Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 28 agosto 2018

don Elia - Abusi del clero: negligenza, complicità, ideologia

Dopo la sospensione del cardinal Mac Carrick e la messa in stato d’accusa di trecento preti nella sola Pennsylvania, si ode da più parti ripetere che la Chiesa Cattolica non avrebbe fatto abbastanza per combattere la pedofilia nei suoi ministri. Uno sguardo più approfondito dimostra però che tale affermazione è estremamente inadeguata sotto molteplici aspetti. Una prima precisazione si impone a livello terminologico: generalmente non si tratta propriamente di pedofilia (comportamento spesso patologico le cui vittime sono bambini al di sotto della pubertà), ma piuttosto di pederastia, cioè di una condotta sessuale viziosa che coinvolge soggetti maturi dal punto di vista genitale e non è altro, fondamentalmente, che una variante dell’omofilia. Come ha di recente messo in rilievo il cardinal Burke, il vero problema, nel nostro caso, è quello della sodomia nel clero, che si può estendere anche ai minorenni.

Che un ministro di Dio usi la sua influenza per sedurre adolescenti, traumatizzandoli in modo a volte irreversibile, anziché per condurli al Signore con la parola e con l’esempio, è un fatto di una gravità inaudita che provoca giustamente uno scandalo accecante nei fedeli, specie in quelli che con fiducia hanno affidato a un sacerdote i propri figli per la loro formazione cristiana. Sarebbe però un’ipocrisia inescusabile essere indulgenti con persone che praticano l’omosessualità e scagliarsi al tempo stesso contro quelle che, nel farlo, violano un limite di età fissato dalla legge. Qualsiasi atto impuro tra individui dello stesso sesso è gravemente disordinato e peccaminoso in quanto contrario alla natura umana e alla legge divina. È pertanto assurdo ammettere una cosa e insieme pretendere di essere inflessibili con l’altra: chi giustifica la sodomia incentiva inevitabilmente la pederastia. Non bisogna dimenticare, poi, che chi ha ricevuto l’Ordine sacro e celebra il divino Sacrificio è tenuto alla continenza perfetta: prima e più delle vittime umane, quindi, è il Signore stesso che è orrendamente oltraggiato in modo sacrilego dai Suoi stessi ministri infedeli.

L’unico che abbia tentato di intervenire in modo efficace in questo campo è stato Benedetto XVI, ma sappiamo come è andata a finire. Al di là dei singoli scandali scoppiati negli ultimi tre decenni, è ormai evidente che non si tratti di fenomeni sporadici o isolati, ma di un’immensa cancrena che è dilagata nel clero cattolico. Non ci si può nascondere dietro un dito protestando, statistiche alla mano, che tutto sommato la percentuale dei preti corrotti – per quanto è dato sapere – è piuttosto ridotta rispetto alla totalità. La sfida maggiore è il fatto che essi, negli anni, hanno formato vere e proprie reti di complicità e consorterie di mutuo sostegno che hanno assicurato a tutti protezioni e coperture, a molti carriere fulminanti rese possibili da amicizie o da ricatti, fino a piazzarli nei gangli vitali della gerarchia ecclesiastica. Tanti vescovi, quindi, sono negligenti nel trattare gli abusi su minori perpetrati da membri del loro clero o perché si sentono impotenti nei confronti di preti “intoccabili”, o perché hanno anch’essi la coscienza poco pulita.

Ma neppure queste osservazioni bastano a spiegare adeguatamente la spaventosa decadenza di cui siamo testimoni. Tale fenomeno ha profonde radici ideologiche, senza le quali non si sarebbe mai prodotto. Una Chiesa aperta al mondo, in cui si è completamente persa di vista la santità dello stato sacerdotale con le strette esigenze morali che ne derivano e la prassi ascetica che esso impone, dopo la presunta “liberazione” del ’68 non ha resistito a quel clima generale di ossessione sessuale da cui, evidentemente, non sono andati esenti i candidati al sacro ministero. Essi, lasciati in balìa dei propri disordini e di un ambiente sociale totalmente avverso senza la benché minima educazione pratica e teorica alla castità, sono stati molto spesso risucchiati in un vortice di impurità fin dal seminario, scambiato da certuni per una “riserva di caccia”…

Volendo ulteriormente sviscerare il problema, tuttavia, non si possono trascurare – come mi faceva notare un amico parroco a cui devo le osservazioni che seguono – dei fattori ancora più interni alla Chiesa, legati ai cambiamenti dottrinali e liturgici seguiti all’ultimo concilio. Nella teologia del matrimonio, per cominciare, è stato mutato l’ordine dei suoi due fini: quello primario, la procreazione (che mira a completare il Corpo mistico di Cristo fornendogli i membri) e quello secondario, l’unione degli sposi e il loro reciproco aiuto (che sono un bene necessario per la pace della famiglia e l’armoniosa crescita dei figli). Il recupero del valore del corpo e delle sue funzioni, pur sembrando animato dalle migliori intenzioni, a lungo andare ha causato un’inversione di quest’ordine stabilito da Dio: il dovere della procreazione ha ceduto il posto – con tutte le conseguenze, fra l’altro, sulla natalità – a un ideale di unione sponsale né santo né realistico, in cui si tende a ridurre il matrimonio all’atto coniugale e ci si illude che la coesione tra gli sposi, realtà morale e spirituale che esige una radicale rinuncia a sé stessi, possa trarre vantaggio da un atto fisico, nel quale oltretutto, anche tra battezzati, rimane pur sempre una buona dose di egoistica concupiscenza.

Questa ottimistica “teologia” dell’atto coniugale, disgiungendo il fine unitivo da quello procreativo, ha avuto una serie di conseguenze nefaste. Innanzitutto, essa ha suo malgrado invogliato il ricorso alla contraccezione o, per lo meno, a un uso dei metodi naturali a scopo anticoncezionale, in nome di una paternità responsabile nella quale, nel mettere al mondo i figli, valutazioni puramente umane prevalgono sull’obbedienza alla volontà di Dio e sull’abbandono alla Provvidenza (che non degrada gli uomini a conigli…). Poi la “mistica” dell’unione fisica ha insinuato, riguardo ai rapporti sessuali nel contesto di convivenze illegittime, l’accusa secondo cui l’astensione richiesta per poter accedere di nuovo ai Sacramenti sarebbe non solo difficile, ma addirittura dannosa a una relazione intesa come un bene assoluto, quando invece, al di fuori del matrimonio, è intrinsecamente un male. Al culmine della parabola, l’errata visione di commerci sessuali come fattore di comunione tra persone a prescindere dal fine procreativo è stata applicata a qualsiasi tipo di intimità, compresa quella contro natura, che rappresenta invece la ricerca di sé portata all’estremo.

Il matrimonio cristiano, inoltre, è stato sempre inteso dalla Tradizione, sulla base dell’insegnamento dell’Apostolo (cf. Ef 5, 22ss), come simbolo dell’unione di Cristo con la Chiesa e trova perciò in essa il proprio modello di riferimento. Negli ultimi decenni, invece, una certa teologia novatrice ha operato uno slittamento da questo inquadramento cristologico-ecclesiologico a uno di tipo trinitario, in virtù del quale le relazioni umane dovrebbero riprodurre quelle tra le Persone divine. A parte la debolezza intellettualistica e lo scarso realismo che vizia tale impostazione, non si può fare a meno di osservare un errore di fondo: mentre gli esseri umani sono individui finiti che sussistono per se, le Persone della santissima Trinità sono relazioni sussistenti che hanno in comune la stessa sostanza e differiscono unicamente nel modo di possederla. In altre parole, il termine persona, riferito a Dio o all’uomo, non ha lo stesso significato, ma è usato in senso analogico. Padre, Figlio e Spirito Santo si scambiano continuamente e totalmente il loro essere unico e indivisibile, cosa che è impossibile all’uomo, creatura composta di spirito e materia.

La Chiesa, come Sposa di Cristo, partecipa certamente, in Lui, allo scambio d’amore trinitario, ma le relazioni tra i suoi membri non potranno mai riprodurlo perfettamente, anche perché – specie quelle vissute nel matrimonio – sono legate alla vita terrena e nell’altra saranno superate. Noi possiamo imitare il Verbo in quanto ha assunto la nostra stessa natura, non già le Persone divine in sé stesse. Certe sedicenti “teologhe” d’avanguardia, invece, giungono al punto di “canonizzare” la sodomia come un genere di fusione amorosa che, a lor dire, si avvicinerebbe di più all’amore divino perché “libero” dall’interesse della procreazione e quindi più “gratuito”… L’oscuramento della ragione e la perversione della fede giungono qui a esiti sacrileghi e blasfemi che non risparmiano più nemmeno la Trinità santissima.

Contemporaneamente – se tutto ciò non bastasse – la cosiddetta riforma liturgica ha gradualmente capovolto il culto di Dio in culto dell’uomo, mentre la svolta antropologica ha snaturato la teologia in fenomenologia religiosa. Perso di vista il primato divino e messo al centro l’essere umano, è andata perduta anche la fede, non solo nel popolo, ma soprattutto in moltissimi ministri. Ora, come insegna san Paolo, è proprio per il mancato riconoscimento del Creatore a partire dalle Sue opere che Dio ha abbandonato i pagani all’impurità e a passioni infami, in balìa di un’intelligenza depravata che li spinge ai vizi più indegni (cf. Rm 1, 18ss). Un prete che non dia più alcun indizio (come il senso dell’onore dovutogli e il giusto timore nei Suoi confronti) di fede genuina in Colui che retribuisce infallibilmente ogni cosa, in bene o in male, sarà incapace di resistere alle tentazioni che, nel mondo attuale, lo assediano da ogni parte, finanche sul telefono; ma il vero problema è che, probabilmente, non crede più in nulla, se non nella “bella vita”.

Ora tirate la somma di tutti questi fattori e vi renderete conto che il risultato non potrebbe essere diverso. Ma che si abbia l’impudenza di trasformare un incontro mondiale di famiglie cattoliche in un podio per propagandare unioni sodomitiche, fingendo al contempo di esprimere solidarietà alle vittime di abusi, è non soltanto una manifestazione eclatante di insultante ipocrisia, ma anche un atto di gravità criminale, in quanto incoraggia gli abusi stessi. È giusto, quindi, che in Irlanda ci siano proteste almeno pari a quelle del Cile. È un bene che l’enorme bubbone scoppi del tutto, perché la Chiesa terrena deve spurgare tutta la putredine che si è accumulata al suo interno; ma non oso pensare al castigo che attende la gerarchia corrotta. Rifugiamoci pertanto nel Cuore Immacolato di Maria per essere preservati dal suo terribile urto e prepariamoci a ripartire – quando vorrà il Signore – in modo nuovo, liberi di seguire il santo Vangelo senza incertezze e sotto la guida di Pastori santi, piuttosto che di mercenari che lo deformano per giustificare i propri vizi.

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Solitamente non apprezzo gli interventi i don Elia, ma in questo caso devo fargli i complimenti. Soprattutto per avere esplicato in poche righe la follia teologica (ora di moda) di paragonare le unioni omossessuali alla relazione tra le persone divine. E per avere spiegato la differenza tra persona umana e persona divina, che sono simili solo per analogia.

irina ha detto...

Molto in questo post mi conferma che, prima di indire un concilio ecumenico, la chiesa avrebbe dovuto fare un esame di coscienza e guardare al suo interno, andare a scovare la sporcizia in ogni suo angolo, verificare la sodezza delle vocazioni, eliminare le mele marcie presenti tra docenti ed allievi, occuparsi di meno di teologia scientifica e/o teologia al passo dei tempi ed occuparsi di più di spiritualità spicciola, quotidiana nei seminari, nelle facoltà teologiche come nelle parrocchie.
Certamente non si può dire con certezza che oggi la chiesa sarebbe stata migliore al cento per cento ma, sicuramente, non sarebbe questa porcilaia ed il mondo neanche.
In sintesi la Chiesa aveva ed ha bisogno di guardarsi allo specchio e non guardare dalla finestra e tanto meno andare in giro come una vagabonda, impazzita, blaterando a vanvera. Fatti salvi i Santi morti e vivi, che con le loro virtù stanno frenando l'ira di Dio.

tralcio ha detto...

Grazie don Elia. Dio la benedica e ci conservi i buoni sacerdoti che ancor oggi soffrono ed espiano per tutti noi.

Nessuno vi costringe ha detto...

Potrebbe essere questa soluzione attuale ?
Lo permetterebbero i cattocomunisti che si spostano verso i luterani guidati dai massoni ?

In quei giorni, Giosuè radunò tutte le tribù d’Israele a Sichem e convocò gli anziani d’Israele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentarono davanti a Dio.
Giosuè disse a tutto il popolo: «Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrèi, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore».(Gs 24,1-2.15-17.18)

Anonimo ha detto...

Tutto il mondo odierno è diventato una porcilaia, e la chiesa vi si è tuffata dentro......

Da Fb ha detto...

Inutile leggere quanto viene pubblicato dopo la lettera di Viganò: fa parte dei giochi di ruolo. Il punto nodale è che esiste il grave problema nella Chiesa e soltanto la Chiesa può risolverlo. Non spetta a chi è impegnato in politica, che ha, invece, il compito di indicare che il ruolo del cristiano-laico o laico- cristiano è di essere intransigente con la lobby gay nel campo socio-politico, perché mina l'essenza stessa dell'umanesimo integrale e della democrazia.
La lobby gay è il pericolo, in quanto assomma in se stessa omosessualità e pedofilia all'interno del percorso dei diritti civili da conquistare, che fungono da foglia di fico per celare l'inconfessabile.

Anonimo ha detto...

A Bergoglio che ossessivamente insiste sui migranti e ora tira in ballo le torture che avrebbero subito in Libia:

Sua Santità ci racconti quanti processi lo stato del Vaticano ha fatto contro i migliaia di preti ed alti prelati pedofili!!! Ci racconti le storie di sesso tra i suoi preti Ed i bei migranti! Ci dica quanti preti sono stati cacciati dalla Chiesa!!! Ci faccia vedere i bilanci e le voci tra entrate ed uscite!!! Ci dica quanto ha pianto e si è disperato per le migliaia di cristiani trucidati ed uccisi!!! Dopo questo, taccia!!!!!!!!!!!!!

Anonimo ha detto...


Postille all'intervento di "Don Elia"

-- Dimenticanza. Il mutamento o inversione dei fini del matrimonio non comincia con la "teologia del corpo" dopo il Concilio ma appare già nei testi del Concilio, segnatamente in Gaudium et Spes, 48.2: "Per la sua stessa natura, l'istituto del matrimonio e l'amore coniugale sono ordinati alla procreazione e alla educazione della prole e in queste trovano il loro coronamento [iisque veluti suo fastigio coronantur]". Il "coronamento" o fastigium non è la stessa cosa del fine primario, che giustifica l'esistenza stessa del matrimonio.
Il rovesciamento appare ancor meglio nel nuovo Codice di Diritto Canonico, 1983. Can. 1055, par. 1: "il patto matrimoniale con cui l'uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione e educazione della prole, etc."" . Prima viene il "bene dei coniugi", poi "la procreazione e l'educazione dei figli". Ma, come notava mons. Marcel Lefebvre, questa non è più la vera concezione cattolica del matrimonio. Il "bene dei coniugi" include anche il soddisfacimento della loro reciproca sensualità, si capisce. Forse per questo, è venuto meno il modo di intendere il matrimonio come simbolo dell'unione di Cristo con la sua Chiesa?

-- Chirimento. Le Persone della SS.ma Trinità sono "relazioni", di un tipo sovrannaturale è ovvio; o non sono le relazioni tra di loro una conseguenza del loro esser Persone, conseguenza ontologica, si intende, non cronologica? Insomma, il concetto della divina Persona non è del tutto separato da quello della loro reciproca relazione, come concetto intendo? Come stanno le cose?

-- Domanda. Dobbiamo anche noi associarci alla richiesta di dimissioni del Papa regnante coraggiosamente avanzata da mons. Viganò o no? Come la pensa don Elia? Per me,
se Papa Francesco togliesse spontaneamente il disturbo anche domani, sarebbe un
gran bene per la Chiesa. Io, nel mio piccolo, mi associo.
PP (Paolo Pasqualucci)

irina ha detto...

"...But before Francis resigns, we the Catholic faithful demand that he also remove from the College of Cardinals those who conspired even before the 2013 conclave to make Jorge Mario Bergoglio pope come hell or high water. He and the St. Gallen Group know exactly who they are..."

https://remnantnewspaper.com/web/index.php

Anonimo ha detto...

"Non posso parlare specificatamente di papa Francesco", ha detto il procuratore generale John Shapiro in un'intervista alla Nbc. Secondo l'inchiesta, sono circa 1000 i minorenni abusati da oltre 300 preti: "Spaventoso che i leader della Chiesa abbiano mentito ai fedeli la domenica, protetto questi predatori ma hanno documentato tutto e messo negli archivi segreti"

Elia ha detto...

Ringrazio il Prof. Pasqualucci per il suo intervento.
So bene che l'inversione dei fini del matrimonio inizia con GS 48; alludendo alla "teologia del corpo" mi riferivo ad una delle motivazioni pseudoteologiche di tale inversione, nel quadro di quel personalismo che identifica erroneamente la persona umana con la relazione, quando invece essa è una sostanza individuale razionale capace di relazione; la sua essenza non si identifica con la relazione. Le Persone divine, al contrario, non sono individui in relazione tra loro, ma sono essenzialmente relazioni: il Padre è la relazione di generazione attiva, il Figlio quella di generazione passiva, lo Spirito Santo quella di spirazione passiva dal Padre e dal Figlio. A differenza delle relazioni tra esseri umani, che sono un fatto morale e mutevole, le relazioni trinitarie hanno una sussistenza ontologica che le costituisce come soggetti distinti e inseparabili, in quanto aventi la stessa sostanza in comune. Esse sono eterne e necessarie, ma non sussistono se non in relazione oppositiva. Perché ci sia il Padre è necessario che ci sia il Figlio e viceversa; perché ci sia lo Spirito Santo è necessario che ci siano e il Padre e il Figlio; l'unica e indivisibile sostanza divina è posseduta dal Padre in quanto sorgente del dono, dal Figlio in quanto termine del dono che a sua volta lo rende e lo Spirito Santo come dono in atto.
Riguardo al Papa regnante, sono anch'io del modesto avviso che, se si ritirasse, sarebbe un gran bene per la Chiesa nonché per la sua anima, che potrebbe in tal modo salvarsi.