Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 9 febbraio 2017

Le opposte ricette di Ratzinger e Bergoglio. Ma la verità non sta nel mezzo, sta dov'è sempre stata

Abbiamo esaminato i rischi di una ulteriore revisione del rito riformato [qui] e le derive ingravescenti improntate al falso ecumenismo [qui]. La riflessione che segue ci offre lo spunto per ricordare gli aspetti fondamentali dell'Eucaristia, fonte e culmine della nostra Fede.

Un recente articolo di Sandro Magister su Settimo Cielo, reca il titolo : Sulla medicina per i peccatori, le opposte ricette di Ratzinger e Bergoglio. Viene messo in risalto che in Bergoglio l'associazione tra l'Eucaristia e i pasti di Gesù con i peccatori, postulata nell'Amoris laetitia in forma allusiva e con lo studiato ausilio di note a piè di pagina, è ripresa da Evangelii gaudium : "L’Eucaristia non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli".

Questa stessa asserzione era stata criticata a fondo da Papa Ratzinger. Di seguito Magister riporta la lunga citazione tratta da: Joseph Ratzinger, Opera Omnia, "Teologia della Liturgia", 2008, pagg.422-424, pubblicato a cura dell'attuale prefetto della congregazione per la dottrina della fede, cardinale Gerhard L. Müller:
 "La tesi secondo cui l'Eucaristia apostolica si ricollega alla quotidiana comunità conviviale di Gesù con i suoi discepoli […] viene in ampi circoli radicalizzata nel senso che […] si fa derivare l'Eucaristia più o meno esclusivamente dai pasti che Gesù consumava con i peccatori.
"In tali posizioni si fa coincidere l'Eucaristia secondo l'intenzione di Gesù con una dottrina della giustificazione rigidamente luterana, come dottrina della grazia concessa al peccatore. Se infine i pasti con i peccatori vengono ammessi come unico elemento sicuro della tradizione del Gesù storico, si ha per risultato una riduzione dell'intera cristologia e teologia su questo punto.
"Ma da ciò segue poi un'idea dell'Eucaristia che non ha più nulla in comune con la tradizione della Chiesa primitiva. Mentre Paolo definisce l'accostarsi all'Eucaristia in stato di peccato come un mangiare e bere "la propria condanna" (cf. 1 Cor 11, 29) e protegge l'Eucaristia dall'abuso mediante l'anatema (cf. 1 Cor 16, 22), appare qui addirittura come essenza dell'Eucaristia che essa venga offerta a tutti senza alcuna distinzione e condizione preliminare. Essa viene interpretata come il segno della grazia incondizionata di Dio, che come tale viene offerta immediatamente anche ai peccatori, anzi, anche ai non credenti, una posizione che, comunque, ha ormai ben poco in comune anche con la concezione che Lutero aveva dell'Eucaristia.
"Il contrasto con l'intera tradizione eucaristica neotestamentaria in cui cade la tesi radicalizzata ne confuta il punto di partenza: l'Eucaristia cristiana non è stata compresa partendo dai pasti che Gesù ebbe con i peccatori. […] Un indizio contro la derivazione dell'Eucaristia dai pasti con i peccatori è il suo carattere chiuso, che in questo segue il rituale pasquale: come la cena pasquale viene celebrata nella comunità domestica rigorosamente circoscritta, così esistevano anche per l'Eucaristia fin dall'inizio condizioni d'accesso ben stabilite; essa veniva celebrata fin dall'inizio, per così dire, nella comunità domestica di Gesù Cristo, e in questo modo ha costruito la 'Chiesa'".
Cena con i peccatori o celebrazione sacrificale-pasquale con i "Suoi"?

Se è vero, come afferma Ratzinger, che l'Eucaristia non deriva dai pasti che Gesù ebbe con i peccatori, non basta sottolineare che come cena pasquale viene celebrata nella comunità domestica rigorosamente circoscritta : quella dei Suoi, raccolti nell'Una Santa Cattolica Apostolica Romana. Cioè coloro che la conversione ha affrancato dalla schiavitù del peccato e, pur rimanendo vulnerabili, hanno già fatto l'opzione fondamentale per il Signore che segna anche un orientamento chiaro e netto o un cambiamento di vita in caso di status di peccato grave.

Il problema è che oggi, oltre al senso del peccato, si è perso il senso autentico dell'Eucaristia. E, in ogni caso, entrambe le visuali suddette richiedono il ripareggiamento della verità cattolica. 

Il punto focale di tutto il discorso è che l'Eucaristia non è la né Cena protestante (alla quale la vediamo sempre più assimilata), né generoso rimedio e alimento per i deboli né un Convivio fraterno, come l'ha trasformata il post-concilio, ma un Sacrificio. E ci si ciba della vittima, cioè del Corpo Sangue Anima e Divinità del Signore, innanzitutto per accoglierne l'Azione salvifica ma anche per assimilarLo per la nostra cristificazione ed essere trasformati in offerta perenne insieme a Lui. Dunque la Liturgia non è né la festa della comunità né azione dell'assemblea, ma Azione teandrica (divino-umana) di Cristo Signore che il sacerdote compie in persona Christi così come Lui ce l'ha consegnata nell'ultima Cena fino alla fine dei tempi. Ed è per questo che nella Catholica non c'è posto né per il sacerdozio uxorato né per quello femminile.

La ‘teologia del mistero pasquale’

L'affermazione sopra riportata nasce dal fatto che Ratzinger, come tutti i novatori, mette grande enfasi sulla “nuova concezione del mistero pasquale”, con l'accento sulla risurrezione, visto come l’anima della riforma liturgica postconciliare.

Ebbene, la “teologia del mistero pasquale” è l'anima della fede cattolica, non della riforma postconciliare. Ma, il mistero Pasquale è la Passione-Morte-Risurrezione del Signore. La riforma post-conciliare ha posto l'accento solo sulla Risurrezione, con il pretesto che la visione di Trento era troppo “doloristica” e si metteva troppo l'accento sulla Croce. E Cristo sarebbe morto per testimoniare il suo immenso amore, senza traccia dell'espiazione... il che allontana anche il senso del peccato.
“Quale posizione assume la croce in seno alla fede in Gesù considerato come il Cristo? […] In questo campo la coscienza cristiana è in genere ancora largamente improntata ad una grossolana idea della teologia di espiazione risalente ad Anselmo di Canterbury […] Per molti cristiani, e specialmente per quelli che conoscono la fede solo piuttosto da lontano, le cose stanno come se la croce andasse vista inserita in un meccanismo, costituito dal diritto offeso e riparato. Sarebbe la forma in cui la giustizia di Dio infinitamente lesa verrebbe nuovamente placata da un’infinita espiazione [...] Nel Nuovo Testamento invece, la situazione è quasi esattamente l’inversa. Non è l’uomo che s’accosta a Dio tributandogli un dono compensatore, ma è Dio che si avvicina all’uomo per accordarglielo. Per iniziativa stessa della sua potenza amorosa, egli restaura il diritto leso, giustificando l’uomo colpevole mediante la sua misericordia creatrice e richiamando alla vita la creatura morta […] (Joseph Ratzinger, Introduzione al cristianesimo, 11a edizione, Queriniana, Brescia 1996, pp. 227-230)
Questo è un inganno: la Croce è una realtà ineludibile, vera Pasqua=‘passaggio’ verso la Risurrezione, perché rappresenta il fiat di Cristo Signore alla volontà del Padre, quell'obbedienza piena e libera, che ha cancellato un primigenio terribile non serviam e la tragica disobbedienza del primo Adamo e ha permesso il ricongiungimento al Padre dell’umanità redenta. E la S. Messa è la ri-presentazione incruenta al Padre del Sacrificio del Figlio, che si trasforma, alla comunione, in banchetto escatologico

Dopo la Consacrazione, nel momento in cui viene posta sull'altare la Vittima (il sacerdote depone l'oblata sul Corporale, chiamato anche sindone) è come se si ripetesse la deposizione dalla Croce ed è in quel momento che si dispiegano gli effetti del Sacrificio già compiuto e quindi subentra anche la funzione della Chiesa con la sua Offerta dell'Hostia pura santa e immacolata, che include non solo il mistero della passione e morte, ma anche quello della Risurrezione e Ascensione, esplicitato nell'Unde et memores :
... Domine, nos servi tui, set et plebs tua sancta, eiusdem Christi Filii tu, Domini nostri, tam beatae passionis, nec non et ab inferis resurrectionis, sed in caelos gloriosae ascensionis: offerimus praeclare majestati tuae de tuis donis ac datis (tra l'altro de tuis donis ac datis, (non dal ‘frutto della terra e del nostro lavoro’) [Vedi: La berakah ebraica al posto dell'Offertorio]
Con la distinzione che la Passione-Morte viene riattualizzata mentre la Resurrezione viene ricordata.

Parlare di mistero pasquale, quindi, non è prerogativa del concilio, perché è il nucleo portante della nostra Fede. Prerogativa di un improprio, sviato e sviante “spirito del concilio”, invece, è parlare di mistero pasquale mettendo l’accento solo sulla Risurrezione e trasformando il Sacrificio-convivio in convivio-e-basta, tant'è che si sono aboliti gli Altari per sostituirli con delle ‘mense’.

L’offertorio, completamente abolito, è diventato una berakàh ebraica (formula di ringraziamento per i pasti) [vedi] e manca il totale dono di noi stessi, l’Offerta, tutto consegnato al Signore che si consegna per la nostra Redenzione. Nell’antico Canone si offre l’Hostia pura santa e anche l’assemblea si riallaccia alla sorgente. Già è così nel VI secolo, anzi fin dal tempo Apostolico il Culto si attua nel contesto di un pasto, ma è una celebrazione a parte che nei secoli si è affinata per divenire la meraviglia che ancora abbiamo.
Il culto cattolico deriva dal culto ebraico del Tempio di Gerusalemme che nel 70 d.C. fu distrutto. La Liturgia della Parola viene dalla liturgia sinagogale. Lo stesso Gregoriano ha conservato dei suoni più fedeli alle antiche salmodie degli attuali canti sinagogali. L’Eucaristia è il Novum introdotto dal Signore.
L'ebraismo talmudico nato a Yavne dal giudaismo farisaico, dopo la distruzione di Gerusalemme (e del Tempio) nel ’70 c.C., è quello spurio. Non c'è più né tempio, né vittima né sacrificio: il nuovo Tempio è Cristo e la Sua Chiesa, l'unica Nuova ed Eterna Alleanza è quella nel Sangue prezioso di Cristo Signore!
Solo il Sacerdote poteva offrire la “vittima” solo lui poteva sacrificarla, solo lui poteva immolarla, solo lui poteva toccarla... solo lui poteva “mangiarla”.

Ora, in virtù del nostro battesimo, del sacerdozio “comune” noi ora possiamo partecipare della “vittima”, ma non possiamo sacrificare perché solo il -un- Sacerdote poteva.
Il boccone che il sacerdote offre è quindi un privilegio tutto cristiano, istituito dal Signore stesso, e il fedele ben si guardava dal toccare con le sue mani “non monde” (non sante, non consacrate) la vittima!
Era un abominio solo il pensiero di poter toccare l'oblata!

Comunione o Sacrificio?

Nel raffrontare questi aspetti del Rito Romano antiquior e di quello riformato, non possiamo non porci il seguente interrogativo: nel momento della preparazione delle oblate che precede il canone della Messa qual è la disposizione dei fedeli?
Devono entrare in comunione con Dio che loro si dona (1969) o sono essi parte integrante del Sacrificio della Croce rinnovato sull’altare (1962)?
Ponendo la questione in questi termini ci accorgiamo che i due atteggiamenti devono essere compresenti completandosi a vicenda, ma il fatto che risultino messi in contrapposizione non può non dipendere anche dallo snaturamento delle oblate evidenziato in precedenza.
Il Catechismo della Chiesa cattolica (1992) così definisce la Messa:
La Messa è ad un tempo e inseparabilmente il memoriale del sacrificio nel quale si perpetua il sacrificio della croce, e il sacro banchetto della Comunione al Corpo e al Sangue del Signore. Ma la celebrazione del sacrificio eucaristico è totalmente orientata all’unione intima dei fedeli con Cristo attraverso la Comunione. Comunicarsi è ricevere Cristo stesso che si è offerto per noi.
L’ultimo Ordinamento generale del Messale romano (2002), richiama l’importanza dell’aspetto sacrificale invitando tuttavia a valorizzare altri aspetti meno sviluppati nel tempo:
[...] si presta ora maggiore attenzione a certi aspetti della celebrazione che, nel corso dei secoli, erano stati talvolta alquanto trascurati. Questo popolo è il popolo di Dio[1], acquistato dal Sangue di Cristo[2], radunato dal Signore, nutrito con la sua Parola; popolo la cui vocazione è di far salire verso Dio le preghiere di tutta la famiglia umana; popolo che, in Cristo, rende grazie per il mistero della salvezza, offrendo il suo Sacrificio[3]; popolo infine che, per mezzo della Comunione al Corpo e al Sangue di Cristo, rafforza la sua unità. Questo popolo è già santo per la sua origine; ma in forza della sua partecipazione consapevole, attiva e fruttuosa al mistero eucaristico, progredisce continuamente in santità.
Dunque i due aspetti, Sacrificio e Comunione, sono essenziali allo stesso modo, e l’uno non esclude l’altro. Ma nel Novus Ordo prevale l’aspetto conviviale, intorno ad una mensa, che non è più un altare.

L’Eucaristia non ripete la Cena ma riattualizza il sacrificio del Calvario. È vero che la Messa nasce nell’Ultima Cena.  È lì l’istituzione dell’Eucaristia. Tuttavia essa non riproduce e non ricorda la Cena, ma ciò che il Signore vi ha compiuto e ci ha consegnato: è da lì ch’Egli porta i Suoi direttamente sul Calvario, dove a breve si compirà il Sacrificio. Ce lo dice anche il verbo espresso al futuro nella formula consacratoria “effundetur” — la cui traduzione corretta è “sarà versato” e non “versato”[4] — con chiaro riferimento al Sangue già transustanziato da Gesù al termine della Cena, che non è solo un convivio, sia pure trattandosi attendibilmente della Cena pasquale ebraica; ma trasporta appunto al Calvario, il luogo del Sacrificio del vero Agnello.

È questo il Novum, l’inedito, che dobbiamo custodire e vivere e che rende possibile il riscatto e la risurrezione nobis (per noi) e per i molti [vedi questione del pro multis] che faranno questo in Sua memoria, non solo ritualmente, ma da veri adoratori in spirito e verità.
Inoltre Gesù nella Cena non proclama la sua morte salvifica, la anticipa, introducendo a ciò che sta per compiersi sul Calvario e che rimane come eterno presente in ogni presente della storia della salvezza che è la nostra storia.
L’offerta sacrificale di Gesù e la sua espressione sacramentale ricapitola e compie l’economia dell’Antico Testamento. Essa è nello stesso tempo: 1. olocausto; 2. sacrificio di comunione (alleanza: configura la Nuova ed Eterna Alleanza) e di lode; 3. kippur (espiazione)
Tra i due Testamenti non c’è cesura ma superamento, perché l’offerta del Figlio è perfetta, così come universale è la sua efficacia.
[...] A nessuno è concesso di sottovalutare il Mistero affidato alle nostre mani: esso è troppo grande perché qualcuno possa permettersi di trattarlo con arbitrio personale, che non ne rispetterebbe il carattere sacro e la dimensione universale (Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, n. 52).
Maria Guarini
____________________________
1. «Popolo di Dio» è esatto ma generico ed è una connotazione ancora ebraica. «Corpo Mistico di Cristo» designa un'identità più precisa più piena e rende perfettamente ciò che la Chiesa è ontologicamente.
2. Viene rettamente affermato, ma è messo sullo sfondo, mentre l'interiorizzazione prodotta dal nuovo rito induce a dimenticarlo
3. Non più quello del Sacerdote in persona Christi al quale si partecipa attivamente come singoli e poi anche come Assemblea; nel NO è l'Assemblea che celebra, il Sacerdote presiede
4. Effundetur=sarà versato, usato al passato versato nella traduzione in lingua volgare del Canone romano (Messale 1969), sembra narrare più che compiere. Una delle tante distorsioni operate nella traduzione in lingua volgare del nuovo Messale. Il pensiero corre a quali ulteriori rischi di tradimenti potrebbe comportare la annunciata revisione della Liturgiam authenticam.

18 commenti:

Anonimo ha detto...

Un esempio di moderno "soccorso rosso" in prima sul Corriere oggi:

http://www.corriere.it/cronache/17_febbraio_08/papa-francesco-si-c-corruzione-vaticano-ma-non-perdo-serenita-938f52d2-ee18-11e6-a862-71d7d0cd9644.shtml

Devono veramente essere molto nervosi. Tra le varie perle, oltre al solito tono turiferario:


Che cosa si aspetta dalla vita religiosa nella preparazione del Sinodo? Quali speranze Lei ha per il prossimo Sinodo sui giovani, alla luce della diminuzione delle forze della vita religiosa in Occidente?

Certo, è vero che c’è una diminuzione delle forze della vita religiosa in Occidente. Certamente è collegata al problema demografico. Ma è anche vero che a volte la pastorale vocazionale non risponde alle attese dei giovani. Il prossimo Sinodo ci darà idee. La diminuzione della vita religiosa in Occidente mi preoccupa.
Ma mi preoccupa anche un’altra cosa: il sorgere di alcuni nuovi Istituti religiosi che sollevano alcune preoccupazioni. Non dico che non debbano esserci nuovi Istituti religiosi! Assolutamente no. Ma in alcuni casi mi interrogo su che cosa stia accadendo oggi. Alcuni di essi sembrano una grande novità, sembrano esprimere una grande forza apostolica, trascinano tanti e poi… falliscono. A volte si scopre persino che dietro c’erano cose scandalose… Ci sono piccole fondazioni nuove che sono davvero buone e che fanno sul serio. Vedo che dietro queste buone fondazioni ci sono a volte anche gruppi di vescovi che accompagnano e garantiscono la loro crescita. Però ce ne sono altre che nascono non da un carisma dello Spirito Santo, ma da un carisma umano, da una persona carismatica che attira per le sue doti umane di fascinazione. Alcune sono, potrei dire, «restaurazioniste»: esse sembrano dare sicurezza e invece danno solo rigidità. Quando mi dicono che c’è una Congregazione che attira tante vocazioni, lo confesso, io mi preoccupo. Lo Spirito non funziona con la logica del successo umano: ha un altro modo.

irina ha detto...

Quello di cui si ha bisogno: sana, semplice vita religiosa.

mic ha detto...

Non si meravigli e non contesti di non esser pubblicato il "normalista" di turno che spara dichiarazioni assertive che non entrano nel merito e sono frutto di pregiudizi.
Un paio di chiose:
1. Non prendo stralci fuori dal contesto. Me li sono trovati scodellati e non sono massi erratici ma e riguardano punti nevralgici della fede avvalorati dall'intero impianto postconciliare, antropocentrico anche ovviamente nella Liturgia.
2. Ho dimostrato ampiamente le mie asserzioni nell'intera riflessione nonché in innumerevoli pagine vergate su questi temi che, trattandosi di frequentatori abituali del blog, dovrebbero essere conosciute.
3. È evidente che la difficoltà sta nell'assimilare, così come c'è difficoltà a replicare nel merito qualora avessi sbagliato qualcosa. Il che, di solito, dipende dalle gabbie ideologiche...

Anonimo ha detto...

«Alcune sono, potrei dire, «restaurazioniste»: esse sembrano dare sicurezza e invece danno solo rigidità. Quando mi dicono che c’è una Congregazione che attira tante vocazioni, lo confesso, io mi preoccupo. Lo Spirito non funziona con la logica del successo umano: ha un altro modo.»

Poi quando si tratta di verificare quale sia l' "altro modo" in cui lo Spirito "funziona", secondo il Vdr, si noterà che è un modo prettamente ideologico e mondano, tutt'altro che spirituale, dunque.
Parlare in nome dello Spirito è dunque puramente strumentale, dal momento che la Chiesa, nei suoi membri più attenti e sensibili, è sempre stata in grado di accorgersi se c'è o meno la presenza dello Spirito stesso.
E in tutto l'attivismo e riformismo del Vdr io non vedo Spirito alcuno...

Anonimo ha detto...

So per certo che sta girando in questi giorni a Roma una finta edizione satirica dell'Osservatore Romano che parla dei dubia. Pensavo esistesse solo in versione cartacea ma oggi Rusconi su rossoporpora ne ha parlato scrivendo che si può reperire in rete, senza però fornire link. Qualcuno sa indicarmi dove trovarla? Grazie

Anonimo ha detto...

Complimenti: una riflessione profonda, chiara e vera.
TEOFILATTO

Luisa ha detto...

Per l`anonimo del primo commento: basta leggere chi è l`autore dell`articolo e delle domande, detto questo verrebbe da dire "detto tutto" quanto alle parole del papa a parte quelle già sottolineate aggiungerei queste, ritornano le zone grigie :

"Al momento è uno dei problemi più grandi che abbiamo nella formazione sacerdotale. Nella formazione siamo abituati alle formule, ai bianchi e ai neri, ma non ai grigi della vita. E ciò che conta è la vita, non le formule.
La logica del bianco e nero può portare all’astrazione casuistica. Invece il discernimento è andare avanti nel grigio della vita secondo la volontà di Dio. E la volontà di Dio si cerca secondo la vera dottrina del Vangelo e non nel fissismo di una dottrina astratta.

Ricordo che per Bergoglio bisogna leggere il Vangelo alla luce della cultura contemporanea ...

E dopo aver letto che un "sano menefreghismo" gli pemette di vivere in pace, mi rallegro di trovarmi d`accordo con lui nel senso che conferma quel che a più riprese ho scritto qui:

" L’Evangelii gaudium vuole comunicare questa necessità: uscire. Vorrei che si tornasse a quella Esortazione apostolica con la riflessione e la preghiera. Essa è maturata alla luce dell’Evangelii nuntiandi e del lavoro fatto ad Aparecida, contiene un’ampia riflessione ecclesiale."

È con l`EG che tutto era già chiaro, era già sin da quel momento che tutti i campmanelli d` allarme dovevano risuonare e le relative reazioni cominciare.

Anonimo ha detto...

https://gloria.tv/video/69gMRg2oaqmjBJNLYScMdHube

Luisa ha detto...

Ben lontani dalle zone grigie di Jorge Bergoglio:

" Fatima un Vangelo senza compromessi col mondo"
di Robert Sarah*


http://www.lanuovabq.it/it/articoli-sarah-a-fatimaun-vangelo-senzacompromessi-col-mondo-18878.htm

Anonimo ha detto...


"Donne prete ci risiamo con la tecnica del tuttavia"

di Stefano Fontana

"Prima o dopo bisognerà che qualcuno ce lo dica. Intendo se si continuerà a procedere ad allusioni, note a piè di pagina, sassi gettati nello stagno per far muovere le acque, parole dette e non dette, provocazioni e dubbi, uso frequente del “tuttavia”, enfasi sulle eccezioni e così via."

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-donne-preteci-risiamo-conla-tecnica-del-tuttavia-18895.htm

mic ha detto...

So per certo che sta girando in questi giorni a Roma una finta edizione satirica dell'Osservatore Romano che parla dei dubia.

Me l'hanno inviata. Ma non vale la pena perderci tempo.

tralcio ha detto...

buon giorno e buon pranzo...
una religione vale l'altra...
e dagli ai sacramenti: il battesimo e la confermazione.
il caso francescani dell'Immacolata...
elogi ai radicali...
proiezione di animali su San Pietro...
festeggiamenti a Lutero...
misericordia sempre e comunque, pentiti o no...
e dagli ai sacramenti: la penitenza
"aperture cinesi" che fanno inorridire il card. Zen
amoris laetitia, capitolo 8
e dagli ai sacramenti: matrimonio ed eucaristia.
traffici maltesi e commissariamenti...
donne prete, perché no...
e dagli ai sacramenti: l'ordine.
riti anglicani in cattedrali cattoliche e l'intercomunione...
fine vita, con libertà...
e dagli ai sacramenti: altro che "unzione degli infermi", smettiamo di idratare...

In questa via crucis che sta smantellando i sette sacramenti, la liturgia e il sacerdozio, non è questione di casuisti e di interpretazioni, di rigoristi e di eccezioni.

Stiamo per vivere in pieno una vera quaresima, ma il venerdì santo è tutto di Gesù.
Chiediamo la grazia di stare in questo tempo con la fede di Maria.

Anonimo ha detto...

Grazie Mic.
Chi non ha ricevuto o ha perso il fiuto cattolico si ferma al confronto delle due opposte ricette di Magister. Senza sapere cosa è stato perduto.

irina ha detto...

@Tralcio
posso condividere il suo commento via mail,con una mia amica?

tralcio ha detto...

a patto che condividiamo una fede che offra al Signore le prove anche come grazia...

irina ha detto...

@ Tracio,
la ringrazio. Posso parlare solo per me, la grazia io la devo chiedere per molto meno.

Ambrosius ha detto...

“Quale posizione assume la croce in seno alla fede in Gesù considerato come il Cristo?"

La critica di Ratzinger in questo brano postato è una critica ad uno punto essenziale della teologia cattolica. In questa ci sono tantissime cose da considerare. S. Anselmo di Caterbury è stato il padre della scolastica e la "teologia della espiazione" risale alle pagina del Vangelo e alle lettere degli apostoli, non al Santo. Se si pensa così chi può dire che la Messa tradizionale c'origine apostolica, una volta che la teologia di espiazione è la sua essenza? Anche la Messa è risalente a S. Anselmo di Caterbury?

Chiama l'attenzione che prima di Ratzinger nessuno a fatto questa critica. In uno tempo doveva aveva tantissime santi nella Chiesa, nessuno a mai parlato come parla Ratzinger. Come se può dare che uno santo ha sbagliato nel secolo XI e solo nel secolo XX è venuta la correzione? Se veramente S. Anselmo avesse fatto ciò che ha detto Ratzinger lui, se non me sbaglio, sarebbe stato considerato un eretico ma la Chiesa gli ha dato l'onore degli altare.

Questo me fa ricordare Lutero, perchè per ciò che sappiamo prima di lui e della sua "opera" non aveva cristianesimo, se aveva era stato nascosto, era qualcosa anonima. Purtroppo dopo quase 500 anni abbiamo un Concilio dove se osserva un'effeto simile nella maggiore parte della gerarchia: prima del Concilio non aveva nemmeno una Chiesa, tutto a cominciato con il Vaticano II, come per i riformatori tutto a cominciato con loro. Così non se stupisce che Ratzinger mai parla del passato della Chiesa e parla solo della continuazione dell'unico soggeto Chiesa.

Quanto alle parole:

[...] Nel Nuovo Testamento invece, la situazione è quasi esattamente l’inversa. Non è l’uomo che s’accosta a Dio tributandogli un dono compensatore, ma è Dio che si avvicina all’uomo per accordarglielo. Per iniziativa stessa della sua potenza amorosa, egli restaura il diritto leso, giustificando l’uomo colpevole mediante la sua misericordia creatrice e richiamando alla vita la creatura morta […] (Joseph Ratzinger, Introduzione al cristianesimo, 11a edizione, Queriniana, Brescia 1996, pp. 227-230)

Questo per me è incompreensibile, perchè Gesù essendo vero uomo e vero Dio è stato inviato per il Padre per dare il "dono compensatore" sulla croce. È così che Dio restaura il diritto leso, e non giustifica l'uomo colpevole mediante la sua misericordia creatice e richiama alla vita la creatura morta, Dio giustifica quelli che credono in Gesù non mediante una misericordia creativa ma esattamente alla fede in Gesù. Sembra scomparire nelle parole di Ratzinger la fede come mezzo per essere giustificato. Forse, indietro a questo pensiero sta la salvezza attraverso l'incarnazione di Gesù, non attraverso il sacrifizio sulla croce.

Siamo davanti una completa revisione di tutto il cristianesimo, per questo il loro cristianesimo non c'e più senso, non è più cattolico.

Anonimo ha detto...

Un "teologo" di "Famiglia Cristiana" rispondendo ad un lettore:
"Se prima della riforma conciliare l’adorazione aveva preso talora il sopravvento sulla Messa (anche per il fatto che il sacerdote celebrava da solo e in latino all’altare), non è oggi il caso di arroccarsi sul versante opposto con modalità anche di pessimo gusto, come riportato".
Rileva giustamente l'autore dell'articolo: "Prego? Dunque, secondo questo signore, quando si prendeva la comunione in ginocchio alla fine della Messa, l'adorazione stava prendendo il sopravvento? Oggi invece che domina l'usanza orrida della comunione in mano assunta come un crostino va tutto bene? Dunque il prete quando celebra secondo il messale di Giovanni XXIII è da solo e non alla presenza di Dio, in prima fila alla guida del suo popolo? Dunque di fronte allo sfascio liturgico di oggi, siamo ancora qui a cercare di dipingere l'oscuro preconcilio contrapposto al radioso postconcilio?"

http://www.campariedemaistre.com/2017/02/se-famiglia-cristiana-aprisse-gli-occhi.html