Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 21 marzo 2024

Il Modernismo nella Chiesa cattolica. Spunti di riflessione / I

Il nostro caro lettore Catholicus ha elaborato una corposa antologia del modernismo, che pubblicherò secondo la sua suddivisione in parti proprio per la sua ampiezza, difficilmente condivisibile sulla rete. Ho pensato di rendere leggibili le singole parti nel testo originale e  anche scaricabili in formato pdf per chi fosse interessato all'intero contenuto. Inserisco di seguito i relativi link: 
Modernismo-parte-prima.pdf; Modernismo-parte-seconda.pdf; Modernismo-parte-terza.pdf; Brutte Chiese e telogia della fuffa.pdf; Chiesa cattolica e protestantesimo.pdf; Modernismo-Appendice.pdf 
Grazie al nostro Catholicus e buona lettura a voi.

Il Modernismo nella Chiesa cattolica
Spunti di riflessione


Parte prima
Parte seconda
Parte terza
Parte quarta 
Parte quinta

Premessa generale
Cosa sarà mai questo modernismo? Potrebbe chiedersi l’ignaro lettore che sente parlare per la prima volta di questo tema.

Rivolgendoci idealmente a tale categoria di lettori, totalmente ignari dei pur minimi rudimenti in materia, tenteremo di fornire qualche elemento utile per dare una risposta esauriente a tale angoscioso interrogativo.

Il modernismo religioso, originatosi e sviluppatosi in seno alla Chiesa Cattolica, è un movimento di idee (che genera tutta una serie di azioni e di comportamenti ecclesiastici) che trova la sua origine nell’Illuminismo, a sua volta figlio della moderna Massoneria (quella, per intenderci, nata a Londra nel 1717) e si sviluppa dopo la Rivoluzione Francese con il positivismo scientifico e l’affermazione del trinomio rivoluzionario “Libertè, Egalitè, Fraternité” : la libertà di liberarsi violentemente dei propri nemici (in primis della Chiesa Cattolica), l’uguaglianza delle sole élites illuminate (a cui tutti gli altri devono obbedienza cieca ed assoluta), la fraternità massonica (fatta di complotti e ladrocini) per sconfiggere intere nazioni.

Ma è con il mito ottocentesco della scienza e con la ribellione all’autorità costituita ed alla sana tradizione (l’Ancièn Régime) da parte del liberalismo borghese (la rivoluzione borghese di Luigi Filippo, in Francia, nel 1830) che questa corrente di pensiero prende sempre più piede, sfociando in un’aperta ribellione contro la Chiesa Cattolica e il Papa.
Man mano che il mito della libertà dal potere temporale esercitato per diritto divino e dell’onnipotenza della scienza crescono, diminuisce la fede ed aumenta l’irrequietezza. I moti del 1848 ne sono l’esempio eclatante. Si passa dall’infatuazione giacobina per il Papa supposto liberale (Pio IX) all’odio viscerale per lo status quo e per la Chiesa che ne è vista come la garante.
Una ribellione al Papa, a Santa Romana Chiesa ed alla verità rivelata. Un moto di rivolta analogo a quello dell’89 in Francia, che si estende dalla società civile a quella religiosa.

Nell’ambito del movimento di pensiero che va sotto il nome di modernismo e che, dopo il secondo conflitto mondiale, cambia il nome in neomodernismo, o progressismo (poiché il periodo dalla morte di Papa Sarto all’elezione di Papa Roncalli è un periodo di transizione, di complotti, intrighi, cospirazioni, un po’ come il famoso “decennio di preparazione” del Risorgimento italiano) si possono individuare quattro “leit motiv”, quattro pilastri su cui poggia tutta l’impalcatura della neo Chiesa modernista. Vale quindi la pena di esaminarli separatamente, sia pure a grandi linee. 1) Il filoprotestantesimo. E’ caratteristico del primo periodo del modernismo (quello del Beato Pio IX e di San Pio X, per intenderci), poiché all’epoca non era molto diffuso il marxismo, specialmente il c.d. socialismo reale, ed anche per il fatto che i primi modernisti erano transalpini (francesi, austriaci, tedeschi, inglesi). Inoltre la riforma protestante si era caratterizzata, a suo tempo, come un’aperta ribellione al potere costituito della Chiesa, al Papato, e quindi andava benissimo come sostenitore di quest’altra ribellione (si veda il caso di Enrico Buonaiuti).

2) Il filocomunismo. Si sviluppa dopo la Rivoluzione di Ottobre russa, anche come tentativo di Stalin di infiltrare agenti comunisti nei seminari e, successivamente, negli episcopati, in modo da dare una spallata dall’interno a Santa Romana Chiesa (quello che sta avvenendo attualmente in modo esponenziale).
Gli esponenti italiani più importanti, a questo riguardo, furono Angelo Roncalli e Giovan Battista Montini.
Il primo, nel periodo tra le due guerre mondiali era Nunzio Apostolico in Bulgaria e nutriva simpatie per il comunismo e per gli Ortodossi, oltre ad essere stato in gioventù discepolo ed amico del modernista Buonaiuti.
Il secondo era di famiglia comunista, amico personale di Palmiro Togliatti, simpatizzante dei partigiani comunisti, segretamente in contatto col Cremlino al tempo in cui era addetto alla Segreteria di Stato, (tradendo così la fiducia accordatagli da Papa Pacelli), realizzatore della famosa Ostpolitik nei confronti dell’URSS e dei paesi satelliti.

3) L’ecumenismo fanatico e ideologico. Si sviluppa anch’esso tra le due guerre mondiali, ad opera di uomini come Angelo Roncalli, per poi dilagare nella Chiesa Cattolica nella seconda metà del secolo XX, assieme al relativismo ed al sincretismo. E’ forse il più pericoloso fattore destabilizzante del Cattolicesimo, perché può condurre ad un vero e proprio suicidio della Chiesa (sia Cattolica sia Cristiana), poiché rinnega due millenni di Cristianesimo e di propaganda missionaria (la famosa “Propaganda Fide”); rifiuta il motto “extra Ecclesiae nulla salus” e l’adempimento dell’incarico affidato da Cristo ai Suoi discepoli (e dopo di essi, a tutti i battezzati, laici o religiosi che siano) all’atto della Sua Ascensione al Cielo, cioè portare il Vangelo fino agli estremi confini della terra, battezzando tutte le genti nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, incarico che presuppone, ovviamente, l’accettazione delle parole di Gesù “Io sono la Via, la Verità e la Vita”.

4) La Massoneria. Questa setta segreta si pone allo stesso tempo all’inizio ed al termine della parabola modernista; all’inizio perché è dalla Massoneria moderna (nata a Londra nel 1717) che traggono origine l’Illuminismo, la Rivoluzione Francese, il giacobinismo, il liberalismo e, successivamente, il comunismo (forma estrema del liberalismo); ed al termine poiché la tentata opera di scomparsa del Cristianesimo dalla faccia della terra sembra stia per concludersi grazie al piano massonico di far confluire le tre religioni monoteiste in un’unica religione mondiale, esclusivamente orientata al sociale, all’immanenza, all’umanesimo laico e priva dei segni identificativi delle fedi religiose che vi dovrebbero confluire.
Con la Massoneria la trascendenza viene soppiantata dall’immanenza e la religione viene spiegata come esperienza essenzialmente umana, espressione di un’innata esigenza dell’animo umano, e non più come un qualcosa venuto dall’Alto, una Rivelazione del Dio Creatore. Da ciò consegue la negazione della divinità di Gesù Cristo, dell’opera di Redenzione da Lui attuata, dei Suoi miracoli, della Sua Resurrezione ed Ascensione (tutte cose relegate nel campo dei miti) oltre che, ovviamente, di tutti i dogmi mariani.

Scopo precipuo della Massoneria è giungere alla distruzione del Cristianesimo (in particolare del Cattolicesimo e del Papato); vista l’impossibilità di giungere in tempi brevi al loro obiettivo tramite lo scontro frontale, i massoni decisero di ripiegare sul sistema “cavallo di Troia”, cooptando nella Massoneria alti prelati che potessero provvedere dall’interno della Chiesa all’opera di demolizione della Chiesa stessa. In particolare, ciò sembra oggi possibile facendo confluire le tre grandi religioni monoteiste in un’unica religione mondiale, una specie di Onlus, una melassa buonista ed immanentista, infarcita di umanesimo ateo ed orientata esclusivamente al sociale, a “curare le ferite” degli uomini in una specie di “ospedale da campo” (metafora tanto cara a Papa Bergoglio).
Ovviamente tutto questo presuppone la scomparsa dei concetti di evangelizzazione, conversione, proselitismo, comandamenti, precetti, divieti. Non è forse quello che predica quotidianamente Papa Bergoglio? Andare incontro ai fratelli, ma senza portare loro la Verità, senza imporre loro nessun peso, nessuna restrizione al loro modo di vivere.
Due segnali preoccupanti in questa direzione sono di qualche anno fa : la proposta di Simon Perez a Papa Bergoglio di mettersi a capo di una sorta di ONU delle religioni e l’avvio della costruzione, a Berlino, del tempio dell’Unico, in cui si dovrebbe celebrare il culto delle tre religioni monoteiste (ebraismo, cristianesimo ed islam).

Quattro pilasti, quattro basamenti sui quali si regge tutto l’edificio modernista. Ma la storia ci insegna che tutti gli “ismi” prima o poi collassano, crollano e scompaiono dall’orizzonte terrestre; sicuramente ciò avverrà anche per il modernismo.
A sconfiggerlo ci penserà la Santissima Madre di Nostro Signore, debellatrice di ogni eresia, fortezza inespugnabile, Regina delle vittorie. Il trionfo del Suo Cuore Immacolato, infatti, si avvicina sempre più (come Lei stessa ci ha rivelato più volte nelle Sue recenti apparizioni), tra l’indifferenza e l‘ostilità di protestanti, comunisti, ebrei, musulmani e massoni.

Questa analisi del modernismo vuole anche essere una risposta ai dubbi e alle perplessità che stanno sempre più frequentemente emergendo riguardo alla nuova linea pastorale (e implicitamente dottrinale) che Papa Francesco sembra voler imprimere alla Chiesa Cattolica. In realtà lui non si è definito Papa, ma solo “vescovo di Roma”, ritenendo sorpassato ed inutile il titolo di Vicario di Cristo, e ha messo in chiaro che la Chiesa non è “cattolica”, così come non lo è lui e nemmeno Nostro Signore (poveri noi, che confusione!).

In effetti questo nuovo indirizzo pastoral-dottrinale non è frutto di una sua personale decisione, come peraltro lui stesso ha tenuto a precisare sin dal momento della sua apparizione al balcone del palazzo apostolico quando, meravigliando tutti con quel famoso “buonasera” al posto del tradizionale “sia lodato Gesù Cristo”, ha affermato di avere l’ambizione di attuare completamente il Concilio Vaticano II. Questo nuovo indirizzo, dicevamo, è la linea che la Chiesa ha scelto di adottare sin dall’epoca del Concilio (quando i modernisti pronunciano questa parola, si riferiscono sempre e solo al Concilio Vaticano II, poiché gli altri li hanno dimenticati o non li considerano più cogenti, cioè vincolanti per la Chiesa), voluto da Papa Giovanni XXIII e dal card. Agostino Bea.

Le radici di questo nuovo modo di pensare all’interno della Chiesa, dai suoi vertici alla base, vanno però ricercate nel secolo XIX, dato che il movimento che prese il nome di “modernismo” si manifestò apertamente all’epoca di Papa Mastai Ferretti, Pio IX, (che tentò di combatterlo promulgando i famosi documenti pontifici “Il Sillabo” e “Quanta cura”), per poi rafforzarsi a cavallo del nuovo secolo.
Fu il primo Papa del secolo XX ad opporre una sistematica e decisa resistenza a questa deriva dottrinale di una parte del clero cattolico (all’epoca decisamente minoritaria). Ci riferiamo ovviamente a Papa Giuseppe Sarto, San Pio X, ed alla sua nota battaglia antimodernista, i cui documenti principali sono l’enciclica “Pascendi”, il decreto “Lamentabili”, il “Sacrorum antistitum”, contenente il “giuramento antimodernista”, e la lettera “Notre charge apostolique”, rivolta al clero francese.
Vale la pena, qui, di accennare al fatto che l’attuale gerarchia modernista al potere nella Chiesa da oltre 50 anni, in occasione del centenario della morte di Papa Sarto, nel 2014, ha voluto celebrarlo presentando Pio X come un grande riformatore e precursore del Concilio, il che dimostra come chi è al potere, e lo esercita senza scrupoli né vergogna, può falsificare la realtà per adattarla alla propria ideologia (come hanno fatto i comunisti e le sinistre, e sta ora facendo la Chiesa modernista).
Volendo andare ancora più a fondo nella ricerca delle radici del modernismo cattolico, potremmo individuare l’origine di questa rivolta contro l’autorità e la tradizione cattolica nello spirito giacobino della rivoluzione francese, considerandolo come nemesi storica del “gran rifiuto” opposto dal Re Sole, Luigi XIV (il figlio del miracolo, come veniva chiamato) alla richiesta di consacrazione della Francia al Sacro Cuore di Gesù, fattagli pervenire per il tramite di Santa Maria Margherita Alacoque nella seconda metà del diciassettesimo secolo. Così infatti riferì Suor Lucia di Fatima, parlando di un messaggio affidatole da Gesù per i Papi, che si ostinavano a non voler dar corso alle richieste consegnate da Maria Santissima ai pastorelli di Fatima (consacrazione della Russia al Suo Cuore Immacolato, introduzione della pia devozione dei primi 5 sabati del mese accanto a quella dei primi 9 venerdì del mese, recita quotidiana del Santo Rosario con una precisa supplica).

Ciò premesso, non si può ignorare che la visione che Papa Leone XIII ebbe il 13 ottobre 1884 (Satana che chiedeva a Gesù cento anni per provare a distruggere la Chiesa Cattolica, permesso concessogli da Nostro Signore) sia un chiaro segno premonitore di un’accelerazione della battaglia del diavolo contro la Chiesa (l’ultima battaglia del diavolo, secondo il reverendo Paul Kramer, autore del libro “The devil’s final battle” - La Battaglia finale del Diavolo), che ben si presta a spiegare il fenomeno dell’ascesa del modernismo sino alla conquista del ponte di comando della barca di Pietro (conquista avvenuta con il Concilio, appunto).
Come si ricorderà, Leone XIII, impressionato da tale visione (qui), formulò subito una preghiera speciale a San Michele Arcangelo perché difendesse la Chiesa dall’assalto delle potenze infernali, e dispose che fosse inserita nel canone della Messa (da cui fu poi tolta per volere di Paolo VI). Da notare, infine, la coincidenza della data della visione di Papa Pecci con la data del miracolo del sole a Fatima, nel 1917, nell’occasione dell’ultima apparizione della Madonna.
Non va dimenticato, a proposito della Madonna di Fatima, l’annosa querelle sul contenuto del Terzo Segreto, che secondo voci ben accreditate (di prelati che avrebbero avuto accesso alla lettura del testo) avrebbe profetizzato l’apostasia del clero modernista, a partire dal suo vertice (del resto, Maria Santissima non aveva già previsto, a La Salette nel 1846, che Roma avrebbe perduto la fede e sarebbe divenuta la sede dell’Anticristo? Profezia, quest’ultima, in piena concordanza con la parte insabbiata del Terzo Segreto).

Poiché sembra, a nostro avviso, che la battaglia finale del diavolo contro la Chiesa Cattolica stia subendo un’impennata, una decisa accelerazione (un vero e proprio “motus in fine velocior”), riteniamo indispensabile ed urgente rendere edotte quante più persone possibile sulla tremenda crisi in atto all’interno della Chiesa Cattolica e sul grave pericolo per la salvezza delle anime che si corre seguendo gli attuali insegnamenti (più o meno espliciti, più o meno velati) di questa Chiesa postconciliare, vaticansecondista e neomodernista.

29 commenti:

Anonimo ha detto...

I mie vivissimi complimenti all'autore di codesti preziosi scritti, invocando su di lui e sui lettori copiose celesti benedizioni.

Cor Jesu, flagrans amore nostri, inflamma cor nostrum amore tui.

Anonimo ha detto...


# Questa introduzione mostra lo stile appassionato di Catholicus però su alcuni punti tira via alla svelta, sia detto per amor del vero.
La rappresentazione del trinomio famoso (libertà, fraternità, uguaglianza) è unilaterale.
Le strutture ancora medievali della società francese erano ormai fatiscenti e arcaiche, si sentiva il bisogno di affermare una natura umana uguale in tutti, di liberarsi di forme di ossequio che non rispondevano più ad alcuna autentica realtà, legate ad una società aristocratica che non aveva più ragion d'essere, ubi consistam.
Questo non significa giustificare l'ugualitarismo, la lotta alla religione, etc. ma insomma una sintesi storica non andrebbe fatta in modo così garibaldino, per così dire.
Inoltre, far derivare liberalismo e comunismo anch'essi tout court dalla "massoneria" non ha senso. E nemmeno presentarli come due facce della stessa medaglia.

Quod aliquantum ha detto...

10 marzo 1791

Pio VI: Breve Quod aliquantum,

dove Il Sommo Pontefice condanna la Rivoluzione Francese in quanto sovverte l'ordine voluto da Dio, ossia l'Ancien Régime, nonché la Costituzione civile del clero.
Per riguardo alla Massoneria esiste una sfilza di documenti di condanna senza appello dei Sommi Pontefici.
È inutile dunque menare il can per l'aria. Un cattolico degno di questo nome deve attenersi ai documenti pontifici (beninteso: dei Sommi Pontefici realmente tali; gli impostori non ci interessano).

Gederson Falcometa ha detto...

"2) Il filocomunismo. Si sviluppa dopo la Rivoluzione di Ottobre russa...".

Caro Catholicus, complimenti per l'iniziativa! In ciò che dice rispetto al filocomunismo, questo comincia a se sviluppare prima della rivoluzione russa con D. Romolo Murri e Teilhard de Chardin. Guarda cosa scrive D. Curzio:

"Il modernismo che don Romolo Murri manifesterà pubblicamente soltanto dopo la scomunica, aveva avuto origine con il tentativo di unire l’insegnamento cattolico, ricevuto soprattutto dal cardinale Louis Billot, con quello dello studioso marxista Antonio Labriola; si trattava così, secondo il progetto di don Romolo Murri, di combinare la filosofia scolastica con il materialismo storico (6). Egli andava, così, ben oltre il modernismo classico che sposava cattolicesimo e kantismo". La democrazia cristiana e il modernismo - Don Romolo Murri, don Luigi Sturzo, Alcide De Gasperi e Marc Saugnier - http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV5182_Nitoglia_Democrazia_Cristiana_e_Modernismo_prima.html

E:

"La dottrina di don MURRI, invece, è non solo catto/liberale ma anche esplicitamente modernista e precorre addirittura il catto/comunismo e la teologia della liberazione, scavalcando il modernismo classico condannato da san Pio X, che si fermava a Kant e Hegel, per giungere al neo/modernismo condannato nel 1950 da Pio XII (Humani generis) e che arriva addirittura a sposare Marx e il socialismo". La democrazia cristiana e il modernismo - Don Romolo Murri, don Luigi Sturzo, Alcide De Gasperi e Marc Saugnier - http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV5182_Nitoglia_Democrazia_Cristiana_e_Modernismo_prima.html

Lo scrittore brasiliano Gustavo Corção ci racconta il rapporto del teilhardismo con il comunismo:

"...l’attenzione data al Telhardismo porta facilmente al comunismo. In altro luogo14, dopo aver enumerato le varie componenti del cosiddetto “progressismo” cattolico, che non è progressista, e ha già cessato di essere cattolico, ho detto quanto segue: «Questi diversi fattori formano un sistema. È così che nel famoso “dialogo” i teilhardisti e i marxisti si sono sempre intrecciati, come ben dimostra padre Philippe de la Trinité15. Nel 10° anniversario della morte di Teilhard de Chardin, nel 1965, il quotidiano Le Monde, come previsto, promosse un'edizione speciale per onorare il celebre gesuita che visse al di fuori della Compagnia e della Chiesa, come indicato da Pe.V.—A. Berto. Tra i collaboratori di Le Monde c'era Roger Garaudy, leader del PC francese con un articolo intitolato 'Pionnier du Dialogue', dove tra gli altri convenevoli, affermava che “Teilhard ha avuto la gloria indiscutibile di aver reso possibile il dialogo tra comunisti e cattolici”.

Più tardi, però, Roger Garaudy confesserà che, come marxista, e nonostante la simpatia che nutriva per il defunto, non poteva accettare la formula con cui Teilhard de Chardin si offriva così generosamente ai comunisti: “La sintesi del Dio cristiano dall’alto, e il Dio marxista in avanti, questo è l’unico Dio che d’ora in poi potremo adorare in spirito di verità”. Da ciò si vede che spettava al comunista testimoniare un attaccamento dottrinale. Garaudy, di fronte alle offerte di Teilhard de Chardin, si sentì obbligato a pronunciare il “nom possumus”". Um velho leigo interroga, Gustavo Corção, traduzione del Google - https://permanencia.org.br/drupal/node/580

Gederson Falcometa ha detto...

In ciò che dice rispetto alla teologia della liberazione questa c'e un problema poco noto, lei é anche una teologia rahneriana. Forse è più ranheriana che marxista, come può leggere:

"L’intento principale del programma di Rahner è di mettere insieme nella Chiesa del futuro la «reale spiritualizzazione» con la «declericalizzazione», «demoralizzazione», «apertura», «democratizzazione» [4]. Una simile Chiesa del futuro può attuarsi soltanto dal basso mediante le cosiddette «comunità di base» (Basisgemeinde) alla cui guida le donne stanno alla pari con gli uomini e nelle quali in concreto l’obbligo del celibato dei preti non ha più senso. La spiritualità diventa così senz’altro sinonimo di impegno sociale di gruppo che ha il diritto di agire e svilupparsi in modo autonomo rispetto all’autorità: errori, questi di Rahner, osserva lo scrittore, che sono oggi molto diffusi". L'avventura della teologia progressista, P. Cornelio Fabro, Estratto dell'Introduzione

Il programma di Rahner è lo stesso di Francesco. Ricordo ancora il testo Rahner e la teologia della liberazione del P. Cavalcoli, O. P. (noto difensore del Concilio), commentando la differenza tra Hegel, Rahner e Marx, scrive:

"Ma Rahner non è lontano da queste posizioni, nonostante l’uso di un linguaggio cattolico tradizionale. Ecco che allora la teologia della liberazione che si può ricavare dal contesto rahneriano non è lontana dalla maniera con la quale prima Hegel e poi Marx concepiscono la liberazione dell’uomo.

La differenza di fondo tra l’impostazione idealista di Hegel e di Rahner, da una parte, e quella di Marx e dei teologi della liberazione, dall’altra, è che mentre nei primi due il punto di partenza del pensiero e dell’essere è l’io assoluto o, come dicono, il “soggetto”, di origine cartesiana, soggetto che all’interno dell’autocoscienza si afferma e si espande fino a porre l’alterità e la socialità, nel caso di Marx e dei teologi della liberazione il punto di partenza è una coscienza collettiva che percepisce il proprio stato di umanità oppressa (la “coscienza di classe” in Marx, la cosiddetta Iglesia popular nei teologi della liberazione)". RAHNER E LA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE
- https://riscossacristianaaggiornamentinews.blogspot.com/2010/06/rahner-e-la-teologia-della-liberazione.html

Questo ha permesso al P. Giovanni Bastista Libanio essere conosciuto in Italia come un difusore del rahnerismo, in quanto in Brasile è stato uno grandi esponente della teologia della liberazione (Alle radici del rahnerismo: l’Opzione fondamentale - https://www.paginecattoliche.it/alle-radici-del-rahnerismo-lopzione-fondamentale/). La differenza tra rahnerismo e marxismo è che in quanto il primo fa l'opzione fondamentale per il povero, il secondo lo fa per i poveri (questo problema appare anche nel rapporto tra protestantesimo che difende un'unica fonte e la nouvelle théologie che era chiamata dai suoi membri di teologia delle fonti). Il combatte della gerarchia alla teologia della liberazione ha combattuto il suo marxismo, in quanto per altro lato il rahnerismo ha rimasto libero per attuare all'interno della Chiesa. Capisce il problema?

Un caro saluto dal Brasile

Anonimo ha detto...

Anonimo 9,47. All'origine di ogni male di ogni tempo ci sono sempre le stesse forze maligne che si chiamino ofiti, cainiti o illuminati e massoni. Le monarchie furono infiltrate e corrotte nè più nè meno di quanto suggerì Balam di fare ( e riuscirono)non potendo maledire Israele per divieto di Dio. La storia si ripete essendo l'uomo facilmente corrompibile tramite sesso denaro e gloria. Ma le monarchie erano migliori e meno dispendiose degli attuali pseudo governi, come le origini dei mali sono sempre magico-gnostiche.

Anonimo ha detto...

« Liberátor meus de géntibus iracúndis : ab insurgéntibus in me exaltábis me : a viro iníquo erípies me, Dómine. » ( Ps 17, 48-49)

Anonimo ha detto...


Nel testo l'autore dice che il comunismo "è forma estrema di liberalismo".
Come e qualmente, non si saprebbe dire.
Forse potrebbe argomentare una dimostrazione di questo assunto apodittico?
Inoltre: il Risorgimento era giacobino? Ma no. La componente "giacobina" del Risorgimento era solo quella rappresentata da Garibaldi, massone notorio. Il motto dei garibaldini era "Italia laica". Ma si trattava di una componente, non dell'intero moto risorgimentale, che ricomprendeva anche cattolici e moderati.
Il Risorgimento nella sua prima fase fu neo-guelfo, il pensatore di riferimento era Gioberti, con il suo famoso "primato". Gioberti, chi era costui?
Si voleva liberare l'Italia dalle secolari e umilianti sudditanze straniere, da spagnole diventate austriache, dirette ed indirette.
Mai sentito dire, che eravamo in pratica colonia e protettorato austriaco anzi asburgico? I Savoia non erano contro la religione ma contro il potere temporale, uno Stato decrepito, non più necessario alla Chiesa in quella dimensione, che impediva di proposito l'unificazione nazionale, tagliando il paese in due e invocando sempre gli stranieri.
(L'esistenza del potere temporale non è dogma di fede, è necessario alla Chiesa, secondo le modalità dei tempi, ma non indispensabile. La Chiesa è riuscita a svolgere la sua missione anche nei periodi nei quali è stata senza potere temporale territoriale, che comincia a cosruire solo in epoca bizantina).
A "Catholicus" e agli altri neolegittimisti sopravvissuti stava e sta evidentemente bene così. Sono italiani solo per l'anagrafe.
Alla domanda: "era giusto o no volersi liberare del dominio straniero?" evitano sempre di rispondere.

Anonimo ha detto...

Discorsi interessanti. Ma effettivamente quando inizia ad essere usato il termine modernismo ?
Il discorso spazia avanti e indietro per la storia dimenticando un fatto traumatico dell'ottocento. La proclamazione dell'infallibilita' pontificia nel corso del concilio vaticano primo. Circa 40 anni dopo si dava il titolo di modernisti a coloro che non accettavano l'infallibilita' pontificia. Eppure quella proclamazione era stata traumatica per una parte del popolo cristiano. C'era anche stato lo scisma dei "vecchio cattolici". Ovvero di coloro che volevano conservare la fede come era prima del concilio vaticano primo.

Anonimo ha detto...


# Anonimo 13 e 26

Le monarchie furono "infiltrate e corrotte dalle forze maligne" che sappiamo, dagli gnostici e dai massoni...
Non avevano bisogno di essere infiltrate da settari per essere corrotte, lo erano già di per se stesse nel senso che subivano anche loro il ciclo di ascesa-grandezza-invecchiamento-decadenza cui nessuna istituzione umana può sottrarsi, nemmeno la Chiesa (e lo stiamo vedendo).
La corruzione di un'istituzione comincia in genere dal suo interno, quando comincia a venir meno la fede nei suoi ideali costitutivi e ciò accade anche in relazione al fatto che cominciano ad apparire problemi (p.e. militari e/o economici) che lo Stato non riesce più a risolvere.
Le corti delle monarchie cattoliche sono state sempre un ambiente malsano, come ogni corte dopotutto. I matrimoni avvenivano solo per ragion di Stato, le amanti e i figli illegittimi si sprecavano ( i "bastardi" reali ma anche granducali, ducali..). E anche qualche principessa o regina non si tirava indietro. Avvenivano per ragion di Stato per poi giustificare anche le guerre di conquista con pretesti dinastici. Pura politica di potenza.
Che le monarchie fossero meno dispendiose come si fa a dirlo? Bisogna rapportare la dispendiosità ai tempi. Quando il monarca era prodigo, la monarchia diventava dispendiosissima e lo Stato si indebitava oltremisura. Leone X, papa umanista, amante delle arti, fu molto prodigo, riempì Roma di mercanti ed artisti riducendo le finanze dello Stato pontificio in una condizione pietosa.

Anonimo ha detto...


Dire che "le origini dei mali son sempre magico-gnostiche" significa avere una concezione appunto magica della storia.

Anonimo ha detto...

L'infiltrazione dell'esoterismo massonico tra i cattolici è di ormai antica data e trae origine dalla stessa fonte infetta: la Cabala.

Anonimo ha detto...

2 osservazioni. 1. Noi viviamo di rendita grazie ai monarchi spendaccioni che ci hanno lasciato tesori d'arte. 2. I sovrani dell'Italia preunitaria erano legittimi. In particolare i borboni erano una dinastia italiana .

Anonimo ha detto...

I cattolici che hanno preso parte al Risorgimento, Gioberti in testa, erano cattoliberali. Peccato che il liberalismo, nei suoi principi, è stato giustamente condannato dalla Chiesa, in quanto incompatibile con il cattolicesimo.
Ciò che tanti cattolici odierni continuano a non capire lo aveva inteso perfettamente il "pontefice" del liberalismo: Benedetto Croce.
Il nesso tra comunismo e neoliberalismo è indiscutibile, come dimostra il famigerato 68, come ho cercato di spiegare in post di qualche giorno fa.
Vedi anche la trasformazione del PCI in un grande partito radicale di massa, sotto la spinta della borghesia Italiana, come "profetizzato " da Augusto Dal Noce.
Antonio

Anonimo ha detto...

Spesso, negli interventi di questo e di altri blog il termine modernista viene usato come strumento di demonizzazione.
Ma siamo sicuri che l'uso di questo termine sia diffuso anche al di là delle Alpi ?
Ho qui davanti a me un libro pubblicato da una casa editrice Il MELANGOLO di un autore sconosciuto qui in Italia , tal Michel Theron, dal titolo PICCOLA ENCICLOPEDIA DELLE ERESIE CRISTIANE.
E qui il modernismo non c'è.
E vi assicuro che di eresie ne sono elencate tante.
Avete mai sentito parlare dei Dositei o degli Ebioniti ? O forse dei METANGHISMONITI ?
Ah, ecco, finalmente qualcuno abbastanza noto : ecco a voi i metodisti !
Ora, in ordine alfabetico i modernisti dovrebbero essere tra i mitisti e i monarchiani.
Ma io non li vedo.
Secondo l'autore i mitisti sarebbero tutti coloro che riterrebbero il cristianesimo una costruzione simbolica che non rinvia a nessuna realtà effettiva a nessun personaggio reale di natura storica. In breve una costruzione puramente mitologica. E viene citato tra gli antenati dei mitisti anche Alfred Loisy che , per quel poco che so , si impegnò a distruggere la storicità della Sacra Scrittura.
Loisy , a volte, viene citato come antenato anche dei modernisti. Ma non credo si possa affermare che tutti i modernisti siano anche mitisti.

Anonimo ha detto...

La sua asserzione anonimo 15,39, così perentoria, tuttavia non dimostra nulla, la concezione magica della storia non è mia, bensì di quelli che queste trame del male studiano per metterle in atto, Dio permettendo tuttavia, perchè ringraziando Dio la storia in fine la dirige Lui. Che permetta per il libero arbitrio non esclude la Sua vittoria: non praevalebunt.

Anonimo ha detto...

Concordo col suo commento. Forse conosce già l'opera di Gan Pio Mattogno: La rivoluzione borghese in Italia, Edizioni all'insegna del Veltro, due volumi.

Anonimo ha detto...

#anonimo 19:32
Data la premessa che il Modernismo è la sintesi di tutte le eresie, si può certamente dire che non tutti gli eretici sono modernisti, ma tutti i modernisti sono eretici.
Poi, magari in Germania si comprendono meglio chiamandoli filoluterani/protestanti.

M.

Anonimo ha detto...

Esatto. Per esempio, i due ultimi Duchi di Modena e Reggio discendevano da Maria Beatrice Ricciarda d'Este, l'ultima erede di una delle più antiche famiglie nobili italiche, la quale andò in sposa a Ferdinando Carlo d'Asburgo. A partire da quel momento, la dinastia dei Duchi di Modena e Reggio divenne Casa d'Austria-Este.

Gederson Falcometa ha detto...

Discorsi interessanti. Ma effettivamente quando inizia ad essere usato il termine modernismo ?

Il primo che ho letto ad usare il termine modernismo è stato il P. Matteo Liberatore, S.I. nel testo “Il modernismo a rispetto della Chiesa”, La civiltà cattolica, IV, 3 1883 , p. 539-548.

"Il discorso spazia avanti e indietro per la storia dimenticando un fatto traumatico dell'ottocento. La proclamazione dell'infallibilita' pontificia nel corso del concilio vaticano primo. Circa 40 anni dopo si dava il titolo di modernisti a coloro che non accettavano l'infallibilita' pontificia. Eppure quella proclamazione era stata traumatica per una parte del popolo cristiano. C'era anche stato lo scisma dei "vecchio cattolici". Ovvero di coloro che volevano conservare la fede come era prima del concilio vaticano primo".

Tutti i Concili, prima del Vaticano II, sono stati degli eventi traumatici, perchè dopo la definizione data dalla Chiesa, se qualcuno la rifiuta, diventa degli eretici, come i Veteri cattolici. Inoltre, prima della definizione già se credeva nell'infallibilità del Papa. Però, era una questione aperta.

Anonimo ha detto...

Errata corrige
... divenne Casa d'Asburgo-Este.

Anonimo ha detto...


# Il "nesso tra comunismo e neoliberalismo è indiscutibile" - il liberalismo di Manzoni e altri cattolici risorgimentali.

Ma il neo-liberalismo non è come il liberalismo classico, se è quello che ha alimentato il 68. Si tratta di quel liberalismo che gli americani chiamano "radical". Il liberalismo dei teorici dell'800 o anche di Benedetto Croce non era anarchico né metteva al primo posto la rivoluzione sessuale e il "collettivo". Il termine "liberale" ha assunto un significato ampio e anche contraddittorio. Se il comunismo resta quello elaborato da Marx e applicato da Lenin, l'antitesi fra comunismo e liberalismo resta inconciliabile.
Nel pensiero rivoluzionario c'è sempre stato un filone "libertino", messo bene in luce da Del Noce, collegato all'atesimo e all'irreligiosità. È da questo filone (presente anche ne Il Manifesto del Partito Comunista) che proviene l'aggancio di marxismo e rivoluzione sessuale, oggi giunto a livelli degenerati, in Occidente.

Manzoni non era certamente un liberale sul piano del dogma. Era "liberale" su quello politico, credendo in un tipo di Stato fondato su una costituzione e un parlamento capace di esprimere una sovranità popolare. E credendo anche in un'Italia finalmente unita, anche se provvisoriamente contro la Chiesa, non per questioni religiose ma solo politiche.
Pio IX ha condannato tutto, ha scomunicato latae sententiae tutti quelli che avevano votato per l'estinzione dei suoi Stati, in totale forse un milione di persone.
Come i papi sino a Pio XI era contro l'esercizio di quelli che si chiamano diritti politici o civili, a cominciare dalla libertà di parola, dalla libera stampa etc.
Tutto l'esercizio della libertà di opinione che si manifesta su questo blog, per esempio, dal punto di vista di un Pio IX è sbagliato e non si dovrebbe fare.
Il liberalismo, pur errato nel suo individualismo che prescinde dalla Verità rivelata ed insinua concezioni contrattualistiche della società e dello Stato, tuttavia ha portato alla creazione, attraverso il costituzionalismo, dello Stato di diritto, un modo di vivere civile al quale ci siamo abituati e al quale non sapremmo rinunciare. E questo è stato un suo merito storico, piaccia o meno.
Per questo, bisognerebbe distinguere quando si usa il termine "liberale", oggi usato ed abusato in molti modi.

Anonimo ha detto...

Temo che lei non abbia capito la mia osservazione. Mi domandavo se l'uso del termine modernista fosse utilizzato anche all'estero . E se si con quale significato.
La piccola enciclopedia dove ho verificato l'inesistenza del termine modernista , è stata pubblicata in Francia. Quindi la deduzione banale e' che il termine modernista in Francia non sia utilizzato. Soprattutto con l'accezione vastissima a lui data da Catholicus.

Anonimo ha detto...

Altra osservazione: dominio straniero? Si trattava del sistema di Metternich, molto più corretto della UE.

Anonimo ha detto...


Il sistema Metternich etc

Negare che l'Italia fosse sottoposta da tre secoli circa ad umilianti "preponderanze straniere", sempre autori gli Asburgo, prima spagnoli poi austriaci, significa far finta di non conoscere la storia.
Che significa il paragone con la UE? niente significa. Dovremmo toglierci dalla UE alla svelta. Ma è impossibile, il popolo non farebbe mai i sacrifici economici necessari per uscirne.

Anonimo ha detto...

Le "preponderanze straniere" erano semplicemente casi della storia. Gli Estensi, per esempio, antichissima famiglia Italica, non avevano un bel niente di straniero. Dall'8 settembre 1943, invece, la "preponderanza straniera" si chiama United States of America.

Anonimo ha detto...

Qui per uscire dalla UE non si tratta di sacrifici economici dei soliti noti, per starne fuori bisogna che la stessa imploda, non c'è altra via d'uscita, quanto al dominion USA/UK et alii, la vedo molto molto dura, la nostra posizione geografica è strategicamente troppo importante, facendo i calcoli della serva, qui ci sono circa 120 testate nuke, la flotta russa traccheggia in acque turche / internazionali, più o meno, tempo intercorso fra invio razzi e bersaglio raggiunto molto meno di 2 minuti, e good bye.

Anonimo ha detto...

Il discorso, soprattutto fatto su un blog non è semplice, naturalmente.
Quello che ho definito neo liberalismo non è totalmente un' altra cosa, perché i principi di fondo sono gli stessi, l' individualismo ad esempio,ma nel loro sviluppo, evoluzione e radicalizzazione.
È chiaro che il liberalismo classico di un Croce non esprime le cose che lei citava. Questo, a mio avviso, dimostra proprio la commistione tra il liberalismo e i principi del socialismo-comunismo.

Anonimo ha detto...


Repliche sempre anonime.

-- Le preponderanze straniere (Cesare Balbo) un "caso della storia"? Certamente. Un "caso" che durava da tre secoli non era però un "caso" da prendersi alla leggera. Anzi, non poteva considerarsi più un "caso". Lei cita gli Estensi. Cosa contavano? Meno del due di coppe. Come le altre micragnose famiglie regnanti italiane o italianizzate (tranne appunto i Savoia).
I Medici, che non furono mai fulmini di guerra, si estinsero con il granduca Giangastone, coltissimo esteta e pederasta. Senza eredi. Ci fu subito il consueto mercato tra le grandi potenze per vedere a chi sarebbe toccato il Granducato. Dopo vari intrallazzi toccò agli Asburgo-Lorena, che fecero della Toscana una appendice asburgica, e non era la sola, del resto. Gli Asburgo-Lorena per chi non lo sapesse introdussero in Italia la Massoneria, a Firenze. Peraltro, cattolicissimi, si capisce. Vogliamo studiare o ristudiare la storia, sui fatti, per quanto sgradevoli?

-- liberalismo e comunismo. Il "neo-liberalismo" ha poco a vedere con il liberalismo autentico. Il liberalismo ha il culto della libertà individuale ma concepita sempre in modo razionale, controllata dalla volontà e nell'ambito delle leggi. Su questa base ha costruito il concetto dello Stato di diritto: l'individuo-cittadino deve poter vivere in uno Stato governato dalle leggi non dall'arbitrio di monarchi assoluti o fazioni rivoluzionarie.
Il difetto del liberalismo è quello di concepire società, Stato e istituzioni come il matrimonio su base contrattuale, proprio in nome della libertà individuale, anche se concepita in modo come si è detto razionale. Pertanto, pur rispettando la religione cattolica come fattore di civiltà e credenza personale individuale, il liberalismo la nega in quanto verità rivelata che ha il diritto di imporsi moralmente nei valori sociali dominanti (visto che viene da Dio). Tende quindi ad escludere il cattolicesimo dalla vita sociale, anche se solo in via di fatto. Ma la religione non può esser ridotta a mero fatto privato, della coscienza individuale.
L'individualismo dei liberali finisce anche in una nozione astratta del fenomeno economico, mitizzando il mercato, quale armonioso luogo d'incontro delle libere volontà. Un'utopia bella e buona.
Però esiste appunto un "liberalismo politico" che si è tradotto nel concetto e nella prassi dello Stato di diritto. Siamo contro lo Stato di diritto? Se non vivessimo (ancora, per ora) in uno Stato di diritto non potremmo dialogare su questo blog né esercitare altri e ben più importanti diritti. Viva allora il liberalismo? No.
Semplice considerazione di come va la storia: visioni del mondo scomparse e fortemente deficitarie per certi aspetti, hanno tuttavia dato luogo ad istituzioni e modi di sentire che si sono mantenuti positivamente. Prendiamo il fascismo: nonostante gli errori e le ingiustizie, ha lasciato dietro di sè la Conciliazione con la Chiesa (evento capitale per noi italiani) e l'impianto dello Stato sociale, imprescindibile nella società di massa odierna. Ha anche dato un contributo decisivo alla vittoria della Spagna cattolica contro i Rossi che volevano sterminarla, ma qui entriamo in un altro campo.