Joseph Zen: svendere la Chiesa al regime di Pechino non è un buon accordo
Giornata della Bussola, alla comunità Shalom, Palazzolo sull’Oglio (Brescia) ci mettiamo in collegamento con Hong Kong, dall’altra parte del mondo. Da noi è primo pomeriggio, da loro tarda serata. Dall’altra parte del video c’è il cardinal Joseph Zen, nella sua biblioteca. Ci sente e ci vede, soprattutto ci capisce: parla un fluente italiano, quasi privo di accento. L’anziano cardinale, 88 anni, è sereno. Il contenuto del suo discorso è però molto drammatico. In lui si risente la stessa passione dei cattolici chiusi oltre la cortina di ferro, ormai Hong Kong non è più un’isola felice, un limbo fra il mondo libero e il totalitarismo, ma sta diventando, a tutti gli effetti, parte del regime comunista cinese.
Gli accordi fra Cina e Vaticano potrebbero essere rinnovati nei prossimi giorni, dopo che sono scaduti i primi due anni. Quale sarà la posta in gioco per la Chiesa, in Cina e non solo? “L’accordo, essendo segreto, non può essere analizzato – risponde il cardinale alla domanda di Riccardo Cascioli - Guardiamo ai fatti: non sono incoraggianti. La Santa Sede ha consegnato tutto all’altra parte e non abbiamo visto nessun guadagno. Eppure chi è debole avrebbe bisogno di aiuto e la chiesa in Cina è molto debole. Abbiamo perso non solo la Chiesa ufficiale, che ormai è in mano a ‘opportunisti’, ma anche quella clandestina, non riconosciuta, che non ha libertà e diritti. Ora perdono anche quella libertà che conservava. Ora l’unica speranza viene dall’Alto”.
Per coincidenza, la nostra giornata è la stessa in cui si celebra il 150mo anniversario della presenza del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere) nella Cina continentale. Per l’occasione, il Pime di Milano aveva invitato a parlare il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato del Vaticano, che ha colto l’occasione per spiegare anche gli accordi sino-vaticani, il loro spirito e il loro valore. Per mons. Parolin è troppo presto per parlare di risultati, due anni sono pochi e la crisi del Covid-19 ha complicato ulteriormente il quadro, dunque il prolungamento ad altri due anni è necessario, almeno, a valutare se l’accordo funziona. Il segretario di Stato vaticano ha comunque tenuto a precisare che gli accordi (segreti) siano finalizzati esclusivamente alla nomina dei vescovi ed è dunque frutto di malintesi legare ad essi la persecuzione della Chiesa o altri obiettivi di natura politica e non religiosa. Il cardinal Zen, indirettamente gli risponde: “Legittimare i vescovi è un atto giuridico. Ma quali vescovi e come sono stati legittimati? Le legittimazione è un atto esteriore, ma sono servi del governo invece che della Chiesa. Quelli legittimati sono sette opportunisti, giudicano l’episcopato come una carriera, per tanti anni non si sono preoccupati di regolarizzare la loro situazione. Ora cantano vittoria perché il governo ha vinto. La Chiesa ha riconosciuto dei lupi come se fossero pastori”.
Quanto alla persecuzione dei cattolici, se anche gli accordi non siano direttamente la causa, per lo meno sono stati strumentalmente utilizzati dal regime cinese per attaccare la Chiesa rimasta fedele al Papa: “Nonostante l’accordo, il governo ha realizzato il suo programma. Anzi, il governo ha usato l’accordo come un suo strumento. A chi resiste, il regime risponde: ‘anche il Papa è d’accordo’, anche se la Santa Sede sconfessa. Negli ultimi due anni la persecuzione è peggiorata per tutte e due le comunità. La cosa più triste è il divieto di attività religiosa per i minorenni. Per chi è nella chiesa clandestina la situazione è ancora più grave. Adesso non ci sono più loro chiese perché ‘anche il Papa è d’accordo’ quindi non si chiude più un occhio su chi celebra messe clandestine. I preti stessi sono tornati alle catacombe. Per lasciare posto ai vescovi riabilitati, i vescovi della comunità clandestina hanno dovuto cedere il posto. E questi non possono far altro che aderire alla chiesa ufficiale. Sono obbligati a uscire allo scoperto, ma la cosa equivale a consegnarsi ad una chiesa scismatica”.
Il Vaticano, nel 2019, ha emesso il documento Orientamenti pastorali della Santa Sede circa la registrazione civile del Clero in Cina [qui], le linee guida sull’eventuale adesione dei cattolici “sotterranei” all’Associazione Patriottica Cattolica Cinese (la Chiesa fedele al Partito). In merito a quel documento, il cardinal Zen è durissimo: “incoraggia tutti i vescovi della chiesa clandestina a uscire allo scoperto: quindi a distruggere la vera Chiesa in Cina. Si invita a rispettare l’obiezione di coscienza, ma si sa che questi vescovi sono abbandonati e destinati a sparire. Questo è l’aspetto più crudele ed era per questo motivo che sono venuto a Roma. Quel documento è il colpo di grazia e con quello la Chiesa in Cina sparirà”.
Nel suo intervento al Pime, il cardinal Parolin insiste sulla continuità del dialogo fra Cina e Vaticano, prima del comunismo con Benedetto XV, Pio XI e Pio XII, poi in tempi più recenti con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Come ricorda il Segretario di Stato, fu il cardinal Etchegaray, per volontà di Giovanni Paolo II a riannodare il dialogo a partire dal 1980, avviando un processo che è culminato negli accordi del 2018. Il cardinal Zen, tuttavia, fa un distinguo: “Sulla continuità del dialogo c’è un grande equivoco. I pontefici hanno sempre avuto la speranza di ottenere un accordo favorevole alla vera fede. Invece, i nostri infatuati della Ostpolitik vogliono una conclusione a tutti i costi. Si deve essere pronti al dialogo, ma anche il coraggio di dire che a volte il compromesso è impossibile perché l’altra parte non cede. Nel 2010 pareva fosse pronto un accordo, poi silenzio. Ho capito che Benedetto XVI non lo aveva accettato perché era un accordo con cui si sarebbe venduta la Chiesa. Tentare il dialogo per avere una conclusione a tutti i costi è sbagliato”.
Il cardinale Parolin ricorda, nella tortuosa storia della Chiesa in Cina, come un “evento esterno”, la scomunica dei comunisti del 1 luglio 1949 abbia reso la posizione della Chiesa “Molto più vulnerabile all’accusa di anticomunismo. Le autorità del nuovo regime ipotizzavano una trama del Vaticano per creare una Santa Alleanza del XX Secolo, coinvolgendo tutte le nazioni anticomuniste in una crociata contro il comunismo. Cominciò l’espulsione dei missionari stranieri”. Per il cardinal Zen, cattolico e cinese, la scomunica del 1949 fu solo un pretesto, l’odio anti-cristiano dei comunisti c’era già. E c’è tuttora. “Era chiaro che avessero un piano. Per prima cosa cacciare tutti i missionari. Organizzavano dei processi popolari in cui convocavano tutta la cittadinanza a urlare contro gli ‘stranieri’, gli ‘imperialisti’. E ci furono esempi commoventi di grande coraggio, come quello dei ragazzi delle nostre scuole salesiane che difesero pubblicamente i missionari, per poi finire a loro volta in prigione. Ma una volta cacciati i missionari, il Partito si rivolse al clero cinese. ‘Adesso dovete essere indipendenti’, dissero loro. ‘Per tanti anni siete stati sotto questi imperialisti, adesso noi vi liberiamo’. Ma come li hanno liberati? Li hanno mandati in prigione, perché non avevano accettato di fare una Chiesa indipendente dal Papa. Dagli anni ’50, una gran parte della Chiesa è finita in prigione. In silenzio”.
Sulla situazione di Hong Kong, che da quasi due anni è priva di un vescovo (anche qui, in gran parte, a causa della pressione del regime di Pechino), il cardinal Zen ricorda anche che:
“La Provvidenza ha disposto cose meravigliose per Hong Kong, i missionari cacciati dalla Cina si sono fermati da noi. Anche se in condizioni precarie hanno reso un grande servizio: scuole, ospedali, biblioteche, anche la Caritas”. E poi “Quando la Cina si è aperta noi siamo stati strumenti della Provvidenza, aiutando la Chiesa locale che soffriva da decenni e che finalmente poteva godere di un po’ di libertà”. Purtroppo “I comunisti non capiscono cosa è una società libera e non possono tollerare che Hong Kong sia autonoma. Dovevamo essere autonomi per 50 anni, ma non siamo neppure a metà del percorso che ci hanno già tolto tutto. Con la nuova Legge sulla sicurezza nazionale, se ci arrestano possiamo essere privati dell’assistenza di un avvocato, non è permesso che i parenti vengano a trovarci in carcere, possiamo essere deportati in Cina e sparire. Esortiamo tutti ad essere prudenti e a non fornire pretesti, ma qualunque parola può essere usata contro di noi. La cosa più dolorosa è vedere tanta gente, soprattutto i giovani, che non può trattenersi più, vede che ci stanno togliendo tutto e non pensa più alla propria incolumità, al proprio futuro. E incontra la brutalità della polizia. Noi naturalmente preghiamo e non disperiamo, contiamo sull’aiuto di Dio. Contiamo anche sulle vostre preghiere e sul vostro incoraggiamento. Il mondo è piccolo, adesso. I nostri reporter riescono a mandare in diretta le scene terribili di quel che accade in tutto il mondo. Voi sapete cosa accade, non ci abbandonate nelle vostre preghiere". - [Fonte]
5 commenti:
Il dialogo. Il dialogo è possibile tra due o più identità. Il governo cinese ha una chiara identità comunista, il governo della chiesa aggiornata non ha una chiara identità. L'identità precedente Cattolica, la chiesa aggiornata sta cercando, da decenni e decenni, di soffocarla con tutti i ghiribizzi possibili; l'identità pretesa attuale è un po'liberista, un po'socialista, un po' democratica, un po' comunista, un po' globalista, un po' massonica, un po' ecologista, un po'lgbt, un po' sincretista, un po' gnostica, un po' dispotica, essenzialmente non è.
Credo che nessuno più di un ateo ateo abbia un sistema di granitici pregiudizi che lo guida nel giudicare l'uomo religioso; se poi l'uomo, come nel nostro caso, è pseudo/religioso con un'identità arcobalenica...lasciate ogni speranza voi che dialogate. Con la Cina occorrerebbe un'identità di fatto SANTA, forte come la morte. Identità sconosciuta nella chiesa liquido/ avvelenata.
Quando si tradisce il Signore si tradisce anche il prossimo. Tutto. Che siano i fratelli in fede che tutto il resto del mondo, il falso amore ed il vero tradimento sono assicurati. E' in questo che si diventa tutti fratelli.
Avevano provato a fargli firmare la resa al regime cinese. Lo avevano messo agli arresti, pedinato, intimidito, isolato. Il vescovo Vincenzo Guo, rimasto fedele a Roma e non a Pechino, getta la spugna e si dimette per facilitare l'accordo fra la Santa Sede e il Partito Comunista Cinese. Nelle stesse ore, il Papa si rifiutava di incontrare il cardinale Joseph Zen, molto critico dell'accordo con i cinesi, e che sconfitto faceva ritorno a Hong Kong, ora sotto il pieno controllo della Cina. Durante la Guerra fredda, alcuni cardinali a Roma cercarono di compiacere l'Unione Sovietica con la "Ostpolitik". In Cecoslovacchia, il Vaticano cercò l'accordo con il regime per i vescovi, contro cui si batté il cardinale Miroslav Vlk, che i comunisti costrinsero a lavare vetri. O come il cardinale Frantisek Tomasek, che era rimasto fedele, mentre alcuni vescovi e preti, nelle file dell’associazione “Pacem in terris”, erano più vicini al governo comunista che al Vaticano. Vaticano che mise da parte il famoso arcivescovo ungherese József Mindszenty, perseguitato dai nazisti e torturato in carcere dai comunisti, a favore di un accordo con il regime. Ci penserà l'erede al trono d'Ungheria e parlamentare europeo Otto d'Asburgo a vendicare Mindszenty, definendolo uno dei "giganti della storia ungherese". Con l'elezione al Soglio del cardinale polacco Karol Wojtyla, il Vaticano cambiò politica, mentre il suo responsabile della dottrina il cardinale Joseph Ratzinger - e futuro Benedetto XVI - respingeva il marxismo in quanto veleno ideologico. E l'impero comunista cadde, gigante costruito su una menzogna. Oggi Oltretevere tira un’altra aria. Un'aria di resa. Sono tempi molto tristi per la libertà. È il tempo dei nani. (Giulio Meotti)
https://www.catholicnewsagency.com/news/zen-challenges-parolin-over-china-deal-claims-78421
https://m.youtube.com/watch?feature=youtu.be&v=kR7_FFBEwgE
Former HK bishop prays for future under security crackdown | AFP
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