Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 23 maggio 2024

Pellegrinaggio di Pentecoste Parigi - Chartres 2024: sempre più in alto!

Cito il card. Müller a Chartres:«Gli eroi del cristianesimo non sono, come nella storia secolare, imperatori e generali, ma guerrieri per la verità e per la fede».
Riprendo da MiL la lettera numero 1040 pubblicata da Paix Liturgique il 21 maggio – con l’intervista a Louis Renaudin – sul grande successo del 42º Pellegrinaggio di Pentecoste Parigi - Chartres. Precedenti a partire da qui e qui.

Pellegrinaggio di Pentecoste Parigi - Chartres 2024: sempre più in alto!

Abbiamo chiesto a Louis Renaudin, appena tornato da Chartes, di condividere le sue impressioni sul 42º Pèlerinage de Pentecôte Parigi - Chartres, che si è svolto durante il weekend di Pentecoste.

Paix liturgique: Caro Louis, qual è la tua prima reazione al ritorno da questo pellegrinaggio?

Louis Renaudin: Prima di tutto, vorrei dirvi una cosa importante: questo pellegrinaggio, organizzato dall’associazione Notre-Dame de Chrétienté, ha invitato i suoi pellegrini del 2024 a guardare verso il cielo. Il tema dei tre giorni di cammino era «Je veux voir Dieu» [Voglio vedere Dio: N.d.T.], che evoca il titolo di questo grande classico della letteratura spirituale scritto da padre Marie-Eugène de l’Enfant-Jésus O.C.D.

Paix liturgique: Quindi non si è trattato solo di un momento liturgico, ma anche di un grande momento della fede cattolica?

Louis Renaudin: È esattamente così. Questo pellegrinaggio è stato un grande momento per la vera fede cattolica. In un momento in cui i nuovi approcci pastorali hanno abbandonato da tempo il tema della fine dei giorni, la vetrina del mondo tradizionale francese dimostra ancora una volta le sue radici nei fondamenti cattolici, questa volta tornando a meditare sulla fine dei giorni, sul paradiso, sull’inferno e sul purgatorio. Cosa c’è di così originale? Beh, secondo i numerosi pellegrini che abbiamo intervistato durante i tre giorni, la chiarezza del discorso che hanno ascoltato sulla strada di Chartres, così come la solidità degli insegnamenti, sono stati tra gli aspetti che li hanno fortemente impressionati, distinguendosi da un approccio pastorale moderno spesso annacquato e che non parla più a loro. Molti di loro, che stanno scoprendo il mondo tradizionale, sono sedotti dalla coerenza tra gli insegnamenti catechistici, le esigenze morali e la grandezza della liturgia che viene loro presentata. «È come un pacchetto completo e coerente», dice François, studente ventenne di Bordeaux. «Mi dispiace che i miei genitori non mi abbiano dato l’opportunità di scoprire prima la Santa Messa tradizionale. E tutto ciò che ne consegue».

Paix liturgique: Quindi non tutti i pellegrini sono tradizionalisti?

Louis Renaudin: Tutt’altro! Ma sono tutti assetati di una fede cattolica autentica, che non sempre trovano nelle loro Parrocchie… Bisogna dire che questi giovani entusiasti, che quest’anno sono stati scoperti da un gran numero di giornalisti, hanno un messaggio in netto contrasto con quello che alcuni dei nostri pastori vorrebbero farci credere. Tornano tutti folgorati da un’esperienza spirituale, amicale e fisica – direi anche penitenziale – che non dimenticheranno presto, e la liturgia tradizionale non li lascia indifferenti. Chi la pratica regolarmente vi rimane saldamente attaccato, e chi la scopre spesso si rammarica di non poterne godere nelle proprie Parrocchie durante tutto l’anno, non capendo perché la Chiesa si ostini a limitare invece di lasciare piena libertà a questo mondo tradizionale così dinamico e, se posso dirlo, così cattolico…

Paix liturgique: Ma questo attaccamento alla Tradizione non è più un problema degli organizzatori che dei pellegrini?

Louis Renaudin: Non bisogna prendere i pellegrini per matti… Sarebbe disonesto contrapporre, come fanno alcuni, i vecchi organizzatori, che si suppone siano ostinati, ai giovani, che sono più aperti a entrambe le forme (si veda lo storico Paul Airiau citato dal settimanale Le Pèlerin) (QUI). La realtà è ben diversa: tutti i pellegrini che vengono a Chartres vengono per questo motivo, altrimenti andrebbero altrove, e sono felici di beneficiare della Santa Messa tradizionale che la stragrande maggioranza di loro non frequenta regolarmente… soprattutto perché non ne hanno la possibilità! Non si va in un ristorante stellato per mangiare kebab. Eppure la liturgia tradizionale è presente solo in un decimo delle 4.000 Parrocchie di oggi, il che significa che il 90 per cento dei fedeli che sono attratti da un Cattolicesimo esigente non possono farlo nel 90 per cento delle Parrocchie francesi. Questo, sono sicuro, è uno dei motivi più importanti del successo numerico del nostro pellegrinaggio.

Paix liturgique: Ci crede?

Louis Renaudin: La verità è semplice: i giovani cattolici hanno sete di vera libertà e di autentica sacralità. Si dice che se la riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II fosse stata applicata seriamente, la Chiesa non sarebbe dove è oggi. Ma era possibile attuare una rivoluzione «dolcemente»? I nostri pastori non solo sono stati incapaci di «moderazione», ma hanno addirittura perseguitato chi, come mons. Jean-François Guérin, fondatore della Communauté Saint-Martin, voleva farlo. E alcuni di loro vorrebbero ora farci credere che le decine di migliaia di giovani pellegrini che vengono a Chartres non siano davvero attratti dalla Santa Messa tradizionale. Ma chi vogliono prendere in giro? Un giorno dovranno guardare la realtà con obiettività e accettarne le conseguenze. Vi rimando all’articolo apparso sul quotidiano La Croix del 16 maggio (Pèlerinage de Chartres : «Peut-on “en finir” avec les tradis ?») [Pellegrinaggio a Chartres: «Possiamo “fare a meno” della Tradizione?»: N.d.T.], a firma di don Pierre Amar, sacerdote della Diocesi di Versailles, che scrive:
Eppure ci sono molti, probabilmente lontani dalla stessa Roma, che credono che si debba fare a meno della Tradizione. Data l’età media dei fedeli alle Sante Messe di San Pio V e la generosa accoglienza riservata alla vita in questo ambiente, è difficile credere che il fenomeno tradizionalista scomparirà a breve o medio termine. Anche se avrebbe dovuto risolvere la «questione tradizionalista» una volta per tutte, la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970 non ha frenato la tendenza che si può osservare almeno in alcuni Paesi.
E quello che stiamo vedendo a Chartres significa chiaramente che la Chiesa di domani non solo dovrà tenere conto della Tradizione, ma soprattutto che la fede tradizionale sarà assolutamente il fondamento del tanto atteso rinnovamento, checché ne dicano i nemici della libertà, della fede e della pace liturgica.

Paix liturgique: Ma lei ha qualche prova di questo?

Louis Renaudin: Basta guardare quello che è successo a Quimper negli ultimi otto anni, in una città che attualmente è al centro del fermento liturgico. All’inizio, solo quattro o cinque famiglie avevano chiesto di celebrare una Santa Messa tradizionale nella città di San Corentino, e dopo otto anni ci sono quasi trecento persone che ogni domenica si sono convinte del valore, per loro e per le loro famiglie, dell’opzione cattolica tradizionale. E se vuole, potrei farle molti altri esempi in Francia e nel mondo di questa aspettativa di bellezza liturgica (penso all’editoriale del settimanale Valeurs actuelles di questa settimana che dice che la Santa Messa tradizionale sul canale televisivo Canal News è «un gradito bagno di bellezza»), ma anche di fede cattolica chiaramente espressa.

Paix liturgique: Quindi, Cattolici «comuni» che sono stati convinti dalla Messa attraverso la Santa Messa tradizionale?

Louis Renaudin: Certamente dalla Santa Messa tradizionale, ma anche dai sacramenti distribuiti da sacerdoti bravi e premurosi e, soprattutto, da una catechesi solida e regolare e dall’intelligente rete di enti caritativi cattolici che aiutano le persone e le famiglie, come le scuole, i movimenti per giovani e anziani, come lo scoutismo o le riunioni di Domus Christiani, oltre a sacerdoti regolari e disponibili.

Paix liturgique: E in questi casi, i fedeli non si sbagliano…

Louis Renaudin: È quella che si potrebbe chiamare… la sindrome della Coca-Cola. Chi preferirebbe una brutta copia all’originale? È per questo che troppi nostri pastori finiscono per perdere i pochi giovani fedeli rimasti nelle loro povere celebrazioni.

Paix liturgique: Perché, secondo lei?

Louis Renaudin: Basta visitare la maggior parte delle Parrocchie per essere inorriditi dalla stupidità imperante, dal rumore e dal bla bla, che interessano solo i vecchi affetti da giovanilismo e allontanano i giovani e le famiglie di buon senso.

Paix liturgique: Tornando al pellegrinaggio cristiano, avete avuto più gente dell’anno scorso?

Louis Renaudin: Il numero di pellegrini è aumentato costantemente di anno in anno, con un incremento annuo del 15-20 per cento. Negli ultimi due anni, gli organizzatori sono stati addirittura costretti, a malincuore, a chiudere le iscrizioni prima del pellegrinaggio. Così quest’anno quasi 18.000 partecipanti, di cui quasi 2.000 in rappresentanza di una cinquantina di Paesi stranieri, distribuiti in 370 capitoli, sono partiti alla volta della Cathédrale Notre-Dame di Chartres, ignorando il tempo a volte capriccioso. Tra le delegazioni straniere abbiamo visto capitoli di molti Paesi europei, in particolare della Germania, capitoli americani, ma anche vietnamiti, ruandesi, gabonesi, libanesi… e persino ugandesi che mi hanno detto di aver appreso della liturgia tradizionale su internet e di aver avuto l’idea di unirsi a noi semplicemente perché la nostra liturgia sembrava loro più in linea con la fede cattolica tramandata dai loro padri.

Paix liturgique: Ma i pellegrinaggi non riguardano solo i pellegrini.

Louis Renaudin: L’attrazione del Pèlerinage de Pentecôte Parigi - Chartres sta crescendo, ma anche la sua influenza. Quest’anno, più di 6.000 «angeli custodi» si sono uniti in preghiera per sostenere i pellegrini dalle loro case. Centinaia di suore cattoliche e di religiosi e religiose (tradizionali e non) hanno offerto le loro preghiere di sostegno ai pellegrini in cammino, a volte anche dall’altra parte del mondo. In molte Parrocchie, questi angeli custodi si riunivano per pregare sul tema dell’anno. In alcuni Paesi hanno persino organizzato pellegrinaggi nel fine settimana di Pentecoste, come in Martinica e in Portogallo. Per non parlare dei pellegrinaggi che fioriscono durante l’anno in tutto il mondo, come l’ormai famoso pellegrinaggio Parigi-Chartres, tutti accomunati dall’attaccamento alla Tradizione, in particolare a quella liturgica: Covadonga in Spagna, dove a luglio sono attesi più di 1.500 pellegrini; Lujan in Argentina, dove a ottobre sono attesi 2.000 pellegrini; gli Stati Uniti, con un grande pellegrinaggio nel Michigan; l’Australia, con il Christus Rex Pilgrimage a Victoria; la Gran Bretagna; il Ruanda; e così via.

Paix liturgique: Non vi sentite a volte troppo isolati?

Louis Renaudin: In realtà, per niente. Il card. Gerhard Ludwig Müller, Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della fede, era lì per celebrare la Santa Messa di chiusura a Chartres e per benedire questi giovani orgogliosi di essere cattolici, attratti dagli eterni tesori cattolici del silenzio, del sacro e della bellezza della liturgia della Chiesa.

Paix liturgique: Quindi tutto sta andando bene?

Louis Renaudin: Dobbiamo essere coerenti e capire che quando papa Francesco ripete incantatoriamente che la Chiesa di Cristo è aperta a «todos, todos, todos», siamo confortati, noi che, con quella che sembra una differenza, l’attaccamento alla tradizione della Chiesa, ci sentiamo profondamente parte di questa Chiesa. Questa sensazione è confermata dalla presenza dei Vescovi durante i nostri pellegrinaggi. La ripetuta presenza di mons. Matthieu Rougé, Vescovo di Nanterre, che ha salutato i pellegrini il sabato mattina mentre attraversavano la sua Diocesi, e naturalmente l’ormai tradizionale presenza di mons. Philippe Christory, Vescovo di Chartres, che ha camminato con i pellegrini la domenica pomeriggio e poi li ha accolti il lunedì all’ingresso della sua Cattedrale, gremita di bambini, ci danno grande gioia e rafforzano la nostra speranza per la vita e il futuro della nostra Chiesa.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ecco un perfetto esempio di conservatorismo, che Mons. Viganò ha dipinto alla perfezione nell'articolo quassù poco fa pubblicato! Una fregatura coi fiocchi!

by Tripudio ha detto...

Mi raccontavano che in Francia alcuni giovani cattolici, durante una gita, si sono trovati per caso a visitare un'abbazia e lì ad assistere alla Messa dei monaci che era... "tridentina".

Ne restano contentissimi e, al ritorno, corrono dal proprio parroco a parlargliene: "parroco, sapeste com'era bella quella Messa dei monaci, celebrata in modo sublime, con canti bellissimi, paramenti e suppellettili che davano proprio l'idea della maestosità di Dio, con tanti segni ma nessuna roba pacchiana e nessuno show... parroco, lei dovrebbe proprio impararla quella Messa, dovrebbe proprio celebrarla!"

A quei ragazzi nessuno aveva mai parlato del canto gregoriano, nessuno aveva mai spiegato che prima del 1969 vigeva ben altra Messa, nessuno aveva mai spiegato che la liturgia non è una sorta di sacro spettacolino, nessuno aveva mai mostrato quegli inestimabili tesori della tradizione cattolica. Ne sono stati affascinati e conquistati, l'hanno riconosciuta come liturgia - cioè come vero culto a Dio gradito - e anche come del tutto migliore delle carnevalate liturgiche postconciliari (dove in due parrocchie diverse trovi due liturgie diverse!).

Anonimo ha detto...

https://fb.watch/sfnwH_QPm8/

Anonimo ha detto...

@ 23 maggio, 2024 21:27
Caro/a Tripudio alcune tessere dalla mia vita :
1) nella Messa domenicale di una parrocchia salesiana di una grande citta' una specie di orchestrina (c'e' tutto, anche il tamburo) accompagna il Sacro rito e non si limita a cantare ma irradia sul soffitto le parole dei canti per dar modo ai fedeli di cantare con essi. Risultato : siamo tutti col naso all'insu' per leggere le parole e non seguiamo cio' che avviene sull'altare/bassare. Al momento della comunione sia il celebrante che i concelebranti scendono nell'agone,ehm, nell'aula liturgica, non dando modo a chi volesse inginocchiarsi sull'unico gradino di farlo. E questa e' una esperienza. A seguire..