Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 29 marzo 2024

Documento della Commissione sinodale biblico-teologica del Patriarcato di Mosca in risposta alla Dichiarazione “Fiducia supplicans”

L'articolo che segue, pubblicato dall’Agenzia Fides, dimostra come Fiducia Supplicans, oltre a rivelarsi profondamente divisiva all’interno della Chiesa cattolica, ha anche pesanti effetti negativi sul dialogo ecumenico. Qui l'indice degli articoli sulla Fiducia supplicans
Documento della Commissione sinodale biblico-teologica del Patriarcato di Mosca in risposta alla Dichiarazione “Fiducia supplicans”

(Agenzia Fides) – In data 25 marzo sul sito ufficiale del Patriarcato di Mosca è stato pubblicato il documento dal titolo “Sull’atteggiamento ortodosso nei confronti della nuova pratica di benedire ‘coppie in situazioni irregolari e coppie dello stesso sesso’ nella Chiesa cattolica romana”. Il testo, redatto su indicazione del Patriarca Kirill dalla Commissione sinodale biblico-teologica, presieduta da Ilarion (Alfeev), Metropolita di Budapest e dell’Ungheria, presenta alcune considerazioni in risposta alla dichiarazione Fiducia supplicans, pubblicata dal Dicastero per la Dottrina della fede il 18 dicembre 2023.
“Le idee espresse nella dichiarazione ‘Fiducia supplicans’ rappresentano un allontanamento significativo dall’insegnamento morale cristiano e richiedono un’analisi teologica”, si legge nell’introduzione del documento della Commissione sinodale. La prima parte del testo, intitolata “Sull’accezione ‘classica’ ed ‘estesa’ della benedizione nel presente documento”, muovendo dalle considerazioni contenute nei paragrafi 12 e 13 di Fiducia supplicans, dichiara: “L’amore di Dio per l’uomo non può essere la base per benedire le coppie in convivenza peccaminosa. Dio ama l’uomo, ma lo chiama anche alla perfezione: ‘Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste’ (Mt 5,48). L’amore di Dio per l’uomo lo chiama ad allontanarsi dal peccato che distrugge la sua vita. Di conseguenza, la sollecitudine pastorale deve combinare armoniosamente una chiara indicazione dell’inammissibilità di uno stile di vita peccaminoso con l’amore che porta al pentimento”. E più avanti continua: “La dichiarazione non dice nulla sulla lotta contro il peccato, sulla rinuncia a stili di vita peccaminosi o sull’assistenza pastorale al credente per vincere il peccato. Il testo della dichiarazione è redatto in modo tale da poterne dedurre che uno stile di vita peccaminoso non costituisca un ostacolo alla comunione con Dio. La dichiarazione (Fiducia supplicans, n.d.A.) tace completamente sul sacramento della Penitenza come fonte necessaria della grazia divina per tutti coloro che desiderano correggere tutto ciò che nella loro vita non è conforme alla volontà di Dio”. Inoltre, la Commissione nota che nel documento in questione l’espressione “coppie dello stesso sesso” compare distintamente dall’espressione “coppie irregolari”, senza che quest’ultima sia definita all’interno del testo.
La seconda parte del testo pubblicato dalla Commissione sinodale, intitolata “Sulla benedizione ‘delle coppie dello stesso sesso’”, sottolinea come la definizione di matrimonio contenuta nei paragrafi 4 e 5 della dichiarazione Fiducia supplicans sia conforme all’insegnamento ortodosso (“cfr. il documento della Chiesa Ortodossa Russa ‘Sugli aspetti canonici del matrimonio cristiano’ ”). Allo stesso tempo, la Commissione sinodale afferma che Fiducia supplicans dichiara la possibilità di benedire le coppie dello stesso sesso, ponendosi in antitesi alla morale cristiana, e che le equipara, di fatto, alla convivenza extramatrimoniale di coppie eterosessuali. “Si noti anche – si legge nel testo − che coloro che vivono un’unione peccaminosa sono chiamati ‘indigenti’, come se il difetto morale non implicasse una loro scelta consapevole e libera. L’attenzione si sposta dal fatto che il peccatore ha preso una decisione morale alla natura indigente della sua situazione. In ‘Fiducia supplicans’ manca la definizione di ‘convivenza omosessuale’ come peccaminosa”. Passando poi all’analisi delle raccomandazioni pratiche sulle modalità con cui devono avvenire queste benedizioni, ovvero in forma spontanea, non ritualizzata e breve, la Commissione sinodale le definisce “non meno ambigue delle posizioni teologiche da cui derivano”: “Come suggerisce il documento (Fiducia supplicans, n.d.A.), il pericolo non è che la benedizione di queste coppie appaia come l’approvazione di una convivenza non lecita dal punto di vista della Chiesa, ma solo che, nel caso in cui si svolga similmente alle forme liturgiche stabilite, ciò conferisca un inutile formalismo a un atto che si pensa ‘spontaneo’”.
La terza parte del documento (“Reazioni alla dichiarazione nel mondo cattolico”) è dedicata alla risonanza che la dichiarazione Fiducia supplicans ha avuto nella Chiesa Cattolica. Nelle conclusioni del documento presentato dalla Commissione sinodale biblico-teologica si legge: “La comprensione unilaterale e incompleta dell’amore di Dio per l’uomo che si evince da tale dichiarazione è teologicamente pericolosa. In questa comprensione, i concetti di peccato e pentimento sono di fatto rimossi dalla relazione tra Dio e l’uomo, il che porta a una logica paradossale, secondo cui le persone in relazioni peccaminose ricorrono non al pentimento e al lavoro spirituale, ma a qualche forma di benedizione nella speranza di ricevere ‘sanazione’ ed ‘elevazione’. Tuttavia, la dichiarazione non articola il fatto che la ‘sanazione’ e l’‘elevazione’ devono essere precedute almeno dall’intenzione di rinunciare alle relazioni peccaminose. Nel contesto dei processi in atto nella comunità cristiana, questo documento può essere percepito come un passo verso il pieno riconoscimento da parte della Chiesa cattolica romana delle ‘unioni omosessuali’ come norma, cosa che è già avvenuta in alcune comunità protestanti. Tutti i credenti, compresi quelli con tendenze omosessuali, hanno bisogno di assistenza pastorale. Tuttavia, tale cura pastorale non deve mirare a legittimare uno stile di vita peccaminoso, ma a curare l’anima di chi soffre, come giustamente scritto nei ‘Fondamenti della dottrina sociale della Chiesa Ortodossa Russa’ (…). Nonostante la dichiarazione ‘Fiducia supplicans’ sia un documento interno della Chiesa cattolica, la Chiesa Ortodossa Russa ritiene suo dovere rispondere a tali innovazioni radicali che rifiutano le norme divinamente rivelate della morale cristiana. La Chiesa, che accoglie con amore materno e indulgenza ogni singolo peccatore che chiede la sua benedizione, non può in alcun modo benedire le ‘coppie dello stesso sesso’, poiché ciò significherebbe il consenso de facto della Chiesa a un’unione di natura peccaminosa”.
Contestualmente, il Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca ha pubblicato sul proprio sito ufficiale una nota che presenta il documento redatto dalla Commissione sinodale biblico-teologica e ne rimanda al testo completo.
Secondo quanto diffuso dalla Commissione sinodale biblico-teologica in una nota del 20 febbraio, nel corso della sessione plenaria di quel giorno i membri della Commissione avevano espresso unanimemente parere negativo circa la dichiarazione Fiducia supplicans, presa da loro in esame su richiesta del Patriarca Kirill. (CD) (Agenzia Fides, 27/3/2024)

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Purtroppo i sodomiti, che un tempo erano allontanati dai seminari, negli ultimi decenni sono diventati una risorsa all'interno della Chiesa Cattolica, e questi sono i risultati.

Sempre attuale ha detto...

“Non abbiamo altro re fuori di Cesare.”

Anonimo ha detto...


Le Patriarcat de Moscou a bien raison de réagir comme il le fait. Rome aura-t-elle un jour l'humilité de reconnaître que, dans ce cas comme dans d'autres, elle s'est lourdement trompée ?

Un altro nodo sinodale ha detto...

DIETRO IL CELIBATO DEI PRETI, CE' LO SPIRITO SANTO, NON LA LEGGE DELL'UOMO.
di don Giuseppe Maria Zurzolo.

Giustificare il celibato, come conseguenza a rimedi mondani, pensando, come il prete sposato possa risolvere il problema delle vocazioni per la Chiesa del futuro, pone in esso non la soluzione al problema, ma innescherà una serie di concause infinite di problemi. Se si perde il significato della vocazione del prete, in nome di un mestiere qualunque, allora non avrà più senso il suo celibato per il regno dei cieli, considerato per il mondo un lavoro dufficio, come tanti altri. Ma, se la sua vocazione è una chiamata chiara di sequela, di servizio, di missione, dove nulla dev'essere anteposto a Cristo, il suo celibato non potrà essere diviso tra il "Pneuma a Dio, lo spirito" e la "Sarx alla donna, la carne". Non potrà servire due padroni, perché la sua chiamata è esclusiva: "vieni e seguimi". Il Signore non dice: venite e seguitemi! La chiamata vieni e seguimi, è quella scelta preferenziale di Cristo per la sua Chiesa, a prescindere gli inizi del cristianesimo, dove tutto era in costruzione e non definito. È lo Spirito Santo che nel corso dei secoli ha suggerito alla sua Chiesa, partendo dal concilio di Elvira, questo percorso del celibato, purificandolo da ogni compromesso e fraintendimento. Lo stesso Spirito che guida, suggerisce per secoli la storia della Chiesa, delineando nella coscienza ecclesiale, il senso profondo del celibato, rendendolo non un semplice cavilloso canone del diritto, non essendo esso una legge divina, ma un desiderio voluto da Cristo, non meno di un comandamento. Se chiamiamo in causa lo Spirito, se crediamo alla sua azione nella Chiesa, non possiamo renderlo estraneo al celibato dei preti, come fosse una decisione unicamente di uomini o di leggi ecclesiali.

Anonimo ha detto...

Il celibato del prete è voluto da Gesù anche per gli Apostoli, lo dice "eunuco volontario per il Regno" cioè la Chiesa, lo conferma Pietro"noi abbiamo lasciato tutto, che ne avremo?". Pietro era sposato e anche Filippo e forse Bartolomeo, ma sono vissuti come fratelli con le mogli. Lo conferma Paolo quando parla delle donne che accompagnano gli Apostoli missionari. Quanto alla Russia è migliore di Roma, per cui se invaderà l'Italia sarà per volere di Dio, e accettiamolo, così dice la profezia ( con gli uomini con la barba).