Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 15 marzo 2024

Affrontare i pericoli della critica a Putin

Ho trovato interessante e condivisibile la riflessione ripresa di seguito, che può indurci ad ulteriori approfondimenti. L'unico neo del discorso è la citazione di Plinio Corrêa De Oliveira che non sono mai riuscita ad apprezzare, anche se nei limiti del contesto ha senso. E tuttavia la Rivoluzione così enfatizzata non è altro che il male in tutte le sue forme e manifestazioni presente in ogni generazione e in ogni fase della storia, a livello collettivo, nella degenerazione delle correnti di pensiero che si traducono in politiche e sfere di potere e, a livello personale, nell'adesione alle stesse ma anche nell'ignoranza, nella tepidezza o nell'indifferenza dei singoli. Noto che una visione ampia del discorso è stata affrontata anche da don Samuele Cecotti proprio in questi giorni [qui]. Sul resto avrei molto di mio da dire. Ma per ora devo accontentarmi di apprezzare e condividere quel che sento più affine ai miei pensieri. En passant, noto che i media di regime non fanno altro che presentare Putin come mostro e aggressore, ignorando la parata di esercitazioni imponenti di una NATO di certo non meno aggressiva delle uscite che provoca e/o di dichiarazioni minacciose (penso a Macron e all'ipotesi pazzesca dell'invio di truppe in Ucraina). Di certo Putin non è un agnellino; ma gli avversari non sono da meno. Ne vien fuori una narrazione che di certo incide su chi non è abituato a porsi domande e a non lasciarsi trascinare dai media dominanti ed è rischiosa per le conseguenze che sembra ignorare completamente... e qui si inserisce il problema dell'irrilevanza dei cattolici di cui parlerò a breve... Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica. Qui quello degli articoli sulla guerra in Ucraina. (M.G.)

Affrontare i pericoli della critica a Putin
di John Horvat

Come scrittore che commenta tutti gli aspetti della guerra culturale, ho scritto innumerevoli articoli sui problemi degli Stati Uniti. Ho criticato il governo, l'istruzione, le droghe, le mode, la wokeness, i temi LGBTQ, il globalismo, la DEI (ndt: Diversità, Equità, Inclusione) e altri argomenti simili.

Non ho mai esitato a riconoscere e condannare quei casi in cui l'America promuove la punta di diamante della peccaminosità della imperante cultura e la diffonde in tutto il mondo. Ho sempre cercato di fare tutto il possibile per resistere ai mali che distruggono la nostra nazione e ho persino contribuito a ottenere alcune vittorie contro di essi.

Raramente ricevo lamentele da parte dei lettori che mi considerano sleale nei confronti dell'America per commenti così duri. La maggior parte si rende conto che questi articoli sono fatti con l'intento di fare del bene alla nazione, risvegliando e incoraggiando molte reazioni salutari.

Una reazione attesa
Tuttavia, posso sempre contare su qualche reazione di alcuni lettori. Invece oggi, dopo un centinaio di articoli che condannano la decadenza americana, per scatenare l'inferno mi basta scrivere un articolo che critica il presidente russo Vladimir Putin.

Un piccolo ma vocale settore dell'opinione pubblica conservatrice americana vede il leader russo come intoccabile. Pensano che rappresenti un programma cristiano che deve essere protetto da ogni critica. Inoltre, loro ritengono che l'America simboleggi un programma anticristiano. In questa ampia (e superficiale) condanna dell'America, essi ignorano ingiustamente la resistenza disinteressata e salutare di milioni di persone che hanno combattuto per anni contro i mali che stanno distruggendo la nostra nazione.

Per dimostrare la loro tesi, mi viene ironicamente sbattuto un elenco di tutte le cose che ho costantemente criticato nella nostra cultura come prova dell'assoluta malvagità della nostra nazione e, per contrasto, della bontà della Russia. Se metto in dubbio, ad esempio, la maggiore frequenza dell'aborto in Russia, la sua abissale inosservanza religiosa o un'altra statistica preoccupante, viene liquidata come disinformazione o opera di pseudo-élite globali corrotte (le stesse che spesso critico).

Scusare Putin
Se insistono sulla questione, i miei critici potrebbero persino ammettere una certa verità in ciò che ho da dire su Putin, soprattutto se lo cito direttamente. Ammetteranno che non è un santo. Tuttavia, a Putin vanno perdonate le contraddizioni più sfacciate.

Penso che ciò sia dovuto al fatto che questi lettori percepiscono un male così terrificante nella crisi attuale che ci attanaglia in questa parte del mondo che sono disposti ad aggrapparsi a qualsiasi figura appaia all'orizzonte, anche se imperfetta. Pertanto, non riescono a comprendere la mia critica nei confronti di qualcuno che ritengono rappresenti una speranza per il futuro, per quanto vaga e tenue.

C'è sempre quell'illusione che un uomo forte che prende il controllo risolva i problemi che ci affliggono. Mi dicono che Putin non sia perfetto e nemmeno morale nel suo comportamento, ma almeno è migliore dei suoi omologhi americani. Metterà le cose in ordine.

Dipingere l'America come il male
Infine, mi viene presentato un elenco di impegni, politiche e accordi globalisti passati e presenti che dimostrano il ruolo delle pseudo-élite globali nella distruzione dell'ordine mondiale.

Questo modo di inquadrare il dibattito trasforma l'America e i suoi alleati nella potenza del male assoluto che deve essere contrastata in tutti i campi. Di fronte al potere sinistro e nefasto dell'America, le alleanze della Russia con la Cina comunista, il Venezuela, Cuba, la Corea del Nord e l'Islam politico radicale dell'Iran diventano "comprensibili".

Secondo questa contorta logica, la soluzione starebbe nella distruzione dell'Occidente decadente e nel pieno sostegno alla Russia e ai suoi alleati.

Questa impostazione del dibattito genera una discussione infinita in cui nessuno può vincere, poiché ciascuno dubita delle fonti di informazione dell'altro. A ogni "atrocità" di una parte si risponde con due "atrocità" dell'altra. Il dettaglio più insignificante viene trasformato in una gigantesca cospirazione.

Pertanto, è meglio allontanarsi dalla lotta brutale e tentare un altro approccio, stabilendo alcune premesse di base.

Una crisi universale che colpisce l'Oriente e l'Occidente
La prima premessa è che il mondo si trova nel mezzo di una crisi universale che colpisce l'Est e l'Ovest, il Nord e il Sud. Tutti, senza eccezione, si trovano ad affrontare culture distrutte, religioni soppresse e tassi di natalità ridotti.

Nessuna area del mondo è esente da aborto, pornografia, promiscuità sessuale e massificazione. Il mondo è malvagio e depravato: Russia, Venezuela, Cuba, Cina, Corea del Nord e Iran compresi.

Così, una crisi unica e interconnessa attacca sia l'Oriente che l'Occidente, anche se si manifesta in forme diverse. Nel suo libro Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, il pensatore brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira chiama questa crisi la Rivoluzione, un processo storico che attraversa i secoli e che mira a distruggere la Chiesa cattolica e ciò che resta della civiltà cristiana nel mondo.

Allo stesso modo, il noto professore brasiliano sostiene che esiste una grave crisi all'interno della Chiesa, dove il clero e i laici “progressisti” promuovono l'agenda della Rivoluzione tra i fedeli. Questa crisi della Chiesa inibisce sia l'Oriente che l'Occidente dal combattere efficacemente contro la Rivoluzione, privandoli degli elementi soprannaturali necessari in questa lotta satanica.

Da questo punto di vista, l’alternativa binaria Est/Ovest è fuorviante, poiché la Rivoluzione domina entrambi. Una comprensione più approfondita ci chiederebbe: quale dei due emisferi è meno colpito dall'attuale fase della Rivoluzione? Quale emisfero è in grado di danneggiare maggiormente i resti della civiltà cristiana fondata dalla Chiesa di Cristo?

Guardare a est
Da un lato, la Russia mantiene una forte alleanza con una Cina rossa dominante e un Iran islamico radicale che, in caso di vittoria, avrà un impatto devastante su questi resti. Questa alleanza rappresenta una corrente ideologica all'avanguardia, decisamente anti-occidentale, rivoluzionaria e post-cristiana e si basa sulle filosofie distruttive di Marx, Hegel, Nietzsche e altri.

All'interno di questa corrente ci sono influenze misteriose, neopagane ed esoteriche che cercano di creare un nuovo postmoderno "mondo eurasiatico multipolare" (descritto in dettaglio dall'ideologo di Putin Aleksandr Dugin).

Alcuni elementi all'interno delle nazioni sotto l'egemonia di Russia-Cina-Iran potrebbero resistere a queste ideologie anti-occidentali e favorire nozioni più tradizionali di famiglia o comunità. Tuttavia, la natura dispotica dei regimi in cui vivono impedisce a questi elementi di prevalere.

Le nazioni schiavizzate da queste ideologie sono ulteriormente ostacolate dalla mancanza di accesso al potere salvifico della Chiesa a causa della limitata evangelizzazione nella storia. In effetti, le parti di questa alleanza anti-occidentale (compresa l'Ortodossia) rifiutano la Chiesa cattolica, il Rosario e il Messaggio di Nostra Signora di Fatima.

Un Occidente decadente
Dall'altra parte, c'è l'Occidente decadente, governato da leader liberali e pseudo-élite che fanno immensi danni alle loro nazioni e al mondo. L'Occidente soffre anche di filosofie erronee e di dottrine esoteriche. Diffonde la Rivoluzione con la potenza delle forze e delle mode culturali che mette in moto.

Tuttavia, l'Occidente ha un elemento di riscatto: i resti della civiltà cristiana. Contiene ancora i monumenti, i costumi, l'apprendimento e la cultura tanto odiati dalla Rivoluzione e dal mondo accademico progressista. Le deboli braci di questi resti hanno ancora il potenziale per riaccendersi se le anime ferventi agiscono su di esse.

Inoltre, il sistema liberale dell'Occidente contiene (per ora) la contraddizione interna di tollerare coloro che vi si oppongono. Così, settori significativi delle società occidentali formano movimenti, gruppi e correnti vivaci che si oppongono ai programmi rivoluzionari e ottengono persino alcune vittorie. Questi ostacoli significativi all'avanzata della Rivoluzione andrebbero persi se l'Occidente venisse schiacciato.

In America e nell'Occidente cristiano si possono ancora trovare quelle anime fedeli che si aggrappano agli insegnamenti tradizionali della Chiesa per sfidare la Rivoluzione e resistere alla crisi interna alla Chiesa. Esse invocano l'aiuto di Dio in questa terribile crisi universale.

La Provvidenza non abbandonerà tutti questi sforzi. Particolarmente importanti sono quelle anime soprannaturali in Occidente che confidano nelle promesse fatte per i nostri tempi da Nostra Signora di Fatima e pregano il Rosario per "la conversione della Russia" e di tutti i peccatori, come da lei richiesto.

Cosa fare?
Dobbiamo continuare questa lotta finché esiste la possibilità di resistere. Soccombere al pensiero paralizzante che sia inutile difendere un'America e un Occidente decadenti non fa che aiutare la Rivoluzione. Allontana dal campo di battaglia le persone che dovrebbero combattere la guerra culturale. Aiuta solo a soffocare quelle braci che potrebbero ancora riaccendersi.

Per essere veramente efficaci, i nostri sforzi dovrebbero essere diretti costantemente verso questa Rivoluzione, ovunque essa si trovi. Per coloro che si lamentano per l'America, ciò deve costituire un invito a  lottare per il modo in cui la Rivoluzione si manifesta in essa e nel mondo, in particolare nella guerra culturale.

Pertanto, continuerò a scrivere senza sosta molti articoli contro la decadenza americana e le sue pseudo-élites. Smettere di farlo significherebbe abbandonare la lotta. Incoraggerò ovunque i significativi coaguli di resistenza che lottano contro la Rivoluzione.

E di tanto in tanto scriverò un articolo su Putin, aspettandomi le solite critiche fuorvianti. Dobbiamo vedere e denunciare con coraggio quelle forze della Rivoluzione dell'Est che prendono di mira soprattutto la Chiesa. Tuttavia, e soprattutto, confiderò che le mie preghiere per la conversione della Russia saranno esaudite.
John Horvat - Fonte: Tfp.org, 6 Marzo 2024.    

37 commenti:

Anonimo ha detto...

Sub tuum praesidium confugimus,
Sancta Dei Genetrix;
nostras deprecationes ne despicias in necessitatibus,
sed a periculis et a malis cunctis
libera nos semper,
Virgo gloriosa et benedicta.

Anonimo ha detto...

... le mie preghiere per la conversione della Russia...

A che cosa si dovrebbe convertire la Russia? Alla chiesa conciliare, serva del globalismo arcobaleno più sfrenato? Nel caso, la Russia correrebbe verso il precipizio al pari di tutto l'Occidente!
Codesto articolo è una difesa del solito neoconservatorismo americaneggiante. La mia asserzione è pienamente confermata: la fonte dalla quale esso emana è la TFP. Della quale conosco benissimo la storia e l'ideologia, nonché i libri di P. Correa de Oliveira, fra i quali innanzitutto Rivoluzione e Controrivoluzione, che lessi decenni orsono, nelle edizioni Cristianità.

Anonimo ha detto...

Ma.. non so... non vedo dalla mia esperienza grande libertà in occidente, dal 2020 internet è censurato e modificato, su wikipedia si trovano notizie di regime, in cui si deve valutare bene per prendere le cose rimaste del vero, molti articoli che si trovavano prima di tale data ora non si trovano più e te lo dicono pure .. potrebbero essere nascoste per norme ue. Inoltre Fatima ha detto che il comunismo si sarebbe diffuso in tutto il mondo senza la consacrazione, e ormai questo è avvenuto, già prima del 2020, che si chiami in un altro modo non fa differenza. Inoltre ancora La Salette avvisava il popolo e il clero, il primo per bestemmie, mancata astinenza quaresimale, mancato rispetto e santificazione feste, il secondo per amore a impurità, soldi e gloria, avvisava che senza cambiamento a Roma si sistemava l'anticristo. Ed è normale che si sistemi a Roma proprio per la sua essenza ontologica. Quindi ... non condivido molto il pro-occidente ( aggiungasi che siamo invasi da orde di musulmani e cinesi atei per cui siamo sostituiti grazie ad aborto, anticoncezionali più sterilizzazioni varie). Che Putin non sia perfetto tuttavia non fa di lui l'anticristo come predica padre Livio, che stamattina ha persino dichiarato che lunedì sarà sconfitto dalla Madonna. Vedremo. Alla data non sono ottimista come l'autore del presente articolo.

Anonimo ha detto...

La crisi globale di cui parla l'autore si riferisce ad un'epoca in cui gli USA, almeno a partire dagli anni novanta, hanno avuto un dominio politico, economico e culturale incontrastato, mai conosciuto prima. Chi dovremmo criticare?

Roberto

Anonimo ha detto...


Lisant ces lignes de John Horvat, je croyais lire, ou relire, un article, parmi tant d'autres, de Roberto de Mattei, dans "Corrispondenza Romana". Normal, Horvat comme Mattei appartiennent tous deux, même s'ils ne s'en réclament pas toujours ouvertement, au même courant de pensée, celui de la TFP de feu le prof. brésilien Plinio Corrêa de Oliveira, courant de pensée que, aux États-Unis, on rattache à celui des "théocons", et qui constitue une espèce de pendant catholique aux "néocons" juifs de feu le prof. Leo Strauss, lesquels dirigent aujourd'hui la politique extérieure des États-Unis. Malgré leurs origines et leurs différences évidentes, les idées finalement convergentes, sur le plan pratique, de ces deux courants de pensée, pour ce qui concerne l'URSS d'hier, sont bien connues ; le problème est toutefois que, par une sorte de paresse intellectuelle ou d'engourdissement cérébral qui n'a cessé de s'accentuer avec le temps, leurs protagonistes actuels, qu'ils soient "théocons" ou "néocons", continuent de confondre la Russie d'aujourd'hui avec l'URSS d'hier, morte en 1991.

Ne nous laissons pas égarer par les imputations, à vrai dire obsessionnelles, des uns et des autres contre la personne de Vladimir Poutine («Mi dicono che Putin non sia perfetto e nemmeno morale nel suo comportamento », etc.). En fait, derrière tous les bobards répétés jour après jour sans le moindre commencement de preuve, il y a un point qu'il faut absolument retenir car il révèle, par delà les attaques individuelles faites au chef du Kremlin, une ligne de force qu'il faut bien appeler, pour parler court, la haine de la Russie — une haine viscérale, invétérée, aussi vieille que l'histoire des États-Unis d'Amérique, et que la secrétaire d'État de Bill Clinton, Madeleine Albright, avait parfaitement résumée par ces termes : « Un pays aussi vaste que la Russie, aussi riche de ressources de toutes sortes et aussi peu peuplé, ne devrait pas exister. »

Tout est là.

Anonimo ha detto...

Io penso che però il punto da sottolineare nella crisi ucraina sia un altro. Se qualcuno considera Putin una sorta di “difensore della cristianità” contro i “barbari globalisti” e vorrebbe che davvero conquistasse tutta l’Europa fino a Lisbona, è giusto dire a questo qualcuno “ti sbagli di grosso”. Basta vedere come vengono trattate le chiese cattoliche nei territori conquistati dalla Russia (Crimea in primis) e tra l’altro la stessa cosa capita in Ucraina nei confronti delle chiese ortodosse legate ai russi. Il punto però come dicevo è un altro: siamo veramente a un passo dal pericolo di guerra nucleare e conseguente auto-annientamento, quindi criticare Putin vuol dire alimentare la propaganda bellicista dei guerrafondai alla Macron che sono pronti a mandare truppe proprie scatenando un’escalation dalle conseguenze allarmanti.

Io credo sia invece importante sganciarsi dalla propaganda atlantista che mira alla continua demonizzazione di Putin, non perché lui sia in realtà un santo a differenza di come viene dipinto, ma per trattarlo per quello che è, cioè un capo di stato che cerca di fare gli interessi della sua nazione. Certamente è un capo di stato autoritario e privo di scrupoli, ma nella crisi ucraina ha dalla sua alcune ragioni. Non è solo lui che non vuole avere i missili nucleari NATO ai confini della Russia, sono pure io che non voglio e non lo vogliono tutte le persone sane di mente che non aspirano a crepare in un olocausto nucleare. Le garanzie di sicurezza che chiede la Russia sono garanzie per la sicurezza di tutti, visto che una guerra tra due superpotenze nucleari dovrebbe essere qualcosa di detestabile per tutti. Ma se succedesse qualsiasi disguido e si sospettasse un imminente attacco? Cosa potrebbe capitare? Già in passato c’è stato questo pericolo. Davvero vogliamo una Russia costantemente tesa e paurosa nei confronti di un attacco nucleare NATO ai suoi confini? Una Russia in perenne sindrome d’accerchiamento? Senza contare poi tutta la questione dei russofoni che vivono in grandi quantità in Crimea e nel Donbass, io non voglio che venga loro fatto quello che è stato fatto agli armeni del Nagorno-Karabakh. Allora si critichi pure Putin per le ragioni per cui dev’essere criticato, ma si critichi anche tutto l’establishment occidentale che della guerra in Ucraina è responsabile tanto quanto lui a causa di un atteggiamento provocatorio e sconsiderato che mira soltanto a difendere la propria egemonia mondiale sulla pelle del popolo ucraino e tra poco forse sulla pelle di tutta l’umanità.

Beatrice

Anonimo ha detto...

L'articolo interessante è quello di don Samuele Cecotti su l'impero del male.

Anonimo ha detto...

Evidentemente Padre Livio ha visto quelle trasmissioni televisive in cui uno dei giornalisti televisivi piu' caro a Putin, tal Soloviov se non vado errato strillava che eravamo noi occidentali ad essere l'Anticristo.
Successivamente e' emerso che il suddetto signore conosceva bene l'Occidente per essere il felice proprietario di una villa sul lago di Como contigua a quella di Clooney.

Silente ha detto...

Mettiamo in fila i fatti. L'Ucraina non è mai stata, nei secoli, una nazione e la lingua è considerata dai linguisti poco più di un dialetto russo. Il 40% degli "ucraini" è russofono. L'espressione "le Russie" comprendeva la "Grande Russia", la "Piccola Russia", l'Ucraina appunto, e la "Russia Bianca", la Bielorussia. La Crimea venne liberata dai Russi nel 1783 dal feroce dominio tataro-musulmane. Tutto l'est e il sud è sempre stato russo, russissimo.
Ai giorni odierni la crisi è iniziata nel 2014 quando il presidente ucraino russofilo Janukovic venne defenestrato da un colpo di stato organizzato dagli USA e da Soros (lo stesso Soros se ne è vantato). Poi è iniziata la persecuzione dei russi al sud e all'est del paese, con bombardamenti sul Donetsk che fecero più di 14.000 morti. Molti ricorderanno la strage di Odessa, quando quasi un centinaio di manifestanti filorussi vennero bruciati vivi in un edificio da militanti nazionalisti. A proposito di Nato: Bush si era impegnato con la Russia, in cambio dell'accettazione della riunificazione tedesca, a non espandere l'alleanza atlantica al di là della Germania. Abbiamo visto come è andata a finire: con la Nato arrivata "ad abbaiare alle porte della Russia". Il guitto Zelensky era stato eletto con un programma di riappacificazione con la Russia e invece ha continuato l'aggressione genocidiaria ai russi d'Ucraina, ha messo fuorilegge 11 partiti d'opposizione, chiuso media filorussi, fatto assassinare politici e deputati dell'opposizione, giornalisti e attivisti contrari alla guerra.
Milioni di ucraini sono fuggiti in altri paesi per evitare il conflitto e la leva obbligatoria.
La mancanza di soldati è così grave che il regime di Zelensky organizza retate nelle strade per rastrellare uomini di tutte le età da avviare al fronte.
Le sciagurate sanzioni alla Russia si sono ritorte contro di noi: una parte non indifferente dell'inflazione è stata causata dal prezzo quintuplicato del gas rispetto a quello che pagavamo alla Russia. In compenso il PIL russo cresce con una percentuale superiore a quella della UE. Una feroce persecuzione della Chiesa Ortodossa è in corso in Ucraina, ordinata da Zelensky: preti e fedeli arrestati, chiese occupate. Sono arrivati alla grottesca decisione di spostare al 25 dicembre il Natale ortodosso: caso unico di atlantismo liturgico.
Checché ne dica l'intellettuale americano della TFP, in Russia la famiglia e la morale sono protette dalle aggressioni che invece vediamo nell'Occidente invertito e soggetto alla dittatura della "woke culture".
Allora, chi è l'aggressore e chi è l'aggredito?
Silente

Anonimo ha detto...

Sia l'articolo che i successivi commenti risentono del fatto che nessuno dei partecipanti al dibattito scrive con diretta cognizione di causa della situazione nei due paesi in conflitto. Per l'autocrate di Mosca l'avere eliminato ogni forma di dissenso è motivo di orgoglio. Gli avversari sono morti o in esilio all'estero.
Vladimir Kara Murza è prigioniero a 3000 km. da Mosca. Il suo delitto? Aver criticato le forze armate .
Ma non e' questo tipo di critica lo sport abituale delle nostre aule parlamentari ?

Gian ha detto...

Mi ritrovo pienamente nelle parole di Silente (15 marzo, 2024 20:46). La storia come ci è stata narrata deve essere rivista, e lo sarà certamente. Se Vlavimir Putin ha un merito è di aver impedito il saccheggio che le élite occidentali avevano prontamente cominciato a praticare al crollo dell'Unione Sovietica. La sua denuncia nell'ultima intervista sul "miliardo d'oro" che negli ultimi cinque secoli si è riempito la pancia di carne umana e le tasche di denaro, un ballo di vampiri che deve finire, ha l'amaro sapore della verità storica. L'impero del male è quello che ha un bilancio annuale sull'industria delle armi che supera quello del resto del mondo e basi militari sparse ovunque.

Anonimo ha detto...

Cit. Antonio Margheriti
NOTA FRANCESE - "LA RUSSIA NON DEVE VINCERE"
(riflessioni sull'immaginazione)

Effetto domino: prima parla Putin (che cerca di tendere la mano) seguito a ruota da Medvedev (che fa il poliziotto cattivo), quindi la risposta europea (ed arriviamo a Macron).
Dunque.
Si potrebbe condensare mezz'ora di parole in un "pentagono" di espressioni chiave (in basso):

1 - "La Russia non deve vincere"
2 - "Dobbiamo rimuovere i limiti di azione a ciò che si può fare"
3 - "Non dobbiamo essere deboli"
4 - "L'Europa sarà ridotta a uno zero politico"
5- "Non siamo pronti a mandare truppe, ma potremmo farlo"

Futile sottolineare come l'ingenua risolutezza (i primi 3 punti) e l' imbarazzante contraddittorietà (il punto 5...) dell'elenco si prestano magnificamente a reazioni di perplessità tra i più e aperto dileggio tra i meno indulgenti.
Lo spettacolo è talmente inadeguato - a detta di chi scrive, in primo luogo - che per spirito di pietà anzichè accodarmi alla derisione, cercherò di spezzare una lancia - almeno una - per l'Eliseo.
Quello di MACRON è un ruolo storico difficile, senza mezzi termini nel senso che deve interpretare un ruolo del tutto immaginario.
Il ruolo di un leader che non esiste, ossia quello di una superpotenza europea, che dovrebbe esistere (in prospettiva atlantista), ma che di fatto non c'è.
In una prospettiva "atlantica" è infatti essenziale che sia un leader europeo a esporsi e far sentire la propria voce per l'Ucraina: gli USA con tanti fronti aperti non possono impegnarsi direttamente nel vecchio continente rendendosi quindi vitale per loro che sia l'EUROPA stessa a muoversi.
L'ideale assoluto - per Washington - sarebbe portare avanti l'intero confronto con il Cremlino attraverso l'UE, unita, armata, galvanizzata (le cui energie complessive, ad incanalarsi - come nel 1941 - in una specie di BARBAROSSA 2.0, per intendersi...).
La discrepanza in questo quadro ideale/distopico è proprio l'assenza ontologica di quest'ultima: non esiste una cultura "guerriera" nella comunità europea forgiata nelle generazioni post-belliche, la quale al contrario è una creatura che ideologicamente si poggia sulla soppressione di qualsiasi velleità di potenza del vecchio continente (cosa che la stessa Washington voleva del resto), nè esiste di fatto una vera forza armata europea a parte la NATO che però è in realtà sovra-europea in quanto a guida americana che non può e non vuole esporsi direttamente sul campo.
Macron si trova quindi a impersonare una figura fantasma nel contesto europeo, ossia quella del leader di un macchina da guerra (?!) un ipotetico DeGaulle (non arriviamo a Bonaparte), la cui esistenza tuttavia non è prevista dalla mentalità europea degli ultimi 50 anni. Il presidente di Francia quindi, nei suoi discorsi dice e NON dice... minaccia, ma senza essere preciso, EVOCA tutto e più senza andare nel dettaglio, sposta sullo scacchiere divisioni e reggimenti che non esistono.
Cerca - disperatamente - di preparare, convincere all'impegno bellico un'opinione pubblica che non vuole saperne: una società benestante e pacificata da 70 anni che non concepisce più guerre come nel 1914 e nel 1940 e nemmeno si immagina di essere coinvolta nel vespaio ucraino o alzare il budget della Nato (tantomeno contribuire ulteriormente ad una neo-armata europea). La prima trincea che Macron e i leader europei devono affrontare e quella a casa propria, dell'opinione pubblica contraria, assai prima che andare nelle trincee del Donbass e Zaporizha (...).
Il funambolismo macroniano è fin troppo comprensibile alla luce di tutti i punti elencati.

Anonimo ha detto...

Segue
CONCLUDO.

Uno tra i punti di Macron attira maggiormente la mia attenzione, ovvero quando parla del ruolo d'Europa che "rischia di essere ridotto a zero".
Gli altri punti dell'elenco passano dall'ingenuo al criptico e contraddittorio, ma questo - tra tutti - è quello tragico: chi parla vorrebbe mobilitare l'Europa contro la Russia per evitare l'annullamento di significato geopolitico, stando a quanto dice. Il vero dramma invece, sta nel fatto che l'Europa non rischia affatto di essere ridotta a nullità dal Cremlino, dal momento che è GIA' ridotta ad uno zero come la crisi ucraina ha definitivamente provato. Esistesse per davvero un'Europa-potenza (come soggetto indipendente da Washington), la crisi ucraina non sarebbe mai deflagrata a questo punto, per tante ragioni di fondo (...).
Ma tale Europa esiste solo nell'immaginazione: al suo posto abbiamo invece la pantomima televisiva dove si è esibito il presidente di Francia.
(desolato).

Anonimo ha detto...

#Macron vorrebbe mobilitare l'Europa contro la Russia....

Ma la Russia è Europa, pur nelle sue peculiarità storiche.
Non provo alcuna affinità, come cattolico, italiano ed europeo, con un personaggio come Macron, e ciò che rappresenta. Non provo alcuna affinità con l'ambasciatore statunitense in Ungheria, e chi rappresenta, che ha fatto un discorso tra il ridicolo e il tragico ostile al governo ungherese di Orban, uno dei pochissimi fari nelle tenebre dell'Europa attuale. Non provo alcuna affinità con l'unione europea (va scritta in minuscolo, perché così è), che si appresta a divenire una nuova unione sovietica se il popolo non si sveglia. Non provo alcuna affinità con l'anglosfera, come sottolinea don Samuele Cecotti, divenuta coacervo di perversioni incontrollabili.
Si può essere contro questo mondo, senza essere filoputiniani ma semplicemente cristiani.

Anonimo ha detto...


Noterella di un lettore sull'Ucraina

-- Che l'Ucraina non sia mai esistita come nazione non è vero. Silente si sbaglia. È la tesi dei russi, ma non è esatta.
L'Ucraina (=zona di confine, kraina) ha cominciato a prender confusamente forma, come sentimento ancora generico di una nazionalità, al tempo dei cosacchi (kosak, bandito, in turco) popolazioni nomadi e guerriere, composte anche da russi fuggiaschi (proscritti, servi della gleba fuggitivi), che hanno combattuto per secoli contro turchi, tartari, polacchi e anche russi per esser indipendenti, alleandosi ora con l'uno ora con l'altro, a seconda. Nel Seicento si misero sotto la protezione dello zar che garantiva loro una larga autonomia, poi non concessa (nota bene). Famose furono due grandi ribellioni cosacche del passato: quelle di Pugaciov e Stienka Razin, finite ovviamente in spaventosi massacri.
La Russia occupò la Crimea nel 1786, togliendola ai tatari, cominciando a colonizzarla. L'Ucraina fu poi assorbita nell'impero russo, nell'espansione di questo verso Ovest (verso i paesi baltici, la Polonia, la Romania e gli Stretti a sud). Con la sconfitta russa nella Grande Guerra l'Ucraina si rese indipendente ma poi i bolscevichi la recuperarono dopo feroci guerre civili (vedi 'La guardia bianca', di Bulgakov). Poco dopo ci fu l'Olodomor, la crudele politica staliniana contro gli agricoltori ucraini forzati alla collettivizzazione per favorire lo sviluppo accelerato dell'industria pesante. Milioni di morti, uccisi o per fame. Questa tragedia non è stata dimenticata dagli ucraini.
Sotto i nazisti, l'Ucraina cercò di nuovo di rendersi indipendente, senza successo, data la miope e ostile politica di Hitler anche nei confronti degli slavi, tant'è vero che in Ucraina si sviluppò un grande movimento partigiano.
Scomparsa l'Unione Sovietica, l'Ucraina si è resa di nuovo indipendente. Insomma, parleranno anche un dialetto russo ma l'Ucraina come realtà di popolo che si sente nazione esiste e non può essere ridotta alla "piccola Russia" di un tempo, come vorrebbe Putin.
IL problema è: c o m e può essere indipendente l'Ucraina? Sicuramente non in modo ostile alla Russia, data la sua posizione geografica.
Questo è stato il grande errore americano: espandere al massimo la Nato ad Est (contro l'impegno, solo verbale, di non farlo) ed infine organizzare un forte esercito ucraino apparentemente a fini solo difensivi ma in realtà in grado di impegnare la Russia in una guerra di logoramento con la speranza (fallace) di far crollare il regime. Un errore di calcolo incredibile, se anche si considera il fatto che la Russia è una potenza nucleare. I russi hanno detto e ripetuto che, se messi in pericolo di sopravvivenza come nazione, userebbero le atomiche. Una minaccia che non sembra dir nulla ai politici occidentali, tranne pochissimi.
La situazione purtroppo appare bloccata: le condizioni di Zelenski per un negoziato di pace sono improponibili (la Russia dovrebbe sgomberare tutto il territorio occupato e Putin e i suoi dovrebbero esser giudicati come criminali di guerra). Zelenski parla come se avesse vinto la guerra. La Russia non sembra al momento in grado di effettuare uno sfondamento risolutivo. Forse in estate? Difficile dire.
La situazione potrebbe migliorare solo se alcuni governi europei si ribellassero all'impostazione americana per imporre negoziati di pace ragionevoli. Ma mancano i governanti europei di personalità, di cultura politica e storica, di fegato. Sono anche prigionieri della retorica democratica.
MIles

Eterno Padre storna da noi ogni male.. ha detto...

INTERVISTA A TOVAGLIERI
«Case green: sminate due trappole, ma l'Europa ci lascia al verde»
https://lanuovabq.it/it/case-green-sminate-due-trappole-ma-leuropa-ci-lascia-al-verde

Anonimo ha detto...

Ieri, stando a quanto riportano i giornali, si è verificato un episodio di contestazione all'Università "Federico II" di Napoli, dove alcuni gruppi studenteschi avrebbero ostacolato la possibilità del direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, di parlare in pubblico.
La ragione di questo dissenso sarebbe stata la posizione della testata a supporto prono delle ragioni di Israele nell'attuale conflitto israelo-palestinese.

Rimarchevole, rispetto a questo episodio, la presa di posizione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha diffuso una nota con il seguente monito: occorre «bandire dalle università l’intolleranza».
E ha spiegato:
«Con l’università è incompatibile chi pretende di imporre le proprie idee impedendo che possa manifestarle chi la pensa diversamente».

Ora, assumiamo, per il piacere della conversazione, che quanto riportato dai giornali corrisponda al vero (occasionalmente capita).

Se così stanno le cose, non posso che felicitarmi per le parole del Presidente, che affermano un principio fondamentale con cui non potrei essere più d'accordo.

Dall'università va bandita ogni intolleranza, ed è incompatibile con il senso storico dell'istituzione universitaria la pretesa di imporre le proprie idee ostacolando l'espressione di chi la pensa diversamente.

Le parole, salvo che nel caso limite in cui hanno un senso performativo (come quando si grida "al fuoco" per diffondere il panico o si incita una folla ad un'azione violenta) sono veicoli di riflessione e come tali non c'è mai nessuna ragione in un contesto democratico per bandirle o sanzionarle. Questo vale anche, e a maggior ragione, quando l'oggetto di una tesi possa apparire di primo acchito già risolto in un giudizio consolidato, anche quando la tesi esposte sono correntemente minoritarie, o denigrate.

E dunque sarebbe bello che questo principio, eloquentemente richiamato dal Presidente, venisse preso sul serio e valesse su ogni argomento.

Dovrebbe valere, per dire, anche se vengono chiesti spazi per ospitare giornalisti o intellettuali che spiegano le ragioni della Russia nell'attuale conflitto per procura con la Nato e non dovrebbe succedere che, com'è come non è, questi spazi vengono negati anche semplicemente se qualcuno ha il passaporto russo, mentre diventano magicamente disponibili per personaggi che hanno già una eco mediatica alquanto rilevante, tipo Molinari.

Dovrebbe valere per scienziati o intellettuali che criticano, o criticavano quando la questione era più pressante, la condotta catastrofica del governo italiano nella vicenda pandemica.

Dovrebbe valere per voci discordanti su temi che, stando alla nostra stampa, sarebbero in cima alle preoccupazioni della civiltà contemporanea come la cosiddetta "ideologia gender" o il cambiamento climatico ad origine antropica, ecc. ecc.

Ecco, dunque non posso che ribadire il mio caloroso sostegno alle parole del presidente Mattarella, ed augurarmi che si riconominci a prendere sul serio il rispetto di questo principio di pluralismo e libera espressione. Ovunque nella società, a partire dalle istituzioni di istruzione superiore. Giacché - e questo forse al nostro Presidente è sfuggito - tale principio è violato con impressionante frequenza da anni.
Cit. Andrea Zhok

Anonimo ha detto...

Appunti sul neoconservatorismo-tradizionalismo italiano

Nei commenti si è rilevato che l'articolo di Mr. Horvat, mirante a stabilire una posizione equilibrata nell'attuale dibattito, riflette le posizioni di quel neocon di matrice ideologica "brasiliana", fondato cioè sull'antitesi manichea Rivoluzione-Controrivoluzione, elaborata dal dr. Plinio. Ricordo che questa antitesi era un cavallo di battaglia e un dogma ideologico di Robespierre.
Chiuso l'inciso. Qualcuno ha ricordato che il prof. de Mattei, fortemente avverso a Putin, condivide le posizioni filoamericane dei neocon, in quanto esse difendono, nonostante tutto, la democrazia occidentale, avariata finché si vuole ma ancora operante. Questo riferimento offre lo spunto per alcune rilessioni sui simpatizzanti italiani dei neocon, legati tuttavia alla visione del mondo del tradizionalismo, che va in senso contrario alla democrazia liberale, anche classica.
Infatti, i tradizionalisti italiani privilegiano ideologicamente la monarchia e nella sua forma imperiale quale forma di governo perfetta per una società autenticamente cristiana, come quella che si vorrebbe far rinascere.
La restaurazione del cristianesimo nella forma dell'impero che fu come si concilia con la difesa della democrazia liberale classica (non di quella woke, ovviamente)? INoltre, come si concilia con l'idea di una Patria italiana, a prescindere dalla sua forma di governo?
Per loro, l'Italia deve tornare ad esser frammentata provincia di un impero, per rinascere, come ai tempi degli Asburgo. Deve tornare a non-essere, come Italia.
Così abbiamo i nostalgici dell'impero asburgico che praticano il culto del Beato Carlo, eccellente padre di famiglia cattolico ma piutosto modesto come politico e capo militare, sperando in qualche modo nel ritorno dell'impero nel ramo asburgico austriaco. Inoltre abbiamo i nostalgici dell'impero asburgico del ramo spagnolo, i carlisti o neo-carlisti, che cercano di monopolizzare il legittimismo italiano e propugnano il ristabilimento di un impero di tutte le Spagne come quello di Carlo V nel quale, dicono, l'Italia era felice provincia (nel milanese, napoletano e marchesato di Finale ligure) anzi, non provincia ma "federata" in quanto "ispanica" alla Castiglia dominatrice, federata con una sua "politica parallela". Della quale politica "parallela" (rispetto a Madrid) la storia non mostra traccia a meno che non si voglia gabellare per politica parallela l'autonomia locale relativa che Madrid doveva per calcolo riconoscere al multiforme composito che era il suo vastissimo impero.

I tradizionalisti "ispanici" scrivono "napolitano", con la -i, come si scriveva ai tempi dei Borboni e non usano il nome "Italia" bensì quello di "penisola italica", essendo per loro l'Italia da ritenersi una espressione geografica. Almeno Metternich usava il nome "Italia", nome antichissimo, registrato dalla più antica storiografia greca.
Naturalmente, scrivono sempre Risorgimento con la minuscola e in genere "cosiddetto risorgimento". Hanno in Italia delegati del pretendente borbonico attuale al Regno di Spagna e sono molto attivi sul piano culturale, gettando benzina sul fuoco del secessionismo meridionale, alimentato da tutta una pubblicistica notoriamente faziosa e manichea. Non so se hanno delegati anche nella Franca Contea (Borgogna, Lorena) e nelle Fiandre (Belgio), per riportarle un domani all'impero "ispanico".
A mio modestissimo avviso, siamo nel campo dell'irrazionale politico più completo, disinvolto interprete ad usum delphini dei fatti storici. E sarebbe questo il contributo di un pensiero cattolico autenticamente tale per risolvere la presente crisi? Il defunto passato "imperiale" dovrebbe esser rivissuto in chiave puramente ideale, estraendone il positivo quale patrimonio di valori (virili e cattolici) capaci di stimolare la nostra rinascita.
PP

Anonimo ha detto...

Ottimo intervento. Ma bisogna ricordare che questa purtroppo è anche una guerra di religione. E che i prossimi 40 giorni saranno decisivi in tal senso. Infatti questa è una guerra sulla data della Pasqua.
Quest'anno la distanza tra le due Pasque, quella latina e quella ortodossa sara' massima. La quaresima ortodossa inizierà lunedì prossimo, 18 marzo per terminare il 7 di Maggio. Tra 2 settimane cadra' invece la Pasqua latina.
Il cammino Ecumenico di Bergoglio prevedeva la scelta di una data fissa per la celebrazione della santa Pasqua. Lo disse chiaramente gia' nel 2015.
E in Ucraina si combatte praticamente chiesa per chiesa. Tra la giurisdizione di Mosca, quella di Istambul e gli uniati dipendenti da Roma.

Silente ha detto...

Anonimo delle 16:18 sostanzialmente mi da ragione. Non ci fu mai uno stato ucraino fino al periodo della guerra civile tra rossi e bianchi: si formarono repubblichette provvisorie poi scomparse nei gorghi della storia successiva. Il dialetto ucraino, scrive il linguista Francisco Villar, è una varietà del grande-russo, come il bielorusso, e solo nell'Ottocento acquisì una dignità letteraria, peraltro modesta, sulla scorta delle mode romantico-nazionaliste. Comunque, tutto l'est e il sud dell'attuale Ucraina sono russofone (rectius: semplicemente russe) compresa la splendida città di Odessa, fondata dai russi e costruita da architetti italiani. Insomma, da quando esiste, è sempre stata parte della Russia. L'ovest è composto da parti polacche, magiare e rumene. L'Ucraina, come stato, nasce col crollo dell'URSS. Puntualizziamo ancora: la tragedia dell'Holodomor, che fece milioni di morti, ucraini e anche russi, è da iscriversi nella lotta dei bolscevichi contro la proprietà agricola dei cosiddetti "kulaki", piccoli contadini, ucraini e russi. Non fu voluta genericamente dai russi, ma dai comunisti, russi e ucraini, per colpire gli agricoltori, ucraini e russi.
D'accordo sul quanto d'altro scrive anonimo.
Silente

Lorenz ha detto...

Non si capisce se questo commento è uno scherzo. Sembra voler invertire e scambiare le rispettive caratterizzazioni storiche dei russi moscòvici e di quelli ucraini. È vero infatti che la lingua oggi detta ucraina è la più conservativa tra le lingue slave, e discende direttamente dal vero russo altomedievale. Mentre la lingua moscòvica, oggi detta convenzionalmente russa, è il prodotto proprio essa di un idiotismo periferico di quello che invece era il vero russo quale antico ucraino, però allora questo riadattato e arricchito dunque nel russo moderno attraverso una poderosa operazione curiale di apporto di prestiti terminologici dalla lingua ecclesiastica slavonica di per sé di antica matrice bulgara. Dove infatti l'impronta romantica e, in tal senso artificiosa, riguarderà appunto la genesi del russo attuale e non certo del cosiddetto ucraino. Quando che anzi, sempre nel XIX secolo, nel frattempo la dominazione zarista vietava l'impiego letterario dell'ucraino, cioè dell'autentico russo antico, per sostituito negli usi letterari ed ufficiali con tale rinnovata lingua zarista cui da allora si tende ad attribuire - secondo quindi una forzatura di regime - la denominazione inedita di lingua russa. Da tutto questo è già facile capire di come sia quindi surreale dire che l'ucraina sia un'entità nuova, visto che al contrario la vera russia antica è la vecchia ucraina, e non quella che oggi si pone come russia: la quale poi della vecchia ucraina, ossia, della Rutenia o, Rus di Kiev, ne era piuttosto essa stessa la sua periferia estrema, almeno sino al XVI secolo.

Anonimo ha detto...

Padre Livio ormai da un pezzo non è più credibile, nel 2020 leggeva paro paro il libro di Tritto sui falsi va&&&ni, salvo poi svoltare a U e farsi paladino del siero di amore, poi ormai ha stancato con la gospa e discorsi a vanvera, si può solo essere indulgenti colla sua età ormai avanzata, Macron esegue ordini come da mandato, si fa forte di avere l'atomica di suo, mentre tutti gli altri euroinomani, noi compresi, sono imbottiti di testate atomiche che non potranno mai neppure vedere, non solo usare, in quanto proprietà degli USA/UK e sotto strettissimo segreto militare, quindi che fare? Pensare di vincere su tutta la linea non è cosa per entrambi, USA UK NATO e RUS, si deve arrivare ad un compromesso salva capra e cavoli, cosa non facile, VZ quando non servirà più verrà eliminato in qualche modo, fosse furbo dovrebbe avere più di un piano B per sfangarla, se a Fatima la Madonna insistette tanto sulla Russia un motivo più che valido ci sarà, ma a noi ancora sfugge.

Anonimo ha detto...

Tutti i mali presenti sono da addebitarsi alla Rivoluzione. Le opere del conte Emmanuel Malynsky illustrano molto bene il processo rivoluzionario; esse sono state ristampate dalle Éditions Saint Rémi (Cadillac, France). La più famosa, composta insieme al visconte Léon de Poncins, - La guerra occulta - si trova anche in lingua italiana per le Edizioni di Ar (dove sono disponibili pure Fedeltà feudale e Il proletarismo). La missione del popolo di Dio, consta di venticinque volumi, se ben ricordo, e merita grande attenzione. Per uscire dall'attuale situazione occorre avere una chiara visione del passato, evitare di sognare restaurazioni impossibili (Francesco V di Modena e Carlo I d'Asburgo non risorgeranno di certo dalla tomba), ma anche evitare la pretesa di conciliare Cristo e Belial, la Rivoluzione e la Tradizione. Ogni compromesso con l'errore è funesto. Abbiamo visto dove ci ha portato il Concilio Vaticano II con il suo "aggiornamento". Le ottanta proposizioni condannate dal Sillabo, e l'ultima in modo particolare, che tutte le riassume, sono sempre valide e attuali e non le ho scritte io. L'impresa di un raddrizzamento dell'attuale situazione non è impossibile, e la riforma deve incominciare da noi stessi, che siamo chiamati a cooperare con la Provvidenza Divina, senza aspettare con le mani in mano il Suo miracoloso intervento. In generale, sostenere movimenti, gruppi, capi di stato apertamente o velatamente nemici di Cristo e della Croce non è ammissibile. Dall'americanismo (condannato da Leone XIII per certi aspetti, con un'enciclica, a tempo suo) non è nato nulla di buono. È inutile e ridicolo continuare ad agitare lo spauracchio dell'URSS, che non esiste più. Nella Russia attuale, dopo gli anni Elstin, le chiese vengono ricostruite, mentre per esempio in Francia le statue del Signore, di Maria e dei Santi vengono sbullonate, i cattolici picchiati dagli Antifa. Allora, dov'è attualmente il comunismo? La tracotanza dei nemici di Cristo non vincerà, bensì verrà umiliata in modo esemplare. Di questo ne abbiamo la certezza. Il Signore è fedele alle Sue promesse. Lo ripeto: schierarsi dalla parte di certi attuali capi di stato cocainomani, guerrafondai, promotori di gravi disordini che gridano vendetta al cospetto di Dio e nel contempo dichiararsi cattolici tradizionali (da burla) significa semplicemente attendere sicura, umiliante sconfitta. Il Signore, peraltro, è un gran Signore e non tira nessuno per la manica. A noi la scelta!

Anonimo ha detto...

Seconda o terza generazione. Parlo di ucraini rifugiati in Franciadopo la rivoluzione e, oggi, francesi a tutti gli effetti. Eppure hanno fatto studiare ai loro figli la lingua ucraina e hanno mantenuti rapporti stretti con i parenti ormai lontani, rimasti in Ucraina. Han fatto studiare l'ucraino, non il russo .

Gederson Falcometa ha detto...

"A che cosa si dovrebbe convertire la Russia? Alla chiesa conciliare, serva del globalismo arcobaleno più sfrenato? Nel caso, la Russia correrebbe verso il precipizio al pari di tutto l'Occidente!"

Me sembra che è passaram l'ora di fare una revisione dell'interpretazione del messagio di Fatima. Associazione come la TFP defendono ancora oggi che sia Putin o la Russia sono comunista. Questo è notoriamente falso! Inoltre la Madonna ha detto che se la Russi non fosse consacrata i suoi errorI se spaglierebbe per il mondo. I due errori che hanno un pieno dominio sull'occidente sono degli errori del zionismo e quello dei chabad lubavitch. Ambedue sono nati nella Russia!

Pienamente d'accordo con l'Anonimo. Prima di pregarem per la conversione della Russia c'e bisogno di pregare per la propria conversione della chiesa conciliare!

Anonimo ha detto...


L'opera di Malinsky e de Poncins, La guerra occulta, citata in un commento, non è un testo attendibile, visto che crede nella autenticità dei 'Protocolli dei Savi di Sion', il noto falso fabbricato dalla polizia zarista.

Anonimo ha detto...

Tutte le opere del conte polacco Emmanuel Malynsky sono attendibilissime in massimo grado perché dicono la verità. Se non lo fossero, lei non si preoccuperebbe affatto di denigrarle suonando il solito disco rotto dell'antisemitismo. Le ricordo che, nellURSS, chiunque fosse scoperto in semplice possesso di una copia dei Protocolli era passibile dell'arresto e della pena di morte. Come mai tanta severità, se si tratta di un falso? San Massimiliano Maria Kolbe, Martire ad Auschwitz, credeva nell'autenticità di quel testo, lo stampava nella sua tipografia, e lo diffondeva. Sull'argomento è utilissimo il volume di Padre Antonio di Monda, FI: Con l'Immacolata contro massoni e "nemici" della Chiesa, Casa Mariana Editrice. Leggendolo, vedrà che il pensiero del Santo coincide con quello del conte polacco e del visconte francese L. de Poncins.

Anonimo ha detto...


Il testo dei 'Protocolli' l'ho letto, a suo tempo. È aria fritta.
Le consiglio di leggere: Sergio Romano, "I falsi protocolli". Il "complotto ebraico" dalla Russia di Nicola II a oggi, Corbaccio, 1992, pp. 220. Dovrebbe potersi ancora reperire.

Il libro riporta il testo dei Protocolli, preceduto da un'introduzione assai ampia sulla loro diffusione e sul loro uso. Il manoscritto originale non esiste. Romano pubblica l'edizione che pubblicò G. Preziosi sulla base di un'edizione inglese del 1920, con correzioni varie.
Le porto un esempio delle fesserie dette nei Protocolli. Al prot. XVI si dice, ad un certo punto: "Invece di far studiare i classici e la storia antica, che contengono più esempi cattivi che buoni, faremo studiare i problemi del futuro". Deduzione ovvia: gli ebrei volevano sabotare gli studi dei classici antichi. Gli "ebrei", quali ebrei?
Ebbene, se si va a controllare, si nota che c'è stato un discreto numero di illustri storici dell'antichità ebrei. In Italia ricordo Arnaldo Momigliano, che scrisse persino un articolo sul perché gli intellettuali ebrei erano attirati dalla storia romana, dall'antica Roma come campo di studio. Lei sa chi era Arnaldo Momigliano? Fu uno dei più importanti nostri storici dell'antichità. La madre fu deportata ad Auschwitz, dove morì. Inizialmente era fascista o filofascista, come molti altri ebrei italiani. Ricordo anche Mario Attilio Levi, storico dell'antichità romana e greca. Ho sui miei scaffali un suo libro: "Nerone e i suoi tempi", Cisalpino Goliardica, Milano, 1973, un testo veramente eccellente. Notevole anche il suo "La lotta politica nel mondo antico", Mondadori. Levi era messo al bando nell'ambiente accademico perché si diceva che nonostante le leggi razziali mussoliniane fosse rimasto "fascista", almeno per certi aspetti.
Citare come autorità scientifica un santo come Padre Kolbe, non è corretto. Nelle cose secolari anche i santi possono sbagliarsi. Noi cattolici non accettiamo i valori del giudaismo postcristiano ma la critica al giudaismo va fatta con cognizione di causa non sulla base
di una pseudocultura per di più a tinta irrazionale.

Gederson Falcometa ha detto...


"All’epoca del Congresso di Basilea (1897), il censimento dell’Impero russo contava cinque milioni e duecentomila ebrei, di cui quattro milioni nella zona di residenza tra Lettonia, Lituania, Polonia, Bielorussia, Ucraina. Sin dall’inizio il gruppo russo apparve come una forza centrale nel movimento sionista mondiale, tanto da influenzare in seguito la definizione delle istituzioni dello Stato ebraico sulla base di quelle dell’Europa dell’Est. I suoi membri, appartenenti a tutte le principali correnti del sionismo, costituivano circa la metà dei delegati del Congresso ed erano i più attivi, comprendendo, tra coloro che avevano preso parte alla prima aliyah, figure culturali come Ahad Ha’am ed Eliezer Ben Yehuda, religiose come i primi rabbini che legittimarono il sionismo e politiche come Chaim Weizmann, futuro primo presidente dello Stato d’Israele". Alle origini del rapporto fra Russia e Israele: l’età della reazione e il contributo russo alla nascita del sionismo - https://lospiegone.com/2020/10/14/alle-origini-del-rapporto-fra-russia-e-israele-leta-della-reazione-e-il-contributo-russo-alla-nascita-del-sionismo/

Da leggere:

"Il sionismo occidentale, guidato da Herzl, insistendo per la rapida creazione di uno Stato laico come soluzione all’antisemitismo dilagante in tutta Europa in seguito all’Affare Dreyfus (1894-1906) , era inizialmente disposto ad accettare compromessi quali aree poco popolate dell’Argentina o dell’Uganda, suggerite dalla Gran Bretagna. Il sionismo russo, guidato da Weizmann, si scoprì invece più nazionalista e orientato al ritorno a Sion, una patria legittimata da ideali storici e religiosi, oggetto di continuo flusso migratorio nei secoli come meta di pellegrinaggio e ricongiungimento familiare'. Alle origini del rapporto fra Russia e Israele: l’età della reazione e il contributo russo alla nascita del sionismo - https://lospiegone.com/2020/10/14/alle-origini-del-rapporto-fra-russia-e-israele-leta-della-reazione-e-il-contributo-russo-alla-nascita-del-sionismo/

Anonimo ha detto...


Il contributo degli ebrei russi al sionismo.

E con questo? Il fondatore del sionismo, Theodor Herzl era un ebreo di Budapest di cultura tedesca, anzi austriaca, un tipico prodotto della Mitteleuropa. Sua l'intuizione originaria di uno "Judenstaat".
Il sionismo fu comunque un movimento politico alla luce del sole.
I russi si trovarono ad avere un problema ebraico in casa per via della loro ingordigia: nell'avanzare verso Ovest inghiottirono nel Settecento (dopo tre spartizioni) una parte notevole della Polonia, eretta da loro a Granducato di Varsavia, dato in genere ad un fratello dello zar. In Polonia erano concentrati milioni di ebrei, in gran parte in ghetti e villaggi. Ci avrebbe poi pensato l'austriaco Hitler a sterminarli tutti.

Anonimo ha detto...


Errori di valutazione sulla Russia ma anche sull'Ucraina

Non siamo esperti dei problemi dell'Europa orientale e del mondo slavo. Ce la caviamo come possiamo con qualche buon libro di storia e seguendo i media.
L'Errore di valutazione sulla Russia è quello di non considerare la sua legittima aspirazione a non avere un ennesimo Paese nato stavolta in pratica dentro casa, vale a dire un'Ucraina entrata nella Nato. I russi hanno sempre detto che quella era una linea rossa da non oltrepassare, pena gravi conseguenze, politiche e militari. L'Ucraina era armata sino ai denti e pronta ad entrare nella Nato, a giudizio dei russi; quindi, hanno attaccato. Doveva essere un attacco che risolvesse la situazione in poco tempo invece dopo due anni siamo ancora lì. Ma non si tratta ora di disquisire sulle lacune militari dei russi.
L'errore di valutazione di fondo, del quale i media non parlano mai, è stato quello di espandere la Nato il più possibile verso la Russia, e dopo che verbalmente gli americani si erano impegnati a non farlo, nel 1989. Una politica folle tanto più in quanto accompagnata dal desiderio di far cadere il regime (di fatto dittatoriale) di Putin con questa campagna militare. Ci sono stati poi altri errori.

Ma anche nel caso dell'Ucraina non bisogna commettere l'errore di credere che non esista oggi una nazione ucraina, che non vuole essere né polacca né russa. Questa nazione esiste e lo ha dimostrato combattendo, finora valorosamente. Il soldato ucraino merita rispetto per quanto ha fatto finora vedere sul campo. Purtroppo, la dirigenza politica ucraina è quella che è. I confini orientali e meridionali (Crimea) della nazione ucraina devono esser stabiliti tenendo conto della presenza delle forti componenti etniche russe nella zona e degli
interessi russi legittimi, ovviamente anche per quanto riguarda la collocazione internazionale della nazione, che deve esser neutrale.
Bisogna però convincersi che una nazione ucraina esiste, con il suo Stato, e che deve esser conservata.
Negli anni venti e trenta nell'Europa occidentale c'erano parecchi esuli ucraini, in genere intellettuali, a Berlino, Parigi e anche a Roma. Ogni tanto qualcuno di loro veniva anonimamente assassinato, indovina da chi.
Chiesero aiuto anche a Mussolini, che poco potè fare, anche quando la guerra contro l'URSS sembrava andare bene (estate del 42) e in Ucraina vi erano più di duecentomila soldati italiani.
Se si aprissero presto seri negoziati di pace, l'Ucraina potrebbe uscire da questa guerra cedendo la Crimea e gran parte del Donbass ma per il resto ancora intatta. Continuando così, invece, con le munizioni che diminuiscono mentre quelle dei russi aumentano del doppio e del tripolo, l'Ucraina rischia di essere travolta dalla massa russa ed interamente occupata.
Miles

Gederson Falcometa ha detto...

"E con questo? Il fondatore del sionismo, Theodor Herzl era un ebreo di Budapest di cultura tedesca, anzi austriaca, un tipico prodotto della Mitteleuropa. Sua l'intuizione originaria di uno "Judenstaat"".

Il sionismo è anteriore a Herzl. Questo se origina nella Russia:

"(3) Poiché non conosceva né il russo né lo yiddish, Herzl non lesse mai nessun libro sionista, compresi quelli scritti decenni prima della sua nascita. Era sicuro di inventare ciò che già gli ebrei russi praticavano. Il primo aliah, che in ebraico significa salire ed è il termine per designare l’immigrazione degli ebrei in Israele, ebbe inizio nel 1881, 16 anni prima del Primo Congresso Sionista, quando Herzl aveva appena 21 anni e non aveva idea di cosa fosse il sionismo. Un totale di 23.000 ebrei, la stragrande maggioranza dell'impero russo, andarono nella Siria ottomana fino al 1903. 11 fatti che bisogna sapere sul primo Congresso sionista e Theodor Herzl, José Roitberg - https://menorah.com.br/11-fatos-que-todos-precisam-saber-sobre-herzl-e-o-congresso-sionista/


"È dalla Russia, infatti, che si diffonde il sionismo, è in Russia che gli ebrei aderiscono alla rivoluzione, è dalla Russia che nasce il mondo ebraico americano, è dalla Russia che arriva in Palestina il ceto dirigente dell’Yishuv e del nuovo Stato". La Diaspora  degli ebrei nel novecento, Anna Foa - https://dokumen.pub/diaspora-storia-degli-ebrei-nel-novecento.html

Herzl è considerato da molti il fondatore del sionismo moderno.

Anonimo ha detto...

Ci sono gli autocrati alla Putin (che governa il più grande stato del mondo, ricordiamolo, con un'estensione geografica senza pari e una lunga tradizione autocratica alle spalle), ci sono i pagliacci che fanno i politici e ci sono i politici che fanno i burattini.
I primi fanno generalmente l'interesse della propria nazione, gli altri l'interesse di un ristretto gruppo elitario.

DENTRO IL CORO. ha detto...

Nel 2022 il Parlamento italiano ha approvato quasi ad unanimità , con il 93% dei voti favorevoli, lo stanziamento di ingenti somme di denaro per incrementare l'armamento delle milizie di Zalensky, stanziate in Ucraina, per combattere contro la Russia di Putin.
Non c'è stato nessuno che ha messo sul piatto il valore della pace, ad esclusione di 25 deputati che si sono opposti.

Le proteste che provengono dal mondo cattolico che anela ad un accordo di pacificazione tra le due parti, non sono state accolte nemmeno con la mediazione del Papa che ha le idee molto precise nel merito di disapprovare una guerra terribile, che si sta pericolosamente espandendo.

Il peso dei cattolici in una fase così delicata, e' insignificante, il loro ruolo politico è stato confinato in un angolo, in modo da risultare irrilevante.

Così la guerra non incontra nessun ostacolo, il NWO ( Nuovo Ordine Mondiale) è soddisfatto del conflitto che potrebbe durare anche tanti anni, senza alcuna prospettiva; sono state anche rispolverate le vecchie ideologie totalitarie che in passato hanno seminato solo morte e distruzione, queste ritornano normalizzate dopo qualche intervento di maquillage estetico.

Se la storia non ci insegna nulla è un vero peccato, ma la colpa è soltanto nostra.

Anonimo ha detto...

Tutti ad affannarsi su Putin, Macron, ecc.
Oggi il problema è più che mai a monte e sta nell'abuso di potere dei vari Schwab, Soros, Gates e via discorrendo.
Come porre sotto controllo questi signori che condizionano la governance democratica in Europa e nel mondo?
Questo è il problema principale accanto all'invasività dei blocchi di potere concentrati nei vari organismi sovranazionali.
Come affrontare questa reale emergenza determinerà il futuro del pianeta.

Anonimo ha detto...


Comunque in questi giorni diversi importanti esponenti del CD (Crosetto, Tajani) hanno detto e ripetuto che l'Italia non ha alcuna intenzione di mandare truppe italiane in Ucraina; hanno ribadito che l'Italia aiuta militarmente (per quanto sta alle sue [modeste] capacità) l'Ucraina a difendersi da una ingiusta aggressione non a vincere la guerra contro la Russia; l'Italia è anzi da sempre favorevole ad una giusta pace nella zona.
Sono parole chiare, pronunciate contro Macron e i suoi rigurgiti di grandeur. L'unica arma italiana di un certo interesse per gli ucraini sembra essere un buon missile antiaereo moderno di fabbricazione italo-francese. Un'arma difensiva, comunque.
È da escludere che il CD voglia inviare truppe in Ucraina. Del resto, agli ucraini più che gli uomini interessano gli armamenti moderni, che cominciano a difettar loro in modo grave, a quanto si dice.
Il punto decisivo della crisi sarà quando (e se) i russi riusciranno a sfondare, grazie ad una superiorità di uomini e mezzi diventata incolmabile, come nel loro stile tradizionale (diventata incolmabile grazie ad un regime economico-politico di guerra, diretto in modo di fatto dittatoriale dal loro capo del governo). A quel punto ci potrebbe anche essere una drammatica richiesta ucraina di intervento in forze della Nato. Allora il rischio di una guerra atomica sarebbe davvero altissimo.
L'appunto che si può fare a questo punto al governo di CD è quello di non insistere nell'istanza della pace, di una pace onorevole da negoziare subito, in termini razionali, che non sono ancora quelli del supposto piano di pace ucraino, come si è letto sui media.
Miles

Anonimo ha detto...

La pace per il riarmo dell'Ucraina e per sferrare il colpo di grazia alla Russia? Vladimir Poutine c'è cascato una volta, ma non credo che ci ricaschi!