Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 2 febbraio 2023

Sui due significati, naturale e soprannaturale del termine Salus

D'intesa con L'Osservatorio cardinale Van Thuân pubblichiamo l’Editoriale dell’Arcivescovo Giampaolo Crepaldi relativo al numero attuale del “Bollettino di Dottrina sociale della Chiesa” dedicato a: SANARE LA SANITÀ. USCIRE DALLA SOCIETÀ DEI PAZIENTI PERMANENTI. Per vedere l’indice e per acquistare il fascicolo cliccare qui.

Sui due significati, naturale e soprannaturale del termine Salus
Mons. Giampaolo Crepaldi, 31 gennaio 2023

Il termine salus significa sia salute che salvezza. Il primo termine ha un significato naturale, terreno, medico, fisiologico e psicologico. Il secondo ha un senso soprannaturale, ultraterreno, spirituale. Per la Dottrina sociale della Chiesa i due termini non sono estranei e tantomeno opposti. Basterebbe pensare a questo passaggio della Caritas in veritate di Benedetto XVI; “Senza la prospettiva di una vita eterna, il progresso umano in questo mondo rimane privo di respiro” (n. 11). Certamente nella nozione di progresso umano va inserita anche la salute nel senso sanitario del termine. La relazione non riguarda solo quanto oggi tutti ammettono, ossia la compenetrazione psicofisica dei fenomeni umani, l’interfacciarsi tra corpo e psiche nella psico-somaticità: l’ammissione di questo legame ci manterrebbe al livello terreno della salute come sanità, senza elevarci ad un livello superiore. In campo sanitario c’è oggi una nuova forma di materialismo, quella di ridurre lo spirituale allo psichico, che rimane qualcosa di materiale, e di identificare al ribasso spirituale con psichico. La prospettiva della Dottrina sociale della Chiesa circa il rapporto tra salute in senso sanitario e salute in senso spirituale fa invece riferimento a due livelli della realtà, quello della natura e quello della sopra-natura. La salus che interessa ultimamente alla Chiesa è la salus animarum, in vista della beatitudine eterna come fine ultimo dell’uomo. Questa prospettiva apre però ad una luce nuova anche sulla salus in senso sanitario. La storia degli interventi della Chiesa in questo campo, soprattutto quello di tanti ordini religiosi, e la proposta cristiana sul significato della malattia e della sofferenza lo dimostrano.

Nella nostra epoca, e in questi stessi nostri giorni, tuttavia queste questioni si sono complicate. Da un lato la medicina ha ampliato il proprio raggio d’azione, investendo l’intera società. La medicina non riguarda più solo la malattia in senso stretto, ma anche la prevenzione, l’educazione a determinati stili di vita, la correzione estetica dei corpi, la cosmesi, le pratiche da effettuare nel tempo libero, il culto del corpo. Oggi l’utenza si reca in farmacia per una serie di finalità molto più ampia che non in passato. Dall’altro lato, essa si è integrata appieno in un sistema economico e politico divenuto nel frattempo globale e coordinato, dando vita ad un vero e proprio “potere terapeutico” che determina la medicina e le fa spesso intraprendere strade per motivi non strettamente sanitari ma, appunto, economici e politici. Se la società intera è ormai un ospedale o una farmacia, non intesi nel senso tradizionale ma come espressione di tutte le nuove funzioni sociali della medicina, questo ospedale non è ultimamente gestito da medici ma da tecnocrati funzionali ai poteri reali. È a questo punto che quella sanitaria diventa una ideologia tendenzialmente omnicomprensiva, ossia potenzialmente totalitaria. Il motivo ultimo di questo passaggio degenerativo è la secolarizzazione della sanità che si è svincolata dalla salus intesa in senso spirituale e soprannaturale.

Si tratta, come si vede, dell’esito cui assistiamo in ogni campo della vita sociale che si stacca dalla dimensione trascendente. In questo caso è la sanità ad assolutizzare se stessa, diventando una nuova religione. Molti segnali lo dimostrano: la ritualità delle pratiche salutistiche, la disponibilità a compiere grandi sacrifici personali come un tempo si faceva per motivi di devozione religiosa, l’idolatria del vaccino, il dogmatismo con cui ci si adegua alle normative imposte dal potere sanitario, il simbolismo pseudo-religioso di atteggiamento quali l’uso indiscriminato della mascherina, l’affidamento a nuovi sacerdoti quali sono per esempio alcuni medici sovraesposti sui media e così via.

Un capitolo interessante di questa assolutizzazione sanitaria e della creazione di un vero e proprio potere sanitario pervasivo e inglobante, segnalato già da tempo sia da pensatori atei come Faucault sia da teologi come Ivan Illich, consiste nei suoi rapporti con la scienza. La postmodernità ha ridimensionato alquanto il potere della scienza, evidenziando il suo carattere ipotetico e spesso molto approssimativo, nonché la difficoltà della raccolta degli stessi dati condizionata come è dalle politiche sanitarie, dall’errore umano, dai condizionamenti delle grandi industrie farmaceutiche che finanziano la ricerca per il 90 per cento. Il positivismo scientifico è stato completamente sconfitto sul piano teorico, anche se molti scienziati e molti medici, per parlare del nostro caso, ancora la pensano così.
L’autorevolezza della scienza si è ormai vestita di umiltà. Eppure, si assiste ancora, e forse più di prima, alla pretesa di utilizzare gli scienziati e la scienza, la medicina e i medici come oracoli di verità assolute. Lo scientismo è diventato politico e non solo epistemico, sicché si adopera la scienza per pilotare i comportamenti sociali, per esercitare forme di controllo sui cittadini, per colpire categorie non allineate, per indurre alla delazione, per creare paura diffusa, per sostenere una serie di narrazioni pubbliche che hanno poca consistenza medica e scientifica e molta prosopopea politica.

In questo numero del “Bollettino” viene esaminato il tema del sistema sanitario alla luce della Dottrina sociale della Chiesa. Si critica la presunzione utile al potere politico che tutti siamo ammalati fino a prova contraria (mentre si dovrebbe pensare il contrario, ossia che tutti siamo sani fino a prova contraria), si mette in guardia dal pericolo che la “medicina uccida” con la scusa di curare, che si innesti un sistema di controllo politico fondato sulla paura indotta, che dalle sperimentazioni di controllo sociale per motivi sanitari si passi anche ad altri ambiti della vita pubblica. Gli articoli di questo fascicolo indicano vie diverse per strutturare un sistema sanitario più libero e responsabile, più coinvolgente la partecipazione dei medici “in scienza e coscienza” e dei malati, per disincagliare la medicina dai suoi legami troppo stretti con l’economia e la politica, per organizzare le cose secondo i principi del bene comune e della sussidiarietà.

Un aspetto non secondario, per i due significati del termine salus di cui parlavo all’inizio, è l’atteggiamento della Chiesa in questo campo. Da questo punto di vista Essa ha alle sue spalle una storia gloriosa, alla quale non deve rinunciare per integrarsi nel nuovo sistema di controllo statalista e sovra-statalista che intende la medicina come uno strumento del potere politico globalista che mira al controllo sociale preventivo.
S.E. Mons. Giampaolo Crepaldi
Vescovo di Trieste

7 commenti:

Anonimo ha detto...

In festo Purificationis B.V. Mariæ - festa di 2a classe
La Purificazione di Maria Vergine è la festa istituita in memoria del giorno nel quale la santissima Vergine andò al tempio di Gerusalemme, per adempire la legge della purificazione e per presentarvi il suo divin figliuolo Gesù Cristo. La legge della purificazione era quella legge di Mosè, la quale obbligava tutte le donne a purificarsi dopo il parto nel tempio coll’oblazione di un sacrifìzio. La santissima Vergine non era obbligata alla legge della purificazione, perché divenuta madre per opera dello Spirito Santo, conservando la sua verginità. Si sottomise alla legge della purificazione, alla quale non era obbligata, per darci esempio di umiltà e di obbedienza alla legge di Dio.
La festa é popolarmente nota come "Candelora".
La riforma introdotta dal Concilio Vaticano II ha voluto manifestare più chiaramente la centralità della figura di Gesú Cristo, quindi nel rito del cosiddetto Novus Ordo é divenuta la festa della "Presentazione di Gesù al Tempio".

Anonimo ha detto...

Questi primi 40 giorni dalla nascita del bambino sono per madre e figlio sintesi e pietra angolare della reciproca Salus intesa e vissuta in entrambe i significati.

Catholicus ha detto...

@ Anonimo 7:25 : "La riforma introdotta dal Concilio Vaticano ...", il solo leggere queste parole mi provoca l'orticaria; niente di tutto ciò che ha prodotto quel nefasto conciliabolo mi è in alcun modo gradito, ricordando il monito di San Pio X, che ammoniva a dar credito all'opera dei modernisti, adusi a mescolare eresie con briciole di verità, per far digerire le prime e minare pian piano le fondamenta di Santa Romana Chiesa, ormai prossima alla scomparsa definitvia...ma se scompare come istituzione, soffocata dai miasmi del clero ribelle e rivoluzionario, rimane però ben viva sotto le macerie, nella diaspora, in quel "piccolo rsto" di evangelica memoria, che tiene duro malgrado i continui assalti alla baionetta di Bergoglio e della sua ciurma di pirati della Malesia... Tra i demolitori mettiamoci anche il buon Ratzinger, suvvia, dato ched affermava orgogliosamente che con il CV II la Chiesas si era riconcilaita con lo spirito del 1789, con l'Illuminismo, e che Gaudium et Spes poteva considerarsi l'AntiSillabo (sic !), data la sua personale amicizia con Karl Rhaner, l'eminenza grigia (meglio sarebbe dire nera come la pece) del "Concilio", l'affinità col Cardinal Suenens, che si vantava dicendo che il Concilio era stato il 1789 della Chiesa Cattolica (e lo fu veramente, basti penare al '68, alla cd contestaziomne generale, suoi frutti nefasti immediati...)

Anonimo ha detto...

Un grande ringraziamento a S.E. Mons. Crepaldi per il fecondo insegnamento e per la grande testimonianza di Fede che ci ha lasciato. Che il Signore benedica lui ed il suo successore

Dalla cronaca ha detto...

𝐑𝐢𝐜𝐞𝐯𝐨, 𝐯𝐢𝐚 𝐦𝐚𝐢𝐥, 𝐝𝐚 "𝐏𝐫𝐨 𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚 𝐂𝐫𝐢𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧𝐚" 𝐞 𝐫𝐢𝐩𝐫𝐨𝐝𝐮𝐜𝐨 𝐪𝐮𝐢 𝐭𝐞𝐬𝐭𝐮𝐚𝐥𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞:

« Vorrei solo fare qualche precisazione e poi, salvo imprevisti o novità particolari, voltare pagina.

Ti spiego perché.

Il fatto è che se a fare lo sciopero della fame ci fosse ad esempio un terrorista di destra, sono sicuro che non si sarebbe creato tutto questo clamore. Due pesi e due misure? Vi sono terroristi più simpatici e più “𝑢𝑔𝑢𝑎𝑙𝑖” di altri?

𝗘 𝗮𝗹𝗹𝗼𝗿𝗮 𝗺𝗲𝘁𝘁𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗶𝗻 𝗰𝗵𝗶𝗮𝗿𝗼 𝗮𝗹𝗰𝘂𝗻𝗶 𝗽𝘂𝗻𝘁𝗶.

1. 𝗔𝗹𝗳𝗿𝗲𝗱𝗼 𝗖𝗼𝘀𝗽𝗶𝘁𝗼, 𝗺𝗲𝗺𝗯𝗿𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗙𝗲𝗱𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗮𝗻𝗮𝗿𝗰𝗵𝗶𝗰𝗮 𝗶𝗻𝗳𝗼𝗿𝗺𝗮𝗹𝗲-𝗙𝗿𝗼𝗻𝘁𝗲 𝗿𝗶𝘃𝗼𝗹𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲, è stato condannato a 10 anni e 8 mesi per aver gambizzato Roberto Adinolfi (dirigente di Ansaldo) e a 20 anni per altri motivi, 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗲 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗮𝗻𝗻𝗲 𝗱𝗶𝘃𝗲𝗻𝘂𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗳𝗶𝗻𝗶𝘁𝗶𝘃𝗲: 𝗾𝘂𝗶𝗻𝗱𝗶 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝘂𝗻 𝗽𝗿𝗶𝗴𝗶𝗼𝗻𝗶𝗲𝗿𝗼 𝗽𝗼𝗹𝗶𝘁𝗶𝗰𝗼, 𝗻𝗲́ 𝘂𝗻 𝗺𝗮𝗿𝘁𝗶𝗿𝗲, 𝗻𝗲́ 𝘂𝗻 𝗶𝗻𝗻𝗼𝗰𝗲𝗻𝘁𝗲.

2. Cospito si trova in regime di carcere duro (previsto dal celebre articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario) non per un capriccio, ma perché secondo le autorità 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗶𝗴𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗮𝘃𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗶𝘀𝗽𝗶𝗿𝗮𝘁𝗼 𝗲 𝗶𝗻 𝗮𝗹𝗰𝘂𝗻𝗶 𝗰𝗮𝘀𝗶 𝗿𝗶𝗰𝗵𝗶𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗶𝗺𝗼𝘀𝘁𝗿𝗮𝘁𝗶𝘃𝗲 𝗲 𝘁𝗲𝗿𝗿𝗼𝗿𝗶𝘀𝘁𝗶𝗰𝗵𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗿𝗲𝘁𝗲 𝗮𝗻𝗮𝗿𝗰𝗵𝗶𝗰𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗮 𝗹𝘂𝗶 𝗳𝗮 𝗿𝗶𝗳𝗲𝗿𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼. L’applicazione del 41 bis è stata fatta secondo le norme, tanto che si è in attesa di una pronuncia della Cassazione alla quale gli avvocati del detenuto hanno fatto regolarmente ricorso.

3. Pertanto, lo sciopero della fame di Cospito, pur legittimo, non è affatto necessario. E ad ogni modo 𝗶𝗹 𝗴𝗼𝘃𝗲𝗿𝗻𝗼 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝗰𝗲𝗿𝘁𝗼 𝗼𝗯𝗯𝗹𝗶𝗴𝗮𝘁𝗼 𝗮 𝗰𝗲𝗱𝗲𝗿𝗲 𝗮 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗲̀ 𝘂𝗻 𝘃𝗲𝗿𝗼 𝗲 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶𝗼 𝗿𝗶𝗰𝗮𝘁𝘁𝗼. Quindi non sarebbe responsabile dell’eventuale decesso del detenuto.

4. 𝗔𝘁𝘁𝘂𝗮𝗹𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗖𝗼𝘀𝗽𝗶𝘁𝗼 𝗲̀ 𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗰𝗼𝗻 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗿𝗶𝗴𝘂𝗮𝗿𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗲𝘃𝗶𝘀𝘁𝗶 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗹𝗲𝗴𝗴𝗲: 𝗻𝗲𝘀𝘀𝘂𝗻 𝘀𝘂𝗼 𝗱𝗶𝗿𝗶𝘁𝘁𝗼 𝗲̀ 𝘀𝘁𝗮𝘁𝗼 𝘃𝗶𝗼𝗹𝗮𝘁𝗼. Del resto, il trasferimento dal carcere di Bancali (Sassari) a quello di Opera (Milano) è la dimostrazione che lo Stato si sta prendendo cura di lui.

5. Fermo restando che non sta a noi prendere decisioni in merito, sta di fatto che cedere al ricatto di Cospito, soprattutto prima della sentenza della Cassazione, 𝗽𝗼𝘁𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗰𝗿𝗲𝗮𝗿𝗲 𝘂𝗻 𝗽𝗿𝗲𝗰𝗲𝗱𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗺𝗮𝗳𝗶𝗼𝘀𝗶 𝗲 𝘁𝗲𝗿𝗿𝗼𝗿𝗶𝘀𝘁𝗶. 𝗨𝗻 𝗽𝗿𝗲𝗰𝗲𝗱𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗺𝗼𝗹𝘁𝗼 𝗽𝗲𝗿𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝘀𝗼. » .

Le ragioni della crisi odierna anche dell'architettura ha detto...

Nel proemio del De architectura Vitruvio delinea la figura del perfetto architetto, da lui tratteggiato come un vero ‘uomo enciclopedico’: l’architetto degno di questo nome, infatti, non deve possedere soltanto le nozioni tecniche proprie della sua particolare disciplina, bensì essere ferrato (non uno specialista assoluto, puntualizza Vitruvio) in una vasta e articolata gamma di scienze – letteratura, pittura, scultura, medicina ed altre ancora – la cui conoscenza ‘di base’ risulta indispensabile per la formazione dell’architetto. Cosi, la architectura vitruviana viene a prendere i tratti di una scienza pluridisciplinare ed enciclopedica

Anonimo ha detto...

«Ma trascinare la Chiesa a partecipare all’attività di qualche partito, oppure pretendere di averla come aiuto per superare gli avversari è di coloro che vogliono abusare smoderatamente della religione.
Al contrario la religione deve essere santa e inviolata per tutti.
Nella politica stessa, che non può prescindere dalle leggi morali e dai doveri della religione, si deve precipuamente e sempre cercare ciò che è più conforme al nome cristiano.»

(Leone XIII, Enciclica Sapientiae Christianae, 1890)
in MAGISTERO POLITICO - Insegnamenti papali sulla politica per l’instaurazione di un ordine cristiano