Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 4 dicembre 2012

Il Papa ha ragione: «Tutto deve ricominciare da Cristo»

Per una coincidenza che ritengo straordinaria, un mio amico sacerdote mi invia ieri sera l'estratto di un libro e mi parla della figura di Michel-Marie Zanotti-Sorkine, un Parroco marsigliese che, ora, ritrovo in un articolo di Marina Corradi su Avvenire del 29 novembre scorso, che pubblico di seguito, segnalato e commentato oggi da Magister: è da lì che ho ripreso anche  l'immagine del suo volto, che non conoscevo. Ringraziamo il Signore e verifichiamo come ancora una volta il Sacerdote non deve far altro che il sacerdote (docente-guida-santificatore: il «triplice munus») per conquistare anime al Signore e al Suo Regno.
Domani pubblicherò l'estratto in italiano del suo libro Au diable la tiédeur (Al diavolo la tiepidezza), che si divide in due parti. La prima è rivolta ai sacerdoti: 50 pagine di pensieri, consigli, sentenze semplici e forti per ridefinire il loro sacerdozio. La seconda è destinata ai fedeli per ricordare le basi della religione cattolica e far luce sui comportamenti e virtù che aiutano a vivere. Sta avendo grande successo. Uscito nell'ottobre scorso, ha già venduto più di 15.000 copie.

Quella tonaca nera svolazzante sulla rue Canabière, tra una folla più maghrebina che francese, ti fa voltare. Toh, un prete, e vestito come una volta, per le strade di Marsiglia. Un uomo bruno, sorridente, eppure con un che di riservato, di monacale. E che storia, alle spalle: cantava nei locali notturni di Parigi, solo otto anni fa è stato ordinato e da allora è parroco qui, a Saint-Vincent-de-Paul.

Ma la storia in realtà è anche più complicata: Michel-Marie Zanotti-Sorkine, 53 anni, discende da un nonno ebreo russo, immigrato in Francia, che prima della guerra fece battezzare le figlie. Una di queste figlie, scampate all’Olocausto, ha messo al mondo padre Michel-Marie, che per parte paterna è invece mezzo corso e mezzo italiano. (Che bizzarro incrocio, pensi: e guardi con stupore la sua faccia, cercando di capire com’è un uomo, con dietro un tale nodo di radici). Ma se una domenica entri nella sua chiesa gremita, e ascolti come parla di Cristo con semplici quotidiane parole; e se osservi la religiosa lentezza dell’elevazione dell'ostia, in un silenzio assoluto, ti domandi chi sia questo prete, e cosa in lui affascini, e faccia ritornare chi è lontano.

Infine ce l’hai davanti, nella sua canonica bianca, claustrale. Sembra più giovane dei suoi anni; non ha quelle rughe di amarezza che marchiano col tempo la faccia di un uomo. Una pace addosso, una letizia che stupisce. Ma lei chi è?, vorresti chiedergli immediatamente.

Davanti a un pasto frugale, cenni di una vita intera. Due splendidi genitori. La madre, battezzata ma solo formalmente cattolica, lascia che il figlio frequenti la Chiesa. La fede gli è contagiata «da un vecchio prete, un salesiano in talare nera, uomo di fede generosa e smisurata». Il desiderio, a otto anni, di essere sacerdote. A tredici perde la madre: «Il dolore mi ha devastato. E però non ho mai dubitato di Dio". L’adolescenza, la musica, e quella bella voce. I piano bar di Parigi potranno sembrare poco adatti a discernere una vocazione religiosa. Eppure, intanto che la scelta lentamente matura, i padri spirituali di Michel-Marie gli dicono di restare nelle notti parigine: perché anche lì c’è bisogno di un segno. La vocazione infine preme. Nel 1999, a 40 anni, si avvera il desiderio infantile: sacerdote, e in talare, come quel vecchio salesiano.

Perché la talare? «Per me – sorride – è una divisa da lavoro. Vuole essere un segno per chi mi incontra, e soprattutto per chi non crede. Così sono riconoscibile come sacerdote, sempre. Così per strada sfrutto ogni occasione per fare amicizia. Padre, mi chiede uno, dov’è la posta? Venga, l’accompagno, rispondo io, e intanto si parla, e scopro che i figli di quell’uomo non sono battezzati. Me li porti, dico alla fine; e spesso quei bambini, poi, li battezzo. Cerco in ogni modo di mostrare con la mia faccia un’umanità buona. L’altro giorno addirittura – ride – in un bar un vecchio mi ha chiesto su quali cavalli puntare. Io gli ho dato i cavalli. Ho chiesto scusa alla Madonna, fra me: ma sai, le ho detto, è per fare amicizia con quest’uomo. Come diceva un prete, che è stato mio maestro, a chi gli chiedeva come convertire i marxisti: 'Occorre diventare loro amici', rispondeva».

Poi, in chiesa, la messa è severa e bella. Il prete affabile della Canabière è un prete rigoroso. Perché cura tanto la liturgia? «Voglio che tutto sia splendente attorno all’eucarestia. Voglio che all’elevazione la gente capisca che Lui è qui, davvero. Non è teatro, non è pompa superflua: è abitare il Mistero. Anche il cuore ha bisogno di sentire».

Lui insiste molto sulla responsabilità del sacerdote, anzi in un suo libro – ha scritto numerosi libri, e scrive ancora, a volte, canzoni – afferma che un sacerdote che abbia la chiesa vuota si deve interrogare e dire: «È a noi che manca il fuoco». Spiega: «Il sacerdote è 'alter Christus', è chiamato a riflettere in sé Cristo. Questo non significa chiedere a noi stessi la perfezione; ma essere consci dei nostri peccati, della nostra miseria, per poter comprendere e perdonare chiunque si presenti in confessionale».

In confessionale, padre Michel-Marie va tutte le sere, con assoluta puntualità, alle cinque, sempre. (La gente, dice, deve sapere che il prete c’è, comunque). Poi resta in sacristia fino alle undici, per chiunque desideri andarci: «Voglio dare il segno di una disponibilità illimitata». A giudicare dal continuo pellegrinaggio di fedeli, a sera, si direbbe che funzioni. Come una domanda profonda che emerga da questa città, apparentemente lontana. Cosa vogliono? «La prima cosa è sentirsi dire: tu sei amato. La seconda: Dio ha un progetto su di te. Non bisogna farli sentire giudicati, ma accolti. Occorre far capire che l’unico che può cambiare la loro vita è Cristo. E Maria. Due sono le cose che secondo me permettono un ritorno alla fede: l’abbraccio mariano, e l’apologetica appassionata, che tocca il cuore».

«Chi mi cerca – continua – prima di tutto domanda un aiuto umano, e io cerco di dare tutto l’aiuto possibile. Non dimenticando che il mendicante ha bisogno di mangiare, ma ha anche un’anima. Alla donna offesa dico: mandami tuo marito, gli parlo io. Ma poi, quanti vengono a dire che sono tristi, che vivono male... Allora chiedo: da quanto lei non si confessa? Perché so che il peccato pesa, e la tristezza del peccato tormenta. Mi sono convinto che ciò che fa soffrire tanta gente è la mancanza dei sacramenti. Il sacramento è il divino alla portata dell’uomo: e senza questo nutrimento non possiamo vivere. Io vedo la grazia operare, e che le persone cambiano».

Giornate totalmente donate, per strada, o in confessionale, fino a notte. Dove prende le forze? Lui – quasi pudicamente, come si parla di un amore – dice di un profondo rapporto con Maria, di una confidenza assoluta con lei: «Maria è l’atto di fede totale, nell’abbandono sotto alla Croce. Maria è assoluta compassione. È pura bellezza offerta all’uomo». E ama il rosario, l’umiltà del rosario, il prete della Canabière: «Quando confesso, spesso dico il rosario, il che non mi impedisce di ascoltare; quando do la comunione, prego». Lo ascolti intimidita. Ma allora, tutti i preti dovrebbero avere una dedizione assoluta, quasi da santi? "Io non sono un santo, e non credo che tutti i preti debbano essere santi. Però possono essere uomini buoni. La gente sarà attratta dal loro volto buono».

Problemi, in strade a così forte presenza di musulmani immigrati? No, dice semplicemente: «Rispettano me e questa veste». In chiesa accoglie chiunque con gioia: «Anche le prostitute. Do loro la comunione. Che dovrei dire? Diventate oneste, prima di entrare qui? Cristo è venuto per i peccatori e io ho l’ansia, nel negare un sacramento, che lui un giorno me ne possa rendere conto. Ma noi sappiamo ancora la forza dei sacramenti? Ho il dubbio che abbiamo troppo burocratizzato l’ammissione al battesimo. Penso al battesimo di mia madre ebrea, che, quanto alla richiesta di mio nonno, fu un atto solo formale: eppure, anche da quel battesimo è venuto un sacerdote».

E la nuova evangelizzazione? «Vede – dice al congedo, nella sua canonica – più invecchio e più capisco ciò che ci dice Benedetto XVI: tutto davvero ricomincia da Cristo. Possiamo solo tornare alla sorgente».

Più tardi poi lo intravedi da lontano, per strada, con quella veste nera mossa dal passo veloce. «La porto – ti ha detto – perché mi riconosca uno che magari altrimenti non incontrerei mai. Quello sconosciuto, che mi è estremamente caro».
Marina Corradi

11 commenti:

gabri ha detto...

Tutto bello, edificante, fin troppo.
L'unica cosa che non mi quadra è quel discorso sui Sacramenti, sullo scrupolo di non doverli negare a nessuno, sulla loro forza.ecc.
Non si diceva un tempo:"chi mangia e beveindegnamente il Corpo e Sangue di Cristo, mangia e beve la propria condanna"? E' cambiato anche qui qualcosa?

Anonimo ha detto...

Gabri,
mi ci sono soffermata anch'io; ma non riesco a vedere che questo sacerdote dia la comunione a persone impenitenti...

Anonimo ha detto...

una rondine non fa primavera, ma Dio sa quanto sia necessario che una sola rondine annunci che la primavera verrà e che incoraggi le tiepide altre rondini a solcare il cielo.
Dio benedica questo sacerdote.
fr. Ermanno

RIC ha detto...

Se penso che all'ingresso di una chiesa di Roma (zona centro) qualche tempo fa lessi un cartello che suonava più o meno così: "confessioni previo appuntamento".. Quanto bisogno avremmo tutti di sacerdoti come Padre Michel-Marie!

gabri ha detto...

Mi riferivo soltanto alla teoria che ha espresso , non al fatto che nel concreto egli dia la comunione a persone impenitenti.

Michele ha detto...

@gabri

Il sacerdote non ha mica detto che non le confessa prima della comunione?
E sono davvero poche le prostitute che vendono il proprio corpo volontariamente in spregio a Dio Creatore.

Sono anni io che compio gli stessi peccati, tutte le volte pentendomi e promettendo al Signore di non compierli più. Che dovrebbe fare il mio confessore, etichettarmi come "irrecuperabile"?

Secondo me questo sacerdote voleva solo dire che "a priori" e non certo per "categoria" può decidere di non amministrare i sacramenti. E ci ricorda che i sacramenti ci donano la Grazia Santificante, capace di rafforzare il nostro impegno nel non peccare più.

Tolto questo dubbio, secondo me questo è un Sacerdote, cosa che è difficile dire di tanti altri collarini bianchi che incontro.

Anonimo ha detto...

E' un esempio in cui si vede chiaramente, purtroppo, la mescolanza tra una concezione autenticamente cattolica del cattolicesimo e del sacerdozio e le contaminazioni moderniste. Un sacerdote attento a tanti aspetti, da quelli pastorali a quelli liturgici, ma che ha una deblache sulla questione della santa Comunione che, così dice, dà liberamente e tranquillamente anche a persone che sa benissimo essere in istato di peccato mortale. E anche nella sua considerazione finale (quando si interroga sul valore e l'efficacia dei Sacramenti) mostra tali contaminazioni. Il senso del peccato, pur presente (visto che con gesto encomiabile sta in confessionale ad attendere i penitenti) subisce una incrinatura quando parla della comunione della prostituta. E' il dramma che io vedo per il futuro: un certo ritorno al passato (la talare, la liturgia curata, una pastorale seria) mescolato con elementi modernistici. E mi chiedo: ma se in un litro d'acqua pura ci metto una goccia, una sola, di veleno, è la stragrande maggioranza dell'acqua che neutralizza il veleno , oppure è l'esigua minoranza del veleno che avvelena tutta l'acqua? don fabrizio p.s. la mia non è una stroncatura dell'operato di questo sacerdote (ce ne fossero preti così zelanti) voglio solo sottolineare come un piccolo elemento negativo può rovinare tutto. A che serve impegnarsi tanto per le anime se poi le si fa commettere peccati mortali con una comunione sacrilega?

Areki ha detto...

Sono contento per questa bella figura di sacerdote. Segno che lo Spirito Santo non sta con le mani in mano e sta cercando di risollevare le sorti del sacerdozio cattolico, come sempre ha fatto, suscitando la santità tra i sacerdoti.

Non sta a me giudicare le particolari affermazioni circa la santa comunione alle prostitute. Ma penso che questo confratello non sia uno di manica larga, non abbiamo elementi specifici per esprimere un giudizio.

Gesù ha avuto a che fare con alcune "peccatrici" convertendole e penso che questo sacerdote non voglia fare altro. Naturalmente chi si converte deve sforzarsi di non ricadere nel peccato e anzi deve fare penitenza, riparando.
A Marsiglia la tradizione vuole che sia approdata Santa Maria Maddalena e che abbia passato la sua vita a fare penitenza nella preghiera e nella vita santa.....

Rendiamo grazie al Signore.
Ai sacerdoti che leggono dico che è anche la mia esperienza della efficacia della veste talare e di applicarsi a celebrare con fede, devozione e decoro la santa Messa (anche la Santa Messa di sempre)
.......

don bernardo.

Areki ha detto...

Vorrei aggiungere altre considerazioni.

L'esempio di questo sacerdote insegna a noi sacerdoti a credere per primi nella potenza del nostro sacerdozio. E' così. Se un prete ama Gesù e si sforza (nonostante i limiti) di conformarsi a Gesù: attraverso la meditazione, la recita del breviario, la purezza, l'umiltà, ecc... poi si cominciano a vedere dei frutti e i primi a meravigliarcene siamo noi stessi che vediamo come Gesù si serve di noi poveri e miseri peccatori.... L'umiltà e la consapevolezza del proprio nulla non deve mai mancare......

Ultimamente ho trovato un sacerdote di 70 anni che vive in un piccolissimo paese tra le montagne e che è un'anima davvero di Dio..... tutte le mattinate sta in chiesa e riceve molti penitenti che accorrono da ogni dove, facendo la fila per confessarsi....

Dice la messa "coram Deo", porta sempre la veste e scrive degli opuscoli molto ricchi di sapienza.
Per esempio mi ha dato delle riflessioni sull'Immacolata molto profonde, tra le riflessioni più acute e pratiche che ho mai letto.....

Penso che la risurrezione della Chiesa deve passare per la santità dei suoi membri clero, laici, religiosi.
Noi poi che abbiamo il breviario tradizionale e la Messa di sempre abbiamo dei mezzi potentissimi per santificarci e santificare....

Bisogna penetrare nella dimensione soprannaturale e mistica dove si decidono i destini delle anime, bisogna fare affidamento alla Madonna correre da Lei, bisogna veramente fare del Cuore di Gesù, del suo zelo e del suo amore per le anime il modello del nostro sacerdozio..... Insomma è Dio e solo Dio la potente calamita che attira le anime e più ci si fa magnetizzare da Dio, più siamo capaci di influire sugli altri attirandoli al Signore.

I modernisti hanno fatto fondamentalmente questo unico e immenso errore: hanno messo tra parentesi Dio e chi costruisce senza di Lui lavora invano....

don Bernardo

Viator ha detto...

Per chi parla il francese

http://www.dailymotion.com/video/xvl0ul_michel-marie-zanotti-sorkine_news#.UL9QVuSzKSp

Anonimo ha detto...

Il Prete dev'essere presente nella società, riconoscibile...

non è la sua santità che opera, ma la santità di Dio in lui...
la cura dell'eucaristia...