Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 4 aprile 2023

Meloni, Salvini, se non siete conniventi, svegliatevi!

Leggo e condivido, allarmata disgustata e delusa. Il testo del Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2023-2025 è stato trasmesso direttamente dalla presidenza del Consiglio a Regioni, province e ministero della Salute. Però dal documento si evince che ormai la caccia ai non vaccinati continua non solo per il covid, ma anche su altre tipologie di vaccini fra cui morbillo, hpv, rosolia. Vaccinazioni a tappeto, non tutte essenziali, iniziate con la gestione Lorenzin. Non a caso, già quarant'anni fa, pediatri responsabili come quello dei miei figli sconsigliavano le vaccinazioni non essenziali come quelle, ad esempio, per le malattie esantematiche...

Meloni, Salvini, se non siete conniventi, svegliatevi!

Chiediamo il ritiro immediato del Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2023-2025 il cui testo prefigura una pericolosa recrudescenza della famigerata caccia ai non vaccinati che nell'ultimo biennio ha fatto precipitare l'Italia in uno stato di profonda inciviltà giuridica e abiezione morale. 
Il richiamo al 'monitoraggio continuo' e agli 'interventi di incoraggiamento' in materia di vaccinazione sottende una linea di totalitarismo biopolitico che speravamo definitivamente superata con la chiusura della sciagurata gestione Speranza. 
Fermamente contrari alla cessione della sovranità nazionale e della libertà personale ad un organismo come l'OMS, pretendiamo che il governo  italiano ci rappresenti, anteponendo il rispetto dei diritti costituzionali alla realizzazione  dei punti  di un'agenda, creata a tavolino da tecnocrati della sanità, la cui ottica non è quella del bene comune.

31 commenti:

Anonimo ha detto...

Il piano programmatico per far ammalare i sani va avanti.

Anonimo ha detto...

Spero che tu sia uno che non prende mai una medicina.

mic ha detto...

Anch'io lo spero per te. Ma il problema non sta nelle medicine, che spesso sono salva-vita, tolti alcuni effetti secondari.
Il problema sta in chi si arroga il potere di fare, dei vaccini (compresi i sieri genici), un uso sttumentale....

Catholicus ha detto...

@ Mic 13:26 : Si, Mic, un uso strumentale e diabolico, a dir poco. Ormai è arcinota la fissa degli Illuminati ( dal tenebroso principe ovviamente) per la Depopulation, per il controllo tecnologico dei sooravvissuti, senza più proprietà privata, nutriti a vermi e insetti, col reddito di sopravvivenza ( pardon, di cittadinanza da schiavi), con la moneta virtuale, digitale, con l' identità digitale, il tutto gestito da remoto dai nuovi padroni del mondo, ...e se osi protestare... un clic e sei senza denari, alla fame, tu e i tuoi figli, oppure due clic e...R.I.P., grazie al chip installato sotto cute, o nel cranio, ed al diabolico 5-6 G.

Anonimo ha detto...

Evidentemente non si sono mai posti alcun problema di salute, che dipende al 90 per cento dal vecchissimo mens sana in corpore sano. Avendo ignorato questo problema per se stessi, per i propri cari, figli inclusi, è molto difficile che si possano discostare dal così fan tutti proprio ora che sono sotto l'ebbrezza del poootere!

Anonimo ha detto...

TG dell'israelita Mimun
1 giornata storica per la Finlandia che entra nella NATO e governo probabilmente presieduto dall'estrema destra (per i canoni europei è rale anche forza Italia) che promette durezza contro la Russia.
2 Ucciso ultranazionalista russo, in un consesso di sedicenti giornalisti russofili, accusata l'Ucraina, certamente hanno arrestato una innocente e probabilmente è stato Putin
3 non è chiara la situazione a Bakhmut di certo è falso il video del capo della Wagner

Chi ha parlato di medicine ? Qui si parla di vaccinazioni ! ha detto...

Giusto questa mattina passando in autobus per Via del Tritone ho inquadrato il portone dove ha sede l'AIFA. Sul terrazzino, tre bandiere : a destra quella dell'Europa, a sinistra quella dell'AIFA delle stesse monumentali dimensioni, al centro quella dell'Italia. Mi e' venuta subito l'immagine della "compressione cerebrale" della piccola Italia guardata a vista e come agli arresti delle altre due.

Anonimo ha detto...

Personalmente assumo le medicine solo a ragion veduta, solo se necessario e non perche' "va di moda".Per gli acciacchi piu' semplici ci sono gli efficacissimi rimedi dei Monaci e delle Monache Benedettine. Amen!

Anonimo ha detto...

Il mondialismo celebra trionfalmente l'ingresso - accuratamente preparato da anni - della Finlandia nella NATO: uno schiaffo mortale per Putin. Seguirà l'ingresso della Svezia. La Russia è circondata. Domani, incontro Macron-von der Leyen-Xi per supplicare la Cina di sganciarsi dalla Russia.

Fael ha detto...

Ormai ho un po' di primavere alle spalle, ricordo di aver fatto tutte le malattie infettive quando andavo all' asilo, allora non esisteva la campagna vaccinale, ho l' immunità naturale che è molto meglio dei vaccini, non sono morto, certo se un uomo fa gli " orecchioni " così per la rosolia nelle donne in tarda età può diventare sterile, ma adesso comanda Big Pharma e impone vaccini, io credo se non ci fossero sarebbe meglio perché si svilupperebbe l' immunità naturale.

Anonimo ha detto...

Esiste una richiesta da inviare al parlamento e senato.

Qualcosa di buono ogni tanto ha detto...

La difesa della lingua nazionale è una questione dannatamente seria. In altri paesi, come la Francia, dove l'interesse nazionale non è tabù, esistono leggi apposite per la salvaguardia dell'idioma. A non essere serio è questo Governo, che riesce a trasformare tutto in macchietta e non ha una visione complessiva di Paese.
Salvaguardare la lingua italiana dall'uso eccessivo, sconsiderato e provinciale di inutili inglesismi è essenziale per combattere il processo disgregante della globalizzazione. Anche questo significa salvaguardare la nostra sovranità. È un esercizio quotidiano: anche al sottoscritto, che pure adora la lingua di Dante, sfugge ogni tanto un anglicismo facilmente traducibile in italiano. L'importante è esserne consapevoli e agire di conseguenza, perché si tratta della difesa di uno dei pilastri della nostra identità.
Noi siamo e dobbiamo rimanere "le genti del bel paese là dove 'l sì suona." L'alternativa a ciò è la melassa squallida e alienante che tanto piace a chi disprezza tutto dell'Italia.

Anonimo ha detto...

Senza un reale modello culturale le politiche linguistiche a tutela della lingua nazionale rimarranno sterili o lettera morta.

Anonimo ha detto...


Il presente Governo sta facendo una cosa buona con il progetto di difesa della lingua nazionale ma certi commenti qui sul blog riescono ad attaccarlo anche su questo, definendolo un governo "macchiettistico" che non avrebbe una visione d'insieme. Sulla lingua sembra comunque averla.
Siamo sempre al "piove, governo ladro" di qualunquistica memoria.
La povera Meloni viene insultata volgarmente sui Media ogni giorno e nessuno vi trova niente da ridire, a livello nazionale.
Anche questo clima va messo nel conto per capire certe timidezze del presente Governo.
Che dovrebbe essere più aggressivo su certi temi e avere più coraggio.
Ma non uniamoci anche noi alla canea delle critiche gratuite e sempre pesanti.

Anonimo ha detto...

Esatto. I francesi chiamano il computer ordinateur. Anche senza arrivare a questo, anche noi potremmo usare un buon italiano almeno negli atti ufficiali e nella vita sociale. Nemmeno il più fiero contestatore divrebbe compiacersi di andare in ciabatte e maglietta sdrucita a un evento culturale o di lavoro.

Anonimo ha detto...

Il modello, I modelli culturali li abbiamo e di livello massimo, ma l Italiano alto/medio/basso è stato profondamente plagiato per decenni e decenni e... vo' fa' l ammmerikano!

Anonimo ha detto...

Ma gli italiani sono stupidi..
Non trovi più un bambino che porti il nome del nonno. Gli stranierismi si sprecano: Jasmine, Denise, Kevin, eccetera...Una nostra amica che avrebbe dovuto chiamare il bambino Francesco, come il nonno, lo sta chiamando Franz come se fosse tedesco. E lo fa con compiacimento snob..

Anonimo ha detto...

Fra tante cose buone che fece Re Carlo III di Borbone, ne fece una meno buona.
Adottare come linguaggio ufficiale del Reame l'Italiano. Il Napoletano aveva tutta una tradizione anche di uso scritto. Rinnegandola come linguaggio, si rinunciò all'identità. Garibaldi veniva o non veniva, ormai la sovranità, quanto meno culturale, già si era perduta. Quanto meno se ne erano poste le basi per perderla .

Da Fb ha detto...

Sentivo poco fa a Quarta Repubblica sul cambiamento climatico che "il 98% degli scienziati ci crede" e mi sono ricordato che le scoperte e le invenzioni non le ha mai fatte la comunità scientifica o la maggioranza degli scienziati, ma singoli che hanno solitamente avuto contro il 98% della comunità scientifica del loro tempo, come del resto con il mio compagno di banco del liceo riflettevamo sul fatto che TUTTI quelli che studiavamo in Letteratura erano quelli che avevano "rotto i legami con l'Accademismo" e quindi se ne erano fregati di come TUTTI GLI ALTRI gli dicevano che andassero fatte le cose.

Evidentemente questa gente vive in un mondo parallelo, dove la scienza si fa per alzata di mano (dalla psicologia alla meteorologia alla medicina alla biologia), il che spiegherebbe perché la comunità scientifica ha perso la curiosità di indagare sul dato concreto esperienziale per ragionare su numeri, percentuali e dimenticare che proprio dalle anomalie e dai casi singoli viene la chiave per risolvere le questioni "di massa".

Anonimo ha detto...


Carlo III di Borbone e l'italiano. Commento delle 12 e 40

Carlo III di Borbone era spagnolo, lasciò il Regno per diventare Re di Spagna negli scambi di acquisizioni territoriali che facevano allora le grandi potenze europee tra di loro, trattando sempre l'Italia come merce di scambio e fonte infinita di appannaggi territoriali.
Fece bene ad adottare l'italiano nei documenti ufficiali. L'italiano invece del latino, immagino. O forse questi documenti erano scritti in dialetto, prima di lui? Un documento ufficiale scritto in dialetto, specialmente nel pittoresco napoletano, non avrebbe fatto ridere?
Anche negli altri Stati italiani i documenti non erano scritti in dialetto ma in un italiano con influenze dialettali. La Repubblica di Venezia li scriveva forse in dialetto?
Il commentatore vuole farci credere che il dialetto fosse lingua colta, dell'identità napoletana, come si dice oggi. Ma la lingua colta a Napoli era l'italiano, come nel resto d'Italia. Basta leggere la Congiura dei baroni di Camillo Porzio, apparsa nel 1565 a Roma, che inizia nel seguente modo:
"Dovendo io scriver cosa e per grandezza e per novità quanto alcun'altra memorabile, non fia per avventura indarno il ricordare che lo stato regio, di tutti gli altri il più eccellente, ne' secoli ov'egli ha avuto luogo...". Della ammirevole prosa del Porzio, Pietro Giordani scrisse nel 1816: "..Troveranno [i giovani che la leggeranno] uno stile puro, dolce, leggiadro, che innamora; lacrimeranno di pietà; coglieranno ammaestramenti utilissimi..." (C. Porzio, La congiura dei baroni, BUR, 1965, Nota, e pagina iniziale).
Odia l'italiano chi odia l'Italia, già come semplice idea, preferendo le brutture del dialetto alle bellezze della lingua.
G.

Anonimo ha detto...

Il dialetto è diffuso in ogni parte del mondo accanto alla lingua comune di questo o quel popolo, di questa o quella nazione, di questo o quello stato. Il dialetto è la lingua che porta in sé stessa la storia di quello specifico territorio abitato anche da quelle persone posteri di chissà quali altri popoli e culture e mestieri naturalizzatisi e sviluppatisi proprio su quel territorio. Nel sud Italia, che fu bizantina, alcuni paesi hanno un dialetto molto più vicino al greco che non all italiano, esempio citatomi da un professore pugliese di italiano durante un convegno. Il dialetto esprime la storia, pensieri, sentimenti, azioni, inclinazioni di comunità medio piccole con una loro dignità da rispettare. Il dialetto non esiste solo in Italia, ma ovunque nel mondo.

Anonimo ha detto...


# Ancora sull'esaltazione del dialetto.

Nessuno vuole abolire i dialetti, cosa del resto impossibile. Siete voi apologeti dei dialetti che volete sostituirli all'italiano, alla lingua che ci ha dato tanti capolavori, impossibili a priori in dialetto.
In dialetto i massimi prodotti sono le poesie del Belli e del Porta. Soprattutto nel primo abbiamo degli squarci notevoli. Ma la sua resta poesia appunto "dialettale", inferiore, perché il dialetto come strumento espressivo vola basso, per natura. Infatti il Belli rappresenta la Roma non ufficiale, quella al suo tempo plebea e indifferente, dietro gli ipocriti omaggi alla religione in realtà miscredente, scettica per antica costumanza con il mediocre e sonnacchioso governo del Papa. Rappresenta quindi il dialetto un mondo ristretto, quello che appunto pensava con la spontanea grossolanità e il realismo becero del dialetto.
In Italia i dialetti sono oggi esaltati in funzione antiunitaria, manifestazione del cupio dissolvi che caratterizza questa fase attuale della nostra storia.
Il prevalere del dialetto è il trionfo della mediocrità e dell'ignoranza, dello spirito meschino, campanilista del particolarismo municipale dell'Italia che fu e che oggi sta tornando alla grande, per la gioia di tutti i nostri nemici.
I dialetti sono poi incomprensibili gli uni agli altri e spesso goffi e rozzi nei suoni, oltre che nelle espressioni.
G.

Anonimo ha detto...

Non si vuol fare nessuna apologia si vuol solo fare una presa d atto di una realtà storica che non si limita al Belli e al Porta, pochisssimi Italiani hanno nozione della cultura dialettale che ha prodotto resoconti di storia vissuta, fiabe, canti, saggistica varia e perfino urbanistica. In UK si ha questo senso della tradizione da conservare e tramandare e lì più che di dialetti si potrebbe parlare di vere e proprie lingue diverse che vivono gomito a gomito se non proprio a braccetto e tutte fanno parte del patrimonio comune. Basterebbe non avere la puzza sotto il naso e andare a scandagliare con interesse, rispetto e stima. Facendo i saputi a sproposito abbiamo lasciato lo studio dei nostri dialetti a studiosi stranieri, come al solito!

Anonimo ha detto...

L'ultimo Duca di Modena e Reggio - Francesco V - parlava tranquillamente, ogni tanto, il dialetto emiliano. Il quale è incredibilmente diverso a Bologna, Modena, Reggio Emilia e Parma. Ricordo di aver udito anni orsono una nostra parente parlare in dialetto parmense: incomprensibile per noi reggiani. Chi odia il dialetto a Reggio Emilia sono - con qualche rara eccezione - queste categorie di persone: i piddini ricchi e villan rifatti, i laureati degli ultimi decenni (notoriamente presuntuosi somari), gli snob (= sine nobilitate).

Anonimo ha detto...


# In UK vere e proprie lingue diverse, che vengono conservate..

Talmente rispetterebbero i dialetti nel Regno Unito. Ma quali sarebbero questi dialetti inglesi rispettati nel Regno Unito? Più che di dialetti lì si tratta di accenti, come nello Yorkshire, vicino alla Scozia, che è diverso dall'accento dell'INghilterra meridionale. Non confondiamo con il dialetto le varie lingue celtiche del Galles, della Cornovaglia, della stessa Scozia.
Puzza sotto il naso? Ce l'hanno di sicuro i propugnatori odierni della cultura dialettale, che vogliono contrapporre e far prevalere sull'italiano e la cultura italiana.
Dell'invasione dei dialetti, iniziatasi con il Cinema, già negli anni cinquanta (il romanesco, il napoletano, seguiti poi dagli altri), non siamo stufi? Totò comunque parlava sempre in italiano, se non erro. Si limitava a qualche inflessione napoletana.
Un grande patrimonio dialettale da scoprire? Non mi risulta che durante il fascismo il teatro dialettale sia stato soppresso. Né che il nostro patrimonio dialettale non sia stato studiato e conservato.
Un saggio interessante da leggere potrebbe essere quello di Giovanni Gentile sulla decadenza della cultura (popolare) siciliana, sicuramente ignoto ai più.

Anonimo ha detto...

440 persone a bordo di un motopeschereccio intercettato la prima volta in acque libiche...poi sconfinato in acque maltesi...chi li va a recuperare?: la Geo Barents e dove te li porta la Geo Barents?... in italia, a Brindisi.
Perfetto...pure in acque che non ci competono ce li andiamo a prendere e Piantedosi assegna porti.
?????

Una replica da Facebook ha detto...

Ecco un'altra vittima dell' ipnosi di massa col pietismo a comando e a fasi alterne.
Putin sono 8 anni che chiede all' ONU di intervenire sulle stragi continue nel Donbass. Quei bambini e quelle povere persone seviziate stuprate e bruciate vive da ben 8 anni non vi impensieriscono?
Putin sono 5 anni che chiede all' ONU di intervenire per i 47 laboratori di armi biologiche pericolosissime e illegali finanziate dagli Usa che gli hanno piazzato sotto casa e nessuno si è degnato di indagare
A Novembre 2021 al Consiglio delle Nazioni Unite ha dato l' ultimatum :" o ci pensate voi o faremo da soli" e così è stato.
Dove è stata lei tutto questo tempo?
Neanche sa che l' Ucraina è per tre quarti abitata da Russi e fino al 2014 viveva in pace e armonia con la Russia?
Non sa neanche che Soros si vantò di aver finanziato il colpo di stato in Ucraina nel 2014 vantandosi pure di aver riportato il nazismo in Ucraina???
Il male dell' umanità siete voi che vi fate ancora intortare dai satanisti servi della cricca di Davos che stanno usando il popolo ucraino e noi europei tramite i loro servi nei nostri governi per fare la guerra ad una potenza mondiale come la Russia solo perché ha ancora la sovranità monetaria e non è schiavizzata e indebitata con la finanza mondialistavcome lo siamo noi.
Solo chi ha onesti sentimenti ha anche il cuore e il cervello per capire dov'è il male.
Non è il suo caso purtroppo.

Anonimo ha detto...

E' una peculiarità del nostro paese, accapigliarsi su cose di relativa importanza, negli anni '70 o giù di lì, fin dalle elementari si faceva ossessiva propaganda sull'obbligo di parlare ai figli e nipoti SOLO in italiano, dialetti demonizzati, risultato, 50 anni dopo tutti parlano, MALE, l'italiano, quasi nessuno parla e capisce più i rispettivi dialetti salvo boomers di I generazione diciamo i nati 1945/55, dopo se ne perdono le tracce, a dire il vero in RAI, soprattutto, prevale l'italiano con spiccato accento romanesco-napoletaneggiante, insopportabile perché parlato da sedicenti attori delle orribili fiction o scemeggiate fornite in quantità industriale anche da Mediaset, veramente non se ne può più, almeno gli sceneggiati, pallosi finché si vuole, degli anni '60 in b/n della RAI, avevano attori protagonisti di prim'ordine e con impeccabile italiano senza inflessione alcuna e voci impostate, ogni tanto fa piacere rivederli anche perché il sottoscritto all'epoca era piccolo e andava a letto dopo Carosello.

Anonimo ha detto...

Vogliono azzoppare la commissione d’inchiesta Covid. E stavolta il sabotaggio non arriva dall’opposizione ma da alcuni esponenti di Lega e Forza Italia che hanno appoggiato il precedente governo....

Anonimo ha detto...

I sindacati hanno dormito per ben 12 anni permettendo ai governi di csx di fare e non fare quello che volevano....
Da sei mesi a questa parte, sveglissimi e agguerriti, non perdono una occasione, anche la più stupida e cretina di mobilitare le piazze ogni settimana. Hanno già organizzato per i prossimi due mesi: passate le festività di Pasqua, ci si vede per il 25 aprile, poi per il 1 maggio, poi il 6 maggio a Bologna, il 13 maggio a Milano, il 20 maggio a Napoli ....
Per giugno stiamo aspettando il calendario.
Luglio e agosto Landini e gli altri vanno tutti in ferie...e ci si rivede a settembre

Anonimo ha detto...


Ancora su lingua e dialetti.

Non ci sarebbero stati studiosi italiani dei dialetti? Che dire allora dei "Saggi ladini" (1876) di Graziadio Isaia Ascoli, un'opera fondamentale di uno dei nostri più grandi linguisti e glottologi?
Certo, c'è stata la grande opera del tedesco Rohlfs sui dialetti italiani, negli anni Trenta del secolo scorso, ma non ci sono stati studiosi italiani dei dialetti? Come si fa a dire certe cose?
Per la 'Enciclopedia Britannica' G.I. Ascoli scrisse un articolo 'Italia dialettale', che costituisce la prima descrizione scientifica dei dialetti italiani. L'articolo apparve nello Archivio Glottologico italiano, VIII, 1882-1885.
Il titolo esatto del saggio di Gentile sopra ricordato è "Il tramonto della cultura siciliana", 1917, vol XXX delle Opere complete di G. Gentile (Sansoni, Firenze, 1965), vista nei suoi principali esponenti ottocenteschi. Scrivevano in italiano ma si occupavano ampiamente delle tradizioni locali, del folklore e quindi anche dei dialetti. Lo studio delle tradizioni popolari, scrive Gentile, "in nessuna provincia italiana, malgrado gli esempi insigni del Tommaseo, del Nigra, del D'Ancona, del Comparetti e di qualche altro, fiorì così rigogliosamente come in Sicilia". Il Pitrè, in anni di fatiche, mise insieme una vastissima "Bibliografia delle tradizioni popolari in Italia". Inoltre, scrisse una "Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane", con una nuova raccolta di Canti popolari illustrati con note e uno studio critico, iniziata nel 1870 e terminata nel 1913, in 25 volumi, l'ultimo dei quali dal titolo 'La famiglia, la casa, la vita del popolo siciliano'...
(G.Gentile, op. cit., p. 103 e 105).
Documentarsi prima di lanciare accuse a vanvera.
G.