Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 31 maggio 2024

Maria Regina, in conclusione del Mese Mariano / Sac. Giuseppe Vallauri

In chiusura del mese mariano riprendo una meditazione del compianto Sacerdote orionino don Giuseppe Vallauri, da lui pronunciata a conclusione del mese Mariano nella basilica di San Nicola in carcere Roma, dove ogni sabato sera celebrava la Santa Messa Tridentina. Lo ho seguito fin dagli inizi. Don Giuseppe ha celebrato per anni la Messa antica anche nella cappella Cesi di Santa Maria Maggiore (finché Bergoglio non l'ha annullata inesorabilmente) ed è lui che molti anni fa ha iniziato le celebrazioni domenicane a Sant'Anna al Laterano. Ricordo che è morto sull'altare, mentre celebrava, a novembre 2020. Don Giuseppe preghi per noi!

Maria Regina, in conclusione del Mese Mariano
(Sac. Giuseppe Vallauri)

Alla chiusura del mese mariano, in questa splendida serata romana, presso questa Basilica dove viene conservata la prima copia della sacra immagine della Vergine di Guadalupe, … Io debbo parlarvi di Maria santissima.
Ah, al solo nominar questo nome mi par di veder un bellissimo giardino di graziosissimi fiori e dovendone pur coglierne uno, per godere della sua bellezza e soavità, mentre stendo la mano a questo, me se ne presenta un altro di pregio non minore, e poi un altro e poi altri ancora, ed intanto sembrandomi sempre che a coglierne uno di far affronto agli altri, meravigliato me ne resto a contemplarli.
Vedo la violetta che appena esce timida dalla terra quasi temendo di essersi già troppo innalzata, facendo subito con le sue foglie un umile tetto si nasconde là sotto l’odoroso suo profumo, e già l’occhio invaghito la mira: è la figura dell’umiltà di Maria, coglila che ben lo merita. Ma alla rosa simbolo della carità di questa Vergine benedetta, manca forse qualcosa? No, quelle spine che la circondano mi dicono quanto costò a Maria l’amore a Dio e al prossimo.
Anche il giglio io vedo quasi altero di sua candidezza innalzarsi da questa terra come se dicesse: il cielo solo è la mia degna dimora. Qui solo vi sarebbe da stralciarne un ben lungo e magnifico elogio sull’innocenza e purità di Maria fino ad abbassarne quella dei Cherubini e Serafini. Perciò se Maria è quel vaso eletto delle più belle virtù, potremo noi mirarle tutte? Sì, vi riassumerò più che mi sarà possibile la vita di questa grande Donna, pregando voi di raccogliere di tratto in tratto, quando vi sarà data occasione, quel fiore che più vi aggrada perché possiamo poi tutti insieme incoronar questa Vergine di una ghirlanda di sue magnifiche virtù. (...)
San Luigi Orione in un suo scritto si esprime così: «Amo la Madonna e canto». Evidentemente queste parole così belle, così sentite, così appassionate scaturivano da un atto di contemplazione che don Orione aveva fatto nei confronti di Maria: l’aveva guardata, l’aveva osservata, i suoi occhi avevano incrociato gli occhi della Madonna, il suo sguardo si era posato sul volto della Madonna, aveva ascoltato la vita, il cuore, l’anima della Madonna. E che cosa ne era scaturito nell’animo di don Orione? «Amo la Madonna e canto». Sappiamo quanto egli sia stato «anima mariana». 
Per parlare dell’«anima mariana di Don Orione ci si dovrebbe dilungare assai perché essa diede contenuti e stile a tutto il suo vivere quotidiano. Essa si espresse in ardente devozione personale ed in apostolato dalle proporzioni vastissime. Quanti scritti di Don Orione, quante testimonianze, quante cose da raccontare sulla sua devozione mariana! Molti l’han fatto. Sono nati così quei preziosissimi quattro volumi intitolati Don Orione nella luce di Maria. La loro lettura è utile e gustosa. Veramente, come è detto nella loro presentazione, riescono a «documentare ciò che Don Orione fece e patì per diffondere l’amore alla Madonna in tutte le anime e come la Madonna Santissima lo confortò, sostenne e ripagò con materna assistenza e con aiuti, elargiti in modo anche straordinario, a lui e alla sua opera. «Ad Jesum per Mariam» (A Gesù per Maria) è la sintesi teologica della dottrina cattolica riguardante la Madonna, la sua presenza nel mistero salvifico di Cristo, e il suo culto. 
Molto bene questa verità fu illustrata da San Luigi Grignion de Montfort, di cui Don Orione era devoto ammiratore. Va ricordato che, tra i poveri e pochi volumi della piccola biblioteca privata di Don Orione, venne trovato, dopo la sua morte, il libretto, molto conosciuto allora, di S. Luigi Maria Grignion de Montfort: il «Trattato della vera devozione a Maria vergine». 
Ecco, Maria ha prima di tutto questa funzione: ricordarci e insegnarci – affinché non lo perdiamo mai di vista – che la carne di Gesù è anche la mia e la vostra carne; è uguale alla mia e alla vostra. Se neghiamo questo, infatti, Dio diventa incomprensibile per noi, diventa quel totalmente altro, con il quale sembra impossibile avere un rapporto.
Invece, la grande venerazione verso la Madonna ci costringe felicemente a non dimenticare mai la carne di Gesù da lei generata, da lei nutrita, da lei curata.
Questo è il primo, insostituibile ministero di Maria.
Ecco, allora, che la Madre della Divina Grazia ci prende per mano nella quotidianità, nelle necessità e nelle prove della vita e diventa la Madre delle grazie. Confidando, questa sera, in questa molteplice intercessione, vogliamo chiedere a Maria una grazia grande. Certo, la grazia della pace, ma anche la grazia della nostra collaborazione. Ciascuno di noi ha ricevuto dei talenti; ciascuno di noi ha ricevuto dei compiti nella Chiesa; ciascuno di noi ha ricevuto una chiamata: mettiamoli insieme questi talenti e queste chiamate, a servizio.
Ci accompagni nel cammino la materna intercessione di Maria, sposa, madre, discepola, Colei che ci invita a guardare a Gesù e a fare quello che Egli dice.

5 commenti:

Ave Maria! ha detto...

Grazie!

Anonimo ha detto...

31 maggio 1857 : nasce Pio XI.

« La massoneria è il nostro nemico mortale. »

Aloisius ha detto...

Quella morte durante la celebrazione è stata una grazia divina, una corona, un premio.
Penso che per un sacerdote sia la morte più bella: rendere al Padre il suo spirito mentre rinnova sacrificio di Cristo sull'altare.
Mi ricorda il povero Padre Hamel, in Francia, la cui morte però fu cruenta, ma ancora più simbolica, perché fu sgozzato come un agnello dagli islamici a cui aveva concesso i locali della Parrocchia.
Aloisius

Anonimo ha detto...

Anch'io mi permetto di aggiungere il mio grato ricordo.
Ho conosciuto don Vallauri quando ho preso a frequentare S. Anna al Laterano. La sua dignitosa figura resterà sempre legata al grande conforto della Santa Messa " ritrovata".

Anonimo ha detto...

Don Vallauri fu un grandissimo sacerdote, veramente.
Eccellente confessore.
Innamorato del Vero Rito Romano della Santa Messa.
Che preghi per noi e per la Santa Chiesa di Cristo!
Stefano Gizzi