Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 31 maggio 2024

Diebus Saltem Dominicis: Domenica della SS. Trinità – Potremmo voler partecipare come si deve

Nella nostra traduzione da OnePeterFive la consueta meditazione settimanale di p. John Zuhlsdorf, sempre nutriente e illuminante, che ci consente di approfondire, durante l'ottava, i doni spirituali della domenica precedente [qui - qui]

Diebus Saltem Dominicis:
Domenica della SS. Trinità – Potremmo voler partecipare come si deve

Il Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 234 dice che la dottrina della Santissima Trinità è il
“mistero centrale della fede e della vita cristiana. È il mistero di Dio in se stesso”.
Potremmo voler partecipare come si deve.

Gli altri misteri della nostra fede ruotano attorno a ciò che Dio fa e ha fatto. Questa domenica ci concentriamo su Colui che agisce.

Nella Chiesa primitiva questa domenica era liturgicamente vuota perché la notte e la mattina si trascorrevano in veglia nella Basilica di San Pietro. Tuttavia, nel 1334, durante il secondo e più lungo regno dei Papi avignonesi, Giovanni XXII, impose per la Chiesa universale una festa in onore della Trinità, la prima domenica dopo Pentecoste. Si potrebbe ricordare Giovanni XXII come colui che, oltre ad aver predicato l'eresia che, sotto pressione, ritirò prima di morire, accentrò il potere nella sua persona, spingendo Guglielmo di Ockham a scrivere un trattato contro il potere illimitato del papa. In ogni caso, canonizzò anche San Tommaso d'Aquino e potrebbe aver composto la famosa preghiera Anima Christi ... "Anima di Cristo, santificami, Corpo di Cristo, salvami, Sangue di Cristo, inebriami...". Una sorta di bravo ragazzo, un Papa non del tutto cattivo.
Se è certo che ogni momento del sacro culto liturgico cattolico esprime la lode della Trinità, è opportuno che - nella domenica dopo la quale ci concentriamo sullo Spirito Santo, dopo l'Ascensione del Figlio al Padre - mostriamo la nostra gratitudine al Dio Uno e Trino. Dopo la venuta dello Spirito di Verità, ciò che prima era stato compreso solo vagamente riguardo alla natura e alla vita intima di Dio, si è rivelato più pienamente. Come diceva il beato Ildefonso Schuster:
La dottrina di un solo Dio in tre Persone segna il culmine più sublime della scienza teologica, e conferisce ai seguaci di Cristo una perfezione e una dignità di ordine così alto, che si può veramente dire che questo dogma costituisce l'onore, la gloria, e la salvezza della Chiesa.
La lettura dell'Epistola è tratta dalla Lettera ai Romani dell'Apostolo delle Genti 11:33-36 che è troppo sublime per non riportarla:
33 O profondità della ricchezza, della saggezza e della conoscenza di Dio! Quanto imperscrutabili sono i suoi giudizi e quanto inaccessibili le sue vie!
34 «Chi infatti ha potuto conoscere il pensiero del Signore,
o chi è stato il suo consigliere?»
35 «Oppure chi gli ha dato qualcosa per primo così da poterne ricevere il contraccambio?».
36 Poiché da lui, per mezzo di lui e in lui esistono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen.
Quest’ultima parte in latino è: “ Quóniam ex ipso et per ipsum et in ipso sunt ómnia: ipsi glória in saécula. Amen.”, che è alla base della dossologia (greco doxa 'gloria' + – logia 'detto') che conclude il Canone Romano.

Passando al Vangelo, siamo in Matteo 18,18-20. È il racconto della consegna del “Grande Mandato” dopo la Risurrezione. I versetti precedenti raccontano che il Signore risorto disse agli undici apostoli rimasti di andare in cima a un monte in Galilea. Quando il Signore apparve, essi «si gettarono ai suoi piedi e lo adorarono».  Tipico di una teofania, manifestazione del divino, che spesso avviene sulle montagne. Matteo ha aggiunto che “alcuni dubitavano”, il che mi è sempre parso strano, dato che Cristo ora può normalmente presentarsi in stanze chiuse e mettere la mano di Tommaso nel suo costato. Forse questo è motivo di consolazione. Anche gli Apostoli, proprio lì con il Signore Risorto, stavano lottando ancora con la fede.

Quanto siamo privilegiati ad avere altri due millenni di riflessione, con una Chiesa potenziata, santi e miracoli?
18 Gesù allora si avvicinò e disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19 Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20 insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato; ed ecco, io sono con voi sempre, fino alla fine del mondo”.
La parola “Trinità” non è nella Scrittura. Ma è ben argomentata. Se non bastasse la manifestazione della Trinità nel Battesimo del Signore, con l'immagine della colomba che scende e la voce del Padre, questo dovrebbe aiutare: il finale del vangelo di Matteo è un'affermazione del Dio Uno e Trino, Padre, Figlio e Spirito Santo. Un dettaglio importante è che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono indicati come Persone distinte dal fatto che Cristo dice agli Apostoli di battezzare “nel nome” ( eis tò ónoma – singolare, non “nei nomi”) delle Tre Persone. Questi sono tre nomi di tre Persone, non tre nomi di una Persona.

Per essere concisi possiamo dire che il mistero della Trinità consiste in questi punti:

Ci sono tre Persone nella Divinità, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Ognuna delle tre Persone è veramente Dio. Tutte e tre le Persone sono un solo Dio. Le tre Persone non differiscono tra loro nell'essenza, ma solo nella Persona. A ciascuna delle tre Persone sono associate particolari opere esterne, cioè la Creazione presso il Padre, la Redenzione presso il Figlio e la Santificazione presso lo Spirito Santo. Tutte e tre le Persone divine però cooperano a tutte e tre le opere esterne: Creazione, Redenzione, Santificazione vengono attribuite individualmente perché corrispondono armonicamente a ciascuna Persona. La creazione suggerisce onnipotenza, e quindi viene attribuita al Padre, origine eterna del Figlio e dello Spirito. La redenzione rimanda al Figlio, al Logos divino, espressione della Sapienza del Padre. La santificazione è associata allo Spirito Santo, che è l'espressione dell'Amore reciproco tra il Padre e il Figlio.

Andando avanti, invece di addentrarci in cose strane che capita a cattolici ben catechizzati di subire dal pulpito questa domenica, come utili analogie eretiche (ad esempio, l'acqua, che può essere ghiaccio, liquido o vapore; il che è modalismo), ci soffermiamo invece su una delle cose trinitarie più comuni che facciamo, un gesto che ci identifica esteriormente come cattolici e che, se fatto bene e con attenzione, rafforza la nostra identità cattolica. Intendo, ovviamente, il segno della croce. Facciamo il segno della croce perché il segno della croce lo abbiamo sempre fatto. Sant'Agostino pensava che il gesto fosse stato tramandato dagli Apostoli. I primi Padri della Chiesa parlano spesso del segno della croce. Ad esempio, uno dei primi scrittori cristiani latini, Tertulliano (+240) scrisse:
“In tutto il nostro entrare e uscire, nel metterci le scarpe, nel bagno, a tavola, nell’accendere le candele, nello sdraiarci, nel sederci, qualunque sia l’occupazione che ci occupa, segniamo sulla nostra fronte il segno della croce” (De corona milite I,3).
Parlando degli Apostoli, nelle raffigurazioni di San Giovanni Evangelista, l'iconografia spesso include non solo un'aquila ma il santo con la mano alzata in segno di benedizione su un calice dal quale striscia fuori un serpente o un piccolo drago. Come si racconta, quando Giovanni era a Roma, uno dei modi in cui le autorità cercarono di ucciderlo fu con il veleno. Giovanni benediceva il suo cibo, immagino perché senza dubbio benediceva sempre il suo cibo con il segno della croce, e il veleno usciva dalla coppa. E noi abbiamo l'esortazione di pregare prima dei pasti!

Possiamo fare delle distinzioni riguardo al segno della croce. Del resto, qui distinguit bene docet … Chi distingue il vero significato insegna bene. Tralascerò i segni della croce che il sacerdote fa nella Liturgia, anche se è un affascinante tuffo nella storia e nel simbolismo. Per noi come individui possiamo distinguere principalmente due segni, piccolo e grande o la croce latina.

La piccola croce si traccia con il pollice della mano destra sulla fronte, sulla bocca e sul petto mentre si recita la formula trinitaria stessa di Cristo che abbiamo letto e ascoltato nel Vangelo della domenica. Segnamo il nostro capo, parte principio e principale del corpo, nel nome del Padre, la bocca nel nome della Parola divina pronunciata dall'eternità, e il cuore nel nome dello Spirito come sede della carità, sacrificio Amore. Diciamo, nel “nome di”, come accennato sopra, per ciascuna delle Persone, non con disinvoltura o addirittura ostentazione alla maniera di alcuni liberali omettendolo anche per il Figlio e lo Spirito Santo. Questa triplice ripetizione di “in nome di” rivela la distinzione delle Persone e la loro unità.

Inoltre, nel santificare simbolicamente ciascuna di queste tre parti del corpo, rinnoviamo così la nostra intenzione affinché i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre opere che provengono dal cuore siano graditi a Dio, utili alla nostra salvezza e buon esempio per gli altri.

La grande croce latina è formata dalla fronte al petto (la più lunga in verticale) e da spalla a spalla (la più corta in orizzontale), come i cattolici romani, latini, da sinistra a destra (gli orientali vanno nella direzione opposta). Il significato del segno maggiore può essere lo stesso del minore, aggiungendo anche che il Padre è la prima delle Persone, l'origine delle altre due, che il Figlio è disceso dal Padre nell'Incarnazione e, nel movimento orizzontale, che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio. Credo anche che sia stato Innocenzo III (+1216) nella sua opera liturgica De sacro altaris mysterio a dire che il movimento della mano dalla spalla sinistra a quella destra era anche simbolo del passaggio dai Giudei alla Chiesa della salvezza in Gesù. Allo stesso modo, questa è una spiegazione dello spostamento del Messale durante la Messa nel Vetus Ordo dal lato dell’Epistola (a destra guardando l’altare) al lato del Vangelo.

Concludo con questo: la prima parte del cosiddetto Credo Atanasiano, proprio perché è così meravigliosamente scandalosamente cattolico. La prima parte del Credo è trinitaria e la seconda parte è cristologica. Non è stato scritto da sant'Atanasio (+373), ma gli è stato a lungo attribuito. In effetti, Gregorio Nazianzeno (+390) scrisse di una “confessione” sulla Trinità fatta da Atanasio, quindi possiamo anche attenerci al titolo.

Alzatevi in piedi, ristoratevi e leggetelolo ad alta voce la Domenica della Trinità! Fate il segno della Croce prima e dopo!

Simbolo Atanasiano
Quicúmque vult salvus esse,  * ante ómnia
opus est, ut téneat cathólicam fidem:
Quam nisi quisque íntegram inviolatámque serváverit, *
absque dúbio in aetérnum períbit.

Fides autem cathólica haec est: *
ut unum Deum in Trinitáte, et Trinitátem
in unitáte venerémur.
Neque confundéntes persónas, *
neque substántiam separántes.
Alia est enim persóna Patris, alia Fílii, *
alia Spíritus Sancti:

Sed Patris, et Fílii, et Spíritus Sancti una est divínitas, *
aequális glória, coaetérna maiéstas.
Qualis Pater, talis Fílius, *
talis Spíritus Sanctus.
Increátus Pater, increátus Fílius, *
increátus Spíritus Sanctus.
Immènsus Pater, imménsus Fílius, *
imménsus Spíritus Sanctus.
Aetérnus Pater, aetérnus Fílius, *
aetérnus Spíritus Sanctus.
Et tamen non tres aetérni, *
sed unus aetérnus.

Sicut non tres increáti, nec tres imménsi, *
sed unus increátus, et unus imménsus.

Simíliter omnípotens Pater, omnípotens Fílius, *
omnípotens Spíritus Sanctus.

Et tamen non tres omnipoténtes, *
sed unus omnípotens.
Ita Deus Pater, Deus Fílius, *
Deus Spíritus Sanctus.

Et tamen non tres dii, *
sed unus est Deus.

Ita Dóminus Pater, Dóminus Fílius, *
Dóminus Spíritus Sanctus.
Et tamen non tres Dómini, *
sed unus est Dóminus.
Quia, sicut singillátim unamquámque persónam Deum ac Dóminum confitéri christiána veritáte compéllimur: *
ita tres Deos aut Dóminos dícere cathólica religióne prohibémur.
Pater a nullo est factus: *
nec creátus, nec génitus.
Fílius a Patre solo est:*
non factus, nec creátus, sed génitus.
Spíritus Sanctus a Patre et Fílio: *
non factus, nec creátus, nec génitus, sed procédens.

Unus ergo Pater, non tres Patres: unus Fílius, non tres Fílii: *
unus Spíritus Sanctus, non tres Spíritus Sancti.
Et in hac Trinitáte nihil prius aut postérius, nihil maius aut minus: *
sed totae tres persónae coaetèrnae sibi sunt et coaequáles.
Ita ut per ómnia, sicut iam supra dictum est, *
et únitas in Trinitáte, et Trínitas in unitáte veneránda sit.
Qui vult ergo salvus esse, *
ita de Trinitáte séntiat.
Sed necessárium est ad aetérnam salútem, *
ut incarnatiónem quoque Dómini nostri Iesu Christi fidéliter credat.
Est ergo fides recta ut credámus et confiteámur, *
quia Dóminus noster Iesus Christus, Dei Fílius, Deus et homo est.

Deus est ex substántia Patris ante saécula génitus: *
et homo est ex substántia matris in saéculo natus.


Perféctus Deus, perféctus homo: *
ex ánima rationáli et humána carne subsístens.
Aequális Patri secúndum divinitátem: *
minor Patre secúndum humanitátem.
Qui, licet Deus sit et homo, *
non duo tamen, sed unus est Christus.

Unus autem non conversióne divinitátis in carnem, *
sed assumptióne humanitátis in Deum.

Unus omníno, non confusióne substántiae, *
sed unitáte persónae.
Nam sicut ánima rationális et caro unus est homo:
ita Deus et homo unus est Christus.

Qui passus est pro salúte nostra: descéndit ad ínferos: *
tértia die resurréxit a mórtuis.
Ascéndit ad coélos, sedet ad déxteram Dei Patris omnipoténtis: *
inde ventúrus est iudicáre vivos et mórtuos.
Ad cuius advéntum omnes hómines resúrgere habent cum corpóribus suis: *
et redditúri sunt de factis própriis ratiónem.
Et qui bona egérunt, ibunt in vitam aetérnam: *
qui vero mala, in ígnem aetérnum.


Haec est fides cathólica, *
quam nisi quisque fidéliter firmitérque credíderit, salvus esse non póterit.
Amen.
Chiunque voglia salvarsi, * deve anzitutto possedere la fede cattolica:
Colui che non la conserva integra ed inviolata *
perirà senza dubbio in eterno.

La fede cattolica è questa: *
che veneriamo un unico Dio nella Trinità e la Trinità nell'unità.
Senza confondere le persone, *
e senza separare la sostanza.
Una è infatti la persona del Padre, altra quella del Figlio, *
ed altra quella dello Spirito Santo.

Ma Padre, Figlio e Spirito Santo sono una sola divinità, *
con uguale gloria e coeterna maestà.
Quale è il Padre, tale è il Figlio, *
tale lo Spirito Santo.
Increato il Padre, increato il Figlio, *
increato lo Spirito Santo.
Immenso il Padre, immenso il Figlio, *
immenso lo Spirito Santo.
Eterno il Padre, eterno il Figlio, *
eterno lo Spirito Santo
E tuttavia non vi sono tre eterni, *
ma un solo eterno.

Come pure non vi sono tre increati, né tre immensi, *
ma un solo increato e un solo immenso.
Similmente è onnipotente il Padre, onnipotente il Figlio, *
onnipotente lo Spirito Santo.

E tuttavia non vi sono tre onnipotenti, *
ma un solo onnipotente.

Il Padre è Dio, il Figlio è Dio, *
lo Spirito Santo è Dio.

E tuttavia non vi sono tre dei, *
ma un solo Dio.
Signore è il Padre, Signore è il Figlio, *
Signore è lo Spirito Santo.
E tuttavia non vi sono tre Signori, *
ma un solo Signore.
Poiché come la verità cristiana ci obbliga a confessare che ciascuna persona è singolarmente Dio e Signore: *
così la religione cattolica ci proibisce di parlare di tre Dei o Signori.
Il Padre non è stato fatto da alcuno: *
né creato, né generato.

Il Figlio è dal solo Padre: *
non fatto, né creato, ma generato.
Lo Spirito Santo è dal Padre e dal Figlio: *
non fatto, né creato, né generato, ma da essi procedente.

Vi è dunque un solo Padre, non tre Padri: un solo Figlio, non tre Figli: *
un solo Spirito Santo, non tre Spiriti Santi.
E in questa Trinità non v'è nulla che sia prima o dopo, nulla di maggiore o minore: *
ma tutte e tre le persone sono l'una all'altra coeterne e coeguali.
Cosicché in tutto, come già detto prima, *
va venerata l'unità nella Trinità e la Trinità nell'unità.

Chi dunque vuole salvarsi, *
pensi in tal modo della Trinità.
Ma per l'eterna salvezza è necessario, *
credere fedelmente anche all'Incarnazione del Signore nostro Gesù Cristo.
La retta fede vuole, infatti, che crediamo e confessiamo, *
che il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio di Dio, è Dio e uomo.

È Dio, perché generato dalla sostanza del Padre fin dall'eternità: *
è uomo, perché nato nel tempo dalla sostanza della madre.
Perfetto Dio, perfetto uomo: *
sussistente dall'anima razionale e dalla carne umana.
Uguale al Padre secondo la divinità:*
inferiore al Padre secondo l'umanità.
E tuttavia, benché sia Dio e uomo, *
non è duplice ma è un solo Cristo.

Uno solo, non per conversione della divinità in carne, *
ma per assunzione dell'umanità in Dio.
Totalmente uno, non per confusione di sostanze, * ma per l'unità della persona.
Come infatti anima razionale e carne sono un solo uomo, *
così Dio e uomo sono un solo Cristo.

Che patì per la nostra salvezza: discese agli inferi: *
il terzo giorno è risuscitato dai morti.
È salito al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente: *
e di nuovo verrà a giudicare i vivi e i morti.
Alla sua venuta tutti gli uomini dovranno risorgere con i loro corpi: *
e dovranno rendere conto delle proprie azioni.
Coloro che avranno fatto il bene andranno alla vita eterna: *
coloro, invece, che avranno fatto il male, nel fuoco eterno.

Questa è la fede cattolica, *
e non potrà essere salvo se non colui che l'abbraccerà fedelmente e fermamente.
Amen.

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
_________________
A I U T A T E, anche con poco,
l'impegno di Chiesa e Post-concilio anche per le traduzioni
(ora che sono sola ce n'è più bisogno) 
IBAN - Maria Guarini
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Codice BIC SWIFT : UNCRITM1731

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Se Cristo fosse rimasto sulla terra, con la sua vita corporea, sarebbe stato solo un esempio da imitare; ma se fosse andato al Padre inviando il suo Spirito, allora Egli sarebbe stato una “Vita” da vivere. Se fosse rimasto sulla terra, sarebbe stato sempre al di fuori di noi, una voce esterna, un eterno esempio, non avremmo potuto possederlo che mediante un abbraccio. Ma una volta asceso al Cielo e seduto alla destra del Padre nella gloria, allora poteva mandare il suo Spirito nelle nostre anime, per essere con noi non come una persona esterna, ma come un’anima vivente. Allora, non sarebbe stato solo qualcosa da copiare meccanicamente, ma qualcosa di vitale da riprodurre; non qualcosa di esteriore da raffigurare nelle nostre vite, ma qualcosa di vivente da fare crescere in noi. La sua ascensione al Cielo, la discesa del suo Spirito nelle nostre anime, erano il solo modo per lui di unirsi pienamente a noi, di dimorare con noi, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità, ed essere nel senso più stretto il «Cristo in noi».

(Fulton J. Sheen, da "Signore insegnaci a pregare" edizioni Ares)

Viandante ha detto...

31 Maji - Festum beatae Mariae Virginis Reginae.