Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 30 gennaio 2015

Sant’Alfonso Maria de’ Liguori e la preghiera

Benedetto XVI, Udienza generale
Piazza della Libertà, Castel Gandolfo

Mercoledì, 1° agosto 2012

Cari fratelli e sorelle!

Ricorre oggi la memoria liturgica di sant’Alfonso Maria de’ Liguori, Vescovo e Dottore della Chiesa, fondatore della Congregazione del Santissimo Redentore, Redentoristi, patrono degli studiosi di teologia morale e dei confessori. sant’Alfonso è uno dei santi più popolari del XVIII secolo, per il suo stile semplice e immediato e per la sua dottrina sul sacramento della Penitenza: in un periodo di grande rigorismo, frutto dell’influsso giansenista, egli raccomandava ai confessori di amministrare questo Sacramento manifestando l’abbraccio gioioso di Dio Padre, che nella sua misericordia infinita non si stanca di accogliere il figlio pentito. L’odierna ricorrenza ci offre l’occasione di soffermarci sugli insegnamenti di sant’Alfonso riguardo alla preghiera, quanto mai preziosi e pieni di afflato spirituale. Risale all'anno 1759 il suo trattato Del gran mezzo della Preghiera, che egli considerava il più utile tra tutti i suoi scritti. Infatti, descrive la preghiera come «il mezzo necessario e sicuro per ottenere la salvezza e tutte le grazie di cui abbiamo bisogno per conseguirla» (Introduzione). In questa frase è sintetizzato il modo alfonsiano di intendere la preghiera.

Innanzitutto, dicendo che è un mezzo, ci richiama al fine da raggiungere: Dio ha creato per amore, per poterci donare la vita in pienezza; ma questa meta, questa vita in pienezza, a causa del peccato si è, per così dire, allontanata - lo sappiamo tutti - e solo la grazia di Dio la può rendere accessibile. Per spiegare questa verità basilare e far capire con immediatezza come sia reale per l’uomo il rischio di «perdersi», sant’Alfonso aveva coniato una famosa massima, molto elementare, che dice: «Chi prega si salva, chi non prega si danna!». A commento di tale frase lapidaria, aggiungeva: «Il salvarsi insomma senza pregare è difficilissimo, anzi impossibile … ma pregando il salvarsi è cosa sicura e facilissima» (II, Conclusione). E ancora egli dice: «Se non preghiamo, per noi non v’è scusa, perché la grazia di pregare è data ad ognuno … se non ci salveremo, tutta la colpa sarà nostra, perché non avremo pregato» (ibid.). Dicendo quindi che la preghiera è un mezzo necessario, sant’Alfonso voleva far comprendere che in ogni situazione della vita non si può fare a meno di pregare, specie nel momento della prova e nelle difficoltà. Sempre dobbiamo bussare con fiducia alla porta del Signore, sapendo che in tutto Egli si prende cura dei suoi figli, di noi. Per questo, siamo invitati a non temere di ricorrere a Lui e di presentargli con fiducia le nostre richieste, nella certezza di ottenere ciò di cui abbiamo bisogno.

Cari amici, questa è la questione centrale: che cosa è davvero necessario nella mia vita? Rispondo con sant’Alfonso: «La salute e tutte le grazie che per quella ci bisognano» (ibid.); naturalmente, egli intende non solo la salute del corpo, ma anzitutto anche quella dell’anima, che Gesù ci dona. Più che di ogni altra cosa abbiamo bisogno della sua presenza liberatrice che rende davvero pienamente umano, e perciò ricolmo di gioia, il nostro esistere. E solo attraverso la preghiera possiamo accogliere Lui, la sua Grazia, che, illuminandoci in ogni situazione, ci fa discernere il vero bene e, fortificandoci, rende efficace anche la nostra volontà, cioè la rende capace di attuare il bene conosciuto. Spesso riconosciamo il bene, ma non siamo capaci di farlo. Con la preghiera arriviamo a compierlo. Il discepolo del Signore sa di essere sempre esposto alla tentazione e non manca di chiedere aiuto a Dio nella preghiera, per vincerla.

Sant’Alfonso riporta l’esempio di san Filippo Neri - molto interessante –, il quale «dal primo momento in cui si svegliava la mattina, diceva a Dio: “Signore, tenete oggi le mani sopra Filippo, perché se no, Filippo vi tradisce”» (III, 3) Grande realista! Egli chiede a Dio di tenere la sua mano su di lui. Anche noi, consapevoli della nostra debolezza, dobbiamo chiedere l’aiuto di Dio con umiltà, confidando sulla ricchezza della sua misericordia. In un altro passo, dice sant’Alfonso che: «Noi siamo poveri di tutto, ma se domandiamo non siamo più poveri. Se noi siamo poveri, Dio è ricco» (II, 4). E, sulla scia di sant’Agostino, invita ogni cristiano a non aver timore di procurarsi da Dio, con le preghiere, quella forza che non ha, e che gli è necessaria per fare il bene, nella certezza che il Signore non nega il suo aiuto a chi lo prega con umiltà (cfr III, 3). Cari amici, sant’Alfonso ci ricorda che il rapporto con Dio è essenziale nella nostra vita. Senza il rapporto con Dio manca la relazione fondamentale e la relazione con Dio si realizza nel parlare con Dio, nella preghiera personale quotidiana e con la partecipazione ai Sacramenti, e così questa relazione può crescere in noi, può crescere in noi la presenza divina che indirizza il nostro cammino, lo illumina e lo rende sicuro e sereno, anche in mezzo a difficoltà e pericoli. Grazie.

11 commenti:

Franco ha detto...

Non posso sapere quanto il discorso sia stato scritto direttamente da papa Ratzinger e quanto da un suo "ghostwriter"; comunque si riconosce il suo stile: ordinato, puntuale, nitido, ma del tutto comprensibile. Mi chiedo fino a che punto sulla percezione della sua immagine abbiano agito "le voci che corrono" sul "pastore tedesco" e l'ostilita' dei modernisti, per il momento semisommersi ma in azione anche attraversi i media.
Nel 2008 mi capito' di ascoltare il giudizio negativo su BXVI di un bravissimo liceale, attivo in una delle piu' importanti parrocchie del centro di Milano: evidentemente era stato " lavorato" dall'ambiente e da qualcuno piu' in alto. Nel 2012 circa su una rivista di ambito gesuitico mi capito' di leggere un articolo durissimo contro il "pro multis" che Ratzinger voleva inserire con acribia filologica e teologica. Evidentemente allora era lecito ergersi contro il papa.

Cattolico ha detto...

Caro Franco, proprio poco tempo fa ho chiesto un parere al mio parroco sulla questione del "pro multis": ebbene mi ha sciorinato una valanga di dotte citazioni, per poi concludere dicendosi in disaccordo con chi vorrebbe ritornare dal "pro omnibus" al "pro multis", quasi considerando queste persone come ingenerose verso il prossimo, che vorrebbero etichettare e spedire all'inferno. No, invece, la salvezza è per tutti, così dice oggi la Chiesa (anche per i peccatori impenitenti, sottinteso).

Anonimo ha detto...

Quasi tutti i preti lo detestavano e disattendevano le sue direttive, mai nominato nelle omelie, mai letto un solo, minuscolo pezzetto delle bellissime sue encicliche, mentre ora la EG si spiega in ogni messa e viene dato un foglio scritto fitto fitto di esegesi dell'esegesi e via laudes del vdr......che mi sta a significare????Io sono stufo di discutere con loro,ho dato abbastanza, mi sono preso un bel po' di etichette, anche ingiuste e scomode, ma ora basta, viaggio lontano da loro, cambio spesso chiesa, azzero le news sul vdr e campo un po'.... altro non si può fare. Lupus et Agnus.

Anonimo ha detto...

Pro multis.....mica nega che la salvezza possa essere per tutti!!! Però non tutti partecipano, o vogliono partecipare, ecco perché la salvezza potrebbe essere per tutti ma non tutti usufruiscono dell'effetto effusivo del Preziosissimo Sangue. Ecco perché pro multis e non pro omnibus. Tra l'altro ecco un'altra assurda contraddizione tra la formula in latino e quella in vernacolo.

Franco ha detto...

Un'altra cosa che mi da' fastidio e' il tentativo di cambiare la tradizionale denominazione di "parabola del figliuol prodigo" in "parabola del Padre misericordioso", credo proprio per sottolineare l'elemento della "misericordia" nel senso oggi alla moda. Questo senza spacciarmi per uno che si sente a posto e in una botte di ferro davanti al Giudizio.

Da notare che Benedetto XVI nel suo discorso ebbe a recuperare il discorso della dannazione ("chi prega si salva, chi non prega si danna". Il fatto che sant'Alfonso fosse un uomo di grande
affettivita' ( nientemeno che l'autore di "Tu scendi dalle stelle" ) non gli impediva di proporre fortemente, come usava
allora, i Novissimi. Lo stesso va
detto a proposito del Santo Curato d'Ars, che B.XVI proponeva come patrono e modello dei parroci; indicazione larghissima mente se non totalmente disattesa. Jean Marie Vianney ci dava dentro col discorso dell'Inferno e del Diavolo ( di Cui, da quel grande mistico che era, subiva gli attacchi ).

Qui si pone il grande problema: se si vuole tornare al binomio contrastivo salvezza / dannazione ( da cui quello di peccato veniale / peccato mortale ) in che termini parlare dell'Inferno a noi tutti e in particolare ai bambini? A suo tempo padre Livio di Radio Maria ricordava che la Madonna non aveva avuto remore a farlo vedere ai bambini.

Al contrario personaggi anche eminenti come il filosofo Pietro Pini ( che conio' l'espressione
"Lo scisma sommerso" ) e lo storico Jean Delumeau, entrambi noti come intellettuali cattolici, hanno denunciato il discorso tradizionale sull'inferno come causa di potenti nevrosi individuali e collettive. Il secondo scrisse "Il peccato e la paura", voluminosa ricerca storica sulle psicosi da predicazione infernaliste; inoltre affermo' che il concetto di Peccato Originale e' da considerare insostenibile e sorpassato.

La questione e' di importanza cruciale perche' la Soteriologia cattolic e' come un ponte a una campata: se cade la
semicampata del Peccato e del Demonio, cade anche quella della indispensabilita' del Sacrificio di Gesu' Cristo sulla croce.






Anonimo ha detto...

http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2313

Anonimo ha detto...

Anche se sono devota a Ratzinger da molti anni, quando lo leggo mi emoziono sempre. È un maestro, ha aperto i miei orizzonti, mi ha fatto capire quanto è bello essere cristiani...anche se oggi questa gioia si è trasformata in confusione e disagio. Grazie per per avere pubblicato questa riflessione su Sant'Alfonso e sulla preghiera.
Neri

mic ha detto...

Non ho messo alcuna didascalia all'immagine che accompagna il testo. Ma avrete notato che è come se sul Pontificato fosse passata un'era geologica e non un biennio...
A prescindere dallo stile di Papa Benedetto, vi dice niente quell'arazzo con la tiara? E Castel Gandolfo Sede Pontificia e non museo?

cattolico ha detto...

Caro Franco, a proposito del cambio delle parole che fa il clero al Vangelo: ieri seguivo il Santo Rosario da Lourdes, su TV 2000; ebbene, arrivato al mistero della Trasfigurazioe, il sacerdote recitava il brano del Vangelo che dice "E' bello per noi stare qui, Signore; facciamo tre t..." stava per dire "tende", ma si è morso la lingua, correggendosi e dicendo "capanne". Che senso ha questo cambio di parole? chi lo vuole? qui prodest? è un po' come la questione del "pro multis" alla Consacrazione, o del "pace in terra agli uomini che Dio ama", anziché "agli uomini di buona volontà", e tanti altri casi.
E ricordo che Benedetto XVI voleva cambiare addirittura l'Ave Maria, trasformandola in ""Rallegrati Maria": ma è mai possibile? è per aggiornarsi alla lingua moderna? ma che ritornassero al latino, ché lo hanno fatto morire (ma in America sta tornando di moda, sembra). Povero clero modernista, ostinato e incorreggibile.

Franco ha detto...

@ Colgo l'occasione per dire ancora qualcosa su Ratzinger. Ho letto che era contrario alla prima Assisi per un motivo comprensibile:inopportuno dare l'impressione che l'interreligiosita' intesa in modo sincretistico-ultrairenistico fosse cosa positiva. Poi da papa ( questa e' una mia ipotesi ) non ha potuto evitare di fare il bis per non dare l'impressione di frenare troppo
bruscamente, provocando proteste che non avrebbe potuto e fors'anche voluto stroncare.
Per evitare il deragliamento ci sarebbe voluto come papa un Siri, giovane, in forze e molto
preparato.
Secondo me il dramma dei papi che qui sono spesso bollati come criptomodernisti o semimodernisti
e'stato quello di fare dell'ecumenismo ( moderato ) in quanto reso necessario dalla fine della Cristianita' e dalla globalizzazione e di volere nello stesso tempo mantenere il popolo cristiano nei binari della tradizione. L'"acies ordinata" pacelliana si e'trasformata in un "ospedale da campo".

Alba ha detto...

Cari figli di Dio , se impossibilitati ad andare in Chiesa oggi avete la possibilita' di pregare Dio via
streaming live tutta la mattina in questa parrocchia :
http://www.parrocchiasanmichele.eu/

Santo giorno