecuzione senza possibilita' di difendersi .
Forse il discorso di Firenze chiarisce in parte il pensiero ( in parte , perche' di fatto e' sfuggente ) dell'attuale condottiero :
http://blog.messainlatino.it/2015/11/il-pensiero-debole-di-papa-francesco.html
@ Spinto dalla necessita' sempre piu' impellente di tutelare il suo Ordine ingiustamente perseguitato e calunniato, Padre Mannelli ha dovuto alla fine prendere quell'iniziativa pubblica che avrebbe dovuto forse prendere molto tempo prima, gia' agli inizi della persecuzione e delle calunnie, giunte entrambi ormai a livelli intollerabili. A. R.
P.S. Questo atteggiamento e' assimilabile alla derisione di Gesu' davanti ad Erode . Certamente il cuore dei Padri Fondatori sara' squarciato dalla sofferenza . Signore sia fattala Tua Volonta' !
ASCOLTATE & GUARDATE !
Da 01:22:48 - I Franciscani dell'Immacolata - Parla P. Mannelli
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-d7ccd732-ec99-484c-a218-c517643140b3.html
La verità vi rendera liberi !
@T che citi l'art. di MIL
ti ri-cito, per contestualizzare dove andrà la mia osservazione: "Forse il discorso di Firenze chiarisce in parte il pensiero (in parte , perche' di fatto e' sfuggente) dell'attuale condottiero :
http://blog.messainlatino.it/2015/11/il-pensiero-debole-di-papa-francesco.html
Dalla fine del pezzo di MIL, cioè parte del discorso del vdr a Firenze, estraggo ....e notare bene:
"Del resto, le nostre stesse formulazioni di fede sono frutto di un dialogo e di un incontro tra culture, comunità e istanze differenti. Non dobbiamo aver paura del dialogo: anzi è proprio il confronto e la critica che ci aiuta a preservare la teologia dal trasformarsi in ideologia."
Questa non è dottrina cristiana. Punto.
Le nostre formulazioni di fede devono essere radicate nel Vangelo, nelle S. Scritture e nella Sacra Tradizione, vivificate dallo SS., per esser cattoliche, altrimenti saranno altre "formulazioni", ma non si tratterà di fede cattolica;
la fede cattolica e le sue conseguenti formulazioni non sono affatto "frutto di un dialogo e di un incontro tra culture, comunità e istanze dfferenti".
Dov'è andato il soprannaturale in questo guazzabuglio sociologhese?
La fede cristiana, il richiamo alla dottrina cristiana o la sua formulazione NON E'
"frutto di un dialogo e di un incontro tra culture, comunità e istanze dfferenti".
Il colmo, poi, nella chiosa: dopo queste esternazioni, neganti l'origine della fede cristiana, ovvero essa viene dall'alto, è Rivelata, non frutto di dialogo e incontro tra culture differenti,
si afferma che la teologia (che dovrebbe essere spiegazione delle cose di Dio) "non si deve trasformare in ideologia." Quando chi parla ha appena fatto ideologia, e non ha detto nulla di teologia, ha anzi negato l'origine divina e soprannaturale della nostra fede e delle conseguenti sue formulazioni.
Grazie Josh,
Quando ieri ho letto quel proclama mi sono cadute le braccia. È da chiosare pesantemente dall'inizio alla fine.
Eppure non fanno altro che prenderne stralci da issare come vessilli della "nuova" chiesa, senza rendersi conto (!?) che è la "chiesa di Bergoglio"...
"Non stupisce che Bergoglio non abbia risposte per chi gli chiede il senso del dolore: non è cattolico."
Concordo pienamente con lei, caro Cesare, anche per quanto riguarda il CV II come origine di tutti i mali odierni della Chiesa. Ovviamente, però, bisogna tener presente anche chi fu reintegrato dai papi del concilio: teologi eretici, puniti ed allontanati dai papi precedenti; ad essi fu dato il potere di snaturare la Chiesa Cattolica, di ribaltare i suoi insegnamenti, di affossare la sua Tradizione, la sua Liturgia, la devozione mariana. Oggi Bergoglio sta solo esasperando quel sistema, con le sue epurazioni, le sue nomine partigiane, le sue uscite, non magisteriali formalmente ma sostanzialmente. Insomma, conclude il lavoro iniziato da Roncalli in poi, abilmente portato avanti da Montini, e poi cesellato da Wojtyla e Ratzinger. Ma lui è un bulldozer, e questo volevano i grembiulini, e ci sono riusciti.
Qualcuno dica a papa Francesco che, almeno per par condicio, sarebbe necessario commissariare anche i Benedettini di Montecassino dato che hanno indagato il suo ex Abate per appropriazione indebita di €500.000
Dopo gli scandali che in questi mesi hanno travolto alcuni tra gli ordini più antichi più blasonati della Chiesa, mettere a ferro e fuoco i poveri Francescani dell'Immacolata nello stesso contesto in cui l'ex abate di Montecassino viene indagato per appropriazione indebita, cioè colui che ha guidato la abbazia più antica dell'Occidente, mi pare veramente fuori luogo
Lex omnibus eadem??????
@ Josh: Quindi finalmente conosciamo il suo effettivo pensiero non filtrato dalla coorte ( o concordato con la coorte ) .
Angelus Domini...
"si afferma che la teologia (che dovrebbe essere spiegazione delle cose di Dio) "non si deve trasformare in ideologia." Quando chi parla ha appena fatto ideologia, e non ha detto nulla di teologia, ha anzi negato l'origine divina e soprannaturale della nostra fede e delle conseguenti sue formulazioni."
Esatto Josh!
Bergoglio , non so se per limiti personali o per calcolo il che sarebbe una presa in gira che scelgo di non qualificare come lo merita, bastona un giorno sì e l`altro pure, caricatura e ridicolizza (sempre gli stessi) , facendolo in realtà descrive quel che lui stesso fa, uso e abuso del potere, mancanza di umiltà e misericordia a geometria variabile, focalizzazione sulla sua persona , un culto della personalità accettato e stimolato, prendendoci per dei decerebrati stigmatizza chi chiacchiera, chi ama il potere e si circonda di una corte, chi fa ideologia, mentre le chiacchiere quando sono funzionali ai suoi progetti gli vanno benissimo, la sua corte dovrebbe imbarazzarlo tanto è ai suoi piedi adorante e adulatrice, e la sua ideologia onnipresente è granitica.
Abbiamo un papa leader politico e sindicale, un papa verde, un papastar, ma non abbiamo, non ho, parlo per me, un papa guida spirituale che mi conferma nella fede, non ho bisogno di un leader politico e sindicale, sono totalmente allergica a quel linguaggio che mi ricorda quello che, dai loro amboni, usavano i preti dopo il CVII, una delle ragioni che mi hanno fatto scappare lontano da quella rivoluzione.
Grazie piuttosto a tutti di tante riflessioni importanti condivise.
Pare che l'ex abate di Montecassino usasse i soldi a fini inconfessabili...
Rr
E vorrei dire anche che mi sembra abbastanza speciale che un papa citi sé stesso e dia un suo testo come programma e agenda ai suoi vescovi dunque alla Chiesa, come se la Chiesa dovesse ripartire da quel testo, che non è nemmeno da considerare come Magistero, come solo quel testo fosse la lanterna, il faro, mettendo da parte tutti i documenti magisteriali dei suoi predecessori.
Straordinario papa che, dopo aver detto ai vescovi:
"Sebbene non tocchi a me dire come realizzare oggi questo sogno".
aggiunge subito:
permettetemi solo di lasciarvi un’indicazione per i prossimi anni: in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni Diocesi e circoscrizione, in ogni regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni."
Insomma non tocca a me dirvi come e cosa fare ma fate quel vi dico e attuate quel che ho scritto!
Un`autoreferenzialità che stona assai con la tanto sventolata umiltà, con l`assenza di un programma bergogliano.
In particolare l`insistenza di Bergoglio su certi articoli sembra in netta contrapposzione con quel che disse Benedetto XVI , già come cardinale e Prefetto della CdF.
Penso in particolare alla sua omelia durante la Missa Pro Eligendo Romano Pontifice:
“Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie.”
Con Bergoglio non solo siamo lontani mille miglia da quelle parole ma siamo all`opposto con un papa che etichetta come rigidi fondamentalisti, e per di più senza cuore, i cattolici che hanno unafede chiara.
Su RAI 1 La vita in diretta si parla dell'Ordine FFI e di Padre Manelli definito in modo oltraggioso ( che non intendo replicare )dall'avv.Sarno legale del fu Padre Volpi In questo momento sui nostri schermi .
Luisa,
Negli incontri pre-conclave con i suoi elettori, questi devono essere riusciti afargli credere che e' veramente una persoan speciale, un grand'uomo, un novello San Francesco e S. Domenico.
E lui ci ha creduto!
Rr
http://gloria.tv/media/fX4H3tCuSCo
Ieri , per caso , accendendo il televisore impostato su RAI 1 ho avuto la sventura di ascoltare la 2° puntata :
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-2cc9b816-a6d4-4b7a-b5ca-ec8a976d780d.html
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