Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 10 agosto 2018

Venerdì 10 agosto. La Preghiera di Riparazione

Ricordiamo che oggi, venerdì, è il giorno dedicato alla Preghiera di Riparazione secondo le modalità, complete delle Litanie del Sacro Cuore, che trovate qui.

Rimaniamo fedeli al nostro impegno nella preghiera di riparazione e continuiamo a pregare perché sia sventata l'introduzione della cosiddetta Messa ecumenica, che vanifica il Santo Sacrificio. Per non parlare dei cambiamenti di paradigma che usano il funambolismo linguistico per condurre verso rivoluzionari orizzonti inesplorati fuori dalla Via maestra.
Preghiamo anche per come viene contristato il Signore nel nostro Paese e nel degrado ingravescente che lo attanaglia e per tutti i problemi in attesa di soluzione in un agone politico esasperato e attraversato da molte dinamiche contrapposte.
Invochiamo Cristo Signore che ci ha ammonito che “ senza di Lui non possiamo fare nulla ” (cfr. Gv 15, 5) e chiediamo l'intercessione della Vergine, Madre Sua e nostra, perché voglia stornare tutti i pericoli, i mali e le insidie in tutti gli ambiti del vivere civile e religioso dove Lui possa tornare a regnare. Preghiamo anche perché il Signore voglia presto darci Santi Pastori che possano guidare i fedeli in questa epoca di smarrimento, di confusione e di empietà e sostenga quelli che si espongono con parresìa.

Riflessione settimanale:

Dal trattato «Contro le eresie» di sant’Ireneo, vescovo.

La gloria di Dio dà la vita; perciò coloro che vedono Dio ricevono la vita. E per questo colui che è inintelligibile, incomprensibile e invisibile, si rende visibile, comprensibile e intelligibile dagli uomini, per dare la vita a coloro che lo comprendono e vedono. Ѐ impossibile vivere se non si è ricevuta la vita, ma la vita non si ha che con la partecipazione all'essere divino. Orbene tale partecipazione consiste nel vedere Dio e godere della sua bontà.

Gli uomini dunque vedranno Dio per vivere, e verranno resi immortali e divini in forza della visione di Dio. Questo, come ho detto prima, era stato rivelato dai profeti in figura, che cioè Dio sarebbe stato visto dagli uomini che portano il suo Spirito e attendono sempre la sua venuta. Così Mosè afferma nel Deuteronomio: Oggi abbiamo visto che Dio può parlare con l'uomo e l'uomo aver la vita (cfr. Dt 5, 24).

Colui che opera tutto in tutti nella sua grandezza e potenza, è invisibile e indescrivibile a tutti gli essere da lui creati, non resta però sconosciuto; tutti infatti, per mezzo del suo Verbo, imparano che il Padre è unico Dio, che contiene tutte le cose e dà a tutte l'esistenza, come sta scritto nel vangelo: «Dio nessuno lo ha mai visto; proprio il Figlio Unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato» (Gv 1, 18).

Fin dal principio dunque il Figlio è il rivelatore del Padre, perché fin dal principio è con il Padre e ha mostrato al genere umano nel tempo più opportuno le visioni profetiche, la diversità dei carismi, i ministeri e la glorificazione del Padre secondo un disegno tutto ordine e armonia. E dove c'è ordine c'è anche armonia, e dove c'è armonia c'è anche tempo giusto, e dove c'è tempo giusto c'è anche beneficio.

Per questo il Verbo si è fatto dispensatore della grazia del Padre per l'utilità degli uomini, in favore dei quali ha ordinato tutta l'«economia» della salvezza, mostrando Dio agli uomini e presentando l'uomo a Dio. Ha salvaguardato però l'invisibilità del Padre, perché l'uomo non disprezzi Dio e abbia sempre qualcosa a cui tendere. Al tempo stesso ha reso visibile Dio agli uomini con molti interventi provvidenziali, perché l'uomo non venisse privato completamente di Dio, e cadesse così nel suo nulla, perché l'uomo vivente è gloria di Dio e vita dell'uomo è la visione di Dio. Se infatti la rivelazione di Dio attraverso il creato dà la vita a tutti gli esseri che si trovano sulla terra, molto più la rivelazione del Padre che avviene tramite il Verbo è causa di vita per coloro che vedono Dio.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

EX SEGRETARIO DELLA CONGREGAZIONE DEL CULTO DIVINO, ARCIVESCOVO *ALBERT MALCOLM RANJITH PATABENDIGE DON* SULLA COMUNIONE NELLA MANO:

“Ciò ha contribuito in qualche modo ad un certo calo di fede nella Presenza reale di Cristo nell’Eucaristia. Questa prassi, e l’abolizione delle balaustre dal presbiterio, degli inginocchiatoi dalle chiese e l’introduzione di pratiche che obbligano i fedeli a stare seduti o in piedi durante l’elevazione del Santissimo Sacramento riducono il genuino significato dell’Eucaristia e, il senso della profonda adorazione che la Chiesa deve rivolgere verso il Signore”.

Anonimo ha detto...

Papa Francesco sui migranti: "Respingerli è un atto di guerra".
Ad un essere umano, con tutti i suoi limiti e difetti, che viene “eletto” a successore di Pietro da una congrega di cardinali ben pasciuti e niente affatto estranei ai giochi dell’alta finanza e della bassa politica, che tipo di rispetto e deferente attenzione occorre riservare quando si verifica un suo intervento a gamba tesa in un ambito non strettamente pastorale?
Un papa erede di Cristo che esula dalle valutazioni morali di sua competenza e distribuisce condanne divine a carico di chi cerca, non sempre riuscendoci, di far quadrare esigenze umanitarie, equilibri demografici, rispetto per le popolazioni residenti con la logica del comune buonsenso si pone automaticamente egli stesso sopra o fuori dalla legge?
Con tutto il rispetto residuo (ormai scarso, a dire il vero) per Bergoglio, posso sospettare che in questo caso vi sia un pesante conflitto di interessi? Lascia infatti perplessi notare che la ferma presa di posizione del Vaticano nei confronti di chi vuole limitare l’invasione dei clandestini confligga in modo evidente con il gigantesco e redditizio affare che fa capo al mondo del volontariato cattolico ed a quello delle cooperative rosse coinvolte in Mafia Capitale.
Non voglio mutuare lo slogan un po’ ammuffito che invita il Papa a prenderseli lui in Vaticano gli sbandati che cercano fortuna a centinaia di migliaia nel nostro Paese, non voglio cadere in quella banalità che tuttavia ha una sua efficacia popolaresca, ma rivolgo rispettosamente al capo della Chiesa la preghiera di guardare ogni tanto con la stessa sollecitudine e premurosa preoccupazione anche agli italiani che non cercano l’Eldorado, non invadono terre altrui, non pretendono privilegi, non impongono le loro usanze tribali, ma cercano semplicemente di sopravvivere, di arrivare a sfamare le famiglie anche a fine mese, di assicurare il necessario e spesso anche solo l’indispensabile ai propri cari.
Chiedo troppo, Bergoglio? Prima degli italiani ci sono sempre e solo tutti i parassiti del mondo? Tenendo pure conto che si tratta di masse islamiche non integrabili!
Dipende dalla sua reverenda risposta se considerare il Vaticano un nemico dell’Italia, con cui è in atto una guerra alla quale, da laico e non filoclericale, posso rispondere solo: presente!

Sara Fumagalli ha detto...

Fu ministro del sangue di Cristo
Oggi la chiesa di Roma celebra il giorno del trionfo di Lorenzo, giorno in cui egli rigettò il mondo del male. Lo calpestò quando incrudeliva rabbiosamente contro di lui e lo disprezzò quando lo allettava con le sue lusinghe. In un caso e nell'altro sconfisse satana che gli suscitava contro la persecuzione.
San Lorenzo era diacono della chiesa di Roma. Ivi era ministro del sangue di Cristo e là, per il nome di Cristo, versò il suo sangue.
Il beato apostolo Giovanni espose chiaramente il mistero della Cena del Signore, dicendo: «Come Cristo ha dato la sua vita per noi, così anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1Gv 3,16). Lorenzo, fratelli, ha compreso tutto questo. L'ha compreso e messo in pratica. E davvero contraccambiò quanto aveva ricevuto in tale mensa. Amò Cristo nella sua vita, lo imitò nella sua morte.
Anche noi, fratelli, se davvero amiamo, imitiamo. Non potremmo, infatti, dare in cambio un frutto più squisito del nostro amore di quello consistente nell'imitazione del Cristo, che , patì per noi, lasciandoci un esempio, perché ne seguiamo le orme» (1Pt 2,21). Con questa frase sembra quasi che l'apostolo Pietro abbia voluto dire che Cristo patì solamente per coloro che seguono le sue orme, e che la passione di Cristo giova solo a coloro che lo seguono. I santi martiri lo hanno seguito fino all'effusione del sangue, fino a rassomigliargli nella passione. Lo hanno seguito i martiri, ma non essi soli. infatti, dopo che essi passarono, non fu interrotto il ponte; né si è inaridita la sorgente, dopo che essi hanno bevuto.
Il bel giardino del Signore, o fratelli, possiede non solo le rose dei martiri, ma anche i gigli dei vergini, l'edera di quelli che vivono nel matrimonio, le viole delle vedove. Nessuna categoria di persone deve dubitare della propria chiamata: Cristo ha sofferto per tutti. Con tutta verità fu scritto di lui: «Egli vuole che tutti gli uomini siano salvati, e arrivino alla conoscenza della verità» (1Tm 2,4).
Dunque cerchiamo di capire in che modo, oltre all'effusione del sangue, oltre alla prova della passione, il cristiano debba seguire il Maestro. L'Apostolo, parlando di Cristo Signore, dice: «Egli, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio». Quale sublimità!
«Ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso» (Fil 2,7-8). Quale abbassamento!
Cristo si è umiliato: eccoti, o cristiano, l'esempio da imitare. Cristo si è fatto ubbidiente: perché tu ti insuperbisci? Dopo aver percorso tutti i gradi di questo abbassamento, dopo aver vinto la morte, Cristo ascese al cielo: seguiamolo. Ascoltiamo l'Apostolo che dice: «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio»(Col 3,1).

Dai «Discorsi» di Sant'Agostino, Vescovo (Disc. 304, 14; PL 38, 1395-1397)

Anonimo ha detto...

«Credo che permettere a un prete o a un vescovo di dire delle cose che scuotano o rovinino il deposito della fede, senza chiedergliene ragione, è un grave errore. Al minimo bisogna chiamarlo e chiedere di spiegare le ragioni delle sue affermazioni, senza esitare nel chiedergli di riformularle in maniera conforme alla dottrina e all’insegnamento secolare della Chiesa»
(Card. Robert Sarah)

Anonimo ha detto...

Orémus
Da nobis, quǽsumus, omnípotens Deus: vitiórum nostrórum flammas exstínguere; qui beáto Lauréntio tribuísti tormentórum suórum incéndia superáre.
Per Dóminum nostrum Iesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.
R. Amen.