Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 21 dicembre 2012

Pensieri di un giovane cattolico sui cattolici

Quei cattolici di una volta, quelli che erano cattolici e basta, senza dover aggiungere nessun aggettivo che li qualificasse come ‘progressisti’, ‘tradizionalisti’, ‘neoqualcosa’, eccetera, sapevano come stavano le cose e, in ambito liturgico, avevano le idee ben chiare di cosa in una liturgia accadeva. 

Certamente non tutti erano dotti liturgisti, capaci di spiegare il mistero che si cela dietro tanti segni e riti (oggi ridicolizzati o eliminati), ma proprio perché non erano così presuntuosi da dover spiegare tutto, contemplavano e adoravano. Pratiche oggi andate in disuso e bistrattate dai sapienti ecclesiastici nostrani. 

Quei cattolici di una volta avevano preparato un breve, ma chiaro, Galateo con Dio (reperibile nel Catechismo di San Pio X, Salpan Editore). In questo galateo si esordiva dicendo: “Le donne abbiano sempre il capo coperto e siano vestite senza scollacciature o sbracciature o con la gonna troppo corta”. Per noi moderni questa cosa pare puro bigottismo. La pratica è diventata tanto disattesa che nelle grandi chiese italiane molto spesso si distribuiscono foulard o copri spalle per coprire appunto ciò che il pudore dovrebbe già di per sé richiamare a nascondere. 

Il galateo prosegue raccomandando la genuflessione al Santissimo Sacramento (ove ovviamente presente). Per noi moderni tale pratica è diventata impossibile. O perché il Santissimo Sacramento è stato nascosto in un angolo buio della chiesa o in una cappella laterale (certamente non sull’altare maggiore – ah già, non ci sono più nemmeno gli altari -) o perché il Santissimo Sacramento è stato ridotto a semplice cibo di cui nutrirsi (niente Presenza Reale) e giustamente non ci si genuflette davanti a qualcosa che è stato reso simile alla pastasciutta o al tiramisù. 

Il galateo definisce “imperdonabile sgarberia” quella di chi entra in chiesa senza salutare il Padrone di casa e corre davanti alla statua di qualche santo. Noi moderni abbiamo risolto il problema: per evitare codeste sgarberie abbiamo direttamente rimosso le statue dei santi; tanto che le nostre chiese sono più tristi e vuote di un garage. 

Terza raccomandazione: “Evita in chiesa ogni singolarità nel vestire, nel genuflettere, nel modulare la voce nella preghiera o nel canto”. Ma che rottura questi cattolici antichi! meno male che c’è stato il Concilio (quello della fantasia ideologica, non quello reale) che ha spazzato via tutte queste pratiche farisaiche: in chiesa e nella liturgia vige la dittatura dello spontaneismo (per dirla con Mario delli Ponti). Ognuno fa quel che si sente, ciò che gli è più naturale. Sei capace a strimpellare? Suona la chitarra. Sei capace a battere le mani? Sei il ben accetto! Ti promuoviamo se le batti sul bongo, così siamo tutti più felici! Sai ballare? Danziamo intorno all’altare! E via discorrendo. Tutto è permesso in chiesa, non mi stancherò mai di dirlo, (finché qualcuno non si preoccuperà di spiegarmi l’arcano o di eliminare ogni abuso) tranne ciò che è prettamente cattolico. 

Ancora il galateo: “Sta in ginocchio quanto più puoi, almeno alla Consacrazione e alla Comunione. La Comunione va fatta in ginocchio e presa, prudentemente, sulla lingua”. Questo è troppo! Inginocchiarsi è da bigotti retrogradi tridentini. Inginocchiarsi non è, per i moderni, da cattolici adulti, e da un indulto all’altro, si è concesso di riceverla in mano. Con la conseguenza che inventori di liturgie impongono e praticano la prassi di riceverla da seduti. Se la si considera un cibo, da consumare in compagnia intorno ad un tavolo, tutto torna. 

Infine il galateo conclude raccomandando “Raccoglimento e silenzio”. Nelle liturgie di oggi il silenzio è diventato uno spazio pericoloso, da evitare a tutti i costi, non sia mai che i fedeli pensino a Dio e gli rivolgano delle preghiere. La liturgia, essendo vista in una mera prospettiva antropologica, dove tutto è rivolto all’uomo e in sua funzione, non c’è posto per la meditazione e il raccoglimento. L’intrattenimento non conosce il silenzio. Ogni spazio vuoto, tra un rito e un altro, tra una cosa e l’altra da fare, si riempie con qualche strimpellata o con qualche chiacchiera pastorale. 

Non indugio sul “in chiesa non si fanno presentazioni e NON SI BATTONO LE MANI a nessuno e per nessun motivo: LA CHIESA NON È UN TEATRO!”, perché sarebbe gioco facile notare la prassi moderna e rodersi l’anima (e corrodersi la fede).
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10 commenti:

Areki ha detto...

Purtroppo è proprio così, siamo proprio messi male.
Cerchiamo comunque ognuno nel nostro piccolo di andare contro corrente e reagire a questo pessimo andazzo....sperando che dall'alto (intendo i nostri superiori terreni) qualcuno ricominci ad insegnare la Verità....
Vieni Signore Gesù

lister ha detto...

Sì, io, nel mio piccolo:
mi inginocchio segnandomi quando entro in Chiesa anche se non c'è il Santissimo sul nonaltare
mi inginocchio alla Consacrazione
non prendo parte a canti da festivaldisanremo
non mi associo ai vergognosi battimani
non stringo mani al ridicolo scambiodipace

Purtroppo son solo io...

Luisa ha detto...

Convido la riflessione del giovane cattolico, potrebbe sembrare pessimista, è solamente amaramente e lucidamente realista.
Domenica scorsa il Papa ha visitato una parrocchia romana, non ho seguito la Santa Messa ma il tempo dell`attesa e l`arrivo del Papa.
Agitazione e molto rumore in chiesa prima e poi...applausi al suo arrivo!
Come se arrivasse la vedette di uno spettacolo.
Ma dove è finita la consapevolezza che è il Successore di Pietro che sta passando e benedice?
E farsi un segno della Croce? No?
E accoglierlo certo con la gioia nel cuore ma con il rispetto che gli è dovuto nella, mi ripeto, consapevolezza del momento eccezionale che si sta vivendo? Il Successore di Pietro è con me, è lì, vicino a me, mi benedice, ed io che cosa faccio? Lo guardo attraverso la macchina fotografica e applaudo.
Gli applausi hanno invaso le celebrazioni cattoliche con Giovanni Paolo II, anche le bare dei nostri defunti sono accompagnate dagli applausi, messa spettacolo, messa show, gli applausi=auto-applausi non possono mancare nell`auto-celebrazione che è diventata la Messa.
Quello degli applausi è solo un dettaglio, ci sono cose ben più gravi, ma anche il comportamento in una chiesa riflette la formazione che hanno ricevuto i cattolici da qualche decenno in qua...ignoranza o consapevolezza di Chi è presente, in un Tabernacolo, o durante la Santa Messa, di Chi è il Protagonista, in definitiva si è persa per strada anche la consapevolezza di che "cosa" accade durante la Santa Messa, di che "cosa" si svolge sull`altare-Calvario, la Messa è diventata un momento conviviale che deve essere animato da équipes molto "creative", come se il Signore morto e risorto per noi non bastasse, la Messa è ormai un banchetto fra amici, si sta in piedi perchè si è adulti, si cantano canzonette banali...si balla ( in un certo gruppo sempre, altrove in certe circostanze), il protagonismo e il relativismo entrati nella Chiesa hanno ferito anche il cuore della nostra Fede, la sacra Liturgia.

Anonimo ha detto...

Però attenti, perchè mi pare che le poche volte che è consentito applaudire è proprio per il Papa; chi è più esperto potrà illuminarci. Io poi ho una curiosità: per un cattolico è ammissibile condividere un segno di riverenza quando entra in un tempio di una altra religione oppure no? Sta di fatto che sono d'accordo che il segno della croce se lo dovrebbero fare tutti quando entrano in chiesa e che conosco molti non-cattolici che se lo fanno comunque, per rispetto (o almeno fanno un segno di riverenza, anche minimo).

Luisa ha detto...

Per quel che mi ricordo in San Pietro è formalmente domandato di non applaudire durante la Santa Messa e anche durante le trasferte del Papa il cerimoniere lo domanda espressamente, sono così finalmente spariti gli applausi dopo l`omelia, ma non dovrebbe nemmeno esserci bisogno di chiederlo, la chiesa non è una sala di spettacolo, lo è ancor meno quando celebra e passa il Successore di Pietro.

Anonimo ha detto...

è tradizione romana antichissima, risalente all'ovazione (forma minore del trionfo) dei generali vittoriosi, applaudire e acclamare il Papa quando scende in Basilica o appare in pubblico.

Anonimo ha detto...

è tradizione romana antichissima, risalente all'ovazione (forma minore del trionfo) dei generali vittoriosi, applaudire e acclamare il Papa quando scende in Basilica o appare in pubblico.

Si potrebbe prender atto di questo dato nei riguardi del Papa. Ma ciò non giustifica le "ovazioni" in chiesa in tutti gli altri casi, che denotano soltanto mancanza di rispetto del luogo sacro, superficiale sentimentalismo nonché tendenza alla "caciara", come si derebbe a Roma...

Luisa ha detto...

Se è una tradizione senbra che non sia né vincolante né apprezzata dal Papa che ha fatto in modo, tramite il suo cerimoniere, di sopprimerla in San Pietro e durante i suoi viaggi, salvo quando la Santa Messa è terminata e il Papa esce, lì l`applauso arriva puntuale come un orologio svizzero.

Gianfranco ha detto...

Gli applausi hanno invaso le celebrazioni cattoliche con Giovanni Paolo II

Vero: e forse il polacco teatrante e steineriano, pace all'anima sua, una qualche responsabilità ce l'avrà, no? E' facile sparare sui poveracci che vanno in Chiesa come se andassero allo stadio; più difficile, e politicamente scorretto, è accusare le altissime gerarchie.

lister ha detto...

Gli applausi, come le Messe Rock, sono cominciate con Maolo VI e la sua nuova messa.
N.B. "nuova messa" è volutamente in minuscolo.
"Maolo VI" non è un refuso.