Ringrazio Res Novae per la segnalazione. In un contesto di scandali e divisioni, don Claude Barthe nel suo nuovo libro si appella ai vescovi per dare un nuovo impulso alla Chiesa dedicandosi alla predicazione delle vie della salvezza e propone diverse piste di riforma.
La Chiesa domani. Per una vera riforma
don Claude Barthe
Claude Barthe, L’Église demain. Pour une vraie réforme [La Chiesa domani. Per una vera riforma], Edizioni dell’Homme nouveau, «Carnets», 2024, pag. 125, 13 €
La Chiesa, agli inizi degli Anni Sessanta del XX secolo, si trovava senza fiato al termine di una lunga lotta contro una modernità radicalmente ostile. Aveva certamente bisogno di una riforma, cioè di una rivitalizzazione simile a quella della controriforma tridentina o della cosiddetta riforma gregoriana. Invece di una riforma, ha avuto una rivoluzione.
La presa di controllo, durante il Vaticano II, delle leve magisteriali da parte di questa forma di cattolicesimo liberale che era la «nouvelle théologie» [«nuova teologia»-NdT] ha permesso di inserire nell’insegnamento ufficiale un certo pluralismo liberale, che ha a sua volta provocato crolli spettacolari nell’ambito della missione, della pratica religiosa, del reclutamento del clero e dei religiosi.
Una rigenerazione accompagnerà certamente la fine del disordine, di cui soffre la Chiesa. Ma prima che ciò accada, i vescovi, diocesani o meno, i prelati ed i cardinali possono anticipare tale processo, promuovendo, in particolare, una ripresa dell’insegnamento morale, una ricostruzione della liturgia, una predicazione sui fini ultimi, un catechismo che insegni la fede, una formazione tradizionale per i preti diocesani.
Un processo di recupero, che si potrebbe anche qualificare come di ricentramento, proprio per riportare al centro ciò che è stato rifiutato e che oggi sopravvive come può «ai margini».
Introduzione – Il Vaticano II, l’occasione mancata per un rinnovamento
Il mio scopo nelle pagine che seguono è quello di esprimere il mio auspicio di un autentico rinnovamento della Chiesa. Anche se il suo Signore permette che il tradimento o semplicemente la viltà mondana dei suoi figli appaiano in grado di far rovesciare la barca, la Sposa di Cristo, santa e immacolata, non morirà. Quando riuscirà con i suoi pastori, papa e vescovi, mossi dalla grazia di Dio e sostenuti dai meriti dei santi, ad eliminare il disordine che l’affligge, essa dovrà attuare una rigenerazione, una riforma salvifica. Ma già i vescovi, i prelati, i cardinali possono porre le basi di questa rinascita. Essi devono farlo, ancor più urgentemente trovandoci nella situazione in cui siamo, che è, per molti aspetti, quella di un cattolicesimo in condizioni di sopravvivenza.
Si riduce sempre più ad un «piccolo gregge», che si fa fatica peraltro a distinguere dalla massa degli uomini del nostro tempo, almeno in Occidente, poiché in altre parti del mondo è ancora molto vivo e talvolta addirittura in crescita. Ma Roma, il suo vertice, è in Occidente. La vita dei cristiani è quella di una minoranza moralmente perseguitata in modo nascosto o aperto, da una società moderna, che ha escluso la Sposa di Cristo e che la spinge a rinunciare al suo status di membri di una stirpe eletta, di un sacerdozio regale, di una nazione santa (I Pt2, 9). Certo, si trovano in una situazione fondamentalmente normale per dei discepoli di Cristo, nel mondo senza essere del mondo. Ma con l’avvertenza che il mondo, che li circonda, è il mondo moderno.
Perché per la modernità e soprattutto per la modernità nella sua fase estrema, la vocazione della Chiesa di battezzare le nazioni e di condurle verso l’unica via è una pretesa di un’estraneità radicale. Ed è proprio la consapevolezza che i cristiani non devono recuperare la Chiesa come un’associazione religiosa tra le altre, benché un insegnamento nuovo li induca a ridurre l’unica Sposa di Cristo al modo della Giornata di Assisi. In altri termini, per dirla tutta, la rivitalizzazione del cattolicesimo avviene innanzi tutto al prezzo teologico e spirituale di un’uscita dallo «stato del Vaticano II».
Per ordinare L’Église demain. Pour una vraie réforme: L’Eglise demain – L’Homme Nouveau
Introduzione – Vaticano II, l’occasione mancata di un rinnovamento
Capitolo I – L’unità perduta
Capitolo II – La Chiesa gerarchica: lo stato delle cose
Capitolo III – La predicazione morale, una predicazione politica
Capitolo IV – Ricostruire la liturgia: un’inversione degli altari e dell’ecclesiologia
Capitolo V – Predicazione e catechesi sui fini ultimi
Capitolo VI – Sulla confessione frequente
Capitolo VII – Un catechismo che insegna… il contenuto della fede!
Capitolo VIII – Per una formazione tradizionale dei preti diocesani
Conclusione – Vescovi differenti
31 commenti:
27 dicembre, San Giovanni Evangelista.
"Presso Efeso il natale di san Giovànni, Apostolo ed Evangelista, il quale, dopo avere scritto il Vangelo, dopo essere stato relegato in esilio e dopo la divina Apocalisse, vivendo fino al tempo del Principe Traiàno, fondò e governò le Chiese di tutta l’Asia, e finalmente, consunto dalla vecchiaia, morì nell’anno sessantottesimo dopo la passione del Signore, e fu sepolto presso la detta città".
Per quell’angelica purità, che formò sempre il vostro carattere, e vi meritò i privilegi più singolari, d’esser cioè il discepolo prediletto di Gesù Cristo, di riposare sul suo petto, di contemplare la sua gloria, di assistere da vicino ai prodigi più stupendi, e finalmente di essere dalla bocca stessa del Redentore dichiarato figlio e custode della divina sua Madre; otteneteci, vi preghiamo, o glorioso S. Giovanni, la grazia di custodir sempre gelosamente la castità conveniente al nostro stato, e d’evitare tutto quello che la potrebbe offendere menomamente, per meritarci le grazie più distinte, e specialmente la protezione della Beata Vergine Maria, che è la caparra più sicura della perseveranza nel bene e della beatitudine eterna.
LA FIGURA DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA NEGLI SCRITTI DI SAN GIROLAMO.
Giovanni, l’apostolo prediletto di Gesù, figlio di Zebedeo e fratello dell’Apostolo Giacomo che Erode fece decapitare dopo la passione del Signore, fu l’ultimo degli Evangelisti. Scrisse il Vangelo a richiesta dei vescovi d’Asia, per combattere Cerinto e gli altri eretici, e soprattutto la dottrina allora nascente degli Ebioniti che pretendevano che Cristo non era esistito prima di Maria. Ciò lo determinò a farci conoscere la sua generazione divina.
Il quattordicesimo anno del principato di Domiziano, nella persecuzione da lui promossa, la seconda dopo quella di Nerone, san Giovanni fu relegato nell’isola di Patmos, dove compose l’Apocalisse, che fu interpretato da san Giustino martire e da sant’Ireneo. Dopo l’assassinio di Domiziano e dopo il ripudio dei suoi atti per la sua eccessiva crudeltà da parte del senato, sotto il principato di Nerva potette ritornare ad Efeso e qui rimanervi fino al regno di Traiano. Fondò e governo tutte le chiese dell’Asia minore; infine, sfinito dalla vecchiaia, morì nel sessantottesinmo anno dopo la passione del Salvatore e fu sepolto nei pressi della medesima città di Efeso.
S. GIROLAMO
Ex libro de Scriptoribus ecclesiasticis
San Giovanni Evangelista dimorò ad Efeso fino alla sua estrema vecchiaia e potendo appena essere portato in chiesa dai discepoli ed essendo impossibilitato a fare discorsi, ad ogni riunione si rivolgeva loro con questa frase “Figliolini miei, amatevi vicendevolmente”. Finalmente i suoi discepoli e i fedeli presenti, stanchi di ascoltare sempre le medesime parole, gli dissero: “Maestro, perché ci parli sempre così?” Allora egli dette loro una risposta veramente degna di Giovanni: “Perché questo è il comandamento del Signore, e se voi adempirete questo solo precetto, sarà sufficiente”.
S. GIROLAMO
27 Dicembre S.GIOVANNI APOSTOLO ED EVANGELISTA
Breviario Romano, Mattutino, Lezioni del II Notturno
OT (Ansa)
Il ministero degli Affari Esteri rende noto che la giornalista italiana Cecilia Sala, in Iran per svolgere servizi giornalistici, è stata fermata il 19 dicembre scorso dalle autorità di polizia di Teheran.
"Su disposizione del ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, l'ambasciata e il consolato d'Italia a Teheran stanno seguendo il caso" dell'arresto della giornalista Cecilia Sala "con la massima attenzione sin dal suo inizio.
In coordinamento con la presidenza del Consiglio, la Farnesina ha lavorato con le autorità iraniane per chiarire la situazione legale di Sala e verificare le condizioni della sua detenzione.
Non sarei così certo che le date siano quelle qui riportate.
Giovanni fu segregato a Patmos durante il regno di Nerone.
Chi lo pone diversi decenni dopo interpreta equivocamente una frase non certificante.
@amico del santo del giorno
Si sa circa quanti anni avesse San Giovanni Evangelista quando fu crocifissio Gesù?
Ai bambini della Prima Comunione "ai miei tempi" (ho 60 anni, quindi fate voi...) si diceva che Giovanni morì "ultracentenario": lo sarebbe stato se lui e Gesù avessero avuto anche la stessa età al tempo della passione di Lui (101, e Traiano regnò fra il 98 e il 117).
Certo è che fu l'unico Apostolo a non subire martirio e già questo ne fa una figura eccezionale.
Senza che cerco, qualcuno mi può dire qualche chiesa bella da vedere intitolata a S. Giovanni Evangelista? Non necessariamente in città d'arte, anzi, meglio in qualche cittadina più "fuori dai giri", dove si possa capitare più di passaggio che per fermarsi. Potrei prendermi un breve periodo di riposo fra fine gennaio e primi di febbraio.
MA QUANTI ANNI AVEVANO GLI APOSTOLI?
Come tutti sanno, oggi è la festa di san Giovanni Evangelista, noto per essere il più giovane degli Apostoli.
Se sul quarto evangelista l'età all'epoca dei fatti è facilmente intuibile (massimo 16 anni), non si può dire lo stesso degli altri.
L'arte spesso, come accade anche per la crocifissione, non aiuta: per sottolineare la gravitas del mandato apostolico, sono spesso barbuti e canuti perché si sa, la barba conferisce auctoritas.
Analizzando sacra scrittura e altre fonti, siamo però in grado di farci un'idea dell'età dei Dodici e la scoperta è abbastanza sorprendente.
Partiamo da san Pietro: da un lato sappiamo che avesse una suocera, quindi era sposato, dall'altro sappiamo che morì a circa 60 anni, come si evince dall'analisi delle ossa custodite in Vaticano.
Questo ci permette di ipotizzare fosse sulla trentina quando NSGC stava predicando in Terrasanta.
Ma gli altri?
C'è un evento, raccontato nel Vangelo di Matteo, che ci aiuta a capire come si stia parlando di giovani sotto i vent'anni.
Alcuni esattori del tempio si avvicinano a Pietro e chiedono se Cristo paghi le tasse al tempio, tasse che ogni ebreo compiuti i vent'anni deve pagare.
Qui avviene un miracolo: Nostro Signore manda san Pietro in riva al mare e qui il Primo Papa tira su un pesce dove c'è una moneta, come Gesù stesso gli ha detto, e con questa paga il tributo.
Da notare che Cristo dica a Pietro:" Paga la tassa per me e per te" nonostante si trovi con gli altri.
Le uniche esenzioni erano previste per i Leviti (cosa che gli Apostoli non erano) o per gli ebrei di età inferiore al ventesimo anno.
Se dunque san Pietro è l'unico a pagare oltre a Gesù, questo è perché gli altri Apostoli sono in realtà dei giovani.
"Ed essendo andati in Cafarnao, si accostarono a Pietro quelli che riscuotevano le due dramme, e gli dissero: il vostro maestro non paga egli le due dramme? Ed egli rispose: Certo che sì. Ed entrato ch'egli fu in casa, Gesù lo prevenne, e gli disse: Che te ne pare, o Simone? Da chi ricevono il tributo o il censo i re della terra? Da' propri figliuoli, o dagli estranei? Dagli estranei, rispose Pietro. E Gesù soggiunsegli: Dunque i figliuoli ne sono esenti. Con tutto ciò per non recare ad essi scandalo, va' al mare, e getta l'amo: e prendi il primo pesce che verrà su: e apertagli la bocca, vi troverai uno statere: piglialo, e paga per me e per te."
Matteo 17, 23-26
Che S. Giovanni Evangelista sia morto "ultracentenario" non è credibile. Sarebbe morto allora dopo la distruzione del Tempio effettuata dai Romani. Ma di tale evento apocalittico, preannunciato da Gesù, il suo Vangelo non parla. Ma come avrebbe potuto tacere una catastrofe del genere, se avesse davvero scritto dopo di essa? In realtà, anche il suo Vangelo deve esser anteriore al 70 dC, magari di poco.
Sull'importante tema della vera "riforma della Chiesa", sollevato dal P. Barthe nel suo libro, nessuno dice niente?
Quello dell'uscita dallo stato del Vaticano secondo è un prezzo che si paga volentieri.
Però, da che mondo è mondo, le rivoluzioni, come fu il Vaticano secondo, hanno sempre generato delle spinte forsennate controcorrente, cosa non avvenuta se non marginalmente, nel mondo ecclesiastico e laicale. E questa è la colpa più grave, secondo me, per cui oggi ci troviamo in questa drammatica situazione, dove mai la Chiesa cattolica si trovò. Questa è la crisi più grave di sempre. E regna, tranne qualche sparuta eccezione, il silenzio tombale tra clero sacerdotale, Vescovi e Cardinali. Capisco che si preferisca la via larga e vellutata postconciliare, ma la via è stretta e irta di mine....
San Giovanni Evangelista è MORTO sotto L'imperatore Adriano, 100 anni dopo l'ASCENSIONE. Il Vangelo è stato scritto prima della morte di Nerone. L' Apocalisse è stata scritta intorno all'anno 90 d.C. Tutte queste speculazioni sulle età degli apostoli sono un chiacchiericcio, che non giova a nulla .
I Greci insegnano che Sant'Andrea era fratello Maggiore di San Pietro . Simon Pietro non era solo sposato, ma presumibilmente era vedovo. Né la Bibbia, né la Tradizione, ci riferiscono nulla circa il nome della moglie. Il Vangelo parla della suocera. Le tradizioni ci parlano della figlia, Santa Petronilla Vergine e Martire .
Si accende la discussione su in Paradiso chi occupa la posizione "migliore", dopo la Madonna. San Michele? San Giovanni Battista? San Giuseppe? San Francesco d'Assisi? Ogni volta che succede questo, la Chiesa interviene sentenziando :"BASTA DISPUTE! Pensate ad andarci, in Paradiso e lo vedrete con i vostri occhi". Idem: pensiamo ad andarci, in Paradiso. Quando ci staremo chiederemo agli Apostoli a che età sono stati chiamati da Gesù ed a che età sono nati al Cielo.
"Il diavolo sta cercando di farci dubitare della Chiesa. Vuole che la vediamo come una struttura umana in crisi; ma la Chiesa è molto più di questo: è il prolungamento di Cristo. Il diavolo ci esorta alla divisione e allo scisma. Vuole farci credere che la Chiesa ha commesso tradimento, ma la Chiesa non tradisce. La Chiesa piena di peccatori è senza peccato. Ci sarà sempre luce sufficiente per coloro che cercano Dio. Non lasciatevi tentare dall'odio, dalla divisione, dalla manipolazione.”
( Cardinale Robert Sarah )
"silenzio totale'" del clero : tutti don Abbondio? oppure collaborazionisti, collusi, opportunisti, amanti del quieto vivere? purtroppo son pochi, pochissimi, e quasi tutti imboscati, i chierici di cui un indietrista può fidarsi, per non rischiare di essere indirizzato sulla cattiva strada. Se poi ci si mettono anche i conservatori conciliari ( tipo Sarah, Schnider, Muller) a depistarci, a confonderci le idee, allora siamo messi proprio male : grave è la responsabilità di questi ultimi prelati, dice mons. Viganò, loro hanno la carica e la facoltà di anatemizzare il tiranno, di ammonire i suoi complici, di avvisare i fedeli, se non lo fanno ne risponderanno a Cristo Giudice, delle anime ( a milioni) che andranno perdute a causa loro tenderanno conto a Dio. De si fossero uniti a mons. Viganò le cose sarebbero andate molto diversamente. " Chi doveva parlare rimase in silenzio", si legge.
La Tradizione insegna che a destra di Gesù Cristo ci sia la Madonna, a sinistra San Giovanni Battista. Possono sembrare quisquilie, a fronte delle eresie imperanti nella chiesa odierna, ma di fatto tale assegnazione dei posti migliori è basata sulla parola di Cristo, come riportata dal vangelo, e dunque importante: LC 7:28, per il Battista; LC 14:23 per gli apostoli che non staranno immediatamente alla destra o alla sinistra di Cristo, perché quei posti sono già stati assegnati.
Le considerazioni e argomenti usati da chi critica ma riconosce come papa il Bergoglio sono per lo più queste, dette in privato o a mezza voce: "Non possiamo dire che non sia papa perché altrimenti i fedeli si allontanerebbero dalla Chiesa."
Di fatto, sono considerazioni 'pastorali', simili nella loro pastoralita' a quelle di chi in nome del pastoralismo spinge l'acceleratore verso una Chiesa inclusiva, conforme a questo secolo.
Al contrario, non ci può essere fede cattolica disgiunta dalla Verità, con tutti i suoi risvolti nel presente.
Egli era presente a lei ogni giorno nel Santo Sacrificio; io vedo san Giovanni celebrare la Messa e Maria che vi assiste. Ella aspetta trepidante la venuta di suo Figlio, ed ora parla con lui nel sacro rito; e dirò ancora, ella riceve colui a cui diede la vita.
- J. H. Newman, Meditazioni e Preghiere, Jaca Book, Milano 2002, p. 41
Visto il tono perentorio dell'amico delle 18:58 di ieri, devo intuire che sia dottrina ufficiale della Chiesa Cattolica che S. Giovanni Evangelista sia morto ultracentenario e non un semplice racconto per i bambini della Prima Comunione?
Se anche all'Ascensione avesse avuto 16-18 anni (quindi meno di venti come indicato e/o dedotto dall'amico delle 15:25) sarebbe morto 116-118. Mi pare che la persona più anziana ad oggi certificata sia morta a 121.
E avrebbe quindi torto (sarebbe fuori luogo parlare di "eresia") l'amico delle 15:48?
PS: fuori dalle catechesi per ragazzi, questo particolare su S. Giovanni Evangelista non viene mai menzionato, si spiega solo che fu l'unico Apostolo a non morire martire, quando lo si spiega.
Le assicuro che ho parlato con moltissimi preti più o meno tradizionali della questione e nessuno, dico nessuno, ha mai fatto un ragionamento simile ("non lo possiamo dire perché i fedeli...").
Peccato che i più imboscati siano i preti che stanno con mons. Viganó.
Con la continua citazione dell'anniversario del giorno, il discorso si svia a volte su argomenti collaterali che, a ben vedere, non sono nemmeno essenziali. Infatti, è forse essenziale conoscere l'età esatta nella quale è morto S. Giovanni Evangelista?
Vediamo se troviamo dei punti fermi nei testi scientifici. Vedi il 'Dizionario Biblico' diretto a suo tempo da mons. Francesco Spadafora, Studium, 1963, 3a ed., un ottimo dizionario, sotto la voce 'Giovanni, l'Apostolo' : [...] Secondo la tradizione cristiana G. è stato ad Efeso (Ireneo, Policrate, Giustino, Clemente Alessandrino, Eusebio, PG [Patrologia Greca] 9, 648, testimonianze indirettamente confermate da scavi compiuti in quella città (c. H. Hoermann, Biblica, 13 [1932] 121-24); sotto Domiziano subì il martirio in una botte di olio bollente uscendone illeso (Tertulliano, PL 2, 59; Girolamo PL 23, 259); esiliato nell'isola di Patmos ivi scrisse l'Apocalisse (Ireneo PG 7, 1207; Clemente Alessandrino, PG 9, 467); liberato dall'imperatore Nerva (96-98), ritornò ad Efeso (Clemente Alessandrino, ivi). Conservò perpetua verginità (Girolamo...Agostino...); esortava instancabilmente all'amor fraterno (Girolamo...); pieno di anni e di meriti morì sotto Traiano (98-117) ad Efeso ed ivi fu sepolto. La sua partenza da Gerusalemme data probabilmente dal 57-58 poiché in questo periodo ivi trovavasi soltanto Giacomo il Minore (Atti, 21, 18)".
Secondo san Girolamo, Giovanni morì 68 anni dopo la Passione di Cristo (Introduzione al Vangelo secondo S. Giovanni, Ediz. Paoline, prima del Concilio, p. 1129). Quindi a 101 anni, se avesse avuto gli stessi anni di Gesù. Ma non sappiamo quanti anni aveva esattamente quando fu chiamato dal Signore. E vale la pena arrovellarsi?
La tradizione dei Padri è costante e massiccia nel sostenere che fu lui a scrivere il IV VAngelo, l'Apocalisse, le tre ben note Epistole. Il IV Vangelo, scritto per completare gli altri tre, basato sulla sua testimonianza personale degli insegnamenti del Signore, colti nel loro più profondo aspetto dottrinale, sempre secondo i Padri Giovanni l'avrebbe scritto negli anni della sua vecchiaia, ad Efeso, negli ultimi anni del Primo secolo.
L'opinione della tradizione dei Padri risulta confermata dalle ricerche più moderne, dopo che nel 1935 è stato scoperto in Egitto un papiro contenente un frammento del Vangelo di Giovanni, databile all'anno 125 (contro l'esegesi razionalista della Scuola di Tubinga che spostava questo VAngelo addirittura all'ultimo quarto del II secolo). Il papiro del 125 presuppone una elaborazione di qualche decennio e quindi giungiamo alla fine del I secolo, se non prima, come data ultima. Vi sono anche esegeti contemporanei che sostengono esser stato scritto il IV VAngelo prima del 70 dC. Sulla questione: Carsten Peter Thiede, Il più antico manoscritto dei Vangeli? Il frammento di Marco di Qumran e gli inizi della tradizione scritta del Nuovo Testamento, Rome, Biblical institute press, 1987, pp. 16-18.
H.
Ex studente di Giurisprudenza
Non scomodiamo la "dottrina ufficiale della Chiesa" per questioni come l'età che aveva san Giiovanni Evangelista quando è morto. Qui la dottrina non c'entra. Si tratta di dati che emergono dalla tradizione e che in genere vengono creduti. Ma non sono parte della "dottrina" e quindi non c'è l'obbligo di crederli. Come a dire: se uno rimane scettico in proposito sbaglia ma non commette peccato mortale.
Si continua con le critiche assurde alla fsspx.
Quasi essa tenesse lo stesso atteggiamento delle congregazioni Ecclesia Dei, quelle cioè che hanno goduto dell'indulto di Giovanni Paolo II e celebrano la Messa Ordo Vetus senza mai osare dir nulla del VAticano II né in verità approfondire sulla crisi morale e religiosa dell'Occidente, nei loro sermoni.
Ricordo agli smemorati che Don Davide Pagliarani ha di recente sottoposto a critica radicale la svolta sinodale della Chiesa.
Nel 2004 la fsspx ha stampato in varie lingue un libretto intitolato "Dall'ecumenismo all'apostasia silenziosa. Venticinque anni di Pontificato" nel quale, pur mantenendo sempre un tono giustamente rispettoso, si criticava impietosamente l'orientamento dottrinal-pastorale di Giovanni Paolo II. L' accusa non era da poco. Il testo fu inviato con lettera di accompagnamento a tutti i cardinali e credo anche a molti vescovi. Risposero in pochissimi, telegraficamente, se ben mi ricordo, fingendo che la critica non riguardasse il Papa ma solo certi cardinali o vescovi notoriamente "ultraprogressisti".
Nel 2001 era stato affrontato in un ampio saggio a cura sempre della fsspx anche "Il problema della riforma liturgica".
Né possiamo dire che le critiche pubbliche della fsspx agli orientamenti eterodossi di questo pontificato si riducano alla condanna del sinodalismo inventatosi da Bergoglio.
Secondo alcuni, l'atteggiamento di favore verso la fsspx dimostrato in alcune circostanze da papa Francesco costringerebbe la fsspx a tenere un profilo basso, per non perdere i benefici pastorali risultanti da tale atteggiamento. Tuttavia si è dimenticato che è stata proprio la fsspx diretta da Don DAvide a lasciar cadere ogni spunto di dialogo con l'attuale pontefice.
Non risulta che ci siano allo stato "trattative" di alcun tipo tra Roma e la fsspx, non risulta da parecchio tempo - "trattative", voglio dire, per definire lo statuto canonistico della fsspx.
Sulla questione dell'accusa di eresia a papa Francesco, la fsspx ha preferito non impegnarsi, data la grande complessità del tema, che sembra sfuggire a molti. Questo è un punto sul quale si potrebbe discutere ma bisognerebbe poterlo fare con cognizione di causa, con la giusta preparazione, altrimenti sarebbe solo perdita di tempo.
Non bisogna cmunque dimenticare che la fsspx, nell'intenzione di mons. Lefebvre, non è nata per entrare in polemica con Roma e cacciare i papi succubi dell'Errore o neomodernisti, bensì per salvare il sacerdozio cattolico e la S. Messa di sempre, con gli strumenti tradizionali della Chiesa: il Seminario di impostazione tomistica, la pastorale tradizionale della Chiesa, l'avversione alle novità in odor di eresia. Per costituire un nucleo di sacerdoti, suore e fedeli capace di essere un esercito da impegnare in battaglia, un agguerrito agmen, quando il Signore si fosse degnato di rimettere le cose a posto nel caos imperante nella Chiesa dal Concilio, grazie ad un papa tornato alla vera fede cattolica.
pp
È falso che la Tradizione insegni che S. Giovanni Battista sia più santo ad es. di S. Giuseppe e degli Apostoli. L'interpretazione tradizionale del passaggio evangelico è che S. Giovanni Battista sia la più grande figura appartenente all'antica economia di salvezza, quella della Legge dell'attesa di Cristo che con lui si adempie. "Ma il più piccolo nel Regno dei cieli" = nell'economia nuova inaugurata da Cristo "è più grande di Lui", quindi ad es. gli Apostoli dopo la Pentecoste sono certamente più santi di S. Giovanni Battista.
Ma bisogna anche perder tempo a cercare di stabilire chi sia "il più santo tra gli Apostoli"? O in relazione a S. Giuseppe? La disputa tra i Discepoli su chi meritava di più in santità e onore, tipica della superbia umana con la quale Satana li stava tentando, non fu troncata bruscamente dal Signore in persona? E allora, cosa andiamo trovando?
Del "più santo tra gli Apostoli" non ha senso parlare,ma quanto al resto (S. Giuseppe, gli Apostoli, S. Giovanni Battista... la Madonna) tutti i teologi tradizionali ne parlano. Cosa c'entra la superbia umana?
Per giudicare correttamente dei fatti storici bisogna analizzarli onestamente nel loro contesto storico. I tempi di Lefebvre non sono quelli di oggi. Dal 1988 ad oggi fanno 36 anni. La società è del tutto diversa (in peggio) e anche e soprattutto la Chiesa è molto diversa (in peggio).
Similmente è un discorso peregrino affermare, "Se Lefebvre fosse stato vivo oggi, si sarebbe comportato così", perché si rischia di attribuire al Monsignore cio' che pensiamo noi.
Detto ciò e stando ai fatti dell'oggi, è vero che allo stato attuale non ci sono dialoghi della fsspx col vaticano, però è anche vero che la posizione della Fraternità è ambigua e anche incoerente quando afferma che Bergoglio sbaglia su questo e su quello ma non si spinge a chiamare le cose con il loro nome esatto, cioè a definirle eresie, né parimenti trae le dovute conclusioni, ovvero che Papa eretico non è piu papa.
Diversa e più coerente è la posizione di mons Williamson... Ma dubito che molti dei suoi denigratori si informino veramente su quanto afferma se non per sentito dire e se non per ripetere a pappagallo la trita storiella del negazionismo. Allo stesso modo è più coerente anche Mons Viganò, caduto da cavallo sulla via di Damasco... Pardon, Viterbo.
Commento delle ore 8:31.
Lei praticamente incolpa la fsspx di non giungere a conclusioni sedevacantiste. Tutto qui. Un po' poco no? Le ricordo che la conclusione che a lei appare ovvia, "papa eretico non è più papa", che i sedevacantisti ostentano all'insegna dello "Elementary, Watson!" dei romanzi polizieschi di Conan Doyle - che questa conclusione non è dottrina ufficiale della Chiesa ma opinione di alcuni teologi, sia pure molto autorevoli come san Bellarmino. Ma all'atto pratico, come risolve Bellarmino la questione del papa che sia eretico? Intanto, chi lo dichiara eretico, basta l'opinione privata di qualche teologo od occorre l'opinione qualificata di un organo della costituzione della Chiesa, quale ad esempio il Concistoro dei cardinali, rappresentato anche da una commissione?
O dobbiamo ritenere che il papa considerato eretico da Tizio e Caio prenda atto della cosa e tolga il disturbo sua sponte? Altro aspetto: dichiarare eretico un papa in modo giuridicamente e teologicamente vincolante significa giudicarlo ma il CIC proibisce di giudicare il papa. Certo, sul presupposto implicito che si comporti in modo ortodosso. Ma che il divieto di giudicarlo sia da intendersi in senso relativo e non assoluto va a sua volta dimostrato, in via preliminare.
Insomma, ci sono diversi problemi da risolvere, e non facili, mentre voi sedevacantisti semplificate tutto alla luce di un incredibile dilettantismo.
Tra l'altro alcuni di voi professano anche l'errore dell'infallibilismo.
Mons. M. Lefebvre è scomparso tanti anni orsono. Sul sito
di sotto segnalato, si trova un bel video, dove Mon. Lefebvre esprime il suo pensiero riguardo alla situazione in cui versava (e versa) la Chiesa Cattolica. Consiglio la visione e l'ascolto del video, soprattutto a coloro che agitano continuamente lo spauracchio del sedevacantismo, con l'unico intento di mantenere i cattolici all'interno della setta conciliare, facendo loro accettare modernismo moderato, libri liturgici del 1962, e tutto il resto. Aihmé, non bastano le cappe magne e le chiroteche per essere semplicemente buoni cattolici, sia pur peccatori.
Catholiques de France
Foi et Patrie sans concession
7 juin 2021
Mgr Lefebvre serait-il devenu Sédévacantiste de nos jours ?
"Il est possible que nous soyons dans l'obligation de croire que ce Pape n'est pas Pape."
"Nous avons à faire à une contrefaçon de l'Église et non pas à l'Eglise Catholique."
Buon anno nuovo all'insegna della Carità nella Verità!
Sscra Famiglia di Gesù Maria Giuseppe, illuminateci, soccorreteci e salvateci!
La superbia tentava certamente quegli Apostoli che, auspicic le loro madri, litigavano per esser considerati i migliori. Fu un accecamento passeggero che il Signore regolò subito. Forse la superbia non c'entra nella ricerca teologica "del più santo tra i Santi", Madonna inclusa. Tuttavia, ci si dovrrebbe chiedere a cosa serve dedicare del tempo (prezioso) a ricerche del genere.
Laurentius.
Lei cerca di far passare mons. Lefebvrre per un cripto-sedevacantsita o comunque per persona che avrebbe ammesso l'ipotesi del sadevacantismo. La frase di mons. Lefebvre che lei cita non dimostra che egli ritenesse la sede vacante, anche nel deprecato caso di un papa eretico. Il sedevacantismo è stato respinto pubblicamente da mons. Lefebvre, perché tra l'altro avrebbe fatto sparire completamente la Chiesa.
È inoltre scorretto attribuire a chi non la pensa come lei intenzioni che solo lei si arroga di conoscere e che sarebbero quelle sinistre di "mantenere i cattolici all'interno della setta conciliare". Fesserie.
Il libro di A. Xavier da Silveira, Ipotesi teologica di un papa eretico, tr. it. Solfanelli, 2016, è il libro forse più serio in materia. Nella Presentazione, de Mattei osserva che il da Silveira aderisce alla tesi di san Bellarmino, perché questa eviterebbe lo scoglio dell'impossibilità di giudicare il papa.
"Secondo B. papa haereticus depositus est: il papa eretico è deposto ipso facto nel momento in cui la sua eresia divenga notoria e pubblicamente divulgata. Questa constatazione non può avere il carattere di un verdetto poiché nessuno è superiore al papa. Similmente per Cornelio a Lapide SI, m. 1637, non si tratta di deporre un papa ma di constatare che un papa è decaduto dall sua funzione per colpa di eresia" (op. cit., p. 11).
Ottimamente. Ma questa pubblica "constatazione" chi la fa? Poiché occorre una pubblica constatazione. Qui le opinioni si dividono. "Basterebbe che l'eresia fosse manifesta e registrata come tale dalla sanior pars del popolo cattolico, includente almeno una parte di cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi, laici" (p. 12). Per altri, l'eresia dovrebbe esser constatata solo da cardinali, o comunque dal clero (p. 13).
Così si eviterebbe l'accusa di conciliarismo o semiconciliarismo. Gli errori nella fede o eresie di un papa devono esser "constatati" pubblicamente da un organo qualificato, anche fluido quanto alla sua composizione e si deve ammonire formalmente il papa a ritrattarli, prima di "constatare" che non è più papa a causa di questi errori, eventualmente mantenuti.
Ma con questa "constatazione", così semplice sul piano teorico, il problema del "giudizio" del papa (ai fini di deporlo), cacciato dalla porta non rientra forse dalla finestra?
La "constatazione" rituale e pubblica dell'eresia di un papa, in seguito alla quale si dichiara che ha cessato di esser tale ipso facto, non è una forma di giudizio?
L'approccio più lineare è un altro: ammettere che il principio "il papa non può esser giudicato da alcuno a meno che non devii dalla fede", mantenuto come valido per secoli dalla Chiesa, è ancora implicitamente valido, anche se i Codici di diritto canonico l'hanno fatto sparire. Implicitamente valido e quindi sempre applicabile senza incorrere in alcun peccato poiché questo principio attua il principio fondamentale di tutto il diritto canonico e di tutta l'azione della Chiesa: salus animarum suprema lex esto. In nome di questo principio fondamentale non si può pertanto tollerare la presenza di un papa che sia eretico, sottoporlo a giudizio è legittimo, trattandosi dell'eccezione che conferma la regola.
(Anche da Silveira respinge l'ipotesi sedevacantista : "Gesù Cristo mantiene a titolo precario la persona del Pontefice eretico nella sua giurisdizione fino a quando la Chiesa non ne constati la deposizione"(p. 12)).
Posta un commento