Testo integrale dell'intervento di Mons. Athanasius Schneider, Vescovo di Astana, Roma 7 aprile 2018, Convegno “Chiesa cattolica, dove vai?”. Affermazioni solenni e significative, attraverso citazioni illustri, fondanti e pertinenti, compresa la parte a suo tempo espunta, dell'Esorcismo di Leone XIII.
La Sede Apostolica come cathedra veritatis
Mons. Athanasius Schneider
Il quarto Concilio Ecumenico di Costantinopoli così insegnava: " Nella Sede Apostolica è sempre stata conservata pura la religione cattolica e professata la sacra dottrina . ... in essa si trova tutta la vera solidità della religione cristiana " Così scrive nella citazione (Dalla formula di Papa Ormisda, approvata dai Padri del IV Concilio di Costantinopoli).
E il Concilio Vaticano I ha insegnato: "questa Sede di San Pietro si mantiene sempre immune da ogni errore in forza della divina promessa fatta dal Signore, nostro Salvatore, al Principe dei suoi discepoli: “Io ho pregato per te, perché non venga meno la tua fede, e tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli”. Questo indefettibile carisma di verità e di fede fu dunque divinamente conferito a Pietro e ai suoi successori in questa Cattedra, perché esercitassero il loro eccelso ufficio per la salvezza di tutti, perché l’intero gregge di Cristo, distolto dai velenosi pascoli dell’errore, si alimentasse con il cibo della celeste dottrina e perché, dopo aver eliminato ciò che porta allo scisma, tutta la Chiesa si mantenesse una e, appoggiata sul suo fondamento, resistesse incrollabile contro le porte dell’inferno." (Pastor aeternus, cap.4).
Fin dalla metà del III secolo San Cipriano usava il termine "cathedra" per indicare il potere della Chiesa romana, in virtù della Cattedra di Pietro da cui, dice, scaturisce l'unità della gerarchia ecclesiastica (cfr Ep . 59 16). Così scriveva anche San Girolamo: "Ho deciso di consultare la Cattedra di Pietro, dove si trova quella fede che la bocca di un apostolo ha esaltato; vengo ora a chiedere il nutrimento per la mia anima lì, dove un tempo ricevetti il vestito di Cristo. Io non seguo nessun altro primato che quello di Cristo; per questo, mi metto in comunione con la tua beatitudine, cioè con la Cattedra di Pietro. So che su questa pietra è edificata la Chiesa "(Lettere I, 15, 1-2).
Il carisma della verità è affidato da Dio in primo luogo a San Pietro e ai suoi successori, i Romani Pontefici, la cui sede si chiama permanentemente la cattedra di verità per eccellenza. Considerato il loro ministero della verità, i Romani Pontefici devono continuamente essere consapevoli di non essere i proprietari della cattedra della verità, ma servitori e vicari. La caratteristica propria del ministero degli Apostoli consiste nell'essere "pastores vicarii", come recita il prefatio degli Apostoli: "Quos operis Tui vicarios eidem contulisti praeesse pastores". Il ministero petrino nella Chiesa è essenzialmente un ministero vicario. Perciò, il Romano Pontefice è chiamato "Vicarius Christi". San Gregorio Magno (+ 604) amava parlare del vescovo di Roma come del "vicario di San Pietro" (Registrum Epistolarum XII, 7). Papa S. Gelasio I (+ 496) affermava che il Romano Pontefice deve essere in primo luogo "minister cattolicae et apostolicae fidei" ( Ep . 43).
Impressionante e attualissima è la seguente formula di giuramento che i papi per più di un millennio hanno fatto all'inizio del loro ministero apostolico: "Io prometto di non diminuire o cambiare niente di quanto trovai conservato dai miei probatissimi antecessori, e di non ammettere qualsiasi novità, ma di conservare e di venerare con fervore, come vero e loro discepolo successore, con tutte le mie forze e con ogni impegno, ciò che fu tramandato; di emendare tutto quanto emerga in contraddizione alla disciplina canonica, e di custodire i sacri Canoni e le Costituzioni Apostoliche dei nostri Pontefici, quali comandamenti Divini e Celesti, (essendo io) consapevole che dovrò rendere stretta ragione davanti al (Tuo) giudizio divino di tutto quello che professo; io che occupo il (Tuo) posto per divina degnazione e fungo come il tuo Vicario, assistito dalla Tua intercessione. Se pretendessi di agire diversamente, o di permettere che altri lo faccia, Tu non mi sarai propizio in quel giorno tremendo del Divino Giudizio… Perciò, ci sottoponiamo al rigoroso interdetto dell’anàtema, se mai qualcuno, o noi stessi, o un altro abbia la presunzione di introdurre qualsiasi novità in opposizione alla Tradizione Evangelica, o alla integrità della Fede e della Religione, tentando di cambiare qualcosa all’integrità della nostra Fede, o consentendo a chi pretendesse di farlo con ardore sacrilego. (Tratto dal Liber Diurnus Romanorum Pontificum - “Registro giornaliero dei Pontefici Romani”)
Io penso che è urgente ripristinare questa formula di giuramento papale ai nostri giorni.
Nei tempi moderni i Romani Pontefici hanno insistito sul dovere dei Papi di difendere la verità e di proteggere la Chiesa dagli errori e dalle eresie. Leone XIII insegnava: "In tanta pazza confusione di ideologie così vastamente diffuse, è certamente compito della Chiesa assumersi la difesa delle verità e sradicare dagli animi gli errori: questo in ogni tempo e religiosamente, poiché essa deve tutelare l’amore di Dio e la salvezza degli uomini. Ma quando lo richieda la necessità, non solo devono difendere la fede i prelati, ma “ciascun fedele deve propagare agli altri la propria fede, sia per l’istruzione degli altri fedeli, sia per confermarli, o per reprimere gli assalti degli infedeli”. (S. Tommaso, Summa theologiae, II-II, quaest. 3, art. 2, annuncio 2). [...] l’arrendevolezza dei buoni aumenta l’audacia dei malvagi. Per questo è ancor più da condannare l’inerzia dei cristiani perché il più delle volte si possono confutare gli errori e le malvagie affermazioni facendolo spesso con poco sforzo; ma farlo sempre occorre un impegno molto più grande. Per ultimo, nessuno è dispensato dall’usare quella forza che è propria dei cristiani, perché con essa si spezzano spesso le macchinazioni e i piani degli avversari. Ci sono poi dei cristiani nati per la disputa: quanto più grande è il loro coraggio, tanto più certa è la vittoria con l’aiuto di Dio. “Confidate: io ho vinto il mondo” (Gv 16,33). [...] Gli impegni più importanti di questo dovere sono di professare la dottrina cattolica a viso aperto e con costanza, e di propagarla come ciascuno può. "(Enciclica Sapientiae Christianae, 10 gennaio 1890).
Papa Giovanni XXIII insegnava: "Di tutti i mali che, per così dire, avvelenano gli individui, i popoli, le nazioni, e così spesso turbano l’animo di molti, causa e radice è l’ignoranza della verità. E non l’ignoranza soltanto, ma talvolta anche il disprezzo e uno sconsiderato disconoscimento del vero. [...]
Coloro poi che, con ardire temerario, impugnano di proposito la verità conosciuta, e parlando, scrivendo, operando, usano le armi della menzogna per attirarsi il favore del popolo semplice e per plasmare a loro modo l’animo dei giovani, ignaro e molle come cera, quale abuso non commettono, quale opera riprovevole non compiono essi mai! [...] Le armi della verità e dell'onestà, quindi, devono essere usate in difesa contro queste armi del male. Dobbiamo sforzarci con zelo e implacabilità per scongiurare l'impatto di questo grande male che ogni giorno si insinua più profondamente. [...] Non mancano poi quelli che, pur non impugnando di proposito la verità, si mostrano tuttavia a suo riguardo oltremodo incuranti e indifferenti, come se Dio non ci avesse dato la ragione per cercarla e raggiungerla. Tale riprovevole modo di agire conduce, quasi per processo spontaneo, a questa assurda affermazione che tutte le religioni si equivalgono, senza alcuna differenza tra il vero e il falso. «Questo principio porta necessariamente alla rovina di tutte le religioni, specialmente di quella cattolica, la quale, essendo la sola vera fra tutte, non può senza somma offesa venire messa sullo stesso piano delle altre» (nota di riferimento a Leone XIII, Humanum genus). Il negare qualsiasi differenza tra cose tanto contraddittorie, può condurre poi a questa rovinosa conclusione, che non si ammette più alcuna religione né in teoria né in pratica. Come potrebbe Dio, che è verità per essenza, approvare o tollerare la trascuratezza, la negligenza, l’insipienza di coloro che, allorquando si tratta di questioni da cui dipende l’eterna salute di tutti, non ne tengono conto alcuno, né si curano affatto di cercare e trovare le verità necessarie e di tributare a lui stesso il culto dovuto? Oggi tanto ci si affatica e tanta diligenza si pone nello studio e nel progresso dell’umano sapere, e la nostra epoca può ben gloriarsi delle mirabili conquiste raggiunte nella ricerca scientifica. Perché dunque non dovrebbe usarsi uguale impegno, anzi maggiore, per il sicuro acquisto di quel sapere che riguarda non già questa vita terrena e caduca, ma la celeste che mai verrà meno? Allora soltanto, quando avremo raggiunto la verità che scaturisce dall’evangelo e che deve tradursi nella pratica della vita, allora soltanto il nostro animo potrà godere il tranquillo possesso della pace e della gioia; gioia immensamente al di sopra di quella che può provenire dalle scoperte della scienza e da quelle meravigliose odierne invenzioni che giustamente vengono ogni giorno esaltate e portate, per così dire, alle stelle. [...] Dal conseguimento della verità, piena, integra, sincera, deve necessariamente scaturire l’unione delle menti, degli animi e delle azioni. Infatti ogni contrasto e disaccordo trova la sua prima causa nel fatto che la verità o non è conosciuta o, peggio ancora, quantunque conosciuta, viene impugnata per i vantaggi che spesso si spera di ricavare da false opinioni, ovvero per quella biasimevole cecità che spinge gli uomini a giustificare i loro vizi e le cattive azioni. (Giovanni XXIII, Ad Petri Cathedram, 29 giugno 1959, 1-2)
Durante tutta la storia Satana, il padre della menzogna, attacca continuamente la Chiesa, e specialmente la cattedra della verità, che è la sede di Pietro. Per imperscrutabile permesso della Provvidenza Divina gli attacchi di Satana contro la cattedra romana hanno avuto in casi rari l'effetto di una temporanea e circoscritta eclissi del Magistero pontificio, quando alcuni Romani Pontefici della storia hanno fatto affermazioni dottrinali ambigue, causando una temporanea situazione di confusione dottrinale nella vita della Chiesa.
Tale possibilità si dovrebbe vedere espressa anche nelle seguenti parole tratte dall'Esorcismo contro Satana e gli angeli ribelli, redatto da Papa Leone XIII nell'anno 1884. Il testo originale dice: "Ecco, l'antico nemico e omicida si è innalzato con forza! Trasformato in angelo di luce, con tutta la massa degli spiriti maligni gira ampiamente e invade la terra, per cancellare in essa il Nome di Dio e del Suo Cristo e per rapire, uccidere e rovinare nella dannazione eterna le anime destinate alla corona dell'eterna gloria. Il drago malefico effonde negli uomini depravati nella mente e corrotti nel cuore il fiume ripugnante il veleno della sua malvagità, lo spirito di menzogna empietà e bestemmia, il soffio mortifero della lussuria e di tutti i vizi e iniquità. Astutissimi i nemici hanno colmato di amarezze e inebriato di assenzio la Chiesa, l'immacolata sposa dell'agnello; hanno messo le loro empie mani su tutti i suoi beni più preziosi. Là dove la Sede del Beatissimo Pietro e la Cattedra della Verità è stata costituita per illuminare le Genti, hanno posto il trono abominevole della loro empietà, perché percosso il Pastore, siano in grado di disperdere anche il gregge".
La mattina del 13 ottobre 1884 - esattamente trentatré anni prima dell'ultima apparizione mariana a Fatima e dello straordinario miracolo del sole - Papa Leone XIII, mentre assisteva alla Santa Messa in ringraziamento per quella che aveva già celebrato, ebbe una visione divenuta famosa. Satana si presentava al cospetto di Dio per chiedere il permesso di agire indisturbato per l'arco di cento anni allo scopo di distruggere la Chiesa, permesso che gli fu accordato. Il Pontefice vide poi nugoli di demoni abbattersi sulla basilica di San Pietro, per invadere la sede Petrina. Subito dopo la visione, il Papa compose la preghiera a San Michele Arcangelo, che ordinò di recitare al termine di ogni Messa bassa, e il celebre esorcismo, da cui è tratta la citazione. La drammatica frase sulla sede del beatissimo Pietro è stata in seguito espunta da Pio XI per evitare scandalo della fede ma essa risulta oggi quanto meno profetica.
Concludiamo con la seguente preghiera di Dom Prosper Gueranger: "Calma le tempeste o Pietro affinché i deboli non ne siano scossi. Ottieni dal Signore che la residenza del tuo Successore non venga mai interrotta nella Città che tu eleggesti e innalzasti a tanti onori. Se gli abitanti di quella città regina hanno meritato di essere castigati perché dimentichi di ciò che ti devono - risparmiali per riguardo dell'universo cattolico; e fa che la loro Fede come al tempo in cui Paolo tuo fratello indirizzava la sua epistola torni ad essere famosa in tutto il mondo " (Rm I: 8) ( L'Anno Liturgico, Alba 1959, I tomo, p.824).
27 commenti:
9 aprile 1944. Non è lecito, neppure sotto il pretesto di rendere più agevole la concordia, dissimulare neanche un dogma solo; giacché, come ammonisce il patriarca alessandrino: "Desiderare la pace è certamente il più grande e il primo dei beni, però non si deve per siffatto motivo permettere che ne vada di mezzo la virtù della pietà in Cristo". Perciò non conduce al desideratissimo ritorno dei figli erranti alla sincera e giusta unità in Cristo, quella teoria (l'ecumenismo, ndR), che ponga a fondamento del concorde consenso dei fedeli solo quei capi di dottrina, sui quali o tutte o almeno la maggior parte delle comunità, che si gloriano del nome cristiano, si trovino d'accordo, bensì l'altra che, senza eccettuarne né sminuirne alcuna, integralmente accoglie qualsiasi verità da Dio rivelata.
Da SS Pio XII, Orientalis Ecclesiae, Lettera Enciclica contro l'ecumenismo, nel XV centenario della morte di San Cirillo di Alessandria.
Caro Tosatti, mi riferisco al convegno di ieri a Roma su AL con tanto di “Declaratio”. Ho letto Avvenire (qui sotto linkato), un professore di Teologia della Università Luteranense (hops, lapsus…) assicura i lettori di Avvenire (che son già “sicuri” di tutto, peraltro) che nessuno cambia le verità di fede. Prima domanda all’eminente teologo. Ma allora perché si preoccupa tanto del convegno dove c’erano quattro gatti? (più di 400 persone, tutte illustri). Seconda domanda. Perché dice candidamente di volersi confrontare e non lo fa? Per dimostrare la sua capacità di confrontarsi, il coraggioso teologo, scrive che non c’è affatto confusione, poiché ben 150 diocesi (su 226) hanno “avviato iniziative importanti per…“ tradurre l’Esortazione in prassi, senza tante storie. Vuol dire che son state “obbligate” a farlo o mi sbaglio? Sempre riferendomi alla seconda domanda, il coraggioso teologo, pronto al confronto, affronta la domanda chiave, più pericolosa, quella che gli avrebbe permesso di spiegare l’errore del Convegno, e cioè se i temi fondamentali (coscienza e discernimento) fossero stati travisati. Pensate cosa ha risposto, in modo chiaro argomentato e completo: “Purtroppo si”. Poi ha cambiato discorso parlando del beato Newman. Ma mica ha spiegato dove, perché e come questi temi fossero stati travisati. …Terza domanda: il fatto che due Eminenti Cardinali e un eminente Vescovo, abbiano esposto queste tesi, non lo preoccupa? Quarta domanda: il fatto che ciò sia avvenuto perché il Pontefice ha ignorato i DUBIA, manifestando indifferenza alla implorazione di chiarimento di 4 Cardinali, non lo interessa? Basta!”.
Pezzo Grosso
Credo che Mons. Athanasius Schneider abbia, rispetto a tutti gli altri, una marcia in più. Questa marcia gli deriva dalla sua biografia, dalla sua fanciullezza dove ha visto, conosciuto, sperimentato la consistenza, la durezza, la bellezza della buona battaglia. Questa marcia in più è una forza integra in grado di individuare problemi e soluzioni. La lettura della "...formula di giuramento che i papi per più di un millennio hanno fatto all'inizio del loro ministero apostolico:..." già dice il da farsi e quanto non è da farsi e quanto non si fa, nei fatti, proprio oggi. Questa formula da sola, a mio parere, dice tutto ai nostri cuori, che ne riconoscono la necessità e la verità che la sostiene. Questa formula oggi commuove perchè sappiamo che non dice più nulla a chi dovrebbe dire tutto. Così bisogna continuare a ricapitolare la storia e ricapitolando vedere come l'attacco satanico alla 'cathedra veritatis' sia stato caratteristica, costante della sua storia. Oggi però l'attacco è, se possibile, più subdolo perchè si vuol spacciare per Fedeltà l'infedeltà, accolta ormai da padrona; davanti a questa sono stati calati i ponti levatoi, aperte le porte, mostrati i passaggi segreti, affinché occupi ogni via che porta alla stanza del trono, dove infine sedersi, proprio sul soglio che fu della Fedeltà,ormai da tempo, di nascosto e in catene, condotta nella segreta. L'infedeltà , vestita da Fedeltà, con grande apparato, va ed apre la loggia per salutare i fedeli che, non riuscendo nè a gioire, nè ad esultare, senza neanche saper perchè, sciamano via in silenzio, con il pianto nel cuore, in cerca della Fedeltà, per sempre, alla Fede Vera di sempre.
Una marcia in più.... il suo anello vescovile non ha una pietra, ma l'immagine dell'Immacolata!
«Esiste uno sviluppo della dottrina»
di Padre Giovanni Scalese
Ormai sto invecchiando e divento perciò sempre piú sospettoso: qualsiasi affermazione venga fatta, non la trovo mai casuale, ma funzionale a un determinato obiettivo da raggiungere. Ormai si è capito che che c’era una agenda da attuare — ne abbiamo parlato in piú occasioni — e la si sta realizzando gradualmente, secondo una tabella accuratamente pianificata. Si è cominciato col dire che la dottrina non cambia, ma è solo la prassi pastorale che deve adeguarsi al cambiamento dei tempi. Ora, come avevamo previsto, si è passati alla seconda fase: il rinnovamento pastorale non è piú sufficiente, bisogna rimettere in discussione anche le questioni dottrinali che erano state chiarite in modo definitivo. Come fare? È presto detto: «Esiste uno sviluppo della dottrina».
http://querculanus.blogspot.it/2018/04/esiste-uno-sviluppo-della-dottrina.html
Dalle fotografie si notano sulle due Croci pettorali rispettivamente di Mons.Schneider e di Mons.Brandmuller 5 pietre che mi richiamano alla mente le 5 piaghe di Gesu'.
“Sì, vabbè, ma... Lancillotto?“
recitava uno spot pubblicitario a Carosello...
Tutto bene, un ottimo Convegno, 400 convenuti, tutti illustri... e poi???
500 anni fa, un semplice frate espose le sue 95 tesi contro il papato: tutti 'sti "illustri" che fanno?!
E' possibile che questa confusione sia usata Dal Signore per far rinascere la Vera Fede in Gesù Cristo unico Salvatore nostro. Lo dimostra il moto spontaneo di Fedeli prima assopiti che ora si stanno svegliando e combattono per la Verità in tanti modi diversi ma uniti da un unico Spirito.
https://www.riposte-catholique.fr/en-une/document-eglise-catholique-ou-vas-tu
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/bergoglio-prepara-messa-i-luterani-ecco-svolta-1476639.html
http://www.marcotosatti.com/2017/03/01/messa-ecumenica-lavori-in-corso-la-consacrazione-imbarazza-i-riformati-lescamotage-del-silenzio/
Ho finito di leggere ora l'intervento di mons. Schneider: mi associo ai complimenti sopra, è chiarissimo e mi pare utilissimo per il nostro lavoro di porta-a-porta. Che poi Avvenire, intervistando un teologo, non abbia potuto contestare nessun punto, è dimostrazione della forza di questi punti.
Sul "cosa fare", segue sotto una mia domanda su vari scenari, dopo aver letto due dichiarazioni di De Mattei.
Riprendo l'argomento dei tanti-o-pochi cardinali che firmassero una correzione ufficiale, con lo spunto di questo articolo:
https://www.lifesitenews.com/news/cardinals-can-declare-that-a-heretical-pope-has-lost-his-office-church-hist
Riferisce di una tesi del prof. de Mattei, il cui originale è referenziato in fondo all'articolo (in inglese, penso che arriverà su Corrispondenza Romana in italiano). Ribadisco la mia incapacità di valutare questioni così complesse, per cui mi guardo bene dal sostenere alcunché, ma mi pongo domande in uno scenario puramente ipotetico.
Se ho capito bene, De Mattei ha detto due cose:
1. Francesco è responsabile della diffusione di eresie, ma non c'è ancora materiale sufficiente per dichiararlo formalmente eretico.
2. Un papa dichiarato eretico non decadrebbe da potere giurisdizionale, che manterrebbe fino all'elezione del papa successivo.
Dunque chi spera di liberarsi di Papa Francesco con il decadimento per eresia, evidentemente spera male: infatti, rimarrebbe in sede fino al successivo conclave. Ora entra in ballo la questione del numero di cardinali che agiscono: se sono 4, o 8 o 12, chi lo fa il nuovo conclave? Evidentemente solo 4, 8 o 12 (supponendo che siano elettori). E già questo porrebbe un problema di credibilità nei confronti del mondo. Andiamo avanti: a quel punto ci ritroveremmo... il terzo papa (chiamiamolo Pio). Ovvero, due cardinali, uno dimissionario e uno decaduto, e un papa. Il quale, però, non potrebbe insediarsi, perché a questo punto avremmo una chiara contrapposizione tra papa Pio e anti-papa Francesco (decaduto e quindi diventato anti). E sarebbe già un caos. Quando Francesco dovesse dipartire, gli altri cardinali - che non riconoscerebbero Pio - si riunirebbero in conclave, chiaramente eleggendo di nuovo un papa progressista: perché i cardinali del primo gruppo certo non potrebbero partecipare a questo secondo conclave, che non sarebbe valido, perché per il papa sarebbe Pio, ancora vivo. Lascerebbero chiaramente la maggioranza ai progressisti. Dunque, avremmo una situazione come nel passato Scisma d'Occidente.
Mi domando: sarebbe dunque opportuno dichiarare Francesco decaduto per eresia? Perché ne seguirebbe uno scenario totalmente incasinato. Non sarebbe molto più opportuno una semplice correzione, per dichiarare che Francesco erra su molti punti, senza tentare di farlo decadere? Al momento della sua dipartita, infatti, tutti i cardinali si riunirebbero in un unico conclave e gli ortodossi se la giocherebbero. Eletto un papa decente, a quel punto si potrebbe proclamare Francesco eretico retroattivamente, con lo scopo di invalidare i suoi documenti. Non dico che sarebbe una cosa da far digerire con facilità, ma mi pare molto meno complicata del primo scenario.
Ovviamente, mi auto-critico subito io: è uno scenario pienamente umano, e questo è il limite dell'analisi. Ma per metterci dentro qualche azione diretta dello Spirito Santo ci vorrebbe un veggente.
Ditemi che pensate.
Non c'è ancora materiale sufficiente per dichiararlo formalmente eretico.
Mi chiedo se questo materiale non ci sia. Si tratterebbe di saperlo utilizzare.
Mi riferisco al fatto - un vero salto qualitativo secondo me - dell'aver ordinato di pubblicare sugli Acta, rendendola normativa per la Chiesa, l'interpretazione eterodossa dei vescovi argentini alla sua famosa nota n. 351 di AL. Di pubblicarla, se non erro, con la sua lettera di approvazione, che qualifica quella interpretazione come l'unica ammissibile. In termini di retta e autentica dottrina della Chiesa il significato di quest'atto ufficiale del Papa mi sembra questo, devastante: il Papa dichiara come unica legittima e quindi sola "autentica" un'interpretazione della sua nota che concede la possibilità di compiere un atto sacrilego quale la Comunione ad opera di divorziati risposati conviventi e praticanti l'intimità di coppia, per nulla intenzionati a praticare la castità. Tale interpretazione viene di fatto a legittimare il peccato di adulterio e concubinaggio, oltre a produrre altri guasti.
Non rappresenta essa una negazione radicale di evidenti e fondamentali verità di fede? Non vedo come si possa negarlo.
Ora, se alcuni cardinali cominciassero a dire pubblicamente al Papa che ha sbagliato, che deve annullare quell'ordine di pubblicazione sugli Acta perché è "a fide devius", di fronte al suo probabile stizzito perseverare nell'errore, potrebbero dire o no che questo suo perseverare rappresenta proprio il dubbio o la negazione o s t i n a t a di verità da tenersi per fede, come è tipico dell'eretico? Secondo me, potrebbero, in tutta legittimità, teologica e canonistica. E trarre le conseguenze del caso.
Per questo è di fondamentale importanza che alcuni cardinali si decidano finalmente a questa indispensabile correzione dottrinale. Basterebbe che uno solo cominciasse. Non illudiamoci e scusate se sembro fare il profeta: se non si avanza un emulo di san Atanasio la situazione non si sblocca.
PP
Non sarebbe molto più opportuno una semplice correzione, per dichiarare che Francesco erra su molti punti, senza tentare di farlo decadere?
Esattamente, Fabrizio, è quello che avevano promesso ma non mantenuto i 4 cardinali. Ed è quello che veramente s'ha da fare.
Questa mossa corrisponde a ciò che ragionevolmente si può davvero fare per cominciare a far trionfare la Verità almeno su un punto, quello caldo della problematicità dell'AL.
Tanti vorrebbero Bergoglio decaduto, lo vorrebbero all'istante, lo considerano addirittura già decaduto, ma si lasciano trasportare dalle loro emozioni e contribuiscono così al caos dilagante a causa di colui che vogliono combattere. E per di più si illudono che un suo diretto successore possa essere meglio.
Ripeto: non si tratta di fare strategie, cioè di elaborare un piano per ottenere questo o quest'altro. Si tratta invece di obbedire alla Divina Volontà facendo senza remore ciò che corrisponde alla Divina Volontà.
Secondo verità la AL va contestata apertamente? lo si deve fare e basta, dicendo apertis verbis che chi la sostiene si distanzia dal cattolicesimo, è sulla strada dell'eresia. Poi la Provvidenza provvederà e ci indicherà il prossimo passo.
Memento
"...Teodorico di Verona,
Dove vai tanto di fretta?
Tornerem, sacra corona,
A la casa che ci aspetta? —
— Mala bestia è questa mia,
Mal cavallo mi toccò:
Sol la Vergine Maria
Sa quand’io ritornerò. —
Altre cure su nel cielo
Ha la Vergine Maria:
Sotto il grande azzurro velo
Ella i martiri covria,
Ella i martiri accoglieva
De la patria e de la fe’;
E terribile scendeva
Dio su ’l capo al goto re...."
Quella che va fatta è certamente la correzione ma,successivamente, di fronte al silenzio o alle reiterate eresie, bisognerebbe per forza andare oltre.
Se di fronte ad una correzione Bergoglio opponesse ancora il silenzio voi cosa fareste?
Quindi, la correzione potrebbe non bastare a toglierci dall'impasse.
Forse é per questo che Burke e gli altri cardinali che vogliono rimanere fedeli alla tradizione non si decidono a formulare una formale correzione, perché sanno che questa porterebbe necessariamente ad altre esplosive situazioni.
Ma d'altro canto non si può fare la frittata senza rompere le uova.
È in ogni caso una situazione molto difficile: o l'impasse o il pericolo di uno scisma conclamato.
Tutto ciò,probabilmente, giustifica la prudenza dei pastori fedeli alla tradizione, anche se,io per primo, siamo talvolta impazienti.
Che il Signore ci faccia comprendere (soprattutto ai pastori) quello che è giusto fare.
Antonio
La risposta ai soli Dubia appare superata, dopo la pubblicazione sugli Acta dell'interpretazione autentica favorevole all'errore.
Limitarsi a tale risposta ignorando il fatto clamoroso della pubblicazione sugli Acta (per non esser costretti a criticare apertamente il Papa) significherebbe esser sempre e comunque in ritardo sui fatti, che Papa Francesco produce a ritmo sempre più veloce.
La "risposta" va indubbiamente data, da parte dei difensori della fede, ma nell'ambito di un intervento che chieda fermamente al Papa di fare macchina indietro, invitandolo ad annullare l'ordine di pubblicazione sugli Acta dell'eterodossa interpretazione dei vescovi argentini.
Questo ordine è sicuramente una cosa unica nella storia della Chiesa.
Costituisce nero su bianco la prova ufficiale della eterodossia di Papa Francesco. E'da lì che bisogna partire, al punto in cui sono giunte le cose.
PP
@ PP
Anch'io in linea di massima concordo con Lei sulla gravità del fatto degli AAS.
Tuttavia noto che anche tra i conservatori (mi riferisco ad un teologo di provata fedeltà con cui sono in contatto) non vi è una uniformità di vedute. L'averlo inserito negli AAS non parrebbe poi così grave.
Insomma, non sarebbe ancora stato attraversato il Rubicone.
Di conseguenza rimane soltanto, come fatto certo ufficiale ed incontrovertibile, l'esposizione dei 5 dubia.
In mancanza di una risposta va fatta una correzione formale come era previsto.
Le successive aggravanti non fondano ma corroborano la necessità di questo fondamentale passo.
Riguardo a questo http://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2018/04/la-sede-apostolica-come-cathedra.html?showComment=1523394425774#c6249861648740575612 post di Fabrizio Giudici, credo che questo teologo cattolico americano abbia risposto con chiarezza https://ronconte.wordpress.com/2018/01/17/what-if-pope-francis-retracts-portions-of-amoris-laetitia/
Marco Porfiri
Non sono un teologo, nel senso che non ho un dottorato in teologia.
Ma mi sembra che il teologo sopra citato tenti di minimizzare quanto pubblicato negli AAS per evitare le ovvie conseguenze che ne deriverebbero.
Quanto inserito negli AAS non può però in alcun modo essere minimizzato.
Papa Francesco infatti ha fatto inserire in calce alle due lettere riportate negli AAS una nota, in cui afferma esplicitamente che la decisione dei vescovi argentini di concedere, caso per caso, i Sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia ai divorziati 'risposati' intenzionati a proseguire nei loro rapporti adulteri, è una decisione che egli ha fatto propria e che presenta come suo "magistero autentico".
Si tratta dunque di un vero e proprio insegnamento papale a livello ufficiale (non infallibile, è ovvio) con il quale Papa Bergoglio autorizza il sacrilegio plurimo.
Se questo non è un atto grave, cosa lo sarà mai?
Ciò basta e avanza perché cardinali e altri vescovi abbiano materia per mettere sotto accusa Papa Bergoglio e porlo di fronte alle sue responsabilità.
Sfugge il punto essenziale, comunque meglio tardi che mai
Non capire la gravità dell'inserimento dell'interpretazione eterodossa bergogliano-argentina negli Acta, significa non rendersi conto che tale inserimento rappresenta la "pistola fumante", il corpo del reato del quale si diceva andassero in cerca alcuni per poter inchiodare formalmente Papa Bergoglio alle proprie responsabilità.
Questa mancanza di comprensione mostra a mio parere non solo scarso senso giuridico ma anche un generale ottundimento della capacità di "discernere" (uso il vocabolo oggi tanto di moda) e di cogliere il punto decisivo delle questioni. E'un ottundimento che pervade la Chiesa dal Vaticano II, esso stesso sua manifestazione.
Comunque, anche se in ritardo, la Correzione Formale (formale e non semplicemente filiale) sarebbe sempre benvenuta e comincerebbe a smuovere le acque, anche se avrebbe un carattere per così dire paradossale, dal momento che il Papa ha già risposto (e nel peggiore dei modi) troncando il discorso con il nefasto ordine di pubblicazione negli Acta, di cui sopra.
Che gli ecclesiastici e teologi "di provata fedeltà" abbiano comunque il fegato di fare anche la sola Correctio Doctrinalis, mi permetto comunque di dubitare anche se, cristianamente, non dispero.
PP
@Porfiri
Non solo non ho capito cosa c'entra l'articolo citato con le mie domande, ma mi pare che questo "teologo" - su cui ero già capitato tempo fa - sia solo sedicente tale; è una specie di troll che vaga per internet, facendo anche vere e proprie profezie che vengono regolarmente smentite.
Se l'ho confuso con qualcun altro, lasciamo perdere e veniamo a quello che dice: è totalmente campato per aria. Dice che se Papa Francesco ritirasse parte dei suoi pronunciamenti, praticamente tutta l'autorità docente della Chiesa sarebbe minata. Falso: a Giovanni XXII fu fatto ritrarre un pronunciamento errato, e la Chiesa non subì nessun trauma. Poi "predice" che un futuro papa conservatore non correggerebbe l'Amoris Laetitia: a parte che la previsione è così, apodittica e campata per aria, Onorio I fu addirittura anatemizzato dal papa successivo e da due concili (per molto, molto meno di quello che ha fatto Francesco). La Chiesa ha sempre corretto i propri errori (che ovviamente non erano Magistero infallibile) e non è mai crollata per questo (semmai, sarebbe successo se li avesse lasciati correre).
L'errore poi ritrattato di Giovanni XXII nemmeno paragonabile agli errori di Bergoglio
Più che un "pronunciamento" quella di Giovanni XXII fu una sua opinione personale, una nuova dottrina che lui proponeva sulla visione beatifica, esponendola al dibattito dei teologi, dibattito che poi divenne pubblico e acquisì toni violenti, coinvolgendo anche i problemi politici del tempo. Sosteneva che l'anima del giusto non avrebbe goduto subito della visione beatifica, appena passata al Giudizio individuale dopo la morte. Alla fine, la gran maggioranza del clero e dei fedeli respinse questa dottrina. Il papa continuava a difenderla e per tal motivo rischiava di cadere nell'eresia ma fu convinto a ritrattarla poco prima di morire.
Tuttavia non si trattava di un insegnamento ufficiale, di "magistero autentico" ma di una tesi teologica personale proposta come tale alla Cattolicità e da essa respinta, con finale ritrattazione del papa, che dovette prender atto della situazione. Giovanni XXII non dimostrò l'animo dell'eretico, l'ostinazione nell'errore che si vuole imporre ad ogni costo, come sta facendo Papa Francesco.
Come ha ribadito SC, egli ha fatto suo in un documento ufficiale l'interpretazione dei vescovi argentini, che autorizza un "sacrilegio plurimo".
Se non basta un'enormità del genere perché chi di dovere si decida finalmente ad affrontare a viso aperto Bergoglio...
VAlildissima certo, la recente Conferenza di Roma; assai istruttivi e penetranti gli interventi. Ma vorremmo che finalmente questi benemeriti "Pastori di riferimento" passassero all'a z i o n e , quella promessa ormai da quasi due anni. Anche perché, per quanto aleatoria, c'è sempre la speranza che Bergoglio, messo apertamente di fronte alle sue responsabilità, possa ravvedersi.
PP
@ PP e SQ
Anch'io come voi sono ultraconvinto che l'inserimento negli AAS delle note tesi eretiche sia ciò che di peggio finora sia avvenuto dal punto di vista dogmatico. Constato soltanto che secondo quanto mi capita di osservare a questo proposito non vi è uniformità di vedute anche da parte di teologi qualificati (che non hanno alcuna propensione o intenzione di minimizzare il disastro di questo pontificato).
Appena mi sarà possibile, al prossimo incontro approfondirò l'argomento e spero di poter riferire le motivazioni che stanno alla base di questa posizione.
Frattanto rimango dell'idea che portare avanti la correzione formale da parte del o dei cardinali restanti in seguito alla mancanza di risposta ai Dubia sia più che mai imperativo.
(A tal proposito mi domando: S.Atanasio era un cardinale? Non era un “semplice” vescovo? Non potrebbe essere tuttora un vescovo ad agire come novello Atanasio nel caso di inettitudine dei cardinali?)
Sì, più che mai imperativo.
Primo, perché “Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto al Regno di Dio”, e questo è un monito di NSGC alla coscienza di chi i Dubia li ha emanati;
secondo, perché il gregge cattolico ha pur il diritto di non sentirsi preso in giro e abbandonato dai suoi pastori (che su questo blog vengono addirittura denominati "di riferimento”, tanta è la fiducia nei loro confronti);
terzo, perché nel rapporto tra le parti in causa è squalificante prima mostrare la corda e poi magari spostare la contesa su un altro versante strategicamente più promettente;
quarto, perché tutto quello che è successo dopo l'emanazione dei Dubia (continua e progressiva diffusione negli episcopati della tesi eretica contenuta in AL, inserimento di dette tesi negli AAS quale magistero autentico) non fa altro che confermare e corroborare le motivazioni dell'emanazione dei Dubia con la conseguente necessità di non mollare la presa, pena vedere giorno dopo giorno, con l’indignazione dell’Altissimo, trasformarsi la Catholica in una setta eretica, sottraendo nel contempo alla società civile l'ultimo baluardo per la difesa della Legge Naturale.
È uscita la traduzione italiana dell'intervento del prof. De Mattei:
https://www.corrispondenzaromana.it/tu-es-petrus-la-vera-devozione-alla-cattedra-di-pietro/
@Fabrizio Giudici
Quello di cui lei non tiene conto è che nè Onorio nè nessun Papa fu anatematizzato per aver impartito insegnamenti eretici tramite il Magistero ordinario della Chiesa, ma solo per avere indirettamente favorito l’eresia o per avere idee eretiche PERSONALI (e ad esempio quella di Giovanni XXII non era nemmeno definibile eresia all’epoca, dato che l’insegnamento sulle anime non era ancora stato definitivamente risolto dal Magistero; esattamente come non è definibile eretico San Tommaso D’Aquino per la sua opinione Teologica circa l’immacolata concezione, non essendo, nella sua epoca, la questione ancora risolta definitivamente (mentre invece oggi chi sostenesse la falsità dell’immacolata Concezione sarebbe eretico senza dubbio).
Marco Porfiri
@Porfiri "Quello di cui lei non tiene conto..."
Veramente la comparazione tra la gravità degli errori è scritta nero su bianco sia nel mio intervento che in quello di PP sotto: quindi ne siamo tutti perfettamente consci. A maggior ragione, è illogica la tesi che lei ha segnalato (ed evidentemente sostiene): gli errori si correggono con urgenza ed intensità proporzionale alla loro gravità. È assurdo pensare che gli errori piccoli si correggono, quelli grandi no. Basterebbe questa semplice considerazione per concludere la questione. È la tesi che lei difende viziata da un grave errore: considerare la Chiesa come un'organizzazione puramente umana, che deve essere preoccupata principalmente da questioni di credibilità e consenso, intese in senso umano. Ma la Chiesa non ha niente di proprio: la sua Verità, la sua credibilità e la sua capacità di attrarre sono semplicemente quelle di Cristo; dunque essa le manterrà sempre, in virtù delle promesse del Figlio di Dio, se si manterrà fedele alla volontà e alla Verità di Cristo. La quale in modo evidente include la correzione degli errori: sia piccoli, che grandi (a maggior ragione).
Ma anche rimanendo sulle dinamiche puramente umane la tesi è fallace, perché non ne tiene conto interamente. I gravi errori di questo pontificato (e non solo) causeranno disperazione e desolazione tra la gente, perché sono le inevitabili conseguenze del peccato. Avverrà sia a livello personale che sociale. Quando se ne renderanno conto, si interrogheranno su chi li ha indotti in questo errore: in primis il mondo. Ma subito dopo si chiederanno se qualcuno li aveva messi in guardia: e certamente la Chiesa subirà inevitabilmente una nuova prova, perché si renderanno conto che il mondo era penetrato al suo interno e una parte della Chiesa ha tradito. Ma sarà molto peggio se non vedranno che, all'interno della Chiesa, qualcuno ha lavorato attivamente per correggere le cose! Se non lo vedessero concluderebbero che Cristo non ha mantenuto le sue promesse, non ha loro fatto arrivare in ogni modo possibile il proprio amore e il Suo insegnamento, anche per mezzo di vie traverse. E sarà proprio la capacità di resistere e correggere errori provenienti dall'alto e supportati da tutto il potere umano concepibile a dimostrare che non praevalebunt e che Dio vince, alla fine.
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