Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 10 luglio 2012

Donne e Bibbia nel medioevo. Un robusto filo intrecciato dalla parola

Segnalo con un po' di circospezione, perché sono molto distante dalle idee e dagli scritti della pletora di teologhe moderniste. E tuttavia, in attesa di leggere il volume -che mi intriga- e trarne le conclusioni personali, lo segnalo perché ho molta stima di Cristiana Dobner, che conosco come divulgatrice profonda delle opere di Edith Stein.

Donne e Bibbia nel medioevo.
Un robusto filo intrecciato alla Parola

Cristiana Dobner
La Fondazione Valerio per la storia delle donne, istituzione napoletana, ha abituato i suoi lettori ed estimatori a testi di notevole valore scientifico e di grande spessore intellettuale. Il volume Donne e Bibbia nel Medioevo (secoli XII-XV). Tra ricezione e interpretazione (a cura di Kari Elisabeth Børresen [conosco la teologa che la recensisce a questo link, con la quale ho avuto numerosi scambi epistolari e dal vivo a livello di veri e propri appassionati match...] e Adriana Valerio, Trapani, Il pozzo di Giacobbe, 2011, pagine 422) una volta di più attesta e conferma questa linea di ricerca storica e di veste editoriale. La tematica è vasta e imponente, e non è facile individuare il filo conduttore fra tanti saggi.

Donne su donne indubbiamente ma non rovesciate su se stesse e quindi prigioniere di un universo mutilo, proprio perché l'obiettivo è oggettivo e fondante. Lo chiarisce il cardinale Ravasi nella sua presentazione: «C'è effettivamente un robusto filo femminile che percorre non solo i testi sacri, ma anche la grande tradizione successiva: esso rivela non soltanto un'ermeneutica originale, ma anche un'appropriazione personale della Scrittura da parte delle donne, molto maggiore di quanto si immaginasse, sia pure attraverso il superamento di barriere, la faticosa conquista di varchi, la cancellazione di sospetti e di riserve». Questo volume, inserito in un progetto ampio e disteso nei secoli che assume l'ottica della donna e le donne, osserva da vicino un periodo molto particolare perché, afferma Adriana Valerio nel saggio di apertura «La Bibbia al centro», «nella cultura e nella mentalità medievali, è il Libro per eccellenza, presente in tutti gli aspetti della vita sociale e spirituale».

Gli interrogativi non mancano: come la donna poteva giungere a conoscere la Bibbia? Dove imparava a prediligerla? Con quali occhi la leggeva e la faceva scendere in sé come esperienza viva spirituale ma anche come riusciva poi, con audacia notevole, a proporla in studi esegetici ed ermeneutici di valore?

I diversi contributi che si susseguono nel libro mirano proprio a creare una visione d'insieme -- non la mera sommatoria di ciascuno ma un insieme -- in cui la diversità è fonte di ricchezza e di costruzione di un universo femminile che cercava la propria identità e sapeva anche armonizzarla, in una soggettività femminile che andava specificandosi all'interno della Chiesa e della fede cattolica ma anche ebraica e, talvolta, eretica, con espressioni che toccavano i diversi registri: spirituali, mistici, artistici, letterari. Sempre all'interno del grande bacino costituito dai chierici medievali. Impresa non di poco conto.

Una rapida carrellata sull'indice farà sentire il polso dell'opera: da «Ricezione e strumentalizzazione» si passa a «Studio e coscienza creativa» per arrivare ad «Arti e Rappresentazione»; tutte le autrici del libro sono studiose ferrate in storia ed esperte di archivi ma anche capaci di avvicinarsi alla materia trattata da un punto di vista filosofico e teologico, aperte a percepire e saper mettere in rilievo il ruolo della donna e delle donne.

Alcune donne medievali sono conosciute: Hildegard von Bingen, Giuliana da Norwich, Eloisa, Brigida, Chiara d'Assisi; altre popolano i regni ispanici e sono giudee oppure erudite bizantine come Teodora Paleologina. Vissute tutte a fianco di discepole, ammiratrici, donne desiderose di sapere e di sperimentare la Bellezza.
L'ammirazione cresce quando ci trova dinnanzi a pensieri, immagini, allegorie, che illuminano passi o figure bibliche che, abitualmente, ci presentano dei connotati quasi ovvii, mentre con la luce del sentire femminile acquistano tratti inediti e suggestivi.

Si profilano nuovi metodi, traduzioni più aderenti all'originale o audaci interpretazioni, spostamenti di significati che inducono a riflettere e si rivelano come precorritrici di una teologia femminista.

Kari Elisabeth Børresen, pioniera in questo campo, ha coniato termini quali “matristica” e “teologia matristica” con un obbiettivo molto mirato, «per comparare l'inculturazione greco latina degli antichi Padri della Chiesa con l'inculturazione medievale delle Madri della Chiesa europea» (p. 182).

Un tocco preciso connota e pervade le pagine di questa suggestiva ricerca che non potrà mancare nelle letture di chi seriamente voglia conoscere la Bibbia e il suo influsso plasmatore delle coscienze e delle identità nel corso dei secoli: «Si comprende bene come l'esperienza di Dio, e non la conoscenza attraverso lo studio del Libro, sia stata la chiave interpretativa che le donne del Medioevo adottarono per la comprensione della Bibbia: non dunque una comprensione intellettuale, ma una incarnazione nella vita, fisica e quotidiana, di quel messaggio di salvezza ascoltato, letto, meditato, ma soprattutto assimilato nell'incontro d'amore».

Ciascuna a suo modo, ma tutte unite in questo slancio tanto entusiasmante quanto faticoso per gli ostacoli da abbattere e le macerie da spostare mentre però già si costruiva.
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(©L'Osservatore Romano 10 luglio 2012)

18 commenti:

Giorgio ha detto...

Lasciamo perdere la Borresen e parliamo di cose serie. Qui:
http://www.riposte-catholique.fr/summorum-pontificum-blog/enquete-et-analyse/fsspx-leaks-les-eveques-rebelles-avaient-prepare-un-coup-detat
si dice che ci sarebbe un tentativo d deposizione di Fellay e dei suoi assistenti generali da parte di Tissier e di de Gallareta, mentre Williamson "avrebbe perso ogni credibilità" (non si capisce perchè). Mi pare un'ipotesi verosimile, vista la lettera del 7 aprile e quanto è stato rivelato --non da voi, che continuate a far finta di niente-- degli scritti di de Gallareta. Personalmente, spero che Fellay ed i suoi siano congedati con disonore, e poi messi a servizio di Muller, magari con l'obbligo di celebrare la nuovissima Messa che stanno preparando in Vaticano, se ho capito bene.

Giorgio ha detto...

E ora, godetevi la riforma della riforma:

http://nullapossiamocontrolaverita.blogspot.it/2012/07/pronto-il-messale-ibrido-riformato-ad.html#more

Anonimo ha detto...

Caro Giorgio, ti ritrascrivo che ho già scritto in un thread precedente a Gianluca Cruccas

Caro Gianluca, mi pare che i tuoi timori siano infondati, almeno per ora.
La notizia di Messa in Latino è la ristampa del Messale del 1962, quello attualmente in uso, senza nessuna riformulazione.

Trascrivo inoltre le conclusioni di Una Vox, che condivido e penso condividiamo tutti, circa ventilati aggiornamenti, tuttora da venire...
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Addendum:
Il tanto atteso documento di chiarificazione, Universae Ecclesiae, è stato pubblicato dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei il 30 aprile 2011 ed è stato oggetto di molti commenti e approfondite analisi nei media. La Federazione Internazionale Una Voce lo ha accolto con favore.
Anche se secondo alcuni commenti Universae Ecclesiae lascia ancora questioni poco chiare, ciò che è perfettamente chiaro è che il Santo Padre ha completamente restaurato nella Chiesa universale il rito romano tradizionale come sancito nei libri liturgici del 1962, le rubriche in vigore nel 1962 devono essere rigorosamente rispettate, e il latino e l’usus antiquior deve essere insegnato nei seminari, dove ve ne è la necessità pastorale. E questa necessità pastorale deve essere determinata da coloro che desiderano beneficiare di Summorum Pontificum e Universae Ecclesiae, e non essere deciso da chi, costituito in autorità, ha il naturale desiderio di impedire la loro attuazione.
La Federazione Internazionale Una Voce ha lavorato pazientemente e instancabilmente per il ripristino della liturgia tradizionale da più di 45 anni ed è ora testimone della rivendicazione della sua fedeltà alla santa Madre Chiesa e alla Sede di Pietro. Tuttavia, i suoi membri, i fedeli laici della santa Madre Chiesa sono pienamente consapevoli che molti nelle file del clero hanno il forte desiderio di contrastare le loro legittime aspirazioni di beneficiare spiritualmente della sollecitudine pastorale di papa Benedetto XVI. A tal fine, noi, che siamo beneficiari di questi documenti, teniamo a dire inequivocabilmente che accettiamo la volontà dichiarata del nostro Santo Padre per l'inserimento di nuovi santi e alcuni nuovi prefazi nel Messale 1962, ma impugneremo rispettosamente ma con forza qualsiasi proposta che oltrepassi questi limiti chiaramente definiti, e cerchi di adulterare l'integrità del messale stesso.
Leo Darroch
Presidente - Foederatio Internationalis Una Voce
30 gennaio 2012

(ho poi pubblicato l'intero documento)

Insomma stiamo vigilando.
La Messa di sempre non sarà sfigurata e ci sarà sempr echi la custodirà fedelmente.

Lasciamo stare gli inutili allarmismi e non teniamo conto di fonti poco affidabili, che hanno ripreso la copertina del cosiddetto "Messale ibrido", da un catalogo di forniture di Messali attuali...

don Camillo ha detto...

Mic, ti prego di non dare spazio o visibilità a allarmismi isterici come questi. Del Messale ho già detto e so quel che dico. Ti ricordo il mio post di metterlo in programma al più presto.

grazie

don Camillo ha detto...

mentre Williamson "avrebbe perso ogni credibilità" (non si capisce perchè)

Anche i suoi fidati l'hanno mollato. Al momento opportuno tutto si saprà.

Circa di Tissier e di de Gallareta, non diamo un'immagine distorta o catastrofica, di questi due vescovi ausiliari di Fellay. E' un capito pregno di desiderio di comprendere costituito da gente adulta e ragionante, non da bambinetti dell'asilo. Si discute si battono i pugni sul tavolo, per amore di Cristo e della Chiesa che tutti vogliono servire con fedeltà e dedizione, nel massimo rispetto e civiltà.

dal web ha detto...

Circa di Tissier e di de Gallareta, non diamo un'immagine distorta o catastrofica....
??
ma quale sarebbe secondo le'gr. don Camillo l'immagine distorta o catastrofica di costoro ?
spieghi don Camillo, così alieno dai "catastrofismi" (che li vede pure dove non sono, ma non vede la TRAGICA REALTA' concreta....)
Perchè in questo e in altri blog non si ha alcuna considerazione di ciò che dicono ? perchè si censurano ? perchè, in ossequio pauroso al regime modernista, qui e altrove li si presenta come "estremisti, retrogradi, squilibrati antiromani" ecc. privi di fiducia nel "soprannaturale" e di realismo (!sic!, parole di Fellay) ?
Perchè vince a-priori -senza ascoltarli- questa vulgata di REGIME, anche in tanti blog tradizionalisti ?
Non sarebbe opportuno pubblicare e leggere (con rispetto e senza pregiudizi possibilmente) le sensatissime e gravissime questioni che quei due vescovi pongono contro l'accordo, se proprio si vuol escludere il vescovo Williamson, dotato anch'egli di raro buon senso oltre che di sensus Ecclesiae ?
(non parliamo poi di Fede e di Dottrina, che sono argomento incomprensibile per le masse catto-adulte allattate al tossico ambiguo relativista del granconcilio, quindi i lettori qui presenti neanche ne capirebbero l'importanza, come titoli a favore della FSSPX nei confronti della neo-docenza conciliare, visto che oggi si adora "la propria opinione", soggettivismo anche sui dogmi di fede, come Muller docet....)

Anonimo ha detto...

Sui loro contenuti nulla da dire. Le perplessità sono tutti sulle conclusioni e sui toni intransigenti, nella ritenuta convinzione - forse sbagliando, ma è da verificare - che la soluzione non è nel 'separatismo', ma nel rischio di una lotta in un confronto più diretto, sul campo, per il bene della Chiesa e delle anime.

Forse io sbaglio a non dare per scontato, come fanno loro, che questo sarà reso impossibile.
Poste le garanzie che erano parse sufficienti a mons. Fellay, perché non dovrebbe essere possibile?

Marco Marchesini ha detto...

Se interessa c'è anche questo articolo di Don Curzio sul tema:

http://www.doncurzionitoglia.com/dignita_donna.htm

Marco Marchesini

Anonimo ha detto...

Caro Marco,
ti ringrazio della segnalazione. Ho letto. Interessante e condivisibile; ma monco, direi. Dirò dopo perché.

C'è il discorso della "subordinazione" che può far arricciare il naso a molte donne, ma di recente una brillante scrittrice come Costanza Miariano ha dato la giusta definizione di "sottomissione"... ne riporto queste bellissime parole

« Quando parliamo – sottovoce per evitare il linciaggio – di sottomissione dobbiamo uscire dal linguaggio del mondo, che legge tutto nell’ottica del dominio, del potere. Il nostro Re sta in croce, però così ha vinto contro l’unico nemico invincibile, la morte. Anche noi quindi dobbiamo uscire dalla logica del potere, capovolgerla completamente. Innanzitutto perché la sottomissione non viene dal deprezzamento, non la si sceglie perché si pensa di non valere. E poi perché è il frutto della scelta della donna è il fatto che l’uomo sarà pronto a morire per lei. Quando san Paolo dice alle donne di accettare di stare sotto, non pensa affatto che siano inferiori. Anzi, è al cristianesimo che dobbiamo la prima vera grande rivalutazione delle donne... La sottomissione di cui parla Paolo è un regalo, libero come ogni regalo, che sennò sarebbe una tassa. È un regalo di sé spontaneo, fatto per amore. »

Mi viene da aggiungere che, a pensarci bene, esser sotto-messa, è un po' come far da basamento e, quindi, star lì per reggere, prendersi cura in maniera tutta particolare (perché il prendersi cura è reciproco, ma diverso)...


La ragione per cui ritengo 'monco' il discorso di don Curzio è per il fatto che limita il bisogno reciproco a dati materiali (vedi l'esempio della perpetua e della casalinga).

Ma credo che ogni uomo non ha bisogno solo e principalmente della 'governante', ma di una creatura "che gli sia simile", con la quale confrontarsi e condividere la responsabilità e la bellezza e la fatica di essere-nel-mondo con uno sguardo al "fine" e a Colui che ce li ha voluti e "maschio e femmina li creò"...

Che poi questa complementarietà sia vissuta in pienezza solo nel preciso ed equilibrato vissuto dei rispettivi ruoli che sono tuttora e sempre da ri-scoprire, è questa la fatica e la sfida richiesta ad ogni uomo e ad ogni donna, oggi e sempre...

don Camillo ha detto...

Tissier e di de Gallareta "qui e altrove li si presenta come "estremisti, retrogradi, squilibrati antiromani" ecc. privi di fiducia nel "soprannaturale" e di realismo (!sic!, parole di Fellay) ?" ecc. ecc.

Ma sogni? in questo blog non si è mai parlato male di questi due eccellentissimi Vescovi, anche perchè non hanno detto nulla sulla vicenda [la lettera privata a Fellay è una lettera privata e tale per me rimane]. Su altri siti si sono presi stralci di prediche e di discorsi a cado dopo la scomunica del 1988, parlo almeno per de Gallareta (che conosco personalmente) attribuendogli pensieri pertinenti alla situazione odierna molto diversa da 20 anni fa. A questi improprie manipolazioni (non ai vescovi) abbiamo, almeno io, espresso i nostri disappunti.

Giorgio ha detto...

A me pare che lo scritto di de Galarreta risalga a qualche mese fa, e non a 20 anni fa. Cita Lefebvre ma in relazione alla situazione alla situazione attuale. Mi pare assurdo che anche su questo Don Camillo menta. E' chiaro che 3 vescovi su 4 sono contro, mentre voi siete a favore anche dopo la nomina di Muller alla CDF, di Roche, dopo le dichiarazioni di di Noia e di chissà chi altro. La vostra risposta è: "Fellay è illuminato dallo Spirito Santo, e ha le grazie di stato (sottinteso: gli altri 3 sono mezzi scemi)". Chissà perchè qui non si è mai dato spazio ai vari sacerdoti dissidenti, ma solo a Fellay e ai suoi. Rileggetevi il p. 19 di "Universae Ecclesiae". Ratzinger ha già parlato di "riforma della riforma", ma voi continuate a far finta di niente. Tra qualche anno pregherete in ebraico, ci scommetto.

Anonimo ha detto...

Lo scritto di de Galarreta risale al 2011 e non può quindi tener conto degli sviluppi più recenti.

Anonimo ha detto...

Ratzinger ha già parlato di "riforma della riforma", ma voi continuate a far finta di niente. Tra qualche anno pregherete in ebraico, ci scommetto.

Non stiamo facendo finta di niente. Gli ultimi articoli dimostrano il nostro "allarme" al riguardo.
Di certo non subiremo eventuali ibridazioni del rito, che spero non abbiano mai a verificarsi. Si sta lottando anche perché non accada!

Giorgio ha detto...

Cert o che è del 2011. Ma non si tiene conto di due cose.
1) La situazione, dal preambolo che de Galarreta giudica in modo totalmente negativo, è peggiorata. E' irragionevole pensare che uno che era contro il preambolo sia a favore ora dell'accordo.
2) Don Camillo fa finta che lo scritto di de Galarreta sia di 20 anni fa.

Anonimo ha detto...

Se la situazione del preambolo fosse peggiorata, non cambia nulla circa l'ultima parola che spetta al Papa. Il quale, dopo aver lasciato che la questione fallisse nel 1988, quando tra l'altro l'ultima parola non spettava a lui, forse adesso - Deo adiuvante e fratelli maggiori permettendo - cercherà di oltrepassare gli ostacoli.
Anche perché la 'finezza' intellettuale e giuridica non gli manca...

Marco Marchesini ha detto...

Cara Mic,
la parola "sottomissione" infatti non indica che la persona è di dignità e di valore inferiore. Basti pensare che anche Gesù è stato sottomesso a Maria e Giuseppe.

Semplicemente indica che la volontà del sottomesso segue la ragionevole volontà dell'altro in accordo con la legge di Dio.

Marco Marchesini

BloggerPlus App ha detto...

Giorgio mi devi scusare ma solo ora leggo, ci muoviamo su tre 3d allora non leggo tutto. De Gallareta sì ha espresso le sue legittime perplessità ma devi tenere conto che solo in questi giorni credo abbia un quadro più completo. È stato lui che ha portato avanti i colloqui ed il suo spavento è legittimato dall'aver ascoltato e sperimentato il pensiero modernista all'opera.

don Camillo ha detto...

Giorgio mi devi scusare ma solo ora leggo, ci muoviamo su tre 3d allora non leggo tutto. De Gallareta sì ha espresso le sue legittime perplessità ma devi tenere conto che solo in questi giorni credo abbia un quadro più completo. È stato lui che ha portato avanti i colloqui ed il suo spavento è legittimato dall'aver ascoltato e sperimentato il pensiero modernista all'opera.Vedremo cosa succederà nelle prossime settimane.

E poi chi censura i "sacerdoti dissidenti" ce ne fossero qui per spiegare le loro legittime perplessità, il loro contrito sarebbe importante, ma non ce ne sono!