Bonaventura, Tommaso, Agostino e anche il Catechismo: alcuni passaggi chiave dell'Esortazione apostolica sulla santità riportano citazioni parziali che distorcono il significato degli autori.
Come era già accaduto con Amoris Laetitia per san Tommaso [qui], anche nell’esortazione apostolica Gaudete et Exsultate (GE), presentata lunedì, si devono purtroppo riscontrare alcune citazioni “creative” per sostenere affermazioni e tesi altrimenti senza agganci con la tradizione.
Cominciamo dal paragrafo 49, dove addirittura si deve segnalare una tripletta. Siamo nella parte dell’Esortazione dedicata ai pelagiani, quella dove il Papa più volentieri picchia su quelli che considera le minacce più gravi nella Chiesa. Il Papa se la prende con coloro che «si rivolgono ai fedeli dicendo che con la grazia di Dio tutto è possibile», ma «in fondo sono soliti trasmettere l’idea che tutto si può fare con la volontà umana». In questo modo «si pretende di ignorare che “non tutti possono tutto”». Il rinvio alla nota 47, indica il riferimento all’opera di san Bonaventura Le sei ali dei serafini ed al fatto che tale citazione dev’essere intesa nella linea del Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC), paragrafo 1735 (quello dedicato all’imputabilità di un’azione). Subito dopo si cita san Tommaso, per sostenere che «in questa vita le fragilità umane non sono guarite completamente e una volta per tutte dalla grazia»; ed infine sant’Agostino, per rilanciare la tesi del bene possibile, già sostenuta abbondantemente in Amoris Laetitia (AL), e che il libro di don Aristide Fumagalli sulla teologia morale di papa Francesco (della famosa collana maldestramente sponsorizzata da Viganò) mostra essere funzionale alla possibilità di assolvere e ammettere alla Comunione chi continua a vivere more uxorio (per l’analisi del libro di Fumagalli rimandiamo ad un prossimo articolo).
E’ chiaro che la presenza della grazia, come dice Tommaso, «non risana l’uomo totalmente» (I-II, q. 109, a. 9, ad. 1); ma qui Tommaso sta spiegando che l’aiuto della grazia attuale («essere mosso da Dio a ben operare») è necessario anche per chi ha già l’abito della grazia santificante, perché nell’uomo la carne continua ad essere debole. Ma che la grazia non risani l’uomo totalmente non significa affatto che l’uomo possa trovarsi in situazioni per cui, con l’aiuto della grazia, gli sia impossibile osservare i comandamenti di Dio. Che è esattamente la linea interpretativa di AL che “autorizza” – ovviamente in certi casi - atti propriamente coniugali tra persone che coniugi non sono.
Che il testo di GE giochi sull’ambiguità, risulta abbastanza evidente dalle citazioni omesse o mozzate. Si veda la citazione dell’opera di san Bonaventura, scritta per esporre le virtù di un superiore religioso. La frase riportata è la seguente: «Non tutti possono tutto», espressione ripresa dal Siracide e presentata da Bonaventura per ricordare ai superiori di non esasperare con rimproveri coloro che sono in difficoltà: «si sopportino le loro avversioni e le loro fragilità con animo paziente». Questa raccomandazione dev’essere compresa non alla luce del paragrafo del Catechismo, che tratta dell’imputabilità di un’azione (il quale non c’entra niente nel contesto dello scritto del santo francescano, ma che è invece rivelativo di dove si voglia andare a parare), ma a quanto nel capitolo appena precedente viene affermato (II, 9), e cioè che «prima di tutto siano impedite e condannate le trasgressioni dei comandamenti di Dio; quindi le trasgressioni dei precetti inviolabili della Chiesa, etc.». Ma di questo non c’è traccia nell’Esortazione.
A sant’Agostino spetta una sorte peggiore. Il testo tratto da La natura e la grazia è così riportato al § 49 di GE: «Dio ti invita a fare quello che puoi e “a chiedere quello che non puoi”». Fine. Il testo integrale è però il seguente: «Dio dunque non comanda cose impossibili, ma comandando ti ordina sia di fare quello che puoi, sia di chiedere quello che non puoi! E vediamo ormai da dove viene all'uomo il potere e da dove gli viene il non potere... Io dico: "Certamente dipende dalla volontà che l'uomo non sia giusto, se lo può per natura; ma sarà la medicina a dare alla natura dell'uomo il potere che non ha più per il vizio"».
Luisella Scrosati - Fonte
17 commenti:
“L’idea che consisterebbe nel piazzare il Magistero in un bello scrigno staccandolo dalla pratica pastorale che potrebbe evolvere secondo le circostanze, le mode e le passioni, è una forma di eresia, una pericolosa patologia schizofrenica. Affermo dunque con solennità che la Chiesa d’Africa si opporrà fermamente a ogni ribellione contro l’insegnamento di Gesù e del Magistero”.
(Card. Sarah)
Mais qui accorde encore le moindre crédit aux blablas de Bergoglio ?
En el fondo de "Gaudete et exsultate" -si bien de forma ambigüa- está latente el principio protestante de que el hombre es incapaz por sus méritos -con la ayuda de la Gracia Divina, segun el Concilio de Trento- de conseguir la salvación eterna. Lo cual hace inutiles las buenas obras hechas en Gracia. Si bien Francisco cita al Concilio de Trento una o dos veces (Decreto de la Justificación) lo hace también de forma ambigüa y sesgada, omitiendo aquellas solemnes palabras "Porque Dios no manda imposibles, sino que al mandar te ordena que hagas lo que puedas y pidas lo que no puedas. Sus Mandamientos no son pesados".
Una vez más las claves del pensamiento de Francisco, de forma sutil, se alinean con el luteranismo. Y con el Modernismo: "la suma de todas las herejías" en frase de San Pío X.
http://lanuovabq.it/it/bergoglio-mette-fine-alla-fraternita-dei-miracoli
Anna
E' molto lungo ma "illuminante" e agghiacciante.
"Macron: il suo recente discorso ai Vescovi ricorda l’Anticristo di Solov’ëv..."
https://gloria.tv/article/xLmrTgbiDirC19tGF7XGcK14L
Anna
Qualcuno su FB dice che questo papa è pieno di odio e rancore per torti subiti a suo tempo e che ora si sta vendicando cancellando tutti i magisteri precedenti e creandosi una 'chiesa'a sua immagine e somiglianza, non direi neppure che trattasi di cripto luteranesimo, questo è un rifiuto totale e radicale di tutto il Cattolicesimo, a cominciare dai Padri della Chiesa a seguire, i.e. terminator di 2.000 anni di evangelizzazione, nel silenzio-consenso dei pavidi e dei cortigiani leccacalzini, Lutero pur nella sua rozza idea di 'riforma' una buona conoscenza della teologia ce l'aveva, qui non se ne vede traccia........
Insisto sul tema segnalato sopra. Segnalo questo commento, preceduto da una brano tratto dal racconto, comprensivo del relativo video:
https://www.breviarium.eu/2018/04/11/emmanuel-macron-bernardins-vescovi-di-francia-discorso-solovev-anticristo/
"La scrittura del “Racconto dell’Anticristo” è avvolta in un quadro suggestivo: oltre a collocarsi alla fine di tre importanti dialoghi, nei quali l’Autore sovvertiva in extremis e rapidissimamente tutta la propria precedente impostazione “tolstojana”, essa vide la luce in occasione della Pasqua dell’anno 1900, e a distanza di poche settimane dalla morte di Solov’ëv. La sua visione apodittica, liberamente tenuta sulla falsariga di alcuni motivi dell’Apocalisse di san Giovanni, suona perciò tanto più seria e irreplicabile: scorrendo a posteriori le pagine definitive del grande Russo, pare di scorgere in filigrana i profili dei più grandi dittatori che hanno sinistramente costellato il secolo sulla soglia del quale egli morì.
Capovolgendo alcune categorie del messianismo giudaico medievale e moderno, diremmo perciò che anche l’Anticristo non sembri destinato a essere incarnato da un’unica figura storica, ma che piuttosto esso si manifesti a più riprese, e forse con caratteri di ambiguità sempre più accentuati. Senza pretesa di imbastire impossibili canonizzazioni negative, devo dire che questo discorso di Macron mi ha colpito e perfino inquietato per il grado di piacevolezza retorica, di seduzione intellettuale, di afflato spirituale. Empereur non solamente per la grandeur gallicana, ma pure per il déjà-vu costantiniano di un “vescovo di quelli di fuori” che prende la parola in una sinassi episcopale… quasi da pari a pari (e a tratti anche da primus inter pares), Macron mi ha impressionato per la pacata spavalderia con cui ha “spiegato la Chiesa” ai Vescovi di Francia, e facendolo ha di fatto descritto un sublime cristianesimo senza Cristo, al pari del terribile personaggio di Solov’ëv.
Tutto ha disposto, tutto ha concesso, tutto ha richiesto, sempre facendo capo a un martellante pronome di prima persona, di cui (im)modestamente il Presidente predicava “il compito” e “la missione”: questa sarebbe analoga a quella della Chiesa stessa, consistendo nel «carico dell’eredità dell’uomo e del mondo».
Mi ha un poco preoccupato anche leggere le reazioni entusiaste di alcuni cattolici in Francia, ma pure questo aspetto era previsto dalle pagine apocalittiche del Russo. Un piccolo gregge resterà, però, ad aver chiara la vera essenza del cristianesimo."
Anna
Effettivamente ...
Si tratta degli effetti teologici del pensiero debole che raggiungono il magistero, ed effetti della sfiducia nelle capacità conoscitive della ragione, compresa la ragione illuminata dalla fede. Resta una vaga speranza in Dio, una interpretazione incerta delle Scritture e, appunto, la speranza che se è Lui, Cristo, a essere Dio prevalgano di lui i tratti della misericordia. Ciò spiega anche il primato dell'azione (prassi, fatta passare per carità) su quello della contemplazione (sentito come inutile o incerto e limitante il primo).
Del resto, come segnalava Romano Amerio la stessa 'enfasi che pongono sullo Spirito Santo davanti alle "svolte" che decidono, che rendono oscuro ciò che era chiaro, complicato ciò che era semplice si pone proprio nella logica dell'informe rispetto a ciò che ha forma e ciò è possibile solo anteponendo anche nella economia della Rivelazione la processione dello Spirito Santo direttamente dal Padre staccandola dal Figlio, cioè dal Verbo. In parole povere se lo spirito, l'amore, l'azione non "procedono" dall'Essere, dal suo fondamento, e tale essere non si conosce attraverso la Rivelazione del Verbo, del Logos, della Sapienza incarnata e rivelata ponendolo a fondamento dell'azione e dell'amore, viene meno la possibilità della conoscenza stessa e si ripiega su un amore vago e sull'azione per l'azione.
“Ho costatato”.... San Bonaventura
http://www.vitanuovatrieste.it/ho-costatato-quando-san-bonaventura-si-tolse-alcuni-sassolini-dalle-scarpe/
Mi complimento con Piero Mainardi per l'eccellente commento sulle conseguenze anche sociali, pratiche, esistenziali, non solo teologiche, della negazione o sottovalutazione della "processione" dello Spirito Santo Ab Utroque.
TEOFILATTO
Domanda probabilmente troppo grande per me... ma la faccio.
Rivelazione la processione dello Spirito Santo direttamente dal Padre staccandola dal Figlio, cioè dal Verbo
Questo non vuol dire che il "Filioque" è importante?
Praticamente vedo che, nel frattempo, Teofilatto mi aveva già risposto.
Senza nulla togliere a Mainardi, quella della corretta dislocazione delle Essenze Trinitarie è una grande e profonda intuizione di Romano Amerio che dimostra,tra l'altro, come la questione del Fililoque,che ci divide dagli ortodossi, sia di capitale importanza.
Quando si mette l'amore, ovvero lo Spirito Santo, davanti alla verità,
ovvero Cristo,il Logos, si distrugge un ordine che è logico(appunto) prima che teologico.
Le conseguenze,tragiche, sono sotto i nostri occhi.
Antonio
Nel blog ne abbiamo parlato qui
https://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2013/07/romano-amerio-quando-lazione-il.html
https://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2013/07/don-divo-barsotti-e-la-concezione-della.html
https://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2013/12/per-nazismo-e-comunismo-in-principio.html
Non ricordavo più lo scritto di don Divo Bardotti, molto bello,grazie per avermelo ricordato.
Quando si è cattolici non si può non amare Amerio.
Non mi sorprende che abbia colpito anche Barsotti.
Antonio
Ho letto con orrore,invece, la presentazione di Alessandrini all'inedito di Amerio,paragonato,addirittura, a don Milani.
Ma come si è permesso!
Roba da pazzi.
Antonio
Il "filioque" deve esser stato introdotto per la prima volta da un Concilio di Toledo, in Spagna, credo nel VI secolo, contro gli ariani, che negavano la divinità di Cristo.
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