Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 9 febbraio 2017

“Le opposte ricette di Ratzinger e Bergoglio”. Considerazioni di Andrea Mondinelli

Ringrazio Andrea Mondinelli per queste sue considerazioni in ordine all'articolo pubblicato stamane: “Le opposte ricette di Ratzinger e Bergoglio” e volentieri pubblico per condividere. Questa è la sinergia che dovrebbe stabilizzarsi fra noi!

Cari amici di Chiesa e Post Concilio,

quanto espresso nel post “Le opposte ricette di Ratzinger e Bergoglio”, purtroppo, contiene innegabili e dolorose verità ribadite nella terribile intervista al papa emerito (qui) di Jacques Servais. Di seguito le mie riflessioni dopo averla letta.
Nell’intervista ho notato passaggi che reputo così errati che con timore e tremore affermo che proprio da queste sottilissime differenze con la Tradizione cattolica siano nati tutti i disastri in cui siamo immersi. Ciononostante, sono grato a Ratzinger per i luminosi insegnamenti da lui ricevuti (mi sono letto almeno una decina dei suoi libri), ma l’intera intervista contiene passaggi, ad essere benevoli, molto discutibili. Ora cercherò di focalizzare il punto della questione che è molto sottile, ma decisivo. Attenzione alla domanda – risposta:
Quando Anselmo dice che il Cristo doveva morire in croce per riparare l’offesa infinita che era stata fatta a Dio e così restaurare l’ordine infranto, egli usa un linguaggio difficilmente accettabile dall’uomo moderno (cfr. gs iv 215.ss) [E’ UNA FRASE DI RATZINGER CONTENUTA IN GS IV E NON DELL’INTERVISTATORE. NDA]. Esprimendosi in questo modo, si rischia di proiettare [in] su Dio un’immagine di un Dio di collera, afferrato, dinanzi al peccato dell’uomo, da [uno stato affettivo] sentimenti di violenza e di aggressività paragonabile/i a quello che noi stessi possiamo sperimentare. Come è possibile parlare della giustizia di Dio senza rischiare di infrangere la certezza, ormai assodata presso i fedeli, che [il Dio] quello dei cristiani è un Dio «ricco di misericordia» (Efesini 2, 4)?
La concettualità di sant’Anselmo è diventata oggi per noi di certo incomprensibile. È nostro compito tentare di capire in modo nuovo la verità che si cela dietro tale modo di esprimersi. Per parte mia formulo tre punti di vista su questo punto:
a) La contrapposizione tra il Padre, che insiste in modo assoluto sulla giustizia, e il Figlio che ubbidisce al Padre e ubbidendo accetta la crudele esigenza della giustizia, non è solo incomprensibile oggi, ma, a partire dalla teologia trinitaria, è in sé del tutto errata. Il Padre e il Figlio sono una cosa sola e quindi la loro volontà è ab intrinseco una sola. Quando il Figlio nel giardino degli ulivi lotta con la volontà del Padre non si tratta del fatto che egli debba accettare per sé una crudele disposizione di Dio, bensì del fatto di attirare l’umanità al di dentro della volontà di Dio. Dovremo tornare ancora, in seguito, sul rapporto delle due volontà del Padre e del Figlio.
b) Ma allora perché mai la croce e l’espiazione? In qualche modo oggi, nei contorcimenti del pensiero moderno di cui abbiamo parlato sopra, la risposta a tali domande è formulabile in modo nuovo. Mettiamoci di fronte all’incredibile sporca quantità di male, di violenza, di menzogna, di odio, di crudeltà e di superbia che infettano e rovinano il mondo intero. Questa massa di male non può essere semplicemente dichiarata inesistente, neanche da parte di Dio. Essa deve essere depurata, rielaborata e superata. L’antico Israele era convinto che il quotidiano sacrificio per i peccati e soprattutto la grande liturgia del giorno di espiazione (yom-kippur) fossero necessari come contrappeso alla massa di male presente nel mondo e che solo mediante tale riequilibrio il mondo poteva, per così dire, rimanere sopportabile. Una volta scomparsi i sacrifici nel tempio, ci si dovette chiedere cosa potesse essere contrapposto alle superiori potenze del male, come trovare in qualche modo un contrappeso. I cristiani sapevano che il tempio distrutto era stato sostituito dal corpo risuscitato del Signore crocifisso e che nel suo amore radicale e incommensurabile era stato creato un contrappeso all’incommensurabile presenza del male. Anzi essi sapevano che le offerte presentate finora potevano essere concepite solo come gesto di desiderio di un reale contrappeso. Essi sapevano anche che di fronte alla strapotenza del male solo un amore infinito poteva bastare, solo un’espiazione infinita. Essi sapevano che il Cristo crocifisso e risorto è un potere che può contrastare quello del male e che salva il mondo. E su queste basi poterono anche capire il senso delle proprie sofferenze come inserite nell’amore sofferente di Cristo e come parte della potenza redentrice di tale amore. Sopra citavo quel teologo per il quale Dio ha dovuto soffrire per le sue colpe nei confronti del mondo; ora, dato questo capovolgimento della prospettiva, emerge la seguente verità: Dio semplicemente non può lasciare com’è la massa del male che deriva dalla libertà che Lui stesso ha concesso. Solo lui, venendo a far parte della sofferenza del mondo, può redimere il mondo.
Quando l’ho letto la prima volta sono quasi svenuto dal dolore, perché la teologia tradizionale cattolica sul Mistero della Redenzione affonda le sue radici proprio nella teologia di Sant’Anselmo, ripresa da San Tommaso d’Aquino e riproposta molte volte nel Magistero. Infatti, è verissimo che “Cristo doveva morire in croce per riparare l’offesa infinita che era stata fatta a Dio e così restaurare l’ordine infranto”, come è altrettanto vero che “egli (Anselmo) usa un linguaggio difficilmente accettabile dall’uomo moderno”.

La questione è che il cattolico moderno e contemporaneo non è più in grado di comprendere tale linguaggio, poiché il linguaggio liturgico del Santo Sacrificio della Messa è stato talmente marginalizzato da essere quasi totalmente espunto. Infatti, si parla solo di sacrificio di lode (accettabile dai protestanti) e ci si dimentica facilmente che il sacrificio della Messa rappresenta in modo sensibile lo spargimento del sangue di Gesù Cristo sulla Croce; che “il sacrificio della Croce è l'unico sacrificio della nuova legge, inquantoché per esso il Signore placò la Divina Giustizia, acquistò tutti i meriti necessari a salvarci, e così compì da parte sua la nostra redenzione. Questi meriti però Egli ci applica pei mezzi da lui istituiti nella sua Chiesa, tra i quali è il santo sacrificio della Messa” (n.658 Il Catechismo maggiore di San Pio X). E che i  fini per i quali si offre il sacrificio della santa Messa sono: per onorarlo come si conviene, e per questo si chiama latreutico; per ringraziarlo dei suoi benefici, e per questo si chiama eucaristico; per placarlo, per dargli la dovuta soddisfazione dei nostri peccati e per suffragare le anime del purgatorio; e per questo si chiama propiziatorio; per ottenere tutte le grazie che ci sono necessarie, e per questo si chiama impetratorio
Desta inquietudine che Ratzinger risponda: 
La concettualità di sant’Anselmo è diventata oggi per noi di certo incomprensibile. […] La contrapposizione tra il Padre, che insiste in modo assoluto sulla giustizia, e il Figlio che ubbidisce al Padre e ubbidendo accetta la crudele esigenza della giustizia, non è solo incomprensibile oggi, ma, a partire dalla teologia trinitaria, è in sé del tutto errata”.
Ma questa descrizione è solamente una caricatura del Santo Sacrificio! Caricatura che deriva non dalla teologia di Sant’Anselmo, ma da un’errata visione moderna delle cose, visione che porta i cattolici nella palude del dubbio. Tanto che dopo duemila anni saremmo ancora a chiederci: “Ma allora perché mai la croce e l’espiazione?”, con una risposta di Ratzinger francamente inaccettabile.
Sopra citavo quel teologo per il quale Dio ha dovuto soffrire per le sue colpe nei confronti del mondo; ora, dato questo capovolgimento della prospettiva, emerge la seguente verità: Dio semplicemente non può lasciare com’è la massa del male che deriva dalla libertà che Lui stesso ha concesso. Solo lui, venendo a far parte della sofferenza del mondo, può redimere il mondo.
Cercare la verità da una prospettiva capovolta non è esercizio intelligente, tanto più che non si tratta di prospettiva, ma di verità capovolta, perché la cosiddetta prospettiva capovolta è la seguente: 
A questo proposito trovo indicativo il fatto che un teologo cattolico assuma in modo addirittura diretto e formale tale capovolgimento: Cristo non avrebbe patito per i peccati degli uomini, ma anzi avrebbe per così dire cancellato le colpe di Dio”. 
Ma questo è falso, è incolpare Dio, perché, in effetti, dire che “la massa del male deriva dalla libertà che Lui stesso ha concesso” è proprio incolparLo. Ecce Agnus Dei qui tollit malum mundi? No! Ecce Agnus Dei qui tollit peccata mundi! Peccato e male non sono sinonimi interscambiabili…

Questo modo di vedere di Ratzinger risale alla sua gioventù. Scrive in “Introduzione al cristianesimo” del 1968:
“Quale posizione assume la croce in seno alla fede in Gesù considerato come il Cristo? […] In questo campo la coscienza cristiana è in genere ancora largamente improntata ad una grossolana idea della teologia di espiazione risalente ad Anselmo di Canterbury […] Per molti cristiani, e specialmente per quelli che conoscono la fede solo piuttosto da lontano, le cose stanno come se la croce andasse vista inserita in un meccanismo, costituito dal diritto offeso e riparato. Sarebbe la forma in cui la giustizia di Dio infinitamente lesa verrebbe nuovamente placata da un’infinita espiazione [...] Nel Nuovo Testamento invece, la situazione è quasi esattamente l’inversa. Non è l’uomo che s’accosta a Dio tributandogli un dono compensatore, ma è Dio che si avvicina all’uomo per accordarglielo. Per iniziativa stessa della sua potenza amorosa, egli restaura il diritto leso, giustificando l’uomo colpevole mediante la sua misericordia creatrice e richiamando alla vita la creatura morta […] Di conseguenza, nel Nuovo Testamento la croce si presenta primariamente come un movimento discendente, dall’alto in basso. Essa non ha affatto l’aspetto di una prestazione propiziatrice che l’umanità offre allo sdegnato Iddio [non è l'umanità che offre, ma il Figlio, al posto di ogni uomo, che è chiamato ad accogliere in Lui la redenzione e la conseguente rigenerazione! ndr], bensì quello di una espressione di quel folle amore di Dio, che s’abbandona senza riserve all’umiliazione pur di redimere l’uomo; è un suo accostamento a noi, non viceversa. Con questa inversione di rotta nell’idea della espiazione, che viene a spostare addirittura l’asse dell’impostazione religiosa in genere, nel cristianesimo anche il culto e l’intera esistenza ricevono un nuovo indirizzo. Nella sfera cristiana, l’adorazione si estrinseca in primo luogo nel ricevere con animo grato l’azione salvifica di Dio. La forma essenziale del culto cristiano si chiama quindi a ragion veduta Eucaristia, cioè rendimento di grazie […] Il sacrifico cristiano non consiste in un dare a Dio ciò che Egli non avrebbe senza di noi, bensì nel nostro farci completamente ricettivi nei suoi confronti e nel lasciarci integralmente assorbire da lui. Permettere a Dio di operare su di noi: ecco la quintessenza del sacrificio cristiano”.
Dove abbia portato il “nuovo indirizzo” è sotto gli occhi di tutti. Ma il fiat del Figlio non è centrato tanto sulla "collera" di Dio, quanto sulla riparazione della Giustizia violata. Il Verbo si è incarnato, per riparare il peccato di fronte al Padre, atto di cui l'uomo era incapace per l'entità della colpa che lo aveva separato dal Creatore e Signore: "Lui, Dio ha prestabilito mezzo di propiziazione, per via della fede nel suo sangue, per dimostrare la sua giustizia, a motivo della tolleranza per le passate colpe" (Rm 3,25). E anche: "Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati" (1Gv 4, 10). E ancora: "Tu sei degno, o Signore, di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio con il tuo sangue uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione e li hai costituiti per il nostro Dio un regno di sacerdoti" (Ap, 5, 9-10). Ovvio che l'offerta di Gesù sulla Croce è la dimostrazione di un supremo atto di amore ma, insieme, è anche un atto supremo di obbedienza che compie una suprema giustizia.
Ed è la riparazione del peccato che conferisce al Figlio, il Verbo Incarnato, il potere di salvare gli uomini, espiando al loro posto e quindi riscattandoli nel suo Sangue Prezioso: questa è la Redenzione.

Chiarissimo il Magistero espresso da S.S. Pio XII nella lettera enciclica “Haurietis aquas” sulla devozione al Sacratissimo Cuore di Gesù:
“Il Mistero della Divina Redenzione, infatti, è propriamente e naturalmente un mistero di amore: un mistero, cioè, di amore giusto da parte di Cristo verso il Padre celeste, cui il sacrificio della Croce, offerto con animo amante ed obbediente, presenta una soddisfazione sovrabbondante ed infinita per le colpe del genere umano: «Cristo, soffrendo per carità ed ubbidienza, offrì a Dio qualche cosa di maggior valore, che non esigesse la compensazione per tutte le offese a Dio fatte dal genere umano »(30). Inoltre, il Mistero della Redenzione è un mistero di amore misericordioso dell’Augusta Trinità e del Redentore divino verso l’intera umanità, poiché questa, essendo del tutto incapace di offrire a Dio una soddisfazione degna per i propri delitti(31), Cristo, mediante le inscrutabili ricchezze di meriti, che si acquistò con l’effusione del suo preziosissimo Sangue, poté ristabilire e perfezionare quel patto di amicizia tra Dio e gli uomini, ch’era stato una prima volta violato nel Paradiso terrestre per colpa di Adamo, e poi innumerevoli volte per le infedeltà del Popolo Eletto.
Pertanto il Divin Redentore — nella sua qualità di legittimo e perfetto Mediatore nostro — avendo, sotto lo stimolo di una accesissima carità per noi, conciliato perfettamente i doveri e gli impegni del genere umano con i diritti di Dio, è stato indubbiamente l’autore di quella meravigliosa conciliazione tra la divina giustizia e la divina misericordia, che costituisce appunto l’assoluta trascendenza del mistero della nostra salvezza, così sapientemente espressa dall’Angelico Dottore in queste parole: «Giova osservare che la liberazione dell’uomo, mediante la passione di Cristo, fu conveniente sia alla sua misericordia che alla sua giustizia. Alla giustizia anzitutto, perché con la sua passione Cristo soddisfece per la colpa del genere umano: e quindi per la giustizia di Cristo l’uomo fu liberato. Alla misericordia, poi, poiché, non essendo l’uomo in grado di soddisfare per il peccato inquinante tutta l’umana natura, Dio gli donò un riparatore nella persona del Figlio suo. Ora questo fu da parte di Dio un gesto di più generosa misericordia, che se Egli avesse perdonato i peccati senza esigere alcuna soddisfazione. Perciò sta scritto: “ Dio, ricco di misericordia, per il grande amore che ci portava pur essendo noi morti per le nostre colpe, ci richiamò a vita in Cristo” »(32).
Ma, purtroppo, c’è qualcosa di ancora più sconcertante nel pensiero di Ratzinger:
Se tuttavia nel nostro testo si afferma ancora che Gesù ha operato la redenzione col suo sangue (Eb. 9, 12), questo sangue non va inteso come un dono materiale, come un mezzo espiativo da misurarsi quantitativamente, bensì come la pura concretizzazione di quell’amore che ci viene additato come spinto fino all’estremo (Gv. 13, 1) [ “Introduzione al cristianesimo” di J. Ratzinger ].
E prosegue:
Stando così le cose, l’essenza del culto cristiano non sta nell’offerta di cose, e nemmeno in una certa qual loro distruzione, come dal secolo XVI in poi si può leggere sempre più insistentemente nei trattati teorici concernenti il sacrificio della messa, ove si afferma che proprio in questo modo bisogna riconoscere la suprema autorità di Dio sull’universo. Tutti gli sforzi fatti dal pensiero in questo senso sono ormai stati decisamente superati dall’avvento di Cristo, e dall’interpretazione che ce ne dà la Bibbia. Il culto cristiano si concretizza nell’assoluta dedizione dell’amore, quale poteva estrinsecarsi unicamente in colui, nel quale l’amore stesso di Dio si era fatto amore umano; e si esplica nella nuova forma di funzione vicaria [sostituzione] inclusa in questo amore: nel fatto che egli si è incaricato di rappresentarci e noi ci lasciamo impersonare da lui. Esso comporta pure che noi ci decidiamo una buona volta ad accantonare i nostri conati di auto-giustificazione [ “Introduzione al cristianesimo” di J. Ratzinger ]. 
Dunque, sulla Croce, Cristo non ha offerto realmente il suo corpo e il suo sangue, e neanche la sua vita temporale, Egli ha offerto solo il suo «io» e la sua «persona» o il suo amore? Ma, così, la religione dell’espiazione si ritrova disintegrata nella religione del puro amore! Oserei dire, della falsa misericordia! Infatti, dell’offesa e del disordine del peccato, non una parola; delle pene del peccato, non una parola; della riparazione, del merito, della soddisfazione, dell’espiazione di Cristo, non una spiegazione. [Sul tema dell'offerta e espressioni analoghe avevo scritto qui (MG)]

Niente di tutto ciò, perché tutto ciò è solo un orpello nella religione del puro amore. Il risultato è che, per il cattolico odierno, il Mistero della Redenzione è diventato letteralmente inconcepibile, proprio perché inaudito…

Sia lodato Gesù Cristo!
Andrea Mondinelli

17 commenti:

Flora ha detto...

Oggi festa della Beata Anna Katerina Emmerik,chiediamo la sua intercessione, pensando alle sue profezie, così attuali.

Bellarmino ha detto...

Ma infatti le ricette di Bergoglio e di Ratzinger non sono opposte ma convergono nelle conseguenze pur partendo da principi modernisti in comune,non a caso sono sempre di comune accordo. Le trovate di Bergoglio sulla famiglia il matrimonio e l'eucaristia sono in nuce in alcuni discorsi di BXVI e nella tanto decantata familiaris consortio. Entrambi applicano lo stesso metodo rivoluzionario tramite due momenti differenti, apparentemente opposti ma aventi stessa sostanza e fine: l'avanzamento dello Spirito assoluto che è dinamico, conosce momenti di apparente rallentamento, che non sono restaurazioni ma momenti intrinsechi del divenire dei fenomeni in cui la contrapposizione (conservare il dinamismo rivoluzionario già consolidato da non mettere in discussione) serve a superare le opposizioni, tenendo quello che si ha in comune tra tesi e antitesi, in vista della futura Sintesi-Aufebung che disvelerà lo Spirito in una nuova tesi e così via in una triade infinita. Così il Concilio-tesi (rivoluzione consolidata e non discutibile che a sua volta era antitesi della Tradizione ) viene contrapposto da Ratzinger alla Tradizione-antitesi (si badi non la vera Tradizione ma quella scaturita dell'incontro con il Concilio-tesi/antitesi) ma solo per andare avanti e superare il momento verso un nuovo divenire del soggetto Chiesa, e infatti tutto il conservatorismo (consapevolmente o meno) è conservatore del dato Rivoluzionario e teso al suo progredire. È la dialettica che prevede tutto questo. E quindi Bergoglio non cita nemmeno più il Concilio-tesi ma sintetizza dottrina e truppe Conciliari, ricompattate dall'antitesi nel nuovo disvelarsi dello Spirito in questo processo rivoluzionario, che potrà Conoscere sì lotte e dinamiche Interne, tipo destra e sinistra hegeliana, socialismo nero o rosso e Conservatori e progressisti à seconda delle interpretazioni, ma sempre facenti parte dello stesso sistema che prevede tali dinamiche e che muove verso la rivoluzione e il suo conservarsi per poter progredire. Ed è per questo che la pantomima dei dubia è solo parte di questo processo, dato che essi provengono da Conservatori ben contenti di conservare il Concilio-tesi e tutte le altre zozzerie prodotto da esso con qualche aggiustamento tipo antitesi che per loro è familiaris consortio, cioè altro sottoprodotto della rivoluzione e anticipatore della sintesi Bergogliana. Il "magistero" di "San" Giovanni Paolo II, momento di antitesi, è il Loro quasi unico argomento essendo dei Conservatori della rivoluzione. Se per grazia Bergoglio dovesse stracciare amoris laetitia (e la riforma dei processi matrimoniali quella, sì vera sintesi colla quale ha scavalcato sinodo e dottrina) per questi Conservatori tutto tornerebbe a posto e potranno continuare a tacere come hanno fatto per 50 anni e fino all'altro ieri sulle innumerevoli mostruosità partorite dal Concilio-tesi che in quanto tale è inamovibile e non si discute, altrimenti bisognerebbe abbandonare il divenire dei fenomeni e tornare all'ESSERE. Non sia mai.

Luisa ha detto...

Leggo questo in un articolo di la Rocca:


"Dubbi(!?) ai quali il Papa ha deciso di ribattere punto su punto con la pubblicazione di un testo edito dalla Lev (Libreria editrice vaticana), da ieri nelle librerie, nel quale sulla base di riferimenti canonici, legislativi e dottrinali difende con fermezza in particolare quella parte della Esortazione post sinodale, Amoris Laetitia"

A che testo si riferisce? Siete al corrente? O è ancora un contributo menzognero e approssimativo di uno dei tanti turiferari su cui può sempre contare il VdR?

http://gazzettadimodena.gelocal.it/italia-mondo/2017/02/09/news/papa-francesco-risponde-con-i-fatti-1.14850017?id=2.2770&fsp=2.2771&refresh_ce

Luisa ha detto...

Vedo nelle novità editoriali della LEV un testo del card. Coccopalmerio sull`ottavo capitolo dell`AL ma per autorevole possa essere, e pur già sapendo su quale interpretazione egli si allinea, egli non è il papa e mi sembra che sia il papa a dover rispondere invece di incaricare amici fedeli di farlo al posto suo.

Ho trovato questa analisi dell`AL di Coccopalmerio , mi sembra chiaro in che senso egli vada:

" 3.7. A questo punto, considerati con attenzione, senza preconcetti e – speriamo – fedelmente analizzati, tutti gli elementi contenuti nell’Esortazione, possiamo valutare teologicamente la eventuale ammissione di un fedele ai sacramenti della Penitenza e della Eucaristia.

Credo che possiamo ritenere, con sicura e tranquilla coscienza, che la dottrina, nel caso, è rispettata.

Ed è esattamente tale proposito l’elemento teologico che permette l’assoluzione e l’accesso all’Eucaristia, sempre – ripetiamo – in presenza di una impossibilità di cambiare subito la condizione di peccato."

.....

http://www.eancheilpaparema.it/2016/07/il-cap-viii-di-amoris-laetitia-per-una-lettura-guidata-card-coccopalmerio/

Anonimo ha detto...

“…proprio da queste sottilissime differenze con la Tradizione cattolica siano nati tutti i disastri in cui siamo immersi……..così, la religione dell’espiazione si ritrova disintegrata nella religione del puro amore! Oserei dire, della falsa misericordia! Infatti, dell’offesa e del disordine del peccato, non una parola; delle pene del peccato, non una parola; della riparazione, del merito, della soddisfazione, dell’espiazione di Cristo, non una spiegazione.”
Eliminato il peccato originale, il giudizio, l’inferno e il paradiso come “realtà reali” e non come stati dell’anima umana” diventa incomprensibile tutta la religione cattolica, tutta la dottrina della Chiesa, tutta la sua storia, non solo il santo sacrificio.

Praticamente l’uomo moderno rifiuta la giustizia di Dio, erige statue alla “Libertà”, ma rifiuta la responsabilità che ne deriva. Vuole stabilire da sé il bene e il male, vivere secondo la sua coscienza non necessariamente retta o anche secondo la sua pancia del momento e salvarsi in automatico. Non accetta di dipendere da Dio, suo creatore e Padre. Non serviam. Dio diventa un prodotto del pensiero umano, utile al suo benessere e, in quanto tale, deve avere le caratteristiche che all’uomo aggradano. La giustizia di Dio così è cancellata, perché disturba l’uomo moderno.

Ma senza la giustizia di Dio tutto diventa incomprensibile. Anche la misericordia diventa incomprensibile e orrenda, anche. Da figli, ameremmo mai un padre che ricompensa le nostre buone azioni, allo stesso modo delle cattive ? Da cittadini, accetteremmo mai uno Stato che rifiuti di sanzionare le azioni socialmente dannose ? Nella nostra vita, quante volte la parola giusto o ingiusto viene pronunciata, pensata ? Un organismo potrebbe mai continuare a vivere se il suo sistema immunitario non intervenisse per aggredire virus ed altro portatori di rottura dell’ordine biologico ?

Ma poi come può essere comprensibile all’uomo moderno il sacrificio di Gesù per amore senza che quest’amore abbia un contenuto logicamente plausibile, cioè soddisfare la giustizia di Dio e salvare così, non il mondo ma, tutti gli uomini che accettino di entrare, attraverso la Chiesa, nell’arca-Gesù (“per molti” non per tutti) nutrendosi della sua carne e bevendo il suo sangue, e conformandosi a lui.
Che senso avrebbe questo “ amore”? Dare la vita per gli altri ha un senso se la morte serve a salvarli. Ma se la morte del Signore non serviva, perché sarebbe bastato uno schiocco delle dita di Dio, che senso dare a quella morte ? Una morte inutile. Per solidarietà ? Ma se mio fratello si tagliuzza tutto il corpo per solidarizzare con la mia sofferenza a me è di aiuto ? Che razza di amore malato sarebbe ? E’ invece amore perché la sua morte in croce serviva, era necessaria per ristabilire l’ordine violato, la giustizia offesa, per ristabilire un ponte tra gli uomini e Dio.

(continua)
Anna

Anonimo ha detto...

A me non ripugna la giustizia Dio. La giustizia è legata all’ordine perfetto di Dio e del suo creato. Tutto ha un posto, un ruolo, delle connessioni. E la sua misericordia risplende nella sua giustizia e può essere compresa solo in essa. Tra l’altro si pensa sempre all’amore di Gesù che ha sofferto per noi nella sua passione, ma non si pensa tanto all’amore del Padre che ci ha donato la sofferenza di suo figlio. Quanto ha “sofferto” il Padre per la sofferenza del figlio suo ? Dare la propria vita, soffrire, per amore è una cosa grande. Ma “dare” la vita del proprio unigenito ed amatissimo figlio è ancora più grande. Quanto amò Abramo Dio quando preparò il sacrificio di suo figlio ? Quanto ci ama Dio Padre ?
Non è l’uomo moderno che non riesce a comprendere la giustizia di Dio, ma è l’uomo moderno che è schiavo del suo intelletto sapiente, che Dio acceca. Per dare la luce solo a chi si fa piccolo ed ascolta docile la sua parola, anche quando gli appare pesante, l’accetta con fiducia, invece di costruire le sue intellettualistiche menzogne, che gli appaiono migliori di quelle che Dio stesso ha rivelato e la Chiesa ha custodito ed insegnato per duemila anni. Parlano di cattolici adulti: ma lo sanno che nessuno può salvarsi se non diventa come un bambino ?

Anna

Anonimo ha detto...

@ Luisa

Non solo é il papa che é chiamato a dare una risposa, ma é anche la risposta chiesta che va formulata con un semplice monosillabo: si/no.

Non é chiesto al papa di argomentare a sostegno, ma di fare chiarezza dicendo se l'interpretazione di AL nei punti controversia sia una o l'altra.

Ma non può rispondere. Perché rispondere in un modo lo porterebbe a contraddire tutto il suo pontificato, rispondere nell'altro lo porterebbe a contraddire in modo chiaro ed aperto la dottrina della Chiesa.

Anna

Anonimo ha detto...

Ho letto con molta attenzione la presunta intervista a papa Benedetto e sono a dir poco perplesso, intendo dire che non ha niente di Ratzinger, sembra un'altra persona che parla al posto suo, quindi o la vera intervista è stata letta e corretta dall'alto o non è farina del suo sacco, mi sa troppo di gesuitico gesuitante, insomma forse non a tutti piacerà la sua teologia, ma qui non ve ne è traccia e io di libri suoi ne ho letti tantissimi e pur non essendo teologo, vi trovo errori da I elementare, non attribuibili a uno colto e raffinato come lui.Lupus et Agnus.

Bellarmino ha detto...

Un mio precedente post, inviato alle 18 circa, non è stato pubblicato. Forse era troppo lungo, o forse mi sono azzardato a uscire dalla linea Conservatorista del blog attaccando I principali "eroi" del conservatorismo, tipo i cardinali dei dubia o il campione della Tradizione BXVI. Non penso di non essere stato caritatevole o irrispettoso, ma anzi cattolicamente Jo cercato di aggredire idee e principi esponendoli. Tuttavia è segno dei tempi che anche fra chi difende la vera fede ci siano addormentamenti e illusioni e questo blog scivolato sulla china conservatrice, ben più invidiosa della progressista, non fa eccezione. Anche se le opinioni anche se divergenti dovrebbero comunque essere accoltellato e casomai consumate. Personalmente, fatte salve le persone che sono sempre degne di stima, per idee, comportamenti e posizioni bannerò questo blog e lo sconsiglerò ove posso. Vi auguro ogni bene in Jesu et Maria.

Anonimo ha detto...

Scusate l'OT... ma anche Avvenire ha il suo "Alì il comico":

http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2017/02/09/incredibile-ma-vero-sui-manifesti-non-doveva-esserci-il-papa-ma-francesco-totti/
https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/la-rete-svela-il-banale-equivocodei-manifesti-contro-francesco

D'altronde ogni dittatura ha il suo "Alì il comico".

--
Fabrizio Giudici

Irina ha detto...

Sono discorsi di comodo o per parare se stessi individualmente o per parare il proprio gruppo di riferimento.

Siamo fuori da qualsiasi onesto discorso su Dio Uno e Trino, cioè da qualsiasi teologia cattolica.

Tutto il discorso su giustizia e misericordia suona vuoto perchè mancano i contenuti reali, che non si conoscono. Sono discorsi disincarnati,per sentito dire.

Si sono immedesimati solo in se stessi, nè in Dio, Uno e Trino, nè nel prossimo realmente.

Tutto è per finta; il vero è messo all'angolo per davvero.

E'una chiesa come l'euro costruita. Entrambi fondati sulla finanza, genericamente parlando, su una manciata di finanzieri, concretamente raccogliendo. Senza storia, la cui tradizione comincia con il CVII alla luce del sole, con il modernismo nella ombra, sottotraccia.

Fatti loro.

Alma Redemptoris Mater, quae pervia coeli
Porta manes, et stella maris, succurre cadenti,
Surgere qui curat, populo: tu quae genuisti,
Natura mirante, tuum sanctum Genitorem
Virgo prius ac posterius, Gabrielis ab ore
Sumens illud Ave, peccatorum miserere.

O santa Madre del Redentore,
porta dei cieli, stella del mare,
soccorri il tuo popolo che sta cadendo,
che anela a risorgere.
Tu che accogliendo quell'Ave di Gabriele,
nello stupore di tutto il creato,
hai generato il tuo Genitore,
vergine prima e dopo il parto,
pietà di noi peccatori.

Luisa ha detto...

Non che mi facessi la benchè minima illusione sull`onestà intellettuale di chi nei media più che informare disinforma senza mai scusarsi o rettificare quando l`errore o la menzogna sono rivelati, è il caso del giornalista che pretende nel suo articolo (link più sopra) che il papa avrebbe deciso di ribattere punto su punto ai "dubbi" ( siccome non è ignoranza il suo è sarcasmo) ), a meno che quel testo esista veramente, ma se così fosse avrebbe fatto le prime pagine, quel giornalista mente sapendo di mentire, poco importano i mezzi usati quel che conta è lo scopo, e lo scopo è far passare nel pubblico il film del papa buono e dei cattivi che gli resistono, del papa buono che vuole riformare la Chiesa e la dottrina e dei cattivi che restano aggrappati alle loro certezze, ad una dottrina oramai obsoleta.
Purtroppo vista l`ignoranza, la poca voglia di verificare e informarsi, il martellamento mediatico all`unisono fa presa sui più fragili, su quelle periferie che meritano un`attenzione sincera e non strumentale ad altri fini.

Sacerdos quidam ha detto...

"Ho letto con molta attenzione la presunta intervista a papa Benedetto e sono a dir poco perplesso, intendo dire che non ha niente di Ratzinger, sembra un'altra persona che parla al posto suo".

Ma ciò che Papa Ratzinger dice nell'intervista non è diverso da ciò che scriveva nel 1968 nel passo sopra riportato dalla sua 'Introduzione al Cristianesimo'.
Si tratta della sua opera più importante, che immagino sia stata inserita nell'Opera omnia curata oggi dal card. Mueller.

Opera che - come riportava Vittorio Messori nel famoso libro-intervista con il card. Ratzinger "Rapporto sulla Fede" nel 1984 - costituisce
"una sorta di classico continuamente ristampato, sul quale si è formata una generazione di chierici e di laici, attirati da un pensiero del tutto 'cattolico' e nel contempo del tutto 'aperto' al nuovo clima del Vaticano II."

Come meravigliarsi poi della situazione generale del clero oggi?

Aloisius ha detto...

Articolo molto bello e istruttivo.
Mi sconvolge la scoperta di questo Ratzingher, che solo un'analisi approfondita come quella dell'articolo puo' far emergere.

Sono citati scritti del '68 immuni dal sospetto di pressioni varie.
Dunque ha ragione chi, anche in questo blog, l'ha sempre considerato un apripista di Bergoglio; queste affermazioni sul tema basilare della Giustizia divina e del suo abbandono, lo dimostrano.

In fondo, come dice l'articolo, tutto il 'turbomodernismo' e 'furbomodernismo', di Bergoglio, si basa sull'abbandono della Giustizia divina e di tutto cio' che ne deriva a livello dottrinale.

Sono dunque residui di concezioni e teologie "grossolane" dei secoli passati, come li definisce Ratzingher, santi Anselmo e Tommaso d'Aquino compresi. Grossolani.

Si conferma l'ipotesi, quindi, che non avendo il coraggio di portare a fondo le riforme conseguenti all'abbandono della Giustizia divina - e non essendo comuque del tutto modernista - ha ceduto parte della sua carica a tale scopo, sdoppino e snaturando il papato istituito da Cristo in persona.

E la maggioranza del conclave, ben conoscendo la totale mancanza di scrupoli di Bergoglio nel perseguire tale obiettivo, lo ha eletto papa per affondare il colpo.

Infatti, dice Bergoglio:
"La mia serenità? Niente pastiglie, solo sano menefreghismo»

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/vaticano/papa_francesco_curia_vaticano_psicofarmaci_tranquillanti_ansia_civilta_cattolica_intervista-2248457.html

E ce ne siamo accorti che il menefreghismo e' la sua caratteristica.
Se ne frega e strafrega, e ci gode soprattutto ad abbandonare le pecore devote in pasto ai lupi, per andare a farsi osannare dai capibranco del mondo e perseguire i nuovi obiettivi della 'solidarietà sociale' del nuovo "socialcattolicesmo".

Tanto sa che ormai è difeso a spada tratta dallo strano zelo di tutti i media, bandieruole che fino a ieri sputazzavano contro i papi che si immischiavano in politica e che ora fanno i poiziotti di regime, pronti a stanare chi critica papa Francesco.

Stavo vedendo su Voiager l'esame dei simboli massonici nella banconota di un dollaro, soprattutto del numero 13, come le stelle sull'aquila, che formano la stella di Salomone, i gradoni della piramide e le lettere della sottostante frase in latino, con la contrazione da saeculorum a saeclorum per arrivare alla somma a di 13.

Purtroppo, orami, il 13.3.13 fa parte anche della storia della Chiesa.
E gli effetti si vedono tutti.

Mi associ, quindi o alla preghiera alla beata Katarina Emmerich di Flora h. 14,50, perché il Padre Onnipotente manifesti al più presto i Suoi "altri progetti" da lei profetizzati.




mic ha detto...

Ho recuperato dallo spam l'intervento di Bellarmino 18:02

Condivido la descrizione della dinamica post-conciliare. Ma non la diagnosi di conservatorismo della rivoluzione attribuita ai nostri pastori di riferimento.
Quando il card. Burke e mons. Schneider si riferiscono all'insegnamento costante della Chiesa citano passi di documenti post conciliari che sono in linea col magistero perenne e, per come li conosco, non aderiscono ad alcuna enfasi rivoluzionaria.
Mons Schneider ha espresso la necessità di un Sillabo post conciliare proprio per elimibare tutte le parti in 'discontinuità'. È noto infatti che il concilio non va preso come evento a sé ma come l'insieme dei suoi documenti che non hanno tutti lo stesso livello di infallibilità e quindi di adesione (mons. Gherardini). e questo ovviamente vale anche per i documenti successivi che vi si riferiscono. Quando essi parlano di 'insegnamento costante' intendono quello di sempre e non solo Giovanni Paolo II...
Conosco ad esempio le loro prese di posizione su libertà religiosa e nostra aetate, che il card. Burke ha dichiarato non essere magistero.
L'impasse purtroppo sta nel fatto che neppure EG e AL sono magistero, in teoria, ma in pratica le deformazioni le stanno provocando...
Di certo la nostra ragione rifiuta di aderirvi ma il problema è che non si vedono vie d'uscita.
In ogni caso anch'io ho più volte sottolineato che il problema non riguarda solo l'AL. I Dubia da porre sarebbero innumerevoli! E li abbiamo esplicitati più volte.

Andrea Mondinelli ha detto...

Sulla dottrina dell’espiazione vi segnalo questo bellissimo docufilm su Santa Veronica Giuliani definita da papa Leone XIII in questo modo: «nessuna creatura umana, tranne la Madre di Dio, fu ornata più di lei di doni soprannaturali». Ma chi è Veronica Giuliani? Chi è quest’incredibile e semisconosciuta mistica tutta votata a Dio? Chi è questa “maestra della dottrina dell’espiazione”, come la additò nel 1981 quel cardinal Palazzini (preside della Pontificia Università Lateranense nominato da Giovanni Paolo II prefetto per la Congregazione delle cause dei santi) nell’atto di proporre ufficialmente per Veronica Giuliani il titolo di Dottore della Chiesa? Vi segnalo questo articolo
http://www.tempi.it/veronica-giuliani-film-documentario-gigante-di-santita#.WJ2lBVXhDcs ed il TRAILER del film. https://youtu.be/cv70EPngAlU

Anonimo ha detto...

Scusate ma non è elementare che se io voglio uccidere una persona cerco di farlo di nascosto per non finire in galera magari usando del veleno graduale? E poi il botto finale quando manca il tempo di indugiare.Apriamo gli occhi, tutto inizia molto molto molto tempo fa....quando?