Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 18 ottobre 2013

Non ogni povertà salva, non ogni ricchezza condanna

Proponiamo ai nostri lettori l'ascolto di due omelie di p. Serafino M. Lanzetta, dal Blog Approfondimenti di "Fides Catholica".
Due brani molto brevi: poche misurate parole ma essenziali e definitorie per scolpire indelebilmente principi fondanti da non oltrepassare né deformare, evitando la confusione in chi ancora non li avesse assimilati profondamente e indelebilmente.

La prima sulla parabola dell'amministratore disonesto:

Il racconto evangelico dell’amministratore disonesto (Lc 16,1-13) talvolta ci sorprende: forse il Signore sta esaltando la disonestà di quest’uomo che si preoccupa di trovare una sistemazione dopo che è stato scoperto nei suoi traffici illeciti? No, assolutamente. Il Signore loda non la sua disonestà ma la sua scaltrezza. Infatti, i figli di questo mondo sono più scaltri dei figli della luce. Il Signore invita ciascuno di noi non a demonizzare la ricchezza ma a utilizzarla per un fine buono, a condividerla con chi ha meno e così a trasformarla da disonesta, quale essa normalmente diventa, a causa dei nostri egoismi, in carità che ci fa acquistare amici nelle dimore eterne. Coloro che avremo aiutati diventeranno nostri amici al cospetto di Dio e pregheranno per noi. La ricchezza non è dannata, così come la povertà che salva non è quella “reale” della teologia della liberazione, ma quella spirituale. Beati coloro che amano Dio e per suo amore soccorrono i poveri e così trasformano la “ricchezza disonesta” in un bene per tutti.

La seconda sulla parabola del ricco Epulone e del povero Lazzaro:

 La parabola del ricco Epulone e del povero Lazzaro (cf. Lc 16,19-31) ci interroga sul vero significato della realtà dell’eterna perdizione e, per contro, della salvezza eterna in Paradiso. Perché Epulone è all’inferno? Solo perché vestiva di bisso e banchettava lautamente? No, ma perché aveva fatto di quelle cose il suo dio. Adorava il suo ventre e la materia ormai era il suo dio. Perché Lazzaro invece è nel seno di Abramo? Solo perché era povero? No, ma perché, nonostante la sua povertà, non aveva chiuso il suo cuore a Dio. Viveva di fede e chiedeva a Dio, nella speranza di ogni giorno, il pane quotidiano. Viveva del pane di Dio, della fede, e così, nonostante le sue piaghe e la sua miseria, non gli mancavano il coraggio e la speranza. Sapeva che Dio premia i buoni e punisce i cattivi. 
La ricchezza non è necessariamente un male così come la povertà non è necessariamente un bene e perciò salvifica. Il ricco Epulone, ogni uomo che vive di sé e del suo ventre, ci ricorda il vero valore della libertà: è vera la libertà solo se è responsabile ed è responsabile solo se dice a Dio, definitivamente, sì o no. La libertà non è incertezza o arbitrio.

20 commenti:

Anonimo ha detto...

Modo esemplare di riaffermare verità di fede oltrepassate da alcuni degli slogan di Bergoglio.

Indubbiamente è uno stile più che rispettoso perché evita la critica diretta.

Mi interpella profondamente perché più volte mi sono riproposta di fare la stessa cosa senza riuscirci.

Devo dire che si trattava di questioni di diverso calibro, incidendo direttamente su principi fondanti la nostra fede:
- Incarnazione (Cristo carne dei poveri; i poveri sono il Vangelo)
- Redenzione (Il Figlio dell'uomo si è incarnato per donarci la fratellanza)
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2013/10/svnt-nomina-rervm-cose-concrete-quelle.html
- Gesù Messia Figlio di Dio nuovo ed eterno Sommo Sacerdote (messo sullo stesso piano degli "unti d'Israele"; sacerdozio di Aronne esaltato proprio nell'omelia del Giovedì Santo!)
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2013/04/lodore-delle-pecore-e-il-profumo-di.html

Come si fa a tacere in questi casi? E come eventualmente imbastire una comunicazione indiretta senza confutare esplicitamente?
Oltretutto non perderebbe di efficacia, soprattutto se si pensa alle persone più semplici che sono quelle più facilmente ingannabili?

Anonimo ha detto...

Nei due brevi brani pubblicati, poche misurate parole ma essenziali e definitorie per scolpire indelebilmente principi fondanti da non oltrepassare né deformare, confondendo chi ancora non li avesse assimilati profondamente e indelebilmente.

petronio ha detto...

"è vera la libertà solo se è responsabile ed è responsabile solo se dice a Dio, definitivamente, sì o no. La libertà non è incertezza o arbitrio". Questa è un'opinione, per molti la libertà è tutt'altro. Questa continua ricerca di stabilità e di certezze è lontana da Cristo.

Scrutator Sapientiae da Forum catholique ha detto...


"Pour ma part,

- puisqu'il est question d'idéologie, je considère que le binôme "existentialisme évolutionniste - horizontalisme humanitariste" constitue précisément aujourd'hui, au sein même de l'Eglise catholique, l'idéologie qui fait le plus obstacle à la réception et à la transmission des fondements et du contenu de la Foi catholique : avec cette idéologie, nous sommes bien en présence "de(s) choses inutiles et nuisibles, de(s) fausses valeurs de ce monde, qui encombrent l'Eglise et blessent son visage" ;

- puisqu'il est question "d'avoir le courage d'aller à contre-courant, de se convertir en abandonnant les idoles pour le seul vrai Dieu", je considère que le moyen le plus évangélisateur "d'avoir le courage d'aller à contre-courant" consiste précisément aujourd'hui, ad intra ET ad extra, à se laisser convertir par l'Esprit, mais aussi à exhorter les croyants non chrétiens et les non croyants à se laisser convertir par l'Esprit, "en abandonnant les idoles pour le seul vrai Dieu", y compris quand ces idoles sont des conceptions ou croyances qui détournent du seul vrai Dieu ou qui n'orientent pas vers Lui.

Des expressions telles que "liberté" et "vérité" semblent absentes du discours du Pape François, de même que les expressions "doctrine", "enseignement" et "prédication" ; pour autant, il me semble

- que l'enseignement, la prédication, contribuent à la réception et à la transmission de la doctrine de la Foi, ou, en tout cas, ont vocation à le faire ;

- que l'évangélisation est édificatrice de la liberté responsable, dans la mise en oeuvre ou la prise en compte de ce qui découle de la vérité objective, et non sans elle.

Cela ne signifie évidemment pas que je considère, sous prétexte que ces cinq mots semblent absents du discours du Pape François, que les réalités exprimées par ces cinq mots sont totalement absents de sa conception de l'évangélisation.

Enfin, je crois qu'il devient plus que jamais urgent de réhabiliter les oeuvres de miséricorde spirituelle :

1. Conseiller ceux qui doutent.

2. Enseigner ceux qui sont ignorants.

3. Réprimander les pécheurs.

4. Consoler les affligés.

5. Pardonner les offenses.

6. Supporter patiemment les
personnes importunes.

7. Prier Dieu pour les vivants et
pour les morts.

Parmi ces oeuvre, il y a donc

- conseiller ceux qui doutent, ce qui nécessite de la prudence, du discernement,

- enseigner ceux qui sont ignorants, ce qui nécessite de la doctrine, un enseignement,

- réprimander les pécheurs, ce qui nécessite des catégories nécessaires, mais pas suffisantes, au jugement, non des personnes, mais des idées ou des actions concernées,

non seulement en matière morale, mais aussi en matière religieuse.

Tout un programme é-v-a-n-g-é-l-i-s-a-t-e-u-r, donc, non le mien, mais celui de l'Eglise catholique elle-même, tel qu'il est formulé dans le "Compendium".

http://www.leforumcatholique.org/message.php?num=735217

Anonimo ha detto...

Vorrei dire 2 semplici cose, viviamo in una società che definire agnostica è puro eufemismo, dove per libertà è inteso solo"l'io e le proprie voglie" come profeticanente disse 8 anni fa l'Innominabile, la dittatura relativista, postmoderna, decerebralizzante del pensiero unico, se sei d'accordo bene, sennò al lebbrosario, condanna senza appello a ghettizzarsi in un lazzaretto, insultati e bollati come antichisti, fuori dal mondo che conta, non era questo che mi aveva insegnato la buon'anima di mia madre, di scarsa istruzione, ma di grande fede, semplice, indefettibile, ora PF tutti i giorni tira fuori dal cilindro una nuova definizione, una nuova etichettatura, a volte anche dispregiative, ora mi chiedo,a cosa porterà tutto ciò, ad accontentare i media (a proposito, in argentina aveva fondato una tv, canale 21, che riprendeva tutte le sue performances, si vede che già si allenava)sicuro, atei più o meno devoti, radicalchic annoiati e folle da concerti rock, ma quei poveri disgraziati, in tutti i sensi, come me, che devono fare, io non mi sento di appartenere più a niente, prima avevo la consolazione delle parole chiare e ferme di BXVI, ma ora???GR2

Anonimo ha detto...

prima avevo la consolazione delle parole chiare e ferme di BXVI, ma ora???

Ora hai, abbiamo:
- 2000 anni di Magistero, - l'irrinunciabile grazia dei Sacramenti (Eucaristia in primis, dove c'è l'incontro col Signore Vivo e Vero),
- la Scrittura (con l'aiuto di una buona esegesi e un po' di meditazione e contemplazione personale),
- la adorazione e la preghiera,
- la condivisione.

Questo, in fondo, è il nostro nutrimento di sempre...

rosa ha detto...

caro GR2,
spegni la tv, ascolta solo le news alla radio, solo le news, non le trasmissioni di commento, leggi i vangeli, le Epistole, gli Atti degli apostoli, alcune encicliche di grandi papi, ed alcune cose di Benedetto. Cerca una messa Vo e seguila.
Sentirai di appartenere all vera Chiesa cattolica, una, santa,a postolica e romana. Che gli altri si accontentino degli scarti, tu avrai le perle. dimentica la S.Sede attuale.
E' difficile, lo so, ma si puo' fare, specie se si vive a Roma.
certo a Milano, dopo Martini e TAettamanzi, e purtroppo Scola, e' molto piu' difficile.
Rosa

Stefano78 ha detto...

http://www.ilfoglio.it/soloqui/20239

rosa ha detto...

OT: perche' alcuni vescovi sono consacrati tali dal papa ec altri no? perche' alcuni santi o beati sono proclamati tali dal papa ed altri no? scusate l' ignoranza, ma e' un po' che me l chiedo
Rosa

Anonimo ha detto...

Dove sto io la messa VO è sospesa perché il celebrante è morto ed altri che sappiano il latino non ce n'è, gli altri consigli che mi date li seguo e li seguirò, ma ho a che fare tutti i giorni con colleghi che non riesco a spegnere come una radio o una tv,:)) cmq grazie....GR2

Agnese ha detto...

Stefano e quindi?

Si dovrà tacere per non dar adito a critiche da parte dei non credenti?

Ma quelle ci sono sempre state, specie quando la Chiesa parlava alto chiaro e forte, allora che facciamo?

Indirettamente l'articolista ci sta dicendo che le critiche così come ci sono, fanno male alla fede?

Al contrario, le rispettose critiche come del resto sono sempre state fatte in questo preziosissimo Blog, sta' dimostrando agli stessi non credenti la COERENZA del Cattolicesimo, e la vigilanza dei veri credenti, quando il Papa si comporta da custode va ascoltato difeso e protetto, diversamente si ha il dovere di dissentire.

La Chiesa è di Cristo Lui l'ha fondata il suo Vicario DEVE CUSTODIRLA.

Anonimo ha detto...

Per Agnese, Stefano e tutti gli altri.
Ho pubblicato l'articolo de Il Foglio: "Come criticare il papa senza essere eretici".
Bisogna guardare in faccia la realtà.

Aspetto le vostre riflessioni.

Enzo da Napoli ha detto...

Cara Agnese, concordo pienamente con la tua analisi anche se sono un po' scettico che il blog possa fare da testimonianza presso i modernisti e i miscredenti. In questo sistema tirannico che viviamo un blog come questo, che non ha sponsor potenti, ha una diffusione molto limitata anche se è ormai uno dei pochi blog cattolici che viene seguito. Gli altri curatori dei blog o si sono arresi o non hanno fedeli che li seguono e questo ci dice la gravità della situazione. Continuiamo a pregare e testimoniare ma lo sconforto è grande.

Marco P. ha detto...

Scusate la curiosità, ma eupolone, ho sentito dire da un paio di preti, non è il nome del ricco ma ne indentifica il ruolo. (su wikipedia ho trovato tra le altre cose che si tratta di una specie di sacerdote romano). Nel commento di P. Lanzetta sembra invece che Epulone sia il nome.Qualcuno può spiegare ?Grazie.

Anonimo ha detto...

Caro Marco P.,
non starei tanto a sottilizzare: nomen omen.
Nel Vangelo di Luca si tratta semplicemente di "un uomo ricco che banchettava lautamente" ed il "banchettare lautamente" è il significato preciso del termine Epulone - che era effettivamente una carica sacerdotale romana - attribuito fin dai primi secoli al personaggio della parabola.

Ma quello che ci interessa è il 'succo' da estrarre. Padre Lanzetta lo estrae sapientemente mi sembra.

Josh ha detto...

Marco P., in "Epulone" si addensano più codici culturali e simbolici, già a partire dal solo nome in sè.

La radice latina Epulo,-onis è manifesta, si collega cioè a epulum, che era il convivio, il banchetto gaudente (da lì passa nell'uso anche come mangione, golosone o meglio gozzovigliatore); epulae, -arum erano anche i cibi, le vivande (si trova in Cicerone, Orazio), e come convito ancora in Cicerone, Sallustio.

Era anche il sacerdote che nella Roma antica celebrava un banchetto sacro (ma comunque un banchetto festaiolo) dedicato a Giove.
Ne parla Tito Livio per es.

Marco "Non è il nome del ricco ma ne indentifica il ruolo."

Nel testo biblico originale si parla solo di "uomo ricco", invece il povero, Lazzaro, è indicato per nome.

Il ricco, poi per tradizione, è stato chiamato Epulone (dati i significati sopra nell'uso). Molto è stato dovuto ai primi commentatori e alle prime raffigurazioni che hanno finito per identificare il ricco in genere con la figura del banchettatore gaudente-Epulone.

Il tutto non muta comunque la paradigmaticità dell'assunto.

Marco P. ha detto...

Cara Mic,
grazie per la spiegazione che nasceva da una curiosità.
Il succo invece, quello ti confermo che è ben spiegato dal P. Lanzetta.

Anonimo ha detto...

Grazie Josh, per la risposta ancor più esaustiva :)

Marco P. ha detto...

Grazie mille a Josh anche da parte mia.

Silente ha detto...

Il pauperismo è una sorta di malattia infantile (e anche senile?) della Chiesa. Di fatto, la Dottrina, organicamente intesa, non è mai stata pauperistica. Sfatiamo un mito: Gesù Cristo non era povero. Nacque in una famiglia che, con un deprecabile anacronismo, oggi definiremmo di "classe media produttiva". La sua "povera" nascita fu dovuta al fatto che gli alberghi dell'epoca, i caravanserragli, erano pieni. Il Suo comportamento, le Sue frequentazioni, persino le Sue vesti non erano "pauperistiche". Pauperista fu Giuda ("perché sprecare gli unguenti?"), pauperistiche e comunistiche furono molte eresie. San Francesco scelse la povertà per suo ordine come forma di edificazione, ma se ne guardò bene dal proporla come modello sociale, anche solo alla Chiesa. E quando, dopo la sua morte, alcuni "fraticelli" lo fecero, furono ricondotti immediatamente all'ordine. La "povertà" evangelica non è quella materiale e mondana. Nel Medioevo, una ricca vedova o un ricco orfano erano categorizzati tra i "pauperes". San Carlo Borromeo, che viveva in povertà, non rinunciò mai al suo patrimonio che, prima di essere suo, era della famiglia. E le sue chiese erano ricche e fastose, a maggior gloria di Dio. La Chiesa non ha mai condannato la ricchezza in sé, ma l'assenza di carità in funzione del proprio stato. Come avrebbe fatto Don Bosco a finanziare le sue opere senza i ricchi?
In nessuna delle Encicliche sociali la ricchezza viene, di per sé, condannata. Nessuna. Molti sono i santi "borghesi" del secolo passato e di quello precedente.
San Josemaria Escrivà de Balaguer prescriveva un decoro personale per nulla pauperistico.
La condizione di povero non salva, di per sé, come, di per sé, quella di ricco non condanna.
Il pauperismo è uno dei tanti, ideologici, cavalli di troia introdotti nella Chiesa per favorirne l'evoluzione modernista, nella versione del catto-comunismo.