Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 26 gennaio 2022

Il carattere alternativo, estremo e combattivo, in difesa della Fede cattolica, delle Spagne versus la visione individualistico-assolutista e mercantile dell’“Europa”

Ci segnalano un libro di grande rilievo del noto filosofo tomista spagnolo Francisco Elías de Tejada, che raccoglie saggi dedicati agli snodi più importanti del passaggio dalla teoria alla prassi dell'immanentismo moderno (La Cristianità medioevale e la crisi delle sue istituzioni; Conseguenze del Protestantesimo; Che cos'è il giacobinismo; Il mito del marxismo).

FRANCISCO ELÍAS DE TEJADA, Le radici della modernità, traduzione e note a cura di Gianandrea de Antonellis, saggio introduttivo di Giovanni Turco, Edizioni Solfanelli, Chieti 2021, pp. 180, euro 12. 
Sono onorato per l’incarico di recensire questo magnifico volume del grande pensatore spagnolo Francisco Elías de Tejada, la più nota espressione filosofica di quel movimento culturale, politico e militare, di stampo schiettamente “tradizionalista e controrivoluzionario”, che è stato il Carlismo, nato nelle terre basche, Navarra e Catalogna, poco prima del 1833 e divenuto espressione contemporanea di tutte le Spagne e della loro missione storica.
Il volume ha una magistrale introduzione di Giovanni Turco: Le radici della modernità nel pensiero di Francisco Elìas de Tejada. È edito nell’ambito della “Collana studi carlisti”, da Solfanelli (Chieti, 2021).
Non è facile sintetizzare quest’opera perché termini, per noi consueti, forse abusati, come “Europa” e “Occidente”, sono sostanzialmente banditi dal lessico “castigliano” tradizionale, in quanto alternativi e contrapposti a quello di “Cristianità”.
Vi è, però, un punto fermo, per tutti, l’instaurazione del Sacro Romano Impero, da parte di quello straordinario personaggio che fu il re Carlo Magno, che sintetizzò in sé il retaggio germanico (franco), quello romano e quello cristiano, declinato senza aggettivi, perché allora dire cristiano voleva dire cattolico, giacché non esisteva ancora quell’autentica tragedia religiosa che sarebbe stata la Riforma, o, meglio, Rivoluzione protestante, dopo la quale si sarebbe dovuto precisare.

Fu un momento ideale quella notte di Natale dell’800 dopo Cristo, quando nacque il Sacro Romano Impero, che riunì gran parte dell’Europa fino alla parte settentrionale della Spagna e, soprattutto, alla Catalogna, senza riuscire a sottomettere mai altri territori ispanici e in particolare le terre basche e navarresi che inflissero ai Franchi la terribile sconfitta di Roncisvalle (Orreaga in basco).

Alla morte di Carlo Magno, l’impero fu diviso, col trattato di Verdun, tra i tre figli maschi di Carlo, e la parte occidentale dell’Impero, che conservò la lingua latina, cominciò un distacco progressivo dalla parte rimasta germanica dell’Impero, divenendo Regno di Francia. All’interno di quell’impero, vi era l’Italia centro settentrionale fino all’odierno Lazio.

Le Spagne rimasero come appartate, impegnate nella secolare crociata che in terra iberica si chiamò Reconquista, contro l’Islam, e dal Re di Navarra, Sancho III il Grande, si originò quello che sarebbe divenuto, progressivamente, il Regno di Spagna, perché i futuri Regni di Castiglia e di Aragona non erano altro che contee della Navarra, che furono assegnate, alla morte del grande Re, nel 1035, rispettivamente al figlio Ferdinando, la Castiglia, appunto, insieme a parte del Leòn e all’altro figlio Ramiro il bastardo, la contea di Aragona. Le due contee divennero Regni che si unificarono alla viglia del completamento della Reconquista.

Dalle pagine di Elías de Tejada emerge il carattere alternativo, estremo e combattivo, in difesa della Fede cattolica, delle Spagne e, viceversa, la visione individualistico-assolutista e mercantile dell’“Europa”, terreno d’incubazione di due fenomeni che Elías de Tejada respinge senza mezzi termini: il Protestantesimo ed il Liberalismo. Il primo perché fondato sulla Scriptura e sull’aggettivo sola, cioè Sola Scriptura, Sola Gratia, Sola Fides e così via, il secondo perché propugna una visione astratta ed “ucronica” dell’uomo. Attraverso una progressiva serie di rotture, all’interno dell’impero, con il progressivo allontanamento del ramo “occidentale” e, ormai, francese dell’Impero, ridotto alla sola dimensione germanica, con la rottura tra Impero e Papato, nella lotta per le investiture e con la caduta di quest’ultimo nell’orbita francese, la “Cristianità”, ormai allontanatasi dal modello carolingio, è aperta a tutti gli sconvolgimenti dei secoli successivi e all’errore capitale del “nuovo mondo” moderno: la scomparsa della visione teocentrica, sostituita da quella antropocentrica che si esprime nell’Umanesimo e nel Romanismo.

Ma, proprio all’inizio del 1500, si afferma una figura straordinaria che va affiancata a Carlo Magno, Carlo V, che, per una serie di legami familiari, è imperatore del Sacro Romano Impero Germanico, arciduca d’Austria, re di Spagna e principe dei Paesi Bassi, come Duca di Borgogna, cioè in sostanza dell’ex porzione occidentale dell’impero. Unifica in sé anche le vaste colonie castigliane e una colonia tedesca nelle Americhe. Diviene “Defensor Ecclesiae” per decisione di Papa Leone X, anche contro la minaccia islamica. Non riuscendo, però, nel suo ideale universalistico, anche a causa della politica filoprotestante di Enrico II di Francia.

Ma il processo di disgregazione riprese.

Poi, si afferma il Giacobinismo, con la sua altissima e spesso dimenticata concentrazione di vescovi e sacerdoti. Corrente, quella giacobina, che, ricorda Elías de Tejada, è l’inevitabile conseguenza delle tesi di Jean Jacques Rousseau. E, per finire, si profila la teoria-prassi di Karl Marx, che parte dal “pensiero dietro il fatto”, fonda una “religione atea”, e che, infatti, aggiunge al protestantesimo paterno il retaggio materno ebraico veterotestamentario, ma a rovescio, ovvero non solo senza ma contro Dio, con il sogno utopico di un “paradiso in terra”, come meta finale di un percorso al termine del quale il nuovo “popolo eletto”, il proletariato, inaugurerà l’eliminazione di ogni alienazione e di ogni sfruttamento.

Come si vede, la “modernità” non è un fatto statico, ma un processo in cui ogni tappa è legata alla precedente, la conferma e la supera, dialetticamente, portando avanti il processo, questo sì, di alienazione dell’uomo da Dio e dal creato.
Giuliano Mignini

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Questi grandi schemi di lettura della storia sono anche interpretazioni, che sempre sono e possono essere in conflitto con altre interpretazioni. Nonostante ciò è giusto che vengano in conflitto, almeno in confronto, tra loro così che il singolo possa verificarne verità aneliti e abbagli.
E' cero comunque che per un cattolico è essenziale conoscere le voci cattoliche rimaste soffocate dalla egemonia culturale che nei fatti è stata pervasiva propaganda culturale. E' importante per i cattolici mettere da un lato la propaganda culturale che ha pervaso gli ultimi secoli, con il dovere comunque di conoscerne i testi portanti, e scoprire, studiare, meditare, divulgare il proprium cattolico che non può essere trovato negli alfieri del modernismo nostri contemporanei e/o nostri patrigni.

Anonimo ha detto...

Ci salveremo?
Solo per intervento diretto di Dio e se noi lo chiameremo come si deve! Ma solo se ci convertiremo veramente al Padre del Signore crocifisso, (Dio si è sacrificato per noi e a noi non importa nulla!) se faremo penitenza, se ci sacrificheremo per fare la volontà di Dio. La situazione è gravissima. Solo un grande Miracolo di Dio potrà salvarci. La Madonna a Fatima ci ha promesso che il suo Cuore Immacolato trionferà quando la Russia sarà consacrata al suo Cuore Immacolato come da Lei richiesto (è stato fatto solo parzialmente da tutti i Papi del XX secolo). Oggi la Russia è l'ago della bilancia in una possibile guerra tra Cina e America. L'America non deve spingerla verso la Cina comunista. La Russia a sua volta non deve allearsi con la Cina. Ma tutti credono che il problema sia l'Ucraina. Se Europa, America e Russia ritrovano la vera fede cristiana, cioè cattolica, potranno salvarsi. altrimenti l'Europa diventerà islamica (è sicuro al 100% se non cambia tutto) e la Cina prenderà potere su Africa e Mediterraneo oltre che sull'economia mondiale. Mentre l'America e la Russia si chiuderanno in se stesse e perderanno la leadership mondiale, e un giorno faranno la fine dell'Europa. E il mondo intero tornerà indietro di secoli e secoli a prima della civiltà cristiana. Allora tutti diranno che il Medioevo fu la migliore società della storia, e che l'epoca Moderna - opulenta e annoiata - si suicidò per "cupio" dissolvi e mancanza di bambini. -
rosario del vecchio

Anonimo ha detto...

http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/storia-e-identita/storia-del-fascismo/10572-mafia-compro-l-italia-dagli-usa

E LA MAFIA SI COMPRO' L'ITALIA !

E la mafia comprò l’Italia dagli Usa, chiavi in mano. Una scomoda collaborazione: a guerra finita le posizioni acquisite dalla mafia nell’amministrazione dell’isola divennero anche politiche e si estesero ben presto fino a Roma di Francesco Lamendola

Anonimo ha detto...

BISOGNA REAGIRE E ORGANIZZARSI
Sono sbalordito dall'ingenuità della maggior parte dei cittadini che continuano a votare per i partiti fantoccio, ovvero tutti quelli del Parlamento, e non collaborano con la creazione di nuove rappresentanze libere dai burattinai. Delle persone oneste non si fidano, la loro fiducia va solo a chi li sfrutta, umilia, deruba, illude.
Eppure i piani dell'èlite mondialista sono pubblici, dichiarati alla luce del sole, senza alcun complotto, accessibili a tutti perché ormai si sentono sicuri di avere vinto proprio per la stupidità di chi continua a votare per il loro partiti (tutti, nessuno escluso, ripeto).
Io vi propongo questa lettura (10 minuti, forse ce la si può anche fare) e mi riprometto di provare ancora a dar vita a un'aggregazione antimondialista, anche se finora ho trovato solo menti ottuse legate al passato.
https://www.aldomariavalli.it/2022/01/26/mangerete-il-gombo-e-sarete-felici-dal-vangelo-secondo-il-forum-di-davos/

Anonimo ha detto...

Larticolo di Pecchioli descrive bene quello che, di fatto, fu il sogno della Gestapo di estendere il completo controllo fisico e mentale su un gruppo di esseri umani; è la realizzazione del comunismo più aberrante che non lascia via di fuga.
Il ragno che tesse la tela per catturare la mosca, che si lascia irretire.
Sono novelli discepoli di Bentham, che trovano beneamati fratelli nella gerarchia vaticana.
È il naturale approdo del processo che parte, secondo alcuni studiosi, dal francescanesimo di Gioacchino da Fiore, poi dalla Rivoluzione protestante, dalla filosofia politica di Hobbes sino all'Illuminismo.
Oggi, "grazie" alla Tecnica, è peggio del secolo scorso. La controrivoluzione deve partire dall'interno della Chiesa Cattolica.
Bisogna mobilitarsi rapidamente contro l'attuale gerarchia vaticana, senza se e senza ma.

Anonimo ha detto...


"La cultura antropocentrida costituita dall'Umanesimo e dal Romanesimo".

Il "romanesimo" cosa sarebbe? Deve trattarsi di un refuso. L'autore voleva forse dire: "Romanticismo"?
L'accostamento tra Umanesimo e Romanticismo sarebbe però abbastanza singolare.
Il passo resta oscuro.
È giusto far conoscere il pensiero di Tejada, esponente di valore del pensiero conservatore o tradizionalista spagnolo.
Tejada sembra esser diventato una bandiera di neo-borbonici come de Antonellis, viene usato in funzione antirisorgimentale e soprattutto antiitaliana, in quanto teorico "reazionario" da cui ricavare argomenti contro lo Stato italiano unitario attuale.
A parte quest'aspetto, è di per sé un pensatore stimolante, anche se non si è obbligati a condividere certe sue interpretazioni, così come appaiono riassunte in questa presentazione. Per esempio l'esaltazione di Carlo V. La politica "italiana" e mediterranea della Spagna imperiale non è certo esente da critiche.
Bisogna comunque leggere questi saggi.
H.

Anonimo ha detto...

L'affermazione della senatrice Segre in merito alla sua speranza che il futuro presidente della Repubblica sia un antifascista, come lo sarebbe Mattarella, oltre che risultare terribilmente dissonante considerate le attuali urgenze storiche, ci spinge a riflettere sul senso dell'antifascismo e sul modo in cui viene inteso da coloro che ne fanno da decadi uno stendardo ideologico.

Se per antifascismo si intende l'opposizione al fascismo storico, allora non se ne comprende realmente l'urgenza, essendo tale fascismo coltivato tutt'al più da ristrette e ininfluenti cerchie di nostalgici, prive di agibilità politica, di rappresentazione parlamentare e di reale capacità organizzativa.
Se invece per fascismo si intende arbitrario dirigismo statale, compressione o abolizione delle garanzie costituzionali e delle libertà individuali, strapotere dell'esecutivo a favore dell'esautorazione della prassi parlamentare e rappresentativa, persecuzione dell'opposizione politica, abolizione della libertà di stampa e centralizzazione dell'informazione, culto demagogico del leader... ecco, se questo è l'universale del fascismo a cui intendono opporsi gli antifascisti, ci chiediamo quale sia la loro reale comprensione dei processi in corso in Italia e del loro stato di avanzamento, e soprattutto come sia possibile indicare le attuali istituzioni italiane come modello di antifascismo, quando la Costituzione della Repubblica viene ogni giorno calpestata e l'opposizione politica vessata e discriminata.

Povere anime belle dell'antifascismo... a forza di invocare il lupo, ci si sono trovate in pancia e nemmeno se ne sono accorte.
Ma il vero lupo è il comunismo mascherato da liberismo.

mic ha detto...

Primo Levi: dove c'è il nuovo verbo lì c'è lager....

Anonimo ha detto...

Paolo Pugni
Io credo che la Storia ci debba insegnare a capire il passato per leggere il presente e il futuro. Non si tratta di trovare situazioni congruenti, sovrapponibili. Non ne esistono. Ma cogliere i sintomi, le tendenze, che, pur con tutte le differenze del caso, si ripresentano uguali e differenti.
Sarebbe tradire la Storia, umiliare i morti, deriderli, pensare che le cose sono irripetibili solo perché non si ripresentano identiche al passato. Sarebbe come dire che la Storia passa invano.
Come è possibile credere che nel XXI secolo, immerso nella tecnologia e con anni di cultura della libertà, anche esasperata, alle spalle, la dittatura si ripresenti uguale e immutata a come assurse al potere nei secoli precedenti, anche solo 100 anni fa?
Significa disprezzare la Storia più che ignorarla.
Eppure anche oggi le dittature arrivano, e ci soffocano. Che siano del pensiero, del relativismo o dell'informazione, della sanità o dell'ecologia.

Anonimo ha detto...

Però non vedo e non visto la stessa impostazione da parte di una politica cattolica contro la visione economico-sociale di Ayn Rand, che sta alla base di tutto il sistema economico di tutto l'Occidente. Non fanno eccezione i partiti di destra o pseudocattolici, che hanno lo stesso filo-conduttore e la stessa matrice economica del Partito Radicale. La battaglia di oggi è quindi quella di una riappropriazione dello Stato,rifondare lo Stato,difendere il bene comune e reistituire i valori derivanti dalla fede cristiana.