Il comunicato del capitolo generale della FSSPX smentisce i pronostici di coloro che si aspettavano che i lefebvriani sbattessero la porta in faccia alla Santa Sede. In questo modo avrebbero rifiutato categoricamente di riconoscere l'autorità del Sommo Pontefice. Invece le cose sono andate diversamente visto che nel comunicato è stata ribadita la disponibilità a ricevere un riconoscimento canonico dal Vaticano, ed è stato riconosciuto il ruolo insostituibile del Vescovo di Roma.
Adesso la domanda che tutti si pongono è: che cosa succederà nelle prossime settimane? Continueranno i contatti tra Roma e Menzingen? Si troverà una soluzione ai problemi? Ci sarà la nascita della Prelatura Personale?
Non sappiamo quel che accadrà, il futuro è nelle mani di Dio. Io continuo a sperare che si riesca a trovare un modo per dare uno status giuridico alla Fraternità, poiché troppo grandi sarebbero i vantaggi per il movimento tradizionale e per tutto il Corpo Mistico di Cristo. Anche Roma ci guadagnerebbe tanto, anche perché il baricentro ecclesiale si sposterebbe inevitabilmente verso la Tradizione, facendo perdere ulteriore influenza al fronte modernista, e accelerando il suo inarrestabile dissolvimento a cominciare dalla Francia.
Per sbloccare la situazione, penso sarebbe opportuna una dichiarazione comune tra Roma e Menzingen nella quale vengano riformulate con un linguaggio più semplice le dottrine dibattute. Ad esempio per quanto riguarda la libertà religiosa esiste il diritto naturale a professare in foro interno ed esterno solo la verità (e quindi solo la Religione Cattolica), mentre non esiste il diritto naturale all'errore (cioè al peccato) né in foro interno (cioè all'interno della propria coscienza), né in foro esterno (cioè pubblicamente). Quindi i non cattolici hanno solamente il diritto a non subire coercizioni in foro interno, cioè nessuno li può obbligare con la violenza a “cambiare opinione”. L'errore non ha nessun diritto né ad esistere, né tantomeno ad essere proclamato e diffuso (come insegnato magistralmente da Pio XII nell'allocuzione “Ci riesce” del 1953). Però in certi casi l'errore può essere tollerato onde evitare sciagure maggiori.
Per quanto riguarda l'ecumenismo possono essere adottate “azioni pastorali” atte a far riavvicinare i membri di altre confessioni cristiane alla Chiesa Cattolica fondata da Gesù Cristo, purché tali azioni pastorali rispettino i principi espressi chiaramente da Papa Pio XI nella memorabile enciclica “Mortalium animos” (fu un'enciclica principalmente dottrinale, non puramente pastorale). Qualcuno dirà che quell'atto magisteriale risale al 1928 e oggi i tempi sono ormai cambiati. Ed io rispondo: e che? Forse il Magistero è come lo yogurt che ha una scadenza?
Se si riuscirà a formulare una dichiarazione dottrinale comune tra Santa Sede e Fraternità San Pio X, a guadagnarci non saranno solo i lefebvriani, ma tutti i cattolici, poiché vedo che su certe materie c'è molta confusione in giro.
Fonte: Cordialiter
2 commenti:
Da Pius.info , geniale:
http://pius.info/streitende-kirche/973-folgen-der-kirchenkrise/6980-theologen-stehen-nicht-mehr-in-voller-gemeinschaft-mit-rom
Questo articolo è molto chiaro, equilibrato e convincente, e conferma le opinioni espresse dalla maggioranza dei frequentatori di questo blog.
Che il Papa possa riconoscere la presenza di errori nel concilio di cui è stato parte attiva ed il cui valore continuamente enfatizza è da escludere. Può però, perché già l'ha detto, porre l'accento sulla diversa nota teologica dei documenti ed ammettere certe equivocità ed incongruenze, lasciando in tal caso, non trattandosi di magistero infallibile, la libertà di discussione.
Solo in questa prospettiva, senza ulteriori ostacoli frapposti da Muller e Pozzo, si può sperare in una dichiarazione comune tra S. Sede e Fraternità. In caso contrario continueranno i colloqui, che proseguiranno sotto il successivo pontificato, se son vere le notizie che circolano e che mi auguro non siano solo illazioni.
Posta un commento