Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 23 gennaio 2020

L’Anticristo secondo Reinhard Raffalt. Una recensione di p. Serafino Lanzetta

Nel 2017 la casa editrice XY.it pubblicò nella collana Antaios diretta da Giuseppe Reguzzoni una delle più interessanti riflessioni contemporanee sulla figura escatologica dell'Anticristo. Si trattava di Der Antichrist di Reinhard Raffalt (1923-1973), musicologo e scrittore tedesco, grande apologeta della Tradizione cattolica romana e tra i primi critici del Concilio Vaticano II (Sinfonia Romana, Prestel, München 1966) e del nuovo corso postconciliare della Chiesa (Wohin steuert der Vatikan? Papst zwischen Religion und Politik, Piper, München 1976). Il testo raffaltiano sull'Anticristo, che è la trascrizione di una conferenza tenuta a Monaco nel 1966 e pubblicata soltanto nel 1990 (Lins-Verlag 1990), è stato ripreso recentemente, nell'edizione italiana appena citata, da Antonio Socci nel suo libro Il dio mercato, la Chiesa e l'Anticristo (Rizzoli, Milano 2019; vedi qui). Considerata la particolare attualità del saggio di Raffalt nella presente situazione spirituale, pubblichiamo qui di seguito una riflessione del p. Serafino Lanzetta comparsa in forma di recensione per la rivista Fides Catholica (Anno XIII. 1-2018).

Reinhard Raffalt (1923-1976), scrittore, filosofo e musicologo tedesco, assistendo al crescere della confusione ecclesiale dopo il Concilio Vaticano II, nel 1966, scrive il suo Der Antichrist, opera che però verrà pubblicata postuma nel 1990. Andrea Sandri ne ha curato la traduzione italiana e l’ha corredata con una sapiente postfazione, nella quale s’illumina il contesto letterario in cui nasce L’Anticristo di Raffalt, offrendoci ad un tempo una chiave ermeneutica interessante a partire dal percorso filosofico e musicologico dell’autore. Il testo scritturistico che Raffalt prende maggiormente in considerazione nel suo saggio è quello di San Paolo ai Tessalonicesi: Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti verrà l’apostasia e si rivelerà l’uomo dell’iniquità, il figlio della perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra ogni essere chiamato e adorato come Dio, fino a insediarsi nel tempio di Dio, pretendendo di essere Dio. (2Ts 2,3-4). Una delle caratteristiche principali dell’Anticristo di Raffalt è l’egoismo; si tratta di un personaggio che ama se stesso e amerebbe anche il prossimo, ma per un amore egoistico di sé senza l’amore di Dio. Questo uomo che si finge di essere un novello Cristo metterebbe in pratica alla lettera le parole del Vangelo: «Amerai il tuo prossimo come te stesso» (Mt 22,39), perché senza l’amore di Dio, ovvero senza l’altro comandamento: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente» (Mt 22,37), tali parole diverrebbero un incitamento all’amore egoistico di se stessi. Scrive Raffalt: «L’Anticristo è un uomo che ama il suo prossimo come se stesso, ma non ha niente da amare più grandemente» (p. 20).

C’è un unico modo per smascherare questa figura funesta ed è la fede nel mistero del Verbo incarnato, Gesù Cristo vero Dio e vero uomo. Quantunque l’Anticristo rimanga ancora una figura teorica e al di là da venire, l’assenso di fede dato a Gesù Cristo quale Dio da Dio, fattosi uomo per la nostra salvezza, è determinante e rappresenta una presa di posizione di fronte a questo “padrone del mondo” per usare un’immagine cara a Hugh Benson. Il problema dell’Anticristo, dice Raffalt, è difatti la decisione dell’uomo per o contro Cristo, cioè per o contro il Dio personale (cf. pp. 28-29). L’Anticristo così funge da figura che mette l’uomo davanti alla scelta finale: per o contro il vero Dio. In questo senso è una figura provvidenziale quantunque nefasta.

Di più, a giudizio di Raffalt, la massima dell’Anticristo potrebbe essere questa: «Un uomo vero, pervenuto al senso di se stesso, è soltanto colui che vive secondo i fondamenti morali del Cristianesimo, senza credere nel Dio personale». Traslitterando queste parole in un senso più ecclesiologico potremmo dire: una Chiesa senza Cristo, espressione di un Cristianesimo senza Dio, come vorrebbe anche Hazel Motes, personaggio chiave di Wise Blood, romanzo della scrittrice americana Flannery O’Connor.

Inoltre l’Anticristo di Raffalt è un «redentore negativo», cioè «deve emancipare l’umanità dal vincolo della creaturalità. Egli realizza la pace mondiale e pretende come prezzo la rinuncia all’immortalità dell’anima e lo smantellamento della personalità» (p. 31). Sarà un bravo addomesticatore di tutte le religioni, dei loro culti, sotto il segno dell’assenza di Dio. L’Ebraismo, il Cristianesimo, l’Islam, il Buddismo ecc., potrebbero unirsi senza alcuna difficoltà perché da ciascuna di esse si pretenderà di rinunciare alla definizione di Dio. Una religione morale ma senza Dio, dal volto policromo. Purché non derivi nessun danno all’ordine sociale e legale, tutto sarà permesso, ogni genere di capriccio e di passione.

L’Anticristo che è un uomo, però, non si dà senza Cristo. Quindi implicitamente dovrà riconoscere l’unicità di Cristo e della sua religione. Anticristo è colui che nega Cristo e non Maometto o Confucio e con Lui la verità del Dio personale, mettendosi al suo posto. Dal Nuovo Testamento sappiamo che questo uomo anti-Cristo sarà un grande profanatore e farà della devastazione cultuale e misterica da lui avviata l’oggetto di una venerazione universale, una sorta di nuova religione dell’umanità. Tra le sue opere di devastazione, a giudizio di Raffalt, la profanazione per mezzo della bestemmia sarà quella principale. Infatti, nessuna profanazione, quale ad esempio il mercato, gli stimoli, il sesso, la psicoanalisi, la droga, la burocrazia, la rinuncia alla bellezza, è indice di un’essenza malvagia. Tra queste solo la bestemmia fa eccezione perché è direttamente contraria a Dio, al suo onore, al riconoscimento della sua precedenza su tutto e tutti. Perciò l’Anticristo sarà il bestemmiatore di Dio per eccellenza.

Solo nella bestemmia c’è tutta la malvagità pensabile e semplice ad un tempo (cioè non commista ad altro, come invece succede perché i fattori su elencati uniti e mescolati tra loro possano davvero nuocere estrapolati dal loro contesto naturale e veritiero). Nella bestemmia c’è tutta la malvagità della negazione e dell’offesa di Dio, ciò che invece non si dà pur se meccanizziamo il mondo, eliminando l’anima (cf. pp. 51-52). Scrive Raffalt: «Alla fine, quando si sarà compiuta la meccanizzazione del mondo, perfezionato l’accerchiamento dell’uomo, quando sarà stata assassinata la libertà, sarà svelato il mistero dell’iniquità e apparirà nella sua pura forma: come odio deliberato contro il Dio personale» (p. 52).

Raffalt infine vede l’Anticristo venire addirittura da Roma, scorgendo un legame simbolico nel baldacchino dell’altare papale di S. Pietro che il Bernini costruisce ispirandosi all’unica colonna superstite del Tempio di Gerusalemme, volendo così esprimere la continuità tra l’Antica Alleanza e la venuta del Messia. Proprio questa continuità, ispirata anche alle Letture di Newman (prima della sua conversione), darà modo a Raffalt di vedere l’uscita dell’Anticristo dal Tempio di Dio (come dice S. Paolo nella Seconda Lettera ai Tessalonicesi, 2,3-4): l’iniquo prenderà il posto di Dio mettendo fine alla sinfonia romana.

C’è un legame forte tra Raffalt e Newman. Infatti Der Antichrist di Raffalt si ispira anche alle Letture del grande pensatore inglese. Bisogna fare però una precisazione importante. Raffalt scrive: «Non soltanto i nemici della Chiesa, anche alcuni suoi ardenti difensori, come ad esempio il Cardinale Newman, hanno messo in relazione i tempi ultimi di Roma con l’Anticristo e non hanno negato che il più grande nemico di Dio possa sorgere dalla stessa Chiesa» (p. 54).

In realtà, l’idea che Roma, pagana o cristiana, l’Antico Impero o la Chiesa Cattolica Romana come istituzione, saranno sempre sotto l’ira di Dio, era un pregiudizio che Newman nutriva sin dalla fanciullezza. Era convinto, a causa della sua formazione protestante, che il sistema ecclesiastico di Roma, essendo centrato sul Papa, fosse in effetti centrato sull’Anticristo. Molti anni dopo, Newman descriverà nella sua Apologia il lento processo di superamento di quel pregiudizio contro il sistema cattolico romano ispirato al protestantesimo. Dunque il Newman a cui Raffalt fa riferimento in questo contesto della romanità dell’Anticristo è ancora quello anglicano, precedente la sua conversione cattolica.

A giudizio del B. John Henry Newman l’Anticristo è una persona singola che trova dei suoi precursori nel corso dell’intera storia. Nell’Apologia pro vita sua, il grande convertito descrive lo spirito del liberalismo come segno distintivo della venuta dell’Anticristo, il quale sarà anomos (senza legge) perché si leverà al di sopra del giogo della Religione e della Legge. Lo spirito dell’anarchia venne con la Riforma protestante e il Liberalismo è il suo fedele seguace.

Per Liberalismo Newman intende l’indifferenza dinanzi alla verità nell’ambito della religione. Il Liberalismo è difatti la visione del Modernismo secondo cui non c’è una verità religiosa assoluta e una religione vale l’altra. Ciò conduce a una grande perdita di fede: al posto dell’autorità ecclesiale che trasmette la verità della Divina Rivelazione si mette lo spirito del giudizio privato (private judgment). Dirà Newman che in tal modo il Liberalismo è una sosta a metà strada tra Roma e l’Ateismo. Per il B. Newman l’apostasia quale allontanamento da Dio e dalla sua Verità prepara senza dubbio la venuta dell’Anticristo (cf. 2Ts 2,3-4).
Dice così in un passaggio tratto da una sua Omelia di Avvento del 1835:
Il nemico di Cristo e della Sua Chiesa sorgerà da uno speciale allontanamento da Dio? E non c’è alcuna ragione di ritenere che questa apostasia si stia gradualmente preparando, realizzando, accelerando proprio in questi nostri giorni? In questo stesso momento, pressoché ovunque, in tutto il mondo, qui e là, in questo o quel luogo, più o meno alla luce del sole, ma comunque in maniera visibile e terribile in tutte le sue parti civilizzate e potenti non si compie infatti il tentativo di agire senza la Religione? […] C’è sicuramente ai nostri giorni una confederazione del male, che arruola le proprie milizie in tutte le parti del mondo, che si organizza, prende provvedimenti, avvolge la Chiesa di Cristo come in una rete e prepara la via a un’apostasia generale da essa. Se sarà questa apostasia a dare i natali all’Anticristo o se il suo avvento sarà ancora ritardato, com’è stato ritardato così lungamente, non possiamo saperlo. In ogni caso questa apostasia, tutti i suoi segni e i suoi mezzi, sono da ricondurre al Maligno e sanno di morte. Lungi da noi l’essere tra quelle persone semplici che rimangono irretite nella trappola che ci circonda! Lungi da noi l’essere sedotti dalle belle promesse nelle quali Satana è certo di avere celato il suo veleno! Pensi che egli nella sua potenza sia tanto sprovveduto da chiederti apertamente e direttamente di unirti a lui nella sua guerra contro la verità? Non è così. Egli ti offre le esche per tentarti. Ti promette la libertà civile, ti promette l’eguaglianza. Ti promette commerci e ricchezze. Ti promette la remissione delle tasse. Ti promette le riforme. È questo il modo in cui ti nasconde il tipo di lavoro al quale ti sta iniziando. Ti tenta convincendoti a opporti ai tuoi governanti e ai tuoi superiori. Egli fa lo stesso e ti induce a imitarlo. Oppure ti promette illuminazione. Ti offre conoscenza, scienza, filosofia, allargamento di vedute. Si prende gioco del passato, di ogni istituzione che lo veneri. Ti suggerisce che cosa dire, e poi ti ascolta, e ti elogia e ti incoraggia. Ti invita a salire. Ti mostra come divenire simile agli dei. E poi ride e si prende gioco di te, diviene tuo intimo. Ti prende per mano e mette le sue dita tra le tue dita, le tiene strette, e tu sei suo.
La nascita dell’Anticristo segnerà perciò la piena umanizzazione dei rapporti tra gli uomini come conseguenza della piena umanizzazione della Religione e della sua riduzione a fattore di fratellanza sociale e universale ma senza Dio, senza Cristo. Tutte le religioni saranno tollerate ma non quella di Gesù Cristo e così ci sarà un’opposizione alla Chiesa, un’anti-Chiesa, cioè un’istituzione umana che pretenderà di svilire quella divina, una tra le tante espressioni in una confederazione religiosa mondiale. Così si arriverà a una morale senza la Religione, perciò a una morale senza Dio, autonoma e relativista.

L’Anticristo sarà sconfitto dal soffio della bocca di Cristo che così lo annienterà. Con Cristo sopravvivranno solo coloro che non saranno stati sedotti da colui che nega il Cristo venuto nella carne, per farsi lui dio, ma senza più l’unico vero Dio, Nostro Signore Gesù Cristo. La battaglia quindi è tra Cristo e gli anticristi (i menzogneri) che di volta in volta appaiono (cf. 1Gv 2,18), fino al suo negatore finale, Der Antichrist. La fede e la carità vere sono il baluardo per non soccombere.

Concludo queste riflessioni con l’Oratio dei Vespri del Venerdì di Quaresima (dopo il Mercoledì delle Ceneri) del Breviario Romano, la quale molto si addice al nostro tema: «Tuere Domine popolum tuum, et ab omnibus peccatis clementer emundas: quia nulla ei nocebit adversitas, si nulla ei dominetur iniquitas. Per Dominum nostrum…». La Liturgia ci fa chiedere al Signore di difendere il suo popolo e di purificarlo da ogni peccato, poiché nessuna avversità gli potrà nuocere se nessuna iniquità lo dominerà. L’Anticristo non potrà nuocere ai figli di Dio se non saranno dominati dall’iniquità del peccato, di cui egli è uomo e figlio. - Fonte

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Robert Cheaib

C'è una discrezione mirabile nella vita del Figlio di Dio fattosi carne. Pensiamoci bene: in fondo, gli anni della sua vita sulla terra sono stati pochi. Di questi pochi anni, la vita pubblica è stata circa il 10 percento. Eppure, in questi pochi anni, Gesù non ha svolto un ministero sfrenato, ma ha saputo sempre ritagliare per sé e far ritagliare agli apostoli un tempo di ritiro, di calma, di preghiera e di intimità con il Padre e tra di loro. Forse ci illudiamo che è la nostra opera che trasforma il mondo. In realtà, è la nostra immersione in Dio che fa di noi strumenti di divinizzazione.

Anonimo ha detto...

Condivido il giudizio di Robert, acuta osservazione!
Molto interessante l'articolo incentrato su Raffalt e con riferimenti a Benson e Newman. Per completezza manca solo Soloviev.

anelante ha detto...

L'Anticristo sarebbe stato un papa o pseudo papa,secondo i Padri, da quanto lessi,diciamo che posso vedere sulla cattedra di Pietro un anticristo in base a san Giovanni in quanto dice il contrario del Vangelo con atti e detti,oltre a dire anche il vero,con ciò confermando la menzogna con " una potenza di inganno tale da sedurre anche gli eletti,cioè i cattolici ",il mistero di iniquità si presenta come le profezie di Daniele,Gesù nel Vangelo e san Paolo, ci hanno detto: conferma ulteriore che la Religione cattolica è vera,unica vera.

Anonimo ha detto...

OT
Per la prima volta nella storia un Presidente degli Stati Uniti parteciperà alla Marcia per la Vita! 🤱

Anonimo ha detto...

Il catto/comunista è ipocrita/buonista. Non può essere altro che tale. Un ibrido.

Anonimo ha detto...

Meglio:

Lo scisma che di tanto in tanto si cita nei fatti è già avvenuto: Cattolici da un lato, Cattocomunisti dall'altro. I cattocomunisti hanno nel termine comunista l'intreccio di tutte le eresie con tutte le ideologie apparse su questa terra. L'intreccio eretico ideologico ha svuotato il residuo cattolicesimo, appropriandosi dell'apparenza delle sue opere di carità corporale per arricchire se stesso ed appropriandosi dell'apparenza delle sue opere di carità spirituale per corrompere chi avrebbe dovuto essere corretto, migliorato e portato a Dio. Uno e Trino, cioè capovolgendone i fini. Cattocomunista dice di un esperimento che continuerà nel futuro per degradare l'essere umano al livello animale, così da farne una bestia bipede da lavoro e/o da rimandare nei boschi e/o nei deserti, dove si alleveranno colonie di esseri umani da espianto o da riproduzione comunque ibrida o all'interno degli esseri umani e/o con razze animali.

Anonimo ha detto...

Riguardo all'ibridazione umana, che viene presentata come miglioramento della razza bianca, nel nostro caso, un potenziamento derivato dalla somma dei punti forza di una razza con i punti di forza di un'altra razza, ho cominciato ad osservare più attentamente ai giardini, al parco, i cani. A parte i bastardini come capita capita, dove si trovano nella stessa cucciolata innumeri tratti di avoli e bisavoli, interessante e preoccupante osservare l'ibridazione dei cani 'di razza' quelli scientemente ibridati. Ho in mente un cane da riporto, la cui razza è alta, snella, veloce ibridato con un cane da soccorso forte, alto, dal petto largo, l'ibrido che ne è uscito a occhio non ha più l'agilità di infilarsi tra i canneti e cespugli come il cane da caccia originario nè ha la tempra lenta del soccorritore, cioè ha perso le caratteristiche proprie ad ognuno. Quindi non credo a questa ibridazione coatta come panacea dell'umana stirpe, come non credo a nessuna 'pensata' umana, fatta intendere risolutiva di questo o quel problema. Si potrebbe pensare anche a Boris Johnson, che ha un albero genealogico molto variegato, però gli altri fratelli, stesso padre e stessa madre, non hanno il piglio che ha lui, ho la certezza che le sue qualità gli derivino da i suoi studi e dall'aver guardato fin da giovanissimo a due esempi organizzativi e di responsabilità il primo, una istituzione: Roma; l'altro un essere umano: Winston Churchill. La sua vita intellettuale è girata intorno a questi due fuochi di interesse personale.