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martedì 17 luglio 2012

Il Patriarca di Venezia ripristina la Festa del Santissimo Redentore

Riprendo questa notizia, che traduco da Le Forum Catholique (il link risulta momentaneamente inattivo perché il Forum ha subìto un atto di hackeraggio), che mi ha dato la possibilità di risalire alla fonte delle belle foto e del brano dell'Omelia del Patriarca di Venezia, riportato di seguito. 

SER il Patriarca Moraglia di Venezia solennizza nuovamente la Festa del Santissimo Redentore da qualche anno caduta nel campo delle feste profane. La Festa del Santissimo Redentore torna una delle più grandi feste popolari di Venezia, per ricordare a tutti i veneziani il miracolo che ha messo fine alla peste del 1575-1576, che causò la morte di circa 60.000 abitanti  La data della festa è stata fissata dalla sua origine, ala terza domenica di luglio, in ricordo della promessa fatta a Dio dal Doge Alvise Mocenigo. In effetti, il 4 settembre 1576, come ultimo rimedio alla virulenza della peste e conformemente al voto del Doge, il Senato decise la costruzione di una Chiesa dedicata a Cristo Retentore sull'isola della Giudecca dove, ogni anno, il Doge accompagnato da tutti i dignitari e dal popolo di Venezia, assisteva ad una messa solenne dopo aver attrevrsato il canale della Giudecca su un ponte di barche. All'origine, il ponte de barche del Redentore era costituito di galere, ormeggiate l'una a fianco dell'altra, sulle quali si posava il pavimento di questo ponte provvisorio, che partiva da Piazza San Marco per raggiungere la Giudecca, e misurava 620 metri. L'attuale ponte votivo del Redentore è costituito da piattaforme metalliche mobili, sulle quali la processione attraversa il canale della Giudecca per assistere alla Messa del Redentore. (foto Sacris Solemniis)

Dall'Omelia del Mons. Moraglia, Patriarca.
Attenti alla "nuova peste": la perdita del "futuro" e quindi del "senso della vita"

"Per i Veneziani del sedicesimo secolo essersi riferiti al Solo in grado di aiutarli, quando ogni altra risposta risulta insufficiente, ha un significato che appartiene all’uomo di ogni tempo che è intrinsecamente segnato da fragilità, debolezze, limiti creaturali a cui si aggiungono quelli che provengono dalla situazione di peccato che - rimosso col battesimo - permane nelle conseguenze come propensione al male. 

Certamente quello che poteva essere considerato un ostacolo insormontabile nel passato - ad esempio nel sedicesimo secolo - oppure lo è ancora in una determinata circostanza, può non esserlo più oggi - nel ventunesimo secolo - o in altre differenti circostanze. Secondo l’immagine biblica, l’uomo è simile a un vaso di creta che può sbrecciarsi o frantumarsi in mille pezzi.

Oggi, noi, uomini del terzo millennio che assistiamo, quasi increduli, ai progressi delle tecno-scienze, portiamo in noi - nonostante i risultati conseguiti - le nostre tante fragilità, paure e domande che, non di rado, rimangono prive di risposte, anche se il nostro problema, oggi, non è più il contagio della peste.

Attualmente, per noi, costituisce rilevante disagio una società che non riesce più a garantirci un futuro e si qualifica sempre meno con i caratteri della fiducia e della progettualità condivise e sempre più come incerto, un futuro che “viene meno” proprio quando ci interroghiamo su di esso. 

Il nostro timore riguarda il non “aver futuro”. Ma  non “aver futuro” significa veder precipitare nel non senso anche il proprio presente che smarrisce la sua capacità di interessarci alla vita, al bene comune, all'educazione delle nuove generazioni, nei confronti delle quali siamo chiamati a trasmettere i valori che hanno dato forma alla nostra città, alla sua storia, alla nostra convivenza civile.

Mentre la peste portava lo sfacelo dei corpi, la mancanza di futuro, il senso diffuso della precarietà, dell’incertezza, dell’impotenza, la convinzione che nulla sia più governabile a livello economico e sociale, afferra la vita soprattutto dei giovani, che si sentono “buttati”  nell'esistenza, non più capaci di solcarla procedendo verso una meta, ma sentendosi sbattuti qua e là dalle onde dell’incertezza. 

Ora, il cristiano è plasmato dalla fede che chiama in causa tutto l’uomo; la fede si interessa di tutto ciò che appartiene all'uomo. L’annuncio cristiano, così, riguarda la retta ragione e la legge naturale ma, nello stesso tempo, non si riduce solamente a ciò, essendo, appunto, annuncio di Gesù Cristo e su di Lui. Secondo tale linea, la fede non si pone “accanto” all'umano, giustapponendosi ad esso ma, piuttosto, “intercetta” l’umano e lo porta a “compimento”, incominciando col “sanarlo”. 

Anche l’umano entra, a pieno titolo, nella salvezza; la fede non si limita, così, a considerare l’apice superiore dell’uomo, disattendendo ciò che viene prima di esso.

La nostra esistenza di ogni giorno caratterizza quindi la vita eterna, il nostro destino ultimo; consideriamo, per esempio, che l’atto di fede non può esser posto se non da una persona che sia libera, conscia, consapevole, padrona di sé. In termini teologici: la grazia suppone la natura, la perfeziona e porta a compimento."

Festa del Santissimo Redentore 2012

3 commenti:

Caterina63 ha detto...

perchè "ripristina"? ????
non è vero! questa Festa non è mai venuta meno...

il giorno prima il Patriarca benedice il ponte di barche (anche se oggi i materiali usati sono un vero ponte mobile)
qui le foto
http://sansimonpiccolo.blogspot.it/2012/07/festa-del-redentore-con-il-patriarca.html

ci sono tutte le autorità cittadine e il sindaco (ex figura del Doge) con il Patriarca aprono la processione...
poi c'è la prima benedizione sul sagrato e si entra in Chiesa per sciogliere il voto....
certo, la sera c'è poi la festa profana con i fuochi d'artificio...
il giorno dopo il Patriarca celebra la Messa... e benedice Venezia e i cittadini, dal sagrato, con l'Ostensorio...

Non mi risulta affatto che questa Festa era stata messa in soffitta
^__^

Sergio ha detto...

È una delle feste religiose più sentite e seguite a Venezia e non è mai venuta meno. Definirla festa profana non ha assolutamente senso. La sera della vigilia ci sono i tradizionali fuochi artificiali e questo basta a renderla profana? Tra la gente che viene a vedere i fuochi c'è anche chi entra nella chiesa del Redentore, e la processione è continua vi posso assicurare.

Anonimo ha detto...

Mi fa piacere.
Scriverò al Forum francese da cui ho ripreso la notizia, non appena avrà risolto i problemi tecnici conseguenti ad un atto di hackeraggio subìto in questi giorni.