Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 23 novembre 2022

Migliaia di “Poveri in spirito” mendicano alla porta del Vescovo di Novara, che vuole rubare la Santa Messa

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Amarezza, sdegno, dolore, smarrimento, angoscia… sono questi i sentimenti che si affastellano in migliaia e migliaia di fedeli in questi giorni, sia direttamente interessati sia indirettamente, di fronte alla decisione del vescovo di Novara, monsignor Franco Giulio Brambilla, di applicare in modo traumatico e cinico la lettera apostolica Traditionis Custodes del 16 luglio 2021, sospendendo il lecito e legittimo Rito tradizionale nella chiesa di Santa Caterina d’Alessandria di Vocogno e della cappella di San Biagio a Domodossola, entrambe nella Val d’Ossola, la bellissima valle dominata dal Monte Rosa, opera di Dio. Ed opera di Dio, miracolo quotidiano, è la Santa Messa, sublime mezzo d’Amore attraverso il quale Gesù Cristo ha scelto per stare con e in noi fino alla fine del mondo.
La questione della diocesi di Novara è diventata ormai un fatto mediatico, perché non si può rimanere in silenzio. Le catacombe dove si nascondevano i poveri e santi martiri sono finite da un pezzo, come pure le persecuzioni sovietiche ai danni della «Chiesa del silenzio»… e la circolazione delle informazioni oggi non è solo in tempo reale, ma è patrimonio del mondo intero, tenendo conto che la Chiesa (Sposa di Cristo e membra di Cristo) per prima è Universale, essendo cattolica fin dalla sua fondazione per volere del suo Capo, Cristo Re.

Il potere umano nella Chiesa utilizzato in questi termini offende i fedeli, ma anche l’Onnipotente, di cui i suoi figli sono a Sua immagine e somiglianza. Questa assurda persecuzione non rende certo onore all’episcopato novarese, anzi, da un lato sconcerta tutti e dall’altra scredita l’autorità ecclesiastica, che si distacca ostilmente dal credo dei fedeli, creando un’incredibile aporia.

Un esercito di persone, dunque di anime, si unisce strettamente alla giusta causa portata avanti con grande fede, zelo e amore da don Alberto Secci e don Stefano Coggiola. Sono i cari fedeli del loro numerosissimo gregge, che non sono presenti solo nella diocesi di Novara, non solo in Piemonte, non solo in Italia (per i pellegrinaggi annuali organizzati in questi anni in vista della V incoronazione – 2020 – della Madonna di Oropa sono partiti da tutta Italia e non solo), come dimostra la forte lettera che lo svedese Leif Sjöbacka, il quale ha abbracciato la fede cattolica proprio grazie alla Santa Messa della tradizione della Chiesa, indirizza a monsignor Brambilla e che viene pubblicata insieme ad altre toccanti e struggenti testimonianze in questo numero di «Europa Cristiana», fra cui le lettere dei bambini Milena e Marcello. Lacrime e sofferenza, come la signora Cinzia Ariola, che scrive al Vescovo: «Eccellenza Reverendissima, Le scrivo in uno stato di disperazione e sconforto al pensiero che tra pochi giorni la mia anima, quella di mio marito, delle mie figlie e di tutti i miei fratelli nella Fede che vengono a Vocogno, potrebbero essere private di tante Grazie che siamo sicuri vengano da Dio e non riusciamo a capirne il motivo. La Prego fin da subito di ritornare indietro sulla Sua decisione perché non ci credo che un uomo di Dio come Lei non si renda conto di cosa significhi questo per le nostre anime. Non avere più la guida di Don Alberto e Don Stefano che in questi anni hanno fatto un lavoro enorme per tutti e specialmente per i giovani (che sono seguiti come anche noi adulti anche con regolari incontri di dottrina)». Sono tutte lettere aperte per volontà dei protagonisti di questa mattanza ai danni di una legittima Santa Messa – che porta moltissimi frutti buoni nella vita di ciascuno, come dimostrano tutte queste realtà sparse nel mondo – e di chi l’amministra. L’inclusione è per tutti, l’accondiscendenza e il dialogo sono all’ordine del giorno, tranne per coloro che desiderano vivere secondo la tradizione.

A migliaia di fedeli sarà tolta per volontà del loro Vescovo, a partire dalla prima domenica di Avvento, ossia il 27 novembre, la Santa Messa liberalizzata il 7 luglio 2007 con il Motu proprio Summorum Pontificum, che li ha raccolti intorno ai loro pastori, don Alberto e don Stefano, sacerdoti di immensa fede e di totale abnegazione per Santa Madre Chiesa. Dopo 15 anni di un rito reso finalmente fruibile senza la paura di essere condannati e defenestrati, le persone non possono più farne a meno: la sfera religiosa è parte fondamentale di chi crede, la dimensione spirituale ha un rilievo più grande di quella materiale, non è possibile trascurarla, non è possibile soffocarla, sopprimerla, pestarla. I fedeli devono essere rispettati e tollerati nel voler continuare ad avere la Santa Messa che hanno finora avuto. Non può essere fatta discriminazione fra chi assiste alla Messa in Novus Ordo e chi assiste a quella in Vetus Ordo; non può esserci razzismo nei confronti della seconda perché non è nelle corde della Chiesa questo atteggiamento discriminatorio.

Non è possibile prima dare e poi togliere: non si scherza con le anime e non si scherza tanto meno con Gesù Cristo, Seconda Persona della Santissima Trinità. Sottrarre crudelmente i pastori che trasmettono la fede attraverso la Santa Messa è come rinnegare il Sommo Sacerdote, Nostro Signore Gesù, che ha istituito il Sacerdozio e la Comunione.

La Santa Messa non è un prodotto commerciale che oggi è sugli scaffali e domani non c’è più perché tolto dalla produzione… Nostro Signore pazienta, ma fino ad un certo punto… è misericordioso, ma fino ad un certo punto, perché Dio agisce secondo Giustizia e non secondo la “misericordia” di uomini di Chiesa che con le scarpe passano sopra ciò che è sacro. Il santo vescovo Carlo Borromeo ha perfettamente evidenziato il sacro valore di un’anima tanto che giunse ad affermare: «Un’anima è una diocesi abbastanza vasta per un vescovo»! Dunque, quanto peso ha la responsabilità episcopale su di un’anima? In più, bisogna considerare che si tratta di un carico più soprannaturale che terreno, anche perché ciò che è terreno è in scadenza e perisce, ciò che è soprannaturale è destinato all’eternità. Quale prezzo si dovrà pagare per un’anima trascurata? E per più anime?

Quando i vescovi non sono misericordiosi nel considerare la «dignità» e i «diritti» delle anime, la questione si fa molto, molto seria. Dare una casa ad esse e poi sottrargliela è un atto antiumano e tirannico. La Chiesa è Madre e non si possono abbandonare i propri figli nella fede, rendendoli orfani. Non si può uccidere la fede (la Santa Messa è il cuore della fede cattolica) dei propri figli, è compiere un crimine abortivo e la Chiesa non è stata chiamata ad esistere per abortire, ma per moltiplicarsi.

Mentre le chiese oggi si svuotano sempre più con percentuali impressionanti, la chiesa di Santa Caterina Caterina di Alessandria a Vocogno, nell’incantevole Val Vigezzo, come la cappella dell’Ospedale San Biagio a Domodossola, si sono riempite di anime di ogni età che hanno potuto essere alimentate dal Santo Sacrificio dell’altare, trovando certezze e sicurezze, conforto e balsamo, speranza e pace, fiducia e serenità nel Salvatore Immolato per ciascuno di noi. Tutte queste persone non possono, non vogliono, non devono lasciare i loro amati pastori, li difendono e li difenderanno perché insieme a loro difendono e difenderanno la Santa Messa che li ha maggiormente uniti a Nostro Signore. La Chiesa insegna a stare dalla parte dei poveri, ma non solo i poveri dal punto di vista economico… molto più i poveri in spirito: nelle Beatitudini Gesù Cristo non nomina i primi, bensì i secondi. Beati pauperes spiritu è la prima beatitudine rivelata da Nostro Signore nel decalogo pronunciato nel discorso della montagna: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt. 5, 3).

Afferma la madre di famiglia Lorella di Lullo: «La reazione di noi fedeli è stata quella di scrivere a Sua Eccellenza chiedendo di rivedere le sue decisioni senza ricevere nessuna risposta». Non è forse tutto ciò un mendicare dell’anima?

I fedeli della chiesa di Santa Caterina di Vocogno e della Cappella di San Biagio sono proprio poveri in spirito, che mendicano dal loro Vescovo la “ricchezza” che era loro stata donata e che ora gli viene ingiustamente e brutalmente rubata. - Fonte

15 commenti:

Anonimo ha detto...

Forse il Vescovo capirà. Occorre vero coraggio, quello del vero chiamato dal Signore.

Anonimo ha detto...

A quei fedeli non sarà tolta la Messa, al massimo sarà tolto uno dei tanti luoghi in cui viene celebrata (se Don Secci si piegherà al diktat del vescovo).
Ci sono parecchi altri luoghi in cui la Messa cattolica viene celebrata, anche in Piemonte: basta organizzarsi.
Se si rimpiange "la Messa celebrata in quello specifico luogo" allora non resta molto da fare...ma se ciò che importa è continuare ad assistere alla Messa di sempre non c'è vescovo (e neppure papa) che abbia l'autotorità e la possibilità di impedirlo.
Soffrire per ciò che che si sta per perdere è giusto, umano e nobile...l'importante è che si sia anche disposti ad agire e ad andare a rendere culto a Dio ad una Messa veramente cattolica.
Tutti coloro che erano abituati a fare decine di chilometri per andare a Vocogno non dovrebbero avere problemi a tal riguardo.
Sarebbe invece un errore chinare il capo e rinunciare alla Messa di sempre o, peggio ancora, andare alla messa del Bugnini per falsa obbedienza a delle disposizioni illegittime: nessuno può obbligarci a "rendere culto a Dio" in un modo diverso da quello che ha plasmato innumerevoli Santi!

Forse.. ha detto...

Se posso permettermi il paragone e' come la eutanasia (togliere acqua e alimento a un moribondo),e' come obbligare un bambino allergico ai cavolfiori a nutrirsi di cavolfiori, e'come bussare alla porta del padre per chiedere il pane e ricevere un sasso. Raccomandiamo all'Immacolata questi Vescovi sicuramente in buona fede che dovrebbero aver cura delle pecore del gregge loro affidato, voglio dire : il loro intento dovrebbero essere quello di portare ogni pecora a godere di ottima salute (spirituale),se una zoppica che fa', la sopprime?

Anonimo ha detto...

Ci hanno ripensato:

http://www.diocesinovara.it/nota-con-le-indicazioni-pratiche-per-le-celebrazioni-secondo-il-messale-del-1962/

Anonimo ha detto...

S. Messa in latino preservata a Vocogno, don Alberto e don Stefano autorizzati a celebrare. Le preghiere e le suppliche hanno fatto breccia - sia riconosciuta la buona volontà del Vescovo Brambilla.

Diego ha detto...

Prima ci convinciamo che la neochiesa modernista propina un altra fede verso un dio che non esiste, e che non è la SS. Trinità se non a parole, e prima potremo iniziare un percorso di rinnovamento. Eccessivo? Andate a parlare con uno dei loro vescovi e poi fatemi sapere.

Anonimo ha detto...

Il calendario liturgico propone oggi il ricordo di San Clemente, papa e martire, del primo secolo. Clemente, discepolo dell'apostolo Pietro e collaboratore dell'apostolo Paolo, autore di due importanti lettere ai Corinzi, dopo alcuni anni che era stato eletto quale terzo successore di Pietro sulla cattedra di Roma, fu arrestato e deportato nelle miniere del Chersoneso e poi ucciso per annegamento. Il suo corpo venne riportato a Roma dai santi Cirillo e Metodio e sepolto nella basilica a lui dedicata. Il Chersoneso di ieri è la regione dell'attuale Cherson, in Ucraina. Alla sua intercessione affidiamo il dono della pace per quelle terre martoriate dalla guerra.

Anonimo ha detto...

Pace e giustizia.

Anonimo ha detto...

Il vescovo è stato raffinatissimo nel mettere don Alberto e don Stefano all'angolo. Ti levo la parrocchia ma ti lascio le Messe di precetto nel più importante Santuario della zona se adorerai il CVII e la liturgia riformata. Un po' come le tentazioni subite da NSGC nel deserto.
La domanda che mi pongo è se certi prelati sono davvero convinti in quello che fanno a danno dei fedeli. Se non credessero più in Dio forse se ne fregherebbero. Il problema è se sono dalla parte opposta dello schieramento!

Anonimo ha detto...

Non credo si tratti di affezione sentimentale a " un " luogo, ma di problemi logistici. Non tutti hanno facilità a spostarsi. Io per esempio, avendo un familiare malato, giorni fa ho dovuto assistere alla messa parrocchiale invece del rito antico, più lontano. Una sofferenza. Tentazione di andar via. Poi accettazione pensando di rendere comunque onire a Gesù Cristo offeso da quel rito, non solo modernista ma sciatto.

Anonimo ha detto...

Un dubbio. Ma i sacerdoti di Vocogno devono proprio obbedire al Vescovo?

Areki44 ha detto...

Pare che il Vescovo di Novara ci abbia ripensato. Aldo Maria Valli ne parla sul suo blog

Anonimo ha detto...

Bene così. Una scelta di compromesso ma di buon senso da parte del vescovo che viene incontro alle esigenze dei fedeli e permette a tutti di uscire a testa alta
Laudetur Jesu Christus

Pio ha detto...

#Bene così.
Se permette, non si può continuare ad "accontentarsi", cercando di minimizzare i danni.
È tempo di uscire dalle tane ed essere "proattivi" (un vocabolo molto in voga), perché il giochino dei Modernisti di vietare e poi concedere in parte e poi di rivietare è ormai scoperto.
Questi Vescovi così mondani e moderni hanno perso la capacità di arrossire.

Anonimo ha detto...

L'IMPORTANZA DEL CANTO GREGORIANO - HARPA DEI
Cronache di Cielo e Terra
31 ott 2022
Che ruolo ha il canto gregoriano nell'esperienza della fede cattolica?
In che modo è legato alla liturgia della Santa Messa? Perché non viene più utilizzato nella maggior parte delle parrocchie?
Gli Harpa Dei, un coro di musica sacra di fama internazionale, ci parlano della bellezza e del valore del canto gregoriano.
https://www.youtube.com/watch?v=4w8y6WT0rGQ